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Re: Povera Italia.. (seconda parte)

23/07/2015, 15:54

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Il New York Times si occupa di Roma e del "degrado" con una corrispondenza pubblicata in prima pagina dalla versione internazionale del quotidiano Usa (e corredata da una eloquente foto di immondizie non raccolte nel centro della Capitale).

"Sono stato aggressivo fin dall'inizio, in modo clinico", confida il sindaco-chirurgo Ignazio Marino in un'intervista alla corrispondente da Roma. "Abbiamo portato le regole: la cosa più importante per me a amministrare la città in modo trasparente e onesto - dice Marino - e non mi importa nulla di quali fossero gli accordi politici in vigore prima del mio arrivo".

Nel resto del servizio vengono elencati tutti i problemi in cui si dibatte Roma da mesi, dai parchi lasciati incolti agli scioperi selvaggi ai risvolti dell'indagine 'Mafia Capitale'.
"Molti cittadini - scrive il New York Times - danno credito all'onestà di Marino, ma sono arrabbiati perché non sta lavorando abbastanza per la città".

http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca ... d0188.html


Tutto il mondo ci ride dietro ... [:287]

Re: Povera Italia.. (seconda parte)

26/07/2015, 19:54

SONO SICURO CHE SOLO DA NOI SUCCEDONO CERTE COSE....

"FINALE LIGURE
scattata poco fa ... qui la sua storia la conoscono tutti. Roberto Bazzano, laureato in astrofisica, ha conosciuto Rubbia, lavorato per la NASA ed è un luminare. Ora chiede un aiuto su una panchina di Finale. Di lui si sono occupati giornali e media. In tanti lo aiutano."

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https://www.facebook.com/nocensura/phot ... =1&theater


[:107]

Re: Povera Italia.. (seconda parte)

26/07/2015, 19:57

Sì... lo temo anche io ufo'...

Questo paese sembra popolato da dementi...

Dovrebbero fare una serie tipo "walking dead" ... chiamandola "walking italian" e ambientandola in italia con tutte le assurdità e i paradossi di questo paese...

Re: Povera Italia.. (seconda parte)

27/07/2015, 20:33

Zaia furioso: «Alla Sicilia 500 milioni
per tappare un vergognoso buco
e al Veneto solo due per il tornado»

VENEZIA - «500 milioni alla Sicilia per tappare il vergognoso profondo rosso, contro due miseri milioni, senza alcuna garanzia di poterne avere altri, per il tornado che ha devastato la Riviera del Brenta. Il fondo è stato toccato, ammesso che un fondo ci sia nelle scelte scellerate di questo Governo che, da un lato blatera quotidianamente di una non meglio precisata lotta agli sprechi, dall'altro mette una barca di soldi, per quota parte anche dei contribuenti veneti e di quelli che sulla Riviera del Brenta hanno perso tutto, per coprire un buco che degli sprechi è un pesante esempio».

Così il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, sullo stanziamento di 500 milioni di euro, in itinere al Senato, per intervenire a sostegno del bilancio della Regione Sicilia, in pesante passivo. «Alle parole - rileva Zaia - si fanno seguire fatti di segno diametralmente opposto come questa vergognosa elemosina, che suona come vero e proprio insulto per la gente, come i Veneti, che fa sacrifici, paga le tasse, accetta collaborando le riorganizzazioni dei servizi nel tentativo di spendere meno e meglio, si rimbocca le maniche per rialzarsi dalle calamità».

«Di fronte a situazione come questa - conclude Zaia - vien da chiedersi se valga ancora la pena. Sono amareggiato e disgustato, ma ora più che mai risoluto a mettere di fronte alle proprie responsabilità su tutti i tavoli romani chi continua impunemente a perpetuare ingiustizie come questa».

SERVONO ALTRI 92 MILIONI
Per il presidente del Veneto Luca Zaia, i danni provocati dal tornado dell'8 luglio in Riviera del Brenta sono «una vera e propria catastrofe» e Roma deve dare gli altri 92 milioni di euro necessari.

