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MessaggioInviato: 20/02/2011, 13:21 
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[color=blue]Padovan, l'imprenditore che ha dichiarato guerra all'Italia
di Stefano Lorenzetto

"Il Veneto è tornato libero": in busta paga 100 euro ai dipendenti per l’errore di Calderoli Spalla e mano fracassate nei sit-in, 19 processi in 20 anni, mai interrogato dai magistrati

http://www.ilgiornale.it/interni/padovan_limprenditore_che_ha_dichiarato_guerra_allitalia/fabio_padovan-veneto_libero-otlav-santa_lucia_piave-treviso-tanko-serenissimi/20-02-2011/articolo-id=507293-page=7-comments=1

Pensi: toh, s’è conver­tito. Infat­ti sul tetto dello stabi­limento sventola il tricolore, anche se ac­canto, in posizione leggermente soprae­­levata, garrisce al vento il vessillo rosso e oro della Serenissima e svetta un capitello con sopra il Leone di San Marco. «La bandie­ra cambia a seconda della nazionalità del­l’ospite », ci tiene a chiarire Fabio Padovan, «e oggi l’ospite è lei,un italiano.Fosse arriva­to ieri, avrebbe trovato quella dell’Ecuador, perché c’era in visita una delegazione prove­niente dall’America Latina». No, non s’è convertito. Il titolare della Otlav (Officine tornerie lavorazioni articoli vari) resta in guerra con lo Stato, come da vent’anni a questa parte, e se fossi venuto qui, nella zona industriale di Santa Lucia di Piave (Treviso), solo una settimana fa, ne avrei avuto una prova ancora più plastica: parcheggiato davanti alla fabbrica c’era il tanko usato dagli otto serenissimi per espu­gnare il campanile di San Marco il 9 maggio 1997, nel bicentenario dell’invasione napo­l­eonica che affossò l’ultramillenaria Repub­blica di Venezia.

Il leggendario mezzo blin­dato è stato il regalo per i 55 anni di Padovan, festeggiati con le maestranze e gli insorti. Il tanko è rimasto sul piazzale della fabbrica per quattro mesi, venerato come una reli­quia da una processione di pellegrini muniti di macchina fotografica. D’altronde l’im­prenditore è stato fra i più munifici sotto­scrittori che hanno partecipato alla colletta per riscattare il mezzo blindato sequestrato dall’autorità giudiziaria e ora restituito a Fla­vio Contin, El Vècio del commando: 6.674 euro. «All’asta hanno partecipato tre corda­te, una anche della polizia di Stato, che avrebbe voluto esporlo nel proprio museo come corpo del reato».

Quando c’è di mezzo la libertà del suo Ve­neto, il proprietario della Otlav non bada a spese. Da qualche giorno è particolarmente euforico per l’inedita situazione creata dal ministro della Semplificazione normativa, che nel suo furore iconoclasta ha rottamato senza volerlo un’appendice dell’Unità d’Ita­lia. Lo si desume dalla mail inviata al direttore amministrativo, Gio­vanni Tonon, e per co­noscenza a tutti i dipen­denti. Oggetto: «Inde­pendensa ». Testo: «Tut­ti sapete come la penso. Ora, per un errore del ministro Roberto Cal­deroli, è stato formal­mente abrogato il Re­gio decreto 3.300 del 4 novembre 1866, che sanciva la sottomissio­ne di Mantova e della Repubblica di Venezia al Regno d’Italia. An­ch­e questo doveva capi­tare nella mia vita. Il Ve­neto è indubbiamente e formalmente indipen­dente.

Adesso si dice che lo Stato italiano può far valere il diritto di usucapione nei con­fronti dei territori del Veneto. Mi sembra paz­zes­co che uno Stato usu­capisca un altro Stato, ma tant’è. Dopo averci dormito su bene, in as­soluta serenità d’ani­mo, ho deciso che vo­glio dare un piccolo se­gnale di questo evento, che per me è comun­que storico, per altri è una pistolinata. Desidero che resti il ricordo del “Giorno de l’Indepen­densa veneta” dalla fa­melica lupa italica. Quindi, Tonon, nella prossima busta paga inserisca un bonus di 100 euro. Grazie». Esborso a parte, ha festeg­giato l’indipendenza conquistata per errore anche con un carosello di auto che, partito da Conegliano, ha toccato Asolo, Treviso, Spresiano, Montebelluna, Pieve di Soligo.

Padovan, cinque figli, laureato in econo­mia e commercio, fondatore e presidente della Life (Liberi imprenditori federalisti eu­ropei), già deputato leghista in odore d’ere­sia, organizzatore delle ronde antifisco e di memorabili scontri con la Guardia di finan­za che gli hanno lasciato una lunga cicatrice sull’omero, prende tutto così: di petto. Né può essere diversamente, visto che nella vi­ta s’è fatto guidare sempre e solo dal cuore. Non dalle braccia: l’arto destro, deformato, è più corto del sinistro di qualche centime­tro e tenuto su da una vite in titanio da quan­do gli aprirono la spalla durante un sit-in di protesta. Non dai pugni: le forze dell’ordine gli fracassarono la mano sinistra con una manganellata. Non dai muscoli: già min­gherlino, perse 18 dei suoi 78 chili nelle tre settimane di sciopero della fame e della sete per far cacciare Anna Mazza, vedova del ca­morrista Gennaro Moccia, che era stata in­viata in soggiorno obbligato a Codognè, «e da allora il mio metabolismo è cambiato per sempre». O forse è cambiato anche perché, raccontano, per 12 anni s’è astenuto dal ci­bo il 20 d’ogni mese, un ex voto che pare ab­bia guarito dal cancro una persona cara.

Il cuore di Padovan pulsa in ogni angolo della sua avveniristica fabbrica, a comincia­re dal casolìn , lo spaccio interno dove a tur­n­o quattro operaie sovrintendono allo scam­bio di capi d’abbigliamento usati fra i dipen­denti e alla consegna della frutta biologica di stagione portata dai contadini di Breda di Piave, «perché questa è una grande fami­glia ». Sul portone ha fat­to incidere un versetto in latino dal Libro di Giobbe , «Vita hominis militia est», e una frase in italiano, «Hai una pos­sibilità », «questa è mia, per ricordare che tutti sbagliano e hanno dirit­to­a un’occasione di per­dono ».

I carrelli elevatori, grandi tre volte rispetto ai normali muletti, sono guidati da raggi laser, gi­rano per la fabbrica da soli, avanzano, indie­treggiano, svoltano, ca­ricano, scaricano, evita­no gli ostacoli, robot in­somma, che però reca­no dipinti sul muso no­mi e soprannomi di cri­stiani, «si chiamano Ri­no, Ciano, Venanzio e Artemio, erano i carrelli­sti che sono andati in pensione, Artemio pur­troppo è già morto, e i suoi tre compagni, quando hanno visto che li avevamo ricordati così, si sono messi a piangere come bambi­ni ».

