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 Oggetto del messaggio: Re: In preparazione della guerra in Siria
MessaggioInviato: 20/08/2015, 04:12 
Anche questa è una cosa detta da tempo:

Cita:
DONALD TRUMP BATTE TUTTI
DI PEPE ESCOBAR

rt.com

Il Premio Nobel Joseph Stilglitz ha detto che gli Stati Uniti, sul fronte finanziario (politico e militare ci aggiungo io), sono “dalla parte sbagliata della storia”. Per quanto riguarda i candidati Repubblicani a caccia di nomine nella gara presidenziale del 2016, è probabile che abbiano i requisiti solo per la parte “sbagliata” dell’affare, visto che sanno a malapena che cosa si intenda con “storia”.

E questo ci porta ad un esemplare di spettacolo/reality TV eccezionale; il primo dibattito Repubblicano, nientemeno che 15 infiniti mesi prima delle elezioni parlamentari stesse.

fonte: http://www.comedonchisciotte.org/site//index.php



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 Oggetto del messaggio: Re: In preparazione della guerra in Siria
MessaggioInviato: 22/08/2015, 17:29 
Articolo del 2013...

Grecia, Cipro e Siria : messe ko per rubargli il gas

Cosa c’è lì sotto, nel fondale marino dell’Est Mediterraneo? Uno smisurato giacimento di gas. Ecco perché vogliono radere al suolo la sovranità di più stati vicini.

Immagine

Grecia, Cipro, Siria. Tre crisi ben distinte, secondo la narrazione mainstream: il debito pubblico non più tollerato dall’Europa del rigore, la fragilità del sistema bancario dell’isola mediterranea, la rivolta armata contro il regime di Assad.

Peccato che nessuno veda cosa c’è sotto: ma proprio in fondo, là in basso, nel fondale marino dell’Egeo. Tecnicamente: uno smisurato giacimento di gas. Un tesoro inestimabile, a cui avrebbero accesso – per diritto internazionale – sia i greci massacrati dalla Troika, sia i ciprioti strapazzati da Bruxelles, sia i siriani assediati dai miliziani Nato travestiti da ribelli.
Quel tesoro lo vogliono per intero, e a prezzi stracciati, le Sette Sorelle.
E’ questo il vero motivo per cui si sta cercando di radere al suolo la sovranità della Grecia, di Cipro e della Siria.

Non si tratta di una tesi, ma di fatti che il mondo diplomatico conosce. Parola di Agostino Chiesa Alciator, già console italiano in Francia. Che avverte: il disastro che ci sta rovinando addosso – crisi economica, catastrofe finanziaria, focolai di guerra permanente in ogni angolo del pianeta – ha una precisa di data d’inizio: 11 settembre. Non quello del 2001, le Torri Gemelle. Si tratta di undici anni prima: la caduta del Muro di Berlino. Quel giorno del 1990, George Bush – il padre, già direttore della Cia – tenne un discorso storico: annunciò l’avvento di un Nuovo Ordine Mondiale, diretto da Washington e Londra.

Era il punto di partenza di un processo inesorabile: dalla trasformazione radicale della Nato – da struttura difensiva ad organo offensivo, per il dominio del pianeta – fino alla neutralizzazione dell’Onu per aprire agli Usa la via della “guerra preventiva”, con un unico movente: procacciarsi l’accesso incondizionato al petrolio, come unico valore reale a sostegno dell’architrave dell’economia americana, il dollaro.

Quello, spiega Alciator, è il momento in cui si incrina l’equilibrio del mondo, caduta l’Unione Sovietica. Il Progetto per un Nuovo Secolo Americano, formalizzato alla fine degli anni ’90 da George W. Bush, ne è un semplice sviluppo: «Gli Stati Uniti si arrogano il diritto di intervenire in tutto il mondo laddove i loro interessi siano considerati messi in gioco.

Questa è, di fatto, l’esautorazione completa delle Nazioni Unite e del loro ruolo, fino ad allora gestito – bene o male – nella legalità internazionale, da un Consiglio di Sicurezza che rispecchiava equilibri di potenza».

Dalla geopolitica all’economia, il passo è breve: «L’altro pilastro del dominio globale è il dollaro, la sua circolazione forzosa internazionale», spiega Alciator.

«Di qui tutti gli accordi, più o meno segreti, coi paesi produttori di petrolio, per i quali il petrolio è obbligatoriamente negoziato in dollari». Il problema nasce con la fine del rapporto tra dollaro e oro, il 16 luglio 1971: «Da un giorno all’altro, Nixon decide che non c’è più il cambio fisso tra 36 dollari e un’oncia d’oro: a quel punto, il dollaro non ha più un punto di riferimento stabile sul quale basare tutte le transazioni e le negoziazioni valutarie in tutto il mondo, e diventa una valuta negoziabile in quanto tale, senza più alcun riferimento».

