Comunque prima che venga posta la parola fine a questa pantomima elettorale ne deve ancora passare di acqua sotto i ponti:
A cosa ciò porterà è ancora tutto da vedere e dipenderà anche da quello che succederà nelle prossime settimane.
Gli scenari possibiliPurtroppo, davanti a questo tipo di evento le istituzioni americane non sono preparate né precise.
Va infatti ricordato che la certificazione dei nomi dei grandi elettori sarà effettuata da ogni Stato entro l’8 Dicembre e non sta scritto da nessuna parte che il Congresso e i Governatori locali debbano necessariamente assegnare la vittoria a chi, in un primo momento, sia apparso come il vincitore.
Nel caso, infatti, di contestazioni, è possibile che l’esito delle contestazioni non si risolva entro la data prevista. Un nome, tuttavia, deve essere comunicato entro l’8 Dicembre e non si può escludere che il Congresso ed il Governatore decidano di attribuire l’incarico all’uno anziché all’altro dei concorrenti.
La situazione peggiore si verificherebbe qualora il Congresso ed il Governatore, magari appartenenti a due diversi partiti, ritengano di voler comunicare due nomi differenti.
Non finisce qui:
il 14 Dicembre si riunirà il Collegio Elettorale composto dai “grandi elettori” che dovrà formalmente eleggere il futuro Presidente.
Cosa succederà se per uno stesso Stato si presenteranno sia gli elettori di Biden sia gli elettori di Trump?
Tutti i nomi verrebbero inviati al Congresso Federale ove, il 6 Gennaio, si prenderà atto della presenza e della volontà dei “grandi elettori”.
Se, anche allora, qualche Stato sarà presente con candidati contrapposti dovrebbe entrare in funzione una legge, la Electoral Count Act del 1887, con il compito di dirimere la vertenza.
Purtroppo sembra che anche su questa legge esistano diverse interpretazioni ed è possibile che il conflitto non riesca a trovare una soluzione.
Cosa prevede la Costituzione statunitenseA questo punto, i costituzionalisti americani hanno opinioni diverse su cosa debba succedere ma sembrerebbe che la maggioranza di loro ritenga che a decidere tra i contendenti debba essere il Vice Presidente ancora in carica in quanto, istituzionalmente, anche Presidente del Senato.
In altre parole, la decisione su chi accettare come “grande elettore” spetterebbe a Mike Pence, il vice di Trump.
Il vecchio mandato presidenziale scade solamente il 20 Gennaio e, fino a quel momento, i poteri del Presidente in carica rimangono inalterati.
Qualora a quella data tutta la questione non fosse ancora stata risolta e sia Trump che Biden decidessero di confermarsi come Presidente eletto, nessuno sa prevedere come se ne possa uscire pacificamente.
Da tutto quanto sopra è evidente che la situazione può diventare molto pericolosa per il futuro del sistema democratico statunitense.
Fino ad ora, Trump sembra essere fortemente intenzionato a contestare l’esito del voto favorevole a Biden e quindi a esperire tutte le possibilità di contestazione che la legge consente. Per poterlo fare fino in fondo, però, ha bisogno di avere con sé un partito repubblicano compatto che non intenda perdere la Presidenza.
Al contrario, e soprattutto visto che i Repubblicani hanno confermato la loro maggioranza al Senato (l’organo che negli Stati Uniti è in grado di condizionare maggiormente le decisioni presidenziali), non si può escludere che il Partito Repubblicano si divida al suo interno sul da farsi e ciò indebolirebbe, fino a vanificarli, i tentativi di Trump.
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