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MessaggioInviato: 03/03/2013, 01:55 
Grillo: "Sull'Euro referendum online".
http://www.wallstreetitalia.com/article ... ssimo.aspx



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 17/03/2013, 21:04 
Cita:
Thethirdeye ha scritto:

Grillo: "Sull'Euro referendum online".
http://www.wallstreetitalia.com/article ... ssimo.aspx


Ed ecco la risposta della Germania (o meglio del leccazerbini della Merkel)-
Siamo praticamente alle minacce.

Immagine

Lo ha detto il presidente della Bundesbank Jens Weidmann.
"Se parlate dell'uscita dalla zona euro, di conseguenza i tassi aumentano e..."

BERLINO (WSI) - La Bundesbank mette in guardia l'Italia contro una battuta d'arresto del processo di riforme o un'ipotetico ripensamento sull'euro, avvertendo che in questo caso il Paese non si potrebbe poi aspettare un'intervento della Banca centrale europea: lo ha detto il presidente Jens Weidmann in un'intervista al settimanale Focus.

«Quando i principali attori politici in Italia discutono di una possibile inversione sulla strada delle riforme - sottolinea Weidmann - o anche dell'uscita dalla zona euro e, di conseguenza, i tassi aumentano, non possono poi pensare che questa sia o possa essere una ragione di intervento della banca centrale. I cittadini e il governo devono decidere la direzione politica nazionale e assumersi le conseguenze».


http://www.wallstreetitalia.com/article ... i-bce.aspx



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MessaggioInviato: 23/03/2013, 21:01 
Esclusiva Analisi: simulazione di cosa accadrebbe con e senza EURO.

PREMESSA

Ipotizzare quanto avverra’ a seguito di una disintegrazione dell’Euro e’ un esercizio estremamente complesso e certamente criticabile, in quanto le variabili in gioco sono realmente molte, e non tutte sono economiche.

Una nazione seria quale dovrebbe essere l’Italia, si sarebbe dovuta porre le domanda negli anni 80 se conveniva entrare in un sistema a cambi fissi o quasi (SME) e negli anni 90 se conveniva entrare nell’Euro. Analogamente oggi dovrebbe porsi la domanda di quale futuro ci attende restando nell’Euro e quale se si tornasse a valute nazionali, e se c’e’ convenuto entrare nell’euro.

I dibattiti nostrani, invece, sono da sempre puramente ideologici, e mai analitici e numerici. La domanda comunque, merita una risposta, e scenarieconomici.it e’ a disposizione per migliorare ed arricchire l’analisi che vi presenteremo, ove vi fossero osservazioni numeriche e supportate
.

CONTINUA>>>
http://www.rischiocalcolato.it/2013/03/ ... -euro.html



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MessaggioInviato: 23/03/2013, 22:00 
Cita:
Thethirdeye ha scritto:

Grillo: "Sull'Euro referendum online".
http://www.wallstreetitalia.com/article ... ssimo.aspx


Così se non esce il risultato che vuole lui da la colpa aglio §Hacker ed annulla tutto? ^_^

Cita:
Mi rendo conto dei limiti di questo studio, e di svariate altre variabili (anche non economiche, interne o esterne) che potrebbero e dovrebbero rientrare in gioco, ma reputo che a meno di uno scenario distruttivo di default a catena, l’uscita dell’Euro di scena sia un’affare per l’Italia ed altre nazioni periferiche (specialmente quelle che hanno un sistema industriale dignitoso) ed un pessimo affare per la Germania, destinata col Marco ad un futuro Giapponese di deflazione-PIL asfittico-Debito crescente in un quadro demografico da film dell’orrore.

Il vero limite dello studio, sta nel comportamento umano, in particolare delle classi dirigenti dei paesi periferici, tendenzialmente poco responsabili, che potrebbero non approfittare degli evidenti vantaggi del ritorno alla valuta nazionale, facendo danni con decisioni di spesa improduttiva o altre misure tese a gestire il consenso nel breve periodo, e non a consolidare tale vantaggio in qualcosa di permanente. Ovviamente, tale situazione non risolverebbe tutti i problemi dei paesi periferici, ma certamente aiuterebbe ad affrontarli.


