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MessaggioInviato: 02/07/2013, 10:31 
1 luglio.
Era il 2009 quando lo tsunami della crisi giunse in Italia, e in Europa. Eravamo soli, o quasi, allora, a segnalare che non si trattava di una delle solite crisi cicliche a cui sarebbe presto seguita la “ripresa”. Sostenevamo che eravamo entrati in una crisi storico-sistemica e che una catastrofe economica e sociale senza precedenti era alle porte (e chiamavamo a sventarla).

Quelli che pensavano ad una crisi grave ma passeggera del capitalismo, dicevano: “Siete dei catastrofisti. Vedrete che ne usciranno in qualche maniera, ci metteranno una pezza, e la ruota tornerà a girare come prima”.
Chi aveva ragione?

Nel 2010, mentre la Grecia affondava, noi dicemmo un’altra cosa: che l’Europa sarebbe stata l’epicentro della catastrofe, che la stessa Unione europea, costruita sul pilastro della moneta unica, sarebbe andata in pezzi. Affermammo che la crisi dell’eurozona non si arrestava in Grecia, che essa era destinata a travolgere il nostro paese, che se volevamo evitare la catastrofe avremmo dovuto abbandonare la nave eurista oramai alla deriva, riguadagnare subito la sovranità politica e democratica, a cominciare da quella monetaria.
Chi aveva ragione?

La catastrofe non è stata evitata, ora ci siamo dentro fino al collo. Quattro anni di recessione hanno infatti avuto, sul tessuto sociale del nostro paese, gli stessi effetti di una guerra. Una guerra che è ancora in corso, tuttavia, perché i criminali che l’hanno voluta non hanno ancora raggiunto il loro scopo.

Chi l’ha voluta? E qual è il loro scopo?

L’ha voluta la nuova classe dominate globale, composta dai giganti della finanza parassitaria, quella fondata sulla rapina delle conquiste sociali di mezzo secolo, dei diritti popolari, dei beni comuni, delle risorse naturali. Una guerra predatoria globale che, dopo essere stata sperimentata con successo ai danni dei paesi più poveri, è stata scatenata anche verso “paesi maiali” come l’Italia.

Lo scopo recondito di questa classe parassitaria e criminale è depredare la ricchezza accumulata da alcune nazioni, per impossessarsene e quindi giocarsela nelle bische del capitalismo-casinò. Nei disegni di questa classe globale ci sono infatti una nuova divisione mondiale del lavoro, nuovi equilibri geopolitici, un assetto globale in cui queste nazioni sono condannate all’inferno, a diventare colonie, fornitrici di forza-lavoro e merci a basso costo nonché avamposti militari per soggiogare altri popoli.

Questo esito è stato meticolosamente e lungamente preparato. Occorreva privare le nazioni della loro sovranità politica, togliergli ogni strumento di autodifesa. L’Unione europea a questo è servita, a disarmare paesi come il nostro, ad abbattere ogni paratia difensiva, per poterli così meglio esporre all’offensiva predatoria. Non saremmo finiti nell’abisso dove siamo se la classe criminale globale non avesse prima infiltrato con uomini fidati le istituzioni europee e nazionali, corrotto e posto al suo proprio servizio partiti, mezzi di comunicazione, mondo della cultura.

Questa guerra economica è ad uno stadio già molto avanzato, ma non è affatto terminata. Siamo alle porte dell’ultimo assalto, del bombardamento finale. E’ questione non di anni, è questione di mesi.

Attenderanno le elezioni tedesche, per verificare la solidità della loro piazzaforte tedesca. Quindi le cosche dell’alta finanza globale scateneranno l’attacco finale.

In cosa consisterà?

Non è difficile immaginare il come. Consisterà in una vendita massiccia di titoli di stato, di abbligazioni e azioni delle grandi banche, lo spread schizzerà alle stelle e il nostro paese andrà in default. Così, forti dell’ausilio dei gaulaiter che hanno piazzato alla testa delle istituzioni, delle banche, dei partiti, le cosche globali daranno l’assalto alla ricchezza nazionale di cui non si sono ancora impossessati. Costringeranno il governo a dichiarare lo Stato d’eccezione, a chiedere alla Bce e alla troika di correre in soccorso dell’Italia. In cambio, come insegnano la Grecia e Cipro, vorranno che siano rispettate condizioni ancor più atroci di quelle che abbiamo conosciuto con Monti. Queste cosche imporranno di svendere gli ultimi gioielli di famiglia, dopo aver fatto crollare i loro valori vorranno impadronirsi di banche e aziende. Rapineranno poi gli ultimi risparmi dei cittadini sequestrando i loro conti correnti. Imporranno una patrimoniale che trasformerà milioni di italiani in mendicanti. Altre migliaia di aziende chiuderanno, assieme a pezzi dell’amministrazione pubblica e la disoccupazione andrà alle stelle.

E’ evidentissimo che l’eurozona scoppierà. Queste stesse cosche che oggi terrorizzano i cittadini affermando che se la moneta unica morisse sarebbe la fine, saranno esse per prime a decretarne il decesso. E vedrete! proprio quelli che oggi gridano “Euro o morte!”, ci diranno con nonchalance che sganciarsi dall’euro sarà indispensabile “per la ripresa”, che altre volte aree monetarie uniche sono andate in frantumi e quindi piloteranno lo sgretolamento proprio per nome e per conto della grande finanza predatoria globale.

Sarà uno shock sociale senza precedenti che i suoi demiurghi sperano poter gestire senza grandi scosse sociali. Ovvero col popolo docile e in ginocchio.

Il tempo è scaduto. Scaduto da tempo per la sinistra di governo asservita ai criminali. Scaduto per la sinistra d’opposizione che non ha né saputo né voluto sganciarsi dalla narrazione globalista e europeista. Il tempo sta per scadere per il Movimento 5 Stelle, che sta dissipando in maniera patetica il deposito di indignazione sociale incassato alle ultime elezioni, dimostrandosi del tutto inadeguato alla sfida dei tempi, del tutto incapace di indicare un’alternativa e quale sia la strada da percorrere.

Siamo ad uno snodo delicatissimo: se le classi dominanti non riusciranno a governare come adesso e dovranno ricorrere a mezzi speciali, il popolo non può più vivere come prima. I due ingredienti principali che se mescolati possono innescare l’esplosione stanno venendo a contatto.

