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MessaggioInviato: 12/12/2011, 11:41 
Pensioni, case, indennità: ecco la casta con le stellette.

A un capo di Stato maggiore spettano un milione di liquidazione e 15mila euro al mese. E ai vertici di Esercito, Carabinieri e Finanza va anche un bonus di 409mila euro


La casta per definizione è quella dei politici e anche noi giornalisti che li critichiamo non sempre possiamo lanciare la prima pietra, ma nell’Italia dei privilegi pure i generali e gli ammiragli non scherzano. Gli alti ufficiali sono tanti, troppi, secondo qualche fonte il 30% in più del necessario, per un esercito volontario che verrà ridotto di ulteriori 40mila uomini.



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I capi di stato maggiore tirano i remi in barca con una liquidazione che sfiora il milione di euro e 15mila euro di pensione.

Non solo: i vertici delle forze armate, compresi Carabinieri e Finanza, godono di una speciale indennità pensionabile di 409mila euro lordi, che in tempi di vacche magre salta agli occhi. Oggi lo Stato sta pagando oltre 4 milioni di euro per questa indennità ad personam . La chiamano S.I.P. e non ha niente a che fare con la vecchia compagnia telefonica. Nel 1981 il primo a godere della speciale indennità pensionabile era stato il capo della polizia. Nel corso degli anni si sono aggiunti il comandante della guardia forestale ed il direttore generale delle carceri.

Le stellette hanno brontolato chiedendo, per certi versi a ragione, uguali diritti e così la SIP è stata garantita anche al comandante generale dei carabinieri, a quello della Finanza ed ai capi di stato maggiore delle Forze armate che sono 4 (Difesa, Esercito, Aeronautica e Marina), oltre che al segretario generale e direttore degli armamenti. Un generale a tre stelle non arriva a 6.500- 7.000 euro al mese, meno della metà di tanti alti dirigenti dello stato. Nel momento in cui viene nominato capo di stato maggiore, con la responsabilità su decine di migliaia di uomini, forse è giusto garantirgli un’indennità di carica.

Anche se 22.755 euro in più al mese per 13 mensilità «rivelati » in una proposta di legge che addirittura voleva allargare il privilegio ai vice, non sono bruscolini. Dalla precedente gestione della Difesa non siamo riusciti ad ottenere le cifre esatte, ma secondo le fonti de il Giornale e di stampa stiamo parlando di 409mila euro lordi che corrispondono ad oltre 250mila euro netti. L’aspetto più controverso è quel termine «pensionabile». In pratica la speciale indennità viene poi riconosciuta per calcolare la pensione. Dalla Difesa scrivono che «si tratta di indennità (...) soltanto parzialmente pensionabile istituita per eliminare o quantomeno attenuare il grande divario all’epoca esistente con i vertici delle Forze di Polizia». Fonti de Il Giornale , però, sostengono che la SIP è quasi totalmente pensionabile, a parte una decurtazione che si aggirerebbe sul 10%.

In definitiva le stellette che sono state ai vertici delle Forze armate si godono una pensione che si aggira sui 15mila euro. «Le responsabilità che hanno assunto sono elevatissime e quindi non mi sembra scandaloso - sostiene una fonte de il Giornale nelle Forze armate che conosce i conti - Invece è scandaloso il tentativo di estenderla anche ad altri» come i vicecomandanti ed i vicari. In Italia i generali delle Forze armate sono 425. Negli Stati Uniti gli alti ufficiali sono 900, ma comandano 1 milione e 400 mila uomini, sette volte più di noi.

Secondo una fonte de il Giornale che conosce ilproblema generali ed ammiragli potrebbero essere anche il 30% in più del necessario, compresi i carabinieri. Per non parlare della Finanza e degli altri corpi di sicurezza della Stato. E dei privilegi garantiti a 44 alti ufficiali, che beneficiano di appartamenti da 600 metri quadrati compresi di battitura tappeti e lucidatura dell’argenteria. La spesa per lo Stato sarebbe di 3 milioni e mezzo di euro l’anno. Non è un caso che nel piano di tagli in via di preparazione sia prevista una drastica riduzione degli alti ufficiali. Non solo: La Difesa sta studiando un taglio di almeno 40mila uomini su 190mila, che dovrebbe presentare entro fine anno al nuovo ministro, Giampaolo Di Paola. Per la prima volta è stato nominato al vertice un ammiraglio ancora in servizio, anche se oltre l’età prevista per la pensione.

