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16/10/2010, 14:23

rmnd ha scritto:

Si il 6 politico è in senso lato (come nel '68)..vedrai che il 18 politico arriva anche per gli studenti universitari che dovrebbero incazzarsi prima che col governo con i loro docenti che scioperano danneggiando proprio gli studenti.

Fosse (ma non ne sono così certo perchè dovremmo guardare ogni singolo caso, ateneo per ateno) anche giusta la motivazione della protesta , sbagliato invece è il modo perchè è tutto a carico degli studenti.

Siamo alle solite , gli studenti usati dalla 'casta' dei professori...


Siamo alle solite.. non ti sei informato a sufficienza. [:D]

Non so quale lavoro tu faccia.. ma mettiamo per esempio che lo Stato ti imponga da un giorno all'altro di continuare a fare il tuo lavoro.. senza busta paga. Tu come la prenderesti? [:D]
Le università italiane si REGGONO, per mancanza di personale competente, sul lavoro extra dei ricercatori che (a stipendio GIA' DIMEZZATO) si offrono di tenere lezioni per gli studenti.

Ora si annuncia che ciò non potrà essere più fatto.
Solo nel Polo Scientifico di Firenze di 109 professori ne rimarranno 47.

Cosa significa? Il 95% dei corsi formativi ADDIZIONALI sono stati cancellati. Il 20% dei corsi formativi OBBLIGATORI non hanno attualmente copertura.
Nella mia facoltà è stato necessario rimandare un corso, e trasferire alcuni crediti del secondo semestre ad un corso del primo, per compensare il danno (questo AMMESSO che nel frattempo qualcuno si offra AGGRATIS di coprire quello mancante nel secondo semestre).

I rappresentati degli studenti han chiesto misure drastiche, ovvero la sospensione completa delle lezioni. I professori, invece, han solo rimandato l'inizio per riorganizzarsi, a scopo di mantenere attivi i corsi e non penalizzare i nuovi iscritti. Non hanno nemmeno mosso ciglio contro il taglio dei loro stipendi (circa 20%).

E non dovrebbero addirittura scioperare contro il DISASTRO COMPLETO a cui va incontro (specialmente l'anno prossimo, durante il quale si avranno le conseguenze maggiori! Intere facoltà verranno cancellate) l'università italiana? Quando il resto d'Europa AUMENTA gli investimenti o al massimo li lascia identici? Ma dimmi Armando.. stiamo scherzando?

Dovresti iniziare a chiederti come mai la "casta dei professori universitari" (categoria che racchiude le persone più intelligenti ed illustri di ogni nazione) la pensi in un certo modo.
Ultima modifica di Lawliet il 16/10/2010, 14:35, modificato 1 volta in totale.

16/10/2010, 15:23

Lawliet ha scritto:

rmnd ha scritto:

Si il 6 politico è in senso lato (come nel '68)..vedrai che il 18 politico arriva anche per gli studenti universitari che dovrebbero incazzarsi prima che col governo con i loro docenti che scioperano danneggiando proprio gli studenti.

Fosse (ma non ne sono così certo perchè dovremmo guardare ogni singolo caso, ateneo per ateno) anche giusta la motivazione della protesta , sbagliato invece è il modo perchè è tutto a carico degli studenti.

Siamo alle solite , gli studenti usati dalla 'casta' dei professori...


Siamo alle solite.. non ti sei informato a sufficienza. [:D]

Non so quale lavoro tu faccia.. ma mettiamo per esempio che lo Stato ti imponga da un giorno all'altro di continuare a fare il tuo lavoro.. senza busta paga. Tu come la prenderesti? [:D]
Le università italiane si REGGONO, per mancanza di personale competente, sul lavoro extra dei ricercatori che (a stipendio GIA' DIMEZZATO) si offrono di tenere lezioni per gli studenti.

Ora si annuncia che ciò non potrà essere più fatto.
Solo nel Polo Scientifico di Firenze di 109 professori ne rimarranno 47.

Cosa significa? Il 95% dei corsi formativi ADDIZIONALI sono stati cancellati. Il 20% dei corsi formativi OBBLIGATORI non hanno attualmente copertura.
Nella mia facoltà è stato necessario rimandare un corso, e trasferire alcuni crediti del secondo semestre ad un corso del primo, per compensare il danno (questo AMMESSO che nel frattempo qualcuno si offra AGGRATIS di coprire quello mancante nel secondo semestre).

I rappresentati degli studenti han chiesto misure drastiche, ovvero la sospensione completa delle lezioni. I professori, invece, han solo rimandato l'inizio per riorganizzarsi, a scopo di mantenere attivi i corsi e non penalizzare i nuovi iscritti. Non hanno nemmeno mosso ciglio contro il taglio dei loro stipendi (circa 20%).

E non dovrebbero addirittura scioperare contro il DISASTRO COMPLETO a cui va incontro (specialmente l'anno prossimo, durante il quale si avranno le conseguenze maggiori! Intere facoltà verranno cancellate) l'università italiana? Quando il resto d'Europa AUMENTA gli investimenti o al massimo li lascia identici? Ma dimmi Armando.. stiamo scherzando?

Dovresti iniziare a chiederti come mai la "casta dei professori universitari" (categoria che racchiude le persone più intelligenti ed illustri di ogni nazione) la pensi in un certo modo.



Lavoro in R&D, ricerca e sviluppo nell'IT PRIVATO.

Non ho mai pensato di farmi mantenere dallo stato.

