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Re: Progetto Europa

18/03/2015, 19:24

Quella è la sua "attività": congratularsi con i vari ... eletti. [:295]

Re: Progetto Europa

18/03/2015, 19:31

PRENDERE SOLDI AI PENSIONATI GRECI E DARLI ALLA GAZPROM
Postato il 14/03/2015 di cdcnet

Europa pFONTE: RUSSIA-INSIDER-COM

I pensionati greci stanno pagando il FMI, che sta pagando Kiev, che sta pagando la Gazprom, che sta pagando Putin
A tutti quei Greci che si stiano chiedendo perché il loro governo stia saccheggiando le loro pensioni, per fare pagamenti regolari al FMI, ecco la risposta:
• Il comitato che controlla il FMI ha siglato un programma di prestito in 4 anni da 17,5 miliardi di dollari a favore dell’Ucraina
• Il capo del FMI Lagarde sostiene che l’Ucraina ha iniziato a discutere con i detentori del suo debito pubblico per intavolare un programma di rientro a medio-termine
• Lagarde dice che il programma ucraino è ambizioso, comporta dei rischi, ma dice che ci sono “discrete possibilità di successo” • Lagarde dice che l’Ucraina mostra forte propensione alle riforme

Detto ciò, ci sono dei rischi, ad esempio una guerra civile:

• Lagarde sostiene che il conflitto nell’Ucraina dell’Est mette a repentaglio i prestiti
Ma va bene, dato che:

• Lagarde dice che il cessate il fuoco di Minsk per ora sta tenendo.

Stranamente, non è ciò che gli USA hanno detto ieri ed oggi, quando hanno usato l’interruzione del cessate il fuoco come pretesto per inviare carri armati in Lituania e veicoli corazzati e droni in Ucraina.

Detto ciò, questa è una grande notizia per la Gazprom, alla quale sono stati assicurati i pagamenti per il gas da parte dell’Ucraina per gli anni a venire. L’unica domanda da porsi è quanto ci vorrà al governo fantoccio a drenare fondi in svariate società illegali e fondi offshore prima che il FMI debba fare un passo in dietro come con la Grecia per un bailout numero due.

Come promemoria, ecco cosa ha detto il FMI un mese fa quando il bailout da 17,5 miliardi di dollari è stato proposto per la prima volta:

Miss Christine Lagarde, Direttore del FMI, ha rilasciato la seguente dichiarazione oggi a Bruxelles, Belgio:

“Sono lieta di annunciare che il team del FMI che sta lavorando a Kiev ha raggiunto un accordo di base con il governo ucraino per un nuovo programma di riforme economiche che sarà supportato da un finanziamento di 17,5 miliardi di dollari dal FMI, oltre ad altre risorse da parte della comunità internazionale. Intendo raccomandare questo programma al comitato esecutivo del FMI. Questo nuovo accordo quadriennale supporterà immediatamente una stabilizzazione dell’economia ucraina, insieme ad una serie di sostanziose riforme che puntino a riportare una crescita a medio termine e a migliorare gli standard di vita per la popolazione ucraina.

È un programma ambizioso, un programma impegnativo e non è senza rischi, ma è al contempo un programma realistico e una sua implementazione efficace – dopo la valutazione e ratifica del comitato esecutivo – può rappresentare una svolta per l’Ucraina.

Ci sono svariate ragioni per le quali potrebbe avere successo:

In primis la provata volontà a riformare.

Negli scorsi anni, nonostante un ambiente complicato, le autorità ucraine hanno mostrato chiaramente la loro volontà a fare riforme in molti settori fondamentali. Hanno mantenuto una forte disciplina fiscale (un deficit del 4,6% del PIL nel 2014, contro un obiettivo del 5,8%), hanno adottato un regime di cambio flessibile e hanno significativamente aumentato il prezzo delle forniture domestiche di gas al 56% del prezzo di importazione e quello del riscaldamento a circa il 40% del prezzo di importazione nel 2014. In aggiunta, per la prima volta da molti anni a questa parte, hanno iniziato a rafforzare il sistema anticorruzione e la rete antiriciclaggio.

Secondo, le azioni dirette continueranno

Il governo è concentrato su azioni dirette in questo nuovo programma – tra cui ulteriori aumenti alle tariffe energetiche, ristrutturazione bancaria, riforma delle aziende statali e cambi nella legislazione per migliorare la lotta alla corruzione e riformare la giustizia. Questo programma necessiterà una forte determinazione delle autorità a riformare l’economia. Per supportare il cambiamento, specialmente per le classi più povere, verranno intraprese misure per rafforzare e targettizzare meglio la rete di sicurezza sociale.

Terzo, più forte supporto esterno

Il cambio nel programma di supporto del FMI (dallo Stand-by Arrangement all’ External Fund Facility) porterà più fondi, più tempo, più flessibilità e migliori condizioni finanziarie per sostenere il processo di riforme in Ucraina. Queste risorse del FMI saranno integrate da altri finanziamenti bilaterali e multilaterali. Inoltre, come già annunciato dal governo ucraino, è intenzione intavolare trattative con i detentori del debito estero per ottenere una sostenibilità a medio termine. Considerando tutte queste fonti messe assieme, si otterrà un pacchetto totale di finanziamenti stimato in circa 40 miliardi di dollari per i prossimi 4 anni.

In breve, questo nuovo programma offre una grande opportunità all’Ucraina di guardare avanti con la sua economia in questo momento critico della storia nazionale. Benché questo programma sia strutturato e forte, è comunque soggetto a rischi. Il rischio più grande, ovviamente, è legato agli sviluppi geopolitici che potrebbero avere conseguenze il mercato e la fiducia degli investitori. Per questa ragione, il programma è basato su fondamenti macroeconomici conservativi che mitighino ancor di più l’impatto del conflitto nella zona orientale.

Ovviamente la risoluzione del conflitto, fondamentale per la popolazione, rafforzerebbe e velocizzerebbe il processo di stabilizzazione economica e crescita”

Ricapitolando: I pensionati greci stanno pagando il FMI, che sta pagando Kiev, che sta pagando la Gazprom, che sta pagando Putin

Fonte: http://russia-insider.com/
Link: http://russia-insider.com/en/2015/03/12/4381
12.03.2015

http://www.comedonchisciotte.net/module ... e&sid=3964

Re: Progetto Europa

20/03/2015, 18:06

Effetto Grecia vince sul QE. Da lancio bazooka rischio bond Italia e Spagna in rialzo

Come si evince dal grafico, l'aumento è stato di 15-20 punti base. Chi ha guadagnato da mossa Draghi? La Germania.
Il crollo dei tassi sui Bund tedeschi e il balzo dei rendimenti dei bond greci.


ROMA (WSI) - I timori sul futuro della Grecia vincono sugli effetti del QE, il programma di acquisto di titoli di stato dell'Eurozona annunciato dalla Bce lo scorso 22 gennaio, e partito ufficialmente il 9 marzo.

Da allora, tuttavia, nel braccio di ferro tra la Bce (tesa a migliorare la fiducia dei mercati) e tra le preoccupazioni sull'effetto domino della crisi greca, hanno "vinto" queste ultime.

In particolare, il rischio legato ai bond italiani e spagnoli è balzano di 15-20 punti base dall'avvio del QE. La Borsa di Atene è in calo -15%. Bene invece l'azionario tedesco, +3,1%.

L'effetto QE si vede ancora in Germania, sui titoli di stato, visto che i rendimenti dei Bund a 10 anni collassanno al minimo record dello 0,17%, a fronte di tassi omologhi greci che schizzano ai valori massimi della crisi.

