16/10/2010, 14:23
rmnd ha scritto:
Si il 6 politico è in senso lato (come nel '68)..vedrai che il 18 politico arriva anche per gli studenti universitari che dovrebbero incazzarsi prima che col governo con i loro docenti che scioperano danneggiando proprio gli studenti.
Fosse (ma non ne sono così certo perchè dovremmo guardare ogni singolo caso, ateneo per ateno) anche giusta la motivazione della protesta , sbagliato invece è il modo perchè è tutto a carico degli studenti.
Siamo alle solite , gli studenti usati dalla 'casta' dei professori...
16/10/2010, 15:23
Lawliet ha scritto:rmnd ha scritto:
Si il 6 politico è in senso lato (come nel '68)..vedrai che il 18 politico arriva anche per gli studenti universitari che dovrebbero incazzarsi prima che col governo con i loro docenti che scioperano danneggiando proprio gli studenti.
Fosse (ma non ne sono così certo perchè dovremmo guardare ogni singolo caso, ateneo per ateno) anche giusta la motivazione della protesta , sbagliato invece è il modo perchè è tutto a carico degli studenti.
Siamo alle solite , gli studenti usati dalla 'casta' dei professori...
Siamo alle solite.. non ti sei informato a sufficienza.
Non so quale lavoro tu faccia.. ma mettiamo per esempio che lo Stato ti imponga da un giorno all'altro di continuare a fare il tuo lavoro.. senza busta paga. Tu come la prenderesti?
Le università italiane si REGGONO, per mancanza di personale competente, sul lavoro extra dei ricercatori che (a stipendio GIA' DIMEZZATO) si offrono di tenere lezioni per gli studenti.
Ora si annuncia che ciò non potrà essere più fatto.
Solo nel Polo Scientifico di Firenze di 109 professori ne rimarranno 47.
Cosa significa? Il 95% dei corsi formativi ADDIZIONALI sono stati cancellati. Il 20% dei corsi formativi OBBLIGATORI non hanno attualmente copertura.
Nella mia facoltà è stato necessario rimandare un corso, e trasferire alcuni crediti del secondo semestre ad un corso del primo, per compensare il danno (questo AMMESSO che nel frattempo qualcuno si offra AGGRATIS di coprire quello mancante nel secondo semestre).
I rappresentati degli studenti han chiesto misure drastiche, ovvero la sospensione completa delle lezioni. I professori, invece, han solo rimandato l'inizio per riorganizzarsi, a scopo di mantenere attivi i corsi e non penalizzare i nuovi iscritti. Non hanno nemmeno mosso ciglio contro il taglio dei loro stipendi (circa 20%).
E non dovrebbero addirittura scioperare contro il DISASTRO COMPLETO a cui va incontro (specialmente l'anno prossimo, durante il quale si avranno le conseguenze maggiori! Intere facoltà verranno cancellate) l'università italiana? Quando il resto d'Europa AUMENTA gli investimenti o al massimo li lascia identici? Ma dimmi Armando.. stiamo scherzando?
Dovresti iniziare a chiederti come mai la "casta dei professori universitari" (categoria che racchiude le persone più intelligenti ed illustri di ogni nazione) la pensi in un certo modo.
Bello! Mi e’ piaciuto molto l’articolo. Ho un solo commento. Quando parli di posto fisso e ti riferisci alle superiori il discorso mi va bene (anche se sono liberale e sono per un posto fisso-mobile invece del corrente posto fisso-anche-se-non-vai-a-lavoro-per-un-mese). Pero’ nel caso dell’universita’ e dei ricercatori in particolare sono conrtrario al posto fisso.
[color=maroon]Ora mi spiego:
Trovo la protesta contro la riforma Gelmini sacrosanta, ma forse penso che alcune delle motivazioni siano sbagliate. Ho letto qualche stralcio qua e la dove i ricercatori dicevano che ora smettono di lavorare a gratis (era l’ora!) non perche’ e’ una vergogna che non vengano pagati per spargere cultura, ma perche’ gli tolgono il posto fisso. Insomma, niente insegnamento non perche’ non dovrebbero insegnare in quanto non e’ nei loro incarichi, ma come minaccia.
Eppure il posto fisso in ricerca e’ inutile. Prima di tutto diventi ricercatore verso la fine dei 20, inizio 30, e personalmente trovo un po’ triste, in un settore come la ricerca, aspirare a mettere le mani sul primo lavoro che uno trova e non mollarlo piu. Inoltre, il mondo accademico ha bisogno di flessibilita’, e se uno lavora bene (meritocrazia!) il lavoro non gli viene tolto: mica son scemi i professori! Insomma, il mondo della ricerca e’ uno che cambia in continuazione e essere flessibili non e’ uno svantaggio, anzi!
Mi rendo tuttavia conto di parlare da un punto di vista un po’ diverso. Qua (negli USA) sono abituato a un sistema meritocratico, quindi il posto di lavoro se lo prende il migliore, e se e’ vero che ti possono licenziare in tronco quando gli pare se sei bravo non lo fanno (non basta che arrivi il cugino del primario per mandarti a casa). E poi ci sono mille altri problemi in Italia, legati al fatto che lavoro da altre parti (se ti va male la carriera di ricercatore) non lo trovi, eccetera eccetera.
