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Stellare
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MessaggioInviato: 23/04/2010, 21:45 
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Lawliet ha scritto:

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Thethirdeye ha scritto:

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Werther ha scritto:

12 aprile.

Dei 30 miliardi di euro di prestito massimo messo a disposizione dai paesi di Eurolandia a favore della Grecia, fino a 5,5 miliardi di euro spetteranno all'Italia. Lo riferiscono fonti europee, e lo confermano i calcoli fatti sulla base delle quote dei vari paesi nel capitale della Banca centrale europea, aumentate per tener conto del fatto che ai prestiti non parteciperanno i paesi Ue che, pur presenti nel capitale dell'Eurotower, non hanno adottato l'euro e dunque sono esclusi dall'accordo.

preparatevi per una nuova stangata di aumenti!!.



Grecia, 30 mld di salvataggio
http://www.altrainformazione.it/wp/2010 ... lvataggio/


Col 5% di interesse però.. non oso immaginare cosa possa succedere in futuro nel caso in cui la Grecia non riesca a pagare il debito..

http://www.businessweek.com/news/2010-0 ... loans.html


I titoli di stato Greci sfiorano il 10%, inevitabili le speculazioni che non faranno altro che aumentare il loro debito pubblico.



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MessaggioInviato: 24/04/2010, 12:22 
a quanto pare forse l'europa e il fondo monetario internazionale daranno degli aiuti alla grecia anche se a prezzo salatissimo...una vera e propria usura che gli darà respiro sul momento e dopo sarà 10 volte peggio.
se daranno questi aiuti allora il brodo si allungherà per qualche mese ancora...la grecia sarebbe crollata prima dell'estate.

ve lo avevo detto che un botto economico in estate non è cosa carina!
dopo le vacanze!


altra cosa che fà ridere...alla SEC (una agenzia di vigilanza su wall street) gli agenti invece di vigilare hanno passato tutto il tempo su siti porno a quanto risulta da una indagine svolta dal governo.

e cosa si aspettavano? se veramente avessero sempre fatto il loro lavoro invece delle seghe a quest'ora mezzi dirigenti d'azienda e delle banche americane erano tutti al fresco!



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MessaggioInviato: 27/04/2010, 02:59 
L’ira funesta dell’ipocrita Germania

apr 26 th, 2010

Fonte:
http://www.altrainformazione.it/wp/2010 ... -germania/

Tanto tuonò, che piovve. Da ieri è ufficiale. Il debito pubblico greco è definitivamente esploso. E la Grecia ha ufficialmente dichiarato che ricorrerà alle cure del Fondo monetario internazionale e all’aiuto degli altri Paesi della zona euro. Che dovrebbero prestargli – tutti assieme e per nulla appassionatamente – 60 miliardi di euro. Solo quest’anno. E solo per cominciare.

Un finale di partita ampiamente annunciato.

I conti pubblici della Grecia – da tempo – assomigliavano sempre di più a un cubo di Rubik. Un po’ enigma, un po’ rompicapo – quando qualcuno ci metteva mano cambiavano sempre faccia. Ad aprile dell’anno scorso il governo di Atene sosteneva di avere tutto sotto controllo: il 2009 si sarebbe chiuso con un deficit – cioè una differenza tra entrate e uscite – pari al 3,7% del Pil. Non un risultato eccellente. Ma neppure malaccio. Del resto: c’era la crisi. Già. Peccato che ad ottobre – dopo aver rifatto i conti – il neoeletto premier, George Papandreou sia stato costretto a moltiplicare quella cifra “solo” per quattro: il deficit, a quel punto, si doveva fermare al 12,7%. Ma da allora – in realtà – non si è fermato più.

Questa settimana l’Eurostat - l’equivalente europeo della nostrana Istat – ha rifatto i conti per l’ennesima volta. Il debito pubblico greco è lievitato al 115 e passa per cento del Prodotto interno lordo; il deficit dell’anno scorso al 13,6%. E non sarebbe finita qui. Perchè – e l’Eurostat lo ha scritto nero su bianco in un report ad hoc - ci sarebbe altra polvere sotto il tappeto. Cioè altri debiti nascosti nelle pieghe di un bilancio che – quasi fosse un effetto speciale – non smette di stupire. Secondo l’istituto di statistica europeo: il deficit potrebbe crescere ancora di un mezzo punto percentuale. Il debito totale, di una cifra compresa tra il 5 e il 7% del Pil. Che trattandosi – fuor di percentuale – di miliardi di euro, non sono proprio bruscolini.

Insomma: a riassumere i goffi tentativi di truccare i conti di certi indegni eredi di Pitagora, non si sa se ridere o piangere. Ma sta di fatto che l’Unione europea aveva già pescato Atene a taroccare i conti pubblici nel non lontano 2004. E ora – a quanto pare – la storia si è ripetuta paro paro. Risultato: nessuno – tra i grandi investitori privati – vuol più prestare danaro ai greci. La Grecia, dal canto suo, ha alzato bandiera bianca. E qualcuno – leggi Fmi e Paesi della zona euro – dovrebbe metterci una pezza. Con grave scorno – in particolare – della Germania. Che potrebbe essere costretta a sborsare più di tutti (circa 8,5 miliardi di euro). E che in queste ore non sta facendo nulla per nascondere il suo malcontento: giornali e politici teutonici stanno attaccando a testa bassa.

