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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 29/10/2015, 11:56 
Nigel Farage ha tenuto un altro dei suoi discorsi sulla fine della democrazia in Europa. Nel bel mezzo della splendida "crisi della democrazia" in Portogallo, dove il governo ha perso la sua maggioranza ma all'opposizione anti-UE è stato impedito di tentare di formare una coalizione, Farage ha commentato che si tratta "dell'attuazione moderna della Dottrina Brežnev. Questo è esattamente quello che è succedeva all'interno dell'URSS. "
"Questa è l'attuazione moderna della Dottrina Breznev. Questo è esattamente quello che succedeva all'interno dell'URSS. Ciò che è stato chiarito con la Grecia e il Portogallo è in effetti con un paese che ha solo diritti democratici se è a favore del progetto europeo. In caso contrario, tali diritti sono portati via.

E forse niente di tutto questo dovrebbe sorprenderci come Mr. Juncker ci ha detto prima: "non ci può essere scelta democratica contro i trattati europei.

E il ministro delle Finanze tedesco, il signor Schäuble, ha detto: le elezioni non cambiano niente - ci sono delle regole.

Per tutti coloro che credono nella democrazia, il Portogallo dovrebbe essere l'ultima goccia. Dovrebbe essere il monito che questo progetto, per proteggere se stesso e tutti i suoi difetti, distruggerà i diritti individuali dei popoli e delle nazioni. Il mio paese ha sempre creduto così tanto nella democrazia parlamentare che due volte nel secolo scorso ha rischiato tutto per lottare per la democrazia parlamentare, non solo per la Gran Bretagna, ma anche per il resto d'Europa. E io in realtà credo che per tutti noi che crediamo nella democrazia il referendum britannico offra un'occasione d'oro. "

Quello che è successo in Portogallo ha dell'incredibile: la volontà del popolo è ora etichettata come un "falso segnale" a "istituzioni finanziarie, investitori e mercati".

http://www.lantidiplomatico.it/dettnews ... 1&pg=13182

..prima che le porte si chiudano,cerchiamo di sbarazzarci di questa europa,che e' tutto all'infuori di essere l'europa dei popoli, movimenti antieuro abbondano e sono di diversa estrazione,quindi quando capitera' andare al voto e scegliere appunto uno di questi............................ [:294] [:294]


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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 29/10/2015, 11:58 
Guarda su youtube.com



..e' in inglese........ [:306]


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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 29/10/2015, 12:03 
Il leader del partito spagnolo Podemos, Pablo Iglesias, si è dimesso dalla carica di eurodeputato con questo duro messaggio indirizzato al Parlamento europeo, denunciando, tra le altre cose, il "mancato rispetto della democrazia in Portogallo", una politica estera europea direttamente responsabile della miseria e dell'umiliazione che stanno vivendo centinaia di persone alle porte dell'Europa. "Umiliare questa gente è umiliare l'Europa, come umiliare l'Europa è sottometere i governi all'arroganza del potere finanziario, a discapito della democrazia".
"Torno nel mio paese per impedire che vada al governo gente come voi", conclude Iglesias rivolgendosi a Juncker, Pittella e Schult, per poi esortarli a "cambiare politica perchè la crisi dei rifugiati si risolve con una politica responsabile", "lavorando per la pace invece di fomentare le guerre"
http://www.lantidiplomatico.it/dettnews ... 1&pg=13153

..penso sia stato un errore andarsene da tale "posto"cosi' facendo si lascia campo libero a quei personaggi che sono semplicemente dei dipendenti e scrivani della forze finanziarie.... [:303] [:303]


