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22/04/2011, 08:31

Facce da...Centri Sociali...[:o)]

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corrieredelveneto.corriere.it
[color=blue]Padova, agguato davanti al Duomo. Aggredito il consigliere Aliprandi

Il consigliere ricoverato in ospedale: «Mi hanno incappucciato con la felpa e colpito alla testa, buttato a terra e preso a calci». Fermati i due aggressori, sono vicini ai centri sociali

PADOVA - Il consigliere comunale Vittorio Aliprandi è stato aggredito di fronte al Duomo di Padova da un gruppo di almeno tre persone armate di catene. Aliprandi si trovava in compagnia del figlio ed era appena uscito da una banca. Del caso si sta occupando la Digos di Padova che ha individuato e portato in questura due esponenti del centro sociale Pedro di Padova. Proprio con un gruppo di pedrini il 9 aprile Vittorio Aliprandi ed il figlio avevano avuto un acceso battibecco prima della manifestazione sul precariato, poi annullata perché alcuni esponenti del centro sociale Pedro avevano sfasciato un banchetto di raccolta firme della Lega Nord. Vittorio Aliprandi, consigliere comunale eletto nelle fila della lista «Per Marco Marin» (Pdl) era stato condannato mercoledì a 10mila euro di multa e sanzioni per frasi razziste su Facebook indirizzata ai Rom. Il consigliere comunale assieme al figlio sono rimasti contusi dal pestaggio ed attualmente si trovano in osservazione al pronto soccorso. [/color]



La tolleranza di chi predica il terzomondismo a colpi di catene verso i 'razzisti'.
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la situazione in alcune zone di Padova

http://www.sospadova.it/

22/04/2011, 08:45

Tagli, tasse e stangate: il futuro dell’Italia
passa dal maxi ripianamento del debito


L’ultima relazione della Corte dei Conti smentisce definitivamente le rassicurazioni del governo. L’Italia deve ripianare il debito e i suoi interessi (il deficit). Lo impone l’Europa, lo pretendono gli investitori. Il futuro prossimo è fatto di tagli alla spesa per 40 miliardi


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http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/04 ... to/106111/

In fondo era stato tutto chiaro fin dall’inizio. Qualche giorno fa, nella surreale pausa dei lavori sul processo breve, Giulio Tremonti aveva aperto la presentazione del Def con parole inequivocabili. “L’unico messaggio responsabile e nell’interesse del Paese – aveva dichiarato il ministro – è che non esistono i presupposti per una crescita duratura ed equa senza stabilità dei conti pubblici”. Affermazioni chiare e semplici, capaci di individuare una volta per tutte l’unica strada percorribile dal governo a fronte di un contesto finanziario che non lascia alternative. Il futuro è scritto e la parola dominante è talmente “oscena” che nessuno, nell’esecutivo, ha il coraggio di pronunciarla se non di straforo e rigorosamente sottovoce: tagli. A tracciare il percorso ci ha pensato ieri la Corte dei Conti prefigurando, nel corso dell’audizione al Senato, la misura del piano di rientro. Un piano draconiano, ovviamente.

“Il miglioramento del livello del disavanzo tendenziale (…) – spiega la Corte – discenderebbe, infatti, dal mantenimento della pressione fiscale sul livello elevato del 2010 (42,6 per cento), da una ulteriore forte caduta degli investimenti pubblici rispetto al livello minimo del 2010 e dal blocco temporaneo delle spese di personale delle amministrazioni pubbliche. Nel biennio successivo (2013-2014), l’obiettivo programmatico di sostanziale pareggio del bilancio richiederà una correzione strutturale dei conti pubblici di oltre due punti di prodotto interno lordo (poco meno di 40 miliardi di euro)”. Eccola dunque la cifra tanto temuta. Più del doppio rispetto alla quota fissata in precedenza da Tremonti (15 miliardi) per una stima che si pone in linea con quanto ipotizzato da Bankitalia (35 miliardi). Già nei giorni scorsi il sempre più probabile futuro presidente Bce Mario Draghi aveva chiarito la realtà dei fatti: “All’Italia serve una crescita attorno al 2 per cento e una riduzione del deficit dello 0,5 per cento” aveva dichiarato. E siccome un tale ritmo di crescita resta per il momento impensabile, ecco che la differenza dovrà essere compensata da una riduzione della spesa.

