29/03/2020, 09:22
alcar ha scritto:Robiwankenobi ha scritto:alcar ha scritto:Quanto a notizie si è detto tutto e il contrario di tutto, ma a sensazione ho il fondato sospetto che, per usare un eufemismo, non sia stata detta proprio tutta la verità. Percepisco troppa dissonanza tra quanto viene prospettato a parole e quanto viene fatto globalmente. Non si ferma il pianeta per un' "influenza" che ha il 1% di letalità.
È indubbio che quello detto finora sia molto lontano dal tutto e probabilmente anche dalla verità.
Come è indubbio che un pianeta non si ferma per una banale influenza, perché è altrettanto indubbio che questa non è neanche lontanamente un'influenza.
E' che faccio fatica a visualizzare quale sarebbe il rischio. Non credo si tratti del numero di decessi, di solito di questi non se ne preoccupa mai nessuno. Del resto i morti in guerre varie si contano a milioni e nessuno ci fa caso più di tanto. Per non parlare poi dei morti a causa di denutrizione (uno ogni cinque secondi, 25'000 al giorno !!) che proprio non se li fila nessuno.
Inutile, è una sensazione, ma c'è qualcosa di strano che proprio non riesco ad individuare.
29/03/2020, 12:13
29/03/2020, 12:39
29/03/2020, 12:51
29/03/2020, 13:28
La Cina dona all'Italia scorte di Tocilizumab
Piccole Note
La Cina ha donato all’Italia il tocilizumab, informa la Croce rossa italiana. Il farmaco che sembra avere effetti positivi sui pazienti affetti da coronavirus allo stadio avanzato, ripristinando, in tutto o in parte, la funzionalità polmonare compromessa dalla malattia.
Cina for Italy and Spain
Una terapia provata da cinesi e oncologi napoletani con risultati incoraggianti e che i medici italiani stanno testando su larga scala sui pazienti affetti dal virus, come richiedono i protocolli per i test clinici, per verificarne l’effettiva efficacia e magari scoprire sue possibilità ulteriori.
Appena lanciata la notizia di tale possibilità, che peraltro ha suscitato inopportune reprimenda contro i medici napoletani che l’hanno proposta, l’azienda produttrice, la Roche, ha subito messo a disposizione il farmaco, ma adesso ha informato di aver esaurito le scorte. Così a rifornire l’Italia del prezioso farmaco, è stata la Cina.
Prosegue così la corsa di Pechino per aiutare l’Italia, nonostante ciò stia suscitando stolide, e a volte interessate, polemiche. Non solo l’Italia: Xinhua riferisce del primo treno merci carico di medicine e attrezzature medicali partito ieri dalla Cina, destinazione Madrid, dove il virus flagella come da noi.
Certo, la Cina ha i suoi interessi, dato che se il mondo collassa non vende più niente a nessuno, ma nel caso, i suoi interessi coincidono con quelli dei Paesi beneficiati.
La Russia annuncia un nuovo farmaco
Intanto la Russia ha annunciato di aver prodotto un farmaco che dovrebbe contrastare con qualche efficacia la malattia. A dare la notizia è stata l’Agenzia federale di biologia medica della Federazione Russa.
Così Veronika Skvortsova, direttrice dell’Agenzia: “Il farmaco blocca con un alto grado di selettività l’effetto citopatico del coronavirus, impedendo la sua riproduzione; inoltre l’azione immunosoppressiva della Meflochina impedisce eventuali reazioni infiammatorie causate dal virus. L’aggiunta di antibiotici macrolidi e di penicillina sintetica non solo neutralizza l’insorgenza di un’infezione batterica ma permette anche di incrementare la concentrazione di antivirale nel sangue e nei polmoni”.
È il caso di non coltivare facili illusioni. Ma si può anche notare che l’annuncio è venuto da fonte autorevole, non dal solito virologo d’accatto (che distinguiamo dai veri virologi). E si può notare che la Russia ha sviluppato laboratori molto sofisticati, atti anche a far fronte a una guerra consumata con armi biologiche.
