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MessaggioInviato: 02/07/2012, 12:14 
Per capire perchè quella di Monti sia una vittoria di Pirro partiamo dalla comprensione dell’E.S.M. (Meccanismo Europeo di Stabilità), il cosiddetto fondo salva-stati. L’ESM sostituirà i fondi European Financial Stability Facility (EFSF) ed European Financial Stabilisation Mechanism (EFSM) attualmente ancora in vigore, nati per salvare gli stati di Portogallo e Irlanda, investiti dalla crisi economico-finanziaria. L’Esm sarà attivo a partire da luglio 2012 e avrà una capacità di 500 miliardi di euro.


La Germania detiene la quota di partecipazione al fondo più alta (un 27%), versando 190 miliardi di euro, seguita da Francia (142 miliardi) e dall’Italia (che versa 125 miliardi di euro).


L’ESM sarà regolato dalla legislazione internazionale e avrà sede a Lussemburgo. Il fondo emetterà prestiti (concessi a tassi fissi o variabili) a condizioni molto severe, con interventi sanzionatori per gli stati che non dovessero rispettare le scadenze di restituzione i cui proventi andranno ad aggiungersi allo stesso ESM.

L’ESM è una struttura SOVRANAZIONALE: il suo operato, i suoi beni, averi, ovunque si trovino e chiunque li detenga, dovranno avere immunità da ogni forma di processo giudiziario. Nell’interesse dell’ESM, tutti i membri del personale dovranno essere immuni da procedimenti legali in relazione ad atti da essi compiuti nella loro veste ufficiale e godranno dell’inviolabilità nei confronti dei loro atti e documenti ufficiali.




Il summit dell’Eurozona del 29 giugno 2012, che ha fatto salire l’euforia malsana degli investitori di borsa, giunge ad un accordo che prevede che i paesi "virtuosi" (che rispettano in sostanza la disciplina di bilancio e, quindi, virtuosi secondo la Troika) sotto la pressione di spread eccessivi possano usufruire dell’acquisto di una parte dei loro titoli di Stato da parte dei fondi di salvataggio dell’Eurozona (l’Efsf ora e poi toccherà all’ESM appena entrerà in vigore a luglio), senza per questo doversi sottoporre a condizioni aggiuntive rispetto agli impegni già presi.

In pratica, il paese indebitato che ha bisogno di un prestito dovrà comunque fare una richiesta formale di attivazione dell’intervento del Fondo di salvataggio, e sottoscrivere un Memorandum of understanding (‘Protocollo d’intesa’) con la Commissione europea. L’intesa sul protocollo tra Commissione e Paese indebitato prevederà i soliti tagli della spesa pubblica, aumento delle imposte e privatizzazioni, ossia smembramento dell’apparato statale a tutto guadagno di banche e multinazionali.



Attraverso l’ESM si potrà ricapitalizzare le banche direttamente, e non più attraverso i governi nazionali, con la differenza che i nostri soldi finiranno direttamente dall’ESM alle casse delle banche; inoltre questa possibilità potrà essere adottata non appena ci sarà una sorveglianza unica a livello europeo, ossia quando la vigilanza bancaria sarà trasferita dalla singola banca centrale del paese (es. Bankitalia per l’Italia) alla Banca centrale europea, e da ciò scaturirà maggiore accentramento di potere nelle mani di una struttura sovranazionale, ancora più distaccata dai poteri nazionali.



<h4>A differenza dei mass-media che esaltano tanto Monti in queste ore, l’impiegato della JP Morgan non ha ottenuto quello che aveva richiesto: ossia lo "scudo anti-spread", ovvero l’attivazione automatica dell’intervento del fondo salva-stati quando gli spread superassero una determinata soglia, poichè l’accesso al fondo prevede sempre e comunque una richiesta di attivazione che il Paese sarà costretto a fare alla Commissione. Quindi non si comprende perchè la stampa di regime esalti tanto Monti a discapito della Merkel, la quale resta la capogruppo</h4>




http://www.vocidallastrada.com/2012/07/ ... .html#more


si puo' affermare che il potere oramai,e'passato dal popolo sovrano a pochi banchieri,i quali saranno liberi di decidere senza dovere risponderne a nessuno [;)]


in effetti tutto questo cantar vittoria non e' molto chiaro,e' una vittoria di pirro


Ultima modifica di ubatuba il 02/07/2012, 12:21, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 02/07/2012, 12:41 
Cita:
ubatuba ha scritto:






Per capire perchè quella di Monti sia una vittoria di Pirro partiamo dalla comprensione dell’E.S.M. (Meccanismo Europeo di Stabilità), il cosiddetto fondo salva-stati. L’ESM sostituirà i fondi European Financial Stability Facility (EFSF) ed European Financial Stabilisation Mechanism (EFSM) attualmente ancora in vigore, nati per salvare gli stati di Portogallo e Irlanda, investiti dalla crisi economico-finanziaria. L’Esm sarà attivo a partire da luglio 2012 e avrà una capacità di 500 miliardi di euro.