Mi è piaciuto questo commento letto in un blog riguardo ai tagli

http://2honolulu.it/2010/10/perche-i-tagli-alla-scuola-sono-giusti-2976.htm#comment-1125


Bello! Mi e’ piaciuto molto l’articolo. Ho un solo commento. Quando parli di posto fisso e ti riferisci alle superiori il discorso mi va bene (anche se sono liberale e sono per un posto fisso-mobile invece del corrente posto fisso-anche-se-non-vai-a-lavoro-per-un-mese). Pero’ nel caso dell’universita’ e dei ricercatori in particolare sono conrtrario al posto fisso.

[color=maroon]Ora mi spiego:
Trovo la protesta contro la riforma Gelmini sacrosanta, ma forse penso che alcune delle motivazioni siano sbagliate. Ho letto qualche stralcio qua e la dove i ricercatori dicevano che ora smettono di lavorare a gratis (era l’ora!) non perche’ e’ una vergogna che non vengano pagati per spargere cultura, ma perche’ gli tolgono il posto fisso. Insomma, niente insegnamento non perche’ non dovrebbero insegnare in quanto non e’ nei loro incarichi, ma come minaccia.


Eppure il posto fisso in ricerca e’ inutile. Prima di tutto diventi ricercatore verso la fine dei 20, inizio 30, e personalmente trovo un po’ triste, in un settore come la ricerca, aspirare a mettere le mani sul primo lavoro che uno trova e non mollarlo piu. Inoltre, il mondo accademico ha bisogno di flessibilita’, e se uno lavora bene (meritocrazia!) il lavoro non gli viene tolto: mica son scemi i professori! Insomma, il mondo della ricerca e’ uno che cambia in continuazione e essere flessibili non e’ uno svantaggio, anzi!

Mi rendo tuttavia conto di parlare da un punto di vista un po’ diverso. Qua (negli USA) sono abituato a un sistema meritocratico, quindi il posto di lavoro se lo prende il migliore, e se e’ vero che ti possono licenziare in tronco quando gli pare se sei bravo non lo fanno (non basta che arrivi il cugino del primario per mandarti a casa). E poi ci sono mille altri problemi in Italia, legati al fatto che lavoro da altre parti (se ti va male la carriera di ricercatore) non lo trovi, eccetera eccetera.

Il problema di fono i Italia e’ che per far si che un mercato flessibile (e non solo in ricerca ora) funzioni ci sono una serie di questioni da risolvere prima (welfare, meritocrazia, eccetera). Pero’ da qualche parte bisogna pur iniziare, e rendere il mondo accademico piu’ efficiente (non in un senso aziendo-industriale) potrebbe essere un buon inizio.

Siccome non sono in Italia e della protesta ne leggo solo sui giornali si accettano precisazioni e spiegazioni di questioni che posso aver frainteso![/color]

16/10/2010, 21:04

I ricercatori/professori aggiunti provengono per lo più da "aziende private" che danno la loro disponibilità.

Ed in entrambi i casi non capisco quale sia il punto. Cosa c'entra l'università con le modalità di contratto?

L'importante è che tutti i corsi formativi siano mantenuti ad un livello ACCETTABILE. L'importante è che i fondi siano sufficienti.
Poi che venga offerto un posto fisso o uno determinato in modo meritocratico (alla americana), a questo fine, poco mi interessa. [8)]

L'anno prossimo per mantenere la qualità dell'anno precedente, occorrerà triplicare le tasse universitarie. Praticamente stanno rendendo l'università pubblica.. privata.
Ultima modifica di Lawliet il 16/10/2010, 21:08, modificato 1 volta in totale.

24/10/2010, 17:18


UNIVERSITÀ E CATTIVA COSCIENZA

[color=blue]Un paese fuori corso


In questi giorni molti ragazzi iniziano l'università. Per alcune famiglie si tratta della prima generazione che può continuare gli studi dopo la scuola. Che immagine hanno questi ragazzi del Paese in cui diventano cittadini adulti? In molti atenei le lezioni non cominciano: interi corsi di laurea sono stati rinviati (per ora) al secondo semestre. Gli studenti si aggirano spaesati per aule vuote, preoccupati dall'incertezza che li attende.

Del disastro universitario siamo tutti responsabili. Baroni delle cattedre, politici cinici o ignoranti, una classe dirigente che guarda all'università con sufficienza e alla prima delusione manda i figli a studiare lontano dall'Italia. In tre anni 4.500 professori, il 12% del totale, sono andati in pensione. Molti dei corsi che insegnavano non ci sono più perché, tranne casi rari, chi è andato in pensione non è stato sostituito. Il motivo è che i tagli ai finanziamenti pubblici hanno fatto sì che nella quasi totalità degli atenei la spesa per stipendi oggi superi il 90% delle risorse, soglia al di sopra della quale non si può più assumere nessuno. I ricercatori sono 24 mila. Fino a ieri due su tre insegnavano, sebbene una legge sciocca ma ancora in vigore dica che dovrebbero fare solo ricerca, non insegnare. Quest'anno oltre un terzo dei ricercatori non farà lezione: altri corsi che non partono, spesso i più avanzati poiché i più vicini alla frontiera della ricerca.

