I danni dell' amiantohttp://www.dottorbruna.it/amianto.htmIl 2 giugno prossimo sarà presentato al Festival “Cinema Ambiente” di Torino, presso il Cinema Massimo, un docufilm diretto da mio figlio Niccolò, insieme ad Andrea Prandstaller sui danni provocati dall’amianto e dalla sua lavorazione.
C’è grande attesa per questo film (il titolo è “Polvere”), girato a Casale (sede della storica fabbrica Eternit), a Torino (ove è in corso il processo contro i proprietari dello stabilimento), ma anche in Brasile (attualmente uno dei maggiori produttore ed esportatore di amianto) e in India, ove l’impiego del materiale, regolarmente importato, è assai diffuso.
Come padre del regista sono spesso interrogato da amici e conoscenti sui rischi dell’amianto e mi è sembrato opportuno farne una sintesi.
Sotto il temine di amianto o asbesto si riunisce un gruppo di minerali fibrosi composti da acidi di silice con magnesio, calcio, ferro, sodio: le fibre sono un po’ diverse a seconda della composizione.
L’inalazione di queste fibre fa sì che alcune di esse non vengano rimosse con il muco come le altre polveri, ma si “piantino” nel tessuto polmonare, provocando una infiammazione che porta in seguito ad una perdita di elasticità del polmone, cioè ad una fibrosi polmonare, l’asbestosi. Anche la pleura ne può essere coinvolta con formazione di placche rigide sulla sua superficie.
La fibrosi polmonare porta progressivamente all’insufficienza respiratoria, un po’ perché permette la movimentazione di una minore quantità di aria, ma soprattutto perché limita il passaggio, cioè la diffusione, dell’ossigeno dall’aria al sangue dei capillari polmonari.
Non tutti coloro che inalano fibre di amianto si ammalano di asbestosi: certamente giocano anche altri fattori (fumo, altre polveri): ma certamente esiste, tra coloro che si ammalano, una proporzione fra la quantità di fibre inalate e la gravità della malattia. Per questo è una patologia quasi esclusiva di coloro che all’amianto sono esposti professionalmente: lavoratori delle cave e delle miniere, lavoratori nelle varie industrie delle lo utilizzavano per coibentazioni (nelle navi, nei treni) per freni delle auto, lavoratori di industrie di materiale edile, come la Eternit, muratori in genere.
L’utilizzo dell’amianto è stato proibito ufficialmente in Italia dal 1992, le fabbriche che ne producevano manufatti hanno trovato materiali alternativi, le cave sono chiuse (quella di Balangero, a 40 kilometri da Torino, era la più grande d’Europa): gli ultimi lavoratori a rischio sono quelli che si occupano – con tutte le attenzioni possibili - della rimozione dai luoghi ove è stato inserito.
I cantieri della TAV tra Torino e Lione dovranno scavare gallerie in zone ad alto contenuto di asbesto (largamente diffuso, anche in superficie in Val di Susa, come in Val di Lanzo): grandissime attenzioni perciò dovranno essere poste per evitare rischi a operai e residenti.
Ma la malattia più grave correlata all’inalazione di amianto è la degenerazione tumorale della pleura, alla cui superficie vengono portate dai vasi linfatici polmonari le fibre inalate: è il mesotelioma, uno dei tumori più aggressivi e a tutt’oggi meno curabili, anche quando la diagnosi è precoce.
Anche in questo caso sono sicuramente in gioco anche altre concause: non tutti si ammalano, anche se esiste una correlazione epidemiologica precisa tra esposizione all’amianto e mesotelioma. In questa patologia però non c’è correlazione con la dose inalata ed infatti molti malati di mesotelioma non hanno neppure l’asbestosi. In alcune zone, dove il contatto, anche solo ambientale è più frequente e diffuso l’incidenza di questo tumore è significativamente più alta.
Inoltre il periodo di latenza fra l’esposizione all’amianto e lo sviluppo del tumore è molto lungo: anche 30 anni, per cui è talora difficile ricostruire la storia del paziente.
L’evoluzione del mesotelioma è poi spesso assai rapida e drammatica, come viene evidenziato anche nel film: si formano versamenti liquidi e ispessimenti sempre più estesi sulle pleure che incarcerano progressivamente il polmone, spesso con dolori al torace, fino a indurre una insufficienza respiratoria.