La Germania detiene la quota di partecipazione al fondo più alta (un 27%), versando 190 miliardi di euro, seguita da Francia (142 miliardi) e dall’Italia (che versa 125 miliardi di euro).


L’ESM sarà regolato dalla legislazione internazionale e avrà sede a Lussemburgo. Il fondo emetterà prestiti (concessi a tassi fissi o variabili) a condizioni molto severe, con interventi sanzionatori per gli stati che non dovessero rispettare le scadenze di restituzione i cui proventi andranno ad aggiungersi allo stesso ESM.

L’ESM è una struttura SOVRANAZIONALE: il suo operato, i suoi beni, averi, ovunque si trovino e chiunque li detenga, dovranno avere immunità da ogni forma di processo giudiziario. Nell’interesse dell’ESM, tutti i membri del personale dovranno essere immuni da procedimenti legali in relazione ad atti da essi compiuti nella loro veste ufficiale e godranno dell’inviolabilità nei confronti dei loro atti e documenti ufficiali.




Il summit dell’Eurozona del 29 giugno 2012, che ha fatto salire l’euforia malsana degli investitori di borsa, giunge ad un accordo che prevede che i paesi "virtuosi" (che rispettano in sostanza la disciplina di bilancio e, quindi, virtuosi secondo la Troika) sotto la pressione di spread eccessivi possano usufruire dell’acquisto di una parte dei loro titoli di Stato da parte dei fondi di salvataggio dell’Eurozona (l’Efsf ora e poi toccherà all’ESM appena entrerà in vigore a luglio), senza per questo doversi sottoporre a condizioni aggiuntive rispetto agli impegni già presi.

In pratica, il paese indebitato che ha bisogno di un prestito dovrà comunque fare una richiesta formale di attivazione dell’intervento del Fondo di salvataggio, e sottoscrivere un Memorandum of understanding (‘Protocollo d’intesa’) con la Commissione europea. L’intesa sul protocollo tra Commissione e Paese indebitato prevederà i soliti tagli della spesa pubblica, aumento delle imposte e privatizzazioni, ossia smembramento dell’apparato statale a tutto guadagno di banche e multinazionali.



Attraverso l’ESM si potrà ricapitalizzare le banche direttamente, e non più attraverso i governi nazionali, con la differenza che i nostri soldi finiranno direttamente dall’ESM alle casse delle banche; inoltre questa possibilità potrà essere adottata non appena ci sarà una sorveglianza unica a livello europeo, ossia quando la vigilanza bancaria sarà trasferita dalla singola banca centrale del paese (es. Bankitalia per l’Italia) alla Banca centrale europea, e da ciò scaturirà maggiore accentramento di potere nelle mani di una struttura sovranazionale, ancora più distaccata dai poteri nazionali.



<h4>A differenza dei mass-media che esaltano tanto Monti in queste ore, l’impiegato della JP Morgan non ha ottenuto quello che aveva richiesto: ossia lo "scudo anti-spread", ovvero l’attivazione automatica dell’intervento del fondo salva-stati quando gli spread superassero una determinata soglia, poichè l’accesso al fondo prevede sempre e comunque una richiesta di attivazione che il Paese sarà costretto a fare alla Commissione. Quindi non si comprende perchè la stampa di regime esalti tanto Monti a discapito della Merkel, la quale resta la capogruppo</h4>




http://www.vocidallastrada.com/2012/07/ ... .html#more


si puo' affermare che il potere oramai,e'passato dal popolo sovrano a pochi banchieri,i quali saranno liberi di decidere senza dovere risponderne a nessuno [;)]


in effetti tutto questo cantar vittoria non e' molto chiaro,e' una vittoria di pirro


forse ho capito male..


se le banche che fanno casini,
speculazioni, titoli tossici,
ecc.
e accedono all'esm
NON sono poi gli stati che devono
sobbarcarsi condizioni, tagli, ecc.

è così,
vero ?

sennò siamo al ridicolo..