Proprio Di Paola è il fautore del nuovo «Modello di Difesa» che prevede la riduzione degli organici a circa 120/140mila uomini. Le spese del personale assorbono il 62% delle risorse della Difesa (quasi 9 miliardi di euro).L’obiettivo è arrivare ad un costo del 50% senza tagliare le unità operative. Nelle missioni all’estero,comprese quelle di guerra come in Afghanistan, sono impegnati fra 10 e 12mila uomini. Il problema è che i tagli hanno ridotto all’osso l’addestramento ed il prossimo anno potrebbero esserci 3mila volontari in meno da arruolare per mancanza di soldi. «Già adesso i bandi per ufficiali e sottufficiali hanno numeri sempre più ridotti.

Si rischia che le forze armate diventino ancora più “vecchie”» spiega una fonte de il Giornale sottolineando l’altra faccia della medaglia rispetto ai tagli. Per snellire la Difesa bisogna sicuramente continuare sulla strada della chiusura degli enti inutili.


Interi reparti esistono più o meno sulla carta. Dal 2008 il programma di dismissioni che dovrebbe portare alla vendita di 200 caserme, 3.000 alloggi e 1.000 installazioni va avanti a rilento. Spesso molti degli immobili sono occupati da abusivi o gravati da incredibili intoppi burocratici, anche se le norme per la dismissione si stanno sbloccando. Gli accorpamenti necessari riguarderanno la logistica, ma sacrifici, secondo il capo di stato maggiore della Difesa, Biagio Abrate, coinvolgeranno «soprattutto le strutture di comando e supporto alle categorie dirigenziali ».

Anche sulla sanità militare si addensano critiche. Centinaia di posti letto e camici con le stellette dispersi in tutta Italia si occupano sempre più di certificazioni di invalidità. L’ufficiale medico può esercitare all’esterno, ma se gli chiedono di andare in prima linea in Afghanistan spesso marca visita. Un’altra realtà controversa è l’ausiliaria.Quando il militare raggiunge i limiti di età, o dopo 40 anni di contributi, può fare domanda per questo istituto, che dura 5 anni. In pratica serve a garantirgli «il 70 per cento degli incrementi di stipendio riconosciuti al pari grado in servizio». Un ufficiale in ausiliaria può venir richiamato nella provincia di residenza, ma capita per una piccola minoranza.

Ai tempi della guerra fredda serviva alla mobilitazione generale in caso di conflitto, ma oggi l’ausiliaria è un po’ desueta. Dalla Difesa fanno notare che da quest’anno fino al 2014«l’istituto è di fatto sterilizzato» perché gli stipendi dei militari sono bloccati. Non durerà per sempre, si spera, ed in ogni caso l’ausiliaria pesa nell’ultimo bilancio della Difesa per 326,1 milioni di euro, con un incremento minimo dello 0,7%. Soldi che secondo alcuni, nelle Forze armate, sarebbe meglio utilizzare per stipendi più adeguati al personale in servizio e realmente operativo. http://www.faustobiloslavo.eu

http://www.ilgiornale.it/interni/pe...=0-comments=1" target="_blank">http://www.ilgiornale.it/interni/pe...0-comments=1



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MessaggioInviato: 13/12/2011, 11:14 
La Casta vince ancora: slittano i tagli ai privilegi


Il governo: "Subito revisione degli stipendi, in rispetto a prerogative". Passa tutto al parlamento: tempi lunghi e i bonus non si toccano

Il governo e il parlamento, "ciascuno nell'ambito delle proprie attribuzioni, assumono immediate iniziative", per la revisione degli stipendi dei parlamentari. Lo annuncia un emendamento alla manovra presentato dal governo, alla vigilia del suo approdo alla Camera in attesa della fiducia di sabato. Un proclama alto nel significato, ma ancora nebuloso nei contenuti. L'unica cosa certa, per ora, è che i tempi si allungheranno perché i tagli non si faranno con il decreto salva-Italia, ma rispettando le tempistiche del Parlamento. Altra grana: sono gli stessi parlamentari ad aver annunciato tagli. Tagliare sì, ma per non cambiare nulla.

