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30/11/2011, 18:17

hai capito i tedeschi. leggete qua

http://affaritaliani.libero.it/economia ... 12011.html

30/11/2011, 20:25

Traditori Angela Merkel prepara una via di fuga La furbetta va in Svizzera a stampare marchi
La Merkel avrebbe dato mandato a 2 tipografie elvetiche per sfornare la vecchia moneta. Interrogazione a Strasburgo
A
ngela Merkel fa la furba. Mentre davanti all'Europa fa la dura e continua a minacciare sanzioni verso i Paesi più deboli per salvare la moneta unica, zitta zitta sta cercando una via di fuga per la Germania. Si fanno sempre più insistenti, infatti, le voci relative al fatto che avrebbe cercato aiuto in Svizzera per stampare la vecchia moneta teutonica, il marco. La scelta di ricorrere a due tipografie elvetiche è dettata dai trattati istitutivi dell'Unione Monetaria: i Paesi che aderiscono all'euro non possono tornare a battere il vecchio conio. Come rivela Affari Italiani, in una di queste due tipografie già si stampano rubli russi e dong vietnamiti.

La Germania scarica l'Europa - Ovviamente, se fosse vero, crescerebbe ulteriormente il panico nei mercati finanziari. Tanto che Mara Bizzotto, europarlamentare della Lega Nord ha presentato un'interrogazione urgente alla Commissione "affinchè sia fatta chiarezza al più presto sull'argomento". Il punto è che il Vecchio Continente e l'unione monetaria rischiano di crollare, così il piano B di Angela potrebbe prevedere il ritorno al Marco. "Il fallimento dell'euro - ha proseguito la Bizzotto - è ormai sotto gli occhi di tutti, e la cosa che stupisce di più è che un Paese come la Germania, vero pilastro della moneta unica, stia già pensando di scaricare l'Unione Europea".

La conferma di Borghezio - A complicare ulteriormente il quadro ci si è messo poi l'europarlamentare della Lega Nord, Mario Borghezio, che sempre ad Affari Italiani ha svelato: "So che un ente collegato al ministero della Difesa tedesco, in ordinea a un piano B sul probabile crollo dell'euro, sta predispondendo la stampigliatura con inchiostro indelebile sulla nuova produzione della moneta unica con la scritta euro-tedesco. In realtà - ha concluso Borghezio - si tratta di un ritorno al vecchio marco. L'euro tedesco sarebbe l'unico accettato in Germania e servirebbe a garantire la genuinità tedesca


http://www.liberoquotidiano.it/news/881 ... archi.html



.....e questi sono i professorini ke vogliono impartire lezioni...... [:215] [:54] [:219]
Ultima modifica di ubatuba il 30/11/2011, 20:37, modificato 1 volta in totale.

30/11/2011, 20:39

come ci vedono gli alieni:

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73,5 KB

30/11/2011, 22:31

A quanto pare anche in Cina non sono messi poi tanto bene.
(mi spiace, articolo solo in Inglese. Comunque con il traduttore di google non viene male).

What's this? China going bankrupt faster than U.S.?
Economic planning expert says implosion could drag America down


WASHINGTON – Here's a shocker.

China is going broke faster than the U.S., according to economic planner Kirk Elliott – who is making this point the lynchpin of a live webinar he's conducting for WND viewers today at 12:30 p.m. Eastern.

Here are some shocking facts Elliott discusses in a WND column today on which he will expound during the webinar:

  • China's debt is about $36 trillion yuan (or $5.68 trillion USD). This number is astronomical considering that it is just a little more than one-third of the U.S. total debt, but the difference between the U.S. and China is that the U.S. national income per capita is $47,140, whereas China's national income per capita is $4,260 – not even one-tenth of the U.S. amount. To be on par with the U.S., China's total debt should be around $1.5 trillion USD, but it is three times that! Considering that the U.S. has an unsustainable debt position, China's is ridiculously out of control and puts that country in extreme danger of a financial collapse of epic proportions.
  • China's officially published interest rate of 6.2 percent is fabricated. In reality China's inflation is 16 percent. This is eerily similar to the United States as well. The U.S. official inflation of around 3 percent is nowhere close to unofficial inflation estimates of 10-13 percent. What does this mean for China? This means that cost of living, wages and cost of goods sold in China will have to rise, and instead of exporting deflation, China will be exporting higher priced goods, thus affecting the rest of the world that purchases its goods. The world is on the verge of an inflationary cycle like we have never seen. Additionally, central banks around the globe are printing money on a massive scale to try to stimulate liquidity and spending (this is the definition of inflation!). Add to this a rising price structure in China, the major exporter to the world, and we could be preparing for a global hyperinflation.
  • Excess capacity in the economy and private consumption is only 30 percent of economic activity. Of course this is the case, as China's population is extremely poor and China is an exporting nation. The vast majority of its goods should not be private consumption. But, what the excess capacity indicates is that there is a global economic slowdown. Since China's growth is dependent on the rest of the world purchasing its goods, a global recession does not bode well for China's economic future.
  • China's officially published GDP growth of 9 percent is fabricated. The real number is a negative 10 percent! China's robust GDP has always been a pipe dream, as the country has been building infrastructure (railroads, highways and real estate development – including ghost cities). Since personal spending is only 30 percent of China's GDP, roughly 70 percent of China's GDP can be attributed to this massive build-up. It will dry up, as has already started. The regime is about to be exposed, as people are starting to wake up to the fact that the "emperor has no clothes."
  • China's taxes are too high. Taxes on Chinese businesses – indirect and direct – are 70 percent of earnings. Individual tax rates are 81.6 percent. There is no way China can remain strong with these high taxes. We thought our taxes were high – because they are! But we are like schoolboys compared to China. It is the big boy on the taxation block. It's just economics 101 – a country cannot remain strong or viable with tax rates this high. The population will ultimately revolt. I really believe China is ripe for revolution given these numbers; it's just a matter of time. Sadly, for the Chinese citizens, their strong-arm government will not look kindly on any kind of political or social opposition.
Elliott concludes: "There is an economic tsunami about to engulf China, and because of the size of China's economy and its manufacturing might, the impact of the tsunami will be felt far and wide. The United States will feel it in the form of inflationary pressures that we can't afford right now. Periphery countries to China may feel its military might or cower to political pressure as governments that run out of money start to do irrational things (look at the United States, or Greece, or the European Union)."

Fonte

01/12/2011, 10:40

"Allarme banche, non c'è più liquidità
così l'Italia rischia il fallimento"

Parla il presidente della Consob Vegas. "Bisogna cambiare la missione della Banca centrale europea. Va risolta la disparità con la Fed che, ad esempio, può stampare moneta mentre la Bce non può farlo"


"IN ITALIA c'è un allarme banche. Non circola più denaro. Il rischio principale è che si diffonda il credit crunch. Rispetto a questo scenario, il fallimento di qualche banca diventa addirittura un rischio secondario. Se l'illiquidità del sistema porta al blocco dell'economia, allora non fallisce un singolo operatore, ma fallisce l'Italia". Giuseppe Vegas, presidente della Consob, lancia un monito e chiama a raccolta governo, Bce e Banca d'Italia: "Bisogna agire, o sarà troppo tardi".

Presidente Vegas, dunque ha ragione Alessandro Penati, che su "Repubblica" parla di una vera e propria "questione bancaria"?
"Sulle banche italiane c'è un problema, che non può non preoccuparci tutti. Il nostro sistema creditizio, tra i suoi asset, ha titoli di Stato italiani per 160 miliardi, e titoli di Stato degli altri 'Pigs' per 3 miliardi. A fronte di questo, le nostre banche hanno titoli "tossici" (essenzialmente mutui subprime) per una quota pari al 6,8% del patrimonio di vigilanza, contro una media europea del 65,3%. Ora, secondo le nuove norme di valutazione degli asset stabilite dall'Eba, siamo al paradosso: i titoli di Stato in portafoglio vengono considerati 'tossici' per le banche italiane, peggio di quanto non lo siano i "subprime"per le banche straniere".