Chi sta beneficiando maggiormente del QE? Sembra proprio la Germania. Proprio quella che, tramite i continui rimproveri del presidente della Bundesbank Jens Weidmann al numero uno della Bce Mario Draghi, non ha fatto altro che strepitare prima, mentre e sicuramente anche dopo il programma straordinario di acquisto di titoli di stato. (Lna)


http://www.wallstreetitalia.com/article ... ialzo.aspx

,,,ma guarda caso chi ci ha guadagnato sono sempre i soliti,di certo se non fosse cosi stato draghi sarebbe stato bloccato.. [:292]

Re: Progetto Europa

07/04/2015, 19:01

La Bce: non ci sarà più lavoro nemmeno in caso di ripresa

Vedete, parlo semplice. Ci sono i grandi capi, quelli che, come Mario Draghi o Jean-Claude Juncker, appaiono in pubblico e davanti alla stampa. Loro sorridono, e come canta l’immensa canzone di Povia “Chi comanda il mondo” vi dicono che tutto va bene, c’è la ripresa. Voi ragazzi, qui in Italia disoccupati al 44%, in Spagna oltre il 55% ecc, sperate. Poi ci sono i tecnici che lavorano nell’ombra degli uffici dei grandi capi, quegli scienziati economici ragionieri dei numeri VERITA’, che scrivono per i loro grandi capi la VERITA’. Eccola: “March 2015 Ecb Staff Macroeconomics Projections for the Euro Area”. Tradotto è: marzo 2015, proiezioni macroeconomiche del personale della Bce per la zona euro. E cosa ci dicono i tecnici che sanno la VERITA’ nelle ombre della dittatura dell’Eurozona? Che Draghi non risolverà un accidenti di nulla con tutti i suoi trucchi MONETARI (T-Ltro, Abs, Omt, Qe), perché l’ECONOMIA REALE non ne beneficia (lo diceva anche Barnard).

E soprattutto che anche alla fine di tutti i trucchi di Draghi e della cosiddetta ripresa di cui parlano i giornalisti puzzoni delle Tv e quotidiani, attenti… La disoccupazione in Eurozona RIMARRA’ QUASI IDENTICA A OGGI, cioè RISOLTO NULLA, ZERO, per noi gente, famiglie, aziende. ZERO, NULLA. Questo ci dice “March 2015 Ecb Staff Macroeconomics Projections for the Euro Area”. Ma peggio. Il documento interno ha portato il “Financial Times” a scrivere: «La crisi dell’Eurozona è stata così devastante che ha PERMANENTEMENTE DISTRUTTO la capacità delle sue economie di creare lavoro, persino quando ci sarà ripresa». Agghiacciante. Questa è la verità del vostro futuro, ragazzi.

E poi la beffa finale. Prima della crisi, INTERAMENTE DOVUTA all’avvento dell’euro come moneta non sovrana per nessuno (con moneta sovrana come il dollaro si rimedia, infatti gliUsa della crisihanno oggi il 5,5% di disoccupazione, non il 12-14% nostro), ci dice il documento della Bce, «le disoccupazioni erano più o meno simili in tutti i maggiori paesi d’Europa». No, ma l’euro è un successone, suvvia. Lo dice Ezio Mauro di La (vomito) Repubblica, non date retta ai tecnici della Bce. De Benedetti ne sa di più. Poveri voi ragazzi. Vi voglio bene.

(Paolo Barnard, “Dietro i loro sorrisi si cela il vostro funerale, ragazzi: la ripresa vista dal vero potere”, dal blog di Barnard del 28 marzo 2015).

http://www.stampalibera.com/index.php?a=29281

Re: Progetto Europa

07/04/2015, 20:51

Eurodeputato spagnolo nella stanza segreta del TTIP: "Mi hanno tolto carta e penna. Trattato come un criminale"

Cecilia Malmström, commissaria Ue al commercio, ha un solo obiettivo in questo “mandato” Juncker: la conclusione del famigerato accordo di libero commercio con gli Stati Uniti, il TTIP, che la Commissione, nel nome di tutti i popoli europei, negozia segretamente con Washington.

L'anno scorso, Cecilia Malmström ha annunciato a sorpresa che ciascuno dei 751 eurodeputati avrebbe potuto accedere alla reading room, la stanza di sei metri quadri in cui si trovano i documenti classificati del TTIP. “Per maggiore trasparenza”, aveva detto.

Ebbene martedì scorso, riporta eldiario.es, l'euro-deputato Ernest Urtasun, iscritto al Gruppo dei Verdi, ha fatto accesso alla famosa reading room. “L'esperienza è stata molto negativa”, ha dichiarato. “Mi hanno tolto la penna, mi hanno tolto la carta dove avrei potuto scrivere e mi hanno rimosso il telefono. Si firma un documento riservato di 14 pagine, il tempo massimo è di due ore e durante quel periodo c'è un funzionario che controlla in modo permanente".

Meno di 150 eurodeputati hanno finora fatto accesso alla reading room. “Tutte le condizioni a cui ci sottopongono sono contrarie al parlamentarismo e alla democrazia”, denuncia Urtasun. Prima di lui anche Lola Sánchez di Podemos aveva sottolineato la mancanza di trasparenza della procedura. “Siamo parlamentari eletti per rappresentare e informare i cittadini. E per una questione così fondamentale come un trattato internazionale, ci trattano come criminali o spie”.

Il rappresentante di ICV - Iniciativa per Catalunya Verds – a Bruxelles deplora in particolare il fatto che il “carattere tecnico di alcuni testi tutti in inglese rende ancora più complessa la questione. Io non sono esperto in telcomunicazioni e ho bisogno di alcuni assistenti esperti per interpretare i documenti. E chiaramente ho bisogno di più ore”.

Ma il peggio non sono le condizioni di accesso, ma quello che c'è dentro. "Quando i documenti ufficiali selezionati devono essere ordinati in anticipo, ci si rende conto che tutto ciò che è possibile vedere è ciò che è già stato pubblicato", ha detto l'eurodeputato catalano sempre a El Diario.

Ma sono solo nella reading room i documenti legati al TTIP? "Niente affatto", conclude il politico spagnolo. "Sappiamo da varie fonti che ci sono documenti consolidati definitivi, che illustrano la parte europea e gli Stati Uniti già raggiunta. Su quelli non abbiamo accesso. Vorrei anche affermare che i documenti memorizzati nella sala di lettura per ogni individuo che vuole leggere sono già declassificati”. Urtasun ha poi denunciato come la semplice esistenza di quella stanza viola gli stessi regolamenti comunitari. "Il Trattato di Lisbona è molto chiaro nel sottolineare che, in tutto ciò che riguarda gli accordi internazionali, i deputati dovrebbero essere pienamente informati".

Per quella che molti in Italia considerano ancora un simbolo di democrazia, riprendendo le parole della Malmstrom, è un simbolo di trasparenza il solo fatto che alcuni rappresentanti dei popoli accedano senza penna, carta, telefono (e trattati come spie o criminali) per due ore a visionare la parte non importante e già declassificata dei documenti del TTIP. Tutto questo è l'Unione Europea di oggi, ma state tranquilli Repubblica, Corriere e gli altri giornali italiani stanno preparando la versione "ufficiale" dei fatti, quella a cui crederete ed, alla fine, accetterete anche quest'ultima imposizione, che rappresenterà la fine di tutti i diritti sociali conquistati dal dopoguerra ad oggi. Ma questo non ve lo diranno...

http://www.lantidiplomatico.it/dettnews ... 2&pg=11158

Re: Progetto Europa

24/04/2015, 17:45

Il Quarto Reich dell’Euro e dell’Unione Europea. Verso una nuova festa della Liberazione

Gli industriali della Germania Nazista sono i veri padri fondatori del mercato unico europeo e dell’Euro

1944. La Germania è a un passo dalla sconfitta definitiva nella seconda guerra mondiale. Gli alleati avanzano sul fronte occidentale e l’Armata Rossa continua la sua marcia verso il fronte orientale.

L’obbiettivo militare dei nazisti è proteggere a tutti i costi la linea Siegfried, in uno strenuo tentativo di difendere le posizioni che giorno dopo giorno vengono perdute sotto i colpi della crescente pressione delle forze alleate che avanzano.

La guerra è perduta, anche se molti non hanno il coraggio di dirlo apertamente per timore di essere accusati di alto tradimento. Il colonnello dell’Esercito, Von Stauffenberg , ne era pienamente consapevole, e insieme ad alti ufficiali della Wermacht ordì la camarilla che avrebbe dovuto uccidere Hitler e che avrebbe permesso al nuovo governo di firmare una pace separata con gli alleati. Il colonnello è la stessa persona che piazzò l’ordigno esplosivo che avrebbe dovuto uccidere Hitler, ma quel giorno la fortuna era con il Fuhrer, e la detonazione non risultò fatale. Molti uomini nei ranghi militari e nelle elite industriali sapevano che non c’era scampo, e già pensavano a come limitare l’impatto dell’inevitabile sconfitta.