Che nell'università ci siano troppi professori è un fatto. La responsabilità è di quei sindaci e presidenti di Provincia, di destra, di centro e di sinistra, che hanno ottenuto che si aprissero università ovunque, e che in ciascuna si avviassero corsi di triennio, biennio e dottorato. Se a errori ripetuti per decenni si vuol rimediare in un giorno c'è un solo modo: chiudere i corsi di laurea. È la strada che ha scelto il ministro dell'Economia che in nome del vincolo di bilancio ha deciso di sacrificare l'università. Se i ragazzi buttano al vento un anno della loro vita, poco male. Ma se davvero il vincolo di bilancio è così stretto, come mai nel primo semestre dell'anno il governo ha consentito che la spesa corrente al netto degli interessi, evidentemente in altri settori, aumentasse di 2.800 milioni? Chi sono i privilegiati? Possiamo permetterci di sprecare il nostro capitale umano? Non credo. Si poteva far meglio? Sì.

In luglio il Senato ha approvato la riforma dell'università. Non è una legge ideale, ma va dato atto al ministro Gelmini di aver fatto un importante passo avanti. La legge riconosce che i corsi devono essere ridotti, le università snellite, alcune chiuse. Ma si propone di farlo gradualmente, con un piano di sostituzioni solo parziali dei professori che vanno in pensione: altri 5.800 nei prossimi cinque anni. La Camera è pronta ad approvare la legge. I deputati della maggioranza non esigono che i tagli all'università (1.200 milioni, un ulteriore 15% in meno il prossimo anno) siano cancellati: chiedono che siano ridotti della metà, per consentire alle università di funzionare. Neppure questo è compatibile con i vincoli di bilancio? Allora si abbia il coraggio di spiegare alle famiglie che non possiamo più permetterci un'università quasi gratuita, cioè rette che coprono meno di un terzo del costo degli studi. Trovo terribile il cinismo di chi lascia una generazione allo sbando perché non ha il coraggio di dire la verità.[/color]

24/10/2010, 20:52

rmnd ha scritto:

Allora si abbia il coraggio di spiegare alle famiglie che non possiamo più permetterci un'università quasi gratuita, cioè rette che coprono meno di un terzo del costo degli studi. Trovo terribile il cinismo di chi lascia una generazione allo sbando perché non ha il coraggio di dire la verità


Allora si abbia il coraggio di spiegare alle FAMIGLIE e dunque al POPOLO ITALIANO che certi personaggi han preferito favorirsi il beneplacito della Chiesa, aumentando gli stipendi dei prof. di religione (cattolica), piuttosto che salvare l'università. Tanto per fare un esempio. [8]
Ultima modifica di Lawliet il 24/10/2010, 20:53, modificato 1 volta in totale.

28/10/2010, 21:11

Il dissesto finanziario dell'ateneo
[color=blue]Bufera sull'università di Siena
27 indagati per 200 milioni di buco

Indagati il rettore uscente e il precedente. Quattro avvisi per l'elezione del nuovo Magnifico

http://www.corriere.it/cronache/10_ottobre_28/siena-universita-inchiesta_56611b48-e299-11df-8440-00144f02aabc.shtml[/color]

29/10/2010, 01:05

rmnd ha scritto:

Il dissesto finanziario dell'ateneo
[color=blue]Bufera sull'università di Siena
27 indagati per 200 milioni di buco

Indagati il rettore uscente e il precedente. Quattro avvisi per l'elezione del nuovo Magnifico

http://www.corriere.it/cronache/10_ottobre_28/siena-universita-inchiesta_56611b48-e299-11df-8440-00144f02aabc.shtml[/color]




Ottimo....
E questo dovrebbe giustificare i tagli indiscriminati a tappeto? [8]

05/11/2010, 12:37

Chiaramente alle scuole paritarie (che per definizione non dovrebbero avere nulla di statale) non si toglie nemmeno un capello.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11/05/per-tremonti-il-diritto-allo-studio-va-garantito-ai-cattolici/75331/

Per Tremonti il diritto allo studio va garantito (ai cattolici)

É servita addirittura una precisazione ufficiale per rassicurare i cattolici: “Per prassi consolidata – ha scritto il ministero del Tesoro in una nota – negli anni il finanziamento statale alle scuole paritarie è stato sistematicamente integrato con provvedimenti ‘ad hoc’. Sarà così, è già previsto che sia così, anche sul 2011”. Insomma, niente paura, i soldi per le scuole non statali ci saranno. Col plauso del Vaticano che incassa una promessa nero su bianco.
Non statali e cattoliche
Infatti la legge di stabilità aveva previsto per il prossimo anno un taglio ai finanziamenti per le scuole paritarie di 253 milioni di euro su un totale di 534, ovvero il 47% in meno. “Una parte di questi soldi – spiega Pier Paolo Baretta, capogruppo del Partito democratico in Commissione Bilancio alla Camera – sono relativi alle scuole non statali, come gli asili comunali. Ma la stragrande maggioranza riguardano le scuole cattoliche, a partire dalle primarie. L’ammontare che Tremonti ha proposto per ripianare il taglio sono proprio 250 milioni, praticamente tutti”.