Cosa resta? «Soltanto il petrolio, che è la base di riferimento di ricchezza reale e continua, sulla quale il dollaro deve appoggiarsi per mantenere la sua credibilità». Nella trasformazione dell’egemonia Usa in autentico dominio globale, il dollaro gioca un ruolo fondamentale, insieme al petrolio e alle altre risorse energetiche: «Così, diventa assoluto il bisogno degli Stati Uniti di controllare tutte le zone produttrici di petrolio».

Comincia così la stagione della “guerra infinita”, verso la “nuova guerra fredda” cui stiamo assistendo: gli Usa occupano stabilmente i paesi petroliferi, oppure li invadono, o li accerchiano. Li isolano, presidiando gli oleodotti e le comunicazioni con l’esterno. «Dove gli Stati Uniti non possono occupare direttamente, con la guerra, i territori che producono la base fondamentale della vitalità del dollaro, presidiano le arterie globali di sbocco che da quei paesi arrivano al consumatore». In alcuni casi, se si evita la guerra è solo «per il timore di una guerra mondiale», ovvero il rischio teorico di “mutua distruzione” armato dai contrapposti arsenali atomici. Se i missili di Putin costringono l’America alla prudenza, «si stringe il cerchio attorno ai paesi produttori di gas e petrolio, per evitare che abbiano risorse petrolifere non espresse in dollari». Per esempio, tra Russia e Cina lo scambio avviene in rubli e yuan, mentre i cinesi «pagano il petrolio iraniano in oro, e gli iraniani poi cambiano l’oro in altre valute, che non sono il dollaro».

Ecco il punto: «Economicamente, il disegno di dominio globale passa attraverso la sopravvivenza del dollaro, che è appoggiato sul petrolio e sul gas».

In questo, l’Europa ha una funzione strategica fondamentale, perché controlla gli sbocchi principali ed è uno dei maggiori recettori del gas che proviene dalla Russia. Non è un caso, aggiunge Alciator, che l’Irlanda e alcuni paesi nordeuropei si siano opposti alla rimozione dell’embargo sulla fornitura di armi di “ribelli” siriani, ormai in rotta verso la Giordania, dove sono protetti dalle installazioni Usa e dai missili Patriot. La situazione siriana è in stallo, ma ci sono dettagli che illuminano le possibilità che l’Europa ha di fronte.

Alla vigilia del G8 di giugno, nel quale Putin ha costretto Obama a una nuova conferenza di pace sulla Siria, hanno giocato un ruolo fondamentale due attori: il premier britannico David Cameron e il nuovo Papa, Francesco I. Cameron – rivela Alciator – ha scritto al pontefice per assicurargli che al G8 la Gran Bretagna avrebbe appoggiato la proposta di pace caldeggiata da Putin. E Francesco ha risposto prontamente: molto bene, ma sappiate che la pace passa attraverso un immediato cessate il fuoco e una conferenza che tenga conto onestamente degli interessi di tutte le parti.

In quella lettera, continua l’ex diplomatico, Jorge Bergoglio ha aggiunto un’altra cosa molto importante: «Ha detto che la pace – e, in economia, la crisi – non si risolverà, se non si considererà l’uomo non più come una merce che si può gettare come la spazzatura, ma come la centralità di qualunque impresa economica e politica». In altre parole: «Non ci sarà legittimazione, né vera pace sociale, fino a quando non si riporterà l’uomo – la sua dignità, la sua persona, la sua libertà – al centro di ogni azione politica ed economica». Sono parole che anticipano di pochi giorni l’enciclica preparata dal suo predecessore, Josef Ratzinger, che secondo Alciator è stato «costretto a dimettersi» anche per via di quel testo, che denuncia i crimini del capitalismo finanziario.

«Del resto – ricorda l’ex console – Ratzinger anticipò quei temi già a fine 2012, in occasione degli auguri natalizi alle rappresentanze diplomatiche». Alciator ricorda testualmente le parole di Ratzinger: «Purtroppo si sta insinuando nella società l’idea che il benessere e lo Stato sociale siano incompatibili col progresso economico: questo è inaccettabile».
Un passaggio-chiave, che Papa Francesco ha ripreso testualmente nella lettera a Cameron sulla Siria: le medesime idee ispirano il “Manifesto per l’Europa” che lo stesso Alciator ha firmato, con Giulietto Chiesa, per sollecitare le forze politiche europee a pretendere una conversione finalmente democratica dell’Unione, che liberi Bruxelles dal dominio dell’élite finanziaria e restituisca sovranità e dignità ai popoli. Obiettivi strategici, da raggiungere innanzitutto sollevando il velo della disinformazione che protegge la dittatura del business.
La guerra in Siria? D’accordo, è motivata anche da ragioni strategiche: grazie alle sue difese satellitari russe, la Siria è in grado di prevenire qualsiasi attacco contro l’Iran, in partenza da dalla Turchia o meglio da Israele, che potrebbe costringere Teheran a rispondere, trascinando quindi nel conflitto anche gli Usa, col pretesto di proteggere Tel Aviv.