L’incontro al Mason Rouge Hotel

Come era dunque possibile costruire un nuovo progetto di dominio dell’Europa da parte della Germania post-bellica? E’ il quesito che si posero gli industriali tedeschi che si riunirono il 10 agosto 1944 a Strasburgo, nel Mason Rouge Hotel in una cornice di segretezza nella quale si possono fare le ammissioni più franche, ben lontane dai trionfalismi della propaganda nazista.

Un agente dei servizi segreti francesi stilò un rapporto di quell’incontro nel quale si descrivono i piani degli industriali tedeschi per soggiogare l’Europa uscita dalla seconda guerra mondiale. A presiedere l’incontro fu il Dr. Heich, luogotenente generale delle SS e direttore della Hermandorff & Schonburg , mentre tra gli invitati era presente il gotha dell’industria tedesca come il Dottor Kaspar, rappresentante della Krupp, Ellenmayer and Kardos, rappresentanti della Volkswagen, i Dr. Kopp, Vier e Beerwanger in rappresentanza della Rheinmetall, e il Dr. Sinderen, in veste di rappresentante della Messerschmitt.

Scheid dichiarò che la guerra era perduta e propose di gettare fin da subito le basi per costruire il futuro dominio della Germania sull’Europa. Il primo passo da fare fu il trasferimento dell’apparato industriale tedesco presente in Francia verso la Germania. Il problema principale era rappresentato in quel momento dalla difesa della linea Siegfried e occorreva quindi trasferire immediatamente i materiali industriali in Germania.

La Germania post-bellica avrebbe dovuto lanciarsi in una campagna di guerra commerciale nei confronti degli altri paesi europei, una volta che la guerra sul piano militare era fallita. Il timore di molti industriali e banchieri tedeschi era di rivivere nuovamente l’incubo dell’iperinflazione dopo la prima guerra mondiale, che compromise la crescita dell’economia tedesca, fortemente provata anche dalle ingenti riparazioni di guerra nei confronti delle potenze vincitrici.

La nuova Germania avrebbe dovuto avere una moneta stabile e una bassa inflazione, le condizioni essenziali che le avrebbero poi permesso di lanciare la sua guerra commerciale, puntando sulla crescita imponente delle proprie esportazioni. Ogni grande industriale quindi avrebbe dovuto cercare delle alleanze nella discrezione più totale con importanti società straniere, così da ottenere quei finanziamenti necessari per costruire la crescita tedesca del dopoguerra.

L’esempio più lampante dell’interconnessione con imprese straniere, viene dalle indicazioni fornite dal Dr. Scheid che cita in proposito i brevetti per la produzione dell’acciaio posseduti rispettivamente dalla Chemical Foundation Inc. assieme alla Krupp e le partnership tra le grandi corporation americane come la U.S. Steel Corporation, la Carnegie Illinois, la American Steel and Wire che avevano un accordo di cooperazione con la Krupp, senza trascurare il fatto che la Zeiss Company e la Leisa Company erano state particolarmente efficienti nella protezione degli interessi tedeschi all’estero. Il Dr. Scheid diede agli industriali presenti alla riunione gli indirizzi delle sedi di New York delle imprese tedesche.

Il nuovo impero tedesco: il mercato unico europeo

Dopo l’incontro tra il Dr. Scheid e gli industriali, ne seguì un altro più ristretto tra il ministro degli Armamenti Bosse e i soli rappresentati della Krupp, della Hecho e della Rochling. Il ministro informò i presenti che la guerra era perduta e che gli industriali avrebbero dovuto fondare una strategia commerciale alimentata esclusivamente dalla propulsione delle esportazioni tedesche.

Il nuovo Reich non doveva essere più militare, ma economico e commerciale. Il rigido divieto di esportazione dei capitali che il regime nazista aveva imposto fino a quel momento cadde, quando il governo decise di favorire il flusso dei capitali verso paesi stranieri e finanzia le imprese tedesche all’estero che in questo modo beneficarono di una riserva di liquidità dopo la fine del conflitto, senza la quale sarebbe stato impossibile ricostruire l’impero tedesco.

Se dunque la sconfitta del regime nazista apparve inevitabile, ecco che i suoi protagonisti erano pronti a modificare i loro piani di dominio per adattarli alle nuove contingenze. L’impero economico pan-europeo nacque sotto l’egida delle tre grandi industrie tedesche della BMW, della Volkswagen e della Siemens, sotto la guida di Alfred Krupp e Friedrich Flick. Secondo lo storico Michael Pinto-Duschinsky “per molte figure industriali vicine al regime nazista, l'Europa è diventata una copertura per perseguire gli interessi nazionali tedeschi dopo la sconfitta di Hitler.

La continuità dell'economia della Germania e le economie europee del dopoguerra in Europa è impressionante. Alcune delle figure di spicco dell'economia nazista sono divenute i principali artefici dell'Unione europea”. Il banchiere tedesco Abs che partecipa al consiglio di amministrazione della Deutsche Bank, faceva anche parte del consiglio di amministrazione della I.G. Farben, la compagnia che produceva il gas Zyklon B usato nei campi di concentramento nazisti. Lo stesso Abs nel 1946 diviene membro della Lega Economica per la Cooperazione Economica, un gruppo di pressione che è il precursore del mercato unico europeo. L’analogia tra le politiche naziste e le successive politiche che hanno poi fondato i pilastri dell’Unione Europea sono impressionanti e lo storico Rodney Atkinson nel suo libro “ Europe’s full circle” ne cita alcuni esempi:

1.Europaische Wirtshaftsgemeinschaft
2.Comunità Economica Europea
3.Europabank
4.Banca Centrale Europea
5.Accordi di liberalizzazione commerciale
6.Mercato Unico Europeo

Abs nel dopoguerra divenne uno degli artefici principali della rinascita della Germania, e gli venne affidato l’incarico di gestire i fondi del Piano Marshall che vennero affidati alle industrie tedesche.

Le fondamenta della ripresa tedesca erano solide e Abs nel 1949 venne chiamato ad affiancare il Cancelliere della Germania Occidentale Konrad Adenauer nel ruolo di consigliere economico.

Il timore di un’iperinflazione come quella del primo dopoguerra fu scongiurato, l’economia tedesca era stabile e il DeutscheMark introdotto nel 1948 ebbe un ruolo primario nella crescita economica del dopoguerra.

Nonostante i sei anni di guerra, gli asset a disposizione dell’industria tedesca sono superiori a quelli del 1936, grazie anche al business degli armamenti. Una volta assicurata la stabilità monetaria e la crescita economica, restava da sciogliere il nodo del dominio economico e commerciale sul resto dell’Europa.

Ludwig Ehrard, consigliere economico di Adenauer e futuro cancelliere tedesco si pose la questione e scrisse un manoscritto nel quale elaborava la fase di transizione economica del dopoguerra tedesco, mentre esprimeva gli stessi timori di instabilità monetaria che furono poi messi da parte grazie al decisivo intervento della potenza occupante americana, che rafforza la stabilità del Marco tedesco. La risposta alla domanda di Ehrard era il sovranazionalismo.

Occorreva costruire delle entità sovranazionali che avocassero a sé i poteri dei singoli stati, per poter così rafforzare la supremazia tedesca sugli altri paesi europei. Nel 1951 nacque così la CECA, Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, dietro alla quale c’era la regia di Francia e Germania. Sorse in questo modo il primo nucleo di entità sovranazionale che sottrasse potere agli stati nazionali e questo fu il primo dei passaggi necessari per erodere successivamente i poteri degli stati.

L’amnistia sui crimini degli industriali tedeschi

Il mercato unico europeo non poteva nascere però senza che prima venissero perdonati i crimini di guerra agli industriali nazisti. Nel 1957, John J. McCloy, Alto Commissario per la Germania, promulgò l'amnistia per gli industriali accusati di crimini di guerra. Alfred Krupp e Friedrich Flick, che possedeva una quota del 40 per cento in Daimler-Benz, furono rilasciati dal carcere dopo aver scontato appena tre anni. Le industrie di Flick e Krupp si servivano del lavoro degli schiavi nei campo di concentramento che spesso morivano tra indicibili stenti, per poter alimentare la produzione delle industrie tedesche. La schiavitù fu la fonte della ricchezza delle industrie naziste.

I passi per la successive cessioni di sovranità sono dunque pronti e nel 1957 con il Trattato di Roma nasce la CEE (Comunità Economica Europea) che istituisce il mercato unico europeo. L’area di libero scambio fu il principio della liberalizzazione dei mercati che si realizzò negli anni successivi. Il Trattato prevede anche l’istituzione della Commissione Europea, organismo di governo sovranazionale europeo e del Parlamento Europeo.

