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Alfano: "In pensione piu' tardi per salvare gli enti locali". Bossi: "Le pensioni non si toccano"
Domenica 21.08.2011 10:55



ALFANO, SU PENSIONI TENTATIVO CON LEGA DECIDIAMO INSIEME - Angelino Alfano fara' un ultimo tentativo per convincere la Lega ad accettare una riforma delle pensioni come alternativa al taglio agli Enti locali. In una intervista alla Stampa, il segretario del Pdl interviene sul tema della manovra e afferma: "A saldi invariati si puo' dire che sono possibili modifiche. Su tre proposte in particolare c'e' una certa attesa. 1 i tagli agli enti locali, 2 il contributo di solidarieta' connesso al quoziente familiare, 3 l'Iva". Sulle pensioni il segretario Pdl spiega: "Questo e' un evidente nodo politico, ma siccome non si puo' fare una crisi di governo, faremo un ultimo tentativo per dire alla Lega che e' ragionevole che vivendo piu' a lungo si vada in pensione piu' tardi e cio' senza mai toccare i diritti acquisiti di chi la pensione ce l'ha gia'. Fermo restando che e' chiaro che ogni decisione sara' maturata insieme. Gli amici della Lega spero colgano che la riduzione dei tagli agli enti locali puo' essere bilanciata da un intervento sulla riforma delle pensioni". Quanto alla proposta di Luca Cordero di Montezemolo di una patrimoniale sui grandi capitali, Alfano afferma: "A noi del Pdl le nuove tasse procurano l'orticaria e la patrimoniale e' particolarmente odiosa perche' incide su beni che gia' sono stati tassati anche piu' di una volta". C'e' una certa convergenza anche sulle dismissioni di immobili dello Stato. "Si', ma nella consapevolezza che non si tratta di un intervento strutturale, ma di una una tantum". Alfano definisce poi l'idea di un governo tecnico "una ipocrisia" e sull'ipotesi che il ministro dell'Economia Tremonti possa essere sostituito assicura: "Non esiste questo scenario. A Tremonti va dato atto di aver lavorato bene muovendosi fra paletti molto stretti. E in ogni caso non si cambia un giocatore, peraltro eccellente, all'ottantesimo della partita...".

IL FRONTE DELLA LEGA

Umberto Bossi

BOSSI, HO CHIAMATO PREMIER E DETTO NON TOCCARE PENSIONI - "Ho telefonato a Berlusconi e gli ho detto: 'Ci vediamo, parliamo, ci mettiamo d'accordo, ma non toccare le pensioni troveremo un'altra via'". Cosi' Umberto Bossi durante un comizio alla Berghem fest di Alzano Lombardo. Il leader della Lega ha riferito di aver chiamato il presidente del Consiglio dopo aver sentito una dichiarazione di Pier Ferdinando Casini in tv. "Le pensioni si lasciano fuori", ha insistito.

MANOVRA: BOSSI, "TAGLI ANDAVANO FATTI, E' EQUILIBRATA" - Umberto Bossi ha definito "equilibrata" la manovra da 45 miliardi varata dal governo. Premettendo che si faranno interventi a favore degli enti locali, il leader della Lega Nord ha affermato: "Tutto sommato, mi sembra una manovra equilibrata, poi una soluzione si trovera'". "Siamo in un momento difficile. I tagli andavano fatti - ha spiegato - perche' c'era di mezzo la scomparsa dei risparmi della gente". "Se non avessimo salvato i risparmi - ha continuato - la gente veniva a prenderci coi fucili".