Ma la verità principale, quella di cui nessuno parla, è profonda quanto il Mediterraneo: guai se il “tesoro” dell’Egeo dovesse cadere nelle mani “sbagliate”, cioè quelle dei legittimi proprietari, col rischio di escludere il dollaro dal bengodi nascosto nei fondali marini.

«La Siria aveva una piccola produzione di petrolio, 300.000 barili all’anno, che con l’embargo si è ridotta a 20.000 barili, cosa che comporta minor ingresso di valuta. Però ha anche diritti di sfruttamento – spiega Alciator – perché da un punto di vista giuridico internazionale la piattaforma continentale sottomarina assicura diritti di sfruttamento fino a 250 chilometri dalla costa, in base a norme internazionale accettate». Ora, tra Cipro e la costa nord della Siria ci sono meno di 250 chilometri: basterebbe tracciare a metà strada una linea di demarcazione, per dividere l’estrazione.

«Invece: vogliono espellere la Siria, e anche il Libano, dalla possibilità di accesso allo sfruttamento dei giacimenti». Sempre per il monopolio dollaro-petrolio, «la Siria dev’essere messa da parte e i giacimenti devono finire esclusivamente nelle mani delle società petrolifere multinazionali: questo è il motivo dell’accanimento contro la Siria».

Se Cipro è stata “sistemata” con la crisi bancaria e il Libano, anch’esso sfiorato dall’oro sottomarino, è da sempre sottoposto al terremoto politico-militare, proprio il gas dell’Egeo contribuisce a spiegare anche il martirio a cui è sottoposta la Grecia. Le grandi società petrolifere, spiega Alciator, hanno già approfittato della crisi greca per accaparrarsi le concessioni a prezzi stracciati: «Se avessero dovuto comprarle a prezzi reali, concorrenziali, la Grecia avrebbe avuto modo di pagare non una, ma dieci volte il debito che le hanno creato le multinazionali finanziarie».

(Nel video, l’intervento integrale di Agostino Chiesa Alciator all’interno della sessione conclusiva dell’assemblea nazionale di “Alternativa”, svoltasi a Roma il 30 giugno 2013; tra gli ospiti, anche Valentino Parlato e Antonio Ingroia).

Guarda su youtube.com


http://www.informarexresistere.fr/2013/ ... li-il-gas/



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 Oggetto del messaggio: Re: In preparazione della guerra in Siria
MessaggioInviato: 22/08/2015, 17:40 
Attenzione... quel gas è FON-DA-MEN-TA-LE per gli interessi atlantisti in quanto il suo sfruttamento permetterebbe all'europa di liberarsi dalle forniture russe.

Capite l'importanza che USA, NATO e in generale i potentati sovranazionali atlantici attribuiscono a livello geopolitico a quel giacimento di gas e ai paesi limitrofi, Siria compresa.

Il che si collega a ISIS etc.etc.etc.

[;)]



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 Oggetto del messaggio: Re: In preparazione della guerra in Siria
MessaggioInviato: 11/09/2015, 09:03 
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 Oggetto del messaggio: Re: In preparazione della guerra in Siria
MessaggioInviato: 11/09/2015, 12:38 
Ha detto la pura verità.



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Noi siamo al tramonto, la notte è ancora tutta davanti, ma alla fine il sole sorgerà anche stavolta. Quello che cambia, è quello che i suoi raggi illumineranno. Facciamo che domani sotto il Sole ci sia un mondo migliore.
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 Oggetto del messaggio: Re: In preparazione della guerra in Siria
MessaggioInviato: 11/09/2015, 13:53 
Aggiungiamo altra verità alla verità

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 Oggetto del messaggio: Re: In preparazione della guerra in Siria
MessaggioInviato: 11/09/2015, 14:19 
Aztlan ha scritto:
Ha detto la pura verità.


Con estrema lucidità.

Wolframio ha scritto:
Aggiungiamo altra verità alla verità

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Se l'infrazione italiana fosse così vivremmo in un paese decisamente migliore.



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 Oggetto del messaggio: Re: In preparazione della guerra in Siria
MessaggioInviato: 11/09/2015, 16:44 
Siria, Putin replica il modello Ucraina: invia “aiuti umanitari” ma sono armi. Per spartirsi la torta del dopo-Assad

Con l'avanzata di ribelli e di gruppi jihadisti, il presidente siriano Assad è in bilico e Mosca rischia di perdere il controllo della costa alawita. Per questo sta approntando un sistema di fortificazioni sia attorno al porto di Tartus (che controlla dal 1971) che a nord, nell’aeroporto di Latakia i Tupolev sbarcano “aiuti umanitari” e armi, secondo il modello Donbass. La miccia che potrebbe far esplodere il Paese e trasformarlo in uno scontro Est-Ovest, non solo guerra contro l'Isis

Lunedì 7 settembre la nave da sbarco “Saratov” contrassegnata dalla sigla 150 sullo scafo, frutto del “progetto Alligator” (secondo la nomenclatura Nato), varata nel 1966 e aggregata alla Flotta russa del Mar Nero, transita per il Bosforo. Sulla tolda, coperti da teloni mimetici, decine di blindati, probabilmente quelli a otto ruote della serie BTR. Mercoledì la “Saratov” attracca al porto di Tartus, in Siria, dove era arrivata qualche giorno prima la “Nikolai Filtchenkov”, altra nave da trasporto della classe Alligator che era passata alla fine d’agosto davanti a Istanbul. Tutto alla luce del sole.