Un altro robot posi­ziona i pezzi, «un paias­so dentro ’na gabia za­la », ride Padovan, «Hic est Bagonghi» avverte un cartello,su calco del­l’ «Hic sunt leones» del­l’antica Roma e dal no­me di un celebre clown, un pagliaccio dentro una gabbia gialla che però costa 600.000 eu­ro. «L’80% dei macchinari è progettato da noi,sforniamo una media di 12 brevettil’an­no, un lustro ci ho messo ad automatizzare lo stabilimento per non soccombere sotto i colpi della concorrenza cinese». Già che c’era, l’ha dotato di aria condizionata per non far sudare gli operai e ha indicato sui muri quella che dev’essere per tutti la meta, 1,618, il “phi” simbolo della divina perfezio­ne, il rapporto costante della sequenza di Fi­bonacci che si rintraccia nelle sculture di Fi­dia, nell’ Uomo vitruviano di Leonardo da Vinci, nelle fughe di Bach, nelle piramidi, nelle proporzioni del corpo umano. La Otlav produce ogni anno 55 milioni di cerniere per serramenti, esporta in 58 Paesi, fattura 22 milioni, ha 172 dipendenti. Fu fon­data da Angelo Padovan, che oggi dà il nome alla strada in cui ha sede. Era il padre dell’at­tuale titolare. Anche se morì nel lontano 1990, l’operaio Roberto Gandin, che lavora qui da 35 anni, tiene ancora appeso al tornio il santino che fu stampato per il trigesimo. E si torna sempre lì, al cuore.

Nel pavimento in plexiglas di un balconcino in stile venezia­no, dal quale i visitatori si affacciano per ve­dere l’interno della fabbrica («da viçin l’è meio de no, i me copia i machinari»), è impri­gionata l’eredità del defunto: una moneta da 100 lire, una da 50, una da 10 e una da 5, in tutto 165 lire, «quello che aveva in tasca quando fu colto da un ictus». Disseminati intorno agli spiccioli, i campioni delle cer­niere di varie fogge prodotte dal 1956 a oggi, 1,5 miliardi di pezzi, «nel mondo oltre 700 milioni di porte girano sui nostri cardini». Siccome Fabio Padovan è stato chierichet­to fino all’età di 19 anni, sulla porta del bal­concino ha voluto la riproduzione del Padre Eterno dipinto nel 1505 dal veneziano Gio­vanni Bellini. Ma non è che una delle 56 serigra­fie a grandezza natura­le che ornano gli ingres­si di tutti gli uffici, copie fedeli di altrettanti di­pinti di Tintoretto, Tie­polo, Tiziano, Verone­se, Mantegna, Carpac­cio, Palma il Giovane, Cima da Conegliano e altri maestri della pittu­ra veneta. Sulla porta del suo ufficio campeg­gi­a un’altra opera di Bel­lini, il ritratto del doge Leonardo Loredan, che nel 1508 difese Venezia dalla crociata di Papa Giulio II e sconfisse la Lega di Cambrai.

Sul­l’uscita di sicurezza fi­gura Lo sposalizio del mare di Canaletto, con tanto di maniglione an­tipanico che taglia a me­tà la facciata del Palaz­zo Ducale. Soltanto su una porta, quella degli uffici amministrativi, compare una foto: ri­trae Luigia Padoin, det­ta Gina, all’età di 16 an­ni, «la nostra più vec­chia operaia, oggi ne ha 81». Ed ecco che la por­ta si apre e compare pro­prio lei in carne e ossa. Sua madre. Sta ancora qui tutti i giorni, fino al­le 6 di sera, a occuparsi di contabilità e fornito­ri. E non appena sulle labbra del figlio affiora l’antico sogno,«independensa»,parte il rim­brotto: «Tasi! Te si italian. Vergògnete!».


Sembra un museo, più che un’azienda.
«Pensi che per stampare i dipinti sulle porte ho dovuto pagare i diritti al Louvre, alla Na­tional Gallery, al Puskin di Mosca, al Naro­dowe di Varsavia. Solo i musei di Venezia mi hanno negato l’autorizzazione, rinuncian­do a incassare le royalty».

L’incudine all’ingresso che cosa rappre­senta?
«È del 1700, proviene dall’Arsenale di Vene­zia, che varava 40 navi al mese e fu il primo esempio al mondo di lavorazione a catena, con 500 anni d’anticipo su Henry Ford e sul fordismo. Nel 1574, durante la visita di Enri­co III di Francia, una galea fu costruita da zero e messa in acqua in un solo giorno per convincere il sovrano a ordinare una flotta».

Complimenti per il pavimento di mar­mo nella hall.
«Copia perfetta di quello della Marciana, la più bella biblioteca del mondo. La Serenissi­ma stampava i libri degli eretici d’ogni ri­sma, perché il patriarca era nominato dal do­ge e qui l’Inquisizione non ha mai attecchi­to. C’è anche un museo all’esterno che riper­corre la vita dell’universo dal Big bang fino al 1866, la vergogna italiana. Lei cammina e impara. I passi lungo le aiuole della preisto­ria equivalgono a 200 milioni di anni, quelli nella storia a 100 anni».

Che farà il 17marzo per il 150#730;dell’Unità d’Italia?
(Telefona al direttore amministrativo: «To­non, cossa sucede el 17 de marso? Ah, go ca­pìo... Vedarèmo») . «Mi prenderò un giorno di festa. Ma contro ’sta specie de unità».

Lei non si sente italiano?
«No. Mi sentivo, cavoli. Ho fatto il carabinie­re a Cuneo e a Pordenone. La vista del trico­lore mi dava i palpiti. La patria per me era un ide­ale. A Trieste, dove ho frequentato l’universi­tà, andavo con la ban­diera sotto le finestre del sindaco a protestare contro il Trattato di Osi­mo che svendeva l’ulti­ma parte dell’Istria alla Jugoslavia. “Manlio Ce­covini / servo dei titini”, gridavo».

Ma da carabiniere ha giurato fedeltà all’Ita­lia.
«All’onestà. Quel giura­mento s’è infranto quando ho visto scorre­re in televisione le im­magini del generale Car­lo Alberto Dalla Chiesa e della moglie Emanue­la Setti Carraro trucida­ti dalla mafia a Paler­mo. Ritengo lo Stato re­sponsabile della loro morte. Ho un ricordo ni­tido del generale Dalla Chiesa che ci parla a Udine, noi schierati in caserma alle 4 del matti­no, lui che ci sprona, ci infonde fiducia, pro­nuncia un discorso ter­so come una giornata di primavera, uno di quei discorsi che ti schiudo­no l’orizzonte. Quella sera, vedendo il telegior­nale, il mio orizzonte s’è chiuso per sempre».

Che Italia vorrebbe?
«Federalista. Da veneto voglio decidere il futuro mio e dei miei figli senza dover chiedere a Roma».

Che cos’aveva in mente, quando nel 1994 fondò la Life? «Proprio questo. Avevo creato il kit del mis­sionario, andavo in giro a catechizzare i miei colleghi, 2.000 iscritti in breve tempo, una sede perfino a Conversano, provincia di Ba­ri. In caso d’ispezione da parte di un qualsia­si organo dello Stato, ci avvisavamo l’un l’al­tro e 15 di noi accorrevamo in veste di assi­stenti fiscali del certificato».

Che significa?

«Testimoni muti.Non c’è niente che inquie­ti i­burocrati più dell’essere sotto osservazio­ne. Qualche errore lo commettono sempre. Così eravamo noi a fare il verbale a loro. Chiedevamo nome, cognome, grado e li de­nunciavamo alla stessa autorità da cui di­pendevano. Siamo arrivati al punto che le Fiamme gialle si astenevano dalle verifiche per paura».

Pazzesco.