E' comunque uno studio approssimato e congelato, che non tiene conto delel eventuali dinamiche interne ed internazionali durante e dopo il passaggio, fondamentalmente è un esercizio fine a se stesso ma poco utile per capire davvero se ci si guadagna o ci si perde. Se il mondo fosse un videogioco è innegabile che ce ne avvantaggeremmo ma purtroppo le cose sono più complicate.



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MessaggioInviato: 23/03/2013, 22:16 
Cita:
MaxpoweR ha scritto:

Cita:
Thethirdeye ha scritto:

Grillo: "Sull'Euro referendum online".
http://www.wallstreetitalia.com/article ... ssimo.aspx


Così se non esce il risultato che vuole lui da la colpa aglio §Hacker ed annulla tutto? ^_^

Cita:
Mi rendo conto dei limiti di questo studio, e di svariate altre variabili (anche non economiche, interne o esterne) che potrebbero e dovrebbero rientrare in gioco, ma reputo che a meno di uno scenario distruttivo di default a catena, l’uscita dell’Euro di scena sia un’affare per l’Italia ed altre nazioni periferiche (specialmente quelle che hanno un sistema industriale dignitoso) ed un pessimo affare per la Germania, destinata col Marco ad un futuro Giapponese di deflazione-PIL asfittico-Debito crescente in un quadro demografico da film dell’orrore.

Il vero limite dello studio, sta nel comportamento umano, in particolare delle classi dirigenti dei paesi periferici, tendenzialmente poco responsabili, che potrebbero non approfittare degli evidenti vantaggi del ritorno alla valuta nazionale, facendo danni con decisioni di spesa improduttiva o altre misure tese a gestire il consenso nel breve periodo, e non a consolidare tale vantaggio in qualcosa di permanente. Ovviamente, tale situazione non risolverebbe tutti i problemi dei paesi periferici, ma certamente aiuterebbe ad affrontarli.


E' comunque uno studio approssimato e congelato, che non tiene conto delel eventuali dinamiche interne ed internazionali durante e dopo il passaggio, fondamentalmente è un esercizio fine a se stesso ma poco utile per capire davvero se ci si guadagna o ci si perde. Se il mondo fosse un videogioco è innegabile che ce ne avvantaggeremmo ma purtroppo le cose sono più complicate.


Ok... allora rimaniamo così... tanto le prove a Cipro le hanno fatte....
ci tengono per le palle e.... tra una manciata di settimane ci toglieranno
il 20 o il 30% pure a noi.... ottimo.... spettacolare direi....

PS: invece di ragionare con le vostre obsolete IDEOLOGIE da giardino,
ma perchè NON accendete il cervello una volta per tutte?



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MessaggioInviato: 23/03/2013, 22:22 
si quindi tra 3\4 settimane fanno il prelievo? Ottimo a sapersi :)

E fammi capire qual'è la tua di ideologia? La decrescita felice con le caprette che allegramente zompettano in un prato verde con un arcobaleno all'orizzonte?

Io onestamente da quando frequento questo forum non ho letto una sola alternativa REALE tra le centinaia di articoli, post e discussioni, degna di essere definita applicabile REALMENTE\CONCRETAMENTE ad un sistema complesso come può essere l'italia\l'europa o il mondo e meno di eliminare il 90% della popolazione, regredire ad uno stato tecnologico culturale di 100 anni fa e cominciare da capo ponendo limiti demografici e disfruttamento delle risorse... ASPETTA ma non è il modello del NWO?

TTE da che parte stai? -_- [;)]

scherzi a parte, quale modello a tuo avviso andrebbe applicato e come in concreto? Io non ho problemi ad accettare il cambiamento se questo ai miei occhi migliora la situazione, e soprattutto che non sia demagogico, ideologico ed utopico. A me piacciono le cose concrete.


Ultima modifica di MaxpoweR il 23/03/2013, 22:24, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 24/03/2013, 01:28 
Cita:
MaxpoweR ha scritto:

scherzi a parte, quale modello a tuo avviso andrebbe applicato e come in concreto? Io non ho problemi ad accettare il cambiamento se questo ai miei occhi migliora la situazione, e soprattutto che non sia demagogico, ideologico ed utopico. A me piacciono le cose concrete.