Il titolare del dicastero di via XX Settembre, per l’occasione, si occuperebbe personalmente di tirare fuori i soldi dalle pieghe del suo ministero. La modifica, dato che tutti gli emendamenti alla Finanziaria sono stati respinti, avverrebbe in un decreto successivo, il cosiddetto “milleproroghe”. É toccato al viceministro Giuseppe Vegas parlare con i deputati della Commissione Bilancio e spiegare che in 15 giorni potranno visionarlo. “I bisogni sono sempre superiori alle risorse” ha ammesso Vegas. Quindi in quel decreto di soldi per l’istruzione quanti ce ne saranno? Perché i tagli a scuola e università sono elevatissimi. Il Fondo per il Finanziamento ordinario degli atenei, per esempio, verrà ridotto di 1,5 miliardi, mentre il diritto allo studio subirà il colpo più grosso: dai 246 milioni dello scorso anno si passerà ai 25,7 del prossimo e ai 12,9 di quello successivo. All’università, quindi, ci andrà solo chi se lo potrà permettere, in barba all’articolo 34 della Costituzione, secondo cui “i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Per loro, il 90% di borse in meno, che già oggi erano disponibili solo per il 60% degli idonei.

Promesse impossibili
La situazione è aggravata dal taglio delle risorse agli enti locali. Perché anche le Regioni contribuiscono autonomamente ad aumentare il fondo per il diritto allo studio. Ma da quest’anno hanno dovuto annunciare a loro volta pesanti riduzioni.
“Vi assicuro che non ci sarà alcun taglio delle borse di studio” ha dichiarato ieri il Ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. Ma forse non ha fatto i conti con Giulio Tremonti, che sembra avere altre priorità. “Quelle della Gelmini sono ordinarie menzogne di un governo impegnato solo a difendere un indifendibile premier – ha dichiarato la responsabile Scuola del Pd, Francesca Puglisi – per aiutare davvero le ragazze e i ragazzi a raggiungere risultati eccellenti occorrono investimenti, non tagli. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, rimarranno al palo, grazie a un governo che riduce il diritto allo studio del 90%, cancella il fondo di 103 milioni di euro per la gratuità dei libri di testo nella scuola dell’obbligo e alle superiori. Le smentite del ministro non trovano riscontro nei riferimenti normativi della legge di stabilità”.

D’accordo anche la democratica Manuela Ghizzoni: “Se il ministro Gelmini avesse letto le norme che ha approvato in pochi minuti nel Consiglio dei ministri, si sarebbe accorta che il fondo di intervento integrativo da ripartire tra le regioni per la concessione dei prestiti d’onore e l’erogazione delle borse di studio attualmente ha una dotazione di 25,7 milioni di euro. Con un taglio così il diritto allo studio viene sfregiato”.

L’Unione degli Universitari ha promosso per il 10 e l’11 novembre due giornate di mobilitazione nazionale “per denunciare come il governo stia letteralmente cancellando un diritto costituzionale pilastro fondamentale per il futuro dei giovani e del Paese”.
Ultima modifica di Lawliet il 05/11/2010, 12:38, modificato 1 volta in totale.

05/11/2010, 13:27

Che brutto paese sta diventanto l'italia...

06/11/2010, 22:07

Disastri dalla riforma Gelmini, le elementari di Milano dicono addio al tempo pieno


La situazione è legata ai tagli, che assicurano 40 ore di permanenza settimanali a scuola stravolgendo tuttavia il modello didattico#65279;


A Milano tempo pieno addio alle elementari. Per colpa dei tagli, che assicurano 40 ore di permanenza settimanali a scuola stravolgendo tuttavia il modello didattico su cui per decenni si era basata la crescita formativa dei bambini.

“Gli insegnanti non ne possono più – protesta Rita Frigerio, responsabile della Cisl scuola – Così è partita l’iniziativa di inviare al ministro Gelmini delle cartoline colorate per invitarla a venire a Milano a verificare che cosa sta succedendo a constatare il degrado della situazione”. Un degrado tanto grave che per il prossimo anno si prevede un drastco ridimensionamento del servizio.

“Per assicurare una qualità minimale dell’insegnamento – continua la Frigerio – meglio 30 ore la settimana che 40 in queste condizioni. Al tempo pieno c’erano due insegnanti per classe, ora invece per coprire le esigenze delle 40 ore con la riduzione delle risorse concesse, in ogni classe vengono impiegati da 7 a 8 insegnanti. Un turbinio di docenti che scombussolano l’intera oraganizzazione della didattica dequalificandola e disorientando gli stessi alunni. Come fa la Gelmini a tollerare questa situazione proprio lei che aveva come obiettivo di fondo l’insegnante unico per classe?”

E che diranno le famiglire milanesi se dal prossimo anno senza tempo pieno saranno costretti ad assistere i figli per alcuni pomeriggi perché esclusi dalla scuola? Come potranno conciliare i lavoro e la cura dei figli? Si aprirebbe un problema sociale di difficile controllo. La Cisl scuola, tuttavia, spera di aver succeso davanti al Tar della Lombardia a cui ha presentato un ricorso perché vengano annullate le disposizioni ministeriali che hanno di fatto reso impossibile la continuazione del tempo pieno.

“O si torna agli organici da sempre messi in campo – conclude Rita Frigerio . oppure si dica chiaro che alle famiglie non si condece un servizio di qualità. Per questo facciamo appello anchealle forze politiche perchè in previsione del rinnovo del consiglio comunale tengano conto di questo problema”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11 ... eno/75432/

08/11/2010, 15:32

Scuola: libri gratuiti alle elementari, addio. Il Governo taglia il fondo per la gratuità dei testi nella scuola dell’obbligo


