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MessaggioInviato: 09/11/2012, 22:37 
Lavoro nero in ‘casa Fornero’

Lavoro nero in ‘casa Fornero’: co.co.co irregolari al centro ricerca del Ministero

La vicenda paradossale riguarda oltre 200 lavoratori dell'Istituto per lo sviluppo della formazione professionale che dopo anni di precariato ora rischiano il posto. Il tutto è emerso dopo l'ispezione effettuata dagli ispettori dello stesso dicastero del Welfare

Questa è una cosa che può capitare solo in Italia: il ministero che fa le leggi sul lavoro le viola per vent’anni, poi è costretto ad accorgersi che qualcosa non va e la reazione è quella di metterci una pezza scaricando, se possibile, il costo sui lavoratori. Questa è la storia che è stata raccontata stamattina nell’assemblea dei lavoratori Isfol a Roma, chiamata “Lavoro nero a casa Fornero” e organizzata da tutte le sigle sindacali interne con l’unica eccezione della Cisl.

I fatti. L’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori nasce nel 1974 e si occupa non tanto di fare ricerca pura, quanto di trasformare ricerche, analisi e sondaggi sul mercato del lavoro in dati e pratiche applicabili dalla Pubblica amministrazione tanto a livello nazionale che regionale: il suo status è quello di un ente di ricerca pubblico con finanziamenti autonomi, ma sotto la vigilanza del ministero del Lavoro, che ne nomina anche i vertici. Insomma, l’Isfol lavora sotto il controllo e in stretto contatto col dicastero oggi guidato da Elsa Fornero. Per questo sono bizzarre quanto paradigmatiche le conclusioni a cui sono giunti gli ispettori provinciali di Roma dello stesso ministero del Lavoro dopo un lavoro durato dal 2007 al 2010: “L’Isfol ha utilizzato gli ex collaboratori come veri e propri lavoratori dipendenti. I contratti utilizzati da questo Istituto (contratti di collaborazione coordinata e continuativa) sono risultati essere non genuini in quanto hanno celato veri e propri rapporti di lavoro subordinato”.

Erano contro la legge, insomma. E non si parla di una decina di co.co.co. falsi, ma della quasi totalità dell’attuale pianta organica dell’Istituto: su circa 630 dipendenti ce ne sono poco più di 350 a tempo indeterminato (292 dei quali stabilizzati nel 2009, quindi ex precari pure loro) e il resto a tempo determinato dal 2008, tutti o quasi già co.co.co. in Isfol dagli anni Novanta. Solo che adesso, invece di vedere l’agognato traguardo dell’assunzione definitiva, questo 40% dei dipendenti dell’Istituto rischia assai di perderlo del tutto il lavoro: un po’ perché i contratti a tempo determinato non possono essere rinnovati all’infinito e soldi per assumerli non se ne vedono, un po’ perché sono almeno due anni che i governi Berlusconi prima e Monti poi provano a chiudere l’istituto (in questo caso gli “indeterminati” verrebbero riassegnati, i “temporanei” a casa).

La cosa curiosa, tornando alle conclusioni degli ispettori, è che il ministero del Lavoro (sia con Sacconi che ora con Fornero) non ha mai pensato di dare ragione ai propri stessi inviati: prima ha inoltrato ricorso alla commissione regionale – che però l’ha considerato irricevibile – e ora è in causa contro i duecento e passa dipendenti dell’Isfol che chiedono al giudice del Lavoro di veder riconosciuto il loro “vero e proprio rapporto di lavoro subordinato” ultradecennale . “È il caso più emblematico e contraddittorio della lotta alla precarietà condotta dal ministro Fornero – spiega Enrico Mari, rappresentante Usb nell’istituto – un evidente caso di ‘cattiva flessibilità’, per dirla con le parole della stessa ministro, di cui sono stati vittime ben oltre 200 lavoratori precari. Da tempo siamo in attesa di una soluzione politica da parte del nostro ministero vigilante: un’attesa senza fine, densa solo di silenzi e contrapposizioni”.