_________________
https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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MessaggioInviato: 02/07/2012, 13:26 
gli stati dovrebbero sottostare alle condizioni,se sono loro medesimo che chiedono l'intervento(almeno intendo cio')


"L’ESM è una struttura SOVRANAZIONALE: il suo operato, i suoi beni, averi, ovunque si trovino e chiunque li detenga, dovranno avere immunità da ogni forma di processo giudiziario. Nell’interesse dell’ESM, tutti i membri del personale dovranno essere immuni da procedimenti legali in relazione ad atti da essi compiuti nella loro veste ufficiale e godranno dell’inviolabilità nei confronti dei loro atti e documenti ufficiali."

questo e' il paragrafo piu' inquitante,essere sopra la legge da parte del personale dell'esm,......ritorno al medioevo,direi......
[:76] [:62] [:76]


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MessaggioInviato: 02/07/2012, 13:41 
- di ANDREA FUMAGALLI -

La chiusura del vertice europeo di Bruxelles del 28-29 giugno è stata salutata dalla stampa europea, e in particolare da quella italiana, come una svolta. La conferenza stampa finale ribadiva il cambiamento. Ma siamo certi che sia proprio così?

Due erano i principali punti all’ordine del giorno. Il primo doveva trattare delle situazioni nazionali che vivevano una particolare situazione di crisi, soprattutto nell’ambito del mercato del credito. I riflettori erano puntati su Grecia, Spagna e Cipro. Con riferimento alla Grecia, si trattava di dare una risposta alla richiesta del nuovo governo ellenico, pressato da una crescente opposizione politica, di diluire nel tempo il piano, ancora di lacrime e sangue, di rientro del debito pubblico, in un contesto, comunque, in cui il commissariamento europeo, ledendo la sovranità greca sul solo lato della spesa, garantiva il reperimento della liquidità necessaria al pagamento degli interessi (da usura) alle banche creditrici di Germania e Francia. Ebbene, molto semplicemente tale richiesta non è stata nemmeno presa in considerazione. Si è preferito soffermarsi, invece, sul problema della sostenibilità finanziaria delle banche cipriote e spagnole. Al riguardo, con particolare riferimento alle banche spagnole (declassate più volte dalle agenzie di rating), oltre a confermare l’intervento dell’ammontare di circa 62 miliardi di euro deciso nelle settimane scorse sotto il patrocinio della BCE, si è provveduto a garantire e a definire il processo di ricapitalizzazione di alcune banche, anche attingendo al Fondo Salva Stati (come già dichiarato dal governatore Draghi). Questo aspetto è legato a una delle richieste che da più parti è stata sollevata negli ultimi giorni: quella di procedere a una unione bancaria europea.

L’idea è tanto semplice quanto perversa. Poiché, dopo 20 anni, ci si è resi conto che la sola Unione Monetaria non era sufficiente a fare da scudo alle pressioni speculative (nonostante quanto dichiarato più volte), allora si propone (sempre negli ambiti dell’oligarchia finanziaria) che un maggior coordinamento bancario a livello europeo possa costituire una sorta di scudo in grado di prevenire comportamenti opportunistici e speculativi. Di fatto, come ai tempi di Maastricht, lo scopo è quello di rinsaldare la struttura della governance finanziaria, oggi perno su cui ruota il processo di valorizzazione capitalistica. Tale strategia viene giustificata con l’argomentazione, tipicamente neo-liberista, che è il “mercato” come entità metafisica a volerlo. Nella realtà sappiamo bene che si tratta dell’ennesimo tentativo ribadire la forza dei dispositivi dominanti, nella stretta della crisi. Errare humanum est, perseverare diabolicum.

Il secondo punto dell’ordine del giorno riguardava invece la definizione di una strategia comune europea a breve termine per favorire la fuoriuscita dalla crisi. Oramai ci si è completamente dimenticati delle origini della crisi del debito pubblico europeo. Nessuno menziona più che gli stati si sono indebitati per tamponare i buchi di bilancio di quelle istituzioni finanziarie di medie dimensioni (che non facevano parte del gotha finanziario) causati dallo scoppio della crisi dei sub-prime del 2007-2008. La situazione di crisi in Europa è poi peggiorata perché l’adozione di politiche recessive ha favorito il perdurare di situazioni di debito (e nel debito, la speculazione sguazza), coniugando indebitamento pubblico a quello privato (anche laddove la crisi economica non aveva particolarmente colpito il sistema finanziario, come nel caso dell’Italia). L’attendismo e le politiche opportunistiche di un Europa, sotto il cappio sì di una unione monetaria che non consentiva politiche di espansione di liquidità, ma segnata dal nazionalismo fiscale, hanno fatto il resto. Se l’unione monetaria europea ha portato vantaggio alla politica economica della Germania, soprattutto a partire dalla riunificazione, la non esistenza di una politica fiscale comune ha fatto da tappo o meglio è stata la scusa principale perché non si potesse discutere una seria politica anti-speculativa.

