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MessaggioInviato: 19/08/2011, 12:37 
SECESSIONE! [:D] 20 "Stati" autonomi [8D]
(Infatti, ogni regione ha la sua cultura) [;)]


Ultima modifica di Ufologo 555 il 19/08/2011, 12:39, modificato 1 volta in totale.


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U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
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MessaggioInviato: 19/08/2011, 21:10 
Stato vende casa per far cassa: ora spunta l'ipotesi dismissioniManovra. L'idea: mettere sul mercato parte dell'immenso patrimonio immobiliare che vale 500 mld. Si pensa a caserme e uffici

Il lavoro per mettere a punto le modifiche al pacchetto anti-crisi è frenetico. Ora spunta l'ultima ipotesi per raggranellare gli euro che servono per raggiungere il difficile obiettivo del pareggio in bilancio: mettere sul mercato parte dello sconfinato patrimonio immobiliare dello Stato. Quello delle dismissioni sarebbe uno degli assi nella manica del governo. L'ipotesi spazierebbe dalle caserme fino agli uffici della pubblica amministrazione.

Patrimonio da 500 miliardi - Almeno 'in potenza', sarebbero parecchi i mattoni che lo Stato può mettere in vendita. Secondo quanto hanno riferito fonti di maggioranza il piano dismissioni potrebbe essere orchestrato tramite Fintecna, alla quale potrebbe essere trasferita una quota degli immobili in cambio di immediata liquidità. Il patrimonio dello Stato, beni degli enti locali inclusi, si aggira intorno ai 500 miliardi di euro. Secondo una recente stima elaborata dal Tesoro, di questa enorme fetta immobiliare sarebbe sarebbe "potenzialmente disponibile" un 40 per cento. Fatti due conti potrebbero essere messi all'asta immobili per 200 miliardi (quando con la manovra se ne mira a raccogliere circa 47).

Caserme e uffici - Secondo quanto si è appreso l'ipotesi, comunque, rimarrebbe l'ultima percorribile. Proprio per questo motivo il governo non ha voluto far trapelare cifre più precise sulla portata dell'operazione. Ma secondo le voci la grossa parte delle dismissioni dovrebbe riguardare le caserme: sarebbero circa mille, di cui 400 già trasferite al Demanio. Negli altri casi si tratterebbe di aree edificabili, con un elevato valore di mercato. Alla partita si potrebbero unire gli uffici pubblici, anche in considerazione del progressivo assottiliamento degli apparati della pubblica amministrazione, e gli immobili dell'enti locali nell'ambito del federalismo.


http://www.libero-news.it/news/805639/S ... sioni.html

***********************************************************

alla buon ora,finalmente forse hanno capito che anziche' mettere mano nelle tasche dei cittadini e'opportuno dismettere parte dell'enorme patrimonio immmobiliare, e pure magari parti dei cosiddetti gioielli dello stato..............................................


Ultima modifica di ubatuba il 19/08/2011, 21:14, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 20/08/2011, 00:38 
Cita:
ubatuba ha scritto:
Il lavoro per mettere a punto le modifiche al pacchetto anti-crisi è frenetico. Ora spunta l'ultima ipotesi per raggranellare gli euro che servono per raggiungere il difficile obiettivo del pareggio in bilancio: mettere sul mercato parte dello sconfinato patrimonio immobiliare dello Stato. Quello delle dismissioni sarebbe uno degli assi nella manica del governo. L'ipotesi spazierebbe dalle caserme fino agli uffici della pubblica amministrazione.



Che ridere........ ma, "quelli del governo", non lo sanno che la BCE
vuole in garanzia ben altro? Voglio dire..... in Italia c'è roba ben più succulenta.... [:246]

Non so.... il Colosseo, la Torre di Pisa, il Duomo di Milano...... [:255]



a PROPOSITO......... ma poi, Tremonti,
l'ha fatta leggere la misteriosa lettera della BCE?

O ha paura di renderla pubblica?

Insomma.... il patrimonio dello Stato, non si può svendere
PRIMA di averci fatto leggere le parole testuali di QUELLA lettera....