I poteri della Commissione Europa all’epoca non erano pari a quelli attuali, ma lo diventeranno in seguito con il Trattato di Maastricht del 1992 che attribuirono alla Commissione il ruolo di dominus sovranazionale. Uno dei primi a proporre la creazione di questo tipo di entità sovranazionali europee fu Walther Funk, ministro per gli affari economici della Germania Nazista, che nel suo libro “La Comunità Europea” evidenziò la necessità di costruire una “Unione Centrale Europea” e una “Area Economica Europea” che si sarebbe realizzata attraverso un’unione di cambi fissi; il futuro SME del 1979 al quale aderì anche l’Italia, pagandone le conseguenze negli anni successivi.

Funk sosteneva che “nessuna nazione in Europa può raggiungere da sola il più alto livello di libertà economica che sia compatibile con tutte le esigenze sociali. La formazione di grandi aree economiche segue una legge naturale di sviluppo. Gli accordi tra gli stati in Europa determineranno il controllo delle forze economiche in generale e ci deve essere dunque una disponibilità a subordinare i propri interessi in alcuni casi, a quelli della Comunità Europea.” Funk non era il solo tra i nazisti a credere al progetto di unificazione europea. Joseph Goebbels, il famigerato Ministro della Propaganda, credeva necessaria “l’unificazione su larga scala dell’economia europea” e arrivò a sostenere che “ nell’arco di 50 anni i popoli non avrebbero più pensato in termini di singoli paesi”.

Lo SME, l’Euro e Maastricht

Le radici del mercato unico europeo e delle successive cessioni di sovranità, sono dunque il frutto del concepimento di un sistema che trae le sue origini da progetti nazisti di dominio sull’Europa ed è amaro constatare che i piani nazisti sono oggi diventati realtà. L’unica maniera per poter soggiogare le nazioni europee, dopo il fallito tentativo militare, era quello di spogliarle dei loro poteri economici e limitarne la competitività sui mercati.

Il mercato unico ingloba e divora i singoli paesi, costretti a sottostare a dei parametri monetari come quelli dello SME, disegnati per permettere all’economia tedesca di essere più competitiva. Il Trattato di Maastricht del 1992 concepisce la moneta unica per alimentare il dominio dell’economia tedesca sugli stati europei e soffocare le politiche sociali degli stati nazionali.

L’Unione Europea e la moneta unica sono l’emanazione di politiche naziste espressione del totalitarismo più subdolo. Un totalitarismo che non appartiene più al singolo stato nazione, ma che si riconosce nella governance sovranazionale europea che sanziona i singoli stati che non obbediscono al suo sistema normativo e li costringe a praticare politiche di austerity.

La seconda metà del XX secolo ha testimoniato i vari passaggi della cessione di sovranità fino ad arrivare agli ultimi anni, nei quali il dominio delle esportazioni tedesche è stato possibile solamente grazie all’adozione della moneta unica che ha annullato il bonus di competitività delle monete nazionali. I documenti dimostrano come la moneta unica e l’Unione Europea siano l’emanazione diretta del pensiero nazista ed è un fatto da tenere a mente, anche in occasione del settantesimo anniversario della Liberazione che cade oggi.

http://www.lantidiplomatico.it/dettnews ... 2&pg=11392

Re: Progetto Europa

24/04/2015, 19:06

... siamo a posto...

Re: Progetto Europa

26/04/2015, 14:35

Alberto Bagnai: smantelliamo l’euro prima che l’euro smantelli noi

Guarda su youtube.com



Il nostro modo di festeggiare il 25 aprile: la soddisfazione di trascrivere nella nostra lingua il discorso di Bagnai, che portando il punto di vista italiano parla di democrazia al Parlamento europeo, citando Tacito e il deserto dell’euro. Il pericolo è grave, le incongruenze della moneta unica possono resistere solo se la democrazia è repressa e le decisioni politiche sono sottratte al controllo popolare. Ma a niente servirebbe aumentare i poteri del Parlamento euoropeo, perché manca il demos, l’elettorato europeo, la cui identità si esprime a livello nazionale.


Traduzione:


Brüssel 22.4.15

Grazie prof. Starbatty per avermi invitato in questa bellissima sala.

Venti minuti sono sufficienti perché il prof. Starbatty ha già spiegato la situazione perfettamente.

Quello che vorrei portare alla vostra attenzione è che come cittadino italiano ho un punto di vista speciale su quello che sta avvenendo, per due ragioni: la prima ragione è che l’Italia stessa è senza molto successo un’unione monetaria da almeno un secolo e mezzo, quindi sappiamo cosa succede quando regioni diverse condividono la stessa moneta. La seconda ragione per la quale la prospettiva italiana sulla crisi dell’euro può essere interessante è che i nostri politici, a differenza dei politici degli altri paesi membri, ci hanno detto esattamente quale era il fine, il fine politico, dell’unione monetaria.

Vi dirò alcune cose al riguardo, sull’insostenibilità dell’euro, e cercherò anche di capire con il vostro aiuto quale possa essere una strategia d’uscita.

Sappiamo che per tenere insieme i pezzi di questa unione monetaria disfunzionale, per tenere sotto la stessa moneta dei paesi che sono troppo diversi, ci sono fondamentalmente due meccanismi, quella che chiamiamo la mobilità dei fattori: il primo è quello che gli economisti chiamano mobilità del lavoro, e consiste fondamentalmente nella migrazione dal Sud al Nord, e il secondo meccanismo è quello che gli economisti chiamano mobilità del capitale, e consiste in sostanza nei trasferimenti dal Nord al Sud, assumendo che il Sud sia la parte più debole dell’unione, anche se non è sempre così, poiché ad esempio in Germania il Sud è più forte del Nord.

Questi meccanismi sfortunatamente sono inutili per il Sud, perché non colmeranno il divario tra il Sud e il Nord, e sono anche inaccettabili per il Nord, per delle buone ragioni, tra le quali il fatto che sono inutili.

Ascoltate questa citazione da Mario Draghi: “una più grande mobilità internazionale del lavoro è benvenuta, ma la ricerca suggerisce che è improbabile che i flussi migratori della forza lavoro diventeranno mai la chiave per l’aggiustamento del mercato del lavoro. E ad ogni modo nessun paese prospererà se la sua popolazione lo abbandona.”

Quindi in sostanza Mario Draghi ci sta dicendo quello che noi in Italia sappiamo: il Sud Italia è diventato un deserto. Per tradurlo in latino, direi “ubi solitudinem faciunt, euro appellant“. Se qualcuno ha mai letto Tacito, è quello che diceva a proposito dei barbari: dove producevano disastri, dove facevano il deserto, lo chiamavano pace, e noi lo chiamiamo euro. Questo diceva Mario Draghi a Helsinki nel novembre 2014, quindi alcune settimane fa.

Adesso consideriamo la mobilità dei capitali. Abbiamo un’altra confessione, la confessione del più stretto collaboratore di Draghi, Vitor Constancio. Cosa ci dice Vitor Constancio? [si interrompre, parla con un assistente… si suppone che questo genere di cose succedano in Italia, non in Belgio…risate del pubblico].

Io devo mostrarvi che le persone che sono responsabili di questo disastro hanno confessato, è davvero importante il fatto che ne sono consapevoli, che lo sanno tutti, comprese le persone che continuano a tenerci in questo [disastro], loro sanno cosa sta succedendo.

Quindi vi dirò…o credete a me, o trovate queste parole su Internet, sono accessibili a tutti.

Permettetemi di spiegare cosa ci ha detto Vitor Constancio due anni fa, ad Atene, dove suppongo, sono sicuro che fosse protetto da almeno diecimila agenti armati, per buone ragioni. Gli squilibri che stiamo vivendo hanno origine prevalentemente nella crescente spesa privata, finanziata dal settore bancario dei paesi creditori e debitori. I mercati finanziari europei non hanno funzionato come stabiliva la teoria, sulle esposizioni e quant’altro. Così sappiamo che abbiamo avuto un problema con il grande e crescente debito privato, non pubblico; il debito pubblico è un problema, lo è diventato soprattutto dopo la crisi, a causa della necessità di salvare le istituzioni finanziarie in sofferenza. Perfino la BCE ha riconosciuto che c’è un problema con i privati che spendono troppo. E’ una sorpresa? Mi piacerebbe davvero molto mostrarvi le slide del professor Vitor Constancio, ma se vi capita di avere un dispositivo con connessione ad internet digitate “ECB Vitor Costancio Athens” e troverete il discorso, ed è molto importante, dovrebbe essere insegnato in ogni scuola europea.