Ha commentato la “Bild”, uno dei più venduti quotidiani tedeschi: il loro debito pubblico esplode e “com’è che reagiscono i greci? Fanno sciopero!”. Un’ira con tanto di punto esclamativo, ma neanche tanto funesta. Soprattutto se paragonata con quella di qualche settimana fa. Quando sempre la “Bild” era arrivata a bollare i greci – tutti – come dei “bari”. E a chiedersi, appunto, se quei “bari dei greci” – oltre ad approfittare delle generose casse dello Stato tedesco – avrebbero, con il loro comportamento, per giunta causato “il naufragio dell’euro”.

Che dire? Disappunto e preoccupazioni ci stavano e ci stanno pure. Insulti e giudizi morali – in questo caso, invece – paiono un tantino fuori luogo.

E infatti. A spingere la “Bild” a bollare gli abitanti di Atene e dintorni come degli imbroglioni era stata una raffica di statistiche sulla corruzione. Statistiche assai poco lusinghiere. Che hanno scatenato un’ondata di indignazione in Germania. E che, in effetti, molto hanno da raccontare su questa tragicommedia greca.

Secondo Trasparency international – che poi altro non è che un osservatorio sulla corruzione, con sede a Berlino – la situazione è da mani nei capelli. La Grecia è il terzo Paese più corrotto d’Europa (dopo Bulgaria e Romania). E ogni greco – mediamente – spenderebbe in mazzette 1.355 euro all’anno, pagando stecche per tutto: dal rilascio della patente al ricovero in ospedale. Questo per quel che riguarda i funzionari pubblici. Anche i professionisti – dagli avvocati ai medici – però vorrebbero la loro parte. Soffiando ai cittadini altri 1.671 euro. Sempre a testa. E sempre all’anno. Ultima nota di colore: per elaborare queste statistiche, Transparency international aveva fatto migliaia di interviste. Ebbene. Più di un intervistato su dieci (il 13,4%) aveva chiesto soldi sotto banco per rispondere alle domande.

E sarà tutto anche vero, per sfortuna della Grecia. Sfortunatamente per la Germania – però – uno dei più grossi scandali in salsa greca degli ultimi anni ha un protagonista d’eccezione: la Siemens. Che non è omonima della celebre multinazionale tedesca. E’ proprio lei.

Siemens – che è da tempo sotto inchiesta ad Atene – avrebbe pagato tangenti sia alla Ote (azienda di telecomunicazioni di proprietà del governo greco), che a politici di vario schieramento per avere appalti ai giochi olimpici del 2004. Un fiume di denaro che – a giugno 2009 – ha fatto finire in manette anche Michael Christoforakos, che della Siemens greca è stato appunto il capo. Un caso – per la cronaca – niente affatto isolato. Anzi. Siemens, negli ultimi anni, è entrata nel mirino dei giudici di mezzo mondo. Solo negli Stati Uniti le sono state contestate mazzette per la modica cifra di 1,3 miliardi di euro. Mazzette, per altro, ammesse e “espiate” con il pagamento – a dicembre del 2008 – di una multa record da 800 milioni di dollari. E un’altra maxi-multa – da ben 395 milioni di euro - la Siemens è stata costretta a pagarla anche in Germania. E sempre per lo stesso motivo: corruzione.

E ancora. Certo: corruzione e conti pubblici taroccati hanno contribuito al collasso. Ma a pesare – e molto – è stata anche l’introduzione dell’euro. Che in Grecia – e non solo in Grecia – ha avuto un effetto devastante. Facendo capitombolare le esportazioni. E facendo volare alle stelle le importazioni. Soprattutto quelle dalla Germania. E mica a caso.

Per citare un parere illustre: Alessandro Penati, professore di Finanza aziendale alla Cattolica di Milano ha scritto in un editoriale pubblicato da “Repubblica” che


Cita:
La Germania ha voluto la moneta unica per sostenere l’ espansione della propria industria in un mercato vastissimo, sottraendo ai paesi confinanti l’arma della svalutazione competitiva. Per i paesi a minor competitività, il finanziamento dei disavanzi della bilancia dei pagamenti non sarebbe più stato un problema: avrebbero pagato l’ export tedesco vendendo ai tedeschi il proprio debito. E per evitare abusi, la Germania ha voluto il tetto del 3% ai deficit pubblici. Così, dall’ avvio dell’ euro, i tedeschi hanno accumulato complessivamente un avanzo delle partite correnti da 1.200 miliardi di dollari; dal 2006, il 6,5% del Pil in media ogni anno. Non è la Cina (8,5% di avanzo medio e 2.500 miliardi) ma poco manca. I disavanzi crescenti degli altri paesi di Eurolandia ne sono l’ immagine speculare. Come gli Usa per la Cina. (…). E una buona fetta del debito pubblico di questi Paesi è nelle tasche dei tedeschi.


Insomma, secondo Penati: la Germania (e non solo la Germania) ha prestato alla Grecia (e non solo alla Grecia) i soldi per comprare tutto il comprabile, meglio se made in Germany. Dando così una bella mano ad Atene nello scavarsi quella fossa che ora – in qualche modo – andrà pure riempita. Un parere sostanzialmente condiviso anche dalla bibbia del capitalismo anglosassone, cioè dal “Financial Times”. Mica pizza e fichi.

Tutto questo non per dire che sia giusto o sbagliato che la Germania – ma anche l’Italia, se è per questo – paghi i conti delle cosiddette cicale greche. E neppure per sostenere che invece di così, bisognerebbe fare cosà o cosù.

Sul web è tutto un fiorire di sedicenti esperti che vorrebbero vendere le loro soluzioni facili ai problemi complessi del mondo di oggi. Ma questo è un gioco che – a chi scrive – proprio non piace.