Non è la prima volta. Quest’anno, per esempio, la “Saratov” aveva già fatto rotta verso la Siria a metà gennaio. Da mesi il web registra testimonianze – foto, filmati, selfie – di militari russi in attività sul fronte siriano, a fianco delle forze di Damasco. Un video ripreso con telefonino mostra droni, Mig 31 e caccia bombardieri Sukhoi Su-34 di ultima generazione che attaccano postazioni dell’Isis. L’impegno dei cosiddetti “specialisti militari” e degli “addestratori” russi sarebbe ben diverso dal ruolo ammesso sinora dalle autorità di Mosca: solo in queste ultime ore si comincia a dire che le operazioni in territorio siriano potrebbero evolversi in modo più determinante. Tuttavia, a livello diplomatico, prevale una certa reticenza da parte della Russia. Putin come al solito gonfia i muscoli, sfida l’Occidente – più per uso interno che esterno. Ma non vuole precludersi altre possibilità: a giorni andrà all’Onu, i suoi stanno tentando di convincere la Casa Bianca ad organizzargli un incontro riservato con Obama. Il presidente russo ribadisce la volontà di Mosca di difendere Bashar Al Assad perché, secondo il Cremlino, sarebbe l’unico logico baluardo contro l’avanzata del Califfato.

Dunque, schierarsi con Assad significa combattere i ribelli. Come l’Esercito della Conquista che sta avanzando verso Latakia (mirano a conquistare la base aerea di Abu al Duhur). Come Al Nusra e Ahrar al Shana, formazioni islamiche, rivali tra di loro e ostili all’Isis, che invece hanno potuto godere dell’aiuto di francesi e britannici. Assad è in grande affanno e Mosca rischia di perdere il controllo della costa alawita (da Latakia a Tartus, ndr). Per questo sta correndo ai ripari. Per questo Mosca sta approntando un sistema di fortificazioni sia attorno al porto di Tartus che a nord, dove l’aeroporto di Latakia accoglie i giganteschi Tupolev che sbarcano “aiuti umanitari” (ed armi, secondo il modello Donbass…). Da intervento di sussistenza a intervento attivo. La miccia che potrebbe far esplodere la dinamitica Siria e trasformarla in uno scontro Est-Ovest, non solo guerra contro il Califfato.

Il rebus è di difficile soluzione. Mosca pensa di sfruttare le divisioni europee e i tentennamenti Usa. Gli occidentali, a parole, vorrebbero scalzare Assad, e convincere i russi a far fronte comune contro l’Isis, e su questo – sempre a parole – c’è accordo, persino con Teheran. Mosca sostiene che sarebbe un errore abbattere il regime di Assad: “Non ripetete ciò che avete fatto in Libia: dove regna caos e dove i fondamentalisti stanno guadagnando terreno”. In realtà, teme di dover fare i conti con il “dopo” e di perdere i diritti di scalo a Tartus, e il canale privilegiato con Damasco.

La Russia in Siria è ben vista dall’Iran ed Hezbollah, che temono la destabilizzazione della regione a favore delle forze Nato. Putin vorrebbe essere il Grande Mediatore. Rischia invece di finire per essere il killer della Siria. Sottolinea l’assurdità di combattere sia Assad che il Califfato, e favorire i ribelli che in fondo sono animati dalle stesse ideologie e sono motivati da obiettivi antioccidentali. Dice che è prioritario combattere il fondamentalismo islamico, ha dalla sua il Papa perché afferma di voler difendere i valori della cristianità. Il leader russo, inoltre, è abbastanza accorto da non urtare la suscettibilità turca, sfruttando il recente avvicinamento con Erdogan. Non vuole perciò alimentare inutili frizioni favorendo la variabile curda, che pure è una componente fondamentale (ma non fondamentalista) del puzzle siriano-iracheno: Ankara vedrebbe di buon grado l’allargamento della coalizione anti-Isis finalizzata alla stabilizzazione delle aree ai suoi confini… la quadratura del cerchio.

La nuova portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha minimizzato la situazione, parlando di aiuti professionali, gli specialisti inviati da Mosca hanno il compito di spiegare l’uso dei materiali bellici inviati a supporto delle forze militari siriane, ossia armi leggere, lanciagranate, mezzi blindati BTR-82A, camion Kamaz. Insomma, da sempre Mosca fornisce di aiuti militari l’alleato siriano, “stiamo onorando i contratti stipulati cinque e sei anni fa”. Però ci sono testimonianze di alcuni giornalisti inglesi (per esempio, del Times) che hanno parlato anche di carri armati russi in azione, dunque di un impegno che va oltre le forniture e l’assistenza tecnica.