L'ALTERNATIVA: UNA TASSA DI SCOPO
«Se fossimo in difficoltà - ha detto Zaia, nel corso di un nuovo sopralluogo -, l'unica soluzione potrebbe essere una tassa di scopo, come l'accisa di 5 centesimi sulla benzina, che è una facoltà che la legge mi attribuisce, ma prima vorrei una risposta da parte del governo. Se noi non abbiamo un provvedimento nel giro di un paio di settimane la partita è persa. Sarebbe una sconfitta dover applicare una tassa di scopo? Se mancassero i soldi per la prima volta si creerebbe un grave precedente: noi questo discorso lo facciamo senza casacche, bisogna che in maniera univoca ognuno di noi chieda ai suoi referenti. È fondamentale - ha aggiunto - la gestione delle prime ore e noi l'abbiamo fatta bene, i sindaci sono stati eccezionali. Una stima provvisoria dei danni è di 91,4 milioni di euro; la dichiarazione dello stato d'emergenza c'è, noi l'abbiamo fatta subito, il governo dopo qualche giorno. Abbiamo stanziato 6 milioni grattando il fondo di riserva e facendo una variazione di bilancio e saranno dedicati a famiglie e imprese. I 2 milioni del governo sono per le "somme urgenze": di fatto non ce ne facciamo nulla. Dobbiamo farci dare altri 92 mln da Roma e io sarò lì mercoledì. È fondamentale: dobbiamo avere i soldi sopra al tavolo, ne ho parlato anche col prefetto Gabrielli e il ministro Delrio».

Re: Povera Italia.. (seconda parte)

27/07/2015, 21:34

Fmi: 20 anni per il ritorno del lavoro in Italia

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NEW YORK - "Senza una significativa accelerazione della crescita, ci vorranno 10 anni alla Spagna e quasi 20 anni a Portogallo e Italia per ridurre il tasso di disoccupazione ai livelli pre-crisi". Lo afferma il Fondo monetario internazionale in una presa di posizione sull'area euro, sottolineando che la disoccupazione nell'Eurozona è "alta e probabilmente lo resterà per del tempo".

27.07.2015 - 16:51

Source: CdT.ch - Mondo - Fmi: 20 anni ...l ritorno del lavoro in Italia



Trascorsi quelli, ce ne vorranno altri 20 e poi 20 e poi 20 poi si capirà che forse era meglio ritornare alla Lira già da subito.

Re: Povera Italia.. (seconda parte)

28/07/2015, 11:48

... come stavamo meglio negli anni '60 ... [:306]

Re: Povera Italia.. (seconda parte)

28/07/2015, 13:06

Arriva la 'Dichiarazione dei diritti di Internet' . Il documento sarà presentato domani alla Camera

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Arriva la "Dichiarazione dei diritti in Internet". Domani alla Camera il documento sarà presentato in una conferenza stampa alla quale parteciperanno la Presidente della Camera, Laura Boldrini, il professor Stefano Rodotà e altri membri della Commissione di studio, e che sarà trasmesso in diretta webtv.

La Presidenza della Camera dei deputati ha promosso la costituzione di una Commissione di studio per l'elaborazione di principi in tema di diritti e doveri relativi ad Internet un anno fa. A far parte della Commissione, che ha iniziato i suoi lavori il 28 luglio 2014, sono stati chiamati deputati attivi sui temi dell'innovazione tecnologica e dei diritti fondamentali, studiosi ed esperti, operatori del settore e rappresentanti di associazioni. Per la prima volta in Italia è stata istituita in sede parlamentare una Commissione su questi temi. L'iniziativa, che fa seguito ad alcuni incontri e seminari svolti proprio alla Camera dei deputati su questi argomenti, nasce anche in coincidenza con altre iniziative analoghe, assunte in questo ambito negli ultimi anni, con una recente accelerazione a livello internazionale.