«Poi un giorno ci schierammo in difesa di un piccolo laboratorio artigianale a Torre di Mo­sto, nel Veneziano, un padre che produceva sapone con i figli. Arrivarono i finanzieri con i mitra e il colonnello ordinò: “Spazzatemi via questa marmaglia!”. Mi toccò denuncia­re il ministro delle Finanze, Vincenzo Visco. Cominciò la persecuzione, 19 processi, accu­se da ergastolo: associazione sovversiva con finalità di terrorismo, istigazione a disobbe­dire le leggi, associazione a delinquere, apo­logia direato.Ma non m’interessavanulla di quello che lo Stato italiano faceva contro di me. Per me non esisteva più, era morto. Per mia madre no, poveretta, per lei esisteva an­cora: perquisizioni in casa alle 6 del mattino, con i carabinieri in cerca di armi. Ed esisteva ancora anche per mio fratello Massimo, che non c’entrava nulla, ma fu tirato in ballo in­giustamente. Be’, ci crede? Sono stato inter­rogato dai magistrati una sola volta. E ho avu­to un’unica condanna, per diffamazione a mezzo stampa. Ma allora che cosa dovrei di­re io dei servizi usciti sul Gazzettino ? A com­mento di una mia presa di posizione, il gior­nalista scrisse: “Sentiamo adesso l’opinione di industriali veri”. Veri, capisce? Io ero la scimmia. I miei colleghi politicamente cor­retti avrebbero voluto rieducarmi».

Fu accusato di tramare contro lo Stato mediante la creazione della «Polisia na­thionale veneta».
«Un’altra invenzione dei giornali. Non c’en­travo niente. Semmai sono stati i poteri dello Stato a tramare contro di me. Volevano persi­no incolparmi del suicidio di un militante le­ghista di Bocca di Strada. La moglie, una bi­della, fu portata in un ufficio della Guardia di finanza. Le fecero pressioni psicologiche af­finché firmasse una dichiarazione in cui af­fermava d’aver sentito il marito accusarmi d’averlo minacciato,in quanto si sarebbe ac­corto che io avevo rubato i soldi dalla cassa della Lega ed ero andato in Jugoslavia a com­prare le armi necessarie per la rivoluzione. S’immagina che fineavreifatto rinchiuso al­l’Ucciardone di Palermo? Ma quella piccola donna, sola, impaurita, resistette eroica­mente e si rifiutò di mandarmi in galera».

E tutto questo lei come l’ha saputo?
«Anche nella burocrazia italica vi sono per­sone d’integrità adamantina, intelligenti, che tengono in piedi la baracca,schifate dal­l’andazzo generale. Impiegati dell’Agenzia delle entrate, funzionari dell’Inps, finanzie­ri. Solo che non sanno a chi riversare le loro angustie. Hanno deciso di fidarsi di un tizio che prende botte da tutti. E così sono venuto in possesso dei dossier confezionati su di me dai servizi segreti. Li ho affidati a un con­tadino, che li ha sepolti nella cantina dove tiene appesi i salami. A futura memoria».

Suggestivo. Ma un po’ vago.
«Un giorno mi telefona un maresciallo delle Fiamme gialle: “Sono originario di Frosino­ne, mio padre mi ha educato all’onestà. Do­vrei parlarle”. Si chiama Oscar D’Agostino. Ha avuto il coraggio di ribellarsi. Abbiamo dovuto nominarlo presidente onorario del­la Life ed eleggerlo consigliere comunale a Santa Lucia di Piave per non farlo trasferire da Treviso a Massa Carrara, per sottrarlo al­le grinfie dei suoi superiori, fra cui quel co­lonnello Mauro Petrassi, comandante del nucleo di polizia tributaria del Veneto, arre­stato, condannato e degradato per corruzio­ne, che a Lugano aveva un conto bancario da 4 milioni di euro. In un rapporto dei servi­zi segreti si legge che fra me e D’Agostino erano “sorti addirittura legami di amicizia personale”. Pensi, hanno inventato anche il reato di amicizia! E infatti oggi il maresciallo D’Agostino mi chiama fratello. Perché in guerra si diventa fratelli, sa?».

Il padre di un vostro iscritto, Lino Beden­do, 68 anni, commerciante di Rovigo, morì dopo un’atroce agonia:aveva bevu­to acido solforico mentre le Fiamme gial­le gli stavano sequestrando la contabili­tà degli ultimi tre anni. Ha senso suicidar­si per le tasse?
«Un umile riparatore di biciclette, un uomo libero. Andarono con i mitra a ribaltargli i cassetti della camera, cercavano i registri fra le mutande e le canottiere. Ho sempre detto e scritto che quando le leggi sono incom­prensibili, inapplicabili e irrispettabili, sei costretto a difenderti, perché nel marasma fioriscono la concussione e la corruzione. Bedendo disse al figlio: “Paga l’Ici e manda via i briganti”. Il tenente della Finanza lo schernì: “Lei mi sembra agitato”, e ordinò ai suoi uomini: “Accompagnatelo a prendere un po’ d’aria”.L’artigiano replicò: “Mi porta­te fuori da casa mia? Guardi che se lei gratta la calcina di questi muri, vedrà sgorgare il mio sangue”. Poi scrisse su un foglio: “Sono libero”. Consegnò il biglietto all’ufficiale e, sotto i suoi occhi, bevve il bicchiere di vele­no. I parenti mi telefonarono disperati, par­tii subito per Rovigo. Dall’auto telefonai a Re­nato Farina, che lavorava al Giornale . Unuo­mo sta morendo di fisco, gli dissi. E ci tro­vammo a recitargli insieme un’Ave Maria».

Terribile.
«Ho assorbito il dolore del mondo. Le ho sempre prese. Date, mai. Sa quanti samurai veneti ho visto morire? Una ventina nel solo 2010. Famiglie pulite, persone buone, perbe­ne, che tiravano la vita con i denti, che non avevano lo yacht ormeggiato a Portofino. Chiedevano solo di poter lavorare in un Pae­se dove ci siano regole certe da rispettare. Era gente che voleva vivere al riparo della legge e non arrivare a sera col terrore d’aver­la violata senza nemmeno saperlo».

E invece?
«Appena apri una partita Iva sei già fuorileg­ge. Io vorrei che mi fosse concesso per un giorno di controllare se all’Agenzia delle en­trate tengono i registri in ordine, se rispetta­no tutte le virgole come prescritto dalle loro regole. E poi uno Stato non può sottrarre il 70% del reddito d’impresa. Ma lei lo sa che hanno inventato persino le tasse sulle perdi­te? Con l’Irap, introdotta da Visco, paghi il 200%, anche il 300%, perché sei tassato sul monte salari e sugli interessi passivi. Quindi se assumi personale o se fai investimenti ri­correndo a prestiti in banca, sei penalizzato. La Otlav versa 4-5 milioni l’anno di tasse. Nel 2009, a causa della crisi economica, per la prima volta ha avuto una perdita di 45.000 euro, sulla quale ho dovuto pagare al fisco 250.000 euro».

Giorgio Panto, prima di morire precipi­tando nella laguna di Venezia col suo eli­cottero, lasciò polemicamente la presi­denza della Life sostenendo che molti di voi non volevano semplicemente pagar­le, le tasse.
«Abbiamo sempre fatto obiezione fiscale, ma alla luce del sole. Di­cevo agli iscritti: è inuti­le che lavoriate in nero, perché così avallate il si­stema, fate esattamen­te quello che lo Stato si aspetta che facciate. Noi invece dobbiamo batterci affinché la tas­sazione sia portata a un livello accettabile. E poi chi evade sia sbattuto in galera».