Una rivolta potrebbe scoppiare, e potrebbe scatenare la sollevazione generale, malgrado il popolo lavoratore sia disarmato, privo di organizzazione e di direzione. Riusciremo a costruirli nel fuoco della battaglia?

http://sollevazione.blogspot.it/2013/07 ... porte.html

...chiamiamola 3 guerra mondiale,pur se finanziaria,ma molto piu' curenta dal punto di vs sociale,con implicazioni che potrebbero deflagrare nel + breve tempo possibile


Ultima modifica di ubatuba il 02/07/2013, 10:33, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 03/07/2013, 19:37 
Ci risiamo. La Grecia è di nuovo in emergenza. Colpa del debito pubblico, che non ha una dinamica di discesa come da attese, e degli sforzi del governo guidato da Antonis Samaras, troppo poco focalizzati all’uscita del Paese dalla peggiore recessione della sua storia. La troika, composta da Fondo monetario internazionale (Fmi), Banca centrale europea (Bce) e Commissione Ue, potrebbe quindi decidere di frenare o addirittura stoppare l’erogazione degli aiuti. E si torna a parlare di una nuova svalutazione dei bond governativi ellenici, questa volta quelli in mano ai creditori pubblici. Ma non prima del 2014.

A lanciare il nuovo allarme sui conti pubblici ellenici è Market news international (Mni), l’agenzia di stampa di Deutsche Börse. Citando fonti della Commissione europea – che fa parte della troika – Mni spiega che attualmente non ci sono le condizioni per il rilascio della prossima tranche di aiuti, prevista in agosto e pari a 8 miliardi di euro. Al massimo, potrebbero arrivare due miliardi di euro, quanto basta per evitare che Atene finisca i soldi in cassa. Secondo fonti diplomatiche tedesche contattate da Linkiesta, è grande il disappunto dei funzionari della troika, che in questa settimana valuteranno i progressi fatti dal governo Samaras. «Tutti gli indizi lasciano intendere che molti obiettivi non sono stati raggiunti», spiega il diplomatico. Tre i punti fondamentali da discutere: il settore pubblico, quello previdenziale e le privatizzazioni. «Le prime indicazioni lasciano vedere dei progressi, alcuni anche significativi, ma si tratta di gocce in un mare di inefficienza», fa notare il diplomatico tedesco. È facile quindi che la troika, alla conclusione della missione in corso, chieda ad Atene uno sforzo maggiore.



Fonte: http://www.linkiesta.it/grecia-kaputt#ixzz2Xt3NqG6T

http://www.informarexresistere.fr/2013/ ... gli-aiuti/

senza contare che il fmi bce spingono x un ulteriore licenziamento di 12.000 statali,stanno semplicemente annientando una nazione......[:(!]


Ultima modifica di ubatuba il 03/07/2013, 19:38, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 03/07/2013, 19:56 
Se uno non ha lavoro come fà a pagare i debiti?.

Soluzione:

Non li paga
Accetta di fare da schiavo al presunto creditore
Si prostituisce
Oppure crepa.

Ma questi euroimbecilli la vogliono capire o no?



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MessaggioInviato: 03/07/2013, 20:54 
Cita:
Wolframio ha scritto:

Se uno non ha lavoro come fà a pagare i debiti?.

Soluzione:

Non li paga
Accetta di fare da schiavo al presunto creditore
Si prostituisce
Oppure crepa.

Ma questi euroimbecilli la vogliono capire o no?


..ma la schiavitu'porta pure alla............... ribellione.........[;)]


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MessaggioInviato: 04/07/2013, 00:59 
L’EUROPA E’ IL PROBLEMA NON LA SOLUZIONE

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http://www.vocidallastrada.com/2013/07/ ... zione.html

L’autore di quanto segue, che traduco, è Lars Seier Christensen, co-fondatore e Amministratore Delegato, danese, della SaxoBank. Tragicamente interessante sentire certe sue affermazioni, tenuto conto della sua posizione; ci conferma ulteriormente la arroganza ed altri scopi della famigerata EU
----------------------

Mi interesso di politica sin da quando son bambino, per questo mi ricordo del referendum danese per la Comunità Europea, anche se avevo solo 9 anni. Quasi 2 su 3 danesi votarono per l’entrata della Danimarca nella Comunità Economica Europea (EEC).

La lenta distruzione del progetto di sicurezza europea
La CEE fu percepita come qualcosa di positivo a casa nostra e nella piu’ parte della Danimarca borghese. E rimasi positivo su questo per molti anni successivi.

Ma nonostante questa partenza positiva, devo confessare che, nel tempo, questo supporto ed ottimismo sono evaporati. L’ enorme burocrazia centralizzata, l’arroganza europea e la mancanza di rispetto per la indipendenza, la storia e la cultura degli stati nazionali hanno lentamente distrutto la fiducia in questo progetto

Guardando indietro, devo ammettere che mi ci è voluto troppo tempo per riconoscere la vera natura del progetto europeo; ma devo anche dire che anche altri l’hanno riconosciuta molto dopo ed alcuni dei nostri politici in carriera ancora non l’ hanno capita, ovviamente. Ma i Danesi, i cittadini, hanno fiutato l’inganno. La grande domanda è se la Ue sia più il problema che la soluzione alla presente crisi.

Perché è andata così storta la faccenda della Eu?

Václav Klaus, l’ex Presidente Ceco, ha cercato di rispondere alla domanda in questo suo libro Europe - The Shattering of Illusions. Il Presidente Klaus – alla fine del suo mandato presidenziale, scrive sullo sviluppo della cooperazione europea e del possibile crollo. Egli analizza le diverse fasi della integrazione politica ed economica dell’Europa, dall’Area Economica Europea (EEA) alla Comunità Europea (EC) e alla Unione Europea (EU) – e lo dice chiaro e fuori dai denti, in un’epoca come la nostra, di “eurocrazia acritica”. Nella versione danese del libro, ho scritto un postscriptum da cui cito:

L’EU è il problema piuttosto che la soluzione

Sia la EU che la Danimarca sono in una situazione difficile. L’euro ha mostrato i suoi veri connotati e chiunque abbia una visione razionale del mondo, vede la collaborazione valutaria come un fallimento storico, che può portare a conseguenze ancor piu’ fatali per l’Europa e la competitività del continente di fronte al mondo. C’è una cosa, ed una sola, che può salvare l’euro: una molto maggiore integrazione fra i Paesi euro, ovvero una politica finanziaria comune, una comune emissione di debito pubblico, la volontà di pagare gli enormi trasferimenti (necessari) dai Paesi ricchi ai poveri, o più precisamente, dalla Germania agli altri stati membri».

Questaè una via possibile; ma non è la desiderabile.Almeno non per i cittadini che, in questo caso, come in troppi altri, sembra abbiano interessi fondamentalmente diversi da quelli dei politici. Richiede la volontà di rinunciare alla indipendenza nazionale, cosa cosi estrema da non essere accettabile per gli elettori, perché per raggiungere questo bisogna impiegare una modalità non democratica.

