Time zone: Europe/Rome [ ora legale ]




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MessaggioInviato: 25/01/2013, 00:09 
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Entro 2013 geotermico ai Campi Flegrei
Delegato energia sindaco,centrale integrata da biomassa e solare

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NAPOLI - Entro l'anno in corso partira' a Napoli il progetto pilota con la costruzione di un impianto trigenerativo che sfrutti l'energia geotermica prodotto dal sottosuolo dei Campi Flegrei.

La notizia e' emersa a margine del convegno ''Ambiente, pace, geotermia, sviluppo e lavoro'', organizzato dal Comune di Napoli. La centrale verra' costruita nella zona dei campi flegrei ''ma non nella zona di Bagnoli futura'', precisa Antonio Luongo, consigliere comunale a Napoli e delegato del sindaco De Magistris per l'energia.

''Puntiamo - spiega Luongo all'ANSA - su un impianto pilota trigenerativo, integrato da altre fonti che in questo caso saranno il solare termodinamico e una biomassa liquida come il riciclo di oli vegetali o le coltivazione di alghe. Elementi tutti naturali''.


http://www.ansa.it/web/notizie/canali/e ... 10545.html


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Napoli: rischio eruzione per il vulcano ai Campi Flegrei a causa delle trivellazioni selvagge

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L’Italia è uno dei paesi al mondo col più alto rischio sismico e vulcanico. Oltre ai vulcani ben noti come Etna, Vesuvio e Stromboli, dei quali per il primo si attende un pericoloso risveglio entro un decennio che rischia di far scomparire la città di Napoli e il suo hinterland, ve ne sono altri molto pericolosi come il Marsili, pericolosissimo vulcano sommerso nel Tirreno che potrebbe scatenare uno tsunami lungo le coste calabro-sicule. Poi ci sono anche i Campi Flegrei (campi ardenti) situati poco a nord di Napoli, che sono un’enorme caldera di 12×15 km, nata a seguito di catastrofiche eruzioni che ebbero luogo 36.000 e 14.000 anni fa.

[BBvideo]=player_embedded&v=YSXZwdZ5Xy8[/BBvideo]

Il progetto Deep Drilling prevede la trivellazione nell’area di Bagnoli Futura e Bagnoli, scendendo fino a quattro chilometri di profondità. Il fine è quello di entrare in contatto con fluidi geotermici a 500° di temperatura, utilizzabili per produrre energia elettrica e riscaldamento domestico, ma anche per studiare il funzionamento di uno dei vulcani più temibili al mondo.

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Secondo gli studiosi, non è possibile prevedere le reazioni della terra, quindi non si può escludere che si sviluppino terremoti, fughe di gas tossici, se non addirittura esplosioni incontrollate. «Qualunque perforazione nasconde rischi – ha spiegato Mastrolorenzo – per cui realizzarne una vicino a un centro densamente abitato è una scelta azzardata».

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Benedetto De Vivo, ordinario di geochimica, e Franco Ortolani, ordinario di geologia, entrambi per l’università degli studi di Napoli “Federico II”, Giuseppe Mastrolorenzo e Lucia Pappalardo per l’Istituto Nazionale di geofisica e vulcanologia di Napoli prospettano i pericoli di queste trivellazioni.

Esperimenti analoghi condotti all’estero, spesso si sono risolti in situazioni molto spiacevoli. Una su tutte, riguarda il vulcano Lusi, sull’isola di Giava.

Nel 2006, il giorno dopo, guarda caso, una trivellazione petrolifera organizzata dalla compagnia Lapindo Brantas a 150 metri dal vulcano, si è verificata un’eruzione di fango bollente risultata ben presto inarrestabile. Ad un ritmo costante di 100.000 metri cubi al giorno di fango emesso, il Lusi in due anni ha seppellito dodici villaggi e provocato l’evacuazione di ben 30.000 persone, rendendo impraticabile un’area di 7 kmq.

Dai risultati delle prospezioni Enel-Agip degli anni Settanta, i fluidi campionati dal sottosuolo, esaminati, si sarebbero rivelati eccessivamente ricchi di sali, ed a pressione critica, per poter servire ad un impiego in chiave geotermica.

Cosa accadrebbe se anche nel bel mezzo di Napoli i Campi Flegrei iniziassero ad eruttare fanghi termali ad alta temperatura, senza che si possa far nulla per arrestarne il flusso in superficie?

Esiste un piano di evacuazione delle zone coinvolte da tale evenienza?

Esiste un piano di gestione del rischio?

La cittadinanza è stata interpellata, informata dei rischi? Ha avuto modo di esprimere il proprio parere?