O no? [:D]



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 20/08/2011, 11:00 
<h4>30 anni dopo. Strage Bologna Indagati due estremisti rossi</h4>

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L'inchiesta-bis si concentra sulla pista palestinese. I due nel mirino sono tedeschi legati al terrorista Carlos lo Sciacallo

Due terroristi tedeschi di estrema sinistra, Thomas Kram, 63 anni e Christa Margot Frohlich, 69 anni, sarebbero indagati nell’inchiesta-bis della Procura felsinea sulla strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Nel più grave eccidio dell'Italia repubblicana persero la vita 85 persone ed altre 200 rimasero ferite. Entrambi gli indagati sarebbero legati al gruppo del terrorista internazionale Ilich Ramirez Sanchez, detto Carlos lo Sciacallo, oggi detenuto in Francia. Ne dà notizia il quotidiano Il Resto del Carlino.

La pista palestinese - Nessuna conferma nè smentita da parte della Procura di Bologna. Il procuratore aggiunto Massimiliano Serpi, reggente dell’ufficio in questo periodo, interpellato dai cronisti non ha voluto rilasciare alcun commento. Kram e Frohlich appartengono ad ambienti opposti rispetto al terrorismo nero di Valerio Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, che furono condannati in via definitiva per la strage di Bologna. L'inchiesta-bis della Procura felsinea ha preso in considerazione lo scenario della cosiddetta pista palestinese, secondo la quale la strage fu una vendetta del Fronte popolare per la liberazione della Palestina contro l’Italia, che aveva arrestato un suo dirigente. Per questo, sempre secondo questa ipotesi, i palestinesi decisero di servirsi del loro braccio armato, cioè, il gruppo di Carlos.

La ricostruzione - Kram, il 2 agosto 1980 era a Bologna all’hotel Centrale. E secondo alcuni testimoni - riferisce ancora Il Resto del Carlino - la Frohlich in quei giorni alloggiava all’hotel Jolly. La loro presenza in città e altri elementi raccolti dagli investigatori, avrebbe convinto gli inquirenti a indagare i due cittadini tedeschi. Questa indagine fu aperta in seguito alle risultanze della Commissione parlamentare Mitrokhin. Al centro degli accertamenti - avviati dall’ex procuratore capo di Bologna Enrico Di Nicola e dal pm Paolo Giovagnoli e dall’inizio del 2009 passati al pm Enrico Cieri - c'è proprio Thomas Kram, l’esperto di esplosivi appartenente alla cellula terroristica Revolutionaere Zellen. Sulla scia degli atti prodotti dalla Commissione Mitrokhin l'indagine ha percorso appunto la pista del terrorismo palestinese. Secondo la ricostruzione della Commissione, nel periodo precedente alla strage di Bologna, vi era tensione tra l'Fplp e l’Italia per l’arresto del suo rappresentante nel nostro paese, Abu Anzeh Saleh.

La soddisfazione di Raisi - "Prendo atto che i documenti che depositai in Procura (frutto delle risultanze della commissione parlamentare Mitrokhin, ndr) hanno una loro attendibilità e credibilità". Il parlamentare bolognese di Futuro e Libertà, Enzo Raisi, ha commentato con soddisfazione la notizia dell'iscrizione dei due tedeschi nel registro degli indagati. Raisi, che fu componente della commissione Mitrokhin, al termine dei lavoro consegnò diverse carte al pool di Bologna. Dei documenti che, come lui stesso spiegò, provenivano dalle procure di diversi Stati europei, come Francia, Bulgaria, Ungheria e Germania, e dai quali fu tratto lo spunto per avviare la cosiddetta inchiesta-bis sulla pista palestinese. "Sono molto cauto - ha proseguito Raisi dopo - ma per lo meno sono stato ritenuto credibile. Ora vediamo cosa accade".

http://www.libero-news.it/news/805373/3 ... rossi.html



<h3>Quella pista palestinese sepolta per anni pur di dare la caccia ai "neri"</h3>



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Strage di Bologna: ora si indaga sui palestinesi. Tutto parte da un fonogramma ignorato dai pm. L’onorevole Fragalà lo scoprì. E gli costò la vita. Indagati dopo 31 anni due terroristi rossi legati a Carlos lo Sciacallo: in quei giorni erano in città


Fu la Commissione Mitrokhin da me presieduta a scoprire la vera pista della strage di Bologna, su cui finalmente qual­cosa comincia a muoversi. Ad aprire la stra­da fu l'onorevole Enzo Fragalà, il quale pa­gò­un prezzo mostruoso alla sua limpida te­stardaggine: fu ucciso a bastonate da un ignoto sicario nel febbraio del 2010 a Paler­mo. Fragalà era stato sostituito in Commis­sione dal deputato Enzo Raisi che portò avanti con molta decisione la pista poi chiamata «palestinese».