Trucchetto europeo - Il trucchetto della Casta ormai è scoperto: gli onorevoli dicono no alle sforbiciate del governo Monti alle indennità parlamentari proponendo loro per primi di adeguarsi alle "tariffe" dei colleghi europei. Proprio qui sta l'inghippo: perché la differenza in Italia non la fa lo stipendio in sé, ma i lauti rimborsi spesi. Se l'indennità è pari a 5.486 euro (in linea con la media dell'unione europea), la busta paga netta arriva a circa 12.000 euro grazie ai fondi messi a disposizione dallo stato per assistenti, congressi, eventi politici. Si parla di quasi 4.200 euro a testa, senza contare il gettone per ufficio di presidenza e incarichi nelle commissioni. Sono queste integrazioni ad arricchire la Casta, che per placare la sete di equità degli italiani (e in parte del governo tecnico) si gioca invece la carta dei tagli all'indennità vera e propria. Qualche centinaio di euro, a conti fatti. Nessuno però osi toccare i 3.500 euro al mese di diaria per il soggiorno nella Capitale, i 4.190 euro al mese per pagare eventi politici, segreteria e i "rapporti con gli elettori", più i 3.000 euro all'anno per le spese telefoniche e i rimborsi per i trasferimenti da e per l'aeroporto, con viaggi e trasporti rigorosamente gratis. Anche all'estero queste spese non sono a carico dell'onorevole. Semplicemente, gestisce tutto la segreteria del Parlamento, garantendo una maggior trasparenza. Proprio quello che, almeno apparentemente, la Casta italiana non vuole.

Pensioni privilegiate - C'è poi il capitolo previdenza. Rispetto a Francia, Germania e Gran Bretagna, deputati e senatori incassano un vitalizio triplo. Qualcuno è riuscito ad andare in pensione a 50 anni con una sola legislatura completa alle spalle, a 2.500 euro al mese. Ad altri, più fortunati, è bastato un solo giorno in Aula per accaparrarsi la pensione d'oro. Almeno su questo punto, gli onorevoli si sono dovuti adeguare alla manovra: dall'1 gennaio 2012 passeranno come tutti al sistema contributivo incassando un assegno da 2.300 euro al mese. Chi arriverà in Parlamento nel 2013 dovrà dire addio alle baby pensioni. Ecco perché in tempi di crisi far finta di tagliarsi lo stipendio potrebbe essere un buon compromesso.

http://www.liberoquotidiano.it/news/890 ... ilegi.html



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MessaggioInviato: 13/12/2011, 11:29 


A spaccare le pietre a pane e cipolle..... [}:)]



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MessaggioInviato: 13/12/2011, 11:42 
bene....vedremo quanto si divertiranno coi trucchetti quando arriveranno altri pacchi bomba o qlcn di loro verrà eliminato dalla gente che è stanca e si è rotta veramente di vedere come questi se ne fottono ampiamente.
vedremo, vedremo...


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MessaggioInviato: 13/12/2011, 12:00 
Cita:
Thethirdeye ha scritto:




A spaccare le pietre a pane e cipolle..... [}:)]


Secondo me sei anche troppo buono.. ci sono delle belle miniere di sale in russia che hanno sempre bisogno di nuova manovalanza..



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MessaggioInviato: 13/12/2011, 13:28 
x quello tutto riguardante alla kasta tutto rinviato,sullo stipendio devono pensare bene cosa tagliare,non si sa mai nella vita,x le province il prossimo appuntamento e' nell'aprile 2013,magari aspettando la situazione si rialza,cosi'nessuno piu' ne parla e tutto il magna magna e' salvo [;)]dato ke il popolo italiano dimentica in fretta [8)]


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MessaggioInviato: 13/12/2011, 13:36 
ma il buon demagistris che ha sempre professato trasparenza,ad una precisa domanda sul super compenso x la consulnza di vecchioni,non risponde e fugge,ala faccia delle promesse sulla trasparenza.....