Quindi niente illusioni, ma qualche speranza non costa nulla. Magari non guarirà, ma… vediamo. Si può notare che anche i russi ci hanno aiutato, inviando esperti che stanno lavorando fianco a fianco con i nostri medici in prima linea (Bergamo). suscitando reazione altrettanto stolide di quelle suscitate dai cinesi…
Notizia del: 28/03/2020
Fonte: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-la_cina_dona_allitalia_scorte_di_tocilizumab/16658_33877/
Pile di urne a Wuhan pongono nuove domande sul bilancio delle vittime
BLOOMBERG
Lunghe file di parenti e le pile di urne cinerarie, salutate dai familiari dei defunti, presso le agenzie di pompe funebri di Wuhan, stanno rinnovano i dubbi sulla reale entità dei decessi per coronavirus in Cina e sulla veridicità della narrazione ufficiale sulla lotta all’epidemia diffusa dalle autorità di Pechino.
Le famiglie delle vittime del virus nella metropoli della Cina centrale, dove la malattia sarebbe apparsa a dicembre (se non prima), sono state autorizzate a raccogliere le ceneri in otto crematori locali. E mentre lunghissime file si snodavano di fronte ai siti funerari, le foto e i video dei camion su cui venivano trasportate migliaia di urne hanno cominciato a circolare sui social media cinesi.
Il media cinese Caixin è stato il primo a pubblicare le immagini delle lunghe code all’esterno delle agenzie. Sia mercoledì che giovedì i camion avrebbero spedito circa 2.500 urne, mentre un’altra immagine pubblicata sempre da Caixin mostra altre 3.500 urne accatastate all’interno, anche se finora non si è potuto verificare se fossero piene.
Gli addetti di sei delle otto imprese funebri di Wuhan interpellati dal sito hanno affermato di non avere dati su quante urne fossero in attesa di venire raccolte o di non essere autorizzati a rivelare i numeri. Le altre due imprese non hanno risposto alle chiamate. Malgrado la strettissima censura cinese, le foto però hanno cominciato comunque a circolare sui social, sotto la spinta emotiva delle informazioni circa l’enorme aumento dei casi e dei decessi in tutto l’Occidente.
Alcune famiglie hanno affermato di essere state costrette ad aspettare diverse ore per raccogliere le ceneri. Le foto sono circolate mentre le morti di massa causate dal virus sono aumentate nelle città di tutto l’ovest, tra cui Milano, Madrid e New York, dove gli ospedali stavano costruendo tende per gestire l’emergenza, mentre le infezioni globali si alzavano oltre le 500.000, con 24.000 morti.
Secondo le autorità di Pechino, a Wuhan ci sarebbero stati in tutto 2.535 decessi, numeri contestati subito da molti media indipendenti fin dall’inizio dell’epidemia e che appaiono incredibilmente bassi anche solo se rapportati a quelli di altri paesi duramente colpiti.
Questo mentre il governo annunciava che il blocco in atto da gennaio nella regione più colpita, l’Hubei, verrà gradualmente revocato, visto che la conta dei nuovi casi avrebbe ormai raggiunto lo zero. Contestualmente Pechino ha intensificato sia gli sforzi della propaganda, sia quelli della diplomazia, inviando aiuti e forniture mediche in molti Paesi.
Ma i dubbi sulla veridicità delle cifre ufficiali aumentano, alimentati dai tentativi delle autorità di coprire l’epidemia nelle sue fasi iniziali. Anche molti residenti di Wuhan e della regione, inondando i social media di post indignati, hanno richiesto un’azione disciplinare contro i massimi funzionari locali.
I casi degli asintomatici tenuti nascosti in Cina significano che l’epidemia non è finita
Sempre secondo le informazioni raccolte da Caixin, molte persone che sono morte hanno avuto sintomi di Covid-19, ma non sono state testate ed escluse dal conteggio dei casi ufficiali. Ci sono stati anche pazienti che sono morti per altre malattie a causa della mancanza di cure adeguate, mentre gli ospedali erano sopraffatti dall’urgenza coronavirus.