Niente più fondi per i libri di scuola. A quanto rende noto “Il Fatto Quotidiano”, nel 2011 il governo non ha previsto i fondi per rendere gratuiti i libri testo delle scuole dell’obbligo.
Il capitolo di bilancio della legge Finanziaria che prevede lo stanziamento di 103 milioni per la gratuità dei libri scolastici è stato tagliato e ridotto a zero per il prossimo anno.
Un “blitz” che il Governo aveva già tentato nel 2009, salvo poi reintrodurre le risorse necessarie nel decreto di Natale. Se le cose resteranno come sono, e non ci sarà uno stanziamento ulteriore, tutte le famiglie che mandano i bambini alle elementari (o che sfruttano il comodato d’uso gratuito nella scuola superiore) saranno costrette a sborsare i soldi per i libri di tasca propria.
Ma quella dei libri non è l’unica misura del piano governativo: il fondo per il diritto allo studio nelle scuole dell’obbligo è stato ridotto di oltre il 70 per cento. In questo modo solo il 30 per cento di chi non può permettersi di studiare potrà farlo, per i bambini delle altre famiglie in difficoltà economiche l’istruzione, invece, sarà a rischio.
Nello stato di previsione del ministero dell’Economia, alla voce “sostegno all’istruzione” sono stati calcolati solo 33,1 milioni di euro tra le somme da trasferire alle Regioni per le borse di studio, scrive il Fatto. La riduzione rispetto all’anno scorso è quindi di 84,2 milioni di euro. Mentre in quello del ministero dell’Università e la Ricerca, il diritto allo studio nell’istruzione universitaria viene ridotto a 25,7 milioni da 100, tagliando dunque 74 milioni.
Il computo dei tagli che la Finanziaria porterà a scuola e università è stato calcolato dai deputati del Partito democratico che fanno parte della commissione Cultura. Nello specifico, i parlamentari Pd hanno registrato una riduzione di 123,3 milioni di euro per l’istruzione prescolastica e di 780,1 milioni di euro per l’istruzione primaria. Per l’istruzione secondaria di primo grado e di secondo grado vengono ridotte rispettivamente di 208,3 milioni e di 841,6 milioni di euro, mentre per l’istruzione post-secondaria (quella per gli adulti) il taglio è di 7,8 milioni di euro.

http://www.blitzquotidiano.it/politica- ... is-629873/

09/11/2010, 13:46

Scuola sempre più al collasso, adesso anche i direttori generali se ne vanno
Complice la riforma Tremonti-Brunetta buona parte dei ruoli chiave dell'amministrazione restano vacanti. Molti hanno scelto il pensionamento#65279;


L’amministrazione scolastica italiana sull’orlo del collasso: da alcuni giorni, infatti, hanno lasciato il servizio i più esperti direttori generali, sia al centro che in periferia. A cominciare dal capodipartimento Giuseppe Cosentino, ossia il massimo responsabile della macchina organizzativa della scuola italiana, un funzionario che è stato punto di riferimento degli ultimi ministri dell’istruzione. Con lui se ne è andato Mario Dutto, che lascia scoperto la direzione degli ordinamenti, vale a dire uno dei settori nevralgici dell’amministrazione, quello per intenderci che scrive le circolari su cui si regge la filosofia degli interventi a cui devono attenersi presidi e insegnanti.

Se n’è andata anche Maria Grazia Nardiello a sua volta perno del sistema dell’istruzione tecnica, professionale e istruzione degli adulti. E lascia pure gli affari internazionali (il collegamento con il sistema europeo) Antonio Giunta La Spada. Con questi sono usciti di scena anche alcuni vice che pure rappresentavano un punto di forza dell’amministrazione, magari per far fronte all’inesperienza di qualche capo arrivato al ministero per meriti politici (se non addirittura di semplice parentela).

E certo tra questi vice si rimpiangerà Sergio Scala. In conclusione un fuggi fuggi generale che ha una sola spiegazione: i provvedimenti dell’accoppiata Tremonti-Brunetta sulle prospettive pensionistiche dei dirigenti generali che per non essere pesantemente penalizzati si sono visti costretti a chiedere di essere messi a riposo. “Non potevamo fare altrimenti – osserva un direttore generale appena pensionato – perché se fossimo rimasti l’avremmo pagata cara. Tremonti ha giustificato il nuovo sistema di pensionamento dicendo che lo Stato avrebbe ottenuto un grande risparmio. Niente di più falso. Perché a noi non possono togliere nulla, e chi verrà al nostro posto dovrà essere pagato. In verità questa manovra serve a chi è ministro in carica, per avere dei posti su cui mettere i propri uomini (o le proprie donne). E se il governo ora se ne va, prima piazzeranno i loro protetti”.

Ma a completare il quadro della diserzione di massa di dirigenti generali non va dimenticato chi ha lasciato la guida degli uffici scolastci regionali: oggi infatti sono già senza dirigenti la Toscana, il Molise, la Sicilia, la Liguria, l’Abruzzo. Anche tra questi pensionati gente di grande esperienza e qualità, comme Anna Maria Dominici, che nella sua lunga esperienza ha retto uffici come la Campania, l’Umbria, il Piemonte, la Lombardia e fino all’altro giorno la Liguria. Già Maria Stella Gelmini ne ha fatti di tutti i colori nella sua gestione, e ora come se la caverà senza tante competenze? Un orizzonte certo non roseo per lei. Almeno fino a quando manterrà il suo posto.

Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11 ... nno/75819/

10/11/2010, 19:10

La “distruzione creativa” di Gelmini & C.
http://www.megachip.info/tematiche/cerv ... i-a-c.html

di Michele Maggino – Megachip.