No, tutto questo solo per dire che – forse – sarebbe anche il caso che media, politici e comuni mortali – tedeschi e non – smettessero di raccontare e raccontarsi il mondo, parlando di buoni e cattivi. E di cercare sempre e comunque una morale o di fare la morale al colpevole di turno. Perchè i buoni e i cattivi esistono nelle favole. Quando si tratta di soldi e potere, il discorso cambia. Lì esistono soprattutto degli interessi. E se la Germania deciderà davvero di mettere mano al portafoglio - e ancora non è detto che lo faccia – lo farà solo nel suo interesse. E soprattutto, nell’interesse delle sue banche. Che assieme a quelle francesi – secondo il “Wall Street Journal” – sono esposte verso la Grecia per 119 miliardi di euro (ovvero un terzo dell’intero Pil Greco). Miliardi di ottime ragioni. Che, però, con morale e moralisti non hanno nulla a che fare. Il salvataggio della Grecia – sarebbe bene dirlo – è solo una questione di soldi.



Link
http://bamboccioni-alla-riscossa.org/?p=5916



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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MessaggioInviato: 27/04/2010, 11:38 
Usa: stop al 1° test su riforma di Wall Street
Repubblicani bloccano avvio dibattito su nuove regole


27 aprile, 07:49

Immagine

Fonte:
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 88302.html

NEW YORK - Il primo test della riforma di Wall Street al Senato americano fallisce a poche ore dall'attesa audizione dell'amministratore delegato e del vice presidente di Goldman Sachs, Lloyd Blankfein e Fabrice Tourre. I repubblicani votano compatti per il blocco della discussione sul progetto di riforma avanzato da Chris Dodd: il voto procedurale si chiude con 41 voti contrari e 57 favorevoli, ovvero meno dei 60 necessari per l'avvio del dibattito in aula. "Sono profondamente deluso dal fatto che i repubblicani abbiano votato per bloccare la discussione", commenta il presidente americano Barack Obama che, dopo aver incassato il via libera alla riforma sanitaria, ha fatto delle nuove regole per Wall Street la sua priorità. Alcuni dei senatori che hanno votato 'no' all'avvio del dibattito "potrebbero ritenere la loro decisione una buona strategia politica, altri potrebbe ritenere lo slittamento un'opportunità per mantenere il dibattito a porte chiuse, consentendo ai lobbysti dell'industria finanziaria di indebolire o uccidere il progetto. Gli americani non possono permetterselo", spiega Obama, ricordando come "la mancanza di tutela dei consumatori e la mancanza di responsabilità a Wall Street hanno messo la nostra economia in ginocchio e causato sofferenze a milioni di americani, ora senza lavoro e senza casa". Da qui l'invito del presidente al Senato a tornare a lavorare per il raggiungimento di un'intesa per una riforma che "consentirebbe di prevenire crisi analoghe a quella sperimentata". Subito dopo il voto i negoziatori democratici e repubblicani sono tornati a trattare alla ricerca di un accordo, che le parti sembrano comunque non ritenere lontanissimo. Ad opporsi all'avvio del dibattito anche il democratico Ben Nelson, perplesso sulle regole stringenti previste per i derivati. Harry Reid, leader della maggioranza in Senato e ultimo a votare, si è espresso negativamente così da lasciarsi aperta la possibilità di convocare un nuovo voto procedurale più avanti. Proprio su sui derivati è stato raggiunto prima del voto un accordo fra il presidente della commissione bancaria del Senato Christopher Dodd e quello della commissione agricoltura Blanche Lincoln. La proposta prevede l'obbligo di spin off per delle divisioni di trading di swap per le banche che vogliono l'assistenza federale e lo scambio su piattaforme regolamentate per gli otc



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MessaggioInviato: 27/04/2010, 21:36 
salve a tutti
se posso vorrei segnalare questa notizia ansa che mi ha preoccupato non poco...

[size=150]Grecia, la crisi si aggrava A picco le borse europee Atene all'Ue, aiutateci[/size]

Standard & Poor's ha tagliato il rating a "junk" (spazzatura). Le borse bruciano 160 miliardi
27 aprile, 20:07
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ll ministro delle Finanze greco George Papaconstantinou
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La crisi in Grecia, Borse europee sotto pressione
Bce: crisi Grecia allarmi chi ha problemi simili

ATENE - Il ministro delle finanze greco Giorgio Papaconstantinou ha oggi avvertito che entro il 19 maggio è necessario che Atene riceva gli aiuti finanziari promessi da Ue-Fmi non essendo altrimenti in grado di far fronte ai suoi obblighi finanziari sul mercato. Parlando davanti ai deputati del Pasok, Papaconstantinou ha affermato che il 19 maggio sono in scadenza 9 mld di euro ed entro quella data "sarà quindi necessario che il meccanismo sia completato, concordato e sottoscritto e che i fondi inizino ad affluire".

STANDARD & POOR'S TAGLIA RATING A 'JUNK' - Standard & Poor's ha tagliato il rating della Grecia a "junk" (spazzatura). Standard & Poor's ha declassato il rating a lungo termine della Grecia a BB+ da BBB+ con outlook negativo. Tagliato anche il rating nel breve termine a B da A-2, lo riferisce la stessa agenzia in una nota.

Il governo greco ha oggi affermato che il nuovo declassamento a BB+ della Grecia da parte di Standard & Poor "non riflette i dati reali dell'economia greca" né i progressi per contenere il deficit. In una dichiarazione il ministero delle finanze assicura che un accordo con Ue-Fmi sull'attivazione degli aiuti "é questione di giorni" e che subito dopo saranno MESSI a disposizione i fondi che consentiranno alla Grecia di continuare a far fronte senza problemi alle sue necessità finanziarie.