Ci sono state 56.007 cremazioni a Wuhan nel quarto trimestre del 2019, secondo i dati dell’agenzia per gli affari civili della città. Il numero di cremazioni era superiore di 1.583 a quelle del quarto trimestre del 2018 e 2.231 in più rispetto al quarto del 2017.
Restrizioni al lutto
Le famiglie dei defunti potrebbero non essere in grado di dare un addio adeguato ai loro cari. Giovedì il governo di Wuhan ha emesso un’ordinanza che vietava alle persone in città di recarsi nei cimiterio sulle tombe dei loro cari fino al 30 aprile, il che significa che non potranno osservare il tradizionale Ching Ming Festival (la festa dei morti in Cina) del 4 aprile, che prevede fra l’altro la rituale pulizia delle tombe ed è infatti anche detta Giorno degli Antenati. Anche altre province, tra cui il Guangxi e loZhejiang, hanno annunciato restrizioni simili.
Intanto due cittadini di Wuhan, che hanno perso membri della famiglia a causa del virus, hanno raccontato di avere avuto l’ordine di farsi accompagnare dai loro datori di lavoro o dai funzionari dei comitati di quartiere a raccogliere le urne, motivando la disposizione come «misura contro le riunioni pubbliche». «Mi è stato detto dal governo del distretto di aspettare fino a quando non potrò raccogliere le ceneri di mio padre», ha scritto su Weibo un residente di Wuhan usando lo pseudonimo Xue Zai Shou Zhong, che significa “neve in mano”.
Un’altra utente di Weibo, nick name Adagier, ha dichiarato di aver perso suo marito a causa del coronavirus e di essere stata contattata dalla polizia che l’ha «caldamente invitata» a non essere «troppo emotiva», chiedendole poi chiaramente di interrompere la pubblicazione di post online. Prima di fare quello che le è stato ordinato, la donna ha scritto però un ultimo messaggio: «Ho solo una richiesta. Voglio dare a mio marito una sepoltura degna, il prima possibile»
– Con l’assistenza di Sharon Chen, Dandan Li e Claire Che
Link: https://www-bloomberg-com.cdn.ampproject.org/v/s/www.bloomberg.com/amp/news/articles/2020-03-27/stacks-of-urns-in-wuhan-prompt-new-questions-of-virus-s-toll?usqp=mq331AQFKAGwASA=&_js_v=0.1&fbclid=IwAR3k41bNYGO6SJaSreXg3-KJQRcCojwegCsOrxQxpooQ387lN_pnnQBkLLA#aoh=15853134208633&referrer=
27.03.2020
Fonte: https://comedonchisciotte.org/pile-di-urne-a-wuhan-pongono-nuove-domande-sul-bilancio-delle-vittime/
29/03/2020, 13:32
29/03/2020, 13:35
Coronavirus. Una risposta, qualche domanda e una proposta - Prof. Guido Palermo
Riceviamo e volentieri pubblichiamo, quale contributo alla discussione, un intervento di Giulio Palermo, Professore di economia politica all'Università di Brescia
di Guido Palermo*
1. RISPOSTA
Quando ho iniziato a sottolineare che i dati sulla pericolosità sanitaria del coronavirus erano pompati da una campagna mediatica terroristica ho suscitato molte critiche. Molti infatti hanno creduto che io volessi minimizzare un problema serio. E invece le mie intenzioni erano opposte. Avendo iniziato la mia ricerca economica — ormai trent’anni fa — proprio dall’economia sanitaria, ossia da un settore chiave che condiziona la vita concreta di noi tutti e che è oggetto di speculazioni politiche di ogni tipo, volevo semplicemente mostrare che l’emergenza sanitaria, purtroppo, nel nostro paese c’è sempre stata. Ma per ragioni di opportunismo politico e servilismo mediatico nessuno se n’è mai veramente occupato. E se oggi tutti i big della politica e dell’informazione se ne occupano è proprio per le stesse ragioni di opportunismo e servilismo.