E quale sarebbe un li­vello accettabile?
«Il 35%. È una media eu­ropea, e fra le più alte».

Gian Antonio Stella ha scritto sul Corrie­re della Sera : «Fabio Padovan, il fondato­re della Life, ammet­te: “Certo che il Nor­dest va forte anche perché evade. E allo­ra?”».
«Ma evadere rispetto a quale legge? Europea? Francese? Tedesca? Au­striaca? Se io pagassi il 50% di tasse, anziché il 70%, in Austria sarei con­siderato un benefatto­re. Apra una partita Iva e cominci a confrontarsi con costi e ricavi, poi ne riparliamo. Lo saprà Stella che Romano Pro­di riuscì nell’impresa d’inventarsi una legge con effetto retroattivo che rende indetraibili i costi per l’acquisto dei terreni su cui ti costrui­sci la fabbrica? Per cui io mi sono trovato a pagare una montagna di tasse per questo nuovo stabilimento che avrei potuto benissi­mo aprire in Romania. Comunque l’anno scorso ho avuto una verifica fiscale e alla fine i funzionari delle imposte ci hanno definito un’azienda modello. Si sono complimentati per come teniamo la contabilità e mi hanno persino lasciato una dedica sul registro degli ospiti».

Nei due anni in cui è stato deputato della Lega non poteva metterci una pezza?
«Appena arrivato a Roma, stavo negli uffici della Lega fino alle 2 di notte a preparare emendamenti. Ci credevo. Pensavo di poter cambiare qualcosa. Finché un giorno non è andata in discussione a Montecitorio la leg­ge per il finanziamento della Regione Sicilia­na. Eravamo 90 in aula. Passò con 150 voti a favore e 30 contrari. Il doppio dei presenti. I deputati degli altri partiti s’erano messi d’ac­cordo: venivano in aula una settimana cia­scuno, a rotazione, e votavano chi per due, chi per tre, chi per quattro. Io, fesso, scattai le foto dell’emiciclo semivuoto. Il presidente della Camera, che allora era un certo Giorgio Napolitano, mi richiamò all’ordine strepi­tando: “Onorevole collega! Onorevole colle­ga lassù con la macchina fotografica!”. Feci scivolare la fotocamera nella borsetta della mia vicina di banco, Irene Pi­vetti, mentre i commes­si si fiondavano come falchi verso il seggio per sequestrarmela. Ecco, lì ho capito che non è una democrazia. È solo la recita della democra­zia. Dissi a Roberto Ma­roni: “Mi dimetto”. Al­l’ultima riunione di par­tito, Umberto Bossi mi prese le mani fra le sue: “Sparerai contro di me. Tu non puoi fare politi­ca, perché sei un ideali­sta”. Però anni dopo, quando ho avviato con 300 volontari della Life l’autoriduzione fiscale e ci siamo messi per qualche tempo a versa­re le imposte secondo la media europea, pur con­sapevoli che poi lo Stato ci avrebbe tartassati ap­plicando il 5% di interes­si e le sanzioni, il Sena­tùr venne qui in Otlav a chiedermi: “Facciamo queste cose insieme”».

Oggi per chi vota?
«Ho votato un paio di volte per Silvio Berlu­sconi quando era sotto attacco dei magistrati».

Allora mi sa che le toccherà votarlo per tutta la vita.
«Quando c’era, votavo per il Psdi. Una volta ho votato per l’Ulivo, ma solo perché volevo che gli italiani provasse­ro i comunisti, e infatti li hanno provati e si sono pentiti subito. L’ultima volta sono tor­nato alla Lega Nord».

Lei vagheggia un referendum per decide­re se il Veneto debba diventare uno Stato sovrano federato all’Italia. Un’utopia, non crede?
«Nel 2000, candidato alle regionali, persi la mia sfida proprio su questo punto, perché il mio avversario Giancarlo Galan proclama­va nei comizi: “Abbiamo già stanziato 4 mi­liardi di lire per indire il referendum sull’au­tonomia”. L’ha mai visto lei? Luca Zaia, il nuovo governatore, non poteva metterlo al primo punto nel suo programma elettorale? La volontà popolare no’ conta un casso,que­sta xe la verità».

Ma, scusi, ammettiamo che fosse stato in­d­etto il referendum e che gli indipenden­tisti avessero vinto. Un minuto dopo lei che faceva?
«Facevo scorta di panini e soppressa, anda­vo in Consiglio regionale, sprangavo le por­te, mettevo i materassi per terra e annuncia­vo: popolo veneto, da questo momento il nu­mero di conto corrente su cui versare le tasse è questo. Dopodiché negoziavo con Roma su quanto darle. Ma lo decidevo io se doveva essere l’1% o il 5%. Non è Roma che mi fa i trasfe­rimenti dei soldi miei. A quel punto venivano i carabinieri, buttavano giù le porte e ci portava­no in carcere. Ma intan­to c’era un popolo che aveva votato. Non esi­ste altra strada per usci­re da questo pantano. Bisogna che chi è eletto rischi la prigione, anzi vada in prigione».

S’è dimenticato che Roma garantisce si­curezza, sanità, istru­zione, trasporti, pre­videnza sociale?
«Bene, d’ora in poi non garantisce più nulla. Pa­ghiamo tutto noi. Pos­s­iamo provare ad ammi­nistrarci da soli? Se già mando avanti una fami­glia e un’azienda, maga­ri riesco a farcela. Nel frattempo non è ammis­sibile che in ospedale mi fissino una visita spe­cialistica d­opo otto me­si e che i miei figli a scuo­la debbano portarsi la carta igienica da casa, come succede adesso».

Mi par di capire che il federalismo ormai alle viste non la entu­siasmi.

«Per me non è niente. Magari mi sbagliassi! Non credo al federali­smo calato dall’alto. Ro­ma non ci darà mai nien­te. Dobbiamo prendercelo. Col prodotto in­terno lordo raggiunto dal Veneto, il giorno dopo l’indipendenza le buste paga aumente­rebbero del 30% e le pensioni anche di più. Qui non abbiamo il petrolio: solo le braccia e le teste. Ognuno dei miei operai sul posto di lavoro è un piccolo imprenditore, fa innova­zione continuamente, risolve, migliora, deci­de di saldare un ferro a T anziché a L, modifi­cando il processo produttivo. Questo è l’uni­co federalismo in cui credo».

Perché il Tar del Veneto ha respinto il suo ricorso per ottenere il porto d’armi?

«Perché sono “socialmente pericoloso”. Io, un ex carabiniere. Dopo l’assalto al campa­nile di San Marco vennero a ritirarmi la Smi­th & Wesson.Walter Veltroni,all’epoca mini­stro, mi aveva indicato come il maestro degli otto serenissimi. Il giorno dopo la sentenza del Tar avevo in azienda i banditi».

Fosse stato in possesso della sua calibro 38, l’avrebbe usata?

«Da deputato mi sono battuto per far depena­­lizzare, limitatamente alla casa propria, il rea­to di eccesso colposo di legittima difesa. Io ho il dovere, non il diritto, di difendere la mia abitazione da chi vi entra senza essere invita­to. Un uomo che si rispetti protegge la mo­glie, la prole, la mamma ottantenne. Una vol­ta che i delinquenti mi hanno legato, a che mi serve una pistola? La devo usare prima».