Un discorso del Primo Ministro inglese, David Cameron, del 23 gennaio è stato di estrema importanza, poichè ha rappresentato la stretta del dibattito critico a cui stanno tendendo molti Europei. Fino a questo momento, Václav Klaus è stato il solo capo di stato ad aver contribuito a tale dibattito.

Il fatto che il PM di uno dei Paesi euro piu’ importanti, stia esponendo il punto centrale dei cittadini che vogliono una EU diversa, puo’ dimostrarsi di estrema importanza, sebbene le reazioni iniziali da parte della elite europea siano state negative, come prevedibile. La EU non accoglie facilmente né il dibattito né la critica

E’ difficile comprendere perchè la EU non riconosca di essere stata sbagliata in molti modi e che per questo molti cittadini europei stiano soffrendo. Anziché continuare a spingere un progetto fallito ed usare la crisi per rivalutare il progetto, meglio verificare gli eventi ed ascoltare le popolazioni europee. Esse vogliono andare in una direzione diversa, sia i Danesi che i popoli degli altri Paesi europei. E’ tempo che i politici capiscano che sono qui grazie ai loro cittadini e non il contrario.

Sebbene speri di non doverlo sperimentare mai, oso predire come si svilupperà una “forte” Europa, se la Commissione Europea e il Parlamento Europeo e i Barroso e Van Rompuy di questo mondo otterranno quel tipo di potere che sognano e che sono a buon punto di conquistare.

Tasse piu’ alte e povertà

Ci saranno livelli di tassazione uniforme, piu’ alti di quanto ci sia oggi. Ci saranno tasse dirette dalla EU che andranno direttamente alla Commissione EU e al bilancio EU. Ci saranno enormi tassazioni sull’uscita, multe ed altre barriere contro coloro che volessero uscire dalla UE. E se qualcuno comunque uscirà dalla UE, la UE esigerà diritti globali di tassazione.

Ci sarà grande povertà in una fascia di regioni precedentemente note come Spagna, Italia, Grecia ed altri. Ci saranno enormi poteri concentrati nelle mani dei Tedeschi (e dei Francesi che li supporteranno e percio’ saranno riconosciuti). Non ci saranno diritti di veto per stati nazionali e gli stati piu’ piccoli avranno pochissima influenza.

Stagnazione della EU ed esodo da essa

Ci sarà stagnazione economica in tutta la EU. Il settore finanziario sarà traslocato in USA, Cina, Hong Kong e Singapore. L’industria si sposterà in Asia; i giovani, coloro che hanno talento e formazione d’eccezione se ne andranno sempre piu’ via. Ma la EU resterà leader in attività simboliche ed irrazionali come gli scarichi della CO2…

Aumenterà la soppressione della libertà di parola per cio’ che concerne le espressioni critiche in riferimento ad altre culture, religioni e la stessa EU e ci sara sempre piu’ attenzione verso atteggiamenti asociali e devianti come lo scetticismo verso progetti climatici , diritti sociali etc. Il “politicamente corretto” raggiungerà vette sconosciute.

Sul piano internazionale, la EU sarà un giocatore debole con bassa credibilità e rispetto e sempre piu’ avrà a che fare con cio’ che richiedono le grandi nazioni creditrici poichè l’unione sarà fortemente dipendente da esse. La EU cercherà collaborazione con I Paesi del Terzo Mondo nel tentativo di trasferire il suo sistema ad una istituzione globale.

Possiamo permettere che tutto questo accada?

In verità credo che gli Europei abbiamo preso questa decisione e che hanno fatto la giusta decisione. In ogni caso, mi fido del fatto che lo faranno quando sara piu’ che chiaro che strada prendere nel mentre. Ma non sono certo che i politici europei faranno lo stesso. E non mi fido del fatto che si preoccuperanno di chiedere agli Europei se lo potevano evitare. E’ giunto quindi il tempo perché i politici non possano non chiedere agli Europei.

E’ giunto il tempo di fare tutto cio’ che serve per assicurarsi che gli Europei capiscano quali sono le prospettive future di questa scelta e che gli Europei capiscano l’importanza di questa scelta. Che gli Europei capiscano il rischio che forse non avranno piu’ in futuro la possibilità di decidere da soli.


Penso che ce la faremo a mettere in guardia gli Europei. Credo che possiamo e che ce la faremo ad andare nel giusto modo verso l’Europa.

FONTE: http://www.tradingfloor.com/posts/must- ... 1837717741
Traduzione e sintesi, Cristina Bassi

http://www.thelivingspirits.net/php/art ... tegoria=75



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MessaggioInviato: 04/07/2013, 08:26 
Ci si sta rendendo conto, anche a livelli, diciamo, più "alti" che questa non è l'Europa dei Popoli che ci era stata venduta attraverso sapienti campagne di "marketing istituzionale" ma è una Europa delle Banche.

Ed è il caso di dire.. FINALMENTE! Anche se i burocrati che ci hanno condotto fin qui (vedi Prodi) non l'ammetteranno mai.



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MessaggioInviato: 04/07/2013, 09:52 
[;)] Più che ovvio ...[^]



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MessaggioInviato: 04/07/2013, 14:54 
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http://www.wallstreetitalia.com/article ... -euro.aspx

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Tag: Parmalat, Coldiretti, Chianti, brand, agroalimentare, marchi

Marchi made in Italy in mani straniere: persi 10 miliardi

di: WSI Pubblicato il 04 luglio 2013| Ora 10:03

Nell'agroalimentare i brand se ne vanno: Fiorucci, Parmalat, Gancia, Riso Scotti. Pomodori in Giappone. Vino Chianti in Cina: l'Italia sta perdendo i suoi marchi più importanti.


ROMA (WSI) - Le multinazionali internazionali fanno acquisti in Italia, approfittando dei prezzi vantaggiosi che la crisi ha portato.

Dai pelati finiti in Giappone, al vino Chianti trasferito in Cina. Sono passati in mani straniere marchi storici dell'agroalimentare italiano per un fatturato di almeno 10 miliardi di euro dall'inizio della crisi, che ha reso piu' facili le operazioni di acquisizione nel nostro Paese, dall'Orzo bimbo agli spumanti Gancia, dai salumi Fiorucci alla Parmalat, dalla Star al leader italiano dei pomodori pelati finito alla Mitsubishi.

Nel 2013 e' stato ceduto anche il 25% del riso Scotti, mentre per la prima volta la produzione di vino Chianti nel cuore della Docg del Gallo Nero e' divenuta di proprieta' di un imprenditore cinese.