BOSSI E CALDEROLI CONTRO GIORNALISTI, BISOGNA DAR LORO 4 LEGNATE - Duro attacco di Umberto Bossi e Roberto Calderoli ai giornalisti, colpevoli di aver raccontato "balle" nei resoconti della trasferta in Cadore dei due ministri leghisti, insieme a Giulio Tremonti. "Ai giornalisti bisogna dargli quattro legnate: hanno inventato una grande manifestazione dei centri sociali, ma non c'e' stato niente", ha iniziato Bossi dal palco della Berghem fest. "Ho detto a Tremonti: non conviene stare qui e' pieno di giornalisti e noi dobbiamo fare le vacanze", ha continuato, spiegando, cosi', il motivo che lo ha spinto a lasciare a sorpresa il Cadore, la notte del 18 agosto. "Tutti i giornalisti hanno inventato un sacco di balle", ha insistito. "E' tutto falso, bisogna che ci impegniamo come un tempo a dargli dei gran 'passamano' a quei delinquenti li'... Vadano a fare i muratori", ha affermato, tra gli applausi dei militanti leghisti. In particolare, Bossi ha attaccato, il 'Corriere della Sera', definendolo "un gran cornuto", e 'la Repubblica' lanciando i suoi strali contro il giornalista che ha redatto gli articoli, facendone il nome: "L'altro comunista, Sala, ha scritto, su Repubblica un sacco di balle, e' passata una macchina che fischiava una volta, sono degli stronzi"). Piu' duro il ministro della Semplificazione nei confronti del 'Corriere della Sera', quotidiano con il quale Calderoli non e' nuovo a polemiche. "Qui c'e' uno del Corriere, se potessi, lo ammazzerei con le mie mani, perche' sono dei cornuti", ha detto riferendosi al fotografo del quotidiano, Stefano Cavicchi, che stava sotto il palco. "La foto l'ha fatta Stefano, l'articolo l'ha fatto Cremonesi", ha aggiunto, riferendosi allo scatto che lo ritraeva mentre caricava le valigie sull'auto, pubblicato dal Corsera. "Ma chi ha messo insieme che scappavamo dal Cadore?" si e' domandato, "col cavolo scappavamo dal Cadore... E' casa nostra!". "Allora - ha aggiunto - gli ho detto: di' al direttore De Bortoli che facciamo una bella intervista, e' lui che fa le domande, io do le risposte, il coltello dalla parte del manico ce lo ha lui".

CALDEROLI: MONTEZEMOLO NON HA MAI LAVORATO SCOREGGIA D'UMANITA' - "Finalmente sono arrivati i Montezemolo, quelle scoreggie d'umanita' che non hanno mai lavorato in vita loro". Cosi' Roberto Calderoli ha fatto riferimento a Luca Cordero di Montezemolo, in un discorso in cui attaccava i poteri forti.



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MessaggioInviato: 21/08/2011, 19:11 
Bankitalia tempio del rigore? E' tutto un magna-magnaFunziona tutto alla rovescia tra le mura di via Nazionale. A Palazzo Koch si tuona contro gli italiani chiedendo sacrifici. Ma lì gli stipendi aumentano - la media è di 115 mila euro - e nel 2011 i baby pensionati sono già arrivati a quota 56

Quando hanno letto il testo definitivo del decreto legge di agosto, in Banca d’Italia sono corsi in mensa. A seconda del rango potevano trovare un brut metodo classico della Banfi spumante o un prosecco di Valdobbiadene. Ce ne è sempre qualcuno in ghiaccio nelle foresterie di via Nazionale da quando il gruppo britannico Compass ha vinto il principesco appalto per le mense della banca centrale italiane. Ma i aprimi di agosto sono volati i tappi di quegli spumanti. Perché nel decreto per gran parte dei dirigenti e dei funzionari di via Nazionale c’era una buona notizia: quella del contributo di solidarietà sui redditi sopra i 90 e i 150 mila euro. Per tutti gli altri italiani è stata una mazzata. Per i guardiani del rigore dei conti pubblici nazionali, no.