Gli ultimi sei mesi sono al riguardo esemplificativi. A febbraio, si è raggiunto l’accordo per la rinegoziazione del debito greco, dopo che la Bce ha garantito l’iniezione di due tranche di liquidità di più di 1000 miliardi a favore delle banche per compensare le perdite del default controllato della Grecia e dopo che a fine gennaio è stato approvato il Fiscal Compact per imporre vincoli ancor più stringenti alla gestione dei debiti pubblici nazionali, sotto l’egida tedesca. Ad aprile, entra in sofferenza il debito pubblico e il sistema creditizio spagnolo, oggetto di particolare pressione speculativa al pari dell’Italia. La BCE decide allora di devolvere parte del Fondo Salva Stati, che si era nel frattempo costituito con riluttanza tedesca, per finanziare direttamente la ricapitalizzazione delle banche in difficoltà. Si noti che si tratta di denaro pubblico direttamente concesso, senza alcuna garanzia sull’uso e gratuitamente, a mani private: provvedimento salutato immediatamente come salvifico anche dai più sfrenati liberisti. Ma tutto ciò non è bastato e non basta: le medicine prescritte svolgono solo il ruolo di un pietoso pannicello caldo. Nel frattempo, le previsioni congiunturali peggiorano e non può essere altrimenti in presenza di una, questa sì, unica politica economica europea: quella dell’austerity “lacrime e sangue”. La speculazione al ribasso per lucrare sui derivati non può che goderne, soprattutto se lo smantellamento dello stato sociale incrementa ulteriormente il processo di finanziarizzazione privata della vita. A fronte di questa situazione, ecco allora che comincia a diffondersi il mantra della “crescita”, parola magica, che ricorre in ogni documento europeo e nazionale, favorito anche dal cambio di maggioranza politica in alcuni paesi europei e regioni (Francia e Westfalia, ad esempio). In Italia, per crescita si intende ulteriore precarizzazione del lavoro (legge Fornero), incentivi all’edilizia (!!!) e alle imprese, quando sarebbe stato sicuramente più produttivo rendere più equa la distribuzione del reddito e favorire la stabilità del lavoro. In questo quadro, ecco allora sortire dal cappello a cilindro una nuova stregoneria. Il Fondo Salva Stati, di fronte al perdurare della speculazione al ribasso sui titoli pubblici, può essere utilizzato per l’acquisto di titoli di stato di nuova emissione, laddove lo spread supera un determinato livello. Di fatto significa autorizzare quelle che in politica monetaria si chiamano “operazioni di mercato aperto”, ovvero il loro acquisto con moneta di nuova creazione. In questo caso, si tratterebbe di un’operazione spuria, dal momento che il Fondo Salva Stati è solo parzialmente finanziato dalla BCE. Ed è questo il punto che rende dubbiosa la Germania. Non solo la signora Merkel teme che ciò significhi abbassare la guardia sui paesi indebitati, che troverebbero in tale strumento un escamotage per allentare le politiche di austerity, ma potrebbe preludere alla futura emissione di Eurobond. I dubbi della Germania sugli Eurobond derivano dal fatto che una loro emissione richiede, a ragione, una politica fiscale comune. Godendo di una rendita da posizione dominante sulle esportazioni europee e quindi sulle possibilità di crescita, al fine di mantenere intatto la sua egemonia economica sugli altri paesi europei, la Germania subordina la possibile emissione di Eurobond alla costituzione di vera e propria unione fiscale europea. Si tratta di una prospettiva sicuramente non negativa, perché andrebbe a colmare quella lacuna nel processo costituente europeo che volutamente era stata tralasciata negli anni di Maastricht per imporre la logica dominante del monetarismo e del neoliberismo, la logica del comando del capitale sul lavoro. La costituzione di una politica fiscale unica europea richiede una road map che non può essere immediata: nella migliore delle ipotesi, richiede un periodo di 4-5 anni (come fu per il Trattato di Maastricht). L’idea di Unione Fiscale europea per la Germania non rimanda però all’idea di una politica economica discrezionale con valenza anticongiunturale e espansiva, liberamente proposta e democraticamente discussa in sede di maggioranza parlamentare. L’idea tedesca di politica fiscale europea è quella che ha i suoi prodromi nel Fiscal compact recentemente approvato: deve essere il risultato del riconoscimento dell’egemonia fiscale e di bilancio della Germania fondata sull’assioma del rigore, con gli obiettivi addirittura fissati in sede costituzionale (pareggio di bilancio) e quindi non discutibili ex post. Si tratta di un processo costituente che per alcuni versi ricorda, mutatis mutandis, l’imposizione – all’epoca fortemente voluta dalla stessa Germania – dell’art. 105 del Trattato di Maastricht che definiva nel 1992 in modo inequivocabile e assoluto i compiti della Bce: il solo controllo del tasso d’inflazione.