La linea dura espressa da Draghi non passa certo inosservata. Da un lato il governatore ha tutto l’interesse a mostrare l’intransigenza necessaria per convincere gli scettici di Berlino e rimuovere gli ostacoli nella strada che dovrebbe condurlo al vertice dell’istituto centrale europeo. Dall’altro, le sue affermazioni sembrano rimarcare quella sentenza che i mercati hanno già emesso. Nei mesi scorsi, l’allarme sui conti italiani aveva scatenato una prima speculazione sui titoli pubblici: lo spread sul bund tedesco aveva raggiunto livelli da record, il valore dei credit default swaps sulle obbligazioni a cinque anni aveva toccato quote pericolose (238 punti base) attribuendo implicitamente all’Italia un rischio bancarotta quinquennale del 19,3%. Poi, improvvisamente, la quiete. I tassi sulle obbligazioni hanno ceduto in modo considerevole, il rischio sovrano calcolato sui derivati è crollato (12,5%). Un segnale evidente di come gli investitori abbiano deciso di dare fiducia all’Italia. E siccome gli operatori non ragionano certo in nome della misericordia, la spiegazione di una simile inversione di rotta (visto che le prospettive di crescita sono addirittura peggiorate per ammissione dello stesso governo) resta una sola: l’Italia, hanno capito in sede Ue e non solo, si è definitivamente arresa alla necessità di sistemare i suoi conti a colpi di prevedibili stangate.

Una strategia che passa attraverso tagli e imposizioni fiscali. I primi preoccupano i titolari dei dicasteri (a cominciare, smentite a parte, da Mariastella Gelmini che alla vigilia della presentazione del Def aveva, si dice, espresso un forte risentimento circa le ipotesi di sforbiciate al bilancio), il capitolo tasse, nonostante la retorica pro impresa dello stesso Tremonti, porta ancora malcontento in quel di Confindustria. Secondo il direttore dell’associazione degli industriali Giampaolo Galli, le manovre di azzeramento deficit previste per il 2013-2014 costituirebbero un impegno “di gran lunga superiore a quello compiuto negli anni novanta per rispettare i parametri di Maastricht” e aderire alla moneta unica.

E proprio Maastricht con la sua ideale continuazione rappresenta per il futuro il vero incubo sulla strada del risanamento. Se è vero che nei piani del governo ci si potrà concentrare sulla riduzione del debito quando il deficit non costituirà più un problema, è lecito aspettarsi a partire dal 2015 l’avvio di un percorso di ripianamento di proporzioni epiche. Il piano di stabilità prevede infatti l’obbligo per i Paesi caratterizzati da un rapporto debito/Pil superiore al 60% di tagliare l’eccesso del proprio debito di almeno un ventesimo all’anno. Alla fine di settembre, quando il dato italiano si attestava al 116% (oggi si sfiora il 120%) si parlò di circa 130 miliardi in tre anni. Una maxi manovra che potrebbe essere attenuata solo da una forte crescita economica. Ovvero da ciò che all’Italia manca da almeno vent’anni a fronte di problemi endemici mai risolti. Ma questa, ovviamente, è tutta un’altra storia.

22/04/2011, 12:59

rmnd ha scritto:

Facce da...Centri Sociali...[:o)]


Gentilmente.... potresti illuminarmi sul senso di questo post, o meglio, di questa notizia?
Che significato gli dai?

Con parole tue, non con quelle del Corriere del Veneto

Thanks

22/04/2011, 20:07

Se adesso la Fiat va Detroit ringraziate la Cgil C'è l'accordo: il Lingotto è al 46% di Chrysler

(di Francesco Forte)

Il costo dell'operazione è di 1,3 miliardi di dollari. Il presidente Elkann assicura il "pieno sostegno della famiglia". Marchionne: "Siamo pronti a prendere il controllo della casa di Detroit". E' l'ultima chiamata per il sistema Italia: la Fiom pensi ai giovani. SONDAGGIO E' colpa della Cgil? VOTA


Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. È il caso della Cgil, della Fiom, ma anche di un certo nume­ro di politici ed economisti e dei cerchio bottisti che non sembrano capire che quel che sta succedendo in Fiat auto è cruciale per la crescita dell’economia italiana. Fiat, che aveva da poco aumentato la quota di Chrysler dal 25%al 50%ha esercitato,prima del previsto,l’opzio­ne per comprarne un altro 16%, sborsando 1,270 miliar­di di dollari. E Sergio Marchionne ha anche annunciato che entro l’anno Fiat comprerà un altro 5% di Chrysler, raggiungendo la maggioranza assoluta. I conti di Fiat auto vanno bene nonostante il calo di vendite in Italia compensato dall’aumento in Brasile, in Polonia e altro­ve ed ha mezzi e credibilità per anticipare le strategie di acquisizione del 51% di Chrysler. E il modello Marchion­ne, che i sindacati di Detroit hanno accettato, ha funzio­nato, insieme alla strategia di produzione, di marketing e di finanza, dei manager Fiat che si è portato a Chrysler. Quindi le banche danno il credito necessario per l’ope­razione di controllo totale di Chrysler.

Non si può incolpare Fiat auto di non amare l’Italia, perché potrebbe spostare la sua produzione da Torino, Pomigliano e Melfi, in Polonia, in Brasile, a Detroit se la Cgil continua a fare ricorsi alla magistratura che blocca­no i programmi di Fabbrica Italia, che prevedono i nuo­vi modelli di auto, sulla base del nuovo contratto di lavo­ro, che la maggioranza dei lavoratori ha accettato. Che cosa è questo nuovo principio della sinistra politica e sindacale per cui quando non vincono con le schede delle votazioni pretendono di vincere con le carte bolla­te in tribunale o quanto meno di impantanare chi ha vinto nelle vertenze, per estenuarlo? La politica non ha regole oggettive, ma l’economia e la finanza privata e pubblica le ha. E non ci può scherzare, con le carte bolla­te, né giocare con un colpo al cerchio e uno alla botte o il piede in due staffe. Ai rappresentanti sindacali della ex Bertone, ora carrozzeria di Grugliasco, che non lavora da anni ed ha 700 addetti sino alla scorsa settimana in cassa integrazione straordinaria, Fiat, che l’ha rilevata dal dissesto, ha proposto di costruire auto Maserati con un investimento di mezzo miliardo, sulla base del nuo­vo contratto Marchionne. Tutti i posti di lavoro attuali verrebbero garantiti. Fiom di Cgil che ha la maggioran­za fra i 700 addetti che ancora sono in fabbrica, non solo si oppone, come si era opposta a Pomigliano e Mirafiori ove è rimasta in minoranza, ma per aggravare l’opposi­zione il giorno prima dell’incontro con Marchionne ha presentato i ricorsi contro tale contratto negli stabili­menti Fiat. Quanto a Emma Marcegaglia, dopo avere dichiarato, a nome del vertice confindustriale, che l’at­teggiamento della Fiom non fa bene ai lavoratori italia­ni, in quanto di chiusura rispetto alla competitività del­le imprese e rispetto al pagamento di salari più alti ai lavoratori, ha aggiunto che lo si vede alla Bertone, come lo si è visto prima a Pomigliano e Mirafiori.

Dopo questo bel colpo al cerchio, ecco quello alla bot­te. Riferendosi al referendum che la Cgil esige alla ex Bertone essa ha detto «anche in caso di referendum ne­g­ativo auspichiamo che la Fiat decida di tenere la produ­zione in Italia». Una dichiarazione come questa aiuta la Cgil a vincere, perché così essa potrebbe dimostrare che Fiat auto non ha affatto bisogno di far fare i turni notturni e gli straordinari flessibili, per realizzare lo sfruttamento ottimale degli impianti e fronteggiare le variabilità del mercato. E ovviamente gli altri sindacali­sti che chiedono di votare «sì»per salvaguardare l’occu­pazione apparirebbero come dei pavidi servitorelli del padrone. Ma Fiat non bluffa, vuole applicare questo contratto in Italia, perché lo adotta nelle altre fabbriche e se in Italia le auto del gruppo Fiat perdono quote di mercato è perché il rapporto qualità-prezzo non è ade­guato. La questione se facendo nuovi modelli si vende di più con profitto è una questione di costi e prezzi, quin­di di produttività. Molti lavoratori di Bertone sono vici­ni alla pensione e sperano in altra cassa integrazione. Ma è così che si pensa al futuro dei giovani e alla crescita economica?

