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 Oggetto del messaggio: Re: Guerra in Libia
MessaggioInviato: 13/04/2019, 14:17 
Tempus1891 ha scritto:
Secondo il Wall Street Journal l'Arabia Saudita avrebbe versato nelle casse di Haftar decine di milioni di dollari o si accingerebbe a farlo per strappare la Libia dal controllo di Turchia e Qatar.

Ti ringrazio per aver postato questa notizia perché è utile a dimostrare che la tesi di @Mik300 sui francesi che vogliono soffiarci i giacimenti libici è errata. Infatti chi conosce un minimo il mondo islamico sa bene che è da tempo che il Qatar è amico di Al Sarraj così come i sauditi sono amici di Haftar (e prima di Gadaffi), poiché sono entrambi sunniti, per cui se dietro l'avanzata di Haftar ci sono screzi fra Qatar e Saud è la chiara dimostrazione che la Francia in questa faccenda c'entra poco e che l'Eni può starsene tranquilla.

Vi è infine da aggiungere che in Qatar c'è la più grossa base aerea Usa del Medioriente e che Qatar e Arabia Saudita fanno parte del nuovo piano strategico di Trump di voler creare la cosiddetta "Nato Araba" per mettere all'angolo gli iraniani. Detta in altre parole queste sono beghe e riassestamenti del mondo arabo che a mio avviso con la Francia non hanno niente a che vedere.



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 Oggetto del messaggio: Re: Guerra in Libia
MessaggioInviato: 13/04/2019, 14:33 
[:296]



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Tra una parte delle stellette e la ministra Elisabetta Trenta, costretta ad abbracciare la linea pacifista e “disarmata” dei 5 Stelle, non corre buon sangue. E il Giornale aveva svelato il disappunto della Lega per l’assenza della ministra dal dossier, tanto che la Trenta si era recata in Brasile nei giorni in cui scoppiava il conflitto e a Gibuti a ostilità già divampate.

Ora la Trenta esce allo scoperto con una intervista al Corriere della Sera in cui prende evidentemente di mira Matteo Salvini: “Il governo deve rimanere unito e i ministri devono muoversi con intelligenza e compostezza -incalza- Serve avere compostezza, dialogo. E avere testa, non la testa dura”. La stoccata è chiaramente riferita al vicepremier leghista e ai suoi attacchi alla Francia, accusata di essere la vera regista della campagna del generale Haftar per scalzare al Sarraj, l’alleato dell’Italia, da Tripoli. Il ministro parla anche a favore di elettorato 5 Stelle, quando esclude l’invio di altri reparti militari italiani: “Per il momento no. E se qualcuno pensa a un intervento militare italiano in Libia, posso già dire che non esiste”.

I grillini vogliono dettare la linea. E il vertice di ieri a Palazzo Chigi, con la creazione di un “gabinetto di crisi” che affida saldamente la gestione del dossier al premier Giuseppe Conte, appare una mossa incredibilmente tardiva se valutata dal punto di vista operativo. L’idea che Palazzo Chigi crei questo strumento di intervento a crisi divampata da giorni e con le truppe di Haftar arrivate alle porte di Tripoli (e fermate solo grazie all’intervento delle milizie di Misurata) pare ridicola. Ma assume tutto un altro senso se inquadrata per quello che è: un modo per evitare che la partita finisca nelle mani del socio di governo che finora si è dimostrato più intraprendente: la Lega.

Si attendono contromosse. Ieri al vertice non c’era Matteo Salvini, ma era presente il suo vice Giancarlo Giorgetti. E alla Difesa scalpita il sottosegretario Raffaele Volpi, uomo del Carroccio. La Trenta, tra l’altro, ha spostato l’attenzione sul rischio di nuove ondate migratorie. Mentre Salvini aveva esplicitamente detto di non temerle, ma di essere molto preoccupato per le risorse energetiche gestite dall’Eni, vero bersaglio dell’azione francese. Il governo appare ancora una volta diviso e pronto allo scontro su una questione delicatissima per gli interessi italiani. In Libia non c’è tempo per la campagna elettorale.