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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 29/10/2015, 13:51 
ubatuba ha scritto:
Il leader del partito spagnolo Podemos, Pablo Iglesias, si è dimesso dalla carica di eurodeputato con questo duro messaggio indirizzato al Parlamento europeo, denunciando, tra le altre cose, il "mancato rispetto della democrazia in Portogallo", una politica estera europea direttamente responsabile della miseria e dell'umiliazione che stanno vivendo centinaia di persone alle porte dell'Europa. "Umiliare questa gente è umiliare l'Europa, come umiliare l'Europa è sottometere i governi all'arroganza del potere finanziario, a discapito della democrazia".
"Torno nel mio paese per impedire che vada al governo gente come voi", conclude Iglesias rivolgendosi a Juncker, Pittella e Schult, per poi esortarli a "cambiare politica perchè la crisi dei rifugiati si risolve con una politica responsabile", "lavorando per la pace invece di fomentare le guerre"
http://www.lantidiplomatico.it/dettnews ... 1&pg=13153

..penso sia stato un errore andarsene da tale "posto"cosi' facendo si lascia campo libero a quei personaggi che sono semplicemente dei dipendenti e scrivani della forze finanziarie.... [:303] [:303]



si infatti..
a essere lì almeno
poteva votare contro..

ma in portogallo com'è finita?



_________________
https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 21/11/2015, 01:05 
Cita:
L’ipotesi della guerra civile


I terroristi non sono lupi solitari ma pesci che nuotano nell’acqua del risentimento che si cova nelle banlieue. Adesso il rischio è che s’inneschi una spirale di violenza che potrebbe contagiare l’intero corpo sociale.

La strategia dello Stato Islamico in Occidente è ormai chiara: attraverso l’esercizio di una violenza feroce e indiscriminata, si tratta di attirare sui musulmani delle rappresaglie che li spingano poi ad abbracciare la causa jihadista. È un meccanismo infernale del quale avevo illustrato il funzionamento fin dagli attentati a Charlie Hebdo. Ma quello che abbiamo vissuto in gennaio non era ancora niente: oggi abbiamo la terribile conferma che quella strategia sta funzionando.

Quando il presidente François Hollande parla di una guerra, con l’obiettivo di rendere operative le forme giuridiche che ne conseguono, sta esorcizzando lo spettro di qualcosa di ben peggiore: quello di una guerra civile. Siamo seri, nessun esercito potrà mai invadere la Francia dalla Siria e dall’Iraq, nemmeno se tra i rifugiati dovesse nascondersi qualche combattente infiltrato. I terroristi che hanno agito il 14 novembre a Parigi sono nati e cresciuti in Europa, dove spesso hanno precedenti di piccola criminalità. Nel martirio hanno trovato la maniera di esprimere un risentimento — la haine — che ha ben poco di religioso. E che non si combatte con le bombe.

Immagine

Locandina di Made In France, film di Nicolas Boukhrief che sarebbe dovuto uscire questa settimana.

“Guerra civile”, “libanizzazione” e “balcanizzazione” sono termini che ritornano spesso nel discorso della destra e dell’estrema destra francese (ma non solo) ed esprimono i sentimenti di una parte della popolazione; talvolta del loro vissuto quotidiano in contesti di convivenza estremamente tesi. Sono parole che il presidente Hollande non può evidentemente pronunciare, sono parole che i mezzi d’informazione cercano di evitare per timore che la profezia si autoavveri, ma (ahinoi) sono parole che possono esserci utili per capire quello che sta succedendo in una Francia che ha dichiarato lo “stato di emergenza” a tempo indeterminato. Perché anche l’assenza di queste parole ha delle conseguenze: lascia il campo libero a forze politiche come il Fronte Nazionale, che intercettano un disagio e propongono le peggiori soluzioni. Ma prestissimo anche il Fronte Nazionale ci sembrerà un partito moderato — quando inizieranno le piccole e grandi rappresaglie dei nuovi Breivik. È inutile negarlo perché li abbiamo visti e li abbiamo sentiti: ci sono francesi che hanno elogiato (letterariamente) i massacri di Utøya e altri che hanno approvato (ironicamente) quelli di Charlie Hebdo. Per citare Mao, questa è l’acqua in cui nuotano gli autori delle stragi di domani.