http://www.ilgiornale.it/economia/se_ad ... comments=1

22/04/2011, 20:19

Pd, il bunga bunga di Dario Franceschini E' soltanto un esercizio di fantasiaSesso nel nuovo romanzo del democratico, 'Daccapo': i rapporti del protagonista con 52 escort /

poi dicono che il Pd è un casino. «Ansimava, sentiva l'alito, il profumo della pelle sul collo lunghissimo vedeva dappertutto colori sgargianti...». L’anziano notaio scrollava la coscienza sul letto di morte e confessava al figlio, impettito come un seminarista, d’essere annegato in un bordello: dell’opaca esistenza di provincia stava disvelando il lato nascosto fatto di 52-prostitute attempate-52, di escort dalla mirabile capacità acrobatica, di grovigli di corpi, di umori e sapori, di figli segreti più di quelli disseminati dai papi al tempo dei Borgia. Il tutto annotato in un tripudio di nomi e indirizzi, tra le pagine d’un libretto nero, simile a quello emerso dal dècollettè di Ruby Ribacuori.

Si respira un’aria di eros, quasi un’invidia sottile dello stile di vita berlusconiano in “Daccapo”, la nuova fatica (anzi, l’unica fatica, di questi tempi...) letteraria qui sopra riassunta di Dario Franceschini, capogruppo Pd alla Camera un tempo vittima dell’utopia veltroniana e ora di un frisson simpaticamente mignottaro. Nulla di male, per carità. L’Espresso oggi anticipa la trama del romanzo Bompiani: roba molto cochon ambientata in una Ferrara molto poco democristiana che, all’ombra dell’austera Cattedrale di San Giorgio, viene descritta brulicante di prostitute, adulteri, preti spretati, figli di preti. Una città che se non è Arcore, puoi quasi visualizzare mentre nottetempo viene attraversata da pulmini guidati da Lele Mora sgragianti, zeppi di ragazzotte dall’accento brasiliano, in sottofondo l’aria di “Vamonos al bunga bunga”, la canzone del trio Le Munecas (Marysthell Polanco, Diana Gonzales e Aris Espinosa) scritta da Berlusconi di suo pugno. Ad ognuno il suo Bunga Bunga, reale o virtuale che sia. Per tutto ciò, un moto di simpatia ci ha spinti verso Franceschini. E dunque verso il grande immaginario sessuale di quest’uomo esile, claustrale, dagli abiti inattuali quanto il suo partito. Mentre i suoi personaggi si muovono come in un pebenismo borghese alla Pessoa, perfino una delle sue baldracche di nome fa “Forlani”, eco di nostalgico passato. Quel che stride, semmai, è che Dario Franceschini, democristianissimo ex segretario traghettatore d’un Pd traghettato verso il nulla, è tutto tranne che un tombeur de femme.

Il suo incedere spettrale tra le ideologie cattocomuniste e il suo essere sempre sotto la cresta dell’onda ne hanno fatto un’icona. Per dire: l’immagine che lo rende meglio è quella di Dario sul palco, a cui sottende la didascalia: “Franceschini chiede la parola durante la convention del Pd, non accorgendosi di essere il relatore”. Bellissima. Da qui, dalla presenza gassosa dell’uomo che ricorda il ritratto che il satirico Fortebraccio fece di un segretario socialdemocratico («L’auto si fermò, si aprì la portiera, non ne uscì nessuno. Era Nicolazzi...»), si schiude un mondo. Un mondo che non somiglia affatto a quello della provincia lombarda peccaminosa e lussureggiante delle notti berlusconiane. Eppure il suo eroe, il notaio Dalla Libera dice: «Ci ho messo molto tempo a capire che dentro ogni persona, anche quella che sembra la più austera e fredda, c’è un mondo proibito e stupendo».

Peraltro questa tendenza a stanare il proprio vizio di talamo e a illuminarlo come un vezzo pubblico non è nuova tra le istituzioni. Fabrizio Rondolino portavoce dell’ex premier D’Alema abbandonò la politica per le pagine hard d’un suo romanzo; Corradò Calabrò serioso presidente dell’AgCom venne additato per la scrittura di racconti a luce rossa; l’emerito presidente della Consulta Antonio Baldassarre, ai tempi in cui era presidente Rai, s’accompagnava alla giovane valletta Francesca D’Auria evocando capricciose insinuazioni. L’immaginario erotico del capogruppo Pd, sottoposto a pressioni indicibili e asfissiato da guerre intestine, pare non faccia eccezione. «Fossi uno sconosciuto nessuno si stupirebbe se scrivo di prostitute», dice lui. Ora, esegeti come Jovanotti affermano da sempre che il Franceschini scrittore (“Nelle vene quell’acqua argento” pare fosse un affresco alla Bunuel) sia migliore del Franceschini deputato. E forse è vero. Franceschini del suo talento letterario fa sapere: «..c’è l’aspirazione al mistero, la fascinazione verso vite diverse». Di tutto si poteva pensare ma non che fosse la vita di Silvio...