A loro quel prelievo del 5% (sopra i 90 mila euro) e del 10% (sopra i 150 mila euro) era già scattato fra la fine del 2010 e l’inizio del 2011 sulla base di un decreto legge del 31 maggio 2010 che tagliava gli stipendi più alti dei dipendenti pubblici. Banca d’Italia ha la sua autonomia, e non è che il taglio sia scattato in automatico in via Nazionale. Ma di fronte al pressing dell’opinione pubblica e anche per essere coerente con le proprie prediche, il governatore Mario Draghi decise di estendere in quel territorio riservato la legge che nel resto d’Italia valeva per tutti i dipendenti pubblici. Con il nuovo decreto però le norme a cui Draghi e i il direttorio facevano riferimento, sono state abrogate. Per questo si è stappato lo spumante in banca: i tagli dei loro stipendi sono salvi. E anche quel che finora è avvenuto dovrà essere restituito. Certo, anche lì come accadrà a tutti gli altri italiani, si dovrà pagare il contributo di solidarietà. Ma anche nella peggiore delle ipotesi sarà più leggero: è deducibile (i tagli precedenti non lo erano) e quindi verrà dimezzato. Può essere che venga ulteriormente alleggerito durante il passaggio parlamentare, magari verrà calibrato secondo il quoziente familiare, può anche essere che salti tutto o in parte. La notizia quindi è certa: le buste paga in Bankitalia verranno rimpinguate, e non di poco.

Funziona tutto a rovescio lì fra le mura di via Nazionale. Si passa il giorno a tuonare contro il resto del Paese che vive al di sopra delle sue possibilità, e in Banca di Italia la possibilità crescono, si allargano a dismisura, sembrano più vicine a quelle di una corte reale che ai già generosi palazzi contigui della Repubblica. Il bando sui servizi di ristorazione che regola la pagnotta quotidiana sia nelle foresterie dei piani nobili che nelle più ordinarie mense sembra essere nato da Buckingham Palace e non da quel severo custode del rigore e del risparmio pubblico che la Banca d’Italia è, almeno nell’immaginario collettivo. Potrebbe trattarsi solo di uno sfizio, o di una particolare estrema attenzione alla buona alimentazione. Ma non è un caso isolato: il mondo capovolto sembra davvero essere la regola in via Nazionale.

Basta prendere i contratti del personale. Anche lì i sindacati come ovunque si lamentano ogni tre per due. Eppure l’ultimo ha regalato scatti trasversali che si sognano altri dipendenti del settore pubblico e di quello privato, facendo lievitare oltremodo la spesa per il personale. Nel 2009 la media degli stipendi pro capite in Banca di Italia era di 93.800 euro. L’anno scorso è salita a 95.900 euro. Con gli oneri accessori il dato medio delle retribuzioni è stato addirittura di 114.900 euro. Non ci sono molti altri posti dove si possano vantare buste paga medie così elevate. Le prediche del Governatore dunque sono assai efficaci fuori, un po’ meno dentro le mura.

Non molto diverso il doppio concetto che in Banca di Italia si ha del welfare. Quello italiano dovrebbe tirare la cinghia, ridurre la spesa sanitaria e quella pensionistica, alzando l’età del meritato riposo. All’interno della Banca il concetto è capovolto. Nel 2010 sono state mandate via 511 persone, e buona parte di queste (uno su tre) grazie agli scivoli (53 milioni di euro) pagati dalla banca verso il pensionamento anticipato di anzianità. In bilancio sono stati subito accantonati ulteriori 23 milioni e nel primo bimestre 2011 altri 119 se ne sono andati via dalla banca centrale, e la metà (56) si sono presi lo scivolo verso la pensione di anzianità. Quindi lì si fa quel che si vorrebbe (giustamente) vietare al resto di Italia.

Non male a proposito di welfare anche l’ultimo accordo sottoscritto dai dipendenti sulla assistenza sanitaria. La polizza assicurativa attuale costava 1.180 euro all’anno: 830 li metteva la banca centrale, e 350 ciascun dipendente. La nuova formula sottoscritta a luglio allarga il campo delle prestazioni, prevede una polizza base di 1.250 euro, di cui 1.180 saranno a carico della banca e solo 70 pagate dai dipendenti. E’ come se nella sistema sanitario nazionale invece di mettere i ticket ai cittadini si fossero allargate invece le prestazioni a carico dello Stato.