Molti francesi sono comprensibilmente esasperati dal modo in cui i giornali minimizzano i singoli avvenimenti che si sono accumulati negli ultimi anni. Se proviamo a mettere in fila quello che è accaduto soltanto nel 2015, quello che sarebbe potuto accadere, per tacere di quello che non è stato reso noto, lo scenario è spaventoso: in gennaio Charlie Hebdo e l’assalto al supermercato cacher; in febbraio, dei poliziotti aggrediti davanti a un centro culturale ebraico; in aprile, un uomo viene arrestato prima di attaccare una chiesa; in luglio, quattro uomini vengono fermati prima di attaccare un campo militare; in giugno, un uomo decapitato e un attacco a una centrale di gas; in agosto, un tentativo di attentato su un treno tra Amsterdam e Parigi; in ottobre, un altro attentato a un campo militare sventato… Per non parlare dell’orrore assoluto rappresentato dalle azioni di Mohamed Merah nel 2012, con l’uccisione deliberata di tre bambini ebrei davanti a una scuola. Denunciare il fallimento dell’intelligence sembra essere, anche qui, un modo di esorcizzare la paura di una minaccia più grande, semplicemente impossibile da controllare — un mostro che ha fatto la sua tana fuori dalle grandi città. Oggi il governo francese è costretto ad ammettere che colpiranno di nuovo ma non si sa dove.

L’ipotesi della guerra civile è uno 'storytelling' che rischia di armare la mano dei terroristi di entrambe le fazioni, in un feedback continuo tra realtà e rappresentazione non dissimile dalla proverbiale 'corsa all’armamento' tra nazioni.

Ha senso allora parlare di guerra civile? Come segnalavo dopo gli attentanti a Charlie, i teorici della controinsurrezione ritengono che bastino da principio poche centinaia di soldati pronti a morire per scatenare una spirale di violenza che può coinvolgere l’intera società; e oggi in Francia ci sono almeno tremila potenziali jihadisti che vogliono questa guerra civile. Si tratta dunque di un’ipotesi che dobbiamo prendere sul serio, consapevoli tuttavia che è proprio il discorso sulla guerra civile che rischia di scatenarla effettivamente. L’ipotesi della guerra civile è uno “storytelling” che rischia di armare la mano dei terroristi di entrambe le fazioni, in un feedback continuo tra realtà e rappresentazione non dissimile dalla proverbiale “corsa all’armamento” tra nazioni. Quel che è sicuro è che la Francia si trova su una pendenza molto ripida e deve trovare un modo di non scivolare ancora più in basso. Storicamente si considera che l’inizio delle guerre di religione del Cinquecento coincide con la strage di Wassy del 1562, nel quale morirono una cinquantina di protestanti: metà delle vittime del Bataclan. Persino l’iconografia è straordinariamente simile.

A furia di ripetere verità ovvie (forse anche necessarie) come il fatto che i musulmani non sono tutti terroristi e che i terroristi non sono tutti musulmani, a furia di reagire alle sciocchezze scritte dai vari Maurizio Belpietro, Matteo Salvini e Christian Rocca, il rischio è che si finisca per sottovalutare che il problema del terrorismo va ben oltre un pugno di “lupi solitari” che possono essere facilmente isolati dalla popolazione. Non è così: nelle periferie francesi si diffondono leggende metropolitane sul complotto ebraico, nelle periferie si cova il risentimento nei confronti di una società che promette tanto e mantiene poco, nelle periferie si riscopre l’Islam come sostrato identitario, nelle periferie non tutti sono Charlie, nelle periferie gli spacciatori armano i terroristi, nelle periferie i morti del Bataclan sembrano lontani come per noi i morti in Siria… È in questo contesto che esplode la violenza. Ostinandosi nell’esercizio di un’ideologia di Stato profondamente contradditoria, la République ha tentato per decenni di comprare la tranquillità distribuendo briciole di welfare e illusioni di ascesa sociale a una popolazione che chiedeva innanzitutto vere opportunità ma anche rispetto per la propria differenza culturale. Come sola risposta ha avuto la sacralizzazione delle bestemmie e l’interdizione del velo.