Io, come presi­dente, non volli pronunciarmi sull'even­tualità che il mandante della strage fosse la fazione Fplp dell'Olp palestinese, perché non ho mai trovato sufficienti e convincen­ti gli indizi, ma quel che è certo è che sul luo­go della strage il 2 agosto di trentuno anni fa c'erano gli uomini del terrorista Ilich Ra­mirez Sanchez, più popolare sotto il nomi­gnolo di Carlos lo Sciacallo, che sta ora scontando due ergastoli a Parigi per stragi commesse in Francia. Come scoprimmo con Fragalà, Carlos era all'epoca un agente sovietico del Kgb resi­dente a Budapest, dove aveva arruolato un gruppo di terroristi delle Br italiane.

Co­stui agiva sempre sotto la supervisione so­vietica e della Stasi tedesco orientale. Quando nel dicembre del 2005 la Commis­sio­ne da me presieduta si recò nella capita­le ungherese per una rogatoria internazio­nale al fine di ricevere dalla Procura gene­rale di Budapest una grossa valigia di cuo­io verde contenente gli schedari di Carlos, della Stasi e del Kgb. I giudici ungheresi mi dissero che Carlos era stato sistemato a Bu­dapest dai russi con libertà illimitata e quando gli ungheresi tentarono di pedi­narlo, il terrorista non esitò ad aprire il fuo­co contro gli agenti.

Tuttavia, a parte il no­me del brigatista Antonio Savasta, gli un­gheresi dissero di non poterci consegnare i documenti sulle attività di Carlos e dei suoi uomini (dunque anche quelle dell'ar­­tificiere della banda «Separat», Thomas Kram ora sospettato di aver fatto scoppia­re la bomba, e la terrorista Christa Margot Frohlich che con lui alloggiò a Bologna nel­­le ore della strage) perché l'attuale Federa­zione Russa ha il diritto di segretare tutti i documenti ancora esistenti nei Paesi dell' ex Patto di Varsavia e infatti la diplomazia di Putin mise il veto sulla verità.

La Commissione Mitrokhin andò a com­piere una rogatoria anche a Parigi dove Carlos è detenuto e ci recammo al Par­quet, ospiti del procuratore Jean Louis Bru­guière, l'uomo che fece condannare all'er­gastolo Carlos e che fra l'altro mi disse di aver saputo che l'attentato al Papa del 13 maggio del 1981 (pochi mesi prima della strage di Ustica e poi di Bologna) era stato pilotato non dal KGB sovietico, ma dal ser­vizio militare dell'Urss, il GRU. Fragalà e poi Raisi erano particolarmente impegnati su Bologna, poiché la responsa­b­ilità dell'infame strage fu data ai terroristi «neri»Giusva Fioravanti,Francesca Mam­bro e Luigi Ciavardini. Questo impegno portò a scoprire un fonogramma successi­vo di poche ore alla strage firmato da Gian­ni De Gennaro (futuro capo della Polizia, ma allora direttore della Criminalpol) in cui si avvertiva che il terrorista comunista tedesco Thomas Kram era a Bologna men­tre esplodeva l'ordigno nella stazione.

Si scoprì che il fonogramma era stato ignora­to, che la più importante pista investigati­va era stata sepolta, che le evidenti ipotesi di coinvolgimento arabo (palestinese o li­bico è da vedere) erano state accuratamen­te insabbiate, così da spingere il processo nella direzione di una «pista nera» fascista che, come osservò anche Francesco Cossi­ga, non aveva capo né coda. I terroristi neri accusati e condannati in via definitiva si di­chiararono sempre innocenti, ricordando di essersi sempre riconosciuti colpevoli di tutti gli atti di terrorismo per cui erano già stati condannati a diversi ergastoli: «Per­ché mai, dissero, se fossimo stati noi i re­sponsabili della strage di Bologna avrem­mo agito in maniera diversa da quella che abbiamo sempre adottato, negando un de­­litto che non avrebbe aggiunto nulla sulla nostra detenzione?».

