Time zone: Europe/Rome [ ora legale ]




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Astronave
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MessaggioInviato: 03/01/2012, 13:41 
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sezione 9 ha scritto:
Evidentemente, non basta, perchè il nostro imprenditore medio non ragiona come la multinazionale, ragiona come un contadino: mangia finchè ce n'è.


Questo è vero.

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ubatuba ha scritto:

<h5>stipendi parlamentari:niente tagli,x la commissione serve altro tempo,in quanto tagliare agli"incapaci"della casta e'troppo difficile,ma questo governo"bassotti"cosi' rapido falcidiare i comuni cittadini,e' mai possibile non riesca nell'impresa di tagliare sulla kasta parassita?"</h5>


Perchè non è quello il loro interesse.
E' più importante dare al Paese un'immagine apparentemente legale, "pulita": i supereroi tecnici della Bocconi che vengono a salvare il Paese dalla crisi tagliando in un futuro indefinito gli stipendi alla casta (ma intanto ne parlano come se fosse già cosa fatta perchè qui sta il gioco), scovando gli evasori fiscali ad una lentezza esasperante (le mosse e gli arresti ci sono, ma aspetta che li beccano tutti, tra i ritmi lenti e la quantità di delinquenti accumulati negli anni proprio grazie alla mala-politica) e reintroducendo vecchie tasse, inventandone di nuove ed aumentando quelle già esistenti "per il bene del Paese" (e qui lasciamo perdere va....) andando così a colpire solo le classi comuni...."I fantastici tecnici", i supereroi che ci salveranno dalla crisi, dalla politica malata e dall'evasione fiscale....bella favoletta? Voi ci credete? Io no.

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lex ha scritto:

magari ci fosse differenza solo tra italia ed europa, vorrebbe dire che in italia c'è lavoro per tutti con i vari stipendi correlati alla vita, ma qui è un calvario...gente che soffre come me, nel leggere (perchè tanto i vari tg sono soltanto degli show)online di gente che si suicida perchè non ce la fa, specialmente se vecchietti (i quali mi fanno molta tenerezza), gente che ruba soldi alla comunità europea e poi se ne scappa rovinando la vita a tutti quelli che vorrebbero i fondi europei per fare davvero qualcosa (qua in calabria ci sono i fondi di bruxelles bloccati e non si sa se li daranno)...potrei continuare


Quando gli anziani, ovvero coloro che dovrebbero essere assistiti più che puniti, non ce la fanno più, è un gran colpo per il Paese: molti di loro sono un simbolo di economia famigliare, di risparmio a fin di bene, è un gran colpo per tutti soprattutto a livello morale generale.

Riguardo ai fondi bloccati, per quanto ne so io, ciò accade in mancanza di investimenti redditizi in termini di crescita, il classico "se ne vale la pena si sbloccano, altrimenti nisba".
Potrei sbagliarmi (anzi, sicuramente) ma mi è stato raccontato così a riguardo.


Ultima modifica di Pegasus il 03/01/2012, 14:04, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 03/01/2012, 14:53 
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sezione 9 ha scritto:

Tassazione sul lavoro. Mah. ditemi se sbaglio, ma le tasse sul lavoro in Italia sono oltre il 40%, ma non sono "eccessivamente" alte, visto che in Francia e Germania la percentuale cala di uno o due punti. Nei paesi scandinavi la cifra è identica, si tratta di decimali di differenza. Quindi, il problema non è che le imprese sono schiacciate dalle tasse, è che non sono competitive.

Troppi dipendenti pubblici. Non direi proprio. In Italia siamo sul 5% della popolazione, come Germania e Spagna. L;'Inghilterra ne ha meno, sul 3%, la Francia di più, l'8%, i paesi scandinavi viaggiano comodamente sul 10%. Diciamo che l'Italia è nella media: quindi, neppure questo è il problema.

Contrattazione bastarda. Troviamo i colpevoli? Non chi ha permesso la schiavitù del lavoratore, ma i sindacati, certo... Rmnd, visto la fotina che porti, dovresti anche evitare affermazioni che risultano ridicole... Perchè a me viene in mente un certo Sacconi, a sentire certe cose...

Mancanza di flessibilità. Permetti una risata? Ormai, siamo arrivati ai contratti settimanali. Il problema è la precarietà eccessiva... Il problema è che il lavoro "rischioso" è stato pensato dalla legge non per permettere la flessibilità del mercato del lavoro, ma solo come strumento in mano alle aziende per avere meno rogne, sia economiche che politiche e sindacali. E, scusa, ma qui ci sono precise responsabilità politiche, che tu dovresti conoscere meglio di me. E apprezzare, visto appunto la foto. A meno che non sia ironica e non celebrativa...

Euro. E infatti prima eravamo tutti più ricchi. Avevamo una economia che produceva molto più di adesso...