Testimonianze confermate dalla Nato e da Washington per i quali l’incremento della presenza russa pare ricalcare in pieno la linea adottata nel Donbass, quando gli “aiuti umanitari” celavano invio di armamenti pesanti e di truppe. In Siria, i “consiglieri”, gli “istruttori” e gli “specialisti” russi hanno piuttosto l’aspetto delle reclute. Basta cliccare su Vkontakte, il social network russo più popolare: dove ci si può imbattere in foto e relativa geolocalizzazione di marines che erano di stanza a Sebastopoli e adesso si ritrovano sbattuti al fronte, quello “liquido” e micidiale della Siria… Ma Mosca nega. Dice che questo scenario è “prematuro”.

Prematuro, il maggior coinvolgimento russo sui molteplici fronti della Siria, come vorrebbe farci credere Putin? Il sito ucraino uapress.info ha appena pubblicato che a Sebastopoli sarebbe arrivato un cargo della Marina russa, con salme di militari. Analisti indipendenti russi evocano lo spettro dell’Afganistan. Con l’aggravante che le forze russe, in deficit tecnologico, sarebbero impreparate ad affrontare la guerriglia del Califfato. Eppure, a differenza della disgraziata campagna afgana, la presenza militare russa in Siria è di antica data. Fu nel 1971 che Hafez Al Assad, padre dell’attuale dittatore Bashar, concesse all’Unione Sovietica il diritto di sfruttare come scalo il porto di Tartus, le cui infrastrutture erano e continuano ad essere abbastanza limitate, a cominciare dal fondale che non è adatto agli attracchi di grosse navi, più che altro serve come scalo per rifornimenti e riparazioni navali. Dopo la caduta dell’Urss, Damasco prorogò alla Russia gli stessi diritti d’uso. Allora, come oggi, per Mosca avere una base navale nel Mediterraneo era di fondamentale importanza strategica: più che a livello militare, a livello politico.

Presenza russa che negli ultimi dodici mesi si è tuttavia intensificata: sia per numero di attracchi, che per via aerea. Sino all’impiego dei marines a sostegno dell’esercito di Assad. Il ponte aereo all’aeroporto di Latakia, la costruzione di casermette per almeno mille uomini, l’installazione di sofisticate apparecchiature per comunicazioni satellitari ha allarmato la Nato e Washington, che si sono sentite “sorpassate”. Come sempre, il pokerista Putin ha forzato il piatto. Sta all’Occidente non farlo piangere.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09 ... d/2025260/


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 Oggetto del messaggio: Re: In preparazione della guerra in Siria
MessaggioInviato: 11/09/2015, 17:03 
A inizio Febbraio 2012 era stato aperto questo thread, forse uno dei più profetici del forum e dopo 121 pagine di discussione e di presentazione di contenuti sembra essere ormai giunti all'apertura del vaso di pandora e alla conferma di quanto noi vituperati complottisti avevamo compreso osservando con obiettiva logica il dipanarsi degli eventi nella regione.

Siria: armi dalla Russia contro Isis, Mosca: "Non combattiamo". Allarme Nato: "Siamo preoccupati"

Usa: "Assad vada via". La Germania mette in guardia l'Europa

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2 ... 94fe4.html


E tutto ciò che riescono a sbraitare da Washington è "Assad vada via" ?!!??!

Ma non c'è nessuno in grado di dire una volta per tutte a questi [:303] a stelle e strisce di piantarla di rompere i cog**oni al mondo?!?

[:(!]

Sarebbe anche ora di piantarla di difenderli... così facendo non facciamo altro che fornire loro quel consenso che li autorizza a fare quello che vogliono.

[:294]



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 Oggetto del messaggio: Re: In preparazione della guerra in Siria
MessaggioInviato: 11/09/2015, 17:55 
in occidente sappiamo bene che la strada per teheran passa per damasco, ma dilatiamo la prospettiva. la siria è la roccaforte mediterranea dei russi e putin non la cederà mai. guarda caso l'isis si sta impegnando proprio in quelle zone, con i media che ogni giorno riportano notizie di massacri o di beni archeologici distrutti, ufficialmente per abbattere l'elite sciita di assad, ma in realtà stanno facendo un grosso favore agli americani e israeliani. per altro davvero strani questi presunti tagliagole, parlano di rivolta dell'islam ma ogni giorno appare palese che fanno gli interessi degli infedeli, ma tralasciamo questo dettaglio.
a differenza di francesi e inglesi, che mandano militari (aerei) sul territorio di uno stato sovrano senza chiedere il permesso a nessuno (a parte gli americani), i russi hanno inviato mezzi navali e truppe per aiutare la siria a debellare l'isis sul terreno, operazione di fatto ben più "chirurgica" delle famose "bombe intelligenti" occidentali, il tutto in pieno rispetto degli accordi tra governo siriano e russia.
poi arriva questo leonardo coen, il cui cognome è tutto un programma, che come tanti suoi colleghi e concittadini, vomita pistolinate senza senso per inventarsi scenari improbabili (senza offesa per nemesis che ha linkato l'articolo) in nome della propaganda occidentale che ovviamente non vede di buon occhio la manovra russa. infatti se gli spetsnaz spazzeranno via le milizie dell'isis, cosa assai probabile, in cecenia e in ossezia fecero tabula rasa (faccio presente i militanti isis in siria sono gli stessi che pochi anni fa, finanziati da arabia saudita, qatar, israele e stati uniti tentavano di rovesciare assad e non si fecero scrupoli di usare armi chimiche sulla popolazione civile o mangiare i cuori dei soldati siriani morti), l'occidente si ritroverà senza scuse per aggredire la siria e israele non potrà impossessarsi definitivamente del golan, in parte già illecitamente occupato nel 1967 http://www.raistoria.rai.it/articoli/is ... fault.aspx

