loooool ... Massi, sei lanciatissimo a quanto vedo
![Caldo [8D]](./images/smilies/UF/icon_smile_cool.gif)
Beh, leggiti un po' di Travaglio che così resti giovane e reattivo
![Clown [:o)]](./images/smilies/UF/icon_smile_clown.gif)
Da Il Fatto Quotidiano del 3 agosto 2010
Probivili
di Marco Travaglio
Piero Ostellino è in lutto. Le retate che, giorno
dopo giorno, portano via i suoi beniamini del
Pdl gli fanno temere un futuro di sconsolata
solitudine. Il ritiro della legge bavaglio da parte
degli stessi che l’avevano voluta fa di lui l’ultimo
giapponese che seguita a difenderla perché nessuno
lo avverte che è finita. E l’ipotesi di una prematura
dipartita del governo Berlusconi lo getta nel più
profondo sconforto. Con tutta la fatica che aveva fatto
18 anni fa per riposizionarsi dopo la scomparsa
dell’amato Craxi, il pover’uomo teme di ritrovarsi
un’altra volta senza spirito-guida. Il berlusconismo sta
finendo e lui non sa cosa mettersi. Basterebbe poco
per avvertirne gli eventuali lettori sul Pompiere della
Sera. Un distico nella rubrica delle lettere: “Ostellino
chiude per lutto, tornerà quando l’avrà elaborato”.O
un annuncio nella pagina dei necrologi: “Silvio, ti sia
lieve la terra. Il tuo Piero, vedovo inconsolabile”.O
magari una foto dell’insigne pensatore “l i b e ra l e ” ch e
lacrima al muro del pianto di Palazzo Grazioli. Invece
Ostellino, parendogli pochi il 14 per cento di lettori
persi dal suo giornale, ha voluto contribuire alla
picchiata con un editoriale dal sapido titolo “Il
conflitto da evitare”. Una dotta lezione urbi et orbi
sulla “prassi giornalistica in una democrazia liberale
m a t u ra ”. Roba forte. Ciò che l’atterrisce è lo “s p e t t ro
di una crisi istituzionale” che potrebbe travolgere “i
m o d e ra t i ” (il Pdl, figuriamoci) e i “rifor misti” (il Pd,
figuriamoci). Ma si capisce che ancor più lo sgomenta
la caduta del governo. Basterebbe dirlo chiaramente:
mi piace tanto Silvio, lo adoro, non riesco a fare a
meno di lui, era dai tempi di Bettino che il cuore non
mi batteva così forte. Invece no, Ostellino si traveste
da super partes e dice di volersi “limitare a fornire ai
lettori una interpretazione di quanto sta accadendo”.
Poi però, siccome al cuore non si comanda, viene
fuori al naturale. Tuona contro la società civile “divisa
tra berlusconiani e antiberlusconiani”, sintomo di una
pericolosa “sindrome di isteria collettiva” ( p e ra l t ro
presente in tutto il mondo: l’America è divisa tra
obamiani e antiobamiani, la Francia tra sarkozisti e
antisarkozisti, la Spagna tra zapateriani e
antizapateriani). Poi strapazza i giornali che
“suggeriscono a Fini ritmi e modalità per rendere
difficile la vita al governo” e pensano che per “far fuori
il ‘caimano’ ogni mezzo è lecito”. Insomma, “la
separazione dei poteri, le garanzie costituzionali e il
liberalismo sono temporaneamente sospesi” visto che
“non è compito di un giornale disarcionare o tener in
sella un governo”. Ora, in tutte le democrazie del
mondo la stampa rende difficile la vita ai governi e,
quando riesce a farli cadere denunciando qualche
scandalo, viene premiata col Pulitzer. La separazione
dei poteri esiste proprio per consentire ai Parlamenti
di controllare i governi e, se del caso, farli cadere. E
nella Costituzione non c’è scritto da nessuna parte
che i governi non possano cadere, anzi c’è scritto il
contrario. Ma tutto questo Ostellino non lo sa. Non s’è
nemmeno accorto che non c’è nulla di più illiberale di
un partito che, come il Pcus e il Pci, caccia in
mezz’ora i dissenzienti senza nemmeno uno straccio
di regolare processo. Un liberale dovrebbe fremere di
sdegno dinanzi a un ducetto che fa espellere Fini e i
finiani per i delitti di legalità e antimafia, pretende di
destituire il presidente della Camera perché non gli
bacia la pantofola coi tacchi, compra parlamentari un
tanto al chilo e così – nota Andrea Manzella su
Repubblica – “viola i tre punti essenziali della
Costituzione liberale: la libertà dei cittadini di
associarsi in partiti democratici (art. 49); la libertà
delle Camere di eleggere i propri presidenti senza
imposizione dall'esterno (art. 63); la libertà dei
parlamentari di rappresentare la nazione senza
vincolo di mandato (art. 67)”. Ma viene il dubbio che
Ostellino abbia studiato il liberalismo sui testi di
Verdini, abbia imparato la separazione dei poteri da
Capezzone e prenda ripetizioni di diritto
costituzionale da Stracquadanio.