DEFICIT 2009 POTREBBE RAGGIUNGERE 14% PIL - Il ministro delle finanze greco Giorgio Papaconstantinou non ha escluso che il deficit del 2009, già corretto da Eurostat al 13,6%, possa raggiungere il 14% del Pil. Papaconstantinou, citato dai media, ha fatto tale dichiarazione oggi davanti al gruppo parlamentare del Pasok dove é intervenuto stamane anche il premier Giorgio Papandreou. Lo stesso Eurostat aveva già ipotizzato possibili nuove correzioni al rialzo, delle quali ha parlato oggi anche il governatore della banca Centrale Provopoulos. Il governatore della Banca di Grecia Giorgio Provopoulos ha oggi indicato di prevedere che la caduta del Pil sarà quest'anno superiore al 2% previsto.

PORTOGALLO SOTTO PRESSIONE, IN RIALZO CDS E SPREAD - Il Portogallo rischia di essere il prossimo paese dell'area euro a soccombere sotto il peso dei debiti, dopo la Grecia. I credit default swaps sul debito del paese Lusitano sono aumentati oggi di 33,5 punti a 344,5 punti mentre il differenziale di rendimento dei titoli di stato a dieci anni rispetto ai corrispondenti bund tedeschi è salito di 34 punti base a 252 punti, segnando i massimi dal 1997, secondo i dati di Bloomberg. Mentre il debito portoghese, pari al 77% del Pil, è in linea con quello della Francia, a preoccupare gli investitori, spiegano gli analisti, è il debito delle imprese e delle famiglie portoghesi che rappresenta il 236% del Pil ed è superiore a quello di Grecia e Italia messe insieme. Al tempo stesso il tasso di risparmio del paese è il quarto più basso tra i paesi dell'Ocse, secondo i dati della stessa organizzazione. "Gli investitori potrebbero liberarsi dei titoli di stato portoghesi per proteggersi da un eventuale default del paese, facendo schizzare i rendimenti dei bond e spingendo Lisbona in quello stesso tunnel dove si trova Atene".

BORSE EUROPEE BRUCIANO 160 MLD - L'effetto Grecia colpisce le borse europee. Nella seduta odierna sono andati in fumo circa 160 miliardi di euro di capitalizzazione dell'indice paneuropeo Stoxx 600 che ha ceduto il 3,13%, con un ribasso accentuato negli ultimi minuti dopo il taglio di S&P al rating della Grecia.

Piazza Affari chiude in decisa flessione. Il Ftse Mib cede il 3,28% a 22.036 punti, mentre il Ftse All Share perde il 3,10% a 22.602 punti. Gli indici hanno accentuato il calo negli ultimi minuti di contrattazione dopo il taglio del rating di Standard & Poor's alla Grecia.

Tonfo in chiusura anche alla Borsa di Parigi. Le preoccupazioni dei mercati sulla crisi greca e sulle difficoltà del Portogallo hanno affondato il Cac 40 del 3,82% sotto quota 3.900 punti.

La Borsa di Londra ha chiuso in forte calo in scia all'allarme sui conti della Grecia. L'indice Ftse 100 ha chiuso a -2,61% a 5.603,52 punti.

Chiusura in forte calo alla Borsa di Francoforte. Il taglio del rating di Grecia e Portogallo ha condizionato i mercati portando il Dax a -2,73% a 6.159,51 punti.

STRAUSS-KAHN, AIUTI O SITUAZIONE INSOSTENIBILE - La Grecia "si troverà in una situazione insostenibile" se il Fondo monetario internazionale e l'Unione Europea non la aiuteranno. Lo ha dichiarato il direttore generale del Fmi Dominique Strauss-Kahn, in un'intervista che sarà pubblicata domani dal quotidiano economico francese La Tribune.

"Non dico che se la aiutiamo sarà facile. Sarà difficile" prosegue Strauss-Kahn, secondo cui "non c'é altra soluzione per uscirne". "Le risorse prestate provengono da contributi di altri Paesi (membri del Fmi) - spiega poi - Se prestiamo alla Grecia, ci sarà anche il contributo di molti Paesi, compresi alcuni Paesi abbastanza poveri". "Creder che basti congedare il medico - conclude Strauss-Kahn - dopo che ha prescritto delle cure sgradevoli, per non essere più malati, sarebbe un'illusione totale".

fonte : http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 75480.html


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LA PANZANA DI TREMONTI

apr 27th, 2010

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Fonte:
http://www.altrainformazione.it/wp/2010 ... -tremonti/

Come stanno davvero le cose col debito pubblico ?

Milioni di telespettatori hanno potuto ascoltare ieri le dichiarazioni di Tremonti dal vertice in casa Fmi a Washington. Siamo così venuti a sapere una cosa strabiliante, che l’Italia, in quanto a debito pubblico «NON È PIU’ LA PECORA NERA», poiché le tabelle del Fondo Monetario Internazionale ci vedrebbero «…messi a fianco della Germania e molto meglio di tanti altri grandi Paesi, Stati Uniti compresi». La qual cosa «.. come governo Berlusconi ci riempie di orgoglio».