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 78885.html



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 Oggetto del messaggio: Re: Guerra in Libia
MessaggioInviato: 13/04/2019, 15:07 
[:291]



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Alla periferia di Tripoli si continua a combattere e la battaglia, che vede il costante fronteggiarsi delle milizie legate ad Fayez al-Sarraj e dell’esercito di Khalifa Haftar, sembra essere entrata nella sua fase cruciale. Sono due gli elementi che, a dieci giorni dall’inizio delle ostilità, è possibile rintracciare. In primis, che l’obiettivo di Haftar di una battaglia lampo appare sfumato: il generale non riesce né a sfondare militarmente e né a far passare dalla sua parte le tribù e le milizie tripoline, dunque adesso deve procedere con cautela provando ad avanzare da sud. In secondo luogo, che pur se in maniera lenta in ogni caso le forze di Haftar procedono costantemente alle porte delle frontiere meridionali della capitale: è lì il fronte principale e decisivo.
Si entra nel decimo giorno di battaglia

In questo sabato l’azione di Haftar per provare a prendere la capitale entra nel decimo giorno. Come detto, l’intenzione di Haftar lo scorso 4 aprile, quando inizia con il suo esercito ad avanzare a sud e ad ovest di Tripoli, è quella di arrivare al centro della città in un arco temporale decisamente più ristretto. Convinto dai petrodollari promessi dai Saud e forte del controllo acquisito anche di gran parte del Fezzan nelle settimane precedenti, il “suo” Libyan National Army procede da Garian verso Tripoli arrivando già domenica scorsa a 11 km dal centro. Ma è proprio qui che incontra la resistenza da parte delle milizie fedeli ad Al Sarraj. Da Misurata giungono anche rinforzi per potenziare la difesa della capitale dall’esercito di Haftar. Ed è in questa fase della battaglia che, per il generale, qualcosa inizia ad andare storto. Molte milizie e molti gruppi non gli danno il loro appoggio, il fronte rimane bloccato con continui scambi di posizione.

Come prevedibile alla vigilia, è soprattutto la zona dell’aeroporto internazionale quella più delicata. Lo scalo è inattivo dal 2014 in quanto distrutto durante altri scontri che riguardano, all’epoca, soprattutto le milizie di Zintan e quelle di Salam Badi. Ma la struttura rimane militarmente un punto strategico. Da venerdì sembra saldamente in mano ad Haftar, ma vengono riportati ancora combattimenti nelle zone limitrofe. Nel frattempo, l’Lna avanza ad Azizia ed a Qasr Bin Gashir: è qui che entrambi gli schieramenti puntano a mettere in campo il grosso delle proprie forze.
Haftar prova a sfondare il fronte meridionale

La cronaca delle ultime ore riporta intensi combattimenti tra l’aeroporto internazionale e le arterie che conducono nell’immediata periferia sud di Tripoli. Una battaglia che adesso vede sempre di più l’uso dell’aviazione: raid vengono segnalati sia dalle forze di Haftar che da quelle fedeli ad Al Sarraj. Le prime avrebbero bombardato in questo sabato mattina la zona di Ain Zara, un quartiere a sud di Tripoli. L’aviazione vicina al governo del consiglio presidenziale risponde invece colpendo con alcuni raid obiettivi del Libyan National Army non distanti dall’aeroporto. Ed a terra si continua a sparare: sia i soldati di Haftar che i miliziani vicini ad Al Sarraj si contendono ogni obiettivo strategico nelle immediate periferie di Tripoli.

In città invece, anche se non si può parlare di calma, tuttavia non riecheggiano ancora i rumori della battaglia. In centro si assiste, come accaduto venerdì, a manifestazioni in cui si invoca la fine delle ostilità. Il timore è che Tripoli possa essere risucchiata dal conflitto, con una battaglia casa per casa proprio come accaduto anni fa a Bengasi.

http://www.occhidellaguerra.it/tripoli- ... uEC9srIdVw



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 Oggetto del messaggio: Re: Guerra in Libia
MessaggioInviato: 13/04/2019, 17:43 
Per come la vedo io se questa avanzata di Haftar servirà a creare un unico Governo libico, tanto meglio, starà a dire che avremo un interlocutore unico e ciò faciliterà notevolmente le cose sia per i rapporti commerciali sia per tutti il resto.



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 Oggetto del messaggio: Re: Guerra in Libia
MessaggioInviato: 13/04/2019, 20:19 
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L’obiettivo, secondo i responsabili del Libyan National Army di Khalifa Haftar, è una caserma posta a pochi chilometri dal centro di Zwara. Però, di certo, sapere che una bomba dell’aviazione fedele al generale colpisce una zona posta a 20 km da uno stabilimento dell’Eni in Tripolitania è un qualcosa che non può certamente passare inosservato. Difficile stabilire se quanto accaduto venerdì, con il bombardamento di Haftar avvenuto a Zwara, possa o meno essere un messaggio rivolto all’Italia. Intanto però, non è la prima volta che aerei del generale colpiscono nei pressi di sensibili obiettivi del nostro paese.