Immagine

Le Massacre de Wassy (1er mars 1562) di Tortorel et Perrissin.

Bisogna pensare a quello che successe negli anni di piombo in Italia: le Brigate Rosse non sarebbero potute esistere se non fossero state avvolte da vari strati di connivenze, affinità, complicità, amicizie, appoggi esterni, giustificazioni. Miguel Gotor lo ha mostrato bene nel suo libro Il memoriale della Repubblica: al di là della catena della responsabilità dirette esiste una catena delle cause indirette, esistono dei canali per mezzo dei quali circolano le informazioni, insomma esistono necessariamente dei nessi tra i terroristi e una parte della società civile. È la zona tiepida della contro-insurrezione. Questa intercapedine è il primo strato che rischia di essere assorbito nella sfera insurrezionale, e poi via via tutti gli altri. Proprio per non contribuire alla mobilitazione dei tiepidi bisogna fare attenzione agli effetti di un’eccessiva stigmatizzazione dei loro comportamenti: non avrebbe senso partire in guerra contro un’intera fascia di popolazione, perché in questo caso finirebbe loro per convenire mettersi dalla parte degli insorti. E d’altra parte sarebbe un grave errore anche lasciare che certi discorsi e certi comportamenti si banalizzino.

Quando i terroristi operano, lo fanno sempre in nome di un mandato che credono di avere ricevuto dalla popolazione, manipolando simboli che sono stati trasmessi loro dall’esterno. Quando colpiscono il Bataclan, ad esempio, lo fanno perché considerano che attaccare un locale connotato per le origini ebraiche dell’(ex-)proprietario li renderà legittimi presso la loro base. Più precisamente essi attingono a un archivio orale e digitale di discorsi che hanno indicato quel locale come bersaglio, come ad esempio una minaccia pubblicata su Internet nel 2008. Si tratta di un video nel quale vediamo dei giovani mascherati con la kefiah dirigersi all’entrata del Bataclan:

… La rabbia che sale nel nostro quartiere [contro le occupazioni israeliane], noi avremo difficoltà a contenerla… Per questo vogliamo mandare un messaggio alla direzione del Bataclan [che organizzava ogni un anno un gala per finanziare la polizia di frontiera israeliana]… Oggi voglio restare gentile ma fermo, ma sappiate che noi, con tutte le persone che stanno dietro di noi, non saremo capaci di tenerli a lungo… Vi prenderete la responsabilità dei vostri atti…

Col senno di poi, la minaccia suona particolarmente inquietante, non foss’altro per la “memoria da elefante” che i terroristi hanno mostrato di avere, che coesiste con la limitatezza dell’informazione di cui dispongono (ignoravano il cambiamento di proprietà sopraggiunto nel frattempo). Ma non è detto che la minaccia del 2008 sia direttamente legata agli attacchi: è più probabile che l’esistenza di questo precedente, o di altri simili, abbia semplicemente ispirato la scelta del bersaglio. I terroristi realizzano con la violenza le più inconfessabili fantasie estratte dall’inconscio dei tiepidi, proprio come le Brigate Rosse quando rapirono l’Aldo Moro già trasformato in bersaglio da Leonardo Sciascia, Elio Petri e Gian Maria Volonté. Da parte loro alcuni ragazzini delle periferie, che magari non farebbero male a una mosca, possono vedere nell’estetica del kalashnikov una specie di riscatto. Qualcuno di loro assapora la diffidenza con la quale la gente lo guarda in metropolitana e ci gioca per darsi arie “da duro”.