Il deputato Enzo Raisi ha poi firmato con Gabriele Paradisi, Gian Paolo Pelizzaro (già consulente della Commissione Mitro­khin) e Francois de Quengo de Tonquédec il volume «Dossier. La strage di Bologna. La pista segreta». Come ho detto, la tesi di questi investigatori, parlamentari e giorna­­listi, quella secondo cui la strage fu com­missionata a Carlos ( che era sotto la super­visione sovietica e tedesco­orientale) da una frazione palestinese guidata da Abu Abbas che era anche un agente sovietico. Loro se ne dicono convinti. Per quel che mi riguarda resta aperta e secondo me molto più cre­dibi­le la tesi sostenuta con vi­gore e rigore anche dall'ex sottosegretario Giuseppe Zamberletti.

L'ex capo della Protezione Civile ha soste­nuto che la strage di Ustica (causata certamente da una bomba sistemata a ridosso della toletta del Dc9 Itavia: nessun missile, nessuna bat­taglia) e quella di Bologna che segue di un mese la prima, furono com­missionate dal dittatore libico Gheddafi per avvertire (con Ustica) e punire poi con Bologna l'Italia, colpevole di aver estro­m­esso Tripoli dallo sfruttamento petrolife­ro del mare di Malta.

I libici non erano cer­to nuovi a imprese del genere, com'è dimo­strato dal fatto che Gheddafi accettò di as­sumersi la responsabilità e di risarcire le vittime del volo Pan Am 103 partito da Lon­dra il 21 dicembre 1988 e diretto a New York, che esplose sopra la cittadina scozze­se di Lockerbie, in perfetta analogia con quanto era accaduto al Dc9 Itavia partito da Bologna (che combinazione) e diretto a Palermo. Bologna e Ustica sono certamente due stra­gi in cui la verità è stata coperta, i colpevoli sono stati salvati e su cui ora, lentamente, si sta facendo un po' di tardiva luce.

http://www.ilgiornale.it/cronache/una_p ... comments=1


****************************

Ma nooo! Non ci possso ... credere ! [^]


Ultima modifica di Ufologo 555 il 20/08/2011, 11:01, modificato 1 volta in totale.


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La verità non è quasi mai quella che ci raccontano.[xx(]



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E quanti comizi; quanti sbraiti! Il fatto che interessava trovare "capri espiatori" ... Una condanna politica e ... BASTA! Ecco cosa serve la magistratura politicizzata (e sapete con chi ce l'ho ...)
POVERA ITALIA (ma esiste?) [xx(]


Ultima modifica di Ufologo 555 il 20/08/2011, 12:24, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 20/08/2011, 12:26 
Cita:
greenwarrior ha scritto:

La verità non è quasi mai quella che ci raccontano. [xx(]


certo che siamo ben lungi dalla verita',purtroppo quando le indagini si indirizzano esclusivamente verso una direzione tralasciando pure altre piste,i dubbi saranno sempre presenti,e solo la storia postuma potra'rilevare realmente i fatti. [:(!] [:(!]


Ultima modifica di ubatuba il 20/08/2011, 12:28, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 20/08/2011, 12:55 
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La sfida tra Milano e Bologna per ospitare l'Expo dell'IslamBandiere verdi in città rosse. Il festival su Allah il sogno meneghino. Sotto le Due Torri si tratta con i giovani musulmani

Nelle città rosse sventolano le bandiere verdi dei fondamentalisti. «In questi giorni siamo impegnati nella pianificazione di un grande evento, forse il più grande della storia dell’islam in Italia, che dovrebbe avvenire il prossimo dicembre a Bologna», rivela il vicepresidente dei Giovani musulmani d’Italia, Ahmed Abdel Aziz, ad Aki - Adnkronos International.