Anche a me piacciono le cose concrete Max. Il punto è che non riesco a spiegarti o a condividere con te il mio punto di vista, perchè hai delle idee precostituite che definire faziose o "per partito preso" è solo un eufemisno. Non è affatto vero che sei disposto ad accettare il "cambiamento"... perchè altrimenti, non parleresti con tutta questa sicumera di ciò che continui imperterrito ad appoggiare. E cioè il sistema attuale...

Anch'io sono pragmatico.... Ed è proprio per questo che auspico un'inversione di rotta immediata. Il sistema attuale prevede che ci sia un gruppo di criminali senza scrupoli abilitato a decidere per me e per te (oltre che a qualche centinaia di milioni di esseri umani) il bello e il cattivo tempo. Criminali senza scrupoli che, pur non essendo stati votati o eletti da nessuno, decisono il futuro dell'Europa intera, il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti. Il sistema attuale, fondato sul debito, sul signoraggio bancario, sul denaro come UNICO vero DIO che muove persone e cose, insieme a tutti quei provvedimenti e trattati antidemocratici intrapresi e sottoscritti dai nostri politici cialtroni SENZA che i cittadini potessero decidere (compresa l'entrata della moneta unica), stanno letteralmente portando il pianeta all'autodistruzione. Sono semplicemente allibito, DI CONSEGUENZA, di come persone intelligenti come te, di fronte ad un simile scempio e un simile FALLIMENTO TOTALE di questo sistema e di questo genere di politiche distruttive, abbia il coraggio di parlare di caprette, di decrescita e di arcobaleni...

Tu chiedi a me quale possa essere il MIO modello? Sono io che chiedo a te quale mai possa essere il TUO di modello... visto che continui a parlare di utopia (tutte le volte che si parla di uscita dall'Euro e della possibilità di liberarci di questa cancrena di Europa Unita) di demagogia (perchè segui a pappagallo quello che dice la propaganda del mainstream) o di ideologia (visto che sei talmente accecato dalla tua visione di parte da trattare questi argomenti come se stessimo parlando di calcio).

A me non frega una beneamata... se un sistema è di sinistra, di centro o di destra. Perchè questo suddividere le persone e le idee sulla base dei colori o delle ideologie, è la cosa più INUTILE E CONTROPRODUCENTE che quello stesso sistema abbia mai creato. Dividi et impera, diceva qualcuno... ricordi? A me interessa che esista uno Stato efficiente fatto da persone ONESTE e PULITE e che abbiano a cuore la sopravvivenza di questo pianeta e la sopravvivenza di tutti i popoli. Mi interessa il RIPRISTINO della democrazia... e l'implosione di questo nazifascismo dilagante che opprime i popoli a suon di numeri e soldi creati dal nulla all'interno di computers e Banche centrali. A me interessa il buon senso comune depurato dalle ideologie precostituite, mi interessa che ci siamo dei nuovi modelli di sviluppo da attuare, delle nuove tecnologie e dei nuovi processi energetici da abbracciare, delle nuove politiche e dei nuovi modelli economico finanziari in grado di annientare quelli attuali, che sono obsoleti da decenni e decenni. In sostanza, a me interessa vivere come un individuo LIBERO e FELICE insieme ad altri individui LIBERI E FELICI. Perchè credo che questo sia un legittimo DIRITTO in quanto essere umano.

E allora.... sono io che chiedo a te... da che parte stai?
Qual è il tuo modello? Cosa pensi mai di poter costruire
se questo sistema dovesse mai sopravvivere?

Spiegamelo... ti ascolto....



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MessaggioInviato: 24/03/2013, 14:01 
Cita:
Thethirdeye ha scritto:


Esclusiva Analisi: simulazione di cosa accadrebbe con e senza EURO.

PREMESSA

Ipotizzare quanto avverra’ a seguito di una disintegrazione dell’Euro e’ un esercizio estremamente complesso e certamente criticabile, in quanto le variabili in gioco sono realmente molte, e non tutte sono economiche.