In realtà, come detto, la soluzione politica è stata già individuata e tentata in almeno tre occasioni: la chiusura di Isfol, commissariata da oltre un anno, messa nero su bianco nel 2010 da Tremonti e a maggio da Fornero, più il recente tentativo del super-Cnr in cui far confluire tutti gli enti di ricerca pubblici cassato dalla legge di Stabilità per incompatibilità di materia. Il progetto più accarezzato, al ministero, è però quello della fusione tra l’istituto di ricerca e Italia Lavoro, una spa pubblica che opera come agenzia del dicastero: “Dà fastidio la nostra autonomia e la nostra indipendenza – dicono però gli interessati – perché un’agenzia è il braccio operativo del dicastero, per cui chi applica le politiche del governo poi dovrebbe pure valutarle”.

da Il Fatto Quotidiano di venerdì 9 novembre 2012


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Nella spesa pubblica 60 miliardi di ruberie
Martedì, 4 dicembre 2012

http://affaritaliani.libero.it/fattieco ... refresh_ce

“Di spending review sento parlare da trent'anni”, insiste Baldassarri, “ma anche stavolta sostanzialmente non è stato fatto niente di risolutivo”Ed è per questo che nonostante da vent'anni in Parlamento molti esponenti politici di molti partiti abbiamo denunciato tutto questo, come del resto ha appena nuovamente fatto la Corte dei conti, tutto resta come sempre. Io li chiamo gli scorpioni, che stanno in groppa alla fana, le gravano addosso, quella nuova e loro la uccidono, finendo con l'uccidere anche se stessi. In Italia c'è un milione di approfittatori, di scorpioni, e 56 milioni di rane. E' l'ora della rivolta delle rane!”.



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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Thethirdeye ha scritto:


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Nella spesa pubblica 60 miliardi di ruberie
Martedì, 4 dicembre 2012

http://affaritaliani.libero.it/fattieco ... refresh_ce

“Di spending review sento parlare da trent'anni”, insiste Baldassarri, “ma anche stavolta sostanzialmente non è stato fatto niente di risolutivo”Ed è per questo che nonostante da vent'anni in Parlamento molti esponenti politici di molti partiti abbiamo denunciato tutto questo, come del resto ha appena nuovamente fatto la Corte dei conti, tutto resta come sempre. Io li chiamo gli scorpioni, che stanno in groppa alla fana, le gravano addosso, quella nuova e loro la uccidono, finendo con l'uccidere anche se stessi. In Italia c'è un milione di approfittatori, di scorpioni, e 56 milioni di rane. E' l'ora della rivolta delle rane!”.



solo un milione?

Forse quelli che vivono di politica, poi c'è una moltitudine di cittadini che è anche peggio.

Comunque sui costi della macchina pubblica:

http://www.linkiesta.it/dipendenti-statali-pubblico

Ogni dipendente pubblico ci costa circa 50mila euro x un totale di 168 miliardi di euro.

Ma la macchina pubblica complessivamente ci costa oltre il 50% del PIL. quindi annualmente per mantenere la cosa pubblica sborsiamo 800 miliardi di euro.

Come postilla, i lavoratori nel settore privato, compresi gli imprenditori, sono meno di 20 milioni.

Con questi squilibri dove può andare questo ridicolo paese?



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MessaggioInviato: 10/12/2012, 14:29 
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rmnd ha scritto:

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Thethirdeye ha scritto:


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Nella spesa pubblica 60 miliardi di ruberie
Martedì, 4 dicembre 2012

http://affaritaliani.libero.it/fattieco ... refresh_ce

“Di spending review sento parlare da trent'anni”, insiste Baldassarri, “ma anche stavolta sostanzialmente non è stato fatto niente di risolutivo”Ed è per questo che nonostante da vent'anni in Parlamento molti esponenti politici di molti partiti abbiamo denunciato tutto questo, come del resto ha appena nuovamente fatto la Corte dei conti, tutto resta come sempre. Io li chiamo gli scorpioni, che stanno in groppa alla fana, le gravano addosso, quella nuova e loro la uccidono, finendo con l'uccidere anche se stessi. In Italia c'è un milione di approfittatori, di scorpioni, e 56 milioni di rane. E' l'ora della rivolta delle rane!”.



solo un milione?