Tra queste, l'approvazione in Brasile della legge cosiddetta "Marco civil" nell'aprile 2014, le sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea dell'8 aprile (Google-Spain) e del 13 maggio 2014 (Digital rights Ireland), la raccomandazione del Consiglio d'Europa anch'essa del 16 aprile 2014 (sulla protezione dei diritti umani su Internet) e la sentenza della Corte Suprema Usa del 25 giugno 2014 (sulla privacy relativa ai telefoni cellulari). Tutto ciò si aggiunge alle molte iniziative provenienti dalla società civile che in questi ultimi anni si sono mosse nella direzione della elaborazione di specifici principi per il governo della rete. Il testo elaborato dalla Commissione, anche per la specificità di Internet, individua una serie di principi generali che abbracciano le diverse tematiche connesse all'uso della rete. Non intende invece costituire una forma di regolamentazione secondo il classico modello normativo. L'8 ottobre 2014 la Commissione ha varato una prima bozza di dichiarazione dei diritti in Internet, i cui contenuti - sintetizzati in 14 articoli - sono stati sottoposti all'attenzione dei partecipanti alla riunione dei Parlamenti dei Paesi membri dell'Unione europea e del Parlamento europeo sui diritti fondamentali che si è tenuta presso la Camera il 13 e il 14 ottobre 2014 nel corso del Semestre di presidenza dell'Unione europea. Il testo è stato poi sottoposto a una consultazione pubblica (dal 27 ottobre 2014 al 31 marzo 2015) per assicurare la partecipazione più larga possibile all'individuazione dei principi in esso contenuti. All'esito della consultazione pubblica e di un ciclo di audizioni di associazioni, esperti e soggetti istituzionali, i principi sono stati rielaborati e trasfusi in un nuovo testo della Carta dei diritti, che si propone come sintesi più avanzata delle diverse posizioni e sensibilità emerse. Durante la conferenza stampa la Presidente Boldrini annuncerà anche quali saranno le prossime tappe.

ANSA.it

Re: Povera Italia.. (seconda parte)

31/07/2015, 12:53

Se non ci vivessi, in questo paese di dementi, sarei quasi contento di leggere questo tipo di notizie...

Disoccupazione in crescita a giugno, il numero di giovani senza lavoro mai così alto dal 1977
http://www.huffingtonpost.it/2015/07/31 ... _ref=italy

Disoccupazione al 12,7%, tra i giovani è al 44,2%. Cgil: «Rivedere Jobs act»
http://www.corriere.it/economia/15_lugl ... 69d6.shtml

Re: Povera Italia.. (seconda parte)

31/07/2015, 16:54

Un tempo c’era chi si adoperava per un mondo migliore, non per ‘abituare la gente’ a uno peggiore.

Poi venne il PD e il suo responsabile economico Taddei…

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E con lui tutti gli "istituzionalizzati"

Recentemente intervistato da l’Espresso il giovine Filippo Taddei – responsabile economico del piddì nonché professore alla prestigiosissima John Hopkins University – ha detto che gli italiani, specie i giovini come lui, debbono “cambiare mentalità” visto che il “mercato” del lavoro è cambiato radicalmente negli ultimi decenni. In particolare i giovini italiani debbono rendersi conto che:

1.a) l’istruzione sarà molto più lunga e costosa
2.b) il contratto a tempo indeterminato si ridurrà sempre di più come occasione di lavoro;
3.c) i tempi di lavoro saranno più lunghi (immagino intenda la durata del monte ore settimanale)
4.d) i pensionamenti saranno sempre più posticipati

Da queste considerazioni discendono una serie di conseguenze pratiche e di considerazioni di principio. Le seguenti:

1.a) è chiaro che divenendo l’istruzione più lunga e, soprattutto, “costosa” servono due cose fondamentali per i giovini: tanta pazienza e tanti soldi. La prima non è una grande novità invero, Anzi, si tratta di una sciocca banalità. Chiunque abbia fatto le scuole elementari ha una idea abbastanza precisa del fatto che anche solo per imparare la tavola pitagorica occorre una dose monumentale di pazienza e spirito di sacrificio. Figuriamoci per tutto il resto.

La seconda cosa invece è significativa. In effetti i giovini italiani erano abituati a pensare che avessero la possibilità e il diritto di “raggiungere i gradi più alti degli studi” (art. 34 Costituzione) anche senza avere una montagna di danari perché lo Stato si faceva carico della maggior parte delle spese che necessitavano per studiare (“La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso”, sempre art. 34 Cost.).

Ora il nostro giovine professor Taddei ci dice chiaramente che lo Stato non provvederà più a caricarsi delle spese necessarie per questo obiettivo ma che sarà il giovine a doverlo fare (altrimenti studiare non sarebbe “costoso”). Come lo dovrà fare è una scelta sua: indebitarsi con banche e affini (come avviene negli Stati uniti e non solo), rapinare gioiellerie, spacciare organi umani per trapianti, rubare la pensione alla nonna, ecc. Le possibilità sono molteplici e limitate solo dalla fantasia umana.