Una nazione seria quale dovrebbe essere l’Italia, si sarebbe dovuta porre le domanda negli anni 80 se conveniva entrare in un sistema a cambi fissi o quasi (SME) e negli anni 90 se conveniva entrare nell’Euro. Analogamente oggi dovrebbe porsi la domanda di quale futuro ci attende restando nell’Euro e quale se si tornasse a valute nazionali, e se c’e’ convenuto entrare nell’euro.

I dibattiti nostrani, invece, sono da sempre puramente ideologici, e mai analitici e numerici. La domanda comunque, merita una risposta, e scenarieconomici.it e’ a disposizione per migliorare ed arricchire l’analisi che vi presenteremo, ove vi fossero osservazioni numeriche e supportate
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CONTINUA>>>
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Questo articolo è ...

FE-NO-ME-NA-LE!!!

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Uscire dalla crisi con Keynes
http://keynesblog.files.wordpress.com/2 ... sismo1.pdf

Oltre l'austerità
http://download.kataweb.it/micromega/austerita_1_3.pdf



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MessaggioInviato: 24/03/2013, 18:45 
Cita:
TTE scirve:
Anche a me piacciono le cose concrete Max. Il punto è che non riesco a spiegarti o a condividere con te il mio punto di vista, perchè hai delle idee precostituite che definire faziose o "per partito preso" è solo un eufemisno. Non è affatto vero che sei disposto ad accettare il "cambiamento"... perchè altrimenti, non parleresti con tutta questa sicumera di ciò che continui imperterrito ad appoggiare. E cioè il sistema attuale...


E questo è chiaro, ma tra questa gente dovresti inserirci anche i tuoi rappresentanti, visto che sono stati inseriti nel circuito di comando nello stesso identico modo dei miei. E finché ciò non verrà accettato qualunque cosa tu possa dire non può avere credibilità perchè il tuo è un atteggiamento soggettivo, parziale e fazioso, anche se all'apparenza vuoi far sembrare questo discorso generico, tra le righe, anzi NELLE righe proprio quello che leggo è: noi siamo i buoni, voi i cattivi. E la cosa non mi sta bene.



Fatta questa precisazione...

Cita:
TTE scirve:


io invece vedo la questione da una prospettiva più alta (nel senso di livello di zoom, non che le mie idee siano più alte delle tue ci mancherebbe -_-), nel senso che do a quanto succede sul pianeta una connotazione di specie, più che ragioni politiche su cui poter intervenire.

La nostra specie non è adattabile in maniera simbiotica all'ambiente, lo deve consumare per espandersi. Ciò si riflette anche nella competizione estrema che c'è tra uomo e uomo, paese e paese stato e stato.

Magari singolarmente ci sono uomini eccezionali (i grillini) e uomini demoniaci (i berlusconiani) e uomini senza connotazione (pdemocratici) e ognuno nel suo piccolo può/vuol fare il bene del pianeta e dell'italia, ma quel che conta è come ci comportiamo in quanto specie e quelle sono dinamiche dettate dai nostri istinti che non controlliamo ma che come vedi ci controllano.


Come vedi io non ne faccio una questione politica, provoco e ne parlo per discutere, perchè mi diverte, ma in realtà la penso come ho scritto prima, a mio avviso la politica nulla può fare, perchè fatta da uomini controllati da istinti. E' da lì che parte il mio consapevole pessimismo sull'intento di cambiamento che proponi, senza dubbio condivisibile, e apprezzabile, proprio perchè mi rendo conto che quello che auspichi tu è un cambiamento culturale totale ma che a mio avviso andrebbe perseguito geneticamente cambiando i nostri istinti primari, altrimenti difficilmente ci auto-addomesticheremo iniziando a vivere i armonia col mondo.