Unica certezza: vogliono impattare con il periodo natalizio, e «dovrà essere un Islam Expo da organizzare a cadenza annuale nel mese di dicembre, a cavallo cioè tra il vecchio e il nuovo anno». Ma «al momento è tutto ancora in via di definizione e non possiamo sbilanciarci troppo». Ad accrescere il tono provocatorio della proposta, spunta l’idea «di dare vita a un evento simile a quelli che organizzano i musulmani in Francia». Per questo progetto i Giovani musulmani d’Italia stanno «coinvolgendo decine di associazioni islamiche locali e nazionali». Se il modello di riferimento sono i festival francesi, c’è da attendersi una non stop di predicatori impegnati in una competizione a chi sostiene le teorie e le prassi più ostili al mondo occidentale. Effettivamente, durante il XXVI incontro dei musulmani di Francia, tenuto dal 10 al 13 aprile 2009, a Le Bourget, città della periferia parigina, Tareq Suwaidan, nel corso di una conferenza, aveva invitato l’uditorio a non dimenticare che Maometto aveva annunciato che alla conquista di Costantinopoli, avvenuta nel 1453 in un bagno di sangue, dovrebbe seguire quella di Roma.
Intanto procedono a tappe, passando per l’Italia del nord, come i barbari. Se non si riuscirà a conquistare Bologna, ci proveranno con Milano, che si è guadagnata ormai la palma di città più filo-islamica dopo l’annuncio che le autorità municipali parteciperanno alle cerimonie per la fine del ramadan e intendono concedere permessi a raffica per l’edificazione di moschee di quartiere.

Intanto il progetto suscita le preoccupazioni del PdL che attraverso Fabio Garagnani, parlamentare e coordinatore bolognese del partito, rivolge un’interpellanza urgente al governo per sottolineare il «clima particolare che ha caratterizzato Bologna negli ultimi anni». La città divenuta un «crocevia di un certo integralismo islamico con punte di vera e propria violenza», non si presta a ospitare un raduno. PErtanto, Gargnani chiede di verificare se «esistono le condizioni di ordine pubblico per il regolare svolgimento della manifestazione che non può essere considerata alla stregua di altre, visti i precedenti». In particolare Garagnani ha ricordato «la sistematica violazione della legge Bossi-Fini con la connivenza di ambienti dell'estrema sinistra e la compiacenza o tolleranza di alcuni, pur limitati, settori della locale magistratura», «il progettato attentato alla basilica di San Petronio», «la manifestazione in piazza Maggiore con la preghiera islamica accuratamente organizzata senza i regolari permessi» e infine «il tentativo reiterato di edificare la più grande moschea d'Europa con annesso centro culturale preannunciato con un discorso infuocato da alcuni esponenti islamici a Casalecchio di Reno». Gli fa eco la Lega Nord che lancia una sfida agli organizzatori della kermesse islamica: «Devono prendere posizione su alcuni temi fondamentali», ha sottolineato il consigliere regionale dell’Emilia Romagna e capogruppo al Comune di Bologna Manes Bernardini, che si aspetta «una condanna senza mezzi termini contro la jJihad e ogni evento terroristico di matrice religiosa, una presa di distanza dai fondamentalismi religiosi e le distanze da certe pratiche molto diffuse nella cultura islamica». Tra queste, «l’infibulazione femminile, la poligamia, il ruolo marginale e soccombente della donna» che «sono tristi realtà oggi presenti anche nel nostro Paese e che contrastano anche con il nostro stato di diritto».

Chi stona è il deputato bolognese del PdL Giuliano cavolola, favorevole a che «l’amministrazione comunale conceda il permesso per l’expo dell’Islam» ha auspicato, perché «la città deve essere all’altezza di accettare questa sfida aprendosi al confronto senza manifestare nè subire intolleranze da qualunque parte provengano. Negli anni a venire dovremo sempre più abituarci a vivere con i diversi da noi». In che misura si adatteranno loro, è un altro discorso, più complesso e conflittuale.

http://www.libero-news.it/news/805719/L ... Islam.html


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Quanti parcheggi per .... biciclette! [:246]


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Ahahahahahahahahahahh! [:246]

Dalla culla alla tomba: torna il welfare del Duce

(di Francesco Perfetti)


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Infanzia e pensioni, l’eredità del Ventennio nel moderno statalismo. Ma la deriva assistenzialista è un rischio

Non è affatto vero, come è stato sostenuto, che la manovra finanziaria di mezzo agosto non abbia un padre. Ce l’ha e come. E non è un padre molto simpatico. Si chiama statalismo. È l’erede di quella «economia mista» realizzata dal fascismo e transitata e sopravvissuta nell’Italia repubblicana.
Dopo una brevissima parentesi liberista - legata al nome di un grande economista, Alberto De Stefani - il fascismo abbandonò la politica di «restaurazione finanziaria» che aveva fatto proprio uno dei miti della «destra storica», il pareggio del bilancio, che il ministro De Stefani poté orgogliosamente dichiarare raggiunto il 2 giugno 1925.