E' quanto ha affermato il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, sulla base di uno studio presentato all'odierna Assemblea nazionale a Roma, alla presenza di 15mila coltivatori italiani, dei ministri Alfano, De Girolamo, Orlando, Lorenzin, Zanonato, oltre che rappresentanti delle forze sociali, economiche, sindacali, nazionali ed estere. Per l'occasione e' stato allestito ''Lo scaffale del Made in Italy che non c'e' piu''' dal quale si evidenzia che nel mondo c'e' fame d'Italia con una drammatica escalation nella perdita del patrimonio agroalimentare nazionale.

''I grandi gruppi multinazionali che fuggono dall'Italia della chimica e della meccanica investono invece nell'agroalimentare nazionale perche', nonostante il crollo storico dei consumi interni, fa segnare il record nelle esportazioni grazie all'immagine conquistata con i primati nella sicurezza, nella tipicita' e nella qualita''' ha affermato il presidente della Coldiretti.

''Il passaggio di proprieta' - ha denunciato Marini - ha spesso significato svuotamento finanziario delle societa' acquisite, delocalizzazione della produzione, chiusura di stabilimenti e perdita di occupazione. Si e' iniziato con l'importare materie prime dall'estero per produrre prodotti tricolori. Poi si e' passati ad acquisire direttamente marchi storici e il prossimo passo e' la chiusura degli stabilimenti italiani per trasferirli all'estero. Un processo - conclude il presidente di Coldiretti - di fronte al quale occorre accelerare nella costruzione di una filiera agricola tutta italiana che veda direttamente protagonisti gli agricoltori per garantire quel legame con il territorio che ha consentito ai grandi marchi di raggiungere traguardi prestigiosi''.

Se la settimana scorsa la multinazionale del lusso LVMH ha acquisito una partecipazione di maggioranza nel capitale sociale della Pasticceria Confetteria Cova proprietaria della societa' Cova Montenapoleone Srl, che gestisce la nota pasticceria milanese, l'ultimo colpo nelle campagne toscane e' stato messo a segno - sottolinea la Coldiretti - da un imprenditore cinese della farmaceutica di Hong Kong, che ha acquistato per la prima volta un'azienda vitivinicola agricola nel Chianti, terra simbolo della Toscana per la produzione di vino: l'azienda agricola Casanova - La Ripintura, a Greve in Chianti, nel cuore della Docg del Gallo Nero.

Nel 2013 - continua la Coldiretti - si e' verificato il passaggio di mano del 25% della proprieta' del riso Scotti ceduto dalla famiglia pavese al colosso industriale spagnolo Ebro Foods. Con l'inizio della crisi - informa la Coldiretti - si e' verificata una accelerazione nel processo di cessione dei marchi storici del Made in Italy che nell'agroalimentare era gia' in fase avanzata. La stessa Nestle' - osserva la Coldiretti - possedeva gia' dal 1993 il marchio Antica gelateria del Corso e addirittura, dal 1988, la Buitoni e la Perugina.
.
http://www.wallstreetitalia.com/article ... iardi.aspx


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lezione Gran Bretagna: si può votare per uscire

Dal parlamento inglese l'ok ad un referendum entro il 2017. Adesso Bruxelles e Merkel tremano per Italia, Spagna e Grecia..



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Il parlamento inglese dà l'ok ad una consultazione referendaria entro il 2017 per decidere se restare o meno in Europa. Ora Bruxelles trema. Italia, Spagna, Portogallo e Grecia pronte a seguire l'esempio .

Secondo i sondaggi, se ci fosse un referendum oggi la maggioranza dei cittadini britannici voterebbe a favore di un "divorzio" da Bruxelles.

L'Europa trema - In Italia un referendum sull'uscita dalla zona euro lo chiedono da tempo i grillini. Ma anche parte del centrodestra vede l'Europa come una gabbia. I parametri rigidi dell'Europa che impattano sulla nostra economia sono paletti diffcili da abbattere. Il tetto del deficit fissato al 3% è una barriera che blocca la ripresa e la crescita. In Inghilterra sono pronti a spezzare le catene. Potrebbe scatenarsi un effetto domino che parte da Londra, passa per Parigi e Lisbona e arriva fino a Roma. La Merkel è avvisata.

http://www.liberoquotidiano.it/news/est ... ropea.html


MAGARI! [:D]



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Cita:
Ufologo 555 ha scritto:

Secondo i sondaggi, se ci fosse un referendum oggi la maggioranza dei cittadini britannici voterebbe a favore di un "divorzio" da Bruxelles.

L'Europa trema - In Italia un referendum sull'uscita dalla zona euro lo chiedono da tempo i grillini. Ma anche parte del centrodestra vede l'Europa come una gabbia. I parametri rigidi dell'Europa che impattano sulla nostra economia sono paletti diffcili da abbattere. Il tetto del deficit fissato al 3% è una barriera che blocca la ripresa e la crescita. In Inghilterra sono pronti a spezzare le catene. Potrebbe scatenarsi un effetto domino che parte da Londra, passa per Parigi e Lisbona e arriva fino a Roma. La Merkel è avvisata.


Già... ma il punto è: in quali condizioni arriverà l'Italia al 2017?
Bisognerà muoversi prima... MOLTO prima......



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Cita:
Thethirdeye ha scritto:

Già... ma il punto è: in quali condizioni arriverà l'Italia al 2017?
Bisognerà muoversi prima... MOLTO prima......

Mi auguro prima che arrivino i Saldi





Strategia dello shock: FMI e UE svendono la Grecia al miglior offerente

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di Agnès Rousseaux

E’ tempo di saldi. La più grande promozione del XXI secolo. Tutto deve sparire ! Per cercare di ridurre il suo debito, la Grecia liquida tutti i suoi beni pubblici : energia, trasporti, compagnie d’acqua, università, coste protette… il paese cade sempre più in una crisi economica senza fondo, nonostante i « piani di salvataggio » europei. Questi portano profitti in gran parte al settore finanziario, mentre per i greci l’austerità è diventata uno stile di vita. Reportage ad Atene, presso un popolo vittima del trattamento choc imposto dal «capitalismo del disastro»

« Più di un terzo della popolazione greca non ha più accesso alla sanità nazionale » stima Giorgos Vichas, cardiologo. Alla clinica autogestita di Hellinikon, in periferia d’Atene, un centinaio di medici curano gratuitamente un numero sempre crescente di pazienti.

Da un anno e mezzo, 10000 persone hanno varcato le soglie di questa clinica di fortuna, installata nel mezzo di una vecchia base militare americana. A causa dei drastici tagli ai salari abbassatisi del 40% in qualche anno- anche chi ha un lavoro non ha più i mezzi per pagare le spese mediche. E gli ospedali pubblici greci mancano di medicine, specialmente per la cura del cancro.