L’indomani del summit europeo, nell’euforia del supposto cambio di rotta riscontrabile nella maggior parte dei commenti da parte della stampa e del pensiero economico-politico mainstream, non si evidenzia abbastanza il punto che in conferenza stampa la signora Merket ha sottolineato come il più importante, ovvero che la possibilità di un eventuale intervento del cosiddetto “scudo anti spread” potrà essere concesso solo dopo che una commissione della troika europea avrà visionato la richiesta e avrà avuto il benestare della Germania. In altri termini, sarà la stessa Germania (che nella Troika economica è quella che detta legge) a deciderne l’attuazione. Il tutto sarà deciso nella riunione “tecnica” del 9 luglio, dove, lontano dai riflettori mediatici, si sancirà il diktat tedesco in materia fiscale. Occorre sottolineare che su questo punto, c’è piena convergenza anche degli altri leader europei, in primo luogo di Monti. Di fatto, l’egemonia tedesca in politica fiscale è già in atto.

Il mantenimento dell’euro è quindi affidato alla rigorosità dell’assolutismo economico in materia fiscale. Nulla di nuovo dunque, se non che il livello di governance si è spostato più in alto e ed è evidentemente gestito in modo totalitario. Un ennesimo tassello di quella poca democrazia formale ancora rimasta sta sparendo, esattamente come era successo con l’imposizione della moneta unica.

La storia tende quindi a ripetersi. Ma dalla tragedia, stiamo sempre più scivolando nella farsa.

http://uninomade.org/la-storia-si-ripet ... t-europeo/


Tratto da: La storia si ripete. Riflessioni sulle conclusioni del summit europeo del 28-29 giugno 2012 | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z1zSrJUDWW
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!
------------------------------------------------------------------------------------

nulla e cambiato da prima,solo la formulazione,ma la sostanza e' rimasta identica.......[;)]


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MessaggioInviato: 02/07/2012, 15:37 
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ubatuba ha scritto:

gli stati dovrebbero sottostare alle condizioni,se sono loro medesimo che chiedono l'intervento(almeno intendo cio')


"L’ESM è una struttura SOVRANAZIONALE: il suo operato, i suoi beni, averi, ovunque si trovino e chiunque li detenga, dovranno avere immunità da ogni forma di processo giudiziario. Nell’interesse dell’ESM, tutti i membri del personale dovranno essere immuni da procedimenti legali in relazione ad atti da essi compiuti nella loro veste ufficiale e godranno dell’inviolabilità nei confronti dei loro atti e documenti ufficiali."

questo e' il paragrafo piu' inquitante,essere sopra la legge da parte del personale dell'esm,......ritorno al medioevo,direi......
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ok,
ma se sono le banche
a chiedere i soldi
a quali condizioni
devono sottostare ?
ex divieto di compiere
determinate operazioni,
ecc.
o incassano e possono fare
quello che vogliono?

è questo che vorrei sapere..



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Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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MessaggioInviato: 02/07/2012, 18:00 
..sinceramente non so come sia la cosa.......[V] ma penso siano le banke stesse che dovrebbero risponderne.....almeno spero...[;)]


Ultima modifica di ubatuba il 02/07/2012, 18:01, modificato 1 volta in totale.