Sa dirmi di che cosa è fatto il miracolo veneto?
«Di tanto, tanto, tanto lavoro. Mio padre era operaio alla Zoppas, stava 12 ore al giorno in fabbrica, e poi di sera si metteva al suo tornio, che s’era comprato nel 1956 facendosi presta­re 400.000 lire dal suocero. Alle 4 di mattina partiva in Vespa, andava a consegnare il ma­teriale finito e poi tornava in stabilimento. L’ha fatto per dieci anni, sabati, domeniche, Natali, Pasque e Ferragosti compresi».

Ma chi glielo faceva fare?
«La sua famiglia era la più povera del paese: padre, madre, sei fratelli e due sole stanze. In terza elementare la maestra gli chiese: “Pa­dovan, perché ieri non sei venuto a scuola?”. Lui rispose: “Perché a casa non avevamo nul­la da mangiare”. Allora l’insegnante disse agli altri alunni: “Avete sentito, bambini? Do­mani portate tutti qualcosa ad Angelo”. Lui arrossì e giurò a se stesso: “Mai più!”. E a 8 anni andò a fare il guardiano delle vacche».

Come si batte la concorrenza cinese?

«Non servono dazi e barriere doganali. Sa­rebbe sufficiente far entrare in Europa solo i prodotti che rispettano le nostre norme sani­tarie. Ho fatto analizzare alcune cerniere dei miei competitori di Shanghai: contenevano cromo esavalente, una sostanza canceroge­na. Nel 2009 ho voluto andare in Cina a ren­dermi conto di persona. Paghe ferme da 10 anni. Sindacati di regime. Soldati armati a proteggere le cittadelle dei ricchi.Con l’euro a 1,50 sul dollaro avevano guadagnato in ot­to mesi il 22% di competitività. Non avevano la più pallida idea di che cosa fossero l’igie­ne, la tossicità degli elementi, le norme di sicurezza. Come la batti un’economia simi­le?».

Sia sincero: lei crede nella Padania?

«Non so dove sia, non so dove cominci. Sento di­re che dovrebbe include­re l’Umbria e le Marche. Ma poi: qual è la lingua della Padania? Si parla­no 19 lingue in Italia, ol­tre all’italiano. L’ufficia­le dei Nocs che arrestò i serenissimi, un meridio­nale, sentiva gli otto che urlavano: “No’ sparè!”, non sparate. “Coman­dante, sono greci”, avvi­sò via radio. Poi intimò loro: “Mani in alto!”. E i Contin: “Ghémo i cai ’nte ’e man”, abbiamo i calli nelle mani.L’ufficia­le allora si corresse: “No, comandante,sono tede­schi”. Come si fa a dire che l’Italia è unita?».

Sarebbe andato sul campanile di San Marco con gli otto?
«Bella domanda. Loro hanno messo in gioco tutto: la libertà, la repu­tazione, il posto di lavo­ro, gli affetti, la vita stes­sa. Sono eroi. Non so se avrei avuto lo stesso co­raggio».

Pensa che si arriverà alla secessione?

«No. Avevamo nel san­gue uno spirito indomi­to, quello che ci vide op­porci alla Lega di Cam­brai, cioè allo Stato pon­­tificio, al Sacro romano impero, ai regni di Francia, di Spagna, d’Inghilterra, di Scozia e d’Ungheria, ai ducati di Milano, di Firenze, di Ferrara e di Urbino, al marchesato di Man­tova, ai Cantoni svizzeri e all’impero ottoma­no. Il mondo intero coalizzato contro la Re­pubblica di Venezia. Ottomila contadini ve­neti, tutti volontari, caduti in sola battaglia. Poi siamo diventati serenissimi. Talmente serenissimi da addormentarci».

[/color]


Ultima modifica di rmnd il 20/02/2011, 13:23, modificato 1 volta in totale.


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Brava Blissenobiarella
W IL SUD.



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Cita:
bleffort ha scritto:

Brava Blissenobiarella
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[;)]


Mi piacciono questi commenti. Veramente, fanno crescere il forum.

Perche' brava? Cosa?

L'italia è stata cucita assieme, tra popoli che per decenni sono stati prima uniti, poi divisi, poi uniti in maniera diversa e ancora avanti divisi ed uniti.
Ma questa è storia, storia che abbiamo studiato alle ELEMENTARI.

Ma dove sta' la novita?

Io credo derivi dalla IDEOLOGIA Che alcune persone stanno portando avanti, ideologia ovviamente IGNORANTE e PRESSAPOCHISTA.

Io sono del nord e potri raccontarti di quante cose sono successe qui, del dominio austroungarico, della repubblica di venezia, delle ingiustizie sociali che ancora adesso ci sono nelle mie zone.
Ma il fatto è che qui ci facciamo i fatti nostri, tiriamo avanti con quel che abbiamo.

Quel che è vero bisogna anche dirlo. Se siamo arrivati fino a qui ci sara' una motivazione. No?
Beh, il motivo che il veneto è arrabbiato lo conosco.
Possibile che si produca 100 e ritorni il 20 e riusciamo ad avere sanita, pubblica burocrazia, imprese e altro che funzionano e qualcosa ancora avanza, mentre in sicilia si produce 100, riceve 180 e i conti sono ancora in rosso e le cose funzionano male?

Viva il sud, lo dico anche io. Ma il sud di una volta pero', quello prima dell'unificazione d'Italia, quello dove le cose funzionavano. E dico anche VIVA IL VENETO, ma quello vecchio, prima dell'unificazione d'Italia. Il grande veneto, quello che aveva 10 volte piu' cultura di adesso e piu spirito sociale e non razzista.

Ma con questo non voglio dire sono secessionista, dico solo che l'unita' d'ITALIA ha avuto tanti tanti problemi che nessuno HA MAI AFFRONTATO E RISOLTO.

Punto.
Inutile darsi tanto contro come succede qui, o in qualsiasi altro bar che io conosco.
Terrone e polentone. Ma suvvia... ma cerchiamo il meglio da quello che è restato... invece no. Siamo ancora qui a rivangare TUTTI oh che bello era il nord , oh che bello era il sud.

Cambiare tutti mentalita', invece, no?
No, perche' costa piu' fatica.



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MessaggioInviato: 22/02/2011, 14:48 
I piagnoni del Meridione
Postato il 21 febbraio 2011 da casarrubea
http://informarexresistere.fr/i-piagnon ... dione.html

1 I piagnoni del Meridione

Tra i numerosi eventi di quest’Italia che decade se ne registra uno di particolare significato. Si tratta di un nuovo falso meridionalismo. Secondo i suoi teorici, il Piemonte sarebbe stato come la “potenza” colonizzatrice dell’Italia. Potere barbarico e violento impostosi sull’intera penisola con stragi, processi sommari, e forme varie di conquista violenta del territorio. Una visione vecchia, vittimistica, fondata sul principio risarcitorio dei danni subiti in una guerra ingiusta e infame.