il perno della questione però ritengo sia la turchia. israele non può esporsi apertamente perchè significherebbe l'intervento militare di molte altre nazioni musulmane, stesso motivo l'arabia saudita e qatar che rischierebbero di scatenare tutti i sunniti dell'area e già hanno i loro problemi con lo yemen, mentre la nato ha sopporto logistico di terra solo in turchia. sarà proprio quest'ultima a dettare il ruolo occidentale sulla guerra siriana, ma lavrov, il ministro degli esteri russo, ha fatto lavorare molto la diplomazia vertendo gli interessi economici turchi con quelli russi (turkish stream). la turchia è aderente al patto atlantico eppure da quando si è avvicinata alla russia, erdogan è improvvisamente diventato un dittarore sanguinario. qualcuno con un po' di senno direbbe che cavolo combinano alla nato, hanno fatto entrare una nazione governata da un emule di saddam hussein? oppure è la presunta alleanza turco-russa a far incazzare i neocon che hanno sguinzagliato i loro cani mediatici per far apparire il governo turco come regime?


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 Oggetto del messaggio: Re: In preparazione della guerra in Siria
MessaggioInviato: 11/09/2015, 18:12 
nemesis-gt ha scritto:
Siria, Putin replica il modello Ucraina: invia “aiuti umanitari” ma sono armi. Per spartirsi la torta del dopo-Assad

Con l'avanzata di ribelli e di gruppi jihadisti, il presidente siriano Assad è in bilico e Mosca rischia di perdere il controllo della costa alawita. Per questo sta approntando un sistema di fortificazioni sia attorno al porto di Tartus (che controlla dal 1971) che a nord, nell’aeroporto di Latakia i Tupolev sbarcano “aiuti umanitari” e armi, secondo il modello Donbass. La miccia che potrebbe far esplodere il Paese e trasformarlo in uno scontro Est-Ovest, non solo guerra contro l'Isis

Lunedì 7 settembre la nave da sbarco “Saratov” contrassegnata dalla sigla 150 sullo scafo, frutto del “progetto Alligator” (secondo la nomenclatura Nato), varata nel 1966 e aggregata alla Flotta russa del Mar Nero, transita per il Bosforo. Sulla tolda, coperti da teloni mimetici, decine di blindati, probabilmente quelli a otto ruote della serie BTR. Mercoledì la “Saratov” attracca al porto di Tartus, in Siria, dove era arrivata qualche giorno prima la “Nikolai Filtchenkov”, altra nave da trasporto della classe Alligator che era passata alla fine d’agosto davanti a Istanbul. Tutto alla luce del sole.

Non è la prima volta. Quest’anno, per esempio, la “Saratov” aveva già fatto rotta verso la Siria a metà gennaio. Da mesi il web registra testimonianze – foto, filmati, selfie – di militari russi in attività sul fronte siriano, a fianco delle forze di Damasco. Un video ripreso con telefonino mostra droni, Mig 31 e caccia bombardieri Sukhoi Su-34 di ultima generazione che attaccano postazioni dell’Isis. L’impegno dei cosiddetti “specialisti militari” e degli “addestratori” russi sarebbe ben diverso dal ruolo ammesso sinora dalle autorità di Mosca: solo in queste ultime ore si comincia a dire che le operazioni in territorio siriano potrebbero evolversi in modo più determinante. Tuttavia, a livello diplomatico, prevale una certa reticenza da parte della Russia. Putin come al solito gonfia i muscoli, sfida l’Occidente – più per uso interno che esterno. Ma non vuole precludersi altre possibilità: a giorni andrà all’Onu, i suoi stanno tentando di convincere la Casa Bianca ad organizzargli un incontro riservato con Obama. Il presidente russo ribadisce la volontà di Mosca di difendere Bashar Al Assad perché, secondo il Cremlino, sarebbe l’unico logico baluardo contro l’avanzata del Califfato.