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.....la grande vittoria di monti a bruxelles...a parole,i paesi della tripla aaa,finlandia,et olanda hanno gia' affermato ke bloccheranno tutto,e pure la cancelliera ha affermato che non e' cambiato nulla.......[;)],poi sarebbe suffucente leggersi il ft x capire come e'la realta'

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ROMA - Il presidente del Consiglio Mario Monti ha "sfidato" Angela Merkel e ha "vinto la battaglia", ma il "vero vincitore" del summit di Bruxelles della settimana scorsa è stato "il cancelliere tedesco, non Monti": lo scrive oggi l'editorialista Wolfgang Muenchau in un commento pubblicato sul Financial Times. Monti è stato "intelligente" a minacciare il veto su "qualcosa di cui la Merkel aveva urgente bisogno", scrive Muenchau riferendosi al piano per la crescita da 120-130 miliardi di euro. Il presidente del Consiglio ha messo la Merkel "nell'angolo" e "sopravviverà qualche settimana o mese in più in politica": "é stato un esempio di classica diplomazia Ue". Tuttavia, sottolinea, questo è lo scenario che si è presentato sul palcoscenico di Bruxelles. Guardando "dietro le quinte", osserva, si vede che, "almeno per l'Italia, non è cambiato assolutamente nulla". <h3>Il fondo salva-Stati poteva già acquistare titoli italiani sul mercato ma non era utilizzato</h3>, scrive l'editorialista, sottolineando che l'Italia deve comunque firmare un memorandum d'intesa (Mou) ed essere soggetta alla Troika (Commissione Ue, Bce, Fmi), anche se la procedura sarà "meno invasiva", permettendo all'Italia di "salvare un po' più la faccia". Resta il fatto che la capacità di fuoco dell'Esm (European stability mechanism) di 500 miliardi di euro "non è cambiata", prosegue Muenchau osservando che questa somma, "semplicemente, non è abbastanza". Quindi, "Monti si sarà assicurato il giusto accordo politico, ma per risolvere il problema delle dimensioni dell'Esm avrebbe dovuto veramente insistere su una licenza bancaria". Per questo, è la Merkel la "vera" vincitrice: il cancelliere è riuscito a mantenere invariate le responsabilità della Germania. "Qualcuno - scrive - dovrà spiegarmi com'é possibile non avere alcun cambiamento nelle responsabilità complessive della Germania, né delle politiche della Bce, e comunque (dire) che adesso l'Italia e la Spagna possono essere al sicuro, quando non lo erano una settimana fa". In ogni caso, conclude, "probabilmente la settimana scorsa l'evento più importante non è stato l'accordo al summit, ma la dichiarazione della Merkel secondo cui gli eurobond non ci saranno 'finche' vivro": se così sarà, "la zona dell'euro non sopravviverà


http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 30018.html


Ultima modifica di ubatuba il 03/07/2012, 18:02, modificato 1 volta in totale.

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E non dimentichiamoci l'ennesimo colpo di grazia all'università italiana.

http://goofynomics.blogspot.it/2012/07/200-2000.html

Quindi togli 200 milioni alle università pubbliche e dai 200 milioni alle scuole private? Beh mi sembra davvero un gran risparmio per le casse pubbliche, non c'è che dire.

E i sindacati? Nulla da dire? Solo andare in TV a piagnucolare dai loro amici del tg3?

Il problema non è più la crisi economica, il problema oggi è questo governo e tutti i partiti che lo sostengono, sindacati compresi che ormai non si capisce più che ci stanno a fare.


Ultima modifica di iLGambero il 05/07/2012, 12:29, modificato 1 volta in totale.

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E il bello è che i giornali hanno ancora il coraggio di chiamarla "spending review"... o di dire che questa "non è una manovra"... no no... noi siamo tutti scemi, già.


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Cita:
iLGambero ha scritto:

E non dimentichiamoci l'ennesimo colpo di grazia all'università italiana.

http://goofynomics.blogspot.it/2012/07/200-2000.html

Quindi togli 200 milioni alle università pubbliche e dai 200 milioni alle scuole private? Beh mi sembra davvero un gran risparmio per le casse pubbliche, non c'è che dire.

E i sindacati? Nulla da dire? Solo andare in TV a piagnucolare dai loro amici del tg3?

Il problema non è più la crisi economica, il problema oggi è questo governo e tutti i partiti che lo sostengono, sindacati compresi che ormai non si capisce più che ci stanno a fare.


come al solito dipende dalla logica con la quale si fanno i tagli.
Ci sono molti atenei e corsi di laurea che non hanno ragione di esistere se non per creare cattedre per amici e parenti.