Quindi, da dove viene questa spesa privata destabilizzatrice? Cosa ha reso possibile per i cittadini europei di interi paesi spendere troppo? Perché dentro l’euro la spesa privata è esplosa ? La risposta è molto semplice: c’è una quantità di contraddizioni nella costruzione dell’euro, e l’incongruenza numero uno è che sfortunatamente l’integrazione finanziaria è in contraddizione con la disciplina finanziaria, il che in sostanza significa che è estremamente difficile convincere le persone o i governi a spendere meno se si rende il denaro artificialmente conveniente, che è quello che il professor Starbatti ha detto giusto pochi minuti fa. Quello che chiamate “assenza di spread”, e che è visto come il Paradiso, io lo chiamo inefficienza dei mercati finanziari, perché è una situazione nella quale il prezzo dei capitali finanziari non rispecchia la solvibilità dei rispettivi paesi. Quello che chiamate “credibilità”, io la chiamo distorsione dei segnali del mercato, che è la ragione per la quale le persone hanno prestato così tanti soldi alla Grecia, per esempio. In uno scenario normale, la moneta greca si sarebbe svalutata e i tassi d’interesse greci sarebbero cresciuti, il che avrebbe dato il segnale ai mercati che continuare a prestare soldi alla Grecia era estremamente imprudente, e i mercati sarebbero stati forse più consapevoli [del rischio].

Un cubetto di ghiaccio, in denaro, deve costare di più in Grecia che in Finlandia. Deve. C’è una buona ragione per la quale il cubetto è più conveniente in Finlandia, non spiegherò il perché, e c’è una buona ragione per la quale il denaro deve costare di più in Grecia: la Grecia è un paese in convergenza [con i paesi più ricchi], dove i capitali sono più produttivi e ci si aspetta rendimenti più alti. Se disturbiamo questo meccanismo, le scelte degli agenti economici privati saranno distruttive.

Ma c’è un’incongruenza ancora molto più profonda, la contraddizione tra una moneta unica e un mercato unico…e c’è un’altra contraddizione profonda, quella tra avere un pc con le slide e non trovarsi le slide proiettate, ma questa è un’altra cosa…quindi, l’incongruenza tra una moneta comune e il mercato comune. Perché stiamo cercando di avere un mercato unico? Alberto Alesina lo ha spiegato in modo molto chiaro nel 1997. Il suo ragionamento era che se costruiamo un grande mercato unico, questo mercato assorbirà gli shock. Quindi, ammettiamo che l’economia degli Stati Uniti esploda a causa di una cattiva gestione del sistema finanziario. Nessun problema. Se gli americani non compreranno più gli spaghetti italiani, lo faranno i tedeschi. Se gli americani non compreranno più la carne tedesca, lo faranno gli italiani. Io lo farò, lo faccio, non domani, ma generalmente… ma un mercato unico non può funzionare come ammortizzatore degli shock se i paesi membri sono obbligati a risolvere le avversità interne con la svalutazione interna quando arriva uno shock, al fine di un aggiustamento reciproco. Se questo succede, e questo sta succedendo in Europa, il mercato unico da ammortizzatore di shock diventa amplificatore di shock, e questa è la ragione per la quale, anche dopo il culmine della crisi, non abbiamo ancora recuperato i livelli di reddito che avevamo prima della crisi.

E c’è una terza incongruenza. Il motto dell’Unione Europea è “uniti nella diversità”, ma non puoi aderire all’Unione Europea a meno che in sostanza tu non sia uguale alla Germania, e questo, voglio dire, per buone ragioni…[si avvicina un assistente che lo interrompe…] non preoccupatevi.. [Bagnai e l’assistente guardano lo schermo fuori campo …] ascoltatemi, potete sentirmi?…è sufficiente. Siamo in un parlamento, per inciso. Sapete da dove viene la parola parlamento? Dal verbo italiano parlare. Questo è qualcosa su cui torneremo dopo. Adesso parliamo di “uniti nella diversità” e del fatto che non è permesso entrare se non si è tedeschi…voglio dire, dal punto di vista tedesco ci sono buone ragioni per tenere questo approccio. All’inizio del progetto, il governo tedesco, l’elettorato tedesco…[un tecnico si avvicina e armeggia con il suo microfono fisso…Bagnai rivolgendosi al tecnico: mi arrendo, mi arrendo… nessun problema…il tecnico parla fuori campo in francese, Bagnai risponde nella stessa lingua, il pubblico ride, il tecnico risolve il problema, applauso generale…indicando lo schermo fuori campo] Questi sono i grafici forniti da Vitor Constancio, e quello che vediamo, il vero problema della Grecia, è l’enorme variazione del debito privato, non l’alto livello del debito pubblico, noi abbiamo un debito pubblico più alto e non siamo ancora in queste difficoltà…questi dati sono disponibili su Internet, per cui non c’è bisogno che ve li mostri adesso, andiamo avanti…

Ho indicato le incongruenze tra moneta unica e mercato unico, quelle tra convergenza e solidarietà. Quali sono le soluzioni che vengono proposte? Le soluzioni proposte sono gli Stati Uniti d’Europa, l’integrazione politica. Ma. Dovremmo riflettere sul fatto che questo modello viene dagli Stati Uniti, un modello culturale che viene dagli Stati Uniti, e gli Stati Uniti sono una nazione, non una federazione, una nazione nazionalista. Non raggiungeremo mai, mai lo stesso livello di identità europea, lo stesso livello di nazionalismo europeo, lo stesso livello di solidarietà europea, e questo rende la soluzione proposta impraticabile. Non siamo nemmeno capaci, né qui né fuori, di parlarci nelle nostre lingue…(in francese) posso parlare francese…(in tedesco) posso parlare anche tedesco…(in italiano) posso parlare italiano…e questa è la cosa più strana, ma io sono membro di una élite. Il Parlamento Europeo non è per la classe lavoratrice, è fatto per le élites, perché alla classe lavoratrice di solito non capita di parlare quattro o cinque lingue come faccio io e come fate voi.

La soluzione proposta, l’integrazione politica, è anche pericolosa. Arrivo al punto di vista italiano. Date uno sguardo a quello che Mario Monti e Romano Prodi ci hanno detto riguardo al progetto europeo. Mario Monti, nella sua intervista sull’Italia in Europa, trasmessa nel 1998, ha detto: “le istituzioni dell’Unione Europea – ovvero voi, o alcuni di voi – possono permettersi di essere impopolari perché sono al riparo dal processo elettorale”. Così il problema è che qualcuno sa qual’è la cosa giusta, ma il popolo non ci permetterà di farla, di conseguenza dobbiamo sottrarre le decisioni al controllo popolare. E questo è il motivo per cui i controlli di sicurezza sono così stretti al piano di sotto, ed è il motivo per il quale ho perso quindici minuti, perché se reprimete la democrazia, la gente reagisce. Diamo un’occhiata a quello che dice Romano Prodi. In un’intervista al Financial Times, gli è stato chiesto se l’unione politica fosse una cosa positiva, e lui ha risposto “si, certo, è una cosa positiva, ma non è fattibile in questo momento, ma ci sarà una crisi, e nuovi strumenti politici verranno creati”. Così c’era una completa consapevolezza da parte dei nostri leader sul fatto che il sistema fosse disfunzionale per le ragioni spiegate dal professor Starbatty, ma che sotto la minaccia della povertà e della sofferenza economica il popolo avrebbe scelto quello che fondamentalmente non vuole. I popoli europei hanno chiesto un’Europa politica? Vi siete mai svegliati al mattino anche una sola volta pensando “oggi voglio essere europeo”? Cosa significa? Siamo tutti europei senza l’Unione Europea. Eravamo europei prima dell’Unione Europea e lo saremo dopo l’Unione Europea. E’ una questione senza senso, è senza senso per un certo numero di ragioni, incluso il fatto che non siamo sicuri che esista un optimum tecnico in termini economici. Ogni scelta economica è una scelta politica, e se cercate di rimuovere il controllo dell’elettorato dalle scelte politiche, se cercate di costruire un sistema in cui le scelte economiche siano al riparo dall’elettorato, state fondamentalmente reprimendo la democrazia. Infatti le sciocchezze economiche che sono state descritte dal professor Starbatty sono politicamente perseguibili solo se la democrazia è repressa, solo se agli elettorati nazionali viene tolto il controllo delle scelte politiche, in assenza di un elettorato europeo, che non esiste perché gli europei non possono parlarsi l’un l’altro. E al fine di rendere attuabile una moneta senza Stato bisogna costruire lo Stato, questo è il mantra. Questo mantra in sostanza significa che il potere politico ed economico deve essere centralizzato in misura sempre crescente, indipendentemente se l’austerità sia buona o cattiva. Non potete continuare a proporre questo per sempre in una cornice democratica, perché la gente reagirà. E soprattutto, se siete in una prospettiva liberale, penso che dobbiate essere estremamente cauti nel sostenere un sistema che non può sopravvivere senza centralizzare il potere politico ed economico. L’unico modo per uscire da questo caos è permettere al mercato di funzionare e permettere alla democrazia di funzionare, che è qualcosa che dovrebbe essere ovvia dal punto di vista liberale, ma che non lo è affatto nel dibattito attuale. Dovremmo tornare alle monete nazionali, con la loro funzione di ammortizzare gli shock e di segnalazione ai mercati che il professor Starbatti ha descritto così bene. Quando sento i miei colleghi dire che adesso va tutto bene perché lo spread si è ridotto, stanno dicendo delle sciocchezze. L’Italia è un paese a rischio per gli investimenti, voglio dire, se comprate titoli di stato italiani. Dentro l’euro, l’unica prospettiva per l’Italia è il default sul debito pubblico, non ci sono altre possibilità. Ho solo venti minuti, e li ho finiti, quindi non mi addentrerò nei dettagli ma c’è la sessione delle domande, se avete bisogno di dettagli ve li darò.