Tutti coloro che nell’ultimo ventennio hanno puntato sul risveglio di una “coscienza di classe” delle banlieues in senso marxista, salutando le profezie cinematografiche e le rivolte del 2005, oggi si trovano ad assistere al disastro: come cantava il rapper Passi, “le fiamme del male hanno colpito la città”. Quello che è accaduto a Parigi il 13 novembre ha finito per realizzare quella che dieci anni fa era soltanto una parodia di cattivo gusto. Giocando sulle paure della piccola borghesia bianca ma anche sull’autopercezione dei ragazzi di periferia, il gruppo La Caution aveva realizzato un pezzo di “rap terrorista” (in stile Metal Carter) per il film horror Sheitan con Vincent Cassel. Il video (vedi sopra), che mostra scene di violenza estrema, circola oggi su Internet spesso senza menzione della sua natura parodistica, andando così ad alimentare lui stesso una certa percezione della realtà. Il testo suona oggi come un’oscura profezia:

Terrorista, nemico pubblico
Fa’ saltare i treni, le torri e le scuole […]
Sono una bomba umana in una scuola materna […]
Faccio un appello per l’odio, l’omicidio, lo stupro,
il massacro, la strage col napalm […]
Le persone mi seguono, come pecore verso il macello, alla morte […]
E uccido come respiro con la mia orribile lama, sgozzare lapidando senza negoziare […]
Attrezzato di esplosivi ho i nervi che avvampano […]
Siete la dinamite io sono il detonatore, la pressione aumenta, il conto alla rovescia comincia […]


http://www.prismomag.com/guerra-civile-francia/


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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 21/11/2015, 01:46 
mik.300 ha scritto:
ubatuba ha scritto:
Il leader del partito spagnolo Podemos, Pablo Iglesias, si è dimesso dalla carica di eurodeputato con questo duro messaggio indirizzato al Parlamento europeo, denunciando, tra le altre cose, il "mancato rispetto della democrazia in Portogallo", una politica estera europea direttamente responsabile della miseria e dell'umiliazione che stanno vivendo centinaia di persone alle porte dell'Europa. "Umiliare questa gente è umiliare l'Europa, come umiliare l'Europa è sottometere i governi all'arroganza del potere finanziario, a discapito della democrazia".
"Torno nel mio paese per impedire che vada al governo gente come voi", conclude Iglesias rivolgendosi a Juncker, Pittella e Schult, per poi esortarli a "cambiare politica perchè la crisi dei rifugiati si risolve con una politica responsabile", "lavorando per la pace invece di fomentare le guerre"
http://www.lantidiplomatico.it/dettnews ... 1&pg=13153

..penso sia stato un errore andarsene da tale "posto"cosi' facendo si lascia campo libero a quei personaggi che sono semplicemente dei dipendenti e scrivani della forze finanziarie.... [:303] [:303]



si infatti..
a essere lì almeno
poteva votare contro..

ma in portogallo com'è finita?


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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 09/04/2016, 01:27 
Cita:
Il fenomeno Moschee, scuole, ospedali Soldi dal Qatar all’Italia|la mappa Sempre più massicci gli investimenti dei paesi arabi nel campo del no profit, protagonisti il petrolio e una Fondazione in passato gravata da sospetti] Il fenomeno
Moschee, scuole, ospedali
Soldi dal Qatar all’Italia|la mappa
Sempre più massicci gli investimenti dei paesi arabi nel campo del no profit, protagonisti il petrolio e una Fondazione in passato gravata da sospetti

Immagine

Un conto sono gli investimenti per l’acquisto di hotel superlusso, marchi della moda, compagnie aeree: soldi destinati a generare altri soldi attraverso le leggi dell’economia. Un altro sono i quattrini, tanti, investiti nel no profit: assistenza sociale, attività religiosa, istruzione. E questi servono ad altro, a cementare consensi e a guadagnare fiducia nel campo politico e sociale. I paesi arabi del Golfo, quelli sostenuti dall’economia del petrolio negli ultimi anni, in Italia hanno battuto l’una e l’altra strada. E se è noto il loro intervento in campo turistico in Sicilia e Sardegna, nell’acquisto della griffe Valentino o nel rilevare il 49% di Alitalia, meno conosciuto è l’ingente sforzo finanziario sostenuto per la nascita di centri culturali islamici, moschee e scuole. Un campo, quello del no profit coranico, che ha visto in prima fila la Qatar Charity Foundation, istituzione tra le più potenti del mondi islamico ma più volte oggetto di critiche perché ritenuta emblema di un islam tradizionalista.