Il nuovo obiettivo del fascismo era la «trasformazione dello Stato» (l’espressione è di Alfredo Rocco) e, con essa, la costruzione di un regime lontano dallo spirito dell’Italia liberale: un regime di tipo autoritario che facesse leva sul «consenso» delle masse garantito da strutture che assicuravano la «fascistizzazione» del Paese attraverso il controllo della vita e delle attività, lavorative e intellettuali, del cittadino.

La meta venne raggiunta non solo attraverso interventi sulla struttura istituzionale e organizzativa dello Stato, ma anche passando attraverso la politica economica, finanziaria, sindacale. Fra il 1925 e il 1929 il fascismo gettò le basi per la costruzione del cosiddetto Stato corporativo, che ebbe, come presupposti e capisaldi, la liquidazione del sindacalismo autonomo, la legge sulla disciplina dei rapporti collettivi di lavoro (o legge sindacale), l’istituzione delle corporazioni, la «Carta del lavoro», l’istituzione della magistratura del lavoro, ma anche una legislazione sociale che riguardava l’infanzia, il mondo femminile, la famiglia.

Il corporativismo fu, comunque, il grande tema degli anni trenta. Se ne discusse come dottrina economica, ma anche come modalità di organizzazione dello Stato capace di rispondere alle sfide innescata dalla grande crisi del 1929 e alle conseguenze della recessione sull’economia europea. Nacque l’idea di creare uno «Stato nuovo» fondato sui sindacati o, addirittura - come sostenne Ugo Spirito con la proposta di una «corporazione proprietaria» - costruito sull’identificazione fra individuo e Stato propria del comunismo sovietico.
Sempre più lontano - e, anzi, ad esso contrapposto - dallo spirito dello Stato liberale, il fascismo, durante gli anni Trenta, accentuò la presenza della mano pubblica nell’economia nazionale creando una miriade di aziende autonome ed enti pubblici. Si poté parlare, addirittura e non senza ragione, di «Stato imprenditore». Nel 1937, con la trasformazione dell’Iri, creato quattro anni prima per arginare i contraccolpi della grande crisi, in istituzione permanente, lo Stato, di fatto, divenne proprietario di un impero industriale, che, alla vigilia del conflitto mondiale, grazie alle finanziarie di settore, controllava il 90% della flotta mercantile, il 75% della produzione di ghisa, il 45% di quella siderurgica ed era presente nei settori della telefonia, della cantieristica, dell’industria meccanica, dell’industria elettrica.

Contemporaneamente alla trasformazione in Stato imprenditoriale, il fascismo realizzò di fatto uno Stato assistenziale, che seguiva la vita del cittadino, per così dire, «dalla culla alla tomba», attraverso le organizzazioni giovanili, il dopolavoro, l’opera maternità e infanzia e via dicendo. Ed è questa - l’idea dello Stato assistenziale e dello Stato imprenditore - la vera eredità lasciata all’Italia postfascista. Un’eredità pesante e negativa. Lo statalismo e l’interventismo statale sono, checché se ne voglia dire, la negazione del liberismo economico e del liberalismo politico. La manovra economica di ferragosto, anziché interventi strutturali in chiave liberale, ha privilegiato la leva fiscale e la protezione di interessi corporativi, come, per esempio, la difesa delle pensioni di anzianità e il rifiuto di innalzare l’età pensionabile. E non è cosa bella. Né, tanto meno, utile.

http://www.ilgiornale.it/interni/dalla_ ... comments=1



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ehmbe chi e' fautore dello statalismo e collettivizzazione dovrebbero essere felici,sai chi ha il medesimo padre il socialismo e facile intendersi(dal socialismo nacquero partito comunista e quello del fascio) [:266] [:268] [:276] [:246] [:255] [:81]


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Ma cosa mi dici, dici ... mai! [:279] [:246] [:278] [:8]