Il settore della sanità è uno dei simboli della delinquenza dei servizi pubblici greci. In una sala di consultazione dai muri bianchi, il cardiologo snocciola storie che la dicono lunga sullo stato del paese : quella di una donna che ha appena partorito e a cui l’ospedale non vuole dare il figlio finché non paga le spese mediche. Un’altra è stata trattenuta nella sua camera d’ospedale, con una guardia davanti alla porta, perché doveva pagare 2000 euro. « Riceviamo molte persone che non possono più pagare per l’acqua e l’elettricità da quando le tasse sugli immobili sono aumentate. La corrente è stata tagliata anche a persone che hanno bisogno di strumenti medici permanenti, come l’ossigeno. » Dice Giorgos Vichas. Lo scorso inverno, non potendo comprare l’olio, di cui il prezzo è raddoppiato, gli abitanti hanno rimesso in funzione i vecchi camini negli appartamenti. Si sono riscaldati con la legna… o la spazzatura. « La sera, ad Atene, l’aria era irrespirabile. »commenta Makis Zervas, professore all’Hellenic open University.

Nonostante i « piani di salvataggio », il debito greco esplode. Tre anni dopo il primo « piano di salvataggio » europeo, la Grecia scivola in una recessione che sembra non dover finire mai. Il tasso di disoccupazione è arrivato al 27%, il triplo rispetto al 2009. Una cifra ufficiale ancora al di sotto della realtà. « I giovani che cercano un lavoro dopo la fine degli studi non sono inseriti nel calcolo, né tutti quelli che lavorano un’ora alla settimana. »precisa Makis Zervas. Nemmeno i lavoratori indipendenti che hanno appena terminato la loro attività a causa di mancanza di clienti. Nel centro di Atene, le saracinesche sono abbassate su una parte delle attività commerciali. Il 63% dei giovani con meno di 25 anni è senza lavoro. La crescita ? Con un tasso del 6% nel 2012, sembra molto lontana. Il Pil è caduto del 25% dal 2008. Come quello degli Stati Uniti al momento della crisi del 1929.

Quali prospettive dopo sei anni di recessione ? La Grecia è « sulla buona strada per raggiungere il suo ambizioso piano di pareggio del debito » osa dire la direttrice generale del FMI, Christine Lagarde. Il paese potrebbe ritornare a crescere nel 2016, profetizzano il FMI e l’Unione Europea (1). Ma per arrivare fin qua, bisognerà fare degli sforzi. Come se si esigesse ancora dalla Grecia già stremata, di correre ancora una maratona in più. Gli obiettivi di riduzione del debito, fissati dalla Troika (FMI, Commissione Europea, Banca Centrale Europea) sembrano irreali. Qualcuno in un ufficio, da qualche parte a Bruxelles o Francoforte, ha disegnato delle curve, smaneggiato la sua calcolatrice, disegnato delle proiezioni. Riprese pari pari dai capi di stato europei. Obiettivo : un debito al 124 % del Pil nel 2020. Era del 156 % nel 2012. Sarà del 175 % nel 2013. E’ cominciata male. Veloce, risponde la Troika, bisogna accelerare le privatizzazioni, smantellare i servizi pubblici, e in assenza di alternative, ricapitalizzare le banche. La vendita delle compagnie di gas è cominciata la settimana scorsa, e la televisione pubblica è stata colpita dal ritorno del boomerang. (2) 2600 disoccupati in più.

Miliardari, è l’ora dei saldi! Compagnie d’elettricità, d’acqua, di gas naturale, porti e aeroporti, ferrovie e autostrade, lotteria nazionale… la Grecia svende i suoi beni pubblici. Questi dovrebbero portarle 9,5 miliardi di euro entro il 2016. « Stanno anche privatizzando la riscossione delle tasse » si indegna Makis Zervas. « E le università sono state ricomprate al 49 % da società private, il che è contrario alla Costituzione. » Il « piano di cessione delle attività pubbliche » preteso dal FMI e l’Unione Europea, è messo in opera dal Fondo di espropriazione del patrimonio pubblico (Taiped). Questa società anonima greca, fondata nel 2011, ha per obiettivo di « massimizzare il valore » dei beni pubblici venduti. Poiché queste privatizzazioni sono « l’elemento chiave per il ripristino della credibilità, precondizione fondamentale per il ritorno della Grecia sul mercato dei capitali mondiali », martella il sito dell’organismo. Che propone, come in un catalogo turistico, spiagge, foreste, isole deserte o siti archeologici. Tutto deve sparire. Signore e signori miliardari, promotori immobiliari e industrie del turismo, non esitate : è l’ora dei saldi.

In testa sul sito del Taiped : un terreno di 1,8 milioni di m2 (l’equivalente di 250 campi di calcio) con 7 km di costa sull’isola di Rodi. E le zone classificate Natura 2000 sulle quali Taiped suggerisce di costruire alberghi, campi da golf e centri commerciali. O il vecchio aeroporto di Atene, un terreno di 623 ettari (tre volte la superficie di Monaco) in riva al mare, dove qualche resto di infrastruttura costruita per le Olimpiadi del 2004 si eleva nel mezzo di erbacce. « Hanno cercato di venderlo al Qatar, che non l’ha voluto. » spiega Natassa Tsironi, una riparatrice che qui si occupa di un giardino autogestito. « Una legge ha votato che si autorizzino gli investitori a fare quello che vogliono di questo terreno, ivi compreso costruire delle torri. » « 69 ostacoli regolamentari, amministrativi e tecnici, che rallentavano le privatizzazioni, sono stati eliminati. » gioisce Taipedn, nella sua relazione del 2013.

«Il più grande programma di cessione al mondo» La società di « denazionalizzazione » è guidata da un ufficio di cinque membri, tutti usciti dal settore privato e delle banche greche. Il suo presidente dirigeva fino al 2013 la più grande compagnia della acque in Grecia, e ha fondato un’impresa di costruzione di piscine – le entrate sembrano assicurate, visti tutti i complessi preposti allo svago che cresceranno sulla costa… Il direttore generale di Taiped, Yannia Emiris, era responsabile della banca d’investimenti Alpha Bank. Accompagnato da due « osservatori » nominati dall’UE e dall’Eurozona, questo gruppo è stato incaricato della liquidazione dei beni pubblici greci. E dispone di una « autorità assoluta circa le decisioni ». Tutte le entrate trasferite al Fondo devono essere vendute o liquidate : « il ritorno degli attivi allo Stato non è autorizzato» La grande svendita – « il più grande programma di cessione del mondo » è iniziato.