Dunque, schierarsi con Assad significa combattere i ribelli. Come l’Esercito della Conquista che sta avanzando verso Latakia (mirano a conquistare la base aerea di Abu al Duhur). Come Al Nusra e Ahrar al Shana, formazioni islamiche, rivali tra di loro e ostili all’Isis, che invece hanno potuto godere dell’aiuto di francesi e britannici. Assad è in grande affanno e Mosca rischia di perdere il controllo della costa alawita (da Latakia a Tartus, ndr). Per questo sta correndo ai ripari. Per questo Mosca sta approntando un sistema di fortificazioni sia attorno al porto di Tartus che a nord, dove l’aeroporto di Latakia accoglie i giganteschi Tupolev che sbarcano “aiuti umanitari” (ed armi, secondo il modello Donbass…). Da intervento di sussistenza a intervento attivo. La miccia che potrebbe far esplodere la dinamitica Siria e trasformarla in uno scontro Est-Ovest, non solo guerra contro il Califfato.

Il rebus è di difficile soluzione. Mosca pensa di sfruttare le divisioni europee e i tentennamenti Usa. Gli occidentali, a parole, vorrebbero scalzare Assad, e convincere i russi a far fronte comune contro l’Isis, e su questo – sempre a parole – c’è accordo, persino con Teheran. Mosca sostiene che sarebbe un errore abbattere il regime di Assad: “Non ripetete ciò che avete fatto in Libia: dove regna caos e dove i fondamentalisti stanno guadagnando terreno”. In realtà, teme di dover fare i conti con il “dopo” e di perdere i diritti di scalo a Tartus, e il canale privilegiato con Damasco.

La Russia in Siria è ben vista dall’Iran ed Hezbollah, che temono la destabilizzazione della regione a favore delle forze Nato. Putin vorrebbe essere il Grande Mediatore. Rischia invece di finire per essere il killer della Siria. Sottolinea l’assurdità di combattere sia Assad che il Califfato, e favorire i ribelli che in fondo sono animati dalle stesse ideologie e sono motivati da obiettivi antioccidentali. Dice che è prioritario combattere il fondamentalismo islamico, ha dalla sua il Papa perché afferma di voler difendere i valori della cristianità. Il leader russo, inoltre, è abbastanza accorto da non urtare la suscettibilità turca, sfruttando il recente avvicinamento con Erdogan. Non vuole perciò alimentare inutili frizioni favorendo la variabile curda, che pure è una componente fondamentale (ma non fondamentalista) del puzzle siriano-iracheno: Ankara vedrebbe di buon grado l’allargamento della coalizione anti-Isis finalizzata alla stabilizzazione delle aree ai suoi confini… la quadratura del cerchio.

La nuova portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha minimizzato la situazione, parlando di aiuti professionali, gli specialisti inviati da Mosca hanno il compito di spiegare l’uso dei materiali bellici inviati a supporto delle forze militari siriane, ossia armi leggere, lanciagranate, mezzi blindati BTR-82A, camion Kamaz. Insomma, da sempre Mosca fornisce di aiuti militari l’alleato siriano, “stiamo onorando i contratti stipulati cinque e sei anni fa”. Però ci sono testimonianze di alcuni giornalisti inglesi (per esempio, del Times) che hanno parlato anche di carri armati russi in azione, dunque di un impegno che va oltre le forniture e l’assistenza tecnica.

Testimonianze confermate dalla Nato e da Washington per i quali l’incremento della presenza russa pare ricalcare in pieno la linea adottata nel Donbass, quando gli “aiuti umanitari” celavano invio di armamenti pesanti e di truppe. In Siria, i “consiglieri”, gli “istruttori” e gli “specialisti” russi hanno piuttosto l’aspetto delle reclute. Basta cliccare su Vkontakte, il social network russo più popolare: dove ci si può imbattere in foto e relativa geolocalizzazione di marines che erano di stanza a Sebastopoli e adesso si ritrovano sbattuti al fronte, quello “liquido” e micidiale della Siria… Ma Mosca nega. Dice che questo scenario è “prematuro”.

Prematuro, il maggior coinvolgimento russo sui molteplici fronti della Siria, come vorrebbe farci credere Putin? Il sito ucraino uapress.info ha appena pubblicato che a Sebastopoli sarebbe arrivato un cargo della Marina russa, con salme di militari. Analisti indipendenti russi evocano lo spettro dell’Afganistan. Con l’aggravante che le forze russe, in deficit tecnologico, sarebbero impreparate ad affrontare la guerriglia del Califfato. Eppure, a differenza della disgraziata campagna afgana, la presenza militare russa in Siria è di antica data. Fu nel 1971 che Hafez Al Assad, padre dell’attuale dittatore Bashar, concesse all’Unione Sovietica il diritto di sfruttare come scalo il porto di Tartus, le cui infrastrutture erano e continuano ad essere abbastanza limitate, a cominciare dal fondale che non è adatto agli attracchi di grosse navi, più che altro serve come scalo per rifornimenti e riparazioni navali. Dopo la caduta dell’Urss, Damasco prorogò alla Russia gli stessi diritti d’uso. Allora, come oggi, per Mosca avere una base navale nel Mediterraneo era di fondamentale importanza strategica: più che a livello militare, a livello politico.