Alla sua base troviamo le prerogative della sacralità delle istituzioni secolari che avrebbero fatto di una conquista l’atto sacrilego a danno di una casta di intoccabili. Avevano da millenni sfruttato i lavoratori della terra, delle miniere, le donne, i bambini. Per secoli al primo posto nella sfera dei valori ci sono stati i loro profitti, le loro rendite. Il retaggio di questo asservimento è stato così duro da sradicare, che è durato fino ai nostri giorni. Ha creato un sistema di clientele e di corruzione entrato nel Dna dei gruppi dirigenti meridionali, sedimentando una storia antica.

Quando finalmente arrivò l’opportunità di liberarsi dall’oppressione borbonica fondata su una convivenza civile fatta di spie, sgherri e bande armate al servizio dei feudatari (ancora nel 1946 se ne contavano nella sola Sicilia ben 37), si accese una speranza nelle nuove generazioni, e in quella borghesia illuminata che più di tutti capiva la necessità e l’urgenza del cambiamento. In molti comuni del Mezzogiorno e della Sicilia, a Partinico, ad esempio, il 16 maggio 1860, i borboni fecero razzie inenarrabili. Entrarono nelle case, stuprarono le ragazze, scatenarono la vendetta degli abitanti del luogo. Sbagliata ma incontrollabile. A che cosa era dovuto l’odio atavico contro i borboni? Al fatto che avevano amministrato bene l’isola?

La verità delle cose è un’altra che forse i neomeridionalisti ignorano. Ci fu una guerra per l’Unità d’Italia e ci fu un processo di unificazione nazionale che oggi alcuni vorrebbero mettere in discussione. Ma una cosa è certa, senza l’Italia non ci sarebbero più remore al dominio assoluto della mafia in Sicilia, e delle altre mafie nel Mezzogiorno d’Italia. E francamente, dovendo scegliere tra uno Stato che, con tutti i suoi limiti esiste, e Matteo Messina Denaro o Bernardo Provenzano, preferisco lo Stato (GC)

*

di

Antonella Camalleri

Caro Giuseppe,

per quanto mi è possibile cerco di seguire il tuo lavoro che trovo sempre molto interessante per gli input che mi dà nel capire meglio la storia di questo Paese e apprezzo moltissimo la tua ricerca sempre riccamente documentata.
Vorrei chiederti un parere su ciò che vedo in giro nel web e non solo, riguardante la rivendicazione di un Sud invaso nel periodo risorgimentale. Sembra quasi un caso ma proprio quest’anno che ricorre il 150° ecco fiorire una serie di pubblicazioni, libri, video che smentiscono la retorica risorgimentale per denunciare le malefatte dei Savoia e di chi volle questa unificazione più per motivi economici e speculativi che altro….

Ti allego anche un video che sintetizza i malesseri di questo meridionalismo che imperversa. Uno di questi libri che viene preso come bibbia è Terroni di Pino Aprile.

Ora i miei studi storici non mi hanno permesso di approfondire quel periodo in quanto si sa che gli studi universitari a volte sono limitati rispetto agli argomenti che il professore della cattedra dell’Università in cui ti ritrovi vuole che vengano approfonditi. Io ho frequentato l’Università a Roma e non ho mai approfondito più di tanto la questione meridionale e il meridionalismo in particolare. Mi trovo con pochi elementi per giudicare senza cadere nella voglia di propaganda come a volte mi capita di vedere.

Io sono abituata a guardare ai documenti e approcciarmi scientificamente alla storia senza giudicare preventivamente nulla.

Io credo che parlare di Unità d’Italia fermandosi al 1860 sia un errore. L’Italia non era unita per niente e non considerare ciò che avvenne nel secolo successivo, le due guerre, il fascismo, e tutto ciò che successe dopo il 1943 con la guerra civile, la Resistenza partigiana e la promulgazione della Costituzione, sia davvero limitare la storia ad un semplice mezzo di propaganda!

Mi viene detto che ristabilire le verità è obbligo di una nazione che vuole crescere unita….

Sono d’accordo e sono convinta che ciò che scrive Pino Aprile sia ampiamente documentato, ma non posso pensare che si arrivi addirittura a rimpiangere la monarchia borbonica fatta passare per una monarchia oculata e lungimirante….

Anche se fosse era pur sempre una monarchia assoluta che non può essere paragonata in alcun modo ad una democrazia come quella italiana fondata sulla Costituzione. Che poi quest’ultima non sia mai stata fino in fondo applicata è vero, ma la sua applicazione e la sua difesa dovrebbero, a mio parere, essere le rivendicazioni del Sud!!!

Anche perchè sento persone del Sud parlare come il peggior Borghezio e non dimentichiamoci che le leghe del Sud sono state volute dalla mafia che intendeva farsi stato in una spartizione territoriale con le Lega nord che era vista di buon occhio in questo progetto!!!

Vorrei sapere il tuo parere e se credi che l’approccio a fatti, sia pur terribili del Risorgimento, siano o meno strumentali e come fare a ristabilire una verità che non venga usata per dividere ancora di più!!!

Grazie sempre e buon lavoro!!!

P.S. Ho letto l’interessantissimo articolo di Carlo Ruta sull’Unità d’Italia e la scoperta della mafia. Sono dell’avviso che se quel periodo storico porta con sè tanta retorica, è anche vero che in Sicilia il potere dei latifondisti era una realtà che non permetteva nessuno sviluppo! Io poi trovo nel libro “I Vicerè” di De Roberto molti spunti per capire come la politica e il potere in mano a pochi uomini potenti, siano sempre stati strettamente legati in questo Paese!
I piagnoni del Meridione
About casarrubea

Ricercatore storico. E’ impegnato da anni in studi archivistici riguardanti soprattutto i servizi segreti italiani e stranieri. Ha pubblicato i risultati delle sue indagini con le case editrici Sellerio e Flaccovio di Palermo, Franco Angeli e Bompiani di Milano.

http://casarrubea.wordpress.com/2011/02 ... meridione/



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MessaggioInviato: 22/02/2011, 15:24 
Kasimir, per rilanciare l'Italia, bisogna rilanciare il sud, per rilanciare il sud bisogna comprendere a fondo le ragioni della sua arretratezza sia dal punto di vista storico che da quello attuale, per capire queste ragioni bisogna demolire tutte quelle" false ragioni" addotte per i motivi più disparati nel corso degli anni da chi sulle disparità nord sud ci mangia e ci specula.

Quando tu dici " Possibile che si produca 100 e ritorni il 20 e riusciamo ad avere sanita, pubblica burocrazia, imprese e altro che funzionano e qualcosa ancora avanza, mentre in sicilia si produce 100, riceve 180 e i conti sono ancora in rosso e le cose funzionano male?" Ti poni una domanda legittima. LA risposta che dai però qual'è?

I motivi per cui le cose vanno così ci sono, e se non ci si accontenta di risposte PRESSAPOCHISTE sono facili da scoprire.

I soldi del sud non restano mai al sud. Il sistema bancario in primis favorisce un continuo travaso di fondi del risparmiatori italiani verso il nord.

Le banche del Sud, a dispetto delle diciture - Banco di Napoli, Banca della Campania, Banca di Sicilia - fanno parte di gruppi bancari nordici come il San Paolo di Torino, il Credito Emiliano, Friuladria,che investono sempre più nel nord usando per i loro affari anche i risparmi dei lavoratori meridionali.