Alla guida: le imprese private e la Troika. Il popolo greco fatica a veder partire il suo patrimonio sbriciolato ? « Non si può fare una frittata senza rompere le uova » dice retorico il Primo ministro, Antonis Samaras, in un forum (3) a proposito della privatizzazione della radio-televisione pubblica greca, ERT. « Dobbiamo mostrare al popolo (greco) che noi osiamo opporci ai pilastri più urlanti dell’opacità e dello spreco » scrive. ERT era dunque un eccesso. Che i cittadini trovino il modo di vedere una logica in queste decisioni arbitrarie. La frittata è riuscita, almeno ? Gli obiettivi sono lontani dall’essere raggiunti : in due anni, le privatizzazioni non hanno portato che 2 miliardi di euro. Neanche 1% del debito.

La priorità: ricapitalizzare le banche. Questo d’altronde non diminuisce di una virgola. Era di 310 miliardi nel 2009. Nel 2013, qualche « piano di salvataggio » più tardi, il paese che si infossa nel marasma economico e che la democrazia greca è in agonia, il debito si eleva sempre a 309 miliardi di euro. Tutto questo per questo. Il Pil ha subito violenti colpi d’arresto e il debito rappresenta oggi il 180 % del pil (contro il 130 % del 2009) (4) La Grecia non è più un paese sviluppato, stima il fornitore di indici di borsa MSCI, che la pone ormai nella categoria dei paesi emergenti. Quanti anni ci vorranno per ritrovare il tasso d’occupazione del 2009 ? « Con il 4% di crescita, si può sperare di raggiungere quel livello nel 2020-2025, valuta Sotiris Koskoletos, economista all’Istituto di ricerca Nicos Poulantzas (5). Ma chi può sperare oggi in una crescita al 4%?»

A cosa sono serviti i piani di salvataggio successivi ? A salvare la Grecia da una bancarotta immediata concedendole nuovi crediti. E cancellando un parte del debito, grazie a una sua « ristrutturazione » (6) aggiungendole dei nuovi prestiti. Ma anche – e soprattutto – salvando le banche greche e i creditori stranieri. « Una buona parte del piano d’aiuto è stato utilizzato per la ricapitalizzazione delle banche, è un dato di fatto. Erano infatti sotto-capitalizzate, versando in gravi difficoltà finanziarie e a rischio di fallimento »descrive la situazione Céline Antonin, economista presso il dipartimento analisi e previsione dell’OFCE (7).

77 % dell’aiuto europeo diretto verso il settore finanziario. Chi ha ricevuto i 207 miliardi di euro sbloccati dall’Unione Europea e dal FMI dal 2010 ? Le banche greche (per 58 miliardi) e i creditori allo Stato greco (per 101 miliardi), in gran parte banche e fondi di investimento. Almeno il 77 % dell’aiuto europeo non è andato a beneficio dei cittadini ma, direttamente o indirettamente, al settore finanziario ! Uno studio di Attac Autriche mostra che solo 46 miliardi sono serviti a rigonfiare le casse pubbliche – sempre sotto forma di prestito, ovviamente. Da mettere in parallelo con i 34 miliardi pagati dallo Stato ai suoi debitori come interesse sul debito nello stesso periodo. (8)

Salvare le banche è quindi la priorità della Troika. « Si può avere l’impressione, in quanto cittadino, e giustamente, è un assegno in bianco alle banche » prosegue Céline Antonin, dell’OFCE : E’ soprattutto un mezzo di trasformare il debito privato detenuto dalle banche e dai creditori, in debito pubblico ! La parte del debito greco detenuto dai creditori privati è stata divisa in due. (9) Su chi peserà d’ora in poi il rischio di bancarotta della Grecia ? Sull’Unione europea e il FMI. Quindi sugli Stati e sui cittadini europei.

Capitalismo del disastro. Perché i greci hanno accettato queste misure di austerità in cambio di un piano di salvataggio che non ha risolto niente ? « Abbiamo perso un milione di posti di lavoro nel settore privato. E’ come se, in Francia, si sopprimessero d’un colpo 6 o 7 milioni di posti di lavoro. Si ricevono più volte al giorno delle cattive notizie. Come un cervello umano può sopportare questa cadenza ? » si interroga Panagiotis Grigoriou, storico e etnologo, autore del blog Greek Crisis. « Più di 8000 manifestazioni e scioperi hanno avuto luogo in tre anni, i greci si sono rassegnati. Cosa si può fare di più ? Ogni linea del memorandum (lista delle misure di austerità imposte dalla Troika, ndr) è stata votata. Si annullano delle leggi in vigore da decenni. La Costituzione è stata violata. A cosa serve il Parlamento?»

«Non siamo più nel capitalismo, ma nel suo prolungamento, una sorta di meta-capitalismo » prosegue. Il trauma collettivo. Una situazione che ricorda stranamente la strategia dello choc, definita da Milton Friedman, teorico del liberismo economico : « Aspettarsi una crisi su ampia scala, poi, mentre i cittadini sono ancora sotto choc, vendere lo Stato pezzo per pezzo, a degli interessi privati prima di trovare il modo di rendere eterne le « riforme » varate sotto il segno della fretta».(10)

Benvenuto in Grecia, laboratorio europeo del « capitalismo del disastro» ! Milton Friedman descrive come dei cambiamenti economici improvvisi e di grande ampiezza provochino delle reazioni psicologiche « facilitanti la risoluzione ». Una risoluzione che si traduce in attacchi sistematici contro la sfera pubblica. Un approccio simile alla dottrina militare degli Stati Uniti in Irak, Shock and Awe (Choc e spavento), descrive l’autrice canadese Naomi Klein, che aveva lo scopo di « controllare la volontà, le percezioni e la comprensione dell’avversario e di privarlo di ogni capacità di agire e reagire .» Per meglio riuscire, infine, la terapia dello choc economico.

«Pagheranno un giorno per i loro crimini». «Far uscire la Grecia dalla crisi non era la più grande preoccupazione della Troika, analizza Haris Grolemis, responsabile dell’Istituto di ricerche Nicos Poulantzas. Se avessero voluto davvero aiutare il paese, avrebbero agito in maniera meno violenta e più solidale. Ma l’essenziale per loro era di proteggere l’euro. E di imporre una disciplina ai paesi che non seguivano alla lettera le regole di Maastricht. » Risultato : la Grecia è diventata una sorta di zona economica speciale, dalla mano d’opera a buon mercato.