Da Bergamo alla Sardegna

Cominciando dalla fine, per rintracciare la presenza più recente della Qatar Charity Foundation occorre far tappa a Bergamo; qui la comunità islamica ha beneficiato di un finanziamento di 5 milioni di euro per la nascita di un centro di preghiera. I lavoro erano già cominciati quando è esplosa una lite interna alla comunità culminata con l’intervento della procura: quel finanziamento era già arrivato in toto sui conti bergamaschi ma una fazione accusa l’altra di averli fatti sparire. Si indaga per truffa ma la pm Carmen Pugliese ha chiesto approfondimenti alla Digos. La Qatar Charity Foundation aveva negli ultimi anni pagato di tasca sua buona parte dei lavori per la moschea di Colle val d’Elsa, in Toscana e di Ravenna. La medesima sigla era comparsa per un ventilato centro islamico a Pavia dove però, fatto l’annuncio, il progetto si è perso un po’ nelle nebbie. Dalla religione all’assistenza sociale e sanitaria, gli emiri del Qatar hanno rilevato anche l’ex clinica del San Raffaele a Olbia, annunciando un investimento niente meno che di 1,2 miliardi di euro.

Sicilia terra d’elezione

La terra d’elezione della Qatar Charity Foundation sembra però essere la Sicilia. Ecco cosa recitava un comunicato ufficiale dell’organizzazione risalente al 2013: «Stiamo realizzando un numero importante di progetti per un investimento di 11 milioni di ryal (2,3 milioni di euro). Riguardano progetti di centri islamici a Ispica, Catania e Messina. Lo stesso presidente della regione Rosario Crocetta, in una intervista alla tv Al Jazeera aveva sollecitato l’arrivo della Fondazione per la costruzione di un centro per i profughi a Lampedusa. Chicca finale: la Sicilia proprio nel 2013 aveva conferito il premio «Uomini e società» al presidente della Qatar Charity, Ahmed Al Kawari.

Il «progetto Pioggia»

L’interventismo del piccolo stato del Golfo in campo sociale non riguarda tuttavia solo l’Italia: da tempo è stato lanciato un programma di progetti in campo sociale denominato Gaith (che in arabo significa pioggia). Un programma, citiamo ancora un documento ufficiale dalla QCF, che «mira a introdurre la cultura islamica e a rafforzarne la presenza nelle comunità occidentale e del mondo in generale». La nascita di centri islamici e scuole è il primo obiettivo che Gaith si prefigge. Cultura ed educazione, insomma, nonché «creare un’immagine positiva dello stato del Qatar tra le comunità mussulmane in Occidente». Sull’organizzazione, però, in passato si sono allungate ombre. Il Washington Institute for Near East Policy sospetta la Qatar Charity Foundation di collusioni con l’area terroristica. In particolare una relazione di Daveed Gartenstein-Ross e Aaron Zelin accusa l’organizzazione, che compare su una black list dello stato di Israele, di nascondere dietro gli aiuti umanitari a paesi islamici il supporti ad attività terroristiche. A sostegno delle accuse, più volte smentite dal Qatar, viene citata la testimonianza di un ex componente di Al Qaeda, Jamal Ahmed al-Fadl. Accuse che però non sono mai sfociate in condanne .