il tutto con video su
http://www.liberoquotidiano.it/news/890 ... fugge.html


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Ecco quelli delle pensioni d'oro: fino a 90.000 euro al mese
di: Paolo Baroni Pubblicato il 12 dicembre 2011| Ora 10:55
.
ROMA - Ci sono contratti e accordi. E poi le leggi, i regolamenti, le intese. Tutto è in regola, per carità.
Ma se ci si ferma un attimo a pensare, in alcuni casi, i cosiddetti diritti acquisiti diventano privilegi. In tema di indennità, stipendi, vitalizi e pensioni, negli ultimi tempi è stato scritto (e denunciato) di tutto e di più. Ma ora che si chiede a milioni di pensionati di rinunciare al recupero dell`inflazione e a migliaia di operai ed impiegati di restare diversi anni in più al lavoro la contraddizione prende le fattezze dello scandalo. Dalla «Casta» di Rizzo e Stella, a forza di non fare nulla, odi far finta di intervenire, siamo arrivati alle «Sanguisughe» di Mario Giordano, che nel suo ultimo volume mette in piazza (e alla berlina) tutte «le pensioni che ci prosciugano le tasche».

Se ne parla tra la gente, sui blog volano parole grosse, demagogia e populismo vengono sparse a piene mani. Ma questo non toglie che il problema esista.
In Parlamento, dove a fatica i presidenti Fini e Schifani stanno facendo marciare il taglio dei vitalizi, l`ultima volta che la questione è stata affrontata è stato tre giorni fa. La Commissione lavoro della Camera ha posto la questione dei trattamenti dei dipendenti degli organi costituzionali e delle Authority. Che non solo benefidano di stipendi ben più alti della norma, ma ancora oggi godono di un regime di assoluto privilegio. Intervento che viene definito «urgente e improcrastinabfie», per affrontare «situazioni di oggettivo privilegio, derivanti da aspetti abnormi del sistema retributivo, anche prevedendo il passaggio al calcolo contributivo prorata».

Bankitalia, a stretto giro di posta ha fatto subito sapere che i propri dipendenti sono completamente assoggettati al regime Inps. Dall`ultimo consuntivo del Quirinale, invece, si apprende che già da tempo ai suoi dipendenti si applicano norme più rigide col blocco delle progressioni automatiche ed il taglio degli assegni più alti (5-10% a seconda che si superino i 90 o i 150 mila euro).

Nonostante il giro di vite, però, i dipendenti possono ancora andare in pensione a 60 anni con 35 anni di contributi. E comunque ogni anno il Colle incassa contributi per 8 milioni e paga pensioni per 90 (38% del bilancio). Camera e Senato fanno anche peggio. Palazzo Madama, infatti, ogni anno spende per le pensioni circa 182 milioni, 209 la Camera su un budget complessivo oli 1 miliardo.

Sulla carta «fermo restando il collocamento a riposo d`ufficio per uomini e donne a 65 anni di età», nel caso del Senato, si può andare in pensione al compimento dei 60 anni se in possesso dei requisiti richiesti, ovvero 20 anni di servizio effettivo e 35 anni di contributi. In più c`è anche la possibilità di anticipare l`uscita a 57 anni, ma «con forti penalizzazioni». E ovviamente ancora tutti col vecchio sistema retributivo. Ora nel suo ultimo resoconto contabile il Senato annuncia «nuove e più restrittive disposizioni» ed anche alla Camera si parla di «inasprimento dei requisiti per il pensionamento di anzianità». Ma l`ultima nota di bilancio non chiarisce assolutamente come si intenda procedere.

Più si sale nella scala sociale e più certi trattamenti pensionistici appaiono agli occhi della gente comune scandalosi. La «pensione d`oro» per eccellenza, certifica l`Espresso nel suo ultimo numero, spetta a Mauro Sentinelli, classe 1947, che arriva a quota 1.173.205 euro lordi l`anno. Ovvero 3.259 al giorno.
Come c`è riuscito? Sentinelli, scrive Giordano sul suo blog, «quando è andato in pensione guadagnava 9 milioni di euro l`anno e si è avvalso della facoltà di passare dalla gestione speciale del fondo telefonici, che paga i contributi solo sulla retribuzione base, a quella obbligatoria dell`Inps, che prende in considerazione anche le altre voci della busta paga, a partire da benefit e stock option».