«Il Sole 24 Ore» ci aiuta a fare una prima verifica del piano per la scuola portato avanti da Gelmini & C. (dove “& C.” si riferisce ai precedenti ministri degli ultimi, per lo meno, tre lustri). Non è un caso che i dati, che ora riferiremo, vengano presentati all'interno di un inserto speciale del quotidiano di Confindustria dal titolo “Sviluppo sostenibile. Rapporto sulla società civile” preparato in occasione della “Conferenza nazionale della famiglia” organizzata dal sottosegretario Carlo Giovanardi (Milano, 8-10 novembre 2010).
Nell'inserto speciale (apparso lunedì 8 novembre) a pagina 7 c'è un articolo a firma Claudio Tucci: “La società civile. Famiglia & Sfida educativa. L'appeal delle private. I costi delle scuole non statali crescono, le iscrizioni pure.” L'incipit dello scritto è fin troppo chiaro: «I continui tagli alla scuola e il pit-stop forzato alla Camera, per problemi di copertura finanziaria, della riforma degli atenei stanno indebolendo l'istruzione pubblica facendo riscoprire alle famiglie l'opzione “paritaria”».
Quasi quasi mi viene da non aggiungere altro: c'è già tutto il riassunto della faccenda.
Ma è interessante riportare almeno qualche dato che ci fornisce il quotidiano: «le iscrizioni alle scuole private sono in aumento: +14.306 unità, dal 2008 al 2009, secondo gli ultimi dati disponibili forniti dall'Agesc, l'Associazione Genitori Scuole Cattoliche, toccando quota 1.060.332 ragazzi, il 10,3% del totale, di cui 642 mila nella sola scuola dell'infanzia»; inoltre «il 3,3% delle famiglie sceglie “senza dubbi” la scuola privata dopo aver sperimentato per i propri figli il canale pubblico, mentre l'8,4% di mamme e di papà “si accontentano” della scuola statale, perché “costretti dai vincoli economici”».
Infine «le scuole paritarie, grazie al via libera del 7 ottobre scorso da parte della conferenza unificata, hanno ricevuto dallo stato per il 2010, 130 milioni di euro, 10 milioni in più rispetto ai fondi 2009, che arriveranno dallo scudo fiscale» (prego, rileggetevi questi ultimi dati).
Si accenna anche ad analoga situazione per l'università pubblica, dove la riduzione dell'offerta didattica (un sotto-finanziamento per il 2011 stimato in circa 1,3 miliardi di euro) spinge “l'utenza” (è il termine che piace al Sole 24 Ore) verso il settore privato. Mentre lo stesso quotidiano ricorda come per la scuola pubblica siano anni da “lacrime e sangue”.
Che altro aggiungere? Per chi ancora non lo avesse capito, la “distruzione creativa” di Gelmini & C. sta finalmente portando i suoi frutti, anche se i margini di manovra sono ancora molto ampi. E credo sia ormai chiaro che cosa si voglia “distruggere” e che cosa si voglia “creare”.

15/11/2010, 12:13

“Alunni disabili senza diritti”. I genitori portano la Gelmini in tribunale


A settembre il ministro prometteva 2700 insegnanti di sostegno in più. "Non è vero, la riforma riduce drasticamente i fondi". Così parte a Milano la prima azione collettiva contro il ministero dell'Istruzione, accusato di discriminare gli studenti con disabilità
“Abbiamo incrementato gli insegnanti di sostegno di 2700 unità”. Solo due mesi fa, il 2 settembre 2010, il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini rassicurava le famiglie con i figli disabili in vista dell’avvio dell’anno scolastico. Ma le cose non sono andate come promesso.

“Siamo costretti a tenere i nostri figli a casa, perché la riforma Gelmini ha ridotto drasticamente le ore di sostegno alla disabilità”. Parte da un disagio profondo la protesta di 30 genitori di alunni disabili che hanno deciso di intentare la prima azione collettiva (intrapresa con la collaborazione di Ledha, la Lega per i diritti delle persone con disabilità, e il sostegno dell’associazione Avvocati per niente) contro il ministero dell’Istruzione e gli Uffici scolastici locali, accusati di discriminare gli alunni disabili. “La scarsità delle risorse non può giustificare una lesione del diritto all’istruzione. Lo dice il diritto internazionale, ma anche la nostra Corte Costituzionale”.

L’iniziativa è stata illustrata nella sede del Comune di Milano, in occasione di un incontro pubblico sul diritto all’istruzione dei minori con disabilità al quale erano presenti alcune delle famiglie in causa. “Un Paese non può negare il diritto all’istruzione dicendo che non ci sono risorse”, dichiara Livio Neri di Avvocati per niente. “La Convenzione ONU del 2006 sui diritti dei disabili”, spiega l’avvocato, “afferma che il sostegno va garantito nella misura in cui è necessario”. E ancora: “Il tetto al numero di insegnanti di sostegno previsto dalla Finanziaria del 2007 è stato dichiarato incostituzionale perché – stabilisce la Consulta – lesivo di un diritto fondamentale”.

In Lombardia c’è un insegnante di sostegno ogni 2,34 alunni. Il dato, peggiorato rispetto all’anno scorso, mette la regione agli ultimi posti della classifica nazionale, seguita solo dal Lazio. La falce della riforma Gelmini ha messo in ginocchio moltissime famiglie, costringendole a tenere i figli a casa nelle ore di scuola non coperte dal sostegno. “La socialità in classe e l’affetto dei compagni è fondamentale”, assicura la pedagogista Sonia Mazzitelli, che avverte: “Emarginare il disabile nell’età scolare significa emarginarlo nel suo futuro di lavoratore e di cittadino”.