Toccava al governo italiano intervenire, nei mesi scorsi. Perché non l'ha fatto?
"Non sta a me rispondere. Io so solo che i criteri stabiliti dall'Eba sono oggettivamente discutibili. Ci stiamo confrontando con la Banca d'Italia, per sollecitare un intervento e per indurre un ripensamento, anche nell'Esma. Ma non è facile. Il pericolo è che vada definitivamente in tilt il circuito finanza-economia reale. In base ai criteri Eba, le banche devono rafforzare il patrimonio e ricapitalizzare. Per farlo hanno due strade: o vanno sul mercato a cercare soldi, o vendono asset. In entrambi i casi, il sentiero è strettissimo: vendere asset vuol dire ridimensionare comunque l'operatività. Ma trovare capitali sul mercato, adesso, è ancora più difficile: vuol dire limitare il circolante, rinunciare alla leva, ridurre i prestiti, e dunque strozzare il credito. E qui c'è il possibile corto-circuito: che effetto ha tutto questo su un Paese che ha bisogno come il pane della crescita?".

Un effetto devastante, che stiamo già vedendo. Ma come pensate di far cambiare all'Eba i suoi criteri? E come si fa a evitare la recessione nel 2012, già prevista dall'Fmi?
"Questi sono i nodi da sciogliere. Sui criteri Eba il Sistema-Paese deve battersi, a tutti i livelli: non si può avere un approccio khomeinista alla contabilità, che è un mezzo e non un fine, essendo il vero fine il benessere dei cittadini. Quanto alla recessione, l'Italia deve far bene i "compiti a casa", come ha detto giustamente Monti. Questo vuol dire risanamento dei conti, tirando il freno a mano alla spesa pubblica. E poi sostegno allo sviluppo".

La dimensione della crisi non è solo italiana. Lei, da regolatore nazionale, che giudizio dà del ruolo della Bce? Fa abbastanza per fronteggiare l'emergenza?
"Finora, con le regole esistenti, ha fatto quello che ha potuto. Ma è evidente che l'acquisto dei titoli di Stato dei Paesi periferici, sul solo mercato secondario, non basta più. Così come non basta più l'approccio puramente anti-inflazionistico della politica monetaria: capisco che i tedeschi abbiano lo scheletro di Weimer nell'armadio, ma adesso serve un salto di qualità".

Sta dicendo che Draghi deve trasformare la Bce in un prestatore di ultima istanza, stampando moneta senza limiti?
"Sto dicendo che anche su questi temi serve un approccio nuovo, e adeguato alla fase. C'è a monte un problema di sovranità politica e di coordinamento delle politiche fiscali nazionali. Ma c'è anche un problema di Trattati e di Statuti da rivedere. La Fed e la Banca d'Inghilterra stampano moneta. La Bce non può farlo. Questa disparità va risolta. Allora, o cambiamo il ruolo della Bce, oppure dobbiamo accettare il rischio che l'euro salti, e ogni Paese torni alla sua valuta nazionale".

È un'ipotesi realistica, secondo lei? C'è addirittura chi ipotizza un piano segreto dei governi, per un change-over dall'euro alle vecchie valute nazionali a cavallo di Capodanno...
"Non credo alle voci. Ma certo il rischio che la moneta unica non regga, in queste condizioni, esiste. Sarebbe un disastro, ideale e materiale. Sta a Draghi evitarlo, insieme a Merkel, Sarkozy e adesso anche Monti, che fa giustamente da terzo incomodo nel direttorio franco-tedesco".

In questi mesi la Consob ha cercato di arginare la speculazione, tra il divieto di vendite allo scoperto e i limiti agli scambi ad altissima velocità. Tutto inutile: da luglio la Borsa ha perso il 32,1%, e i titoli bancari il 45,6%.
"Noi ci siamo posti l'obiettivo di fondo di non far disconnettere il link tra risparmio e economia reale. La speculazione fa parte del gioco. Ma oggettivamente alcune cose non funzionano. E su queste abbiamo cercato di intervenire. Le vendite allo scoperto sono un tema controverso. Ma una cosa è sicura: aumentano la volatilità del sistema, e hanno una funzione sempre pro-ciclica. Per questo, dal primo dicembre estenderemo la norma: per tutte le categorie di titoli, le vendite allo scoperto dovranno avere almeno il prestito dei titoli sottostanti, e oltre una certa soglia dovranno essere denunciate all'Autorità".