http://www.libero-news.it/news/721521/P ... tasia.html


P:S:ma non e' che mentre scriveva questo libello erotico,ma un po noioso, pensava a qualche collega di partito.......a caso [:246] [:255] [:81] [:39]
o forse questo era il nuovo programma in vista delle elezioni......
Ultima modifica di ubatuba il 22/04/2011, 20:19, modificato 1 volta in totale.

23/04/2011, 00:37

Parla Ida Magli, durissima con Ue e Bce


'Il mio schiaffo all'Europa'
L'antropologa: l'Italia ida_magli_296

di Paola Cortese

Ben tre paesi, Grecia, Irlanda e Portogallo, a rischio di bancarotta. E un’Europa matrigna che con una mano li afferra, concedendogli prestiti milionari, e con l’altra li spinge giù, impoverendo i loro cittadini. E’ l’analisi controcorrente di Ida Magli, antropologa autrice del pamphlet “La dittatura europea”, Bur.

Che traccia l’immagine impietosa di un’ Europa grigia, governata dai banchieri, lontana dai popoli. A lei chiediamo: come può accadere che uno Stato fallisca?
“Uno Stato che batte la propria moneta non fallisce mai. Ma nell’ Unione europea chi batte moneta è la Bce, la Banca centrale. L’euro non ha uno Stato dietro: è una moneta falsa. Così come è di carta il Parlamento europeo, dove si parlano 27 lingue e non si fanno le leggi. Se gli Stati non possono battere moneta non possono finanziarsi. E i banchieri se li giocano a carte, speculano sui loro debiti. Per poi prestargli aiuti al 6,2% che è un tasso insostenibile per paesi come la Grecia, che ora corre un altissimo rischio: è solo questione di tempo”.

Chi comanda oggi in Europa?
“Gli interessi dei grandi banchieri che sono dietro alla Bce. Un enorme conflitto di interessi, perché si tratta di privati cittadini dalle ricchezze inestimabili, le regine d’Inghilterra e d’Olanda, i Rothschild, i Rockfeller. Dietro c’è un disegno di globalizzazione, di governo finanziario del mondo. Sennò perché appiattire le tradizioni culturali dei popoli europei, fatte di intelligenze uniche? Si vuole un mondo tutto uguale dove i popoli non contino nulla. L’Ue è stata imposta dall’alto, in Italia non è mai stato fatto un referendum per sapere cosa ne pensano i cittadini”.

Ma gli europeisti sostengono che l’euro ci salvi dall’inflazione.
“E’ un inganno. Con l’euro abbiamo avuto l’inflazione al 100%, perché abbiamo dimezzato il valore del denaro. E’ un po’ quello che voleva fare Craxi con la lira pesante. Ma l’inflazione reale non avrebbe mai raggiunto quei livelli, sarebbe arrivata al massimo all’8%. E soprattutto abbiamo impoverito la nostra economia. Ci hanno imposto le quote latte, quando il latte era una nostra ricchezza peculiare. Ci hanno fatto distruggere le arance, uccidere le nostre mucche. In nome dell’Europa sono state fatte scelte insensate”.

Cosa dovrebbe fare l’Italia secondo lei?
“Per prima cosa sospendere il trattato di Schengen e tornare a battere moneta. Ci sono altri esempi: l’Inghilterra è fuori e sta benissimo. L’ Italia sta penalizzando se stessa per mantenere il debito nei parametri europei: servono enormi risparmi e mancano i soldi per la ricerca e la cultura. Ma la forza dell’Italia è la produzione di pensiero, arte, poesia. E’ questa la nostra vera ricchezza, la vita biologica conta meno della cultura per la specie umana”.