Il problema di fono i Italia e’ che per far si che un mercato flessibile (e non solo in ricerca ora) funzioni ci sono una serie di questioni da risolvere prima (welfare, meritocrazia, eccetera). Pero’ da qualche parte bisogna pur iniziare, e rendere il mondo accademico piu’ efficiente (non in un senso aziendo-industriale) potrebbe essere un buon inizio.
Siccome non sono in Italia e della protesta ne leggo solo sui giornali si accettano precisazioni e spiegazioni di questioni che posso aver frainteso![/color]
16/10/2010, 21:04
24/10/2010, 17:18
UNIVERSITÀ E CATTIVA COSCIENZA
[color=blue]Un paese fuori corso
In questi giorni molti ragazzi iniziano l'università. Per alcune famiglie si tratta della prima generazione che può continuare gli studi dopo la scuola. Che immagine hanno questi ragazzi del Paese in cui diventano cittadini adulti? In molti atenei le lezioni non cominciano: interi corsi di laurea sono stati rinviati (per ora) al secondo semestre. Gli studenti si aggirano spaesati per aule vuote, preoccupati dall'incertezza che li attende.
Del disastro universitario siamo tutti responsabili. Baroni delle cattedre, politici cinici o ignoranti, una classe dirigente che guarda all'università con sufficienza e alla prima delusione manda i figli a studiare lontano dall'Italia. In tre anni 4.500 professori, il 12% del totale, sono andati in pensione. Molti dei corsi che insegnavano non ci sono più perché, tranne casi rari, chi è andato in pensione non è stato sostituito. Il motivo è che i tagli ai finanziamenti pubblici hanno fatto sì che nella quasi totalità degli atenei la spesa per stipendi oggi superi il 90% delle risorse, soglia al di sopra della quale non si può più assumere nessuno. I ricercatori sono 24 mila. Fino a ieri due su tre insegnavano, sebbene una legge sciocca ma ancora in vigore dica che dovrebbero fare solo ricerca, non insegnare. Quest'anno oltre un terzo dei ricercatori non farà lezione: altri corsi che non partono, spesso i più avanzati poiché i più vicini alla frontiera della ricerca.
Che nell'università ci siano troppi professori è un fatto. La responsabilità è di quei sindaci e presidenti di Provincia, di destra, di centro e di sinistra, che hanno ottenuto che si aprissero università ovunque, e che in ciascuna si avviassero corsi di triennio, biennio e dottorato. Se a errori ripetuti per decenni si vuol rimediare in un giorno c'è un solo modo: chiudere i corsi di laurea. È la strada che ha scelto il ministro dell'Economia che in nome del vincolo di bilancio ha deciso di sacrificare l'università. Se i ragazzi buttano al vento un anno della loro vita, poco male. Ma se davvero il vincolo di bilancio è così stretto, come mai nel primo semestre dell'anno il governo ha consentito che la spesa corrente al netto degli interessi, evidentemente in altri settori, aumentasse di 2.800 milioni? Chi sono i privilegiati? Possiamo permetterci di sprecare il nostro capitale umano? Non credo. Si poteva far meglio? Sì.
In luglio il Senato ha approvato la riforma dell'università. Non è una legge ideale, ma va dato atto al ministro Gelmini di aver fatto un importante passo avanti. La legge riconosce che i corsi devono essere ridotti, le università snellite, alcune chiuse. Ma si propone di farlo gradualmente, con un piano di sostituzioni solo parziali dei professori che vanno in pensione: altri 5.800 nei prossimi cinque anni. La Camera è pronta ad approvare la legge. I deputati della maggioranza non esigono che i tagli all'università (1.200 milioni, un ulteriore 15% in meno il prossimo anno) siano cancellati: chiedono che siano ridotti della metà, per consentire alle università di funzionare. Neppure questo è compatibile con i vincoli di bilancio? Allora si abbia il coraggio di spiegare alle famiglie che non possiamo più permetterci un'università quasi gratuita, cioè rette che coprono meno di un terzo del costo degli studi. Trovo terribile il cinismo di chi lascia una generazione allo sbando perché non ha il coraggio di dire la verità.[/color]
24/10/2010, 20:52
rmnd ha scritto:Allora si abbia il coraggio di spiegare alle famiglie che non possiamo più permetterci un'università quasi gratuita, cioè rette che coprono meno di un terzo del costo degli studi. Trovo terribile il cinismo di chi lascia una generazione allo sbando perché non ha il coraggio di dire la verità
28/10/2010, 21:11
Il dissesto finanziario dell'ateneo
[color=blue]Bufera sull'università di Siena
27 indagati per 200 milioni di buco
Indagati il rettore uscente e il precedente. Quattro avvisi per l'elezione del nuovo Magnifico
http://www.corriere.it/cronache/10_ottobre_28/siena-universita-inchiesta_56611b48-e299-11df-8440-00144f02aabc.shtml[/color]
29/10/2010, 01:05
rmnd ha scritto:Il dissesto finanziario dell'ateneo
[color=blue]Bufera sull'università di Siena
27 indagati per 200 milioni di buco
Indagati il rettore uscente e il precedente. Quattro avvisi per l'elezione del nuovo Magnifico
http://www.corriere.it/cronache/10_ottobre_28/siena-universita-inchiesta_56611b48-e299-11df-8440-00144f02aabc.shtml[/color]
05/11/2010, 12:37
05/11/2010, 13:27
06/11/2010, 22:07
08/11/2010, 15:32
09/11/2010, 13:46
10/11/2010, 19:10
15/11/2010, 12:13
20/11/2010, 21:03