E, non ultimo, su chi ricadrebbe le responsabilità, in caso di imprevisti, lievi o gravi che dovessero essere?



http://www.reset-italia.net/2013/12/09/ ... d=noscript


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MessaggioInviato: 13/12/2013, 08:42 
Tutte queste abitazioni sono sulla bocca di una canna di fucile!.[:0]


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MessaggioInviato: 15/09/2014, 01:22 
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Campi Flegrei ad alto rischio eruzione. Ma la Protezione Civile non lo dice

La storia geologica ce lo insegna, ma a provarlo scientificamente è pure un rapporto Ingv di due anni fa che la Protezione Civile ha finora tenuto sotto chiave perché non esiste un piano di fuga.

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NAPOLI – Un’eruzione nei Campi Flegrei produrrebbe molti più danni del Vesuvio e il rischio che accada è il più alto d’Europa, più dell’Etna e di Stromboli. La storia geologica ce lo insegna, ma a provarlo scientificamente è pure un rapporto Ingv di due anni fa che la Protezione Civile ha finora tenuto sotto chiave perché non esiste un piano di fuga.

A rivelarlo è Franco Mancusi sul quotidiano Il Mattino. La ricerca parla di un livello stabile di probabilità di eruzione nei Campi Flegrei pari al 10 per cento: il più alto dell’Europa Continentale. Secondo gli esperti è inutile creale allarmismi, ma prevenire sarebbe quantomeno auspicabile. Eppure il piano di messa in sicurezza non è ancora pronto e non c’è mai stato l’allargamento della zona rossa alla periferia Ovest di Napoli.

Il rapporto, scrive Mancusi, si basa sul metodo chiamato “Operational Eruption Forecasting” che valuta i possibili scenari sui tempi di ristagno dei magmi e dunque l’evoluzione dell’attività vulcanica nei comprensori a più alto rischio.

“Per i Campi Flegrei la probabilità dell’eruzione ha superato la quota del 10 per cento. Tutto nasce dallo studio di quattro ricercatori dell’Istituto: Paolo Papale (responsabile della sezione Vulcanologia), Warner Marzocchi, Jacopo Selva, Laura Sandri. Il rapporto è stato pubblicato sul «Journal of Applied Volcanology» nel 2012. La Protezione Civile, però, non ha mai diffuso il testo del lavoro, perché ancora non è stato aggiornato il piano di sicurezza dei Campi Flegrei con l’allargamento della zona rossa”.

Il membro dell’esecutivo nazionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli, denuncia:

“La cittadinanza ha il diritto di sapere la verità. Se la Protezione Civile non ha diffuso il testo pur non avendo realizzato da anni su richiesta di tanti amministratori locali e cittadini il piano di fuga ci troviamo dinnanzi ad una scelta ingiustificabile e a nostro avviso inqualificabile forse anche ai limiti dell’incoscienza.

Chiediamo che il parlamento ed il Ministro competente convochi subito il capo della Protezione Civile nazionale per avere chiarificazioni su tale comportamento, sul perchè non si riesce a realizzare il piano di emergenza pur avendolo annunciato in diverse occasioni. A Noi non risulta nessun piano sui Campi Flegrei e tantomeno su Ischia che pure è a rischio vulcanico.

Altro che aggiornamento qui bisogna partire da zero. Non si può scherzare con la vita di centinaia di migliaia di persone. Negli anni passati diversi esperti, scienziati e riviste di fama internazionale avevano lanciato allarmi sul mancato aggiornamento del piano di evacuazione del Vesuvio e sulla non esistenza dei piani di emergenza dei Campi Flegrei ed Ischia eppure sono stati spesso ridimensionati o tacciati di catastrofismo.

Non si scherza con i vulcani nella speranza che la fortuna eviti le tragedie. Bisogna preparare i piani di fuga, monitorare il territorio, educare la popolazione locale, interagire con le amministrazioni locali. Questo la Protezione Civile nazionale e anche quella regionale dovrebbero saperlo”


http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-i ... e-1970701/


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 Oggetto del messaggio: Re: L'INIZIO DELLA FINE DELLA CITTA'
MessaggioInviato: 26/12/2016, 13:00 
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Campi Flegrei sotto pressione
Un nuovo modello fisico suggerisce che i gas all’interno della grande caldera partenopea siano prossimi a raggiungere il punto critico di degassamento. Spiegando i recenti riscaldamento e deformazione della crosta nell’area

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Il toponimo la dice lunga sulle caratteristiche dell’area: Campi ‘Flegrei’, ovvero campi che bruciano, campi ardenti. Una grande depressione che contiene almeno ventiquattro tra crateri e piccoli edifici vulcanici che da oltre 40 mila anni borbottano, alzando di tanto in tanto la voce. Una voce potente, capace di portare - secondo alcuni ricercatori - all’estinzione l’uomo di Neanderthal e di plasmare in appena una settimana nuovi rilievi montuosi.