Presenza russa che negli ultimi dodici mesi si è tuttavia intensificata: sia per numero di attracchi, che per via aerea. Sino all’impiego dei marines a sostegno dell’esercito di Assad. Il ponte aereo all’aeroporto di Latakia, la costruzione di casermette per almeno mille uomini, l’installazione di sofisticate apparecchiature per comunicazioni satellitari ha allarmato la Nato e Washington, che si sono sentite “sorpassate”. Come sempre, il pokerista Putin ha forzato il piatto. Sta all’Occidente non farlo piangere.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09 ... d/2025260/


l'autore è leonardo coen
su wikipedia non è specificato,
ma immagino trattasi di ebreo sionista..

che schifo di articolo..



_________________
https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: In preparazione della guerra in Siria
MessaggioInviato: 11/09/2015, 18:19 
Atlanticus81 ha scritto:
A inizio Febbraio 2012 era stato aperto questo thread, forse uno dei più profetici del forum e dopo 121 pagine di discussione e di presentazione di contenuti sembra essere ormai giunti all'apertura del vaso di pandora e alla conferma di quanto noi vituperati complottisti avevamo compreso osservando con obiettiva logica il dipanarsi degli eventi nella regione.

Siria: armi dalla Russia contro Isis, Mosca: "Non combattiamo". Allarme Nato: "Siamo preoccupati"

Usa: "Assad vada via". La Germania mette in guardia l'Europa

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2 ... 94fe4.html


E tutto ciò che riescono a sbraitare da Washington è "Assad vada via" ?!!??!

Ma non c'è nessuno in grado di dire una volta per tutte a questi [:303] a stelle e strisce di piantarla di rompere i cog**oni al mondo?!?

[:(!]

Sarebbe anche ora di piantarla di difenderli... così facendo non facciamo altro che fornire loro quel consenso che li autorizza a fare quello che vogliono.

[:294]



con tutta la stampa embedded se non sdraiata
ormai pensano di fare quello che vogliono..
con la presenza della russia
diventa più difficile far passare bopmbardamenti ad assad
come guerra all'isis,
ergo il nervosismo..

La Germania ha poi messo in guardia Francia, Gran Bretagna e Russia dagli attacchi in Siria: "Non può essere che adesso partner importanti, di cui abbiamo bisogno, giochino la carta militare", ha detto il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier, esprimendo costernazione per la notizia che Mosca consegnerà più materiale militare alla Siria. L'accordo con l'Iran sul nucleare e la nuova iniziativa dell'Onu, ha detto, "sono il punto di partenza per una soluzione politica del conflitto in Siria".

ecco..
io non so se il giornalista
sta fuori o cosa..
o riesce male o non riesce a tradurre
l'ASSURDO..
sarebbero questi attacchi in siria
della russia??
boh..
"soluzione politica " con chi?
con l'isis??
a leggere l'articolo
l'ISIS È COMPLETAMENTE IGNORATO..
come problema principale..



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: In preparazione della guerra in Siria
MessaggioInviato: 11/09/2015, 18:44 
infatti l'isiss non è un problema, il problema per loro è ASSAD e l'isis serve come grimaldello. L'ISISS è una loro arma per questo non la nomina.



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 Oggetto del messaggio: Re: In preparazione della guerra in Siria
MessaggioInviato: 11/09/2015, 18:51 
Ignorante ha scritto:
poi arriva questo leonardo coen, il cui cognome è tutto un programma, che come tanti suoi colleghi e concittadini, vomita pistolinate senza senso per inventarsi scenari improbabili (senza offesa per nemesis che ha linkato l'articolo) in nome della propaganda occidentale che ovviamente non vede di buon occhio la manovra russa.


Propaganda come questa sono il motivo per cui ho smesso di comprare un giornale. Ormai pure al Fatto hanno toccato il fondo.

Cita:
(faccio presente i militanti isis in siria sono gli stessi che pochi anni fa, finanziati da arabia saudita, qatar, israele e stati uniti tentavano di rovesciare assad e non si fecero scrupoli di usare armi chimiche sulla popolazione civile o mangiare i cuori dei soldati siriani morti)


Ti correggo, quelli sono i "ribelli moderati" (rotfl) [:D]



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Per quanto possa essere buia la notte sulla Terra, il sole sorgerà quando è l' ora, e c' è sempre la luce delle stelle per illuminarci nel cammino.

Non spaventiamoci per quando le tenebre caleranno, perchè il momento più buio è sempre prima dell' alba.

Noi siamo al tramonto, la notte è ancora tutta davanti, ma alla fine il sole sorgerà anche stavolta. Quello che cambia, è quello che i suoi raggi illumineranno. Facciamo che domani sotto il Sole ci sia un mondo migliore.
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 Oggetto del messaggio: Re: In preparazione della guerra in Siria
MessaggioInviato: 11/09/2015, 18:54 
Aztlan ha scritto:
[...

Ti correggo, quelli sono i "ribelli moderati" (rotfl) [:D]


già. la semantica dei giornalisti ha raggiunto vette di imbecillità uniche negli ultimi anni.


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