Tra tutte le domande cui ho cercato di rispondere con i pochi mezzi comunicativi a mia disposizione, voglio riprenderne una in particolare, che è poi quella che — seppur espressa in tanti modi diversi — anima il risentimento, la rabbia e il dolore di tante persone impegnate sul campo.
“Ma non li vedi i malati ammassati nelle corsie degli ospedali? Non le senti le voci disperate di quanti provano a fare qualcosa e non hanno i mezzi sufficienti per riuscirci? Come fai a negare la carenza di posti letto e di strutture per la terapia intensiva? Non le vedi le bare che escono dagli ospedali?”
Purtroppo, come voi, anch’io vedo tutto questo, l’ho sempre fatto e continuo a farlo. E anch’io sento nel cuore le grida di dolore di chi soffre. Anch’io ho i miei malati e i miei morti. Anch’io ho la mia rabbia: ma non contro un virus invisibile bensì contro un sistema ben visibile che subordina la nostra vita e la nostra salute alla logica del profitto; contro un sistema fatto di uomini e donne, politici e ministri, che con le loro facce di ********** hanno assegnato un valore alla nostra vita e l’hanno poi spinto sempre più in basso in nome dei tagli alla spesa e della “razionalizzazione” capitalistica.
E allora vi dico anche dove stavano fino a pochi mesi fa quegli stessi malati che oggi si ammassano negli ospedali, quei disgraziati che non riescono più a respirare e che attendono che si liberi un posto in terapia intensiva e quei poveracci che non ce la fanno e escono morti dai reparti ospedalieri. Stavano a casa loro, stavano nelle case di cura, stavano abbandonati da qualche parte, lasciati a se stessi, senza che nessuno si occupasse di loro, a parte i loro cari e i familiari, se ancora ce li avevano. Perché quando segnalavi al medico curante i tuoi sintomi influenzali — che poi sono gli stessi per i quali oggi si mobilita il mondo intero — il medico ti diceva di stare a casa e riposarti e se andavi in ospedale o al pronto soccorso, dopo una fila di ore ti rispedivano a casa senza nemmeno una visita specialistica, facendoti anche sentire un imbecille che pretendeva di sottrarre tempo prezioso e risorse scarse a un sistema già sull’orlo del baratro.
Quante di quelle 20.000 persone che ogni anno sono morte per cause connesse all’influenza (questo è il dato medio degli ultimi anni in Italia) potevano essere salvate se quando hanno segnalato il loro problema di salute invece che essere abbandonate avessero avuto accesso alle cure di cui avevano bisogno in strutture ospedaliere adeguate?
I carri funebri di troppo rispetto agli standard di un paese civile c’erano pure prima del coronavirus. Solo che venivano a prenderti a casa o nella casa di cura e, per i familiari, ora come allora, si poneva il problema dell’insufficienza dei forni crematori e di spazi adeguati in cui raccogliersi un attimo a ricordare il defunto (a parte le chiese, per i cristiani). Forse quest’ultima questione che ho toccato costituisce l’unico problema che il nostro Presidente del consiglio ha veramente risolto: ora i defunti dobbiamo piangerli ciascuno a casa sua, gli spazi pubblici non servono più.
Perché ora la vita sociale non esiste più, si fa sui social network, da casa. E come cantavano i nostri nonni, che oggi muoiono per il coronavirus, Scarpe rotte … Eppur bisogna andar! Così, la vita continua e da casa si cerca di fare un po’ tutto: la scuola, lo sport, la musica e le sedute di laurea ridicole alle quali ho rifiutato di partecipare.