Tempo fa lessi un articolo di Atlanticus in cui si lodavano le civiltà [scusa ma ora non ricordo il nome -_-] le quali avevano istituito una sistema che definirei l'emblema dell'utopia, che ognuno vorrebbe, sono arrivati i kurgan e ZAC spariti. quindi non è che non ci abbiamo provato, il problema è che non possiamo :]

Fatte queste considerazioni di carattere generale, giusto per farti capire che a me della politica fondamentalmente mi frega 0, non la ritengo in grado di risolvere i problemi, ma non perchè ritengo i politici ladri o cose del genere, ma perchè i politici sono uomini -.-

Mi hai rigirato la domanda chiedendomi quale è il mio modello? A mio avviso, questo è il nostro modello, non ci sono alternative praticabili ed applicabili, purtroppo. Mi sembrano tutto forzate, e troppo instabili, tutte contro la natura vera dell'homo sapiens :)

questo penso, potrai anche giudicarmi male ma le mie idee sono queste.

Cita:
Keynes rifiuta l’idea che il capitalismo funzioni come un sistema meccanico e quindi rifiuta
l'accostamento dell'economia alle scienze naturali ed “esatte”.


Perfettamente d'accordo anzi direi che è quasi ovvio no?

Cita:
Keynes
vedeva l’economia dominata dagli “spiriti animali” degli imprenditori che, per la natura stessa del
mercato, non sono in grado di prevedere ogni singola conseguenza della loro azione e pertanto
agiscono di istinto
o basandosi su previsioni parziali e spesso fuorvianti.


è come dico io allora! E' l'istinto che ci regola, quindi che cambiamento vogliamo fare?


Ultima modifica di MaxpoweR il 24/03/2013, 18:55, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 24/03/2013, 20:35 
Cita:
MaxpoweR ha scritto:


...

La nostra specie non è adattabile in maniera simbiotica all'ambiente, lo deve consumare per espandersi.

...



Non è la nostra specie, ma il nostro attuale modo di vivere all'Occidentale, indo-europea ad avere bisogno dell'utopia della crescita continua.

Per cui vedi che anche il Sistema in cui vivi/viviamo e fondato di per se stesso su una utopia? Esattamente come lo era quello realizzato dalle società gilaniche.

Le società gilaniche (ecco la definizione che ti sfuggiva [;)]) non avevano bisogno di consumare l'ambiente per espandersi così come non ne avevano bisogno i nativi americani.

Per cui non è necessario un ulteriore intervento genetico, fummo creati ad "immagine e somiglianza" e abbiamo già il potenziale per essere "esattamente come".

Ciò di cui abbiamo bisogno è di scrollarci di dosso il velo di maya con il quale ci accecano e ci fanno credere che alternative non siano possibili e che un mondo migliore non sia realizzabile.

Lo stesso meccanismo con il quale ci fanno credere che è impossibile uscire dalla moneta unica senza catastrofi sociali ed economiche.

Questo è pensiero a senso unico, identificato in maniera egregia da Bliss con l'acronimo del PUDE (Partito Unico Dell'Euro)

Le alternative esistono, ma solo se vogliamo vederle/seguirle.


Ultima modifica di Atlanticus81 il 24/03/2013, 20:36, modificato 1 volta in totale.


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si ma queste società che fine hanno fatto? E soprattutto che livello di sviluppo tecnologico avevano? E soprattutto in quanti erano? Sono questi i problemi, e cioè trovare qualcosa che vada bene ORA e che sia duraturo. E' facile, rivolgendo uno sguardo al passato trovare modelli vincenti e più "umani", ma sono tutti falliti o schiacciati da modelli ugualmente umani ma meno "umani".
Figuriamoci adesso con 7 miliardi di uomini vogliosi di tecnologia e progresso... Io al pc non rinuncerei, a windows non rinuncerei, alla macchina (magari elettrica) non rinuncerei, all'esplorazione spaziale non rinuncerei, al progresso tecnologico e tecnico non rinuncerei... Voi?

Cita:
Atlanticus scrive:
Le società gilaniche


esatto proprio loro, grande! :)

Cita:
Atlanticus scrive:

Per cui non è necessario un ulteriore intervento genetico, fummo creati ad "immagine e somiglianza" e abbiamo già il potenziale per essere "esattamente come".



ehehhe secondo me siamo già "esattamente come" nella nostra indole e nei nostri comportamenti rivedo esattamente quelli di cui -diciamolo così per scherzare e fare 4 chiacchiere- condividiamo lo tzelem :) E' un circolo vizioso [8)]

Mio rendo conto che stiamo spostando l'argomento dalla concretezza del quotidiano all'aleatorietà delle teorie ma a me questi problemi piace vederli da questo punto di vista per avere una visione d'insieme, almeno credo :)


Ultima modifica di MaxpoweR il 24/03/2013, 20:56, modificato 1 volta in totale.