Il bombardamento a Zwara

La cronaca del venerdì di guerra a Tripoli, riporta un episodio che per la verità questa volta si svolge lontano dalla capitale. Come accennato in precedenza, un bombardamento prende di mira un obiettivo militare a Zwara: si tratta di una cittadina costiera posta tra il confine tunisino e Sabratha. Secondo le mappe militari più aggiornate, Zwara è una sorta di enclave lungo la vecchia via Balbia fedele a Tripoli mentre il territorio circostante è già in mano ad Haftar. La stessa Sabratha è tra le prime municipalità a passare al fianco al generale della Cirenaica lo scorso 4 aprile, quando inizia l’offensiva per la presa di Tripoli. Forse per questo l’esercito di Haftar decide di attuare un bombardamento in questa zona. Ma il generale, trincerato in questi giorni nel suo quartier generale di Bengasi, conosce ovviamente ogni spostamento della sua aviazione. Non può non sapere che l’eco di un ordigno esploso a 20 km da una centrale dell’Eni solca il Mediterraneo ed arriva fino a Roma.

La centrale non viene fisicamente sfiorata dagli scontri, essa si trova nella zona di Mellitah e la nostra compagnia la gestisce assieme alla locale Noc con una joint venture. La produzione continua senza problemi, ma l’esplosione causata dal bombardamento di una caserma posta nelle vicinanze, potrebbe avere risvolti politici. Per di più che questa centrale risulta sia essenziale per gli interessi italiani, che simbolica. Infatti, da qui parte il “Greenstream“, ossia il gasdotto che giunge fino a Gela e che porta nel nostro paese gran parte del gas libico. La sua funzione simbolica viene dal fatto che questo stabilimento è inaugurato il 7 ottobre 2004: è la giornata che, fino a quel momento, il rais Gheddafi celebra come quella “dell’odio verso gli italiani”. Mettere in funzione questo gasdotto proprio in quella giornata, alla presenza dello stesso Gheddafi e dell’allora premier Berlusconi, significa dare il via a quella stagione di rapporti Italia – Libia culminata con il trattato di amicizia del 2008.

In poche parole, l’impianto è pienamente operativo e lontano dagli scontri ma quella bomba lanciata da Haftar a 20 km di distanza non può non mettere in allarme.

Il precedente di El Feel

Anche perchè non è la prima volta che il generale della Cirenaica individua obiettivi vicini ai nostri stabilimenti. A metà febbraio, nel corso della sua campagna lanciata nel Fezzan, l’aviazione dell’Lna lancia un raid nella città di Marzuq. Anche in quel caso, le bombe cascano a non più di 20 km dallo stabilimento “Elephant” di El Feel. Si tratta di un’altra centrale gestita dall’Eni assieme alla Noc. In un video dell The Libya Observer, si mostra chiaramente una colonna di fumo generata da un bombardamento ben visibile dalla pista dello scalo interno allo stabilimento di El Feel.

Per ben due volte dunque alcuni dei nostri obiettivi più sensibili in Libia rischiano di essere bersagliati dall’aviazione di Haftar. E, come detto in precedenza, il generale non può non sapere degli strascichi politici che possono assumere circostanze del genere.

http://www.occhidellaguerra.it/bombe-haftar-eni/



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 Oggetto del messaggio: Re: Guerra in Libia
MessaggioInviato: 13/04/2019, 21:48 
L'aviazione di Haftar??? [:297] sarà certamente più temibile di quella di Saddam!!! [:246]



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 Oggetto del messaggio: Re: Guerra in Libia
MessaggioInviato: 13/04/2019, 22:01 
Sottovento, tu che ne sai più di me: in teoria, se Haftar colpisse delle installazioni italiane in Libia, potrebbe essere considerata una aggressione ad un Paese Nato? O la regola vale solo se veniamo colpiti sul nostro suolo?

Comunque, a prescindere da chi sia sostenuto Haftar, se solo osasse bombardare strutture dell'eni causando anche un solo morto italiano, lo spedirei dalle 72 vergini senza pensarci due volte.
Abbiamo l'aeronautica? Usiamola. Per fare i NOSTRI interessi, una volta tanto.