«Terrorismo no, tradizionalismo sì»

Ma come interpretare l’«offensiva umanitaria» in Italia e in Occidente e i massicci investimenti in campo religioso che porta con sè? Valentina Colombo, ricercatrice, docente all’università di Roma ed esperta del mondo islamico la spiega così: «I due piani, quello economico e quello sociale, viaggiano paralleli: gli investimenti no profit servono ad accreditare l’immagine del Qatar davanti alle istituzioni e alla società italiane; sono funzionali insomma a quelli in campo strettamente economico». Ma questa presenza crescente porta con sè preoccupazioni per infiltrazioni di natura terroristica? «Questo direi di no — è ancora il parere di Valentina Colombo — . Certo, la vicinanza dalla Qatar Foundation con la Fratellanza Musulmana è nota ma a mio giudizio questo comporta solo una visione tradizionalista e conservatrice della religione, una visione che si tenta di far passare all’interno degli immigrati islamici in Europa, facendola crescere dal basso».

«Petrolio per la gloria di Allah»

Ma come detto all’inizio, gli investimenti in campo sociale da parte del mondo islamico, non vedono protagonista solo il Qatar. Giampiero Khaled Paladini, imprenditore italiano convertito, ha lasciato l’ambizioso progetto della prima università islamica in Italia, proponendo un sistema di finanziamento che non si rifà alle fondazioni. «Abbiamo denominato il nostro percorso “petrolio per la gloria di Allah”: siamo intenzionati a interpellare paesi produttori di greggio perché versino una parte dei loro guadagni per finanziare la nascita di istituzioni culturali musulmane in Italia, come la nostra». Paladini si rivolge più al campo dell’istruzione: «Il progetto per la nostra università è già stato depositato negli uffici tecnici del comune di Monteroni, in provincia di Lecce e comporterà un impegno di 35 milioni di euro; un’altra decina saranno investiti per il dipartimento di finanza islamica, i cui corsi di formazione inizieranno già il prossimo ottobre ad Omegna, in Piemonte: qui abbiamo già rilevato una parte dell’ex stabilimento della Bialetti».


http://www.corriere.it/cronache/16_apri ... d3d4.shtml


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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 25/04/2016, 11:15 
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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 25/04/2016, 11:37 
Anche un terzo modo: INVADERLO, sommessamente, poi fare 8-9 figli.
Funziona, lo abbiamo già visto.



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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 25/04/2016, 18:46 
ORSOGRIGIO ha scritto:
Anche un terzo modo: INVADERLO, sommessamente, poi fare 8-9 figli.
Funziona, lo abbiamo già visto.


Sono troppo pochi...
http://www.repubblica.it/solidarieta/im ... refresh_ce

Diciamo che, con il DEBITO, le aspettative di annientamento sono decisamente maggiori....



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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 25/04/2016, 21:49 
Thethirdeye ha scritto:
ORSOGRIGIO ha scritto:
Anche un terzo modo: INVADERLO, sommessamente, poi fare 8-9 figli.
Funziona, lo abbiamo già visto.


Sono troppo pochi...
http://www.repubblica.it/solidarieta/im ... refresh_ce

Diciamo che, con il DEBITO, le aspettative di annientamento sono decisamente maggiori....

Forse maggiori no, ma col debito, concordo, più immediate, non serve aspettare il tempo di una generazione.



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Comunque lo spessore delle persone alla fine viene fuori.
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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 26/04/2016, 10:15 
si ma quelli che fomentano l'immigrazione
sono gli stessi che usano il debito..
x i loro fini..

non c'è contraddizione..
tra un fenomeno e l'altro..
anzi sono complementari.



_________________
https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 26/04/2016, 14:12 
mik.300 ha scritto:
si ma quelli che fomentano l'immigrazione
sono gli stessi che usano il debito..
x i loro fini..

non c'è contraddizione..
tra un fenomeno e l'altro..
anzi sono complementari.


....a proposito di fini, siccome sappiamo tutti benissimo che le politiche dei vari paesi sono eterodirette, questi forse sono parte degli obiettivi perseguiti.....

Elezioni Austria, domina l'estrema destra
Il primo turno delle presidenziali austriache vede confermati i sondaggi pre elettorali: dominio del partito anti immigrati. Socialisti e popolari fuori dal ballottaggio dal dopoguerra.

