mik.300 ha scritto:
c'è un indiano
che aggredisce una ragazza,
tenta di stuprarla, la ragazza si salva
xchè riesce a divincolarsi,
l'indiano confessa il tentato stupro,
poi ritratta quindi il giudice lo scarcera..!!
nella terra del bomba..
sarà contenta la RAGAZZA TOSCANA..
http://corrierefiorentino.corriere.it/f ... d432.shtmlLe mise il laccio al collo, scarcerato
Il giudice: «Non voleva violentare»Svolta nel caso della barista inseguita e aggredita in via Baracca.
L’uomo, un indiano di 28 anni, aveva confessato la tentata violenza. Poi ha ritrattato e il giudice gli ha credutoÈ già stato scarcerato l’indiano di 28 anni arrestato mercoledì all’alba dopo aver tentato di violentare una ragazza vicino ai giardini di Piazza delle Medaglie d’oro, zona via Baracca, al termine di un pedinamento lungo 3 chilometri partito da via della Scala. Il gip Francesco Bagnai, nel convalidare l’arresto eseguito da una pattuglia della Guardia di Finanza, ha concesso solo l’obbligo di dimora a Fiumicino, dove l’uomo è residente, (con divieto di uscire tra le 20 e le 7) avendo riconosciuto solo il reato di lesioni volontarie aggravate e non la tentata violenza sessuale.
Il pm Sandro Cutrignelli e il procuratore capo Giuseppe Creazzo hanno già annunciato il ricorso in Cassazione contro l’ordinanza.L’aggressore
Secondo il giudice ci sono «molti dubbi» sulle reali intenzioni dell’indiano poi messo in fuga dalla ragazza: «Non ha compiuto nessun atto tipico della violenza sessuale». Eppure era stato lui stesso, al momento dell’arresto, a confessare di aver messo un laccio al collo della ragazza perché voleva avere un rapporto sessuale con lei. Per il gip però quelle dichiarazioni non sono convincenti perché l’uomo «non parla bene l’italiano, anzi, non lo parla quasi affatto, e inoltre si trovava in una condizione di evidente costrizione». Peccato che nel verbale di arresto si legga che Harwinder Singh sia «in grado di comprendere e parlare perfettamente la lingua italiana».
l gip ha invece ritenuto credibile la ricostruzione dell’uomo: «Ero a Firenze perché stavo andando in Germania con un pullman partito da Roma Tiburtina — il suo racconto — ma siccome l’amico in Germania non mi rispondeva al telefono avevo deciso di tornare indietro. Stavo andando alla stazione,
ho chiesto indicazioni a una coppia in bicicletta, loro mi hanno chiesto l’ora e quando ho tirato fuori il cellulare me l’hanno rubato. Ho seguito quella ragazza perché pensavo che fosse l’autrice del furto, quando mi sono accorto che non era lei l’ho lasciata andare. Ero ubriaco e quindi non ricordo tutto. Ho provato a spiegare tutto alla polizia e alla guardia di finanza ma non mi hanno ascoltato, mi hanno picchiato e non mi facevano parlare».
Queste spiegazioni — dice il gip — non possono essere accettate in maniera acritica ma «meritano di essere prese in considerazione e di essere verificate perché hanno comunque una loro coerenza e presentano riscontri significativi: è vero che da Tiburtina partono autolinee internazionali ed è vero che Singh prima dell’aggressione aveva un cellulare, (lo dice la stessa vittima) che non è stato trovato al momento dell’arresto».
capito?
le prove a favore che da lì partono i bus
e che il soggetto ha perso il cellulare..
roba da pazzi,
fatico a crederci..
lui poveretto era ubriaco..
non ricorda il MISERELLO..
ma ROBA DA PAZZI..Gli sviluppi sul piano giudiziario rendono però più significativa
la lettera al sindaco scritta dalla ragazza e pubblicata da La Nazione in cui chiedeva più sicurezza e la «tranquillità di poter tornare a casa senza paura e senza prosciugare il portafogli».
http://corrierefiorentino.corriere.it/f ... 6533.shtmlSara: «Ha tentato di uccidermi
E se ci provasse con un’altra?»«Mi ha messa in ginocchio, stringeva il laccio al collo, sempre più stretto. Ho provato a guardarlo in faccia, nulla, un buco nero. In quel momento ho pensato che se non reagivo, avrebbe vinto. E ho iniziato a tirate più forte che potevo». Sara racconta con estrema lucidità i momenti dell’aggressione. Ricorda tutto, ogni particolare di una notte che invece vorrebbe dimenticare. «Sì, sono già tornata a lavoro. Non posso regalargli neanche un attimo del mio tempo, non fermo la mia vita per lui, altrimenti avrebbe vinto lo stesso. Non me la dimenticherò mai quella notte, penso che la sognerò per tutta la vita. Ha cercato di strangolarmi».