Negli ultimi giorni l’Europa sembra più fragile: i finlandesi hanno eletto un partito di estrema destra che si rifiuta di pagare il debito del Portogallo.
“Sono forze centrifughe che si stanno manifestando negli ultimi tempi. A rompere il giocattolo è stato Sarkozy, quando ha mandato gli aerei a bombardare la Libia. Questo ha aperto gli occhi a tutti: non esiste un’ unione politica. Ma non basta. Resta il sistema di potere finanziario costituito dalla Banca centrale, un immenso impero: milioni di persone con ricchissimi stipendi sui quali nessuno può fare controlli. Ci vorrebbero dei governanti veramente decisi a cambiare. Ma anche il ministro Maroni non ha dato nessun seguito alle sue minacce di uscire da Schengen”.

http://www.televideo.rai.it/televideo/p ... sp?id=9110

23/04/2011, 10:14

Grande Ida Magli, l'ho sempre ammirata, oltre che conosciuta ...

23/04/2011, 20:10

La Russa: "Pronti a ridurre missioni"

18 Aprile 2011, 09:43 - Televideo
9.43 "Azzerare il contingente in Kosovo, ridurre quello in Libano e cominciare a fare altrettanto in Afghanistan": sono gli obiettivi dell'Italia in merito alle missioni di pace che il ministro della Difesa La Russa, intervistato dal Corriere della Sera, intende esporre al numero uno del Pentagono, Gates,con cui avrà oggi un incontro negli Usa. Sull'ipotesi di bombardamenti sulla Libia, La Russa precisa: "Abbiamo delle pressioni, ma abbiamo risposto no, ed è esclusa anche una nostra presenza a terra".
http://www.instablog.org/articolo/U117026.html



...e sarebbe anke ora con le spese che ci sono,oltretutto sono una spesa inuile,come e' inutile la loro missione

23/04/2011, 20:11

Feltri: Quando l’Europa è un peso


C’è poco da sfottere Roberto Maroni perché ha detto che a questo punto non ha senso rimanere agganciati all’Europa. E non è neppure il caso che Umberto Bossi si affanni a minimizzare il contenuto polemico degli atteggiamenti assunti dal ministro dell’Interno dopo che questi, a Bruxelles, ha ricevuto in faccia un bel niet alla richiesta d’aiuto nella gestione dell’emergenza clandestini. L’Ue ha dimostrato di infischiarsene del problema, ignorando che i confini sud della Penisola sono anche i confini dell’Europa; e che se noi siamo invasi dalle «orde barbariche» rischia di esserlo l’intera comunità continentale.
Non dico sia giunto il momento di abbandonare il «consorzio», ma è giusto che l’Italia alzi la voce e faccia capire a Francia, Germania e Gran Bretagna che, se è costretta ad arrangiarsi da sola quando è alle prese con un grave problema, come quello che sta vivendo, può arrangiarsi sempre. Tanto più che da anni, forse da sempre, non ha ottenuto grandi vantaggi dalla «società» che ha contribuito a fondare.
La moneta unica, che abbiamo voluto a ogni costo, sottoponendoci a sacrifici pesanti per averla, si è rivelata ben presto una fregatura: nel giro di pochi mesi ci siamo resi conto che, pur avendo cambiato l’euro a 1.936 lire, esso in pratica, in termini di potere d’acquisto, ne valeva 1.000. I nostri stipendi si sono di fatto dimezzati. Capirai che affare. Nonostante ciò le autorità monetarie hanno sempre dichiarato: l’euro vi ha salvato da una sciagura. Ogni volta, poi, che il governo italiano ha tentato di agire in base alle proprie esigenze, l’Europa è intervenuta per richiamarci all’ordine, e abbiamo dovuto fare buon viso a cattivo gioco.
Adesso la misura è colma e Maroni ha fatto bene a segnalare senza timidezze che non siamo più disposti a tollerare di essere considerati «soci» di serie B. È paradossale che la Francia sia partita lancia in resta per appoggiare con mezzi militari i ribelli libici, aumentando il caos nel Nord Africa, e ora si rifiuti di pagarne le conseguenze. L’emigrazione in massa dalla Tunisia, infatti, è iniziata in coincidenza con i bombardamenti sulla Libia, con la quale il nostro Paese aveva sottoscritto un accordo proprio per limitare il fenomeno degli sbarchi a Lampedusa. Accordo completamente saltato.
Nicolas Sarkozy finge di non sapere che gli effetti del suo bellicismo hanno una ricaduta solo sull’Italia, e fa orecchio da mercante quando lo sollecitiamo a farsi carico almeno parzialmente del dovere di accogliere i disperati che, arrivati da noi, desiderano trasferirsi in terra transalpina. Ha sbarrato le frontiere e respinge chiunque non abbia passaporto e un reddito sufficiente a sopravvivere almeno tre mesi. Risultato: ci tocca trattenere tutti i tunisini e provvedere a dar loro un alloggio (in fretta) e quanto serve per campare. Per sovrammercato, la Ue ci critica perché non siamo stati tempestivi nel fornire soccorso, come se fosse facile assorbire 20 mila persone in poche settimane senza andare in confusione. Oltre ai disagi che derivano dalle ondate migratorie, dobbiamo così subire il dileggio di chi, viceversa, avrebbe l’obbligo di darci una mano.
Non osiamo pensare a cosa potrebbe succedere nei prossimi mesi, o settimane, qualora l’ebollizione dell’area nordafricana non si placasse. Maroni prevede un incremento degli sbarchi. Parla di 50 mila probabili extracomunitari in procinto di salpare per raggiungere le nostre coste. Nell’eventualità, come faremo? O l’Europa si dà una mossa o sarà un disastro.