E poi, oltre a morire e vivere, si nasce. E anche qui tutto è cambiato. Mamme che non possono avere accanto il loro compagno nel giorno più bello e più doloroso della loro vita e papà che non possono più assistere a quel momento magico soffrendo almeno moralmente assieme alle loro amate. Dalla nascita alla morte, la vita sociale di un paese intero ridotta a cliccare like o a mettere faccine di disappunto su un fottuto computer, per la gioia degli algoritmi di tracciatura delle nostre vite.
2. DOMANDE
Una mia cara amica, che versa tutt’oggi in gravi condizioni di salute, è stata sottoposta più volte al tampone da coronavirus, dapprima risultando positiva, per poi negativizzarsi ai successivi test. Da allora, tuttavia, le sue condizioni non sono minimamente migliorate, senza che nessun medico si sia realmente occupato di lei.
Ora, dunque la pongo io una domanda e la rivolgo in particolare agli specialisti di laboratorio che effettuano le analisi sui campioni che ci prelevano con i tamponi (sperando che questo post circoli sufficientemente in modo da averla veramente una risposta … anche se, a onor del vero, come vediamo in un attimo, un minimo di logica dovrebbe essere già sufficiente ad individuare una risposta inequivocabile).
Quando i tamponi praticati su persone con o senza sintomi influenzali vengono portati in laboratorio per le analisi, quali virus vengono ricercati?
Non c’è dubbio, che il cosiddetto coronavirus sia molto aggressivo ma i virus influenzali sono tanti e in alcuni casi decisamente più aggressivi e possono inoltre avere conseguenze altrettanto letali.
Nella stagione in corso, secondo le stime di Influnet (la rete italiana di sorveglianza dell’influenza messa in campo dall’Istituto Superiore di Sanità) i contagi da virus influenzali nel nostro paese hanno già superato i 7 milioni. Nella stagione 2016/17, secondo le stime disponibili più accurate, in Italia, sono morte circa 25.000 persone per cause attribuibili all’epidemia di influenza.
Questi sono i numeri. Li ripeto a voce più alta: SETTE MILIONI DUECENTOMILA CONTAGI E VENTICINQUEMILA MORTI A CAUSA DELL’INFLUENZA.
https://old.iss.it/…/…/influnet/pagine/rapportoInflunet.aspx
https://www.sciencedirect.com/…/artic…/pii/S1201971219303285
È ovvio che, se l’obiettivo del tampone fosse veramente la nostra salute, in laboratorio si dovrebbero ricercare tutti i virus influenzali. E se per motivi economici questo risultasse troppo costoso ci si dovrebbe concentrare almeno su quelli a maggiore diffusione e dalle conseguenze più serie o addirittura letali.
Giusto per fare un po’ di chiarezza, i virus influenzali che colpiscono la specie umana sono di tre tipi — A, B e C — e ognuno di loro si suddivide poi in un gran numero di sottotipi, di cui alcuni sono causa di malattie molto gravi, che colpiscono principalmente determinate fasce di età.
Dal punto di vista della salute, poi, il problema non è semplicemente che i virus influenzali sono veramente tanti ma anche che i farmaci efficaci contro un tipo di virus possono essere inefficaci contro virus di tipo diverso. Per questo, la logica sanitaria vorrebbe che, una volta prelevato un campione attraverso il tampone, il test si faccia per il numero più esteso possibile di virus, concentrandosi su quelli più pericolosi.
E invece, a quanto pare, il test riguarda unicamente la ricerca del nuovo coronavirus. Altrimenti come si spiega che in un paese con 7,2 milioni di casi di sindromi simil-influenzali, i tamponi non riescano a rilevare nessun contagio da influenzavirus di tipo A, B e C (con tutte le loro varianti) e che si riscontrino contagi solo relativi al nuovo arrivato? È possibile avere un chiarimento in merito? O giornali e tv, quando si occupano di coronavirus (cioè, in questo periodo, ventiquattro ore al giorno) sono impegnati solo a diffondere il panico?