_________________
[^]The best quote ever (2013 Nonsense Award Winner):
«Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Early in the morning!»
© Anonymous/The Irish Rovers
http://tuttiicriminidegliimmigrati.com/
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E' un problema di regole, ed è un problema politico, i tagli non servono minimamente a intaccare questi problemi.
E poi è proprio nelle scuole private che si annida il DEmerito per eccellenza, godendo infatti di finanziamenti pubblici non hanno alcun interesse ad investire sulla qualità dell'insegnamento, anzi se vai a vederti i contratti nazionali delle scuole private sono una cosa allucinante, non solo per gli stipendi da fame.
Se si vuole privilegiare il merito e "liberalizzare" come dicono questi personaggi e banchieri al governo, i fondi alle scuole private andrebbero tagliate di brutto (forse mantenendo solo i contributi per gli asili, ma con regole molto stringenti, soprattutto per la scelta del personale e per garantire condizioni di lavoro degne).
Ti faccio solo un esempio. Nella scelta del personale di una scuola privata, anche se in teoria sarebbero tenuti, non si usano spesso graduatorie di merito e sono moltissimi i casi in cui viene assunta gente (per questioni ideologiche o clientelari) senza alcuna qualifica.


Ultima modifica di iLGambero il 05/07/2012, 13:24, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 05/07/2012, 16:06 
Smascherare una indecente lugubre bugiarda e distruttrice.



L’asse Monti-Fornero vende all’opinione pubblica la flessibilità selvaggia e i conseguenti disastri sociali come necessità essenziali per rendere il Paese competitivo. Il teorema è: abbiamo un mercato del lavoro troppo regolamentato, soffoca la competitività, cioè da noi non investono e con paghe/regole troppo rigide non siamo competitivi all'estero. Confindustria dell’ignorante Squinzi approva. Ok.

Il World Economic Forum di Davos è la massima assise mondiale della finanza e dell’industria, più in alto di così non si va. Pubblicano ogni anno un rapporto sulla competitività dei Paesi nel mondo, il Global Competitiveness Index. Ogni Stato ha una pagella. Nelle pagelle di ogni nazione c’è la parte con la scritta in azzurro The most problematic factors for doing business, cioè quali sono gli ostacoli più problematici per investire in quei Paesi, e per quei Paesi per essere competitivi all'estero. Nelle pagelle di Svizzera, Svezia, Finlandia, e Germania, fra gli ostacoli più problematici ci trovate sempre la voce Restrictive Labour Regulations, cioè un mercato del lavoro troppo regolamentato. In Svizzera, Svezia, Finlandia, Germania il mercato del lavoro NON è flessibile a sufficienza. Ok.

Secondo il teorema Monti-Fornero, il World Economic Forum Global Competitiveness Index dovrebbe bocciare la competitività di Svizzera, Svezia, Finlandia, Germania, tutte piagate da troppa poca flessibilità del mercato del lavoro, e anche, vi si legge, da poca efficienza e da troppa burocrazia. Addirittura nel caso della Svizzera, il WEF lamenta una “insufficiente formazione del personale al lavoro”. Peggio di così...

Ok, andiamo a vedere chi sono i Paesi giudicati dal World Economic Forum come i più competitivi al mondo nel 2011:

Primo posto: Svizzera

Terzo posto: Svezia

Quarto posto: Finlandia

Sesto posto: Germania

su 193 Paesi

Nei primi sei posti ci sono proprio Svizzera, Svezia, Finlandia e Germania, i Paesi con altissima regolamentazione del mercato del lavoro, troppa burocrazia e anche inefficienze. Possibile? Ma la rigidità del mercato del lavoro non era la causa prima della perdita di competitività?

Se leggiamo la pagella dell’Italia, e sempre nella sezione The most problematic factors for doing business, cioè quali sono gli ostacoli più problematici per investire da noi e per noi per vendere all'estero, vi si trovano precisamente gli stessi problemi di Svizzera, Svezia, Finlandia e Germania: burocrazia, inefficienza e mercato del lavoro troppo regolamentato. Andiamo a vedere dove sta l’Italia nella classifica su 193 Paesi:

Quarantatreesimo posto (43), dietro Tunisia e Barbados.

Ci spieghi la Fornero come sia possibile che Paesi che mantengono un’alta rigidità del mercato del lavoro, e altre gravi disfunzioni, siano lo stesso i più competitivi al mondo, mentre noi siamo dietro le Barbados e la Tunisia. Ci spieghi la Fornero perché dovremmo tutti credere che mandando giovani a lavorare da Parma a Foggia 6 mesi, poi 24 mesi a Latina e poi 4 mesi di nulla, poi 2 mesi a Parma, poi 20 mesi a Conegliano, e con paghe di 900 euro con laurea, l’Italia potrà raggiungere Svizzera, Svezia, Finlandia e Germania che mantengono i mercati del lavoro più garantiti e regolamentati al mondo.