Forse quelli che vivono di politica, poi c'è una moltitudine di cittadini che è anche peggio.

--------------




Per esempio:

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/assenteismo-massa-ente-messina-81-casi-su-91-dipendenti-863906.html

Cita:
[color=blue]Assenteismo di massa in un ente di Messina: 81 casi su 91 dipendenti
I dipendenti si accordavano affinché uno timbrasse i badge consentendo agli altri di arrivare in ritardo o andare via prima. Pizzicati dalle Fiamme Gialle grazie alle telecamere


...Con i sistemi adottati, diversi dipendenti trascorrevano così gran parte del tempo del lavoro al bar, altri passeggiavano per le vie dello shopping insieme ai colleghi. In altre occasioni la pausa per il pranzo, fissata in una trentina di minuti, durava oltre due ore e qualcuno, dopo il pranzo, preferiva addirittura di non tornare proprio dietro la scrivania....[/color]



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rmnd ha scritto:

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rmnd ha scritto:

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Thethirdeye ha scritto:


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Nella spesa pubblica 60 miliardi di ruberie
Martedì, 4 dicembre 2012

http://affaritaliani.libero.it/fattieco ... refresh_ce

“Di spending review sento parlare da trent'anni”, insiste Baldassarri, “ma anche stavolta sostanzialmente non è stato fatto niente di risolutivo”Ed è per questo che nonostante da vent'anni in Parlamento molti esponenti politici di molti partiti abbiamo denunciato tutto questo, come del resto ha appena nuovamente fatto la Corte dei conti, tutto resta come sempre. Io li chiamo gli scorpioni, che stanno in groppa alla fana, le gravano addosso, quella nuova e loro la uccidono, finendo con l'uccidere anche se stessi. In Italia c'è un milione di approfittatori, di scorpioni, e 56 milioni di rane. E' l'ora della rivolta delle rane!”.



solo un milione?

Forse quelli che vivono di politica, poi c'è una moltitudine di cittadini che è anche peggio.

--------------




Per esempio:

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/assenteismo-massa-ente-messina-81-casi-su-91-dipendenti-863906.html

Cita:
[color=blue]Assenteismo di massa in un ente di Messina: 81 casi su 91 dipendenti
I dipendenti si accordavano affinché uno timbrasse i badge consentendo agli altri di arrivare in ritardo o andare via prima. Pizzicati dalle Fiamme Gialle grazie alle telecamere


...Con i sistemi adottati, diversi dipendenti trascorrevano così gran parte del tempo del lavoro al bar, altri passeggiavano per le vie dello shopping insieme ai colleghi. In altre occasioni la pausa per il pranzo, fissata in una trentina di minuti, durava oltre due ore e qualcuno, dopo il pranzo, preferiva addirittura di non tornare proprio dietro la scrivania....[/color]

Va bene segnalare questo però:
Non capisco come mai non fai un elenco delle ruberie che avete fatto voi!!!,in quanto sono proprio quelle che hanno fatto affossare l'Italia.[;)]


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MessaggioInviato: 10/12/2012, 20:02 
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rmnd ha scritto:

Per esempio:

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/assenteismo-massa-ente-messina-81-casi-su-91-dipendenti-863906.html

Cita:
[color=blue]Assenteismo di massa in un ente di Messina: 81 casi su 91 dipendenti
I dipendenti si accordavano affinché uno timbrasse i badge consentendo agli altri di arrivare in ritardo o andare via prima. Pizzicati dalle Fiamme Gialle grazie alle telecamere


...Con i sistemi adottati, diversi dipendenti trascorrevano così gran parte del tempo del lavoro al bar, altri passeggiavano per le vie dello shopping insieme ai colleghi. In altre occasioni la pausa per il pranzo, fissata in una trentina di minuti, durava oltre due ore e qualcuno, dopo il pranzo, preferiva addirittura di non tornare proprio dietro la scrivania....[/color]


Ok... ma trovo personalmente molto più scandaloso che ci siano persone (si fa per dire) come Amato, che prendono pensioni di 30mila euro al mese da 10 anni (e per altri 20 ancora).... e che Amato sia solo uno dei tantissimi.