Nonostante le gravi difficoltà, c’è ancora scarsa consapevolezza dei propri diritti. Fino ad ora i ricorsi hanno riguardato singoli casi, che troppo spesso venivano risolti assegnando ore di sostegno sottratte ad altri. “Ecco il perché di un’azione collettiva”, spiega Marco Rasconi, disabile e presidente di Ledha Milano, “per impedire che una coperta troppo corta venga semplicemente tirata da una parte all’altra”. Tra i più restii a intraprendere vie legali sono gli stranieri, che preferiscono non aggiungere problemi a quelli già esistenti. “Un genitore straniero che aveva sottoscritto il ricorso”, racconta ancora l’avvocato Neri, “ha preferito fare marcia indietro”. In tal senso i ricorrenti si augurano che l’iniziativa contribuisca a una maggiore informazione, soprattutto per le famiglie che non possono difendersi o non sanno di poterlo fare. “Certo, nelle nostre condizioni”, sostiene Maria Spallino, uno dei genitori che hanno fatto ricorso, “dovremmo essere invitati a un tavolo. Invece siamo costretti a rivolgerci a un tribunale”.

“Le risorse ci sono”, protesta Patrizia Quartieri, consigliere comunale e promotrice dell’incontro di ieri. “Il Comune di Milano”, racconta la Quartieri, “concede indistintamente a tutti gli studenti un bonus libri che costa 5 milioni di euro l’anno, mentre la spesa per il sostegno alla disabilità è di 3,7 milioni”. E rilancia: “Senza ledere alcun diritto”, propone, “basterebbe ripensare l’allocazione di queste risorse”. La questione riguarda anche i fondi regionali, che per il novanta per cento finiscono alle scuole private, e soprattutto quelli stanziati a livello nazionale, dove, ricorda la Quartieri, “si preferisce spendere quaranta miliardi in armamenti”. Ne fa una questione di civiltà anche il costituzionalista Valerio Onida, candidato alle primarie del centrosinistra per le prossime comunali di Milano, che ha assistito all’incontro. “Il fatto che non si possa o non si voglia soddisfare i diritti fondamentali delle persone più deboli fa di questa una società non civile”. E precisa: “Siamo di fronte a uno di quei diritti che possono definirsi assoluti, e in quanto tali devono essere soddisfatti. Non può essere una questione di risorse: non ci sono scuse”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11 ... ale/76528/

20/11/2010, 21:03

ATTACCO ALL’ ISTRUZIONE PUBBLICA

Postato il Venerdì, 19 novembre ore 17:10

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DI PAOLO BARNARD
paolobarnard.info

Fonte:
http://www.paolobarnard.info/intervento ... php?id=195

Non credo che sia chiara a tutti la finalità ultima dell’attacco all’istruzione pubblica cui da tempo assistiamo. Eppure l’intento primario è alla luce del sole e si qualifica appieno come parte del Più Grande Crimine, cioè l’ennesimo massacro delle speranze di vita per milioni di cittadini europei, noi inclusi di certo, lungo il percorso preordinato della distruzione del sistema Europa. Prima di scrivere di questo scempio, chiedo al lettore di sostare per alcune righe su un effetto collaterale che per dovere di completezza va ricordato, e che gode di un preliminare favorevole, questo: la paralisi completa inflitta agli Stati dell’Eurozona nella loro capacità di spendere a deficit per creare la piena ricchezza sociale, di cui la scuola e l’università sono una parte (sulla paralisi si legga il saggio paolobarnard.info/intervento)

Di questo effetto collaterale dell’attacco all’istruzione, va detto qualcosa che vada oltre l’ovvia e annosa pratica dell’impoverimento di un servizio pubblico al fine poi di renderlo appetibile per una privatizzazione selvaggia per pochi spiccioli e per il giubilo degli investitori privati (pratica di cui il centrosinistra italiano è maestro eccelso). Il fatto che risulta evidente è che nell’intervallo che separa la scuola pubblica di oggi dalla sua definitiva scomparsa, non era concepibile per il settore privato non lucrarvi sopra in attesa del banchetto finale. A tal proposito, la corsa al business dell’istruzione ci dovrebbe insegnare di nuovo come lavora il Vero Potere. Sotto il naso distratto di studenti e genitori, e distratto non di rado dai falò dell’Antisistema dei falsari italiani, sono spuntate ovunque sigle come European Schoolnet, ANSAS, CoSN, Education.eu, EMINENT 2010, UNI-C, ANP, DANTE, BDEB, Consortium GARR, HEAnet, RedlRIS, RENATER, SWITCH… e una ridda di altre. Sulla facciata si tratta di impeccabili istituti per l’avanzamento delle tecnologie didattiche, non profit di rigore, che tuttavia nascondono immancabilmente le ombre onnipresenti in ogni loro mossa di Microsoft, Intel, Oracle, Pasco, Smart, eInstruction, Acer, Apple, per dirne solo alcuni. Bè, che le nascondano non è proprio il termine giusto, poiché in effetti ci sono istanze in cui mostrano una faccia tosta incredibile. Alla premiazione di Docente dell’Anno 2010, la sorridente Mariastella Gelmini accompagnata dall’amministratore delegato della Microsoft Italia Pietro Scott Jovene, premiava un progetto scolastico chiamato “Un robot che gioca a Dama è spesso avanti di un passo se utilizza Windows!”. No comment. La quantità di eventi, simposi, concorsi, summits, che costoro sono in grado di organizzare è incredibile. Il loro lavoro di lobbistica presso i ministeri competenti non lascia speranza di poter distrarre la formazione di milioni di nostri giovani da quel killer delle anime che si chiama Information Computer Technology (ITC). Cioè un sistema educativo all’esclusivo servizio di chi da una parte spera nella scomparsa dell’umanizzazione dei cittadini, e dall’altra nella trasformazione (in atto) di chiunque abbia ancora una mente ribelle in puri attivisti di tastiera per annullarli (esiste già il termine inglese di clicktivism). Naturalmente, sempre per l’esclusivo interesse del solito Vero Potere.