Questo prova oltre ogni dubbio che la scure abbattuta sulla cosiddetta eccessiva rigidità del mercato del lavoro italiano come la causa primaria della perdita di competitività è una menzogna, che nasconde le vere cause della poca competitività italiana (capitolo a sé). E’ una menzogna che mira a ben altro, e cioè all’esatto contrario, mira a deflazionare l’economia italiana devastando i salari, quindi i consumi, quindi le aziende (imprenditori sveglia!), per regalare agli investitori internazionali, i tedeschi prima di tutto, migliaia di nostre aziende di prestigio con cui far shopping a due lire. Nel frattempo devastando il miracolo dell’economia produttiva italiana. A ciò mira.


questi..................................................................................................................................................................................................................................................................................................................


http://paolobarnard.info/intervento_mos ... php?id=404


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Iva su, no al blocco tariffe e niente taglio Province: Monti può andare a casa


Ecco servita la tripla fregatura, messa nero su bianco nella bozza in ingresso al Consiglio dei Ministri che dovrà approvare il testo definitivo della spending review. L'aumento dell'Iva c'è e scatterà il primo luglio del 2013 - subito dopo le elezioni -, mentre a decorrere dal 2014 il rincaro sarà dello 0,5 per cento. Il rincaro sull'imposta viene evitato soltanto per il 2012. Dalla bozza è saltato anche l'articolo 6 del provvedimento, che prevedeva il blocco delle tariffe per acqua, gas, luce e trasporti. Su questo punto torna a prevalere la linea di Corrado Passera, contrario al blocco poiché avrebbe un effetto negativo sulle società quotate in Borsa (nella bozza circolata martedì, invece, era presente il blocco delle tariffe). Ma è forse la terza fregatura quella più amara di tutte: nel testo di spending review non c'è il minimo accenno alla riduzione delle province: salta anche quella. Il premier, ora, vuole accelerare al massimo su un testo sempre più misero (è stato stralciato anche il taglio dei piccoli ospedali): "Il cammino della politica interna economica - ha spiegato nel corso del suo intervento alla Camera - deve tenere il passo con questa accelerata dinamica dell'Europa". Per questo, ha aggiunto, "a breve il governo presenterà i provvedimenti sul fronte della spending review".

Le altre norme - Nel corso del pomeriggio sono poi uscite altre indiscrezioni sul testo. Le novità introdotte riguardano 9 milioni per le zone colpite dall’emergenza neve di febbraio scorso, 103 milioni per i libri di testo gratis e la liquidazione di "Arcus spa" nonchè la possibilità di coinvolgere altri 1.600 lavoratori esodati, oltre ai 55.000 già 'salvatì dal decreto. E' saltato anche il risparmio di spesa garantito dalla Difesa per le forniture militari (per 100 mln per il 2013 e 2014) e la riduzione del fondo per l’uranio impoverito. Viene poi autorizzata la spesa di 9 milioni di euro, per l’anno 2012, per gli interventi connessi alle eccezionali avversità atmosferiche che hanno colpito il territorio nazionale nel mese di febbraio 2012. E’ quanto si legge nella bozza del dl spending review entrata in Consiglio dei Ministri. Una norma riguarda i libri di scuola gratis: "Al fine di assicurare la prosecuzione degli interventi previsti dall’articolo 27, comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, è autorizzata la spesa di 103 milioni di euro a decorrere dall’anno 2013".



http://www.liberoquotidiano.it/news/Pol ... riffe.html


se cosi' fosse,questi partitucoli da strapazzo che appoggiano questo fallimonti,se degni e coerenti,dovrebbero solo staccare la spina.....[;)]


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MessaggioInviato: 05/07/2012, 18:19 
Beh non c'è nulla di sorprendente in quello che scrive Barnard, se non una dimostrazione più formale del tentativo di svendita delle "nostre" ricchezze. Però io mi chiedo..... che vantaggio hanno i partiti ad appoggiare queste manovre? Io sinceramente non riesco a capirlo! Però mi chiedo anche come mai, fino a qualche mese fa c'era gente che si sarebbe legata del C4 addosso e si sarebbe fatta esplodere vicino al berlusca pur di farlo fuori e con questi furfanti veri (perchè o sono incompetenti o sono dei bas***di che dovrebbero fare la fine di mussolini) tutto tace, tutto va bene.... fino a poco tempo fa si parlava di dittatura mediatica ( e non solo ) e ora no..... tagli di 200 milioni (fatto che apprendo leggendo qua) e nemmeno l'ombra di uno scipero ( qui altro che taglio, io chiuderei interi atenei, ma questo è un altro discorso)... e tantissime altre cose.

Le lettere minuscole ai nomi sono volute, ovviamente


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