Ora, il tuo esempio serve per denunciare un'omissione nei controlli, e questa cosa può essere finalmente corretta.... il mio esempio invece è una questione regolata dalla legge italiana e dubito che un beneficio acquisito di questo tipo possa essere "piallato", per quanto fuori da ogni criterio di decenza.



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MessaggioInviato: 12/04/2013, 11:34 
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-04-11/fase-spending-review-riforma-104301.shtml?uuid=AbcoMDmH

Cita:
[color=blue]Ora scatta la «fase 3» dei tagli e la riforma della pubblica aministrazione

Una terza fase di spending review, una nuova riforma del pubblico impiego da raccordare con le nuove regole per il lavoro privato e una decisa accelerazione del processo di dismissione di parte del patrimonio pubblico. È questa la rotta obbligata che dovrà seguire il prossimo Governo, a prescindere dalle scelte di politica economica da adottare a dagli eventuali margini di flessibilità da strappare a Bruxelles sul versante dei conti pubblici. A indicare queste coordinate imprescindibili sono il Def (Documento di economia e finanza) e il Pnr (Piano nazionale delle riforme) varati ieri con la formula "work in progress" dall'attuale Esecutivo e i singoli resoconti messi a punto nei giorni scorsi dai ministri uscenti.

Tra le opzioni un'operazione da 40-50 miliardi fino al 2016
Cifre non ne sono state fatte. Ma alcune ipotesi tecniche circolano da tempo: di qui al 2016 un possibile recupero di 10-15 miliardi dai nuovi tagli alla spesa, di 2-5 miliardi dal pubblico impiego e di almeno 30 miliardi dal piano di dismissioni (il governo uscente ha predisposto un piano per recuperare risorse pari a 1 punto di Pil l'anno) da destinare in primis al fondo di ammortamento del debito pubblici, ma anche agli investimenti e al pagamento di una seconda tranche di crediti vantati dalle imprese nei confronti della pubblica amministrazione.

La terza fase di spending review
Come emerge dal Def le prime due fasi di revisione della spesa messe in moto dall'Esecutivo uscente garantiranno circa 13 miliardi di risparmi nel periodo 2012-2015. L'istruttoria per la terza fase è stata già avviata ma dovrà ora essere completata e resa operativa dal prossimo Governo. Il Piano nazionale delle riforme indica alcuni interventi prioritari. Anzitutto il taglio delle Province, bloccato alla fine della scorsa legislatura dal Parlamento, e l'istituzione delle città metropolitane. Dovrà anche scattare un giro di vite su tutta l'articolazione periferica delle amministrazioni statali. C'è poi tutto il vasto fronte della potatura degli enti pubblici, della riorganizzazione delle amministrazioni centrali (ministeri e grandi enti) e soprattutto della nuova stretta sulle spese per beni e servizi (metodo Consip).

Gestione degli esuberi e una nuova riforma per gli statali
A dir poco delicata si annuncia la partita sugli statali. Anzitutto dovranno essere gestite le eccedenze di personale rispetto ai reali fabbisogni facendo leva su quattro strumenti: pensionamenti ordinari e in deroga, part time, mobilità volontaria e obbligatoria (massimo due anni dopo i quali scatterebbe il licenziamento). Resta poi da sciogliere il nodo della nuova riforma del pubblico impiego, come evidenzia anche il ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, nel report conclusivo sull'attività svolta dal suo dicastero: «Affrontare in maniera organica il rapporto tra lavoro pubblico e privato». La strada suggerita è quella di un provvedimento, magari un disegno di legge delega, incentrato su professionalità, valutazione, merito che tocchi anche il tema delle relazioni sindacali.[/color]



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MessaggioInviato: 18/07/2014, 13:04 
Cita:
Messaggio di Thethirdeye


Spending Review, Riforma del Lavoro,
Decreto Sviluppo e... il gioco delle 3 carte





Ecco le tre carte......