«I dati ci dicono che dobbiamo fare almeno come i tedeschi e magari un po’ di più, ma sicuramente le manovre che andranno fatte dagli altri Paesi sono molto più grandi e più pesanti per la gente di quelle che dovremmo fare anche noi i prossimi anni. Alla fine quello che conta sono i numeri», ha concluso Tremonti. I numeri, appunto. Tutto sta a vedere di quali numeri stiamo parlando. Le tabelle citate da Tremonti non sono altro che delle proiezioni, in base alle quali il Fmi prevede la possibilità che il rapporto debito/pil italiano possa, entro il 2030, attestarsi al 60%, ma a condizione di … "forti aggiustamenti strutturali".

Per cui, la notizia è una non-notizia, anzi un falso, come quello del Tg1 di Minzolini che spacciò la prescrizione per Berlusconi come… assoluzione. Il 2030 è lontano, anzi lontanissimo, e che l’Italia possa dimezzare il suo debito non dipende solo da una serie di "aggiustamenti strutturali", eufemismo per dire tagli sostanziali alla spesa sociale, ma dall’andamento dell’economia reale, non solo italiana, ma mondiale (ovvero dal fatto che il sistema esca dallo stato di depressione).

Cliccare per ingrandire

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Intanto le cose stanno come indica la tabella sopra, elaborata da dati Eurostat, che cioè l’Italia, assieme agli altri "Pigs", tra cui il regno Unito, sta messa male, ed anzi rischia di essere travolta da un eventuale contagio del probabile crack greco.

Fonte: http://sollevazione.blogspot.com

Link
http://sollevazione.blogspot.com/2010/0 ... .html#more



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Anche Spagna declassata

Standard&Poor's declassa anche rating Spagna

29 aprile, 07:39

Fonte:
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 75480.html

(di Ugo Caltagirone)

BRUXELLES - Cresce la preoccupazione per la stabilità della zona euro, con Standard&Poor's che taglia anche il rating della Spagna (da AA+ ad AA) dopo quello del Portogallo. Intanto della crisi greca parlano a telefono in tarda serata il presidente degli Statin Uniti, Barack Obama e il Cancelliere Angela Merkel. I due leader si trovano d'accordo nel chiedere alla Grecia "azioni decise" e l'intervento "in tempi tempestivi" del Fondo Monetario Internazionale e dell'Unione Euopea.

Continua >>>
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 75480.html




Agenzie di rating, ecco chi controlla i giudici del mercato

Roma - (Adnkronos) - Le agenzie soprattutto le tre 'grandi', ossia Moody's, Standard & Poor's e Fitch sono controllate da investitori che ricevono grandi benefici o profondi danni dalle oscillazioni del mercato. Dopo Atene e Lisbona Standard and Poor's ha declassato Madrid

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Fonte:
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Econo ... 85223.html

Roma, 28 apr. - (Adnkronos) - A giudicare dai loro documenti, vere e proprie 'sentenze' per società o Stati sovrani, le agenzie di rating potrebbero sembrare entità esterne al mercato, non coinvolte nelle dinamiche da loro stesse innescate. Niente di più sbagliato. Le agenzie, soprattutto le tre 'grandi' (Moody's, Standard & Poor's e Fitch), sono controllate da investitori che - date le dimensioni dei loro interessi - ricevono grandi benefici o profondi danni dalle oscillazioni del mercato.

E' esemplare il caso di Moody's, che ha una struttura piuttosto complessa. La maggioranza del capitale è in mano a un manipolo di grandi azionisti, tutti grandi gestori di fondi di investimento: i primi quattro azionisti controllano il 49% delle azioni. Il primo socio è la Berkshire Hathaway (19,1%), presieduta dal finanziere Warren Buffett, detto 'l'oracolo di Omaha', uno degli uomini piu' ricchi del pianeta secondo Forbes. Seguono società di investimenti come Capital Research Global Investors (10,30%), Capital World Investors (10,03%) e Fidelity Management & Research (9,61%). Ognuno di questi azionisti controlla asset in ogni settore dell'industria e della finanza (inclusi bond stranieri) per centinaia di miliardi di dollari. A sua volta Moody's è una società quotata in borsa (e quindi soggetta alle fluttuazioni provocate dai suoi stessi giudizi): nel 2009 ha avuto un fatturato di 1,8 miliardi di dollari con utili pre-tasse di 687 milioni.

Standard & Poor's, invece, fa parte del gruppo McGraw-Hill Companies, una public company quotata al Nyse attiva nell'editoria e nei servizi finanziari, che edita tra l'altro il settimanale Business Week. L'azionariato di McGraw-Hill è molto simile a quello di Moody's, anche se con un grado inferiore di concentrazione proprietaria: al primo posto c'è Capital World Investors (presente anche in Moody's) con il 7,69%, quindi T. Rowe Price Associates (6,67%), BlackRock Global Investors (4,39%) e un altro investitore presente in Moody's, ovvero Fidelity Management & Research (3,86%). Nel 2009 i Credit Market Services di S&P hanno fatturato 1,74 miliardi di dollari, contribuendo in maniera sostanziale al fatturato del gruppo McGraw-Hill, pari a 5,95 miliardi di dollari (con utili di 1,17 miliardi).

Diversa la situazione di Fitch, la terza agenzia a livello mondiale con circa il 16 % del mercato (laddove S&P e Moddy's ne hanno circa il 40 per cento a testa). Fitch - il cui giudizio spesso e' 'arbitro' nel caso di visioni contrastanti fra le altre due grandi agenzie - è controllata al 60% da una holding, la Fimalac, acronimo di Financie're Marc de Lacharrie're, posseduta al 65,75% da una persona fisica, Marc Euge'ne Charles Ladreit de Lacharrie're, detto MLL. Finanziere, al tredicesimo posto fra gli uomini piu' ricchi di Francia con un patrimonio stimato in 1,1 miliardi di dollari, MLL è un ex banchiere, nato nel 1940 a Nizza, che nel 1991 crea la sua holding, la Fimalac, attraverso la quale acquisisce partecipazioni in molte società: tra le altre Credit Lyonnais, France Telecom, Air France, Renault, Canal Plus. Ha poi disinvestito per dedicarsi interamente ai servizi finanziari, tramite Fitch. Il restante 40% di Fitch è nelle mani del gruppo Hearst. Fitch Ratings nel 2009 ha avuto un fatturato di 683 milioni di euro. Nel primo trimestre del 2010 il fatturato è passato a 115 milioni (+8% sullo stesso periodo del 2009).