Vengo allo scopo primario dell’attacco all’istruzione. Eccolo: drasticamente ridurre il numero di giovani che conseguono un titolo d’istruzione alto, per schiacciare ancora di più le rivendicazioni salariali. In altre parole, impoverirci in massa. La tendenza storica originatasi dal dopoguerra d’innalzamento delle qualifiche di studio nella popolazione media, ha portato nei decenni a reclamare redditi sempre più alti, ed è avvenuto, anche se poi il trend è stato interrotto. Questo però è un meccanismo che anche solo in sé, cioè per il solo fatto di esistere, da sempre minaccia il piano di deflazione della ricchezza pubblica e dei mercati voluto dai falchi neoliberisti, di scuola ricardiana soprattutto, i seguaci dell’eminenza grigia Francois Perroux, che nel 1933 scrisse: “Il futuro vedrà la supremazia delle nazioni capaci di imporre povertà di massa, per generare super profitti e perciò accumulo di capitale”.


Costoro, cioè i nostri reali padroni, temono sempre gli altissimi pericoli di una deflagrazione sociale anche nelle classi medie, quelle che oggi vedono i propri figli laureati elemosinare lavori ignobili per stipendi ignobili quando va bene. E più cresce il numero di giovani cittadini altamente qualificati, più diviene difficile per i datori di lavoro comprimere i loro salari senza scatenare ondate di sdegno nelle opinioni pubbliche e soprattutto instabilità sociali incontrollabili. Meglio, come strategia, evitare all’origine la creazione di tali professionalità, e quindi la falcidia delle istituzioni scolastiche secondarie e universitarie diventa essenziale, con la mira di impedirvi l’accesso ai più. In Gran Bretagna, una ricerca della Ipsos Mori ha scoperto che il vertiginoso aumento dei costi universitari pianificato dal presente governo taglierà fuori dagli atenei fino ai 2/3 (sic) degli studenti meno ricchi. Come dimostrato nei dettagli nel mio Il Più Grande Crimine, la pianificazione economica/sociale del Vero Potere in Europa e negli Stati Uniti, impersonato dalle destre finanziarie e grandi industriali, punta alla creazione, in Europa soprattutto, di sacche di sottoccupazione ‘cinese’. La strategia della creazione delle moneta unica (euro) e della stagnazione degli stipendi reali negli USA sta rendendo realtà quel piano. Servono quindi masse di giovani sotto qualificati e possibilmente disoccupati per imporre il crollo dei salari, mentre pochi colletti bianchi rigorosamente figli di classi agiate (gli unici in grado di pagarsi l’università) saranno funzionali alla nuova classe dirigente.

Mariastella Gelmini è solo un’esecutrice di ordini, che come sempre vengono dall’esterno del ‘cortiletto del potere, escono cioè dalle stanze del Vero Potere. Personalmente non provo alcuno scandalo per ciò che ella sta facendo; è il suo compito di scherana e lo svolge con diligenza, forse unica nel governo Berlusconi ad aver compreso cosa si deve fare per una carriera futura di prestigio (Prodi docet). Assai più scandaloso è che nessuno dei sindacati italiani stia capendo chi sia il nemico del lavoro e dei salari, e non parlo dei patetici CGIL, CISL e UIL, ma precisamente delle formazioni cosiddette oltranziste. E chi ci rimette alla fine…

Il nostro premier per parte sua non ne capisce nulla di questa storia, ed è stato ‘suicidato’ il 10 novembre scorso quando ha versato (consapevolmente?) la goccia che ha fatto traboccare il vaso del Vero Potere finanziario internazionale con una lettera consegnata al G20 di Seul, dove il Cavaliere (o chi per lui) chiede “che il G20 adotti misure che contrastino la speculazione sui mercati finanziari e delle materie prime… e un maggiore controllo sui derivati… Le regole e la vigilanza devono riguardare anche i mercati precedentemente non regolamentati… al fine di scoraggiare operazioni esclusivamente speculative… noi, leader del G20, dobbiamo fare pressione perché siano prese azioni immediate e incisive”. Per un uomo che l’organo di stampa del Vero Potere, il Wall Street Journal, definiva nel marzo del 2008 “un nemico corporativo del Libero Mercato”, questa è la fine. Vero Fini? (salvo sorprese clamorose dall’elettorato italiano).

Ma la falcidia dell’istruzione come mezzo di emancipazione sociale non si fermerà. Masse sottoqualificate, sottoccupate, intimidite, e dunque da pagare poco. Semplice. Come ai bei vecchi tempi di David Ricardo, appunto. Questo attende tuo figlio. Smetti di farti distrarre, datti da fare.


Paolo Barnard
Fonte: http://www.paolobarnard.info
Link: http://www.paolobarnard.info/intervento ... php?id=195
19.11.2010
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