Sarà Alexander Van der Bellen, ex leader dei verdi austriaci, a sfidare il candidato del partito di estrema destra Fpoe Norbert Hofer, uscito trionfatore dal primo turno alle presidenziali austriache. Hofer ha vinto con il 35% dei voti al termine di una campagna elettorale che ha segnato il tramonto di socialisti e popolari, per la prima volta da dopoguerra fuori dal ballottaggio per la poltrona di presidente. Il candidato socialista Rudolf Hundstorfer ha raccolto appena l'11%, al pari di Andreas Khol, candidato dei popolari. Terza la candidata indipendente Ingrid Griss, solo un punto sotto Van der Bellen.

Gli analisti austriaci sono propensi a credere che l'inedito risultato possa generare per il secondo turno la forte convergenza di voti da parte degli elettori dei partiti sconfitti proprio in favore di Van der Bellen, per contrastare l'avanzata dell'estrema destra, arrivata per la prima al 30% e in forte ascesa in vista delle elezioni per il rinnovo del parlamento di Vienna, previste per il 2018.

Fonte



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"Se riesci a mantenere la calma quando tutti intorno a te hanno perso la testa, forse non hai afferrato bene la situazione" - Jean Kerr

"People willing to trade their freedom for temporary security deserve neither and will lose both" - Benjamin Franklin
"Chi e' disposto a dar via le proprie liberta' fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza non otterra' né la liberta' ne' la sicurezza ma le perdera' entrambe" - Benjamin Franklin

"Soltanto chi non ha approfondito nulla può avere delle convinzioni" - Emil Cioran

"Quanto piu' una persona e' intelligente, tanto meno diffida dell'assurdo" - Joseph Conrad

"Guardati dalla maggioranza. Se tante persone seguono qualcosa, potrebbe essere una prova sufficiente che è una cosa sbagliata. La verità accade agli individui, non alle masse." – Osho

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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 26/04/2016, 18:14 
zakmck ha scritto:
mik.300 ha scritto:
si ma quelli che fomentano l'immigrazione
sono gli stessi che usano il debito..
x i loro fini..

non c'è contraddizione..
tra un fenomeno e l'altro..
anzi sono complementari.


....a proposito di fini, siccome sappiamo tutti benissimo che le politiche dei vari paesi sono eterodirette, questi forse sono parte degli obiettivi perseguiti.....

Elezioni Austria, domina l'estrema destra
Il primo turno delle presidenziali austriache vede confermati i sondaggi pre elettorali: dominio del partito anti immigrati. Socialisti e popolari fuori dal ballottaggio dal dopoguerra.

Sarà Alexander Van der Bellen, ex leader dei verdi austriaci, a sfidare il candidato del partito di estrema destra Fpoe Norbert Hofer, uscito trionfatore dal primo turno alle presidenziali austriache. Hofer ha vinto con il 35% dei voti al termine di una campagna elettorale che ha segnato il tramonto di socialisti e popolari, per la prima volta da dopoguerra fuori dal ballottaggio per la poltrona di presidente. Il candidato socialista Rudolf Hundstorfer ha raccolto appena l'11%, al pari di Andreas Khol, candidato dei popolari. Terza la candidata indipendente Ingrid Griss, solo un punto sotto Van der Bellen.

Gli analisti austriaci sono propensi a credere che l'inedito risultato possa generare per il secondo turno la forte convergenza di voti da parte degli elettori dei partiti sconfitti proprio in favore di Van der Bellen, per contrastare l'avanzata dell'estrema destra, arrivata per la prima al 30% e in forte ascesa in vista delle elezioni per il rinnovo del parlamento di Vienna, previste per il 2018.

Fonte



Lo avete visto questo film?
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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 27/04/2016, 00:03 
Col senno di poi non era poi tanto pazzo...Anche perchè il suo progetto lo stanno portando avanti gli stessi che lo portarono avanti con lui all'epoca una volta tolta di mezzo quella parte di "razza ebraica" invisi agli ebrei stessi.



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