Liberté senza Fraternité

Scontro Italia-Francia. Parigi getta la maschera sui profughi nordafricani. Nota ai prefetti per respingerli. Dura risposta del Viminale: non possono farlo.
SBARCHI Civitavecchia pronta al bis.
Il ministro degli Interni francese Claude Guealt La Francia non ci sta. E fa la voce grossa. Minaccia di respingere nel Belpaese gli immigrati che tenteranno di oltrepassare le sue frontiere. Un «pacco» indesiderato di esseri umani che verrà restituito al mittente, insomma, anche se lo Stivale è solo terra di passaggio per i migranti desiderosi di ricongiungersi con le famiglie già residenti nel nord Europa e in cerca di lavoro che da noi non c'è. «Dettagli» evidentemente insignificanti per i nostri «cugini» d'Oltralpe, che non vogliono sentire ragioni. E così, in attesa dell'incontro di oggi a Milano fra i ministri degli Interni Claude Gueant e Roberto Maroni, il primo ricorda le cinque regole d'oro per poter entrare sul territorio nazionale francese.
Le cinque regole d'oro
Le piccole ripicche della Grandeur erano state annunciate. I giornali avevano parlato di «un piano di battaglia» per scongiurare l'ondata migratoria. Fonti vicine al governo avevano spiegato che c'erano «le risorse per rispondere» all'invasione e che sarebbero stati «messi in campo i mezzi necessari». Ieri, con puntualità, la «vendetta» è stata messa in atto. Claude Gueant ha inviato a tutti i prefetti una circolare in cui ribadisce cinque condizioni molto rigide e severe per l'ingresso in Francia da «un paese terzo» membro dello spazio Schengen. Quali sono? La permanenza non può superare i tre mesi, gli immigranti devono avere un documento di soggiorno valido emesso da uno Stato membro di Shengen e del proprio passaporto, oppure «un'autorizzazione provvisoria di soggiorno valida, emessa da uno Stato membro, accompagnata da un documento di viaggio emesso dallo stesso Stato». Inoltre, questi «titoli» sono accettabili soltanto se notificati «alla Commissione europea dallo Stato che li ha emessi». Per finire, gli stranieri devono «avere risorse sufficienti» e dimostrare di «non rappresentare una minaccia per l'ordine pubblico».
La rappresaglia
Se solo una di queste condizioni verrà a mancare, gli immigrati saranno rispediti nuovamente e senza tanti complimenti da dove sono venuti, cioè in Italia. Lo ha precisato in modo molto chiaro e netto Gueant: se le regole «non saranno soddisfatte», Parigi «è assolutamente nel suo diritto di rimandare in Italia» le persone coinvolte, ha detto il ministro di Nicolas Sarkozy, assicurando che «è quello che farà». Nessuno aveva dubbi in proposito.
La beffa
Una dichiarazione di guerra a cui è seguita anche la beffa: la Francia «si rallegra che la Tunisia entri in un'era di libertà e di democrazia - ha aggiunto, infatti, Gueant - ma non intende subire un'ondata di immigrazione di tunisini giustificata strettametne da considerazioni economiche». Già il mese scorso 2.800 tunisini «irregolari» sono stati fermati sul territorio francese e «la maggior parte è stata rimandata in Italia», ha ricordato minaccioso Gueant. Per gli altri, «le procedure sono in corso».
La replica italiana
Prima di queste dichiarazioni, Maroni aveva sottolineato il comportamento «ostile» dei francesi, spiegando come, dopo la firma del permesso temporaneo che consente la libera circolazione nei Paesi europei e considerando che la maggior parte degli immigrati approdati in Sicilia e trasferiti in tendopoli e caserme vuole andare in Francia, «pensiamo che debba esserci un'iniziativa comune tra Italia e Francia per gestire il fenomeno». Un discoro guidato dal puro buonsenso. Che, però, sembra non sfiorare nemmeno i nostri vicini. Finora, ha infatti aggiunto il ministro, «da Parigi c'è stato un atteggiamento di ostilità». E ancora non sapeva della replica di Guealt. Quando lo ha appreso, il responsabile del Viminale ha promesso: «Dirò domani al ministro Gueant che i tunisini cui concederemo il permesso di soggiorno temporaneo hanno diritto a circolare. C'è un solo modo per impedirlo: che la Francia esca da Schengen o sospenda il trattato». Il ministro degli Esteri, invece, ha cercato di buttare acqua sul fuoco: «Non creerei un contenzioso bilaterale, perchè - ha spiegato Franco Frattini - è una questione europea e non bilaterale tra Italia e Francia» e propone di stringere accordi con Parigi per il controllo delle coste: «Sarebbe importante - ha suggerito - che la Francia affiancasse l'Italia nel pattugliamento comune delle coste dinanzi alla Tunisia». Anche Frattini, tuttavia, ha parlato di «atteggiamento poco amichevole». Sfumature che non cambiano di una virgola il problema. Perché, ha puntualizzato il presidente del Senato, «il problema dell'immigrazione clandestina non è un problema italiano, è un problema europeo. Chi ritiene di doverlo recintare all'interno del nostro stesso Paese si sbaglia». Renato Schifani ha rammentato giustamente che «l'Europa non si costruisce solo con parole di solidarietà, ma con gesti concreti come quelli che ci attendiamo dai francesi». Un attesa che, purtroppo, si rivelerà quasi certamente vana. Mostrando il suo consueto ottimismo, comunque, Berlusconi si sarebbe detto convinto di riuscire ad «ammorbidire» la posizione francese in occasione dell'incontro bilaterale in programma a Roma il 26 asprile.
Bossi condivide
Parole di ammirazione per la franca intolleranza, invece, sono giunte dal ministro Umberto Bossi: «Tutti i Paesi attuano una politica molto dura» nei confronti dell'immigrazione e dovrebbe farlo anche il nostro, ha fatto sapere il leader leghista, rispondendo con un «certo» alla domanda se dovevamo seguire l'esempio che arriva da oltre le Alpi.
L'Unione europea
Ma la Francia è rimasta sola con il suo egoismo. Una spinta a lavorare insieme è venuta anche dalla Ue: «Noi crediamo - ha detto Marcin Grabiec, portavoce della commissaria Cecilia Malmstrom - che sia molto importante la collaborazione e pensiamo che la riunione di domani sia una buona opportunità». Sciopero delle vacanze
Un boicottaggio turistico, infine, è la proposta avanzata da Paolo Franco: «Invito tutti i cittadini italiani - ha consigliato il senatore del Carroccio - a non recarsi in Francia per le vacanze, e a scegliere altri Paesi». France adieu
http://www.iltempo.it/interni_esteri/20 ... nite.shtml