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 Oggetto del messaggio: Re: Guerra in Libia
MessaggioInviato: 14/04/2019, 09:49 
(... è in allarme, ma ......... La Trenta sta litigando con i Generali) [:291]



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 Oggetto del messaggio: Re: Guerra in Libia
MessaggioInviato: 14/04/2019, 09:56 
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La Libia preoccupa (e molto) Giuseppe Conte. Il presidente del Consiglio ha formato la sua cabina di regia per far fronte alla crisi libica riunendo Elisabetta Trenta, Enzo Moavero Milanesi e Giancarlo Giorgetti. Sono loro i tre interlocutori del premier per quanto riguarda il dossier libico, ormai al primo posto nell’agenda del governo. Ma non bastano certamente loro per cambiare le carte sul tavolo nordafricano: servono gli alleati internazionali. E ce n’è uno, in particolare, su cui l’Italia spera ancora di poter contare: gli Stati Uniti di Donald Trump.

Il presidente Usa era stato quello più interessato a coinvolgere l’Italia nello scacchiere del Mediterraneo allargato, a tal punto che si era parlato direttamente di una cabina di regia congiunta italo-americana.
Cabina di regia che però sembra essere completamente saltata per due ragioni: il disinteresse dell’amministrazione americana per la Libia e per alcune aree del Nord Africa, Libia compresa; alcune mosse italiane che hanno rotto l’asse che si era creato fra governo giallo-verde e amministrazione Trump, a partire dalla decisione dell’Italia di aderire alla Nuova Via della Seta. Decisione che non è piaciuta per niente a Washington e che è stata lì’inizio di una serie di annunci e avvertimenti da parte americana nei confronti di Palazzo Chigi su cui si è costruita anche una netta divergenza all’interno del governo.

Ma adesso è il momento dell’unità di intenti. Lo è sia all’interno dell’esecutivo, sia con i nostri alleati. L’Italia sta provando a trovare una quadra in una situazione che si evolve rapidamente di ora in ora e che, a quanto risulta dagli ultimi movimenti delle forze di Khalifa Haftar, non sembra certo volgere a favore dei nostri piani. Il generale ha sfondato la prima barriera del fronte a sud di Tripoli. E l’idea è che a questo punto il governo di Fayez al- Sarraj abbia le ore contate: e con esso la strategia italiana dei governi precedenti a quello attuale. Strategia che poteva avere una sola speranza, ovvero fare fronte comune con gli Stati Uniti che, utilizzando il piano delle Nazioni Unite, avevamo di fratto avallato la “pax italica” e la presenza di Sarraj come unico interlocutore e governo riconosciuto. Ma che adesso sembrano aver deciso di abbandonare il terreno anche per la decisione di Haftar di rompere gli schemi e quel patto americano che, come spiega Il Corriere della Sera, puntava a creare un governo di unità nazionale composto dalle principali fazioni libiche. Tramontata quell’ipotesi e con il generale alle porte della capitale, l’immagine delle forze speciali Usa che lasciano la costa nordafricana ha fatto capire perfettamente il pensiero del Pentagono: via dalla Libia.

Ma se per Washington la Libia è utile ma non fondamentale, allo stesso tempo la Casa Bianca e gli strateghi Usa sanno perfettamente l’importanza che riveste l’affaire Libia per Roma. Così, mentre il governo italiano prova a riallacciare i rapporti con gli Usa contattando il consigliere per la Sicurezza nazionale John Bolton e l’ambasciatore americano in Italia Lewis Eisenberg, dall’altra parte è l’amministrazione americana a lanciare un curioso messaggio a Roma. E a mandarlo è il senatore Lindsey Graham, figura di spicco del Congresso americano, punto di riferimento per Trump in politica interna ed estera e che sarà a Roma da lunedì per una missione sulla sicurezza alimentare. Missione che, evidentemente, avrà tutto un altro scopo.

Al Corriere della Sera, il senatore dice qualcosa di molto importante: “Nel Nordest della Siria ci sono due rischi gravi: il ritorno dell’ Isis e il possibile scontro tra la Turchia e le forze democratiche siriane. Gli Stati Uniti stanno formando uno schieramento composto da interporre tra la Turchia e i curdi. Noi chiediamo all’Italia di partecipare, di contribuire con un contingente militare, insieme con la Francia, Gran Bretagna e altri. Chiediamo all’Italia di aiutare l’America a stabilizzare quella regione, sarebbe un segnale nella continuità della forte relazione che esiste tra noi e il vostro Paese che consideriamo uno dei nostri alleati più importanti”.