Nel mondo che vive alla rovescia, mentre l’Italia tira la cinghia e vive preoccupata dalla crisi, in Banca d’Italia i dipendenti hanno una sola preoccupazione: le promozioni a condirettore e gli avanzamenti di carriera per cui da settembre saranno sottoposti a prove di valutazione che ritengono troppo stringenti. Ma di promozioni dicono che cv’è gran bisogno: fin qui nel 2011 hanno avuto lo scatto di grado solo 95 dipendenti e da un po’ di tempo non si stava largheggiando. 69 promozioni nel 2010, 79 nel 2009, 92 nel 2008, 78 nel 2007. Certo, uno lavora tutto il giorno senza mai protestare e si immagina di potere fare carriera un po’ più velocemente. Se Draghi era di manica corta, magari il suo successore largheggerà un po’

http://www.libero-news.it/news/806070/B ... magna.html


....... il rigore x gli altri puo' andare puo' essere professato------ma il proprio puo' aspettare..... [:278] [:277] [:273] [:55]


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MessaggioInviato: 21/08/2011, 19:17 
W l'"Italia" ! [:257] [:266] [:268] [:278] [:277] [:279]



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MessaggioInviato: 21/08/2011, 19:34 
Milano

Nuovo sgambetto di Pisapia: sui trasporti arriva stangataIl sindaco aveva negato altri aumenti, ma l'assessore Maran è già pronto a ritoccare all'insù i prezzi degli abbonamenti Atm


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«Il nostro obiettivo è che gli abbonamenti restino stabili nel tempo, e se non ci saranno tagli significativi del governo non aumenteranno» ha annunciato ai microfoni di Radio Popolare, appena rientrato dalle vacanze, l’assessore ai Trasporti Pierfrancesco Maran. Lo “tsunami” evocato dal sindaco Giuliano Pisapia per commentare gli effetti della manovra nazionale sui conti degli enti locali è un ottimo paravento. Nei giorni seguenti, infatti, le dichiarazioni della sua giunta hanno potuto caricarsi di toni allarmistici con venature apocalittiche, fino all’annuncio di ieri di Giuliano «Milano sarà in testa al corteo dei sindaci in piazza contro la manovra». E i cento milioni di trasferimenti in meno annunciati da Tabacci sono diventati lo scudo dietro il quale ripararsi e sganciare delle “bombe" mediatiche, l’ultima delle quali in ordine di tempo è la possibilità di una clamorosa (per conseguenze economiche, in termini di penali da pagare, e di credibilità persa) retromarcia su Expo.

A parte l’uscita sulla kermesse - forse più un tentativo di ottenere maggiori fondi dal non certo Expo-entusiasta Tremonti, che un’intenzione concreta -, le parole della maggioranza hanno fatto chiaramente intendere che se ci sarà da un lato un ripensamento sulle partecipate (ora la strada della vendita delle quote inutili tracciata dalla Moratti non è più un tabu), all’orizzonte si profilano nuvoloni neri carichi di altre gabelle. L’Irpef e gli aumenti del 50% dei biglietti di tram e metro non bastano per rimpinguare le casse di palazzo Marino, dato che per Tabacci la vendita della presenza in Serravalle non andrà a buon fine (160 milioni previsti di guadagno), e idem dicasi della quotazione di Sea (170).