Questo problema solleva poi un secondo blocco di domande. Quando muore una persona, come viene stabilita la causa? Qual è il protocollo utilizzato dai medici per indicare la causa di morte che poi la Protezione civile ci fornisce in tempo reale, peraltro con molte imprecisioni? Basta risultare positivi al coronavirus per rientrare nel conteggio dai morti da coronavirus, che ormai noi tutti seguiamo con più attenzione di quanto uno speculatore di borsa segua il FTSE MIB?
Siamo sicuri che questi conteggi non stiano semplicemente facendo venire alla luce quei morti che ci sono ogni anno a causa dei vari virus influenzali ma che abbiamo finora nascosto sotto al tappeto perché non c’erano né i soldi per le cure, né un’informazione giornalistica capace di dare il giusto risalto al problema?
L’insufficienza che il Sistema Sanitario Nazionale sta mostrando a livello preventivo, di diagnosi e di cura è veramente un problema di impreparazione rispetto ad un evento nuovo e in qualche misura imprevedibile o non è piuttosto una malattia cronica frutto di precise scelte politiche?
3. PROPOSTA
Se vogliamo fare una battaglia per una sanità al servizio dei cittadini non abbiamo bisogno del terrore mediatico e dei militari pronti a reprimerci se mettiamo il naso fuori casa. Abbiamo bisogno di lottare, come abbiamo sempre fatto, con la necessaria lucidità politica e una percezione corretta del fenomeno. Abbiamo bisogno di una strategia che dica no alla logica del profitto e alla mistificazione mediatica.
Con che faccia accogliamo i medici cubani che attraversano l’oceano per venire ad aiutarci mentre noi gli facciamo l’embargo in ossequio agi interessi yankee? Noi Yes Sir e loro Hola Compañero! Un’isoletta senza risorse — di fronte alla più grande superpotenza mondiale che da sessanta anni tenta di annientarla — che però riesce a farsi trovare sempre pronta ogni volta che un popolo ha bisogno, solo grazie alle braccia e ai cervelli del suo popolo rivoluzionario.
E noi, l’ottava potenza economica del mondo, nel panico per un virus, assieme a tutto il mondo a capitalismo avanzato! Perché le nostre braccia e le nostre teste, che pure non son da meno, devono pagare il tributo al capitale, cosicché il nostro lavoro e le nostre idee invece di far avanzare i diritti e i servizi ai cittadini fanno avanzare i profitti di banche e imprese.
Primari e professoroni che ora vengono in TV a darci le loro certezze sul coronavirus (anche se finora non c’hanno capito niente), e poi corrono a fare le visite a pagamento nelle strutture pubbliche (che noi finanziamo), dopo aver incassato lo stipendio da professore universitario, mettendo piede in università solo il giorno del Consiglio di Facoltà per esercitare il loro potere. Generazioni intere obbligate al doppio lavoro e loro abituati al doppio stipendio. E attorno ai baroni della salute e dell’università, tanti medici che svolgono con passione e con dolore il loro lavoro, paralizzati dal taglio dei fondi che di anno in anno ha annientato il Servizio Sanitario Nazionale, e una miriade di infermieri e altri lavoratori che fanno generosamente i tripli turni per tappare le falle del sistema.
Ma come pensiamo di formarli dei medici in grado di risolvere i nostri problemi sanitari, con la scuola a distanza, le università a pagamento e le facoltà a numero chiuso?
Ogni paese ha i suoi buoni motivi per cavalcare questo nuovo virus e, a seconda degli equilibri interni e internazionali, si assiste a voltafaccia politici clamorosi da parte di persone che della nostra salute non se ne sono mai fregati niente. Ma anche noi abbiamo i nostri motivi per cavalcare questo virus: per ribellarci e per pretendere un cambiamento radicale!
I nostri ragazzi devono tornare al più presto a scuola perché la scuola è un momento di vita sociale, non un insieme di nozioni da apprendere isolatamente davanti a un computer. I lavoratori — ovviamente con tutte le precauzioni sanitarie necessarie — devono poter tornare a guadagnarsi il pane nei luoghi di lavoro.