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deh.... ragazzi allora chi aveva paventato un nuovo collasso entro giugno mi sa che continuiamo così ci aveva proprio preso!


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dopo grecia e portogallo stamattina hanno declassato pure la spagna. tra un pò toccherà pure a noi perchè siamo dietro alla spagna.



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UN IMPERO QUASI INSOLVENTE

DI VLADIMIRO GIACCHE’
antefatto.ilcannocchiale.it

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Fonte: http://www.altrainformazione.it/wp/2010 ... nsolvente/

Il 5 maggio l’amministrazione comunale di un’importante città dell’Occidente resterà senza più soldi in cassa. Non si tratta di Atene, ma di Los Angeles. A Colorado Springs, già da qualche tempo donazioni private sono indispensabili per tenere aperti i parchi. Nel Maryland molti lavoratori pubblici saranno a breve messi in congedo per il secondo anno consecutivo. Sono tre esempi di un unico problema: l’insostenibilità del debito pubblico Usa.
Il debito del governo degli Stati Uniti è attualmente di circa 13.000 miliardi di dollari. Ancora più grave il fatto che il deficit di bilancio annuale del 2009 è stato di 1.400 miliardi di dollari (pari all’11,2% del prodotto interno lordo), superiore anche a quello che si ebbe nel 1942, in piena seconda guerra mondiale. È in rosso sia il bilancio federale, che quello degli Stati dell’Unione (180 miliardi il loro deficit di bilancio 2010) e di moltissime municipalità. Vanno poi aggiunti i debiti delle agenzie pubbliche di mutui immobiliari Fannie Mae e Freddie Mac (5.000 miliardi) e soprattutto la necessità di finanziare nei prossimi anni prestazioni pensionistiche e sanitarie per qualcosa come 41.000 miliardi di dollari.
In ambito pensionistico, la crisi ha creato una vera e propria voragine. Basti pensare che i soli 3 fondi pensione dei dipendenti pubblici della California (che riguardano 2 milioni e mezzo di persone in tutto) hanno riportato tra il giugno 2008 e il giugno 2009 perdite per poco meno di 110 miliardi di dollari. Secondo una ricerca appena pubblicata dalla Stanford University lo squilibrio tra il patrimonio di questi 3 fondi e le prestazioni da erogare ammonta a 500 miliardi di dollari. I buoni del Tesoro emessi dagli Usa (i T-Bond) sono passati da 3.410 miliardi di dollari del 2000 a 7.545 miliardi nel 2009. Quest’anno sono previsti almeno altri 2.000 miliardi di nuove emissioni. A queste cifre vanno aggiunte le emissioni statali e municipali. Le sole obbligazioni municipali in essere lo scorso anno ammontavano a 2.800 miliardi di dollari. E va notato che queste obbligazioni rappresentano un ulteriore aggravio per il bilancio federale, che finanzia un terzo degli interessi pagati dalle municipalità agli obbligazionisti. A questi ritmi, entro dieci anni il governo federale degli Stati Uniti dovrà emettere 750 miliardi di obbligazioni all’anno soltanto per ripagare gli interessi sui titoli di Stato già in circolazione.
Con questa montagna di debito pubblico, è dubbio che gli Stati Uniti possano beneficiare ancora a lungo del rating elevato attuale (tripla A). Lo ha dichiarato la stessa agenzia di rating Moody’s, ipotizzando che in un prossimo futuro gli Usa (al pari della Gran Bretagna) potrebbero subire un abbassamento del loro merito di credito. Qualche sinistro scricchiolio sul fronte degli acquirenti del debito Usa (per la metà collocato all’estero) si comincia già ad avvertire: a gennaio, per il terzo mese consecutivo, i cinesi hanno ridotto le loro posizioni in titoli di Stato Usa, e a marzo i gestori di Pimco, il più grande fondo obbligazionario del mondo, hanno escluso i T-Bonds dai loro nuovi acquisti. Gli analisti di Morgan Stanley non escludono che quest’anno la domanda di titoli di Stato americani possa risultare inferiore all’offerta per 600 miliardi di dollari, con un conseguente forte rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato americani (ossia degli interessi che gli Usa devono pagare a chi acquista questi titoli).
Sulla sostenibilità del debito pubblico incidono anche le prospettive dell’economia: che allo stato sono tutt’altro che brillanti, a dispetto di quanto si sente ripetere. La moderata crescita del pil degli ultimi trimestri è attribuibile per due terzi a programmi di stimolo governativi (in particolare agli incentivi per la rottamazione delle auto e ai sussidi per l’acquisto della prima casa): cioè è stata pagata con l’aumento del debito pubblico. Lo stesso vale per la crescita dell’occupazione a marzo, che ha beneficiato di 48.000 posti di lavoro pubblici part-time creati per il censimento. In un contesto del genere la stessa crisi greca, che sinora ha indubbiamente avvantaggiato gli Stati Uniti (rafforzando il dollaro a scapito dell’euro), potrebbe rivelarsi micidiale in quanto potrebbe innescare una crisi più generale del debito sovrano. Un effetto-domino che colpisse il debito pubblico degli stati avrebbe conseguenze drammatiche ed imprevedibili, perché colpirebbe i prestatori di ultima istanza che hanno salvato il sistema finanziario internazionale dal collasso. Ma è uno scenario che non si può escludere: in fondo, come ha affermato recentemente l’analista Dylan Grice di Societé Générale, “i governi degli Stati più sviluppati sono insolventi secondo ogni ragionevole definizione”.
I numeri visti sopra ci dicono che in questo scenario gli Stati Uniti sarebbero un bersaglio più che plausibile. Per dirla con lo storico Niall Ferguson, oggi “il debito Usa è un riparo sicuro allo stesso modo in cui era considerato un porto sicuro Pearl Harbour nel 1941”.