Una frase che sa di do ut des neanche molto velato, dal momento che quando si parla di Libia, lo stesso Graham fa capire che Washington può dare una mano: “È vero. Dovremo fare di più. Sarà mio impegno incalzare l’amministrazione Trump a essere più presente, più visibile. Posso già dire una cosa: il governo degli Stati Uniti è contrario a qualsiasi soluzione militare imposta da una delle due parti in conflitto, semplicemente perché non sarebbe sostenibile. Il Paese resterebbe nel caos. E le conseguenze si scaricherebbero sulla popolazione, ma anche sulla stabilità della Tunisia e dell’Egitto. Anche per l’Italia, naturalmente, ci sarebbero pesanti contraccolpi“.

Ma l’idea che trapela da Washington è molto semplice: gli Usa non hanno interesse a prendere il controllo della Libia, anche se ovviamente non possono disinteressarsene. Anche perché quella della Libia è una guerra per procura fra tutti alleati degli stessi americani: quindi la scelta non è scontata. Possono però provare a intervenire e solo se l’Italia dimostra di poter dare qualcosa in cambio. E questo qualcosa significa un possibile contingente nel nord-est siriano, come detto dallo stesso Graham, ma anche una netta presa di posizione sulla Cina (in particolare su Nuova Via della Seta e Huawei) e sul fronte di quello che il senatore americano ha definito “protezionismo europeo” e che a suo dire è dovuto in particolare alla Francia.

La guerra commerciale contro l’Unione europea è anche una sfida di Trump a Emmanuel Macron. Ed è per questo l’asse fra Italia e Stati Uniti può rafforzarsi: perché se gli Usa vogliono colpire gli interessi francesi, potrebbero partire proprio dalla Cirenaica. Washington è disposta a posare di nuovo gli occhi sulla Libia, ma a questo punto, sempre secondo Washington, è Roma a dover dare il primo segnale di avvicinamento.


http://www.occhidellaguerra.it/libia-it ... g1nNQ6Qnr0



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 Oggetto del messaggio: Re: Guerra in Libia
MessaggioInviato: 14/04/2019, 10:10 
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Il secondo è la carenza della nostra politica estera. Ci manca l'attenzione politico diplomatica indispensabile per gestire un dossier così complesso».

L'ex capo di Stato Maggiore alla Difesa e vicepresidente dell'Istituto Affari Esteri Vincenzo Camporini spiega così l'affanno di un'Italia che, in Libia, paga anche lo scontro con Parigi. «È evidente la Francia ha i propri interessi, ma la ricomposizione non può avvenire urlando ai quattro venti le proprie differenze. La ricomposizione richiede che ci si sieda in una stanza e si discuta. Questo approccio negli ultimi tempi è venuto meno».

È grave scordarsi di una Libia cuore di tanti interessi nazionali

«Questo purtroppo deriva dall'eccessiva preoccupazione e attenzione per gli affari interni da parte di chi sta al governo. Dimenticare quel che succede al di fuori dalle nostre frontiere ha conseguenze dirette ed immediate sugli affari interni. La tendenza a guardare al proprio ombelico tipica della politica italiana si è accentuata in maniera abnorme con l'ultimo governo».

Distrazione anomala visto che dalla stabilità libica dipende anche il problema migranti

«L'attenzione sul tema immigrazione si è focalizzata solamente sulle conseguenze interne senza l'elaborazione di un politica in grado di portare ad un controllo dei flussi migratori. Per controllarli bisogna muoversi con gli altri paesi trovando intese e dialogando su canali riservati».

Eravamo convinti di gestire una cabina di regia con gli Stati Uniti

«Con gli americani abbiamo molti conti aperti. Gli accordi commerciali con la Cina, assai poco graditi a Washington, sono solo il caso più recente. Prima ancora c'è la questione degli accordi sugli F35 che ci siamo rimangiati. Per non parlare della riduzione delle spese sugli armamenti. Abbiamo promesso di arrivare al 2 per cento entro il 2024 e invece siamo fermi all'1,1».