Neanche il governo, a dispetto di quanto si dica, investe nel sud. Mentre il consumatore meridionale investe la maggior parte dei propri guadagni per l'acquisto di beni e prodotti del nord:


"Uno studio dell’economista Paolo Savona rivela che su 72 miliardi l’anno di spesa fatta dai cittadini del Sud, ben 63 sono di beni e servizi prodotti al Nord. Solo una parte dei restanti 9 miliardi resta poi nel Mezzogiorno, essendo compresa in essi anche la quota di spese estere. Si tratta evidentemente di una forte anomalia che produce un notevole depauperamento del Meridione, con conseguenze disastrose per l’economia e l’occupazione. Ma non solo, c’è poi la questione dell’emigrazione interna.

Secondo la Svimez, i giovani meridionali emigrati al Nord sono circa 147.000 l’anno. Considerato che un figlio, dalla nascita a 24 anni, costa circa 230.000 euro, si ha un trasferimento di risorse per l’emigrazione di 33,8 miliardi. I trasferimenti statali al Sud ammontano invece a 45 miliardi l’anno, di cui 30 vengono prodotti al Nord e 15 al Sud. In sintesi: dal Sud al Nord vengono trasferiti ogni anno, sotto forma di consumi ed emigrazione, 93,8 miliardi; dal Nord al Sud 30, con una differenza di 63,8 miliardi a favore del Nord. Si spiega così il forte divario economico tra le due aree del Paese e la tendenza all’allargamento della forbice.

Le cause del fenomeno, risiedono nella forte differenza di infrastrutture presenti nelle due aree geografiche (-60% al Sud) e in un certo tipo di politica che ha quasi sempre privilegiato gli interessi produttivi del Nord e clientelari del Sud.
Uno Stato normale interverrebbe in maniera massiccia e decisa per risolvere in via definitiva la questione, ricorrendo ad interventi straordinari che siano addizionali e non sostitutivi di quelli ordinari, come finora accaduto. La riforma federale che sta realizzando questo Governo a trazione leghista, sembra invece andare in direzione opposta rispetto a questa esigenza. Le Regioni con minore Pil saranno infatti ulteriormente penalizzate, visto il minor gettito fiscale."
http://www.terranews.it/news/2010/10/i- ... no-al-nord

Stendiamo un pietosi velo poi sullo scandalo relativo al mancato utilizzo dei FAS, la cui responsabilità è stata scaricata sulle regioni quando i FAS sono gestiti dal governo e richiedono la partecipazione di una quota privata.

Non parliamo nemmeno di come questi soldi destinati alle aree sottosviluppate siano stati usati per pagare le multe delle quote latte(http://www.ilvelino.it/articolo.php?Id=975865), di come i soldi per fare la Salerno-Avellino siano stati usati per Trieste-Lubiana (http://corrieredelmezzogiorno.corriere. ... 4674.shtml).

Se poi poi qualcuno volesse togliersi il dubbio basta andare a dare un'occhiata sul sito del ministero di Tremonti e confrontare la spesa dello Stato al Nord e al Sud . Secondo voi dove si spende di più? Sono poi così misteriose le ragioni del divario?

Inoltre per quanto le amministrazioni del sud si siano rivelate inefficienti, ricordo che le città più indebitate si trovano al Nord, che Torino e Milano svettano sopra le classifiche e che alcuni comuni meridionali si trovano invece nella fascia dei virtuosi.



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Caro Kasimir,ti faccio notare che attualmente i Nordisti anti Meridione li abbiamo al potere e continuano a lavorare per dividere l'Italia e (se è vero) con il consenso della maggioranza della gente del Nord,questo è un dato di fatto.
Come voi avevate la vostra Monarchia con i Savoia anche noi del Sud avevamo la nostra ed era molto avanzata rispetto alla vostra,la storia parla chiaro.
Ora si è arrivati al punto che il Sud vuol vedere i fatti,non vi è più la gente di una volta poco istruita e se i governi vorrebbero attuare politiche che ci penalizzano,noi ora, cè nè accorgiamo subito.
Il problema della Mafia non dovrebbe essere più un problema in futuro,in quanto questa nasceva e si ramificava con la povertà e l'ignoranza,al momento in cui questi due fattori dovrebbero venire meno,questa scomparirà,poi finquando l'Italia rimane Unita sempre nel rispetto verso il Sud ,io mi sentirò Italiano,altrimenti non gradisco cose pasticciate (almeno con il mio carattere) con scopi da parte del Nord di prenderci di nuovo per i fondelli.
Inutile che volete mettere pezze per riparare i torti che ci avete fatto scrivendo migliaia di pagine sui fatti visti dal vostro angolo di veduta,quello che scrivete convince solo a chi la Storia non l'ha studiato bene,anzi questo periodo l'avete cancellato dai libri di Storia.


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Cita:
bleffort ha scritto:

Caro Kasimir,ti faccio notare che attualmente i Nordisti anti Meridione li abbiamo al potere e continuano a lavorare per dividere l'Italia e (se è vero) con il consenso della maggioranza della gente del Nord,questo è un dato di fatto.
Come voi avevate la vostra Monarchia con i Savoia anche noi del Sud avevamo la nostra ed era molto avanzata rispetto alla vostra,la storia parla chiaro.
Ora si è arrivati al punto che il Sud vuol vedere i fatti,non vi è più la gente di una volta poco istruita e se i governi vorrebbero attuare politiche che ci penalizzano,noi ora, cè nè accorgiamo subito.
Il problema della Mafia non dovrebbe essere più un problema in futuro,in quanto questa nasceva e si ramificava con la povertà e l'ignoranza,al momento in cui questi due fattori dovrebbero venire meno,questa scomparirà,poi finquando l'Italia rimane Unita sempre nel rispetto verso il Sud ,io mi sentirò Italiano,altrimenti non gradisco cose pasticciate (almeno con il mio carattere) con scopi da parte del Nord di prenderci di nuovo per i fondelli.
Inutile che volete mettere pezze per riparare i torti che ci avete fatto scrivendo migliaia di pagine sui fatti visti dal vostro angolo di veduta,quello che scrivete convince solo a chi la Storia non l'ha studiato bene,anzi questo periodo l'avete cancellato dai libri di Storia.


Guarda, Bleffort, tutto quello che vuoi.
Ma io non sono piemontese, sono veneto. E il veneto è stato annesso come il meridione nei fatti susseguitosi al 1860. Ma è probabile che tu non lo sappia.

Tu continui a dire Nord Nord Nord, ma caro blefford e cara Bliss, probabilmente non avete capito che ci stanno prendendo TUTTI per i fondelli.... il problema è altro, ma voi siete cosi' meridionalisti (come i nord sono nordisti).
E c'e' altro, se non lo hai capito.
Noi del nord siamo tutti disuniti. Perche? Hai mai sentito parlare del veneto che ne ha le scatole piene dell'autonomia trentina e friulana?
Hai mai saputo che prima della famosa Unita' d'Italia, il trentino era manco contemplato nelle carte?
Ma a parte le cose storiche che mi semba strano non le sappiate, ditemi, ma al parlamento, non dovrebbero esserci le stesse rappresentanze per regione?

No dico, ma i vostri politici, come mai non hanno mai fatto nulla per migliorare le cose?
Se il sud vuol farsi vedere, deve cambiare la sua compagine politica, non lamentarsi del nord.
Con queste lamentele, non fate altro che fomentare le giustificazioni della lega.

Ragazzi, in questo post io sono d'accordo con voi, ma se mi spalate sopra m...a ancora, è logico che mi tocca incavolarmi.