Non è un modo per chiudere la falla di una diga con un dito?
"Non penso che siano norme salvifiche, ma segnalano un'attenzione del regolatore. La stessa cosa vale per l'High Frequency Trading, cioè gli scambi di titoli ad altissima velocità attraverso gli algoritmi. Un algoritmo può essere impazzito o hackerato. Un mercato non può essere condizionato troppo da queste variabili incontrollate: per questo abbiamo chiesto a Borsa Italiana di far pagare almeno un "fee", quando si lancia un ordine oltre un certo importo, e poi non lo si esegue. Anche qui, siamo ai piccoli correttivi, che non risolvono il problema, però nemmeno lo ignorano. Ed è la stessa cosa che potrei dire per il controllo sui Cds cosiddetti "nudi", cioè quelli che si comprano senza il possesso dei titoli di Stato sottostanti. Nella nuova Mifid saranno vietati: ci vorrà tempo, ma è già un passo avanti".

Un altro nervo scoperto è la difesa dell'italianità delle aziende. Stiamo per perdere anche il "bastione" della golden share. Anche su questo avete provato qualche intervento, ma è stato tutto inutile: basta vedere il caso Parmalat.
"Proprio il caso Parmalat è un paradigma del dramma italiano: nessun "campione nazionale" si è fatto avanti. Questo è il nostro vero punto debole. L'intera Borsa italiana capitalizza poco più di Microsoft e Apple messi insieme. Siamo esposti allo shopping straniero. E ora rischiamo anche di più, senza la "golden share". Diciamolo chiaro: sul piano giuridico e normativo, non abbiamo più strumenti per difenderci".

Quindi? Come si evita che l'Italia, già depauperata del suo tessuto industriale, diventi un gigantesco outlet?
"Fa sorridere dirlo adesso, ma l'unica soluzione è allargare il mercato azionario, far entrare in Borsa nuovi operatori e nuovi imprenditori".

Intanto obbligherete almeno Edf a lanciare l'Opa su Edison?
"Stiamo esaminando il quesito. Non abbiamo ancora maturato una scelta: abbiamo un mese di tempo".

Risposta un po' "democristiana". E su Finmeccanica cosa avete in serbo? Possibile che possa accadere uno scandalo simile, e che nessuno possa intervenire?
"C'è un'inchiesta penale in corso. I nostri poteri sono limitati, e riguardano solo il collegio sindacale. Anche in questo caso, stiamo valutando".

Presidente Vegas, voi valutate pure. Ma qui il pericolo è che tra un mese sul mercato non rimanga più niente.
"Noi faremo la nostra parte. Ma certo, per il prossimo futuro, in Italia e in Europa, la responsabilità è nelle mani della politica. Ho fiducia in Monti".
m.giannini@repubblica.it
(30 novembre 2011)



http://www.repubblica.it/economia/2011/ ... ef=HREC1-1

01/12/2011, 12:45

il governatore del boe malvin king,afferma ke il governo britannico,la foe, la banca centrale.stanno preparandosi ad un default dell'euro.predisponendo piani d'emergenza

http://affaritaliani.libero.it/ultimiss ... 1211122745


ma tutti i prx sacrifici richiesti saranno utili,a tutti,o solo a qualcuno [;)]
Ultima modifica di ubatuba il 01/12/2011, 12:46, modificato 1 volta in totale.

02/12/2011, 10:35

alla notizia...............

http://affaritaliani.libero.it/economia ... 21211.html

02/12/2011, 14:12

Farage: «Napolitano va cacciato, vi ha venduto»


Il parlamentare britannico del video famoso: «Monti solo un fantoccio».
Sempre lui, Nigel Farage. Vi dice niente? È l'europarlamentare indipendentista britannico (Ukip) protagonista di una memorabile sfuriata al parlamento europeo lo scorso 21 novembre (guarda il video).
Euroscettico, se la prese con la Merkel, il dominio tedesco e tutta l'Ue, colpevole di aver sostituito a piacimento il greco Papandreou e Silvio Berlusconi con due governi-fantoccio composti da tecnici.
I media italiani provarono a oscurare il filmato, ma la Rete fece il suo compito: boom di contatti, l'intervento fu cliccatissimo.
L'INVETTIVA A LA ZANZARA. E adesso? Farage è tornato alla carica su Radio 24, ospite a La Zanzara da Bruxelles. E ha ripetuto, con la solita veemenza, gli stessi concetti, senza farsi scrupoli.
«Se un presidente tradisce la costituzione e permette che un governo eletto venga rimpiazzato da uno fantoccio voluto dalla burocrazia europea in combutta con la signora Merkel, questo è un pessimo presidente che andrebbe licenziato in tronco. Cacciate Napolitano!», ha esordito subito con toni 'morbidi'.
«HO A CASA UNA TOMBA COL SIMBOLO DELL'EURO». Farage, essendo un fiero avversario dell'euro, ha confessato di avere nel suo studio «una tomba, una tomba vera in dimensioni reali con sopra il simbolo dell'euro».
«Adesso», ha detto ai conduttori Giuseppe Cruciani e David Parenzo, «siete governati da Mario Monti, un fantoccio scelto da una potenza straniera. Avete rinunciato alla democrazia e avete dato a questa gente un potere enorme. Monti ha detto che resta solo per 18 mesi, ma chi dice che non potranno essere 18 anni?».
Il rischio di un altro berlusconismo, insomma.

