10/06/2015 06:03
I PADRINI DI ROMA
Altro che baluardi della legalità! Tutti i nomi «dem» dell’inchiesta.
Ai piani alti del Nazareno, dopo l'esplosione della seconda tranche dell'inchiesta su Mafia Capitale, hanno dovuto scegliere tra due mali, le urne e Ignazio Marino, il male minore. Ha prevalso quest'ultimo, considerando il probabile «bagno di sangue» del voto. Turandosi il naso, ministri e dirigenti di partito hanno dovuto iniziare a scandire il mantra: «Marino deve andare avanti», che fa impallidire il «Carthago delenda est» di Catone il censore. Renzi ha schierato Orfini a rigida protezione della difesa e il Presidente Dem, come i battitori liberi del vecchio calcio «a uomo», non si è fatto problemi a spazzare palloni o gambe di chi ha provato a entrare in area. Guai poi a contestargli i suoi cavalli di battaglia: che il suo partito sia l’ultimo baluardo della legalità oppure che i clan stiano tenendo in fresco lo champagne, pronto per essere stappato in caso di dimissioni delle giunte di Zingaretti e Marino. Il sindaco di Roma, rinfrancato dal sostegno che forse ritiene un reale attestato di stima, ha preso invece l’abitudine di intestarsi ogni indagine della Procura, ovviamente un minuto dopo che sia stata resa pubblica, aggiungendo l’immancabile: «Siamo stati noi, stiamo cacciando i ladri».
Vediamo quanto la realtà corrisponde alle parole dei vertici democratici e del sindaco. Il chirurgo sta cacciando tutti ma fino all’arresto in Aula Giulio Cesare sedeva l’ex presidente dell'Assemblea Capitolina, Mirko Coratti, ringraziato anche pubblicamente per l’ottima gestione che portò ad una rapida approvazione del primo bilancio dell’attuale consiliatura. Gli stessi scranni ospitavano Pierpaolo Pedetti, mai rimosso dalla presidenza della Commissione Patrimonio e finito anche lui a Regina Coeli. Non era organico al Pd ma votava le delibere di maggioranza Massimo Caprari di Centro Democratico, colpito anche lui dal provvedimento di arresto. Durante la sua visita in Campidoglio, la vicesegretaria del Pd Debora Serrachiani, ha citato la sostituzione del capogruppo Francesco D’Ausilio, nominato in molte intercettazioni ma non indagato, come prova di rigore. La presidente del Friuli ha dimenticato di dire che è stato rimosso non per le ombre su di lui, ma perché aveva osato pestare i piedi del permalosissimo Marino commissionando un sondaggio che testimoniava, come se ce ne fosse bisogno, il gradimento al lumicino della Giunta. Giunta di cui fino a dicembre faceva parte, con delega alla Casa, Daniele Ozzimo, costretto alle dimissioni dalle indagini sul suo conto e ora agli arresti. Il quarto esponente del Pd colpito da ordinanza restrittiva è l’ex presidente del Municipio X Andrea Tassone e non è un’omonimia perché è lo stesso Tassone che il sindaco voleva a capo di una super giunta delle meraviglie per riportare la legalità a Ostia. Alla Regione Lazio le cose non vanno meglio; il potente capo di gabinetto di Nicola Zingaretti, Maurizio Venafro, ha rassegnato le dimissioni lo scorso marzo, dopo un’inchiesta su una gara d’appalto e coinvolto, secondo l’accusa, in uno scellerato patto tra maggioranza e opposizione per spartirsi l’appalto sul Recup, il centro unico di prenotazione, il più remunerativo di tutti. Dimissioni anche per il capogruppo democratico Marco Vincenzi, tirato in ballo dall’inchiesta per alcuni emendamenti che avrebbe presentato. A dicembre si era invece autosospeso dal partito Eugenio Patanè, indagato nella prima tranche dell’inchiesta. Ancora al suo posto invece il segretario regionale Fabio Melilli, nonostante sia stato citato nelle carte tra i firmatari di un’interrogazione parlamentare, poi non presentata, su un appalto vinto da Buzzi ma bloccato dal Tar.
Renzi ha detto che con 17 regioni su 20 è difficile spiegare di aver perso, applicando lo stesso ragionamento e al netto della presunzione d’innocenza di tutti, possiamo dire che con quattro eletti arrestati, altri indagati o citati ripetutamente nelle intercettazioni, senza contare gli strettissimi collaboratori di nomina politica coinvolti, è ancor più difficile spigare di essere il baluardo della legalità.
Manuel Fondato
http://www.iltempo.it/roma-capitale/201 ... -1.1424543