Legale, regolare, ma scandaloso. Dietro a Sentinelli, un altro «telefonico», Alberto De Petris, classe `43, (653.567 euro lordi/anno) e Mauro Gambaro, classe 1943, ex direttore generale di Interbanca oggi all`Inter, con 665.084.
Se poi si alza ancora di più lo sguardo ai palazzi «alti» escono altre cifre stellari.

Il presidente emerito Carlo Azeglio Ciampi cumula 30 mila euro/mese di pensione Bankitalia con 4000 euro dell`Inps ed i 19.054 euro dell`indennità da parlamentare, Oscar Luigi Scalfaro, oltre all`indennità di palazzo Madama (19.054) prende 4.766 euro netti al mese dall`Inpdap per avere esercitato l`attività di magistrato per tre anni (dal 1943 al 1946), Lamberto Dini incassa 18 mila euro da Bankitalia, 7000 dall`Inps e 19.054 dal Senato, Giuliano Amato invece cumula 22.048 euro mese dall`Inpdap coi 9.363 che gli da il Parlamento.
Quanto tempo fa Lilli Gruber ad «Otto e mezzo» ha osato chiedergli se fosse stato disposto a ridursi la sua pensione d`oro l`ex premier ha risposto piccato: «Non capisco la domanda». E la trasmissione si è chiusa così, nel gelo più totale. Commenta un frequentatore del blog di Giordano: «E se fosse arrivato il momento di introdurre una tassa sulle sanguisughe?».
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http://www.wallstreetitalia.com/article ... -mese.aspx


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MessaggioInviato: 27/01/2012, 19:24 
Questa è carina... e vale la pena di citarla.... [:3]




Casta corrotta, che ne dite di uno sciopero fiscale?

http://www.wallstreetitalia.com/article ... scale.aspx

ricevuto da alikudo - 27/01/2012 11.45.36

Avrei una proposta su cui gradirei sapere il parere dei lettori di WSI: visto che i tagli alle spese per la Casta non possono essere attuati immediatamente, che ne dite di non attuare immediatamente anche il pagamento delle tasse?

Mi spiego: le auto blu pesano da sole 20 MILIARDI/anno. Il loro uso lascia quantomeno perplessi. Non so se e' una leggenda metropolitana che la scorta dell' ex-presidente Ciampi sia stata mandata da S. Marinella (paese a 80 km da Roma) fino a Montecitorio a prelevare il barbiere per il presidente e a riportarlo dopo che aveva finito l' elevato incarico. Comunque questa e' solo una delle storie che girano per Roma, ed il fatto che sia credibile, indipendentemente dalla sua veridicita' la dice lunga sull' uso delle auto blu.

La proposta che ho pensato e' la seguente (preciso che sono un grande ammiratore di Gandhi): visto che non e' pensabile che questa situazione della doppia manovra annuale, cioe' che da una parte ci sia una manovra per la casta basata su un' economia florida ed in espansione, che tollera aumenti di spese anche poco intelligenti, come l' uso delle segretarie per gli onorevoli o i palazzi presi in affitto (ma non abbiamo il demanio? Roma non e' piena di caserme in disuso? o le vogliamo conservare per le speculazioni degli amici degli amici?) possa continuare, stiliamo una serie di punti non rinunciabili e paghiamo le tasse solo nella percentuale in cui tali punti sono rispettati.

Es: se la manovra quest' anno pesa per 80 Mld, e le auto blu pesano per 20, se a fine anno non sara' fatta una "pulizia" convincente e strutturale delle auto blu, si paga 1/4 in meno di quanto richiesto. La Casta pesa per altri 22 Mld? (Onorevoli, assessori, generali...) Ok. se a fine anno... etc. Questo per far capire a lor signori che non scherziamo (http://www.partitoindipendente.it/artic ... inale.html).