«Monti? Un fallimento, è colpevole del disastro imminente»
«Monti», ha proseguito, «è stato uno degli architetti del progetto dell'euro, una delle persone che hanno contribuito a costruire questo disastro imminente. Ed è la stessa persona chiamata a guidare l'Italia. Se io dirigessi un'azienda che sta per fallire metterei come amministratore delegato chi ha causato la situazione fallimentare? No, farei l'esatto contrario».
«ESEGUIRÀ SOLO GLI ORDINI DELLA BCE». Ma ha promesso di risanare i conti pubblici italiani, hanno replicato i conduttori. «Monti è pronto a fare quello che il capo tedesco e la Bce gli dicono di fare, questa è la verità», ha risposto il combattivo Nigel.
«Non capisco perchè Berlusconi abbia accettato questa situazione, certo era molto indebolito», ha analizzato Farage.
«RIBELLATEVI A QUESTA MANCANZA DI DEMOCRAZIA». «Tutti i parlamentari italiani dovrebbero ribellarsi e gridare contro questo sopruso, un governo senza nemmeno un politico eletto, mai votato dal popolo e voluto da altri Paesi e dai burocrati europei, persone orribili che nessuno ha scelto. Ribellatevi in nome della libertà!».

«Sarkozy un nano tascabile manovrato dalla Merkel. Invidio Berlusconi e le sue feste»
E il ruolo di Sarkozy? «Sta lì col petto gonfio», ha mimato Farage, «ma è la Merkel a manovrarlo, come un piccolo nano tascabile...». E sull'harem a suon di bunga bunga del Cavaliere Farage ha detto di essere «invidioso»: «Non sono stato mai invitato a una delle sue feste, e questo mi dispiace moltissimo perchè sarebbe stato divertente. Molti uomini vorrebbero essere nella stessa situazione di Berlusconi, anche chi lo critica in fondo lo invidia».
«IN GRAN BRETAGNA SILVIO SAREBBE DURATO DUE MINUTI». L'anomalia berlusconiana resta però tutta italiana: «Certo che in Gran Bretagna non sarebbe durato più di due minuti al governo...», ha ammesso Farage.
«Berlusconi ha il grande merito politico di avere portato stabilità nella politica italiana, prima i governi duravano pochissimo. Ma ora a 75 anni ha fatto il suo tempo, che si goda i suoi hobby».

http://www.frontediliberazionedaibanchi ... 13899.html
Giovedì, 01 Dicembre 2011

02/12/2011, 14:13

02/12/2011, 18:06

ha ragione...

poi non so se avete sentito quel parassita dei brunetta ieri sera che per giustificare ill no alla patrimoniale ha detto che con tutti i mutui che ha,con le spese che ha sarebbe in difficoltà...ma vi rendete conto?

dal minuti 2:40 circa

[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=7gFxZn6GxKU[/BBvideo]

tremonti ha detto che sei un cretino che è diversa caro brunetta...

[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=z7_ImChBwo8[/BBvideo]
Ultima modifica di Ronin77 il 02/12/2011, 18:13, modificato 1 volta in totale.

03/12/2011, 03:32

Thethirdeye ha scritto:

Blissenobiarella ha scritto:

Io ho il sospetto che invece le cose stiano andando secondo programma...

L'euro è in crisi perchè non è una moneta sovrana. Stiamo tutti usando una moneta che non appartiene a nessuno Stato che prendiamo in prestito dai privati.
Quando tutti i governi cadranno uno dopo l'altro schiacciati dai debiti, probabilmente quello succederà sarà avanzare la proposta di rendere l'euro una moneta sovrana. Ma una moneta sovrana deve appartenere ad uno Stato sovrano o a un unione di Stati.. ed è così che con ogni probabilità sorgeranno gli Stati Uniti di Europa...