I libri sono stati scritti da tutti, non da "noi". Perche' se è per quello, molti fatti di storia del nord, pagine molto tristi, sono state altrettanto CANCELLATE, ma di questo non si parla mai. E perche'?
Chiedetevelo...

(ps ho postato un interessante articolo qui sopra, ma mi sa che non lo avete minimamente visto....)



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MessaggioInviato: 22/02/2011, 16:54 
Caro Kasimir, forse io sono meridionalista, ma non è il campanilismo che mi fa intervenire in difesa del SUD. Quello che io non tollero è la menzogna, il potere che si rafforza e gioca il popolo attraverso la disinformazione più becera, il lassismo di chi per pigrizia intellettuale accetta la menzogna invece di combatterla. Per me è essenziale capire e per capire è fondamentale saper distinguere ciò che è vero da ciò che non lo è. Odio le incongruenze e quando tu o chi come te si interroga sul perchè al sud le cose vanno come vanno e si accontentano di trovare una risposta in quelli che sono luoghi comuni e tiritere che in realtà non spiegano nulla, per me siamo di fronte a tutta una serie di incongruenze che bisogna risanare affinché il mondo riacquisti un po' di logica e razionalità. L'alternativa è arrendersi all'evidenza di un mondo stupido. MA io ad un mondo stupido non sono disposta a credere e siamo a punto daccapo



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MessaggioInviato: 22/02/2011, 17:03 
Cita:
Blissenobiarella ha scritto:

Caro Kasimir, forse io sono meridionalista, ma non è il campanilismo che mi fa intervenire in difesa del SUD.


Gia'
ma fino a quando non capirete le ragioni allora del nord non andrete (e sottolineo, andrete sia nord che sud) mai d'accordo.

Per me le cose sono superabili, ma bisogna mettere da parte il passato. E sopratutto, Bliss, non sono sicuro abbiate letto quello che ho scritto, ovvero che sono d'accordo con voi.
Ma quel che mi sembra è che, come allo specchio, anche voi siete uguali ai leghisti.
NOI, questo esiste. non esiste un tutti. esiste un noi nord, noi sud noi qui noi li.

Io sinceramente credo che la storia sia stata ingiusta con molti popoli e in questa era di autocoscienza, ne stiamo pagando le conseguenze.
Noi tutti intendo. Anche chi vive in pace e se ne frega del nord e del sud.


Ultima modifica di Kasimir il 22/02/2011, 17:04, modificato 1 volta in totale.


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Io vado d'accordissimo sia con il nord che con il sud [:)]. SPIEGO IL SUD perchè e sulle menzogne relative alla questione meridionale che si fondano i partiti secessionisti. E le menzogne, il bluff è tutto giocato sulla falsa immagine del meridione. Kasimr, bisogna guardare in faccia la realtà anche quando la realtà ha una faccia che non ci piace [:p]. E' comodo pensare e far pensare che le cose al nord vanno meglio perchè al nord sono migliori, ma questa non è la verità. Dire questo non è la stessa cosa che sostenere che al sud sono tutti pigri criminali e piagnoni, o a te sembra che lo sia?



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Voglio puntualizzare una cosa Kasimir,il discorso delle Autonomie va letto secondo me in un'ottica diversa di come la interpreti tu.
Per come è formata l'Italia con le nostre diversità di culture,non dovrebbe essere abolita del tutto,o magari bisogna nel domani fare i modo che le leggi emanate si potessero applicare con piccole distinzioni tra una regione e l'altra,questo per fare in modo che ogni singola comunità regionale abbia "cucito" l'abito sulla sua conformazione economica,le sue tradizioni e cosa molto importante per il suo clima.
Sembra niente ma è proprio questo che farebbe stare bene e in armonia la gente.


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Cita:
bleffort ha scritto:

Caro Kasimir,ti faccio notare che attualmente i Nordisti anti Meridione li abbiamo al potere e continuano a lavorare per dividere l'Italia e (se è vero) con il consenso della maggioranza della gente del Nord,questo è un dato di fatto.
Come voi avevate la vostra Monarchia con i Savoia anche noi del Sud avevamo la nostra ed era molto avanzata rispetto alla vostra,la storia parla chiaro.
Ora si è arrivati al punto che il Sud vuol vedere i fatti,non vi è più la gente di una volta poco istruita e se i governi vorrebbero attuare politiche che ci penalizzano,noi ora, cè nè accorgiamo subito.
Il problema della Mafia non dovrebbe essere più un problema in futuro,in quanto questa nasceva e si ramificava con la povertà e l'ignoranza,al momento in cui questi due fattori dovrebbero venire meno,questa scomparirà,poi finquando l'Italia rimane Unita sempre nel rispetto verso il Sud ,io mi sentirò Italiano,altrimenti non gradisco cose pasticciate (almeno con il mio carattere) con scopi da parte del Nord di prenderci di nuovo per i fondelli.
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Con tutti i discorsi che abbiamo fatto, continui con questi stereotipi del nord razzista ecc........



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MessaggioInviato: 22/02/2011, 19:12 
Lasciamo perdere quello che è stato, non serve a risolvere la questione.
Il sud ha problemi e il nord è stato spremuto con la falsa promessa che i soldi sarebbero serviti allo sviluppo del meridione.

Che si fà?
Ogni fazione ha le sue buone ragioni per essere incacchiata e i problemi si risolvono solo quando la società civile ha il potere di decidere per se stessa e per i luoghi che le competono.
Anch' io rimpiango storicamente il Lombardo- Veneto, ma adesso siamo nel 2011 e volenti o nolenti siamo italiani.
Si parla spesso dei costi del federalismo come deterrente per gli indecisi, ma signori miei, qualsiasi riforma di quella portata ha dei costi, nessuno ha mai pensato che fosse gratis e che fosse attuabile immediatamente. Le rivoluzioni, che siano politiche o sociali hanno dei costi. Al nord abbiamo voglia di cambiamenti seri e nel limite del possibile condivisi, ma di pecoroni è pieno il mondo e basta raccontar loro che il federalismo e brutto e cattivo per farli scappare.
Ho sempre affermato che l' errore della Lega è stato quello di voler costruire un testo condiviso da tutti, doveva andare dritta per la sua strada e portare come progetto quello di Miglio.[;)]



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MessaggioInviato: 22/02/2011, 19:24 
No non lasciamo perdere il passato. bisogna sempre ricordare la storia. Non si può capire il presente senza il passato. Se il passato non fosse importante perchè prendersi la briga di alterarlo?

Se le cose vanno in un certo modo c'è una ragione, una causa e la causa "conoscibile" si trova sempre nel passato rispetto all'effetto. Le ragioni per cui al sud le cose non vanno, si dipanano lungo l'arco di una storia. Questa storia ci dice cosa è l'Italia e ci da la possibilità di capire come e cosa cambiare per renderla migliore.

Il federalismo potrebbe essere un ottima cosa. Ma quello che oggi passa per essere federalismo non lo è. E chi a chi crede che lo sia consiglio di studiare un po' di politica e di storia Italiana ed estera.

Una volta che le cose si conoscono, che si capisce quali sono i problemi da dove nascono e come si sono evoluti, è facile capire cosa fare. Farlo può ovviamente essere più complicato, ma ce la si fa.



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« Non dubitate che un piccolo gruppo di cittadini coscienti e risoluti non possa cambiare il mondo. In fondo è cosi che è sempre andata »
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