1.b) Il giovine italiano che è stato abituato ad avere un genitore che ha fatto per tutta la vita l’operaio o l’impiegato (magari sempre presso la stessa ditta) è stato abituato male. Quest’epoca è finita. Oggi si cambia lavoro (e ditta) sempre più frequentemente e sempre più rapidamente. Urge quindi essere nelle condizioni psicofisiche di adattarsi al cambiamento in maniera totale. Ad esempio: occorre essere pronti ad insegnare alla John Hopkins University ma, se licenziati, essere pronti a scaricare container di cianfrusaglie cinesi al porto. Essere disponibili a lavare cessi all’autogrill ma anche a essere PM (Project Manager) in una multinazionale di cosmetici. Sapere usare con competenza un saldatore a stagno per riparazioni di piccoli elettrodomestici ma anche avere buone capacità di analisi e investigazione per diventare all’occorrenza PM (Pubblico ministero). Eccetera;

1.c) Le famose 40 ore settimanali di lavoro, eredità di un passato ormai obsoleto, possono essere anche 80 o 120 se necessario al fine di garantire la produzione della fabbrica o l’efficienza dell’ufficio. Perché se la produzione della fabbrica non è a pieno regime, come dettato dalle necessità di produttività e dall’analisi costi (del lavorante)/benefici (del fabbricante), il fabbricante ci perde un sacco di soldi, chiude la fabbrica e il lavorante perde il lavoro. Che, comunque, perderà lo stesso. Ma tanto poi ne trova subito un altro se ha studiato tanto e costosamente.

1.d) siccome le statistiche di dicono che ormai campiamo mediamente ottant’anni, in ottima salute e fino al giorno prima di essere chiusi in un loculo abbiamo imparato – grazie a corsi di formazione e di aggiornamento continui e costosi – un sacco di cose e di mestieri, è del tutto lampante che non possiamo ritirarci in pensione a 60 anni o a 70 o a 79 perché sarebbe uno spreco di competenze da un lato e un costo sociale (la pensione) difficilmente gestibile dall’altro. I giovini italiani quindi debbono capire che l’età pensionabile non esiste più ma che esiste, piuttosto, un’età lavorativa continua e permanente fino a che si ha fiato in corpo.

Alla luce di queste considerazioni io credo che il consiglio per i giovini d’oggi possa essere uno solo: sparatevi adesso che siete giovini e senza lavoro ché se vi sparate quando avrete cinquant’anni e un lavoro rischiate di mettere in difficoltà la produttività dell’azienda per cui lavorate.

http://www.sapereeundovere.it/spararsi- ... e-giovani/

Re: Povera Italia.. (seconda parte)

31/07/2015, 16:58

[8)] Quant'era meglio la I Repubblica ... [:305]

Re: Povera Italia.. (seconda parte)

31/07/2015, 16:58

Un milione e mezzo di italiani poveri, altro che Grecia!

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http://www.byoblu.com/post/minipost/un- ... che-grecia

Una persona su tre è a rischio poverta al Sud. E’ quanto emerge dalle anticipazioni del rapporto Svimez 2015 sull’economia del Mezzogiorno 2015. In Italia negli ultimi tre anni, dal 2011 al 2014, le famiglie assolutamente povere sono cresciute a livello nazionale di 390mila nuclei, con un incremento del 37,8% al Sud e del 34,4% al Centro-Nord.

Rischio povertà
Quanto al rischio povertà, nel 2013 in Italia vi era esposto il 18% della popolazione, ma con forti differenze territoriali: 1 su 10 al Centro-Nord, 1 su 3 al Sud. La regione italiana con il più alto rischio di povertà è la Sicilia (41,8%), seguita dalla Campania (37,7%). La poverta assoluta è aumentata al Sud rispetto al 2011 del 2,2% contro il +1,1% del Centro-Nord. Nel periodo 2011-2014 al Sud le famiglie assolutamente povere sono cresciute di oltre 190mila nuclei in entrambe le ripartizioni, passando da 511mila a 704mila al Sud e da 570mila a 766mila al Centro-Nord.