Immagine


Venghino... siori e siore.... venghino...


Era il 19/06/2012.... due anni fa......

Cosa è cambiato? [}:)] [:(!] [}:)]



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MessaggioInviato: 30/07/2014, 20:13 
Rischiamo terzo anno di recessione consecutiva. "È essenziale rovesciare la sequenza di politica economica". Parla Gustavo Piga.
ROMA (WSI) - Un Paese, pare l’Italia, che ha perso la bussola della crescita economica. Qual è la strada giusta da prendere? Sono alcuni anni che abbondano le formule più svariate per far ripartire il motore dell’economia italiana. Da un lato ci sono gli "emergenzialisti" che suggeriscono proposte straordinarie dalle magiche proprietà taumaturgiche: uscire dall’euro, abbattere il debito pubblico vendendo gli immobili, abbattere il debito con una patrimoniale, abbattere il debito rifiutandosi di ripagarne una parte.

Come se i problemi italiani non avessero una componente strutturale destinata a perdurare in assenza di un cambio di marcia profondo. Dall’altro ci sono i c.d. riformisti, che suggeriscono, non sempre in maniera convincente e a seconda delle sensibilità di ognuno, una modifica a: costo del lavoro, lotta all’evasione, dinamiche della produttività, peso della burocrazia, rigidità a licenziare o assumere, costo dell’energia. Come se i problemi italiani non avessero una componente legata all’andamento ciclico dell’economia europea e delle regole che questa si è data per gestirlo.

Ci si soffermi a studiare gli ultimi quindici anni che sono stati, quanto a performance economica del nostro paese, il peggior periodo dall’Unità d’Italia ad oggi. Siccome la crisi internazionale è arrivata solo a metà di questo quindicennio, è ovvio che questa si è sommata in maniera tragica a delle carenze tutte nostrane, figlie di una ritardata percezione dei cambiamenti globali in corso successivi a due eventi epocali: il crollo del muro di Berlino e l’avvio della marcia capitalistica cinese.

Riforme e sostegno ciclico all’economia sembrano dunque ambedue necessari per riavviare la crescita in Italia. Ma vi è un’altra dimensione fondamentale della strategia di ripresa che pare sfuggire ai più: la sequenza temporale di queste due esigenze. L’impianto istituzionale europeo è ormai indirizzato a condizionare eventuali sostegni all’economia alla adozione preventiva di "riforme" da parte dei singoli governi nazionali e spesso a politiche di conti pubblici sempre più in equilibrio. Così la BCE di Draghi condiziona gli aiuti da Francoforte a deficit pubblici sempre più bassi a forza di maggiori tasse e minori spese, mentre la Commissione europea fa intravedere un qualche margine di flessibilità, ma solo a "riforme ben avviate" e senza deviare da un processo di risanamento delle finanze pubbliche. E’ una sequenza che si è rivelata fallimentare: la politica monetaria della BCE con questo suo approccio non muta le aspettative cupe degli operatori economici (se io so che con una mano mi dai e con l’altra mi levi non sento certo sollievo) mentre la politica fiscale fa esattamente l’opposto di quanto si insegna al primo anno di università, levando risorse all’economia proprio quando sono più necessarie. Ingenerando in primis un clima di sfiducia, stagnazione, declino, le riforme non potranno mai avviarsi; proprio perché queste, per avere successo, hanno bisogno di un clima sereno e di risorse per compensare i perdenti.