Il 5 giugno 2013, il FMI ha fatto il suo mea culpa : Christine Lagarde ha ammesso che il primo piano di salvataggio in Grecia è terminato con dei « notevoli fallimenti ». E indica come responsabile l’Unione Europea : gli stati europei non avrebbero le « competenze » richieste per far bene avanzar questo tipo di programma di aiuti ! Ma la privatizzazione dei beni pubblici e il salvataggio degli interessi finanziari privati prosegue.

«In Francia siete i prossimi. Preparatevi». «Miliardi di persone perdono la loro vita o subiscono dei danni irreparabili alla loro salute, a causa della vita politica condotta oggi in Grecia, insorge il dottor Giorgos Vichas. Non sono delle semplici morti. Sono degli omicidi. Quelli che hanno votato delle leggi che provocano l’esclusione di un numero di persone crescente dalla copertura sanitaria nazionale sono degli assassini. Non è solo una responsabilità politica, ma una responsabilità criminale. Speriamo che un giorno pagheranno per i loro crimini».

La morte subita dalla televisione pubblica ha sferzato la popolazione greca. Un risveglio della democrazia ? E’ quello che ci spiegano, gli occhi lucidi, quelli che incrociamo nel locali occupati della televisione pubblica ERT, là dove i tecnici e i giornalisti si affannano per continuare la diffusione de programmi, su dei canali clandestini. La Grecia non è che un laboratorio, altri paesi saranno presto coinvolti. « In Francia, voi sarete forse i prossimi. Preparatevi. » Le politiche d’austerità e la strategia dello chock della Troika saranno presto estese a tutto il continente ? Il solo mezzo di impedirlo è di lottare accanto a chi sarà la prossima cavia.

Traduzione a cura di BARBARA SIMONA LEVA

Fonte: imolaoggi

[align=right]Source: Strategia dello shock: FMI e U...lior offerente | STAMPA LIBERA [/align]


Ultima modifica di Wolframio il 07/07/2013, 16:41, modificato 1 volta in totale.


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Ida Magli: “I governanti ci vogliono uccidere”

25 maggio 2013 - Marco Calafiore - http://www.mxpress.eu/?p=26377

http://www.disinformazione.it/ida_magli.htm

Minimalista, depressa, costantemente sull’orlo del baratro. E’ questa l’Italia che vuole l’Europa? O è la conseguenza di errori politici? Ne discutiamo con Ida Magli, antropologa e saggista italiana. Nel suo lavoro ha applicato il metodo antropologico alla cultura occidentale, pubblicando i risultati delle ricerche in numerosi saggi dedicati al cristianesimo, alla condizione delle donne, agli strumenti della comunicazione di massa. Ida Magli, nel 1997, con il suo saggio “Contro l’Europa”, ha previsto ciò che oggi sta accadendo in Europa, in Italia.

Dal 1997 lei afferma che l’Europa, questa Europa, è dannosa per l’Italia. Come spiega l’europeismo italiano a tutti i costi?
“Sono i governanti, i politici, i sindacalisti, più qualcuno dei grandi industriali per ovvi motivi di allargamento del mercato, ad aver imposto l’europeismo italiano a tutti i costi. Lei fa bene a sottolineare che è ‘italiano’: in tutti gli altri paesi, sebbene i governanti spingano verso l’unificazione europea, non c’è l’assolutezza che c’è in Italia, naturalmente anche a causa dell’obbedienza dei mezzi d’informazione nel tenere il più possibile all’oscuro i cittadini sugli scopi dell’Europa e sui suoi aspetti negativi, un’obbedienza quasi incredibile. Faccio un solo esempio: tanto Mario Monti quanto Emma Bonino sono stati compartecipi del più grosso scandalo avvenuto in seno al governo europeo (La Commissione Santer: Commissione Europea in carica dal 1995 al 1999, quando è stata costretta alle dimissioni perché travolta da uno scandalo di corruzione – ndr) e costretti alle dimissioni con due anni di anticipo dalla scadenza del mandato per motivazioni ignobili quali nepotismo, contratti illeciti, enorme buco di bilancio, come recitala Gazzetta ufficiale dell’UE. Ma nessun giornalista lo dice mai e nessuno l’ha mai sottolineato, neanche quando Mario Monti è stato capo del governo e oggi in cui Emma Bonino è ministro degli esteri nel governo Letta.”

Quali sono gli interessi in gioco?
“I motivi di esclusivo interesse per i governanti sono molti, ma mi fermo a illustrarne soltanto due. Il primo è di carattere politico: distruggere gli Stati nazionali e per mezzo dell’unificazione europea, distruggere i popoli d’Europa, ossia i ‘bianchi’, facilitando l’invasione degli africani e dei musulmani per giungere a un governo ‘americano mondiale’. Naturalmente per la grande maggioranza degli italiani, quella comunista, l’universalizzazione era già presente negli ideali marxisti ed è persistita, malgrado le traversie della storia, fino ad oggi in cui vede finalmente realizzati i propri scopi nel governo Letta. Si spiega soltanto così la lentezza e la tortuosità che sono state necessarie per giungere al governo Letta: era indispensabile creare le condizioni che giustificassero il vero governo ‘europeo’, abilitato a distruggere l’Italia consegnandola all’Europa. Il secondo motivo è esclusivamente d’interesse personale: si sono costruiti, spremendo e schiacciando il corpo dei sudditi, un grande ‘Impero’ finto, di carta, che non conta nulla e non deve contare nulla in base ai motivi che ho già esposto, ma che per i politici dei singoli Stati è ricchissimo. Ricchissimo di onori, di benemerenze, di poltrone, di soldi. Governare oltre cinquecento milioni di persone, con tanto di ambasciate aperte in tutte le parti del mondo, fa perdere la testa a questi politici che vengono dal nulla e che non sono nulla e che, quando manca una poltrona in patria, la trovano in Europa per se stessi, parenti, amici, amanti, con un giro immenso di possibilità e libero da ogni controllo. Non c’è praticamente nessuno dei politici oggi sulla scena che non sia stato parlamentare europeo: Napolitano, Bonino, Monti, Prodi, Letta, Rodotà, Bersani, Cofferati e tanti altri ancora, con un ricchissimo stipendio e benefici neppure immaginabili per i comuni lavoratori. Essere parlamentare europeo significa anche impiegare il poco tempo passato a Bruxelles a tessere i legami e scambiare i favori utili per la futura carriera in patria, godendo anche alla fine di questi ben cinque anni di dura fatica, di una cosa strabiliante: la pensione per tutta la vita.”