Esatto Bliss..... quello che sta avvenendo, purtroppo, fa parte di un copione già scritto.... Immagine



Quoto in toto.


Ed è esattamente quello che auspicava il "buon" Schroeder, sottolineando come l' unico ostacolo sono "i soliti inglesi"....


Ricorderai l' intervista di cui parlo, TTE, se la trovi e quoti mi fai un favore.


Scusate se mi ripeto ma come dice il proverbio... repetita iuvant...

03/12/2011, 09:18

Mi chiedo perchè, quando è veramente utile, non siamo capaci di andare in piazza. Adesso è il momento che gli italiani si facciano sentire. Se, come afferma qualcuno, siamo una nazione, è giunto il momento di dimostrarlo e non solo a parole.

03/12/2011, 11:26

[:264] [:264] [:264]

03/12/2011, 12:53

greenwarrior ha scritto:

Mi chiedo perchè, quando è veramente utile, non siamo capaci di andare in piazza. Adesso è il momento che gli italiani si facciano sentire. Se, come afferma qualcuno, siamo una nazione, è giunto il momento di dimostrarlo e non solo a parole.
secondo me l'anno che verrà sarà molto agitato in questo senso,la cosa più preoccupante è la rabbia che sta coltivando la gente...

Prevedo disordini purtroppo...

03/12/2011, 13:03

"Per cominciare dal credito, esso assolve nell'economia capitalistica molteplici funzioni, ma la più importante consiste notoriamente nell'accrescere la capacità di espansione della produzione e nel mediare e facilitare lo scambio. Perché là dove la tendenza della produzione capitalistica all'espansione illimitata urta contro i limiti della proprietà privata, contro le dimensioni ristrette del capitale privato, il credito si presenta come il mezzo atto a superare questi limiti in forme capitalistiche, a fondere in uno molti capitali privati - società per azioni - e a far sì che un capitalista possa disporre dei capitali altrui - credito industriale. D'altro lato esso accelera, come credito commerciale, lo scambio delle merci, quindi il riflusso del capitale alla produzione, e conseguentemente l'intiero ciclo del processo produttivo. E' facile rendersi conto dell'influenza di queste due principali funzioni del credito sul determinarsi delle crisi. Se le crisi, com'è noto, traggono origine dalla contraddizione tra la capacità e la tendenza espansiva della produzione e la limitata capacità di consumo, il credito, per quanto si è detto, è il mezzo più idoneo a portare tanto più spesso questa contraddizione alla fase critica. Anzitutto esso accresce enormemente la capacità di espansione della produzione e costituisce la forza motrice interna, che la spinge continuamente a oltrepassare i limiti del mercato. Ma esso agisce in due sensi. Dopo avere, come :fattore del processo produttivo, provocato la superproduzione, durante la crisi, nella sua qualità di intermediario dello scambio, dà il colpo di grazia alle forze produttive, che esso medesimo ha risvegliato. Al primo segno di un ristagno, il credito si contrae, pianta in asso lo scambio là dove sarebbe necessario, si dimostra inefficace e senza scopo là dove si offre ancora e riduce così al minimo durante la crisi la capacità di consumo. Oltre questi due risultati più importanti, il credito agisce ancora in diversi altri modi in relazione coi determinarsi delle crisi Non soltanto esso offre il mezzo tecnico per mettere dei capitali altrui a disposizione di un capitalista, ma lo sprona ad impiegare con audacia e senza scrupoli la proprietà degli altri persino in speculazioni arrischiate. Non soltanto acuisce la crisi come mezzo infido di scambio delle merci, ma ne facilita lo scoppio e l'estensione in quanto trasforma tutto lo scambio in un meccanismo
artificioso ed estremamente complesso, con una quantità minima di moneta aurea come base reale, e provoca così una perturbazione per ogni minimo motivo. Così il credito, ben lungi dall'essere un mezzo per evitare o anche solamente per attenuare la crisi, è tutt'al contrario un fattore determinante particolarmente importante delle crisi"

Rosa Luxemburg, Riforma sociale o Rivoluzione, 1899

http://www.ousia.it/SitoOusia/SitoOusia ... ociale.pdf (pagina 6)
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