In aggiunta e oltre questo, permettiamo alla democrazia di funzionare. Il Parlamento Europeo è una bella istituzione, ma non sono completamente sicuro che attribuirgli più potere corrisponderebbe a più democrazia, e non sono l’unico a pensarla così. Niente contro di voi, ovviamente. Il problema fondamentalmente è…come immaginate i futuri Stati Uniti d’Europa, il futuro Impero Europeo? Avremo elezioni dirette del Presidente dell’Unione Europea? Questo è quello che sostengono alcuni in Italia, specie nei partiti di sinistra, dove la nostalgia per un qualche impero estero è così forte. Forse eleggeremo una volta un presidente lituano, che sarebbe veramente una buona idea, che farà una campagna elettorale nella lingua dell’unico paese che nel frattempo se ne sarà andato, che è l’Inghilterra. Parleremo inglese per capirci l’un l’altro ed eleggere un politico tedesco, ungherese, italiano, o lituano come presidente dell’Impero Europeo, mentre l’Inghilterra se ne sarà andata. Penso che dovremmo riflettere su questa cosa così semplice, queste sono cose che la gente comprende: abbiamo bisogno di una rivoluzione culturale, possiamo provare a fare una rivoluzione culturale con grafici e fatti economici. Ci ho provato in Italia, e apparentemente sta funzionando. Ho iniziato quattro anni fa e adesso il mio blog è uno dei blog di economia più seguiti in Italia, ho scritto libri che hanno venduto decine di migliaia di copie, e sono molto contento di questo. La crisi è stata un’opportunità, per me, ma capisco che non è stata un’opportunità per la grandissima maggioranza della popolazione europea, e penso che non dovremmo essere egoisti.

Molto velocemente, la dimensione politica: i governi di tutta Europa hanno mentito ai loro elettorati. Il Sud ha mentito dicendo “entrate nell’euro e starete meglio”, e stiamo peggio. Il Nord mente dicendo che la colpa è tutta dei paesi indebitati, cosa che non è completamente corretta. Dovremmo incontrarci e avere un approccio più solidale. Ma consideriamo le due bugie. La bugia al nord offre una via di uscita relativamente sicura, perchè adesso se un governo del Nord sostiene che l’euro è un caos e che fondamentalmente è colpa nostra, potrà dire al proprio elettorato “ok, usciamo dall’alto, recuperiamo il nostro Deutsche Mark, recuperiamo la nostra moneta forte” e penso che prima o poi l’elettorato accetterà. E’ molto più facile, dal punto di vista politico, uscire dall’alto anziché dal basso. Il popolo italiano teme la svalutazione che verrà, per esempio, e per questa ragione l’uscita dell’Italia non è politicamente perseguibile, non si può parlare di questa cosa. Solo un dettaglio. Abbiamo svalutato all’incirca del 30% rispetto al dollaro e non è successo nulla all’inflazione, adesso siamo in deflazione. Un buon numero di argomentazioni che avrebbero potuto sembrare plausibili quattro anni fa, sono state completamente distrutte dalla violenza dei fatti. Questo ci offre molte opportunità di parlare ai nostri elettorati, di dire loro la verità e di di spingerli progressivamente ad accettare la verità, e la verità ci dice che dobbiamo smantellare in modo ordinato la moneta unica prima che la moneta unica smantelli noi in maniera disordinata. Grazie.






Source: Vocidallestero » Alberto Bagn...ima che l’euro smantelli noi

Re: Progetto Europa

26/04/2015, 14:56

Colpaccio di Juncker: fine della sovranità alimentare, OGM per tutti

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Il grosso vantaggio dell’UE per le lobby finanziarie e industriali è che è molto più facile influenzare un potere centrale che i singoli governi dei 28 paesi membri.

Le istituzioni europee soffrono di una cattiva immagine presso i cittadini europei (vedi Eurobarometer: fiducia nell’Unione Europea al 37% in UE, sfiducia maggioritaria in 14 paesi tra cui l’Italia). I centri di potere di Bruxelles e Francoforte sono visti come lontani dal popolo; controllati dalle lobby; indifferenti agli interessi e alle opinioni dei cittadini comuni; proni a quelli delle élite finanziarie; sbilanciati a favore dei grandi gruppi a scapito di piccoli produttori e aziende familiari o individuali.

Questi cliché sono stati ancora una volta confermati questa settimana in maniera ‘eclatante’ (cit. Renzi).

Il colpaccio di Juncker

Ieri infatti la Commissione guidata dall’ineffabile Juncker, noto amico dei piccoli contribuenti e feroce avversario delle grandi multinazionali che tentano di eludere il fisco, ha autorizzato l’introduzione in tutta l’UE di 19 OGM, senza attendere il parere di Parlamento e Consiglio europeo. L’autorizzazione vale 10 anni su tutto il territorio europeo e include gli Stati che si erano opposti.

Ovviamente sui giornaloni nazionali non troverete grandi titoli. Sopire, troncare.

Fonti riportate dal Figaro spiegano che il presidente Juncker era “ossessionato dalla quantità di richieste di autorizzazione di OGM bloccate” (dagli Stati membri, NdR). Bravo Juncker, è noto che i cittadini europei si torturano ogni giorno sul problema degli OGM bloccati.

UE batte Natura 2 a 0

Andiamo a vedere la lista degli OGM autorizzati da Juncker: sui 19 approvati, 17 sono per l’alimentazione umana e animale e 2 riguardano specie di garofani.

Ben 11 sono brevetti dell’americana Monsanto (soia, mais, colza e cotone), gli altri 8 sono prodotti della statunitense Dupont e dei gruppi tedeschi Bayer e BASF.

Tutto indica un’attenzione speciale delle istituzioni europee per gli interessi delle multinazionali a danno della biodiversità e della libera scelta. Ricordiamo infatti che sementi non incluse in una lista della UE sono vietate. Lista i cui criteri privilegiano le sementi industriali ed escludono varietà antiche e tradizionali. A riprova, associazioni senza fini di lucro che come Kokopellipromuovevano la biodiversità sono state punite con multe astronomiche e la cessazione dell’attività per aver diffuso semenze tradizionali secondo una sentenza della Corte Europea del 2012 (scusate il link estero ma non sono riuscito a trovare questa notizia da fonti ufficiali italiane). Una sentenza che rovesciava la posizione dell’Avvocatura Generale della stessa Corte Europea, la quale stimava che «il divieto di commercializzazione di sementi (…) è non valido in quanto viola i principi di proporzionalità e di libera impresa secondo l’articolo 16 della carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, la libera circolazione delle merci secondo l’articolo 34 TFUE così come il principio di uguaglianza di trattamento secondo l’articolo 20 della detta carta».