Fonte: http://antefatto.ilcannocchiale.it
Da il Fatto Quotidiano del 27 aprile 2010



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MessaggioInviato: 04/05/2010, 20:55 
Grecia: migliaia in piazza. Crollano Borse europee

Le piazze finanziarie del Vecchio Continente azzerano
guadagni messi a segno da inizio anno


04 maggio, 19:44

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Fonte:
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 75480.html

MILANO - Le Borse europee hanno bruciato oltre 140 miliardi di euro (144 per l'esattezza) per effetto dei timori legati al piano di salvataggio messo a punto per la Grecia e di un eventuale contagio della crisi verso gli altri Paesi dell'area Pigs, in particolare verso la Spagna. Al termine della seduta l'indice paneuropeo Dj Stoxx 600 ha perso il 2,90%, azzerando i guadagni messi a segno da inizio anno. Affondano i listini di Madrid (-5,4%), Lisbona (-4,2%) e Atene (-7,3%).

Le Borse europee, sui timori legati ai Paesi Pigs, hanno azzerato tutti i guadagni messi a segno da inizio anno. L'indice Dj Stoxx 600, con il tonfo di oggi (-2,7%), si è riportato infatti sui livelli toccati lo scorso 4 gennaio. La Borsa di Atene ha perso il 6,6%. Chiusura in forte calo per Piazza Affari che ripiomba ai minimi di fine luglio 2009. Il Ftse Mib ha perso il 4,70% a 20.613 punti e il Ftse All Share il 4,47% a 21.225 punti. Chiude in deciso ribasso anche la Borsa di Parigi, penalizzata come le altre piazze europee dal timore di un contagio della crisi greca. L'indice Cac 40 perde il 3,64% a 3.689,29 punti. La Borsa di Londra ha chiuso con l'indice Ftse-100 in calo del 2,56% a 5.411,11 punti. Crolla infine la Borsa di Madrid: l'indice guida Ibex-35 ha perso il 5,41% a 9.859,1 punti.

BANCA CENTRALE GRECA: FOLLIA USCITA DA EURO - Le voci su un'eventuale uscita della Grecia dall'unione monetaria sono "pura follia" e la ristrutturazione del debito greco sarebbe un atto "criminale" perché spingerebbe gli altri Paesi a non fidarsi più di Atene per anni. Lo ha detto il governatore della Banca Centrale greca, George Provopoulos, in una intervista al canale greco Skai, ripresa da Bloomberg. Il governatore ha aggiunto che le banche elleniche sono stabili e sicure con capitali superiori alla media europea.

COMUNISTI OCCUPANO L'ACROPOLI - Un centinaio di militanti del sindacato comunista Pame hanno oggi simbolicamente occupato l'Acropoli ateniese sulla quale hanno apposto un grande striscione con la scritta "Popoli d'Europa sollevatevi". L'azione coincide con l'inizio oggi di 48 ore di scioperi, cui aderisce anche il Pame, da parte dei dipendenti pubblici contro il nuovo piano di austerità varato dal governo di Giorgio Papandreou.

Migliaia di greci hanno manifestato con rabbia ad Atene contro il piano di austerità varato domenica dal governo di Giorgio Papandreou e criticato dai sindacati e da tutta l'opposizione politica. Le manifestazioni culminate davanti al parlamento con slogan contro il governo, l'Ue e il Fmi, sono state organizzate dal sindacato dei dipendenti pubblici Adedy che ha dichiarato un'astensione dal lavoro di 48 ore, cui hanno aderito gli insegnanti, i lavoratori municipali e il sindacato comunista Pame e che domani si trasformerà in sciopero generale, il terzo dalla crisi, confluendovi i lavoratori del settore privato. La protesta di domani provocherà un black out informativo, paralizzerà aerei, treni e trasporti urbani e chiuderà scuole, ospedali, banche e uffici pubblici. E per la prima volta sospenderanno il lavoro i dipendenti del parlamento. Stamane militanti del partito comunista (Kke) e del Pame avevano occupato per alcune ore l'Acropoli inalberandovi enormi striscioni, in greco e in inglese nel quali si leggeva : "Popoli d'Europa, sollevatevi!".