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MessaggioInviato: 20/08/2011, 18:56 
Capital-comunisti Coop non pagano la crisi: tasse non si accaniscono sul 70% del loro utileAltro che aiutare i contadini, sono vere e proprie multinazionali. Multinazionali su cui il fisco non si accanisce come con noi

Nacquero per aiutare i contadini a comprarsi il trattore, sono diventate una multinazionale che ha un giro d’affari spaventoso (8 per cento del Pil) e che razzola nella grande finanza e si immischia in banche e finanziarie: in sostanza la cosa più capitalista che esista, ma fondata su un principio anti-capitalistico che alcune imprese siano più legittimate di altre a stare sul mercato. Le coop sono dei colossi con le agevolazioni riservate ai piccoli: non pagano le tasse sul 70 per cento dell’utile purché sia reinvestito, ma riescono ad aggirare il problema distribuendo benefit o stipendi stellari ai soci amministratori.

Solo la Legacoop ha un giro d’affari da almeno 50 miliardi (altro che Mediaset) con in più un conflitto d’interessi da paura, perché oltre a fare i prezzi che vogliono - muovendosi in monopolio nelle regioni rosse, e facendo fuori tutti gli altri, vedi caso Esselunga - le coop finanziano regolarmente il Pd che le ripaga rifinanziandole e intruppandole nei grandi appalti: capita che gli stessi uomini siano dirigenti nei Ds e nelle coop, le quali in pratica godono delle agevolazioni riservate ai piccoli ma hanno imbastito un capitalismo di Stato e di Regione, un capital-comunismo che introita ricavi e paga meno tasse rispetto a noi poveri deficienti. «La Coop sei tu» un accidente: sono loro.

http://www.libero-news.it/news/805717/C ... utile.html



ma non dovrebbero essere a scopo di lucro, lo scopo sarebbe reinvestire gran parte dell'utile,ma oramai sono entrate nel firo delle finanza e quindi delle multinazionali,ma casualmente pagano tasse insignificanti,e questo rispetto ad aziende che pagano il dovuto,non e' concorrenza sleale.?..................................... [:76] [:79] [:43] [:28]


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MessaggioInviato: 20/08/2011, 19:08 
Cita:
ubatuba ha scritto:



Capital-comunisti Coop non pagano la crisi: tasse non si accaniscono sul 70% del loro utileAltro che aiutare i contadini, sono vere e proprie multinazionali. Multinazionali su cui il fisco non si accanisce come con noi

Nacquero per aiutare i contadini a comprarsi il trattore, sono diventate una multinazionale che ha un giro d’affari spaventoso (8 per cento del Pil) e che razzola nella grande finanza e si immischia in banche e finanziarie: in sostanza la cosa più capitalista che esista, ma fondata su un principio anti-capitalistico che alcune imprese siano più legittimate di altre a stare sul mercato. Le coop sono dei colossi con le agevolazioni riservate ai piccoli: non pagano le tasse sul 70 per cento dell’utile purché sia reinvestito, ma riescono ad aggirare il problema distribuendo benefit o stipendi stellari ai soci amministratori.

Solo la Legacoop ha un giro d’affari da almeno 50 miliardi (altro che Mediaset) con in più un conflitto d’interessi da paura, perché oltre a fare i prezzi che vogliono - muovendosi in monopolio nelle regioni rosse, e facendo fuori tutti gli altri, vedi caso Esselunga - le coop finanziano regolarmente il Pd che le ripaga rifinanziandole e intruppandole nei grandi appalti: capita che gli stessi uomini siano dirigenti nei Ds e nelle coop, le quali in pratica godono delle agevolazioni riservate ai piccoli ma hanno imbastito un capitalismo di Stato e di Regione, un capital-comunismo che introita ricavi e paga meno tasse rispetto a noi poveri deficienti. «La Coop sei tu» un accidente: sono loro.

http://www.libero-news.it/news/805717/C ... utile.html



ma non dovrebbero essere a scopo di lucro, lo scopo sarebbe reinvestire gran parte dell'utile,ma oramai sono entrate nel firo delle finanza e quindi delle multinazionali,ma casualmente pagano tasse insignificanti,e questo rispetto ad aziende che pagano il dovuto,non e' concorrenza sleale.?..................................... [:76] [:79] [:43] [:28]


Potere occulto, ma non troppo......



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diciamo proprio alla luce del sole................................. [:163] [:179] [:170]


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