E no, ragazzi, non sto dicendo affatto quello che dice Confindustria, sto dicendo il contrario. Gli industriali stanno solo negoziando col governo gli aiuti da ricevere per i mancati guadagni in caso di chiusura. Ma lo sappiamo già come andrà a finire: le imprese riceveranno i loro begli indennizzi e i lavoratori dovranno lavorare più duro per creare il valore che lo stato girerà alle imprese.
E nel frattempo come vivono quei lavoratori che trent’anni di neoliberismo e precarietà hanno lasciato senza nessuna protezione? Chi si occupa del grosso della forza lavoro italiana che, in nome della flessibilità e della mistificazione, è dovuta diventare imprenditrice di se stessa? Come lo mettono un piatto di pasta a tavola quelle famiglie che campavano di lavori precari e intermittenti?
Le epidemie — c’è una letteratura sconfinata — si affrontano isolando e monitorando le persone contagiate e i soggetti a rischio, non con gli arresti domiciliari generalizzati, 2 milioni e mezzo di fermi di polizia e più di 100.000 denunce contro persone che, per un motivo o per l’altro, non hanno retto alle restrizioni. La fedina penale sporca … per una passeggiata. Ecco la soluzione di Conte. Abbiamo bisogno di medici e infermieri con adeguati mezzi sanitari non di sbirri e soldati sui loro blindati.
Basta mistificazioni, la nostra vita vale più dei loro soldi. E i virus non si curano con il mitra. Le priorità sociali — la salute, il lavoro, la scuola, l’ambiente — le dobbiamo decidere noi, nel dibattito politico e nel confronto democratico, non un piccolo dittatore che instaura l’emergenza nazionale. L’emergenza serve solo a imporci restrizioni, privarci del diritto di parola e consentire ulteriori speculazioni economiche e politiche. Per poi farci pagare questo riposo forzato con gli interessi.
Contro questi governi infami che da trent’anni tagliano tutto in nome dell’unica priorità che conta — i profitti di banche e imprese — è arrivato il momento di dire basta. Riprendiamo a discutere e a lottare. L’emergenza di Conte serve solo a isolarci a casa e a trasformare in reato anche una semplice passeggiata. Figuriamoci che ci faranno quando proveremo di nuovo a farla tutti assieme una passeggiata incazzata per le vie delle nostre città in difesa dei nostri diritti.
Non è il momento dell’unità nazionale contro un virus che, in definitiva, aggrava solo i problemi di sempre. È il momento della lotta per risolverli definitivamente i problemi di sempre.
Cavalcando un problema sanitario ci vogliono privare di quel poco che resta delle nostre conquiste. Cavalchiamolo noi questo virus e riprendiamoci tutto. Ma senza cadere nelle solite mistificazioni, che fanno comodo solo a chi ci comanda e senza piombare nel panico e nella depressione che oggi ci costringono ad affidarci a un Presidente del consiglio che non capisce niente di salute e che crede di poter imporre il fascismo in una Repubblica antifascista. Non siamo noi che dobbiamo restare rinchiusi, è Conte che deve andare a casa!
* Giulio Palermo, professore e ricercatore in Economia Politica dell'Università degli Studi di Brescia.
Fonte: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-coronavirus_1_risposta_qualche_domanda_e_una_proposta__prof_guido_palermo/33683_33887/
29/03/2020, 14:36
29/03/2020, 14:38
29/03/2020, 20:00
29/03/2020, 23:26
30/03/2020, 06:47
30/03/2020, 08:54
30/03/2020, 09:37
(cioè dove ufficialmente sarebbe iniziato il contagio di Whuan)Wolframio ha scritto:Nel gennaio 2020, un rinomato scienziato cinese, Li Ning, è stato condannato a 12 anni di carcere per aver venduto animali usati negli esperimento ai mercati locali”.
30/03/2020, 10:41