Per questo l’unica via percorribile è quella più familiare alla sinistra: stangare il milanese, tanto - vice sindaco Guida docet - «le tasse sono belle, e i cittadini ci scrivono che sono contenti». E per questo, nonostante il sindaco avesse spergiurato che avrebbe difeso fino all’ultimo gli abbonamenti mensili e annuali (ricordate la lettera ai milanesi prima di andare al mare?), Maran è già pronto a rimangiarsi la parola, ritoccando appunto le uniche voci rimaste intatte. «Se la manovra è quella annunciata nessuno è in grado di garantire nulla» ha annunciato via etere mettendo le mani avanti, salvo poi fare la classica melina: «Se la situazione resta più o meno quella che è, non esattamente questa, siamo confidenti di non prevedere aumenti degli abbonamenti».Di numeri certi ancora non ce ne sono, ma si vocifera di una forbice di rincari allo studio dei tecnici del Comune compresa tra il 10% e il 30% in più sugli abbonamenti mensili attualmente fermi a 30 euro: rispettivamente 11 milioni e 27 milioni in più nelle casse comunali.

Intanto Maran ha annunciato anche il via dal 30 settembre alla rete di trasporto pubblico notturno: «Per iniziare il venerdì e sabato sera: una decina di linee che coprono il centro e vanno in periferia». Intento per la poltrona di Catania è spuntato un altro nome vicino alla sinistra: il vice presidente di Assolombarda Giuliano Asperti, una storia nell’ala riformista del Pci e un’amicizia ventennale con Bruno Tabacci.

di Edoardo Cavadini

http://www.libero-news.it/news/805730/N ... ngata.html



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MessaggioInviato: 21/08/2011, 20:46 
"E' stata nascosta la gravità della crisi"
Napolitano apre il Meeting di Rimini

Ovazione per il presidente della Repubblica al meeting di Comunione e Liberazione: "Siamo immersi in un angoscioso presente, urgono risposte. Sulla crisi bisogna parlare il linguaggio della verità". Poi il Capo dello Stato bacchetta la maggioranza che "ha nascosto la gravità della crisi" e l'opposizione che "non può dare solo colpe al governo". Prima del suo intervento Napolitano ha incontrato Marchionne e altri top manager.


Ultima modifica di greenwarrior il 21/08/2011, 20:48, modificato 1 volta in totale.


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SFIDE - «Le sfide e le prove che abbiamo davanti sono più che mai ardue, profonde e di esito incerto», annuncia il capo del Quirinale. «Da quando l'Italia e il suo debito pubblico sono stati investiti da una dura crisi di fiducia e da pesanti scosse e rischi sui mercati finanziari, siamo immersi in un angoscioso presente, nell'ansia del giorno dopo, in un'obbligata e concitata ricerca di risposte urgenti. A simili condizionamenti, e al dovere di decisioni immediate, non si può naturalmente sfuggire. Ma non troveremo vie d'uscita soddisfacenti e durevoli senza rivolgere la mente al passato e lo sguardo al futuro».
Fonte:http://www.corriere.it/politica/11_agosto_21/napolitano-meeting-cl_bbf0caea-cc0d-11e0-b17c-f32c89c7e751.shtml

Se si tiene conto che il Presidente della Repubblica cerca sempre di inviare messaggi positivi e pieni di ottimismo...che cosa dobbiamo aspettarci dopo queste frasi? [8]



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SulleTasse Il tributo che non ti aspetti: traditi dalle imposte che non si conosconoUn libro di Bortolussi (Cgia Mestre) svela i balzelli nascosti: lo Stato incassa più della Germania. E spende male

Tutti a dire che le tasse sono troppe, ma in troppi ignorano che si paga anche un’incredibile quantità di imposte nascoste: dai fondi pensione al project financing (con cui si finanziano due volte le opere pubbliche, in pratica) e dalle «tasse sulle tasse» (tipo l’Iva sulle accise della benzina) a quelle che cambiano nome ma non la sostanza. Bene, c'è un libro completo e didascalico (“Tassati e mazziati”, di Giuseppe Bortolussi, Sperling & Kupfer) che smonta i falsi miti sulla fiscalità italiana e spiega le ricadute concrete sulle tasche di cittadini e imprese.