Il crollo del Pil al Sud
E anche i dati sul Pil pro capite del Mezzogiorno sono allarmanti. Lo scorso anno, nel Sud è “sceso al 53,7% del valore nazionale, un risultato mai registrato dal 2000 in poi. In valori assoluti, a livello nazionale, il Pil è stato di 26.585 euro, risultante dalla media tra i 31.586 euro del Centro-Nord e i 16.976 del Mezzogiorno”. “Nel 2014 la regione più ricca è stato il Trentino Alto Adige, con 37.665 euro, seguito dalle Valle d’Aosta (36.183), dalla Lombardia (35.770), l’Emilia Romagna (33.107 euro) e il Lazio (30.750 euro). Nel Mezzogiorno la regione con il Pil pro capite più elevato è stata l’Abruzzo (22.927 euro); seguono la Sardegna (18.808), la Basilicata (18.230 euro), il Molise (18.222 euro), la Puglia (16.366), la Campania (16.335), la Sicilia (16.283). La regione più povera è la Calabria, con 15.807 euro. Il divario tra la regione più ricca e la più povera è stato nel 2014 pari a 18.453 euro: in altri termini, un trentino-altoatesino ha prodotto nel 2014 quasi 22mila euro in piu’ di un calabrese. Da segnalare che nel 2013 il divario tra la regione più ricca e la più povera era di circa 18mila euro; in un anno, dal 2013 al 2014, è cresciuto di circa 4mila euro”.

Scendono i consumi delle famiglie
Non vanno meglio le cose sul fronte della domanda di beni e servizi. “I consumi continuano a calare al Sud, mentre iniziano a crescere nel resto del Paese”. “I consumi delle famiglie meridionali sono ancora scesi, arrivando a ridursi nel 2014 dello 0,4%, a fronte di un aumento del +0,6% nelle regioni del Centro-Nord. Qui si è registrato un recupero dei consumi di beni durevoli, con un aumento delle spese per vestiario e calzature (+0,3%) e di altri “beni e servizi”, categoria che racchiude i servizi per la cura della persona e le spese una su cinque.

“Le donne – si legge nello studio – continuano a lavorare poco: nel 2014 a fronte di un tasso di occupazione femminile medio del 51% nell’Europa a 28 in età 35-64 anni, il Mezzogiorno è fermo al 20,8%. Ancora peggio se si osserva l’occupazione delle giovani donne under 34: a fronte di una media italiana del 34% (in cui il centro-Nord arriva al 42,3%) e di una europea del 51%, il Sud si ferma al 20,8%. Tra i 15 e i 34 anni sono quindi occupate al Sud solo una donna su 5. Dal 2008 al 2014, inoltre, i posti di lavoro per le donne sono cresciute di 135mila unità al Centro-Nord, mentre sono scesi di 71mila al Sud. Quanto ai tipi di lavoro, crescono nel periodo in questione del 14% le professioni non qualificate, mentre diminuiscono del 10% le qualificate”.

Re: Povera Italia.. (seconda parte)

31/07/2015, 18:03

.. capito perché la gente è imbufalita contro l'Invasione ...? [:306]

Re: Povera Italia.. (seconda parte)

31/07/2015, 18:51

Atlanticus81 ha scritto:Un tempo c’era chi si adoperava per un mondo migliore, non per ‘abituare la gente’ a uno peggiore.

Poi venne il PD e il suo responsabile economico Taddei…

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E con lui tutti gli "istituzionalizzati"

Recentemente intervistato da l’Espresso il giovine Filippo Taddei – responsabile economico del piddì nonché professore alla prestigiosissima John Hopkins University – ha detto che gli italiani, specie i giovini come lui, debbono “cambiare mentalità” visto che il “mercato” del lavoro è cambiato radicalmente negli ultimi decenni. In particolare i giovini italiani debbono rendersi conto che:

1.a) l’istruzione sarà molto più lunga e costosa
2.b) il contratto a tempo indeterminato si ridurrà sempre di più come occasione di lavoro;
3.c) i tempi di lavoro saranno più lunghi (immagino intenda la durata del monte ore settimanale)
4.d) i pensionamenti saranno sempre più posticipati

Da queste considerazioni discendono una serie di conseguenze pratiche e di considerazioni di principio. Le seguenti:

1.a) è chiaro che divenendo l’istruzione più lunga e, soprattutto, “costosa” servono due cose fondamentali per i giovini: tanta pazienza e tanti soldi. La prima non è una grande novità invero, Anzi, si tratta di una sciocca banalità. Chiunque abbia fatto le scuole elementari ha una idea abbastanza precisa del fatto che anche solo per imparare la tavola pitagorica occorre una dose monumentale di pazienza e spirito di sacrificio. Figuriamoci per tutto il resto.