Proprio la nascita del Monte Nuovo, avvenuta nell’autunno del 1538 presso Pozzuoli, rappresenta l’ultima eruzione prima della lunga fase di quiescenza in cui oggi si trovano i Campi Flegrei. Già, quiescenza. Perché l’attività vulcanica nell’area non è mai cessata ma si manifesta ogni giorno attraverso fenomeni di bradisimo ed emissione di gas e vapori, una sorta di valvola di sfogo che mantiene la pressione costante nelle viscere del sottosuolo.
A partire dal 2005, il fenomeno è divenuto particolarmente evidente, tanto che nel 2012 è stata dichiarata la variazione dello stato di attività
dell’area, passato dal livello “verde” a quello “giallo”, nel quale si richiedono approfondimenti scientifici.

Un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications dai ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia in collaborazione con i colleghi di alcuni istituti di ricerca italiani e francesi, getta nuova luce sulla poco compresa interazione tra magma e sostanze volatili. È questo un elemento fondamentale per interpretare i segnali di risveglio di un vulcano. Nella risalita verso la superficie, il fuso perde infatti pressione, rilasciando parte delle specie volatili o gassose in esso disciolte. Questi vapori ad alta temperatura alterano le proprietà fisiche delle rocce circostanti, riducendone per esempio la resistenza meccanica tanto da innescare un evento eruttivo. Attraverso misure geofisiche e modelli computazionali, gli autori hanno dimostrato che nel magma esiste una pressione critica di degassamento (CDP, Critical Degassing Pressure) oltre la quale aumenta di un ordine di grandezza il rilascio di vapore acqueo e con esso, anche la trasmissione di calore nel sistema idrotermale. Le rocce sovrastanti vengono indebolite, ponendo le basi per un’eruzione.

Nell’articolo si sostiene che “il magma sarebbe prossimo a raggiungere la pressione critica di degassamento nei Campi Flegrei, dove è già stato osservato un acceleramento nei processi di riscaldamento e deformazione”. Gli autori ci tengono a precisare che i dati in loro possesso non suggeriscono un’imminente eruzione. Semplicemente, il raggiungimento della pressione critica di degassamento rappresenta un bivio oltre il quale il sistema può arrivare all’eruzione oppure raffreddarsi fino a sprofondare in un nuovo stato di dormienza. Infatti, il rilascio di vapore acqueo determina nel fuso un aumento di viscosità che ostacola la risalita, in alcuni casi fino ad arrestarla del tutto.

I Campi Flegrei sono un’area affascinante ma difficile. Fino al Neolitico il territorio era ancora soggetto a frequenti e profondi sconvolgimenti che scoraggiavano la presenza di insediamenti stabili. L’area ha assunto una conformazione tale da consentire lo sviluppo di agglomerati solamente negli ultimi millenni: nella conta dei benefici, il clima mite e il fertile suolo vulcanico bilanciavano la violenza della natura.

Nel corso dell’estate del 2016 il governo ha pubblicato la revisione delle “Disposizioni per l’aggiornamento della pianificazione di emergenza per il rischio vulcanico dei Campi Flegrei”, modificando procedure ed estensione delle zone da evacuare in caso di eruzione. Se le eruzioni sono fenomeni che tuttora sfuggono al nostro controllo, la capillare informazione della popolazione e il costante monitoraggio scientifico sono le uniche strade percorribili per garantire l’incolumità delle oltre 500.000 persone che oggi abitano i campi ardenti.


http://www.nationalgeographic.it/scienz ... e-3359543/


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 Oggetto del messaggio: Re: L'INIZIO DELLA FINE DELLA CITTA'
MessaggioInviato: 25/01/2017, 13:07 
Cita:
Germania, si sta risvegliando l'enorme vulcano di Laacher See
Centro Meteo Italiano-23 gen 2017
Germania, si sta risvegliando l'enorme vulcano di Laacher See – Il Laacher See é un vulcano attivo che si trova nella regione vulcanica ..


http://www.centrometeoitaliano.it/terre ... fresh_cens


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 Oggetto del messaggio: Re: L'INIZIO DELLA FINE DELLA CITTA'
MessaggioInviato: 25/01/2017, 15:27 
Per non parlare delle perforazioni nel Vuolcano Marsili

http://www.notiziarioeolie.it/notizie/5 ... siste.html



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 Oggetto del messaggio: Re: L'INIZIO DELLA FINE DELLA CITTA'
MessaggioInviato: 16/07/2017, 22:13 
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'Mountain of God' Volcano Preparing to Erupt
The East African peak looms over a modern city as well as three major sites featuring signs of early humans.