L’incubo inizia appena Sara esce dal lavoro, un pub del centro dove fa al cameriera. È mercoledì e a Firenze, alle 3 di notte, non c’è un autobus; la tramvia non va nella direzione di casa sua, lei non ha il motorino e ancora deve prendere la patente. Va a casa a piedi, da sola.
«Mi sono accorta che lui mi seguiva solo dopo due chilometri, invece era dal pub che mi stava dietro. Verso piazza Puccini ho visto questa figura oscura che aveva in mano un laccio. Ma, ingenuamente, ho pensato che fossero le cuffie del cellulare». Sara capisce che vuole farle del male. Cambia strada, una, due volte, lui anche, scompare, poi all’improvviso le ricompare davanti, sbucando da un’altra stradina, e ancora, dietro, la segue ormai da quasi un chilometro.
La dinamica
A quel punto attraversa la strada. «Ho fatto finta di allacciarmi una scarpa, per guardarlo in faccia, e mi ha vista. Ha preso il cellulare, guardava in qua e in là come se si fosse perso. Ma il telefono era spento, l’ho visto bene». Sara si rialza, allunga il passo. «Mi sono sentita stringere al collo. In un attimo, mi era arrivato alle spalle. E stringeva, sempre più forte. Ho scalciato, e devo averlo preso da qualche parte, perché ha allentato la presa, e sono riuscita a spostare quel cavo infilandoci le mani. Ma ha stretto ancora, più forte, sul mento. Volevo urlare, ma non riuscivo. Mi ha messa in ginocchio, avevo paura di svenire, e allora ho tirato più forte che potevo». Sara ormai è sdraiata a terra, ma riesce a colpirlo. Un calcio in testa. Una mossa quasi impossibile. «Ho fatto capoeira sette anni fa, e l’unica cosa che mi è rimasta ormai sono i muscoli delle gambe. Non ho fatto corsi di autodifesa, niente. Anche perché in quel momento non credo valga la tecnica, sei bloccato».
Ma lei no, non si blocca, lo tramortisce, si divincola e scappa. Chiede aiuto a un operatore di Quadrifoglio, poi arriva una pattuglia della guardia di Finanza, e gli racconta tutto.L’incubo non finisce con l’arresto
Lo arrestano, ma l’incubo non è finito. L’aggressore di Sara viene scarcerato con obbligo di dimora a Fiumicino, e lei lo scopre solo tre giorni dopo, mentre, tra l’altro, si trova con Dario Nardella, che ha letto la sua lettera pubblicata da La Nazione in cui chiede più mezzi di trasporto e sicurezza di notte. «Me lo potevo ritrovare qui, al lavoro, o di nuovo, sulla strada di casa. E se volesse vendicarsi? E se lo facesse di nuovo, a un’altra ragazza che invece non si difende? Mica tutte reagiamo allo stesso modo». Sara però è calma, tranquilla, non si arrabbia, parla con una sicurezza incredibile per avere solo 23 anni.
«Io capisco che lui si difenda, che racconti una storia pur di essere scagionato, ma ha detto che due in bicicletta gli avevano rubato il cellulare, e pensava che io fossi una dei due. A parte, che non ero in bici, ma io il cellulare gliel’ho visto. La mia testimonianza però non conta. Il giudice gli ha creduto, ma il suo avvocato è una donna: come ha potuto difenderlo?». Sara adesso a casa da sola non ci torna più. «I miei amici, il mio ragazzo, si sono offerti in tanti di accompagnarmi, e io prenderò la patente. Ma fa lo stesso, lui è libero e può farlo di nuovo».
capito?
x il giudice rinkoglio.nito è una ladra
che ha rubato il cellulare all'extracomunitario..
ma se era una ladra perchè ha chiesto aiuto
alla guardia di finanza??
Che poi x questo giudice il reato è
lesioni volontarie aggravate,
non TENTATO OMICIDIO..!!
CIOÈ UNO TI VUOLE IMPICCARE,
MA MICA TI VUOLE UCCIDERE, NEH..
ti vuole fare solo un pò male..
PAZZESCO..