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Oggi a Genova sala stracolma alla conferenza di Bagnai sul tramonto dell'euro.
L'Italia se sta desta!



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Resoconto della conferenza genovese “Euro, crisi, democrazia. Uscire dalla trappola della moneta unica e salvare la democrazia”
http://www.correttainformazione.it/in-p ... ro-genova/
di Piotr Zygulski

Grandissimo successo per quello che sui mezzi di comunicazione è stato definito il “raduno degli ultrà anti-euro”, tenutosi a Genova nel pomeriggio di sabato 6 aprile 2013 presso la Biblioteca Berio, tanto che la sala non è riuscita a contenere tutto il pubblico. Per assistere alla conferenza “Euro, crisi, democrazia. Uscire dalla trappola della moneta unica e salvare la democrazia” è accorsa una folla di duecento persone, a fronte di un centinaio di posti a sedere. L’affluenza è stata tale che già mezz’ora prima dell’inizio dell’incontro tutte le sedie erano già state occupate e gli organizzatori, per motivi di sicurezza, hanno dovuto precludere l’accesso a quanti continuavano ad arrivare.

Indubbiamente gli ospiti erano d’eccezione: Alberto Bagnai, Fabrizio Tringali e Marino Badiale. Basta una piccola ricerca su internet per comprendere la portata e il seguito che generano le loro riflessioni, a partire dal blog di Bagnai, capofila delle voci critiche contro la moneta unica. A moderare, il notoriamente non troppo moderato Paolo Becchi, le cui opinioni sono così influenti all’interno del MoVimento 5 Stelle da riscuotere l’attenzione dei media.

Egli ha tratteggiato una situazione spietata, cui deve seguire un’analisi, come quella dei relatori, altrettanto “spietata sull’Euro”. Ha invitato pertanto a smentire la tesi diffusa “da tutti i partiti, da tutti i giornali, dall’informazione totalitaria” che indica la causa della crisi attuale nell’eccesso di spesa e di debito pubblico, nell’“abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità”. Insomma, l’austerity sarebbe da considerarsi necessaria perché “siamo dei maiali”.

L’intervento di Alberto Bagnai ha risposto con disinvoltura di avere una posizione non autorevole, ma autoritaria. Confessando che nel suo libro “Il tramonto dell’euro” vi è solamente una minima parte di personale (lo stile letterario, dovuto a esperienze e letture personali, e l’ipotesi politica di un tradimento da parte della sinistra italiana nei confronti del proprio elettorato naturale), il resto è costituito dalle opinioni di economisti più o meno noti, che vanno ad integrare il volume nelle ben 20 pagine di bibliografia. Oltre ovviamente ai dati statistici, come quelli Eurostat, che indicano che allo scoppiare della crisi la spesa pubblica in Italia (anche quella complessiva, ossia con gli interessi) era minore di quella di tanti paesi considerati “virtuosi”, come il Belgio, mentre i paesi cosiddetti PIIGS avevano una spesa ancora inferiore. La crisi tuttavia ha colpito pesantemente questi ultimi, ove si è venuta a creare una situazione di debito pubblico basso e di un afflusso di capitali esteri.

Una crisi simile a quella verificatasi in alcuni paesi sudamericani, basti pensare all’Argentina. Così come in quei paesi c’era la convertibilità forzata con il dollaro, attualmente in Italia abbiamo l’euro, “una moneta che non è nostra, perché se è vero che la stampa un signore italiano, lo fa agli ordini di una signora tedesca”, ha detto Bagnai. Quindi il problema non è tanto quello della spesa pubblica, quanto quello dell’indebitamento privato, come rivelano anche gli autorevoli “giornali dei padroni” Financial Times, Wall Street Journal, The Economist, “più a sinistra del Manifesto”, perché “questi signori a livello alto hanno bisogno di dirsi le cose come stanno”. Certo, a livello altissimo forse si contattano privatamente, tuttavia resta una fascia di informazione in cui è possibile trovare analisi veritiere che non escono sui “giornali dei servi”.