E proprio Gandhi ci insegna che 1 persona si puo' colpire con Equitalia, 100 si possono mettere in carcere, ma 2 milioni, 30 milioni... E per favore, ricordate che senza le nostre tasse questi signori NON SONO NESSUNO, anche se cercano di farci credere che noi non siamo nulla.



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la kasta non si smentisce,tante parole ma fatti zero,la cura dimagrante vale solo x i comuni mortali [;)],piu' che sciopero fiscale tutti a prenderli a calci in quel posto e spedirli a casa,questi incapaci [:(!]---------------------------------------------------------------------------------------




Sì al taglio dello stipendio dei deputati, ma la busta paga a fine mese sarà la stessa, non un euro di meno. Con ulteriore beffa finale, perché i frutti del (finto) risparmio andranno in un bel fondo che sarà a disposizione – guarda un po’ – degli stessi deputati. La riduzione di cui si parla è proprio quel taglio delle indennità che tiene banco da mesi tra mille polemiche, come segnale "in sintonia con il rigore che la grave crisi economica-finanziaria impone a tutti".

Come è andata a finire? Alla fine di un lungo percorso costellato da promesse, altolà e dispute sugli importi (con tanto di commissione ad hoc) finalmente la Camera ha deciso: ieri ha detto sì al taglio dello stipendio degli onorevoli proposto dall’Ufficio di presidenza per 1.300 euro lordi, 700 euro netti.

Strette di mano, comunicati che di grande soddisfazione. "Ecco, noi siamo in linea con gli italiani", è il motto. Ma sarà poi vero? No. Perché la decurtazione delle indennità fa uscire quei soldi dalla porta della Camera ma la riforma della previdenza li fa rientrare dalla finestra, paro paro. Non un euro di meno.

Così, a fine mese, la busta paga della casta è la stessa: 11.200 euro netti di indennità di base sui quali cumulare tutte altre voci. Nessun taglio, dunque. Il segreto è tutto nelle nuove norme previdenziali che si estendo ovviamente anche ai parlamentari, che sono scattate il primo gennaio scorso. Passando dal sistema retributivo a quello contributivo, i deputati si sarebbero visti lievitare la busta paga di circa 700 euro netti al mese, perché non è più loro chiesto di versare tutti e due i contributi che versavano prima: uno per il vitalizio (1.006 euro al mese) e uno previdenziale (784,14 euro al mese), oltre alla quota assistenziale (526,66 euro al mese). La riforma delle pensioni avrebbe toccato solo marginalmente i deputati in carica (un anno su 5 di legislatura), che avrebbero recuperato ben più di quello svantaggio con i 700 euro netti in più in busta paga.

Il passaggio dal sistema retributivo al contributivo, per farla breve, si sarebbe tradotto in 1300 euro al mese in più in busta paga, a causa dei differenti criteri di tassazione. Il maxi aumento, difficile da giustificare in questa congiuntura, è stato scongiurato introducendo una sforbiciata di pari importo. Più che di un taglio, si tratta dunque della sterilizzazione di un aumento. E poi la vera beffa finale: i tagli agli stipendi non torneranno agli italiani. Quelle somme andranno in un fondo a parte. Per cosa? Per gli stessi deputati. Lo anticipa il questore del Pdl, Antonio Mazzocchi, che in serata ha spiegato "questi 1.300 euro che verranno tagliati saranno accantonati in un fondo a tutela di eventuali ricorsi da parte dei deputati". Insomma, quei soldi non usciranno mai da Montecitorio. Resta la magra consolazione della revisione del sistema dei rimborsi: finalmente dovranno essere motivati da ricevute. Ma anche qui c’è il trucco. Solo la metà di quelli presentati dovranno avere una giustificazione, l’altra no. Così si potrà decidere discrezionalmente cosa è opportuno farsi rimborsare e cosa invece è meglio lasciare senza indicazione della causale. "Un’operazione trasparenza non trasparente", scrive il Sole24Ore di oggi in un corsivo.