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An active volcano in northeastern Tanzania known to the Maasai as the “Mountain of God” has been quietly rumbling—and it is showing signs that an eruption is imminent.

Known as Ol Doinyo Lengai, the 7,650-foot-tall peak is the only known active volcano that belches out lava rich with a type of rock called carbonatite. This thin, silvery lava can flow faster than a person can run. (Read more about the volcano from our January 2003 issue.)

The volcano is some 70 miles from the city of Arusha and is known for its proximity to some of the world’s most important paleoanthropological sites. Ol Doinyo Lengai is less than 70 miles from the famed Olduvai Gorge, a collection of 3.6-million-year-old hominin footprints at a site called Laetoli, and a “dance hall” of ancient Homo sapiens footprints at a site called Engare Sero.

Typically, the volcano’s activity is confined to its summit. But occasionally, the Mountain of God can roar to life in more dramatic fashion: On September 4, 2007, the volcano belched out a plume of ash that extended at least 11 miles downwind. Lava running down the north and west flanks ignited burn scars that were visible from space.

D. Sarah Stamps, a geophysicist at Virginia Tech, has been partnering with local academics to try and predict the next major eruption. In June 2016, she and her colleagues installed five positioning sensors around Ol Doinyo Lengai in the hopes of tracking how magma’s underground churn is deforming the volcano’s surface.


In concert with Tanzania’s Ardhi University and South Korea’s KIGAM, Stamps has set up a monitoring system that collects data on the volcano’s activity in real time.

On January 17, 2017, Stamps saw a shudder in the data streaming from one monitoring station—a sign that, far from merely rumbling, parts of the volcano were lifting upward.

“Several subsequent signals were also seen in real-time with additional on-the-ground observations by our local technician,” Stamps says. “These signals prompted rapid responses by our team to install three new real-time stations”—a project funded by the National Geographic Society. (Since 2012, the National Geographic Society has committed more than $400,000 to researching volcanoes. Find out more.)

Based on the data they are seeing, Stamps and her colleagues warn that an eruption seems to be on the horizon.

“Imminent in our case means in one second, in a few weeks, a couple of months, or a year or more,” she says in an email.

“There are increased ash emissions, earthquakes, uplift at small volcanic cones, and an ever widening crack at the top of the volcano on the west side,” she adds. “These are all signs of volcanic deformation that will likely lead to an eruption sooner rather than later.”
Debris Dangers

Stamps notes that an eruption alone likely would not affect many of the nearby paleoanthropological sites, an opinion shared by Cynthia Liutkus-Pierce, an Appalachian State University geologist and National Geographic grantee who recently led an analysis of the Engare Sero footprints.



In an email sent from a site six miles from the volcano, Liutkus-Pierce reported that from her perspective, the volcano seemed calm, and the local Maasai did not appear overtly concerned about an eruption.

However, if a large eruption and a heavy rainy season were to coincide, the resulting debris flows could potentially harm Engare Sero and nearby sites, Liutkus-Pierce says.

“Historically, Lengai is capable of large debris flows and debris avalanches that reach the shore of Lake Natron, and these could potentially pose a significant threat to the site and to all of the camps that are here along the lake edge,” she says.



“I think that would be my biggest concern for this area—the potential for a debris flow or debris avalanche.”

As it happens, the Engare Sero footprints exist only because a similar scenario occurred between 5,000 and 19,000 years ago.

At that time, an influx of volcanic mud—washed off of Ol Doinyo Lengai’s flanks by rainfall—created vast mudflats on the shoreline of Lake Natron that ancient humans trod across within hours to days of the event. A second surge of material then filled in the dried footprints, preserving them.

Liutkus-Pierce notes that even in a worst-case scenario, Engare Sero’s “dance hall” is staying alive. Her research team has photographed the footprints in high resolution and could re-create them—and even print them out—in 3D as needed.

“In that way,” she says, “we have essentially preserved the site in case of a natural disaster.”



http://news.nationalgeographic.com/2017 ... s-science/


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 Oggetto del messaggio: Re: L'INIZIO DELLA FINE DELLA CITTA'
MessaggioInviato: 16/07/2017, 22:46 
Traducila questo schifo di lingua!. [:D]


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 Oggetto del messaggio: Re: L'INIZIO DELLA FINE DELLA CITTA'
MessaggioInviato: 17/07/2017, 00:48 
bleffort ha scritto:
Traducila questo schifo di lingua!. [:D]


Praticamente il monte Il vulcano Ol Doinyo Lengai si sta risvegliando dopo un sonno di millenni [:D]

un articolo in italiano

http://nonsiamosoli.info/la-montagna-di ... e-momento/


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