La finanza privata, secondo Bagnai, che negli ultimi trent’anni ha avuto una crescita incontrollata, grazie a misure di deregulation promosse da Reagan – Thatcher, ma anche da governi di opposto colore politico, “sulla base del presupposto che il capitale soffia come lo Spirito, ubi vult, dove vuole, perché il capitale sa”, sta facendo di tutto per dimenticare la lezione di Keynes, che ha provato ad analizzare “cosa può accadere se il capitale è completamente libero”. Bagnai, a tal proposito, suggerisce una (ri)lettura del dodicesimo capitolo della General Theory, “accessibile a qualsiasi alfabetizzato”. Si comprenderà, così, che il capitale “va alla ricerca della remunerazione speculativa”, con conseguenze destabilizzanti. Gli afflussi di capitale hanno, infatti, un duplice risvolto: da un lato permettono ai paesi periferici, indebitandosi, di comprare i prodotti del centro, ma dall’altro hanno un percorso speculativo che li porta a creare bolle (come quella immobiliare, in Spagna). Bagnai ha, infine concluso affermando che “Lo Stato ha abdicato al suo ruolo regolativo” e questo per colpa di una “classe politica corrotta, non perché mangia ostriche e va a mignotte, ma corrotta dai banchieri e dalla finanza mondiale”.

Ha preso la parola Marino Badiale, che ha provato a svelare la falsità della favola che indica nel paese “lupo cattivo” di turno il responsabile della crisi. In riferimento alla delicata situazione di Cipro, questo stato non può essere considerato un lupo, “ma semmai un chihuaua”. Se la casa crolla al primo soffio di vento, forse è perché è stata costruita con la paglia. Badiale, sottolineando di non essere un economista, ma un matematico, tuttavia ha affrontato con Fabrizio Tringali le problematiche della costruzione dell’Euro e “abbiamo scoperto che tutto era già stato scoperto” e le fragilità erano ben note agli economisti, sin dall’inizio.

Fabrizio Tringali allora ha sintetizzato le due principali interpretazioni della crisi: o è colpa del debito pubblico, o è colpa dell’euro. Ricollegandosi al discorso di Bagnai, “i paesi più colpiti dalla crisi, prima che questa scoppiasse, avevano rapporti debitori migliori della Germania”, e ciò confermerebbe la tesi di un euro problematico. Infatti, nella moneta unica europea, si ha una sorta di tasso di cambio nominale fisso, uno a uno, ma non essendo l’inflazione uguale per tutti i paesi, i tassi reali variano. Se in macroeconomia chi ha inflazione maggiore perde competitività, solitamente entrano in gioco meccanismi di svalutazione che, nel medio periodo, tendono a ripristinare l’equilibrio. Ma ciò nell’euro non è possibile, perché la valuta è unica. Questo impedisce un’ipotetica rivalutazione nominale del marco tedesco, operando di fatto una svalutazione reale competitiva da parte della Germania. Pertanto, come affermato candidamente anche dal responsabile Economia e Lavoro del Partito Democratico, non potendo svalutare la moneta, si svaluta il lavoro e i salari. Di qui la cosiddetta “riforma del lavoro” targata Fornero, quindi licenziamenti più facili, meno tutele, precarietà e perdita di forza contrattuale. Queste misure di flessibilità del mercato del lavoro, ha rimarcato Tringali, “non c’entrano con il debito, ma con la competitività”, poiché si insegue un’“inflazione minore comprimendo i salari”. Tutto ciò avvalora la tesi iniziale: la colpa non è del debito pubblico, ma della moneta unica che non permette un riequilibrio della situazione.