Caustici, ovviamente, i commenti dei giornalisti cui il trucco non è sfuggito. "Se la notizia degli stipendi aumentati fosse uscita, li avrebbero linciati. Così hanno deciso non di tagliarsi lo stipendio, ma di rinunciare a quell’aumento. Provando a fare bella figura gratis davanti a tutti", ragiona Franco Bechis sul suo blog. E sicuramente oggi risultano un po’ stonate le dichiarazioni di soddisfazione e gli annunci in pompa magna del corpus politico. A partire da quello di Gianfranco Fini che appena ricevuto il sì ha iniziato a cinguettare su Twitter "taglio del 10 per cento allo stipendio dei deputati presidente della Camera, vicepresidenti, questori e presidenti di commissione". Un taglio, si è visto, a salve. E che dire di Rocco Buttiglione, vicepresidente della Camera, che ieri ha parlato di "sacrifici per essere credibili". Oppure di Guido Crosetto che sulla scorta del (finto) taglio ha invocato nuove e analoghe misure contro i privilegi parlamentari. "Il 2012 deve iniziare all’insegna della sobrietà per tutti gli italiani, ma soprattutto per i politici", ha invece affermato il vice presidente del Fli, Italo Bocchino.

Ma la storia non è finita. Perché oggi sarà un’altra giornata di tagli strombazzati e annunci roboanti. Perché oggi al Senato tocca pronunciarsi su decisioni simili a quelle della Camera con l’approvazione del superamento del sistema dei vitalizi e la riduzione del 10 per cento di tutte le indennità aggiuntive di funzione, del Consiglio di presidenza e delle presidenze di Commissione. "Inoltre, opereremo sulle indennità dei parlamentari, sempre con tagli analoghi a quelli adottati a Montecitorio", annuncia il senatore del Pdl Angelo Maria Cicolani, questore di palazzo Madama. "In questo modo – assicura Cicolani – il Parlamento ristabilirà un rapporto di assoluta credibilità con gli elettori e daremo una risposta concreta a chi chiede di ridurre i costi della politica in tempo di crisi". Bene, si è visto come

http://www.wallstreetitalia.com/article ... beffa.aspx


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Ultima modifica di ubatuba il 01/02/2012, 09:49, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 01/02/2012, 10:47 
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ubatuba ha scritto:

la kasta non si smentisce,tante parole ma fatti zero,la cura dimagrante vale solo x i comuni mortali [;)],piu' che sciopero fiscale tutti a prenderli a calci in quel posto e spedirli a casa,questi incapaci [:(!]---------------------------------------------------------------------------------------






Così, a fine mese, la busta paga della casta è la stessa: 11.200 euro netti di indennità di base sui quali cumulare tutte altre voci. Nessun taglio, dunque. Il segreto è tutto nelle nuove norme previdenziali che si estendo ovviamente anche ai parlamentari, che sono scattate il primo gennaio scorso. Passando dal sistema retributivo a quello contributivo, i deputati si sarebbero visti lievitare la busta paga di circa 700 euro netti al mese, perché non è più loro chiesto di versare tutti e due i contributi che versavano prima: uno per il vitalizio (1.006 euro al mese) e uno previdenziale (784,14 euro al mese), oltre alla quota assistenziale (526,66 euro al mese). La riforma delle pensioni avrebbe toccato solo marginalmente i deputati in carica (un anno su 5 di legislatura), che avrebbero recuperato ben più di quello svantaggio con i 700 euro netti in più in busta paga.


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non so se sia questo il motivo,
comunque nel sistema contributivo
sono previsti dei massimali
(ca 96.000 euro)

oltre quella soglia non è dovuto
alcun contributo aggiuntivo..


se uno guadagna 1 milione di euro l'anno,
(come dipendente, co.co.co. ecc.)
versa contributi sempre come se
guadagnasse 96.000 euro
per capirci..


Ultima modifica di mik.300 il 01/02/2012, 10:50, modificato 1 volta in totale.


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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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“Partiti SpA”, ecco come funziona
il meccanismo dei rimborsi elettorali


Nel libro di Paolo Bracalini edito da Ponte alle Grazie tutte le cifre per raccontare di holding di fatto dalle cui mani passano "500 milioni di euro [...] per ogni legislatura, tra Camera e Senato, 200 milioni per le regionali, 230 per le europee. Più i 70 milioni di euro annui destinati ai gruppi parlamentari e gli altri milioni investiti per i giornali di partito (senza parlare delle donazioni dei privati, 80 milioni di euro l’anno in media)

Continua >>>
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01 ... li/188067/



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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Indovina: … qual è il Parlamento più costoso d’Europa?

