purtroppo le violenze non risparmiano nemmeno paesi molto poveri come la costa d'avorio,la sete di potere fa sprofondare il paese verso una guerra civile
ULTIMISSIME Costa d'Avorio/ Scontri sanguinosi, esodo civiliSabato, 26 Febbraio 2011 - 20:56
È in preda al caos gran parte della Costa D'Avorio, con decine di migliaia di civili in fuga dai combattimenti sempre più sanguinosi che - in una settimana - da Abidjan hanno ormai raggiunto la capitale politica Yamoussoukro, il nord del Paese e gran parte delle regioni centrali. Le rivolte che stanno sconvolgendo il NordAfrica hanno distolto l'attenzione internazionale dalla crisi ivoriana, apertasi lo scorso 27 novembre con le elezioni vinte da Alassane Ouattara, sfidante del presidente uscente Laurent Gbagbo che, però, non ha mai accettato la sconfitta. Con il risultato che da allora la Costa D'Avorio ha due presidenti e due governi e, mentre la mediazione internazionale tentava strade che si sono rivelate impraticabili, la contrapposizione tra le opposte fazioni si sono radicalizzate. Fino a sfociare, da una settimana a questa parte, in guerra aperta che ha riportato a combattere anche ex miliziani ed ex ribelli che avevano deposto le armi nel 2002. Anche stasera, al termine di una giornata definita dai residenti «di fuoco e di sangue», si spara con armi pesanti ad Abidjan, soprattutto nel quartiere settentrionale di Abobo, favorevole a Ouattara, l'uomo nuovo riconosciuto presidente dalla comunità internazionale. «Ci sono corpi abbandonati nelle strade - ha raccontato un fuggiasco - donne e bambini stanno cercando di scappare con ogni mezzo ... Il quartiere si sta svuotando». Secondo l'Onu, i profughi che hanno lasciato o stanno cercando di lasciare il Paese per la Liberia sono migliaia e già 45.000 sono ammassati oltre la frontiera, nel Paese confinate. Tra le milizie pesantemente armate tornate a combattere è poco chiara la composizione della principale formazione ribelle, le Forze Nuove (FN), che hanno scelto il campo di Ouattara ma neanche loro sembrano risparmiare la popolazione civile. Sempre secondo l'Onu solo negli ultimi sette giorni negli scontri sono morti più di 300 combattenti. Intanto la mediazione dei quattro presidenti di Mauritania (Mohamed Ould Abdel Aziz), Sudafrica (Jacob Zuma), Ciad (Idriss Debry Itno) e Tanzania (Jakaya Kikwete) resta in campo. Ma secondo gli osservatori ha ben scarse possibilità di impedire che la situazione degeneri ulteriormente.
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