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Blissenobiarella ha scritto:
Ti fai accecare dalla tua antipatia per il M5S.
Ti assicuro che io Renzi non lo toccherei con un bastone. Però se si fa un'analisi bisogna lasciare da parte le proprie simpatie come le proprie antipatie. Quindi devo per forza constatare che Renzi oggi, è l'unico che potrebbe permettere al PD in macerie di ricompattarsi e affrontare il M5S nella prossima tornata elettorale.
In questo momenti Rodotà è una figura che, a torto o a ragione, incarna il desiderio di giustizia e impegno che ha la gente, non è semplicemente il candidato 5 stelle. Chi vota Rodotà si assicura da al popolo quello che desidera e in cambio avrà il suo appoggio. Non si può governare senza l'appoggio e la fiducia di un popolo che nei prossimi anni sarà sempre più incazzato ed esasperato.
Chi va al governo oggi si farà carico e sarà ritenuto responsabile di una situazione difficilissima. Non ci sarà nessuna gloria... le condizioni necessaria perchè un governo possa funzionare saranno la fiducia e il dialogo tra classe dirigente e popolo. Fiducia che nessuno dei politici che fino ad ora abbiamo avuto può più garantire.
Non penso, a me pare che sia un'analisi piuttosto logica. Non ti porti il nemico in casa e te lo tieni per 7 anni.
E infatti non penso affatto, a proposito di nemici, che alle prossime elezioni via sarà un apparentamento PD+SEL.
una postilla su Rodotà però. Dopo 5 votazioni andate a vuoto, un'altro avrebbe desistito x amor proprio e x senso delle istituzioni. Rodotà più resta in corsa più mostra di deficitare di entrambe le cose.
e proprio perchè la storia si rifete in chiave di farsa, anche nel '92 il navigato, Rodotà non si faceva da parte e sostenuto dalle estreme sinistre e messo all'angolo dai mal di pancia dei democratici. Ma alla fine riuscirà a spuntare almeno la vicepresidenza.
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/06/02/stop-rodota-il-psi-rilancia.html Cita:
[color=blue]STOP A RODOTA' , IL PSI RILANCIA
ROMA - Il Pds resiste e insiste: Stefano Rodotà candidato unico alla presidenza della Camera. Ma i primi due voti vanno a vuoto: raccoglie meno dei consensi promessi, mancano una trentina di consensi. Al primo scrutinio 158, al secondo 147 rispetto ai 420 richiesti. Così a tarda sera il Psi rilancia: chiede a Occhetto una "rosa di nomi" all' interno della quale scegliere. Si aspetta che verrà inserito Giorgio Napolitano. Sembra disposto a votarlo; lasciando cadere Rodotà, mettendo nei guai la segreteria che l' ha proposto. Rodotà era stato candidato ieri ufficialmente, dopo un' angosciante mattina che l' aveva visto annunciare le sue dimissioni da tutto, sconfessando sue "intempestive" (secondo D' Alema) parole precendenti, arretrando rispetto all' iniziale decisione di non lasciare comunque la vicepresidenza della Camera. Tre ore di accesa discussione. Il candidato avvilito che "mette a disposizione" i suoi incarichi e sta per andarsene; Occhetto che lo trattiere; e alla fine D' Alema, cauteloso, che spiega: "Noi vogliamo tentare con serietà tutte le possibilità di eleggerlo alla presidenza della Camera. Il che significa che sosterremo la candidatura fino a quando verificheremo la sua possibilità di successo". "Fino a quando" vuol dire che non è esclusa la carta di riserva Napolitano. O anche Iotti. E infatti dopo appena due voti negativi e scontati, arriva il rilancio del Psi (che punta su Napolitano o Amato). ' Un buon candidato Non presuntuoso...' Era una novità annunciata dal pomeriggio, in confezione-sorpresa. I socialisti (schierati su Labriola) fanno sapere che formalmente loro "non sapevano", nessuno gli aveva chiesto i voti. E' lo stesso Craxi, durante un breve passaggio da Montecitorio, a formalizzare la svolta: "Come segretario di un partito che ha 92 deputati non ho ricevuto richieste nè scritte nè orali. Certo - ammette - i gruppi si incontrano, parlano...". Ma insomma è il Pds che s' è tagliato fuori. Labriola? "Io l' ho votato, è un buon candidato, non si agita, non si emoziona, non è presuntuoso". Sembra già, quello di Craxi, un giudizio aspro, indiretto, su Rodotà. Non ancora una