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“270 mila euro il costo di uno stenografo della Camera dei Deputati al massimo della anzianità. 230 mila euro lo stipendio del Presidente della Repubblica, capo dello Stato”.

Tratto da: http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z1l8eZVALj

Molto interessante la nuova inchiesta del think tank Vision, curata, tra gli altri, da Francesco Grillo della London School of Economics. Paradossi, e cifre da urlo. Ma è bello svettare ogni tanto. Per farla breve, con 1,66 miliardi di euro, il Parlamento italiano è il più caro d’Europa. Ci costa più di quello tedesco, quello francese, quello inglese e quello spagnolo messi assieme. Ed il problema, stando al rapporto, non sarebbe tanto rappresentato dagli stipendi di Deputati e Senatori – una voce comunque importante, 1/4 del totale – quanto a quello della struttura in sé. “Gli altri Parlamenti nel corso degli anni hanno preferito assumere molti meno commessi e stenografi e viceversa molti più giovani assistenti che affiancano i Parlamentari nel loro lavoro”. Il costo per il personale di servizio sale così a quasi la metà del totale, con “stenografi o commessi che individualmente arrivano, al massimo dell’anzianità, ad avere stipendi superiori ad alcune delle più alte cariche dello Stato”.

“Insomma, ad ogni cittadino il Parlamento italiano costa tre volte di più che in Francia (27,15 euro contro 8,11), quasi sette volte più che in Inghilterra (4,18) e dieci volte più che in Spagna (2,14 pro capite)”, scrive La Stampa. E la cosa impressionate – e di cose impressionanti ce ne sono parecchie – è che negli ultimi 6 anni, in piena “battaglia anti-casta”, il Parlamento più costoso d’Europa sia riuscito ad aumentare di costo più di tutti gli altri, ma di brutto anche, un tasso di crescita senza eguali, parliamo del 75% in più, contro il 20 della Germania, il 12,6 dell’Inghilterra, il 7 della Spagna ed il 5,5 della Francia. Principianti.


- I dettagli dello studio Vision: il nosto Parlamento costa più di tutti gli altri. Messi assieme:

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Clicca per ingrandire - Il rapporto Vision, in pdf
http://nonleggerlo.blogspot.com/2012/01 ... o-piu.html



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Mutui: tassi agevolati ai parlamentari, gli italiani pagano il triplo



Fonte: http://www.wallstreetitalia.com/article ... riplo.aspx

Pubblicato il 09 marzo 2012

Roma - "Quello per i senatori è il top del top, ha un tasso variabile dell'1,57%. E' una pacchia". A parlare è un impiegato della filiale BNL dentro a Palazzo Madama, 'catturato' dalla videocamera nascosta da Francesco Barbato (IdV).

L'onorevole era entrato in banca per chiedere un mutuo per l'acquisto di una casa. "E' una pacchia di cui possono beneficiare anche altre persone - gli ha detto il dipendente Bnl - ma ci deve stare sempre un senatore dietro".

Il video è stato trasmesso ieri sera dalla trasmissione Piazzapulita su La7 e non è passato inosservato in Rete: nuova ondata di sdegno collettivo per tassi di interesse dei mutui pari a un terzo di quanto chiesto a 'comuni mortali'.

"La storia dei #mutui al 1,57%... che schifo. #ingalera", dice Marco. Caustico Francesco: "A giudicare dall'inchiesta di #PiazzaPulita anticipata al tg,il vero #spread in Italia è quello tra la gente comune e i parlamentari".

Lui, il protagonista, Francesco Barbato, entra nell'immancabile flusso Twitter con le motivazioni del blitz: "Questo scoop deve servire per eliminare la #pacchia #casta #piazzapulita".

Andrea Veltri, responsabile finanziamenti di BNL ha tuttavia voluto precisare, sempre su Twitter, che "e' una convenzione del 2006 e lo spread 1% allora era quello del mercato. Dipendenti pubblici e pensionati inpdap avevano lo 0,90%".



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