Dunque la Corte ribalta il parere dell’Avvocatura e vieta le sementi tradizionali. Il terreno è pronto per la mossa successiva. E qui interviene Juncker, che motu proprio autorizza gli OGM su tutto il territorio europeo. Per salvare le apparenze i singoli stati potrebbero in teoria vietare gli OGM sul proprio territorio – ma solo se accettano la riforma proposta tre giorni fa (guarda caso) dalla stessa Commissione Juncker, che rende più facile l’importazione di OGM in Europa e allo stesso tempo permette ai singoli Stati di vietarle.

Divieti che però devono essere motivati in base a pericolo per salute e ambiente (rovesciando l’onere della prova sugli Stati!), sono sempre impugnabili (cfr. TTIP e le prerogative del suo Regulatory Council) e difficilmente applicabili in pratica, vista la libera circolazione delle merci e le ambiguità europee sull’etichettatura degli alimenti. Nulla impedirebbe di trovarci in tavola carne di maiale nutrito con soia transgenica in Germania o Polonia.

Poiché le multinazionali hanno tempi lunghi e costi elevati per dimostrare che gli OGM sono innocui (quando ci riescono), saranno gli Stati a dover dimostrare che sono nocivi, in barba al principio di cautela che dovrebbe regolare le questioni attinenti la salute e l’ambiente.

In sintesi, la nostra stessa sovranità alimentare è messa in pericolo dalla UE.

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L’opinione dei cittadini UE

Ma vediamo cosa pensano i cittadini europei degli OGM. L’Eurobarometer n. 341 del 2010 (stranamente Eurobarometer non ha condotto nessun sondaggio sugli OGM dopo il 2010) vede una schiacciante maggioranza di cittadini europei CONTRARIA agli alimenti geneticamente modificati. A pagina 18:

“Un’elevata percentuale, 70%, ritiene che il cibo GM (geneticamente modificati) sia innaturale. Il 61% degli europei conviene che i cibi GM li mettono a disagio. Inoltre, il 61% degli europei è contrario allo sviluppo di alimenti GM, il 59% non è d’accordo che i cibi GM siano sicuri per la salute loro e della loro famiglia, e il 58% non è nemmeno d’accordo che gli alimenti GM siano sicuri per le generazioni future”.

Come al solito quindi:
  • Le istituzioni europee capitanate dall’ineffabile Juncker si fanno un baffo dell’opinione dei cittadini.
  • La Commissione si dimostra sempre molto attenta agli interessi delle lobby di grandi industrie e banche.
  • La Commissione può agire in maniera autoritaria e antidemocratica, se occorre.
  • L’informazione “ufficiale” oscura queste gravi vicende.
  • Il nostro governo è totalmente supino ai diktat europei, se non promotore attivo delle strategie delle lobby (Renzi: “Il Ttip ha l’appoggio totale e incondizionato del governo Italiano”).
Morale: dopo la sovranità monetaria l’UE ci farà perdere la sovranità alimentare.


Source: Colpaccio di Juncker: fine del...conomici.itScenarieconomici.it

Re: Progetto Europa

04/05/2015, 19:36

BOT A ZERO, IN ATTESA DEL GRANDE BOTTO

DI CLAUDIO CONTI

Contropiano.org

La notizia è da prima pagina. Ma siccome nessuno sa bene come trattarla quasi tutti spingono il tasto “ottimismo” e fanno finta di non vedere l'altra faccia della medaglia.

Partiamo dunque dalla notizia semplice semplice: ieri il ministero del Tesoro (ora accorpato a quello dell'Economia) ha collocato BoT a scadenza di sei mesi a un tasso di interesse pari a zero. In pratica, il Tesoro chiede un prestito sui mercati e tra sei mesi non pagherà nulla come “retribuzione del capitale”, limitandosi a restituire la cifra ricevuta.



L'Italia non è l'unico paese europeo a godere di questa eccezionale situazione finanziaria. Tutti i paesi del Nord Europa (Germania, Olanda, Finlandia, ecc), più paesi fuori dell'euro come Svizzera, Svezia e Danimarca, sono da qualche mese in una situazione ancora migliore perché possono addirittra restituire meno di quel che hanno ricevuto in prestito, visto che pagano interessi sia pur infinitesimamente negativi: -0,2%.

Se si spinge il tasto “evviva” il quadro è splendido: un paese in queste condizioni può rifinanziare il proprio debito gratis, o addirittura guadagnandoci, togliendo così un peso enorme dai conti pubblici (chiamato “servizio del debito”, ossia interessi).

Anche la spiegazione tecnica resta semplice: tutto merito della Bce, che da due mesi ha messo in moto il quantitative easing, cominciando ad acquistare sui mercati titoli di stato dei paesi europei (ma non della Grecia, che invece non può rifinanziarsi perché altrimenti dovrebbe pagare interessi al di sopra del 20%).

La domanda che apre la porta sul “lato oscuro” è altrettanto semplice: perché un investitore (una banca, un fondo di investimento, o persino un normale cittadino con qualche risparmio da parte) accetta di prestare i propri soldi sapendo in anticipo che non ci guadagnerà nulla o addirittura ci rimetterà qualcosina?

Qui il lettore ci deve perdonare, ma siamo obbligati – come tutti quelli che cercano la risposta a questa domanda – ad addentrarci nei “massimi sistemi”. Non lo facciamo per motivi ideologici o passione teorica, ma per le identiche ragioni addotte da uno degli editorialisti di punta de Ilsole24Ore, Alessadro Plateroti:

Per gli economisti della scuola classica, il fenomeno è scioccante: non solo è definitivamente tramontato il cosiddetto «LZB», o Level zero boundary, il livello di supporto dei tassi che si pensava non sarebbe mai stato raggiunto e infranto, ma si è entrati in un territorio finanziario inesplorato, pieno di bolle finanziarie, insidie sistemiche e incognite macroeconomiche. «Nella storia d’Europa - ha commentato Ambrose Evans Pritchard, noto commentatore economico inglese - dobbiamo tornare al Quattordicesimo secolo, quando il depauperamento delle miniere d’argento provocò una lenta contrazione monetaria, seguita dal default di Edoardo III sul debito contratto con le banche italiane e dall’epidemia della Morte Nera, innescando un devastante processo deflazionistico». Frasi da apocalisse, certamente esagerate nei toni e negli obiettivi, ma anche suggestive e soprattutto indicative della confusione che regna sui mercati, dei timori sui rischi generati dalle «bolle» (ecco l’analogia con la peste in Europa...) e soprattutto della difficoltà di prevedere gli effetti collaterali della manovra della Bce.

Il “livello zero” di rendimento del denaro, in regime capitalistico, è un limite concettuale, una sorta di assioma che non necessita di dimostrazione, anzi serve ad argomentare le dimostrazioni. E le esibizioni di “competenza professionale” di pupazzi come il capo dell'Eurogruppo, Dijsselbloem. Chiunque presti soldi si attende un guadagno da questo impiego, no? Siamo nel capitalismo e dunque può funzionare solo così... O no?

Cosa significa? Che nessuno ha studiato cosa possa avvenire quando questo evento impossibile si verifica. Non è avvenuto sul piano teorico (perché era impossibile), tantomeno su quello empirico (non era mai avvenuto, se non nel Trecento, ma era il Medioevo, mica la modernità capitalistica...).

Lo stesso sconcerto provato da Plateroti è stato descritto dal più autorevole Martin Wolf, nientepopodimeno che sulla bibbia del liberismo anglosassone, il Financial Times, con un titolo che molti avrebbero definito catastrofista se scelto da un marxista: “Ecco perché l’economia globale non brillerà più”. Senza se e senza ma.

Renzi e Padoan non lo hanno letto, altrimenti non ciancerebbero di “ripresa in atto” (“ma solo dello zero virgola”).

Wolf, in particolare, indica come “stranezza incomprensibile” - oltre ai tassi di interesse sottozero – anche il fatto che la produzione reale sia mantenuta al suo livello potenziale solo al prezzo di un indebitamento finanziario crescente. Più precisamente:

La produzione è finanziariamente sostenibile quando i modelli di spesa e la distribuzione del reddito sono tali che il frutto dell'attività economica può essere assorbito senza creare pericolosi squilibri nel sistema finanziario. È insostenibile quando per generare abbastanza domanda da assorbire la produzione dell'economia si deve ricorrere una dose eccessiva di indebitamento, o quando i tassi di interesse reali sono molto al di sotto dello zero, oppure entrambe le cose.