http://blog.panorama.it/opinioni/2011/0 ... e-un-peso/

23/04/2011, 20:34

DA VEDERE:

Ultima modifica di eSQueL il 23/04/2011, 20:35, modificato 1 volta in totale.

23/04/2011, 22:54

superpippo ha scritto:

rmnd ha scritto:

Facce da...Centri Sociali... [:o)]


Gentilmente.... potresti illuminarmi sul senso di questo post, o meglio, di questa notizia?
Che significato gli dai?

Con parole tue, non con quelle del Corriere del Veneto

Thanks


perchè..sono amici tuoi?
[;)]

24/04/2011, 11:55

rmnd ha scritto:

superpippo ha scritto:

rmnd ha scritto:

Facce da...Centri Sociali... [:o)]


Gentilmente.... potresti illuminarmi sul senso di questo post, o meglio, di questa notizia?
Che significato gli dai?

Con parole tue, non con quelle del Corriere del Veneto

Thanks


perchè..sono amici tuoi?
[;)]

Potrebbero, ha importanza?

Rinnovo la richiesta!

24/04/2011, 12:38

superpippo ha scritto:

rmnd ha scritto:

superpippo ha scritto:

[quote]rmnd ha scritto:

Facce da...Centri Sociali... [:o)]


Gentilmente.... potresti illuminarmi sul senso di questo post, o meglio, di questa notizia?
Che significato gli dai?


Con parole tue, non con quelle del Corriere del Veneto

Thanks


perchè..sono amici tuoi?
[;)]

Potrebbero, ha importanza?

Rinnovo la richiesta!
[/quote] azz...begli amici... Allora devo stare attento o rischio di trovare qualche faccia da...centro sociale sotto casa con le spranghe. Tanto quelli nn hanno un azz da fare tutto il giorno e in qualche modo devono impegnare il loro inutile tempo... ;-)

24/04/2011, 13:21

rmnd ha scritto:
azz...begli amici... Allora devo stare attento o rischio di trovare qualche faccia da...centro sociale sotto casa con le spranghe. Tanto quelli nn hanno un azz da fare tutto il giorno e in qualche modo devono impegnare il loro inutile tempo... ;-)

Sai, io sono un po'ingenuo e in casi come questo fatico a discernere lo scherzo dall'idiozia.
Spero che tu stia scherzando.... di cuore [;)]

Comunque... rinnovo ancora la richiesta

P.S.: tanto per chiarire come la penso:
chi ha sfasciato il banchetto e pestato il consigliere comunale starebbe bene in galera.
il consigliere, se vero che ha scritto frasi razziste su fb, sarebbe uno dei tanti ....... e farebbe bene a ritirarsi dalla politica, ma d'altronde personaggi come questi servono a portare voti, piacciono tanto... right? [;)]
Come già espresso in altro post, chi lo sostiene è esattamente come lui.... buona fortuna!
Ultima modifica di superpippo il 24/04/2011, 13:30, modificato 1 volta in totale.

24/04/2011, 13:52

superpippo ha scritto:
P.S.: tanto per chiarire come la penso:
chi ha sfasciato il banchetto e pestato il consigliere comunale starebbe bene in galera.
il consigliere, se vero che ha scritto frasi razziste su fb, sarebbe uno dei tanti ....... e farebbe bene a ritirarsi dalla politica, ma d'altronde personaggi come questi servono a portare voti, piacciono tanto... right? [;)]
Come già espresso in altro post, chi lo sostiene è esattamente come lui.... buona fortuna!


Quoto.
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