Paura e rabbia: “Ci hanno preso alle spalle”di Caterina Perniconi
Militanti, ragazzi, anziani. Tutti sconvolti: "Le persone che sono scese in piazza pacificamente verranno cancellate per causa loro. Siamo stati scippati di un diritto"
“Cor-te-o! Cor-te-o!”. La parte pacifica dei manifestanti grida contro gli incappucciati, vuole sfilare. Da ore stanno cercando di bloccarli. Li fischiano e li insultano: “Toglietevi i cappucci! Vigliacchi! Fascisti! Servi!”. Non riescono a fermarli.
I militanti di Sinistra e libertà provano a contenerne una trentina su via Cavour. I black bloc li prendono a bastonate e sparano tre petardi. Uno colpisce un manifestante a una mano. Viene trasportato in ospedale dove perderà due dita. “Ci hanno attaccati alle spalle, noi abbiamo fatto di tutto per fermarli – racconta Giancarlo Torricelli, coordinatore di Sel a Roma – adesso le centinaia di migliaia di persone che sono scese in piazza pacificamente verranno cancellate per colpa loro”.
Poco dopo tocca a un signore anziano. Prova a fermare un ragazzo che sta spaccando una vetrina. Lui si gira, incappucciato e irriconoscibile e gli rompe una bottiglia sulla testa. “Schifoso!” gli gridano i manifestanti, ma ormai hanno paura. In piazza sono scesi referendari, pacifisti, studenti, sindacati di base, tanti precari e moltissime associazioni pacifiste, dall’antimafia agli ambientalisti. E poi famiglie, con i bambini nel passeggino, costrette alla fuga.
Da via Cavour scende Salvatore Arduino, del movimento No Tav. E’ tornato indietro a prendere la macchina fotografica che aveva dovuto lasciare dopo i primi scontri.
“Per fortuna l’ho ritrovata – spiega – ho le immagini degli infiltrati, sono entrati all’altezza del gruppo No Tav, due avevano anche la nostra bandiera ma non c’entrano nulla con noi. Ci conosciamo tutti e questi non sono dei nostri”. Come facevano ad avere due bandiere col vostro simbolo? “Ne abbiamo portate moltissime e distribuite, non era difficile prenderne due. Noi li abbiamo visti mentre si cambiavano lungo via Cavour, hanno portato le tute, si sono incappucciati. Non escludiamo che ci siano degli infiltrati, ma devono pagare, soprattutto per aver provato ad addebitarci degli scontri che noi non avremmo mai fatto, noi difendiamo il bene comune”.
La polizia spezza il corteo a metà in via Labicana all’altezza di piazza S. Clemente e i manifestanti vengono dispersi con i lacrimogeni. Sara, una ragazza arrivata dalla Sardegna piange, singhiozzando: “Portatemi via, vi prego! Hanno rovinato tutto!”. Bevono da una fontana nella strada parallela, da un bar aperto prendono un limone per contrastare gli effetti dei lacrimogeni, provano a scherzare: “Ma ve lo immaginate che dice stasera Minzolini al Tg1?”.
La tensione resta altissima. Molti si rifugiano nei portoni e nelle chiese.
Una coppia di ragazzi arrivata dalla Romagna ha le lacrime prodotte dal fumo che continua a levarsi alto dall’incrocio con via Merulana: “Erano in duecento almeno, ci hanno rovinati, noi volevamo sfilare pacificamente e questa volta eravamo tanti non se l’aspettavano. Ora i protagonisti sono loro, vigliacchi!”. Superato il momento critico di via Labicana, i ragazzi che si spingono fino all’incrocio con via Emanuele Filiberto sono increduli davanti alla scena che trovano davanti agli occhi: altre macchine bruciate, cassonetti e motorini incendiati e sparsi ovunque. “Li abbiamo visti, eravamo qui quando hanno cominciato a incendiare tutto – racconta Fabio da Bologna – il problema è stato quando la polizia ha spezzato il corteo e gli incappucciati lanciavano petardi e sassi da entrambe le parti. Io lavoro alle Poste e vi assicuro che questi non sanno cosa fanno. Hanno spaccato un Postamat ma è l’unica alternativa che esiste alle banche. Il problema è l’ignoranza, anche da parte di chi li carica, dovrebbe esserci più prudenza”.
Arrivano due signori anziani, ci interrompono: “Noi li abbiamo visti! Avevano una bandiera coi simboli fascisti”. Poi la signora si distrae, guarda alle nostre spalle, ci voltiamo. Sono arrivati quattro ragazzi, minorenni, stanno cercando di tirare su un cassonetto, lo rimettono a posto. “Non capisco cosa significa distruggere anche un bene pubblico – dice Alessandro, studente del liceo Mamiani – in teoria questa è una cosa che serve a mantenerci ‘puliti’ ma questi non capiscono niente, spaccano tutto indistintamente”. Vicino a lui c’è una ragazza giovanissima che parla al telefono:
“Mamma stai tranquilla, sto bene. Però tutti qui ci stiamo chiedendo come mai i black bloc sono nel corteo dalle due, un corteo pieno di polizia in borghese, e nessuno li ha fermati”. Un interrogativo che circola anche tra i manifestanti in metropolitana mentre, pacificamente, tornano a casa senza aver mai raggiunto piazza San Giovanni.
da Il Fatto Quotidiano del 16 ottobre 2011
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10 ... 9D/164194/