In un suo recente intervento ha affermato che non c’è nessuna luce al termine del tunnel della crisi. Il tunnel è dunque la realtà alla quale dobbiamo abituarci?
“Sì, il tunnel è la realtà. Non dobbiamo abituarci, però, anzi: dobbiamo guardarla in faccia come realtà. Niente di ciò che dicono i politici prospettando un futuro miglioramento nel campo economico è vero e realizzabile, perché non possiamo fabbricare la moneta, come fa ogni Stato sovrano (Come fanno in questi giorni il Giappone e l’America per esempio – ndr). Una moneta uguale fra paesi diversi è una tale aberrazione che non è possibile credere a un errore compiuto dai tanti esperti banchieri ed economisti che l’hanno creato, fra i nostri Ciampi e Prodi. E’ stato fatto volutamente per giungere a una distruzione.”

Per distruggere cosa?
“L’introduzione dell’euro ha sferrato il colpo di grazia all’economia degli Stati. Se viceversa si fosse trattato davvero di un errore, allora perché, invece di metterli alla gogna, continuiamo a farci governare da quegli stessi banchieri ed economisti che non sopportano la minima critica all’euro? Dunque la situazione economica continuerà ad essere gravissima e il solerte Distruttore si prepara a consegnarci all’Europa sostenendo che mai e poi mai potremo mancare agli impegni presi e che per far funzionare l’euro bisogna unificarsi sempre di più. Questa è la meta cui si vuole giungere. Visto che la moneta unica non funziona, perché sono diverse le produzioni dei singoli Stati, cambieranno forse queste produzioni unificando le banche e le strutture economiche? Bisogna farsi prendere per imbecilli non reagendo a simili affermazioni. L’unica possibilità che abbiamo per salvarci è che sorga qualcuno in grado di organizzare una forza contraria. Io non lo vedo, ma lo spero. Lo spero perché l’importante è aver capito, sapere quale sia la verità, guardare in faccia il nostro nemico sapendo che è ‘il nemico’.”

In Italia, come in altri paesi colpiti da questo nuovo assetto di mercato che tanti chiamano crisi economica, spesso il suicidio è visto come una soluzione. Come si spiega antropologicamente che è meglio morire invece di ribellarsi?
“La spiegazione si trova in quello che ho detto: i governanti ci vogliono uccidere, lavorano esclusivamente a questo scopo, obbligandoci a fornire loro le armi per eliminarci il più in fretta possibile. Questo è il ‘modello culturale’ in cui viviamo. In base alla corrispondenza e l’interazione fra modello culturale e personalità individuale, chi più chi meno, tutti gli italiani percepiscono il messaggio di condanna a morte che i governanti hanno stabilito per noi in ogni decisione che prendono, in ogni discorso che fanno, in ogni persona che scelgono, in ognuno dei decreti, delle leggi che emanano e delle tasse che impongono. E tuttavia non se ne può parlare: la condanna a morte è chiara ma implicita, sottintesa, segreta, nascosta perché ovviamente l’assassinio individuale così come il genocidio di un popolo, è un delitto e non si può accusarne il governo, il parlamento, i partiti: nessuno. E’ questo il motivo per il quale ci si uccide: l’impossibilità a parlarne, a dirlo chiaramente perfino a se stessi, a fare qualsiasi cosa per evitarlo e ad accusare il proprio ‘padre’. Neanche Shakespeare sarebbe stato in grado di descrivere la tragedia che stiamo vivendo, per la quale stiamo morendo. Qualcuno riesce forse a rendersi conto di che cosa significhi eliminare volontariamente i ‘bianchi’, la civiltà europea, invece che tentare di allontanare il più possibile questa fine, di imprimere nella storia lo sforzo per la salvezza? Qualcuno riesce a concepire un delitto più nefando di questo: che si siano assunti il compito di agevolare questa morte soprattutto gli italiani, i governanti italiani, quando viceversa avrebbero dovuto essere loro a impedirlo, a voler conservare il più possibile l’immensa Bellezza che gli italiani hanno donato al mondo?”



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MessaggioInviato: 07/07/2013, 23:32 
..affamano i popoli,poi magari inizia la tratta degli schiavi di nefasta memoria.......[:(!]


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MessaggioInviato: 08/07/2013, 19:42 
Otto miliardi di euro. Gocce nell’oceano delle centinaia di miliardi di debito pubblico che il Paese ellenico continua annualmente ad accumulare. E almeno fossero soldi veri, a sostegno dell’economia reale, macché: una correzione contabile, un “clic”, ed ecco gli otto miliardi, che i mezzi d’informazione di mezzo mondo definiranno come magnanimi “aiuti” concessi ad Atene da quei filantropi della Bce, dell’Ue, del Fmi.
Già, proprio loro, la “troika”. La quale, conclusa ieri la sua missione esplorativa in Grecia, ha rilasciato una nota formale in cui lascia grondare copioso dalle sue fauci il consueto ottimismo; le consuete e mendaci prospettive di “ripresa”. A patto, chiaramente, che i Greci continuino ad essere disciplinati sulla strada della ricerca della (irrealizzabile) parità di bilancio, che non smettano di versare il “pizzo” alla piovra dell’usura di Bruxelles con relativi interessi e interessi sugli interessi.
La troika detta l’agenda a un governo che si regge su una maggioranza ultra-trasversale di partiti-fotocopia di destra e di “sinistra”. Sfogliamola: “riformare (sic) la tassazione su reddito (per chi ancora ha un reddito) e immobili (per chi ancora ha una casa)”; “contenere la spesa del settore sanitario”; “mettere il personale della pubblica amministrazione in mobilità e ricollocazione”: o meglio, sulla strada.
Niente timori, tuttavia: non sono previsti solo “tagli”. La Cupola dell’eurocrazia si premura anche di vigilare sul completamento della ricapitalizzazione… del “sistema bancario”! Misure, insomma, che colpirebbero con veemenza un qualunque sistema economico, ma che applicate alla situazione corrente della Grecia - caratterizzata da diffusa e grave indigenza, sfaldamento del tessuto sociale, aumento vertiginoso dei casi di suicidio - rischierebbero di essere addirittura letali.
In cambio di trenta denari: un “aggiustamento contabile” da otto miliardi gravati da ulteriori interessi. Questa volta l’allarme di Laocoonte è rivolto a loro: temano il nemico, anche quando è latore di doni; insorgano e si liberino. Riprendendosi la loro moneta, il loro Paese, la loro libertà, la loro vita.


(08 Luglio 2013) - See more at: http://www.rinascita.eu/index.php?actio ... ioOV6.dpuf

..la troika sara' pure ottimista,non credo il popolo greco,oramai ridotto al ruolo di schiavi........[:(!]


Ultima modifica di ubatuba il 08/07/2013, 19:43, modificato 1 volta in totale.

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