GRECIA ESTENDE A 3 ANNI TASSA SU UTILI IMPRESE - Il governo greco ha in programma di estendere ai prossimi tre anni la tassa 'una tantum' sugli utili delle imprese che dovrebbe generare entrate per complessivi di 1,8 miliardi di euro. Atene ha anche messo a punto la riforma del sistema previdenziale, che contempla anche l'accorpamento di tutti i fondi pensioni in 3 grandi fondi entro il 2018. E' quanto emerge dal memorandum d'intesa - scrive l'agenzia Bloomberg - siglato lo scorso due maggio dalla Grecia e dagli Stati europei per sbloccare i 110 miliardi di aiuti ad Atene. Oggi il ministro delle Finanze greco Giorgio Papaconstantinou ha illustrato al Parlamento il disegno di legge sul piano di risparmi e tagli alla spesa che la Grecia si è impegnata ad attuare in cambio dei finanziamenti e il voto parlamentare è atteso per giovedì prossimo. Il piano anti-crisi prevede grandi sacrifici per i lavoratori settore pubblico che si vedranno tagliare indennità, 13ma e 14ma mensilità e congelare stipendi e pensioni. In origine, la tassa sugli utili aziendali era stata introdotta lo scorso anno come misura 'una tantum', mentre ora il governo di Atene punterebbe a rastrellare ulteriori fondi incassando 600 milioni di euro all'anno nel corso del 2011, 2012 e 2013. Il 2 maggio Papaconstantinou aveva detto che le imprese avrebbero dovuto pagare di nuovo la tassa a titolo di contributo al piano di risparmi e tagli al bilancio da 30 miliardi di euro che prevede anche l'aumento dell'Iva e delle tasse su carburanti, tabacco e alcol.

MOODY'S, SALVATAGGIO NON RISOLVE NODO DEFICIT - Il salvataggio della Grecia targato Ue/Fmi non mette la parola fine ai sui problemi di bilancio perché resta da vedere se il Paese riesce ad attuare il programma di austerità per riportare sotto controllo il deficit. Lo ha detto in una intervista a Reuters l'analista di Moody's, Tom Byrne. "Per la Grecia è una transizione moto difficile", ha detto Byrne. "Bisogna vedere se il Paese riesce ad adeguarsi alla nuova realtà e mantenere la propria coesione sociale. Questi sono i due elementi fondamentali da tenere sotto osservazione".



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MessaggioInviato: 05/05/2010, 08:29 
BOOM! Sangue e Arena!
Spagna a rischio default? Cosa c'è di vero nella richiesta di liquidità fatta alla UE? Forse nulla, però...

Non più tardi di qualche ora fa ho scritto “avanti il prossimo”.
Non pensavo di essere tanto importante da essere subito ascoltato…

Grafico Intraday dell’FTSE MIB. Lasciando da parte la smentita, che lascia il tempo che trova (mica vorrete che Zapatero vada a dire che in effetti la Spagna ha seri problemi…) e facendo finta che tutto sia a posto e che quindi il mercato stia prendendo un abbaglio, secondo me c0è solo un fatto molto evidente (ne parlavo prima con un amico lettore, anonimocds): il mercato e la specualzione ha scelto la sua strada. Mette pressione, e vuole vedere cosa può accadere. Qui non si tratta più di Grecia, un probelma che come ho già detto era “arginabile ” dimensionalmenet. Qui parliamo di Spagna.

Tutta un’altra storia, tutta un’altra dimensione. PErmettetemelo: qui rischia di aprirsi la VERA sotira dei subprime europei. La bolla immobiliare spagnola, già denunciata in passato, rischi a di mietere grosse vittime. Al momento mi fermo qui. Preferisco prima di parlare, poter valutare della documetnazione e delle analisi.

Intanto questo è l’intraday, come detto. -4.23% . Non male , direi…

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fonte: http://intermarketandmore.investireoggi ... 11428.html


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MessaggioInviato: 05/05/2010, 08:47 
Cita:
Thethirdeye ha scritto:


Grecia: migliaia in piazza. Crollano Borse europee

Le piazze finanziarie del Vecchio Continente azzerano
guadagni messi a segno da inizio anno


04 maggio, 19:44

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BANCA CENTRALE GRECA: FOLLIA USCITA DA EURO - Le voci su un'eventuale uscita della Grecia dall'unione monetaria sono "pura follia" e la ristrutturazione del debito greco sarebbe un atto "criminale" perché spingerebbe gli altri Paesi a non fidarsi più di Atene per anni. Lo ha detto il governatore della Banca Centrale greca, George Provopoulos, in una intervista al canale greco Skai, ripresa da Bloomberg. Il governatore ha aggiunto che le banche elleniche sono stabili e sicure con capitali superiori alla media europea.

[/i]


ma come ?

la grecia affonda e le banche sono piene di soldi..

allora chi manifesta non ha tutti i torti..



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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MessaggioInviato: 05/05/2010, 14:07 
Dopo la Grecia, il paese che ha il debito
pubblico più alto in Europa è l'Italia.


Guardate questo video.....

http://www.ansa.it/web/notizie/videogal ... 09144.html


..... che tra un pò tocca a noi..... [:D]



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MessaggioInviato: 05/05/2010, 14:32 
Siamo ai titoli di coda!

Per gli effetti speciali si ringraziano nell'ordine:

bettino crazzi & psi: esplosione del debito pubblico
dc & pdl: movimentazione capitali verso criminalità organizzata
banche: rastrellamento contanti da cittadini (15% a debito, 0,15% a credito)
cirio, parmalat, alitalia & altri: crick e crack
unione eurroppea: libero scambio di (treni) merci
centri commerciali(?!): distruzione dell'economia locale
scajola: deprezzamento immobili vista colosseo


Per la loro assoluta (volutamente) cecità e immobilità:
sindacati: "lavoratoriiiiii..... prrrrrrrr"
la sinistra italiana: ..... e quì non riesco a trovare niente da dire

COMING SOON sulle VOSTRE BUSTE PAGA!!


Ultima modifica di superpippo il 05/05/2010, 14:33, modificato 1 volta in totale.


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