La seconda cosa invece è significativa. In effetti i giovini italiani erano abituati a pensare che avessero la possibilità e il diritto di “raggiungere i gradi più alti degli studi” (art. 34 Costituzione) anche senza avere una montagna di danari perché lo Stato si faceva carico della maggior parte delle spese che necessitavano per studiare (“La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso”, sempre art. 34 Cost.).

Ora il nostro giovine professor Taddei ci dice chiaramente che lo Stato non provvederà più a caricarsi delle spese necessarie per questo obiettivo ma che sarà il giovine a doverlo fare (altrimenti studiare non sarebbe “costoso”). Come lo dovrà fare è una scelta sua: indebitarsi con banche e affini (come avviene negli Stati uniti e non solo), rapinare gioiellerie, spacciare organi umani per trapianti, rubare la pensione alla nonna, ecc. Le possibilità sono molteplici e limitate solo dalla fantasia umana.

1.b) Il giovine italiano che è stato abituato ad avere un genitore che ha fatto per tutta la vita l’operaio o l’impiegato (magari sempre presso la stessa ditta) è stato abituato male. Quest’epoca è finita. Oggi si cambia lavoro (e ditta) sempre più frequentemente e sempre più rapidamente. Urge quindi essere nelle condizioni psicofisiche di adattarsi al cambiamento in maniera totale. Ad esempio: occorre essere pronti ad insegnare alla John Hopkins University ma, se licenziati, essere pronti a scaricare container di cianfrusaglie cinesi al porto. Essere disponibili a lavare cessi all’autogrill ma anche a essere PM (Project Manager) in una multinazionale di cosmetici. Sapere usare con competenza un saldatore a stagno per riparazioni di piccoli elettrodomestici ma anche avere buone capacità di analisi e investigazione per diventare all’occorrenza PM (Pubblico ministero). Eccetera;

1.c) Le famose 40 ore settimanali di lavoro, eredità di un passato ormai obsoleto, possono essere anche 80 o 120 se necessario al fine di garantire la produzione della fabbrica o l’efficienza dell’ufficio. Perché se la produzione della fabbrica non è a pieno regime, come dettato dalle necessità di produttività e dall’analisi costi (del lavorante)/benefici (del fabbricante), il fabbricante ci perde un sacco di soldi, chiude la fabbrica e il lavorante perde il lavoro. Che, comunque, perderà lo stesso. Ma tanto poi ne trova subito un altro se ha studiato tanto e costosamente.

1.d) siccome le statistiche di dicono che ormai campiamo mediamente ottant’anni, in ottima salute e fino al giorno prima di essere chiusi in un loculo abbiamo imparato – grazie a corsi di formazione e di aggiornamento continui e costosi – un sacco di cose e di mestieri, è del tutto lampante che non possiamo ritirarci in pensione a 60 anni o a 70 o a 79 perché sarebbe uno spreco di competenze da un lato e un costo sociale (la pensione) difficilmente gestibile dall’altro. I giovini italiani quindi debbono capire che l’età pensionabile non esiste più ma che esiste, piuttosto, un’età lavorativa continua e permanente fino a che si ha fiato in corpo.

Alla luce di queste considerazioni io credo che il consiglio per i giovini d’oggi possa essere uno solo: sparatevi adesso che siete giovini e senza lavoro ché se vi sparate quando avrete cinquant’anni e un lavoro rischiate di mettere in difficoltà la produttività dell’azienda per cui lavorate.

http://www.sapereeundovere.it/spararsi- ... e-giovani/

questo potrebbe essere tranquillamente
il programma di david cameron..

Re: Povera Italia.. (seconda parte)

31/07/2015, 18:54

Ufologo 555 ha scritto:[8)] Quant'era meglio la I Repubblica ... [:305]


ma io mi ricordo 1,7 milioni di lire,
1,8 milioni di lire erano un signor stipendio..

oggi con la stessa cifra (850 euro) sei un pezzente..

la benzina a 1900 lire..

Re: Povera Italia.. (seconda parte)

31/07/2015, 19:02

E'h! caro mio .. Stavamo bene tutti, credimi; invece tutti gli stipendi sono dimezzati mentre i prodotti sono raddoppiati!
Miseria nera. Siamo tornati al "dopo guerra"; anzi, peggio: allora c'era la speranza!
Ci hanno tolto lo sgabello da sotto il sedere e ... tutti per terra! Mor'ammazzati! [:294]
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