bocciatura. Occhetto realizza al volo: "Allora l' interpello subito, non ho problemi a chiedergli i voti per Rodotà". La mancata richiesta, spiega, non è sgarbo nè amnesia: "visto il tipo d' elezione sembrava più corretto affrontare la vicenda in ambito parlamentare". In effetti D' Alema ne ha parlato col socialista Andò. Il quale minimizza: "Non c' è stata nessuna intesa preventiva. Ci hanno solo notificato a scatola chiusa, mezz' ora prima del voto, la loro decisioone. E a notifica si risponde con un' altra notifica". La richiesta diretta arriva in serata con un incontro Occhetto-Craxi. Il Psi chiede di scegliere tra più candidati, lasciando (indirettamente) cadere il nome più prestigioso e istituzionale. "E' la terza puntata d' una storia già vista: diciamo pure che non se ne può più", sbotta il pidiessino Gavino Angius Solo malintesi? Figurarsi. Sulla partita per la guida di Montecitorio (terza carica al vertice dello Stato, potere d' indirizzo sulla macchina legislativa) si sta giocando il girone di ritorno istituzionale. Punto fermo per il Pds (dopo un ventennio di "tenuta" dell' assemblea, con una situazione elettorale nel frattempo indebolita) è il mantenimento d' una posizione acquisita, premessa equilibrata per la Costituente prossima ventura. Il partito s' era deciso a candidare il suo presidente, lasciando appena in ombra Giorgio Napolitano (bocciato all' inizio da Craxi). Rodotà oltre all' appoggio del Pds ha i voti di Verdi, Rifondazione, Rete e Pannella. La Dc aspetta di vedere come si chiarisce la partita a sinistra; non rivendica quell' incarico anche se, fa notare Gerardo Bianco, "esso non spetta automaticamente al Pds, a meno che non ottenga il massimo dei consensi"; intanto si astiene. Come Pri e Psdi. Liberali e missini scelgono il vicepresidente Biondi. La Lega si vota una deputata dal cognome allusivo, Mariella Mazzetto. Di fronte a una situazione adesso bloccata (ma dal quarto voto in poi bastano 316 voti) elemento di snodo diventa l' intesa fra Pds e Psi. Occhetto voleva evitare la spaccatura interna già patita sulla scelta tra Spadolini e Scalfaro. Che stava per ripetersi ieri mattina, durante l' assemblea dei deputati prima del voto. Un grumo di tensione e rivalità. D' Alema spiega il problema: "Quasi tutti accettano di votare un nostro candidato", la Dc ha quasi una "propensione positiva", ma se il nome scelto non sarà unitario si riserva il diritto di decidere. Il Psi, dice D' Alema è disponibile: è evidente che il candidato con maggiori chances è Napolitano, ma "per noi è più forte la candidatura istituzionale di Rodotà, vicepresidente anziano della Camera". Una strada difficile, ammette D' Alema, "vedremo se è impraticabile. Bisognerà esser pronti a cambiare". ' Ci metto niente a lasciar la poltrona' Buio in volto, amareggiato, Stefano Rodotà si lamenta degli attacchi interni al partito (proprio ieri il migliorista Macaluso ha avvertito che "se scende in campo un altro candidato e lui non si fa da parte sarà come prendere atto che il Pds non può avere la presidenza"); è irritato con quelli che l' accusano d' esser "attaccato alla poltrona: tanto poco ci metto a lasciarla", scandisce, "che consegno qui le mie dimissioni". Poi si alza, sta per andarsene ma Occhetto lo ferma. Rilancia la sua candidatura ma riconosce a Napolitano l' aver tentato, con poche possibilità. A favore di Rodotà parla Giorgio Ghezzi. Per Napolitano scende in campo Pellicani. Ma sarà lo stesso leader migliorista a ricordare, (acido con Rodotà), che lui "da quaranta giorni non ha fatto nessuna dichiarazione". Franco Bassanini, preoccupato dalla tensione, allarmato dal rischio che il candidato Rodotà venga gettato in aula "allo sbaraglio", come un qualsiasi candidato di bandiera, suggerisce una mediazione: si faccia una rosa di nomi, da offrire agli altri. Anche per un problema di metodo. L' idea piace a Pellicani. Ma è bocciata da Violante: "Siamo già in una fase più avanzata: dobbiamo indicare il nostro candidato". Passa Rodotà e lui solo. Anche se poi le parole di D' Alema daranno freddamente atto dell' impossibilità di garantirne prima l' elezione.
di GIORGIO BATTISTINI
02 giugno 1992 [/color]