E’ ovvio che il timing strategico del cambiamento in Europa debba essere rovesciato: prima si interviene a sostegno di chi soffre, riportando il sereno nei Paesi in difficoltà, e prima si rivelerà semplice e fruttuoso il cammino delle riforme. Al "whatever it takes" di Draghi, frase celebre per indicare che si farà tutto quanto il necessario per non affondare, deve ora seguire una nuova fase, quella del "wherever it aches", del sostegno dovunque ci sia sofferenza. Anche perché, lo sappiamo bene, il migliore credito, quello che viene sempre rimborsato, è quello che nasce da un gesto di solidarietà, che l’Europa purtroppo sembra non avere ancora fatto proprio nel suo DNA.

Per intervenire ovunque vi sia sofferenza c’è bisogno di rimuovere il tappo principale all’avvio di una fase di aiuto concreto alle economie in maggiore difficoltà come l’Italia. Se l’Europa si è dotata di un pilota automatico, chiamato Fiscal Compact, che indica senza se e senza ma il percorso di riduzione del debito pubblico a forza di maggiori tasse e minori spese (anche a casaccio e non chirurgiche, non mirandole ai veri sprechi) è evidente che nell’attuale turbolenza l’aereo europeo rischia di schiantarsi contro la montagna. A meno che non si ridiano le leve del comando al pilota. Il che significa permettere ad ogni Paese membro dell’area euro di adeguare la sua rotta tramite la moratoria a monte sulle riduzioni acritiche di debito e deficit che impone il Fiscal Compact.

Non è pensabile, sfida qualsiasi logica, che l’Italia in questa fase in cui rischia di generare il suo terzo anno di recessione consecutiva, si leghi le mani a colpi di manovre finanziarie che aumentano gli avanzi primari (tasse meno spese al netto degli interessi) dell’1% di PIL annuali (15-16 miliardi). E a nulla varranno le richieste di maggiore flessibilità invocate qui e lì: si parla al più di bruscolini, morfina al paziente che per sopravvivere sotto le macerie della crisi necessita di ossigeno.

Una volta ripreso il controllo dell’aereo, lo ripetiamo, avremo bisogna anche di un buon pilota: sarà quello il momento di avviare le riforme per riportare la società e l’economia italiana al centro del mondo globalizzato, come la precedente generazione ha fatto (sì, è possibile!) con orgoglio, entusiasmo e sacrifici comuni e condivisi all’uscita della seconda guerra mondiale.

Di fronte tuttavia al silenzio che circonda da anni questa ovvia prospettiva per salvare la costruzione europea, abbiamo deciso di non attendere più a lungo che Europa ed Italia sciogliessero la loro ambiguità fatta di ripetute e vuote rassicurazioni. Un gruppo di economisti e giuristi di estrazione culturale diversissima si è trovato unito all’interno di un Comitato Promotore, di cui ho l’onore di essere il responsabile, per una iniziativa referendaria volta ad abrogare delle parti di quella legge (la 243 del 2012) voluta dall’Europa e da Monti che importa il Fiscal Compact in Italia.

Siamo in questi giorni e fino alla fine di settembre in tutte le piazze d’Italia e nei Comuni a raccogliere le 500.000 firme sui 4 quesiti che i nostri costituzionalisti hanno individuato all’interno della legge come abrogabili perché chiedono addirittura maggiore austerità di quanta non ce ne richiede il Fiscal Compact (più informazioni su http://www.referendumstopausterita.it).

Siamo certi che riusciremo con la nostra iniziativa non solo a rimuovere l’eccesso di zelo montiano che ha voluto più austerità di quanta richiesta dall’Europa ma anche a avviare un dibattito in tutto il Paese e speriamo nel continente su quale tipo di politiche siano la più appropriate per rilanciare il sogno europeo. Nulla di meno è quanto riteniamo necessario.

http://www.wallstreetitalia.com/article ... mpact.aspx

..non sarebbe manco necessario lo stipendio di cottarelli.......[;)]


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