Possiamo anche dire che il mercato non riesce più ad allocare in modo ottimale risorse. Ovvero un altro assioma del liberismo teorico (ideologico?) che salta come un birillo davanti a una realtà impossibile. La finanza lavora per conto proprio, indipendentemente dall'andamento dell'economia reale, da molti decenni. Certamente dalla fine degli anni '90, quando Bill Clinton abolì il Glass-Streagall Act, ossia il divieto di cumulare nella stessa banca le normali attività di raccolta dei risparmi/prestiti a famiglie e imprese con quelle tipicamente speculative della “”banca d'affari”. Era una legge degli anni '30, immaginata per limitare ed evitare il ripetersi del grande crack del 1929.

Ma ora la realtà della produzione - ferma, non a caso - riprende il volatile per le zampe e lo tira giù.

Il capitalismo non funziona più. I fenomeni considerati impossibii avvengono sotto i nostri occhi. I “professionisti” dell'accumulazione sono costretti ad accontentarsi di non guadagnare nulla o di rimetterci solo poco. Per quanto può durare? Non lo sa nessuno, perché si è entrati in un territorio finanziario inesplorato, pieno di bolle finanziarie, insidie sistemiche e incognite macroeconomiche.

Allacciate le cinture...

Claudio Conti

Fonte: http://contropiano.org

Link: http://contropiano.org/economia/item/30 ... ande-botto

29.04.2015

http://www.stampalibera.com/?a=29470

Re: Progetto Europa

09/06/2015, 01:26

non succede solo in Italia...

Valls, volo di Stato per tifare il Barca
Bufera sul premier, "ero lì per lavoro". E Hollande lo difende


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(ANSA) - PARIGI, 8 GIU - Finale di Berlino andata-ritorno, fra i 14.000 e i 19.000 euro: il tifoso eccellente Manuel Valls, primo ministro socialista francese di origini catalane e supporter dei campioni d'Europa, ha lasciato i compagni di partito impegnati sabato in un cruciale dibattito. E si è spostato con volo di stato in Germania per Barcellona-Juventus. In Francia ora è bufera, ma lui non fa una piega: sostiene d'essere andato a Berlino per lavoro, su invito di Platini. E Francois Hollande fa sua questa versione.


http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/e ... 81dd3.html

Re: Progetto Europa

04/07/2015, 14:39

LA DIFFIDA DELL’UE – L’Italia produca formaggi senza latte

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http://www.ilfattaccio.org/2015/07/02/l ... nza-latte/

LA COMMISSIONE DELL’UNIONE EUROPEA HA INVIATO UNA DIFFIDA ALL’ ITALIA per chiedere la fine del divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari, previsto storicamente dalla legge nazionale. Lo chiede in nome della libera circolazione delle merci, ma per il presidente della Coldiretti non è altro che “un ditkat di un’Europa che è pronta ad assecondare le lobby. Vogliono costringerci ad abbassare gli standard qualitativi dei nostri prodotti alimentari. Vogliono imporre all’Italia di produrre “formaggi senza latte ottenuti con la polvere, come hanno imposto di fare cioccolato senza burro di cacao“. Il divieto di usare il latte in polvere è in vigore in Italia dal ’74 e secondo Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti, è una scelta che ha garantito fino ad ora il primato della produzione lattiero casearia italiana, le cui esportazioni sono aumentate del 9,3 per cento nel primo trimestre del 2015. Questa diffida, secondo la Coldiretti, se accolta, comporterà uno scadimento della qualità dei formaggi e degli yogurt italiani che metterà a repentaglio la “reputazione del made in Italy”, ma anche una maggior importazione di polvere di latte e latte concentrato “che arriverà da tutto il mondo a costi bassissimi, con conseguenze pesanti sulla tenuta dei nostri allevamenti”.


Non sanno più che armi usare per distruggerci..... evvè?

Re: Progetto Europa

04/07/2015, 15:01

Ah se solo l'Italia avesse un governo...

[8]

Re: Progetto Europa

04/07/2015, 15:58

.. ed un capo di Stato serio non eletto da un altro .....
(Non posso spiegrami meglio perché non si sa mai ...) [:303]

Re: Progetto Europa

08/07/2015, 00:48

Spagna, ecco la ‘Ley Mordaza': vietato manifestare se la polizia non vuole

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In vigore la nuova normativa che prevede sanzioni pecuniarie altissime, divieto di pubblicazione delle immagini che ritraggono forze dell'ordine in servizio. Le opposizioni gridano alla repressione. Il governo si difende: "Cortei più liberi e privi di violenza"

Non sono bastate chiassose e reiterate manifestazioni per mesi. A nulla è valsa la protesta costruttiva e ragionata di tutte le opposizioni. Non sono serviti cartelli, slogan e discese in piazza. Nullo (al momento) il ricorso al Tribunale Costituzionale, inconcludenti le critiche di molte associazioni europee. Rajoy e il suo governo, nonostante manchino solo alcuni mesi alla fine della legislatura, hanno tirato dritto e da poche ore la Ley Mordaza, ovvero la nuova normativa sulla libertà di stampa, è diventata effettiva. Le opposizioni gridano per la creazione di un nuovo “Stato di Polizia”, il PP difende la misura evidenziando che ci saranno “manifestazioni più libere e prive di violenza”. Ma, in concreto, cosa cambia da oggi in Spagna? La Ley Orgánica de seguridad ciudadana include 44 normative, classificate in molto gravi, gravi e lievi, con multe che vanno dai 100 fino a 600mila euro. Nel complesso i giudici perdono la potestà su quasi 3mila infrazioni nonché dovranno archiviare decine e decine di procedimenti in corso.

La nuova legge considera un’infrazione qualsiasi perturbazione grave alla sicurezza dei cittadini come, per esempio, le manifestazioni davanti al Congresso, al Senato e ai Parlamenti delle Autonomie, anche in assenza delle sedute (multe dai 601 euro a persona, per il solo “reato” di essere presenti, fino ai 30mila euro). La polizia e non un giudice – ecco il primo cambio polemico dalla vecchia alla nuova riforma – stabilirà se le riunioni in piazza saranno possibili e consentite. “Casuale” la tempistica: proprio ora che il movimento Rodea al Congreso (una sorta di Girotondi di morettiana memoria) sta avendo successo, ecco la norma ad hoc che blocca la protesta. Inoltre sarà vietato mobilitare le masse via Twitter, Facebook o Instagram per una manifestazione prima che essa sia stata autorizzata dalle autorità competenti. Organizzare una protesta in una centrale nucleare (considerata una struttura critica) potrà essere punito con una multa di oltre mezzo milione di euro.

Non solo. Telecamere, telefonini e iPad permettono oggi ad ogni cittadino di registrare, fotografe e twittare senza limiti. In molti casi le registrazioni sono state utilizzate per diffondere immagini di abusi della Polizia o come prove per incriminare gli agenti dal manganello facile. La Ley Mordaza sanziona l’uso non autorizzato delle immagini degli agenti con multe che potranno arrivare anche a 30mila euro, oltre al sequestro dei materiali. Amnesty International ha condannato questa direttiva: “Negli ultimi anni centinaia di cittadini hanno aiutato a denunciare gli abusi perpetrati dalle forze dell’ordine in tutto il mondo. Questa legge è un’autentica vergogna”. Qualcosa di buono c’è: pene più severe per i delitti di odio, di genere (difesa delle donne) e contro il terrorismo. Norme durissime per i bonifici illegali a favore delle casse dei partiti. Sarà considerata illegale una donazione a partire dai 60mila euro, diventerà delitto (fino a cinque anni di carcere) una donazione di cittadini spagnoli a partire dai 500mila euro, dai 100mila euro se parliamo di stranieri. Pene più dure anche per la corruzione, con interdizione dai pubblici uffici dai 9 ai 15 anni. Ultimo inciso, ma non più lieve. Il Código Penal introduce per la prima volta in Spagna la prisión permanente revisable. I ministri di Rajoy e il premier stesso hanno dato sfogo a tutta la loro dialettica-politichese per negare che è entrato in vigore l’ergastolo. Invece è così, hanno solo cambiato un po’ il nome.


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