Ufologo 555 ha scritto: Comunque ...
Nella guerra delle prove in Siria ci sono anche sigari e suore
Chi ha usato il sarin? L’Onu non ha dubbi (Assad). Damasco ora consegna le prove della montatura a Mosca
Immagine:
39,5 KB“Quando si guardano i dettagli delle prove che gli ispettori hanno presentato – è inconcepibile che altri rispetto al regime abbiano usato il sarin”.
Barack Obama
intervista a Telemundo, 17 settembre
L’appendice 5. Il rapporto Sellström pubblicato lunedì è il risultato dell’inchiesta degli ispettori delle Nazioni Unite sugli attacchi chimici in Siria: stabilisce che il gas sarin è stato utilizzato, il 21 agosto scorso, ma non dà informazioni esplicite sui responsabili dell’attacco, perché questo non era l’obiettivo della missione. L’appendice 5 del documento è tecnica ma interessante: descrive la dimensione e la struttura dei due sistemi di lancio utilizzati e rivela la traiettoria dei razzi, soprattutto la base di provenienza. “Il luogo di impatto numero uno (Moadamiya) e il luogo di impatto numero quattro (Ein Tarma) forniscono prove per tracciare, con un sufficiente grado di accuratezza, la traiettoria dei proiettili”. Il lavoro congiunto di Human Rights Watch e del New York Times ha permesso di analizzare gli elementi contenuti nell’appendice 5 e visualizzarli nella cartina qui a fianco. Partendo dallo “schermo vegetale” da cui è passato un razzo ispezionato poi finito vicino a un muro, valutando i gradi di spostamento rispetto al suo ritrovamento e rifacendo il percorso a ritroso, è possibile identificare un’area piuttosto circoscritta e piuttosto famosa attorno a Damasco. “Non è una conclusione definitiva”, precisa l’analista di immagini satellitari che s’è occupato dei calcoli e della ricostruzione per Human Rights Watch, Josh Lyons, “ma è parecchio suggestiva”.
“Non è sufficiente dire ‘le armi chimiche sono state usate’, proprio come non era sufficiente dire che ‘i machete sono stati usati’ in Ruanda. Bisogna condannare l’utilizzatore-Assad”
Samantha Power su Twitter,
ambasciatrice americana all’Onu
Il Monte Qasioun. Le caverne di questo monte, a pochi chilometri da Damasco, sono avvolte da religione e leggenda: in una avrebbe abitato Adamo, in un’altra Caino avrebbe ammazzato Abele. Oggi il monte ospita ristoranti e aree con panchine per godersi Damasco dall’alto, ma soprattutto “è il centro di gravità del regime”, come ha detto al New York Times Elias Hanna, un ex generale dell’esercito libanese che ora lavora all’Università americana di Beirut. Qui abitano e operano i fedelissimi del clan Assad, le forze speciali e soprattutto la 104esima Brigata della Guardia repubblicana di Bashar el Assad. Il compito della Guardia repubblicana è quello di proteggere la famiglia presidenziale e il suo entourage, garantendo la sicurezza del palazzo e dei quartieri vicini: il comando della Guardia è del fratello di Bashar, il famoso Maher, che però pare sia stato colpito da una bomba e ferito gravemente. Secondo alcuni esperti, il Monte Qasioun è stato scelto proprio perché è una delle roccaforti della Guardia repubblicana che potrebbe assumersi la responsabilità degli attacchi in modo indipendente rispetto al regime (manovra evidentemente pretestuosa, ma ogni sotterfugio è buono, in questa crisi). C’è naturalmente la possibilità remota che i ribelli siano riusciti a infiltrarsi in questa zona e lanciare l’attacco chimico, ma un’azione del genere avrebbe praticamente determinato la caduta del regime.
Le prove di Assad. Ieri il regime di Damasco ha presentato agli alleati russi le prove degli attacchi chimici perpetrati dalle forze ribelli e Mosca ha fatto sapere che le mostrerà all’Onu. Gli ispettori avrebbero dovuto verificare e analizzare tre diversi attacchi, ma poi si sono concetrati su quello del 21 agosto. I russi sostengono che con un’analisi accurata anche degli altri episodi si potrebbe scoprire la verità, verità che il regime di Damasco custodisce e che ora ha consegnato a Mosca. Martedì sera c’è stato un incontro del Consiglio di sicurezza dell’Onu per discutere della bozza della risoluzione che prevede la consegna e la distruzione dell’arsenale chimico siriano sotto il controllo internazionale: i russi, con la complicità dei cinesi, s’oppongono all’introduzione del capitolo 7, quello secondo cui, laddove fallissero le misure previste per ottenere gli obiettivi della risoluzione, si può intervenire militarmente. Dopo l’incontro del Consiglio di sicurezza, c’è stata una conferenza stampa dei ministri degli Esteri durante la quale Sergei Lavrov, re della diplomazia di Mosca, ha detto ai giornalisti di guardare bene che cosa dice una suora libanese, che ha le prove del fatto che gli attacchi chimici sono una provocazione dei ribelli siriani ai danni di Assad. La suora si chiama Madre Agnès-Mariam de la Croix, carmelitana, ed è spesso citata nei media russi e dagli assadisti sparsi per il mondo: in particolare, ha scritto un documento di 50 pagine in cui analizza immagine per immagine i video dei bambini con la schiuma alla bocca del 21 agosto e “dimostra” che si tratta di una montatura.
“Lavrov, gran fumatore di sigari, ha volutamente ignorato gli sforzi dell’ex segretario generale dell’Onu Kofi Annan di vietare il fumo negli uffici delle Nazioni Unite, dicendo: non è mica suo il palazzo”.
New York Times, 17 settembre
La prima deadline. Tra due giorni scade la prima deadline concordata dal patto Lavrov-Kerry: entro sabato Damasco deve fornire un inventario del suo arsenale chimico. Ieri sono continuati i raid aerei delle forze del regime contro i ribelli in un’area vicino alla capitale. Secondo alcune fonti, i ribelli hanno abbattuto un elicottero del regime vicino a Hama.
“Trovare e distruggere tutto l’arsenale chimico della Siria è difficile ma penso fattibile. Certo, sarà un lavoro stressante”.
Ake Sellström,
capo degli ispettori dell’Onu in Siria
http://www.ilfoglio.it/soloqui/19863 non fosse seria..
togli la testata esplosiva e ci metti il nervino..
faccia sapere..
boh..
su 5 in base al cratere di impatto..
il settore siriano, secondo loro..
poi una nota a pag. 22:
le prove..