Sono seguiti numerosi interventi del pubblico, stimolato assai dalla vivacità del dibattito. Nelle risposte dei relatori, Badiale ha potuto osservare che in Germania le riforme del mercato del lavoro hanno creato “uno spettro di salari molto ampio, creando una fascia di salari bassi” e che quello che importa non è tanto il livello dei prezzi, ma l’aumento, che in Germania è stato assai più contenuto rispetto all’Italia. Matematicamente, “non la funzione, ma la derivata”. Un’altra domanda è suonata retorica: “se tutti inseguissimo il modello tedesco, aumentando produttività e competitività, a chi potremmo vendere?”

Alberto Bagnai ha avuto modo di intervenire nuovamente affermando che ”se è vero che in alcuni settori industriali tedeschi (l’industria pesa sul PIL per una quota inferiore al 30%, il resto è terziario) esistono stipendi elevati“, spesso “non sono così elevati quanto dovrebbero essere”. Infatti, a fronte di un aumento della produttività del 3%, si è avuto un modesto 1% di crescita dei salari, vale a dire si è verificata una compressione salariale. La Germania, inoltre, ha assunto il ruolo di esportatore netto, l’Italia quello di importatore e “la locomotiva” è rappresentata da “chi importa”, non viceversa e i problemi di debitori incauti, in realtà, possono verificarsi sono se a monte vi è un “creditore incauto”.

Per tornare al mondo del lavoro, ha voluto far notare Tringali, “la Germania è il paese meno sindacalizzato d’Europa”, con “minijob a poche centinaia di euro al mese” introdotti “dal Bersani tedesco”, Schroeder. Questo è il tradimento da parte dei politici “di sinistra” nei confronti del rispettivo elettorato di riferimento, a cui, “dagli anni ’70 ad oggi, hanno raccontato delle palle”. Anche Bagnai ha usato parole forti, nel dire che “l’ultima volta che un uomo di sinistra ha detto la verità in Italia è stato Napolitano, ma nel dicembre 1978”, parlando contro lo SME, che costituiva l’antesignano dell’euro. Sulle motivazioni di un tradimento di tale portata “ci daranno risposte gli storici”, ma non si pensi solo alla malafede, che pure è presente, ma “anche alla colossale ignoranza delle èlites” che ultimamente Bagnai ha potuto conoscere più da vicino nei talk show televisivi. Fatto sta che sono riuscite a far passare misure certamente dannose per il proprio elettorato con “lo spauracchio del ce lo chiede l’Europa” e con il “mito della Germania razionale, incarnazione dell’allegoria della Prudenza”. Ora non vi può essere la scusa dell’ignoranza perché l’analisi e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti e “se la sinistra ha deciso di andarsi a spiaggiare come i capodogli, pistolini suoi”.

Il pomeriggio è trascorso in fretta. Per rispondere all’ultima raffica di domande, c’è stato l’intervento finale di Bagnai. “La fine della sovranità monetaria italiana si è consumata nel 1981 con il divorzio tra Banca d’Italia e il Tesoro”, adottando un “principio di indipendenza”, inserito poi nel Trattato di Maastricht. Si è venuto a creare così un vero e proprio “Quarto Potere”, quello “monetario”, sovrano sugli altri tre. Si “costringe lo Stato a rivolgersi ai mercati” per indebitarsi e poi si “toglie allo Stato la possibilità di controllo” e il risultato è “sempre meno spesa sociale, sempre più interessi”. Insomma, “dal salario alla rendita”.

Bagnai ha citato le ultime dichiarazioni di alcuni economisti come quella di Olivier Blanchard, per il quale “l’indipendenza della Banca Centrale è incompatibile con la democrazia”. Questo, però, si può dire ovunque, tranne che “in quell’ultima roccaforte di regime fascista che è l’eurozona”. Per quanto riguarda, infine, le modalità dell’uscita dalla moneta unica, egli ha definito “inopportuno” un referendum popolare, così come proposto dal MoVimento 5 Stelle, perché, anche se non esistono precedenti storici da riportare per analogia, è presumibile una “fuga di capitali” di grande portata. La decisione dovrebbe essere rapida per scongiurare tutto ciò e, se non avverrà unilateralmente da parte italiana, non è escluso che la parola fine la possano mettere proprio loro, “i paesi del nord che più passa il tempo, meno hanno convenienza a restare in questa unione dalla quale finora hanno tratto benefici”, ha concluso Bagnai.



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