La cabina di regia era stata promessa a Conte

«Più che una promessa era una pacca sulle spalle. Gli Usa stanno abbandonando tutti i dossier per loro privi di priorità. Le priorità sono la Cina e il Pacifico. L'Africa è una grana che preferiscono lasciare agli europei. Peccato che gli europei, e soprattutto noi italiani, da soli non siamo in grado di cavarcela».

Quanto pesa l'isolamento in Europa?

«Pesa tanto, ma lo scontro con la Francia risale al governo Monti quando rifiutammo di mettere a disposizione i nostri aerei per la logistica della loro operazione contro le forze jihadiste in Mali. Il Parlamento aveva già dato l'assenso, ma Monti bloccò la disponibilità. I francesi non ce l'hanno mai perdonata. I tedeschi, mai troppo disponibili ad impegnarsi militarmente, capirono al volo e mandarono 800 uomini. Noi con quel rifiuto abbiamo compromesso i rapporti con Parigi».

Quindi come possiamo difendere i nostri interessi in Libia?

«C'è una competizione evidente tra Total ed Eni per lo sfruttamento delle risorse libiche, ma le aree d'interesse delle due compagnie non coincidono mentre ci sono grandi risorse ancora da sfruttare. Bisogna avviare dialoghi sotto traccia e facilitare un'alleanza d'interesse tra le due compagnie».

Quindi sarà l'Eni ad occuparsi della nostra politica estera in Libia?

«Non dico questo, ma certo l'Eni ha una visione strategica perché deve sempre guardare al lungo periodo. Per questo era e resta parte della nostra politica estera».


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 Oggetto del messaggio: Re: Guerra in Libia
MessaggioInviato: 14/04/2019, 11:48 
In ogni caso haftar ha fallito il blitz..
Comunque la si veda..

È non è la prima volta che c prova..
Cime può essere ancora un interlocutore credibile?

Sulla posizione della Francia
Basta vedere le ultime risoluzioni ue
Condizionate dai francesi..
Aggressori e aggrediti,
Pari sono..
Macron Lo sta coprendo,
È chiaro a tutti..
In cambio dei pozzi si capisce..

Questo va combattuto,
Altro che moderazione..
Questo apre le gabbie dei migranti
E ce li manda tutti qui..
Sicuro..



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: Guerra in Libia
MessaggioInviato: 14/04/2019, 11:54 
... Sarkozy .. docet! [8D] [;)]



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 Oggetto del messaggio: Re: Guerra in Libia
MessaggioInviato: 14/04/2019, 13:17 
Scommetto che se haftar si schianta
Macron chiede all'ue di condannare
L'avanzata delle truppe di sarraj..

Comunque ribadisco..
I libici di tripoli al massimo si spostano in tunisia..
Non hanno bisogno ne' vogliono traversare il mediterraneo.
Il resto della libia e' tranquillo.

Sul fatto dei migranti,
E' sempre quello..
Se li vanno a prendere vengono qua..
Altrimenti restano la'.



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: Guerra in Libia
MessaggioInviato: 14/04/2019, 13:54 
TheApologist ha scritto:
Sottovento, tu che ne sai più di me: in teoria, se Haftar colpisse delle installazioni italiane in Libia, potrebbe essere considerata una aggressione ad un Paese Nato? O la regola vale solo se veniamo colpiti sul nostro suolo?

Di regola vale per il nostro (o altro), paese attaccato sul proprio suolo, spazio aereo o marittimo (anche in territorio estero se si tratta di ambasciate - a livello legislativo le ambasciate sono considerate territorio del paese cui appartengono). Al contrario invece le installazioni civili (come le installazioni volte alle attività estrattive), sono delle semplici concessioni.



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 Oggetto del messaggio: Re: Guerra in Libia
MessaggioInviato: 14/04/2019, 14:00 
mik.300 ha scritto:
Scommetto che se haftar si schianta
Macron chiede all'ue di condannare
L'avanzata delle truppe di sarraj..

Mik, te lo ripeto, questa tra Haftar e Sarraj è una bega di quartiere combattuta a colpi di vecchie mitragliatrici e qualche Mig degli anni 80 e come la storia dimostra se in queste diatribe non c'è il benestare dei paesi che contano, restano delle beghe condominiali, magari più cruente ma non in grado di apportare grossi cambiamenti al futuro della Libia.

Nb: ci scommettete che tempo poche settimane tutto finisce a tarallucci e vino dopo che qualche Putin o Trump alza un telefono e dice ai due contendenti di smetterla di giocare alla guerra?



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