La storiellla finale dovrebbe poi avere una morale. Morale: vince chi paga meno. Ma non stavamo appunto parlando di come alzare gli stipendi, che sono mediamente più bassi che nel resto d'Europa? C'è qualcosa che non mi torna: se abbiamo, come è vero, stipendi bassi, evidentemente l'Italia non è in crisi produttiva perchè ha salari troppo alti... E non è abbassandoli (o tagliando diritti e tutele) che cambieranno le cose, visto che negli ultimi anni abbiamo visto scendere sia i salari che i diritti senza un briciolo di crescita. Il problema è la qualità dell'impresa, e dell'imprenditore. Siamo uno dei Paesi europei che lavora di più, ma che produce, cresce e guadagna di meno. La colpa dunque di chi è, del lavoratore, e del sindacato, o dell'imprenditore, e della politica? Ti ricordo, rmnd, che il capo dei due personaggi nella tua foto è andato, un po' di anni fa, dagli industriali a dire che il programma del suo governo è il programma di confindustria. Andiamo a vedere questo aspetto, andiamo a vedere cosa ha prodotto la politica industriale (e filo-industriale, filo-padronale) in Italia, andiamo a vedere quanti soldi le imprese italiane investono per la loro riqualificazione tecnologica, andiamo a vedere la preparazione anche intellettuale dell'imprenditore italiano, andiamo a vedere quanto certa politica ha servilmente offerto sul biblico piatto d'argento le teste dell'unità sindacale, dei diritti dei lavoratori, della loro sicurezza economica alle imprese pur di avere il loro voto...

Solo un'ultima cosa, a proposito dei sindacati. Io non apprezzo minimamente il lavoro della FIOM sul caso Fiat. Il problema è che sul caso Fiat si è potuto valutare solo il lavoro dei sindacati, perchè il Governo dei tuoi amichetti (come in tutti gli altri casi di crisi aziendali) è stato completamente assente. Non avevamo nemmeno il ministro dello sviluppo economico. Quel governo si muoveva solo quando doveva difendere i suoi interessi (e penso ai "poveri" farmacisti, tanto per dirne una, o ai "poveri" avvocati). Per il resto, "ridete, la crisi è psicologica". Qua, se c'è qualcuno che ha dormito, è stato proprio il governo...


Le differenze sono culturali.
Manca senso civico ed ognuno guarda al suo orticello. Il costo del lavoro è troppo alto in Italia e le manette spesso eccessive imposte dai sindacati creano due classi si lavoratori, quella che lavora e quella che sfrutta il lavoro degli altri con i costi per le aziende che noi tutti conosciamo.
Ci sono buone leggi in Italia, peccato che la maggior parte le utilizi a scopi propri, magari per fare un secondo lavoro. Gli industriali non sono certo dei santi, ma bisogna dar loro la possibilità di mandare a casa chi non produce ma fà solo del parassitismo.



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Green, se io sono in fabbrica e "dormo", mi fanno la segnalazione. Mi tagliano lo stipendio. Se continuo, ne arriva un'altra, con altra sanzione. E così via, fino al licenziamento. NESSUNA LEGGE tutela i fannulloni, e nessuno sindacato protegge chi non lavora.

L'Art. 18 dello Statuto dei Lavoratori (se è questo l'oggetto del contendere) prevede il divieto del licenziamento senza giusta causa. Non fare il proprio dovere è giusta causa. Avere la tessera di un sindacato o di un partito non è giusta causa. L'art. 18 non tutela i fannulloni, e non impedisce alle imprese di licenziare perchè uno non ha voglia di lavorare. E non impedisce nemmeno il licenziamento per meri motivi economici. L'impresa va in crisi? Scatta la cassa integrazione. E poi la mobilità. Si resta a casa. Con o senza art. 18.

Laviamoci un po' la testa dalla propaganda e leggiamo i testi normativi. Ma basterebbe anche leggersi le dichiarazioni delle parti in causa. Non mi pare infatti che Confindustria abbia chiesto queste cose. Ha chiesto altro: meno tasse e un preciso intervento statale a sostegno della crescita. Investimenti sicuri su piani certi. Se si facessero assieme, sono d'accordo su entrambe. Ma il taglio senza un vincolo di scopo, no.


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sezione 9 ha scritto:

Green, se io sono in fabbrica e "dormo", mi fanno la segnalazione. Mi tagliano lo stipendio. Se continuo, ne arriva un'altra, con altra sanzione. E così via, fino al licenziamento. NESSUNA LEGGE tutela i fannulloni, e nessuno sindacato protegge chi non lavora.

L'Art. 18 dello Statuto dei Lavoratori (se è questo l'oggetto del contendere) prevede il divieto del licenziamento senza giusta causa. Non fare il proprio dovere è giusta causa. Avere la tessera di un sindacato o di un partito non è giusta causa. L'art. 18 non tutela i fannulloni, e non impedisce alle imprese di licenziare perchè uno non ha voglia di lavorare. E non impedisce nemmeno il licenziamento per meri motivi economici. L'impresa va in crisi? Scatta la cassa integrazione. E poi la mobilità. Si resta a casa. Con o senza art. 18.

Laviamoci un po' la testa dalla propaganda e leggiamo i testi normativi. Ma basterebbe anche leggersi le dichiarazioni delle parti in causa. Non mi pare infatti che Confindustria abbia chiesto queste cose. Ha chiesto altro: meno tasse e un preciso intervento statale a sostegno della crescita. Investimenti sicuri su piani certi. Se si facessero assieme, sono d'accordo su entrambe. Ma il taglio senza un vincolo di scopo, no.


Così dovrebbe essere, ma sai anche tu che l' applicazione dell' articolo 18 si lascia spesso interpretare.
Il problema non sono le leggi di tutela, ottime tra l' altro, ma il come vengono utilizzate dai lavoratori. Non ricordo con quale numero venga identificata la legge che consente ai lavoratori di assentarsi per accudire famigliari con problemi seri, ma so per certo che la legge viene utilizzata spesso in modo poco onesto. Per questo affermavo che nel vostro paese è una questione culturale e civica la gestione del lavoro e la sua regolamentazione.



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