Il Nazismo di questa generazione. E i suoi repubblichini.Bail in, Tria: ‘Anche Bankitalia contraria. Saccomanni fu ricattato dal ministro tedesco’. Mef lo corregge: ‘Frase infelice’…Al momento dell’introduzione del bail-in, la normativa che impone di gestire la risoluzione delle banche in crisi senza far gravare i costi dei salvataggi sulle casse pubbliche, in Italia “erano tutti contrari, anche la Banca d’Italia in modo discreto si oppose. Il ministro di allora era Saccomanni [governo Letta] che fu praticamente ricattato dal ministro delle Finanze tedesco”, all’epoca Wolfgang Schaeuble, con la minaccia che se l’Italia non avesse accettato il nuovo sistema “si sarebbe diffusa la notizia che il nostro sistema bancario era prossimo al fallimento“. Lo ha detto il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, rispondendo alle domande della commissione Finanze del Senato.
Poche ore dopo, Tria ha rettificato: proprio “ricatto” non è stato, Schauble non avrebbe diffuso lui la notizia che il sistema bancario italiano era al fallimento, ma che se il governo italiano non accedeva al bail-in (ossia al far pagare le perdite delle banche agli azionisti, obbligazionisti e correntisti – senza aiuti di Stato), “si” sarebbe pensato che il sistema bancario era prossimo al fallimento.
Questa correzione è falsa. Sono anni che Jens Weidman, il capo della Bundesbank , incita i “mercati” ad esigere più interessi per prestare all’Italia, perché i titoli di stato italiani sono a rischio altissimo, prossimi alla bancarotta. L’ha fatto anche con interviste al Financial Times
https://www.huffingtonpost.it/2013/09/3 ... 18108.htmlNon solo: anche il ministro Padoan, come Saccomanni, è stato ricattato da Schauble, e come lo ha raccontato Varoufakis nel suo libro: Padoan gli raccontò che “da quando era stato nominato ministro delle Finanze, Wolfgang Schauble si era impegnato ad aggredirlo in ogni possibile occasione, specie all’eurogruppo”.
“Pier Carlo mi disse che aveva chiesto a Schauble cosa poteva fare per ottenere la sua fiducia; risultò essere “la riforma del mercato del lavoro” espressione in codice che voleva dire ridurre i diritti dei lavoratori, consentendo alle aziende di licenziarli più facilmente, senza o con minimo compenso, in modo da assumere personale meno pagato e meno protetto”.
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