Ma è difficile da riassumere. Si comincia dai fondamentali, che pure, messi in fila, non smettono di impressionare: il 51 per cento del nostro reddito lordo è prelevato dal fisco, e tende notoriamente ad aumentare. In proporzione al reddito, le tasse che paghiamo sono più elevate di quelle dei tedeschi (i nostri tributi sono superiori di almeno 5 punti percentuali) il che significa che lo Stato italiano incassa più soldi di quello tedesco per erogare dei servizi: ma, quando li eroga, sono nettamente inferiori. Questo è possibile perché da noi si pagano tasse anche sconosciute che nascono da incomprensibili meccanismi di rilievo, e che ci lasciano mazziati perché i servizi scadenti che appunto riceviamo dallo Stato ci costringono a rivolgerci ai privati.

FALSI OBIETTIVI
È d’uopo incolpare l’elevato debito pubblico, ma in realtà, anche considerando gli interessi sul debito, al nostro Paese rimarrebbe in cassa un surplus di risorse più che sufficienti per garantire buoni servizi: ma non è quello che accade. È d’uopo incolpare anche l’evasione fiscale: se tutti pagassero - si dice - tutto sarebbe diverso. Cifre alla mano, il libro di Bortolussi dimostra che neppure quello è il punto: lo Stato italiano, anche senza i soldi dell’evasione fiscale, ogni anno incassa molti più soldi della Germania. Lo Stato non riesce a spendere bene i suoi soldi: il punto resta questo, lapalissiano ma imprescindibile.

Comprendere tutte le tasse che si pagano è davvero difficile, e questo articolo non riuscirà a riassumere quanto il libro condensa in 174 pagine zeppe di dati e di tabelle. Siamo soliti guardare solo al reddito netto, in Italia, proprio perché inconsapevoli di quanto realmente versiamo. Il cittadino medio ha in mente l’Irpef e, se ben informato, le addizionali Irpef comunali e regionali. Pochi, tuttavia, considerano anche l’Iva e le accise che si accollano regolarmente con la spesa quotidiana: e quella la pagano tutti - studenti e pensionati - a tutte le ore della giornata. Basta usare un rasoio elettrico, farsi un caffè, usare acqua ed energia e gas, consumare benzina, comprare un whisky.

Giulio Tremonti, nel suo libro bianco del 1994, scrisse che le tasse erano almeno 100, e, di queste, 14 erano tributi sulla casa e 9 sull’auto. Ma secondo l’Istat (dati pubblicati nel giugno 2010, periodo 1980-2009) le forme di prelievo sono almeno 107, e non sono comprese, attenzione, quelle che riguardano servizi specifici come la tassa sui rifiuti. Sono però comprese le tasse che riguardano singoli eventi, tipo la maledetta Irap (Importa Regionale sulle Attività Produttive) o le tasse sul registro, l’ipotecaria, la catastale, quelle insomma più - si fa per dire - eccezionali. Nei fatti, le imposte sono corrisposte a 657 miliardi (nel 2009) a fronte di un reddito lordo nazionale di 1.521 miliardi, dato ingannevole ma che corrisponde comunque a un 43 per cento di pressione fiscale.

Perché ingannevole? Perché ci sono (prendete respiro) anche i contributi previdenziali, il contributo al Servizio sanitario, il premio Inail alle casalinghe, le citate addizionali Irpef comunali e regionali, l’Iva, la Tia-Tarsu sui rifiuti, il bollo auto, le accise varie, l’imposta sulle assicurazioni, il canone Rai, l’addizionale comunale sull’energia elettrica, quella regionale sul gas, e ancora le ritenute d’imposta sugli interessi attivi.

DETTAGLI DIABOLICI
Il diavolo è nei dettagli, troppi dettagli. Solo i balzelli che gravano sulla casa producono un bottino che si aggira attorno ai 43 miliardi (ripartiti tra Stato, comuni, province e regioni) ma poi ci sono tasse varie su acqua, gas, energia elettrica e metratura della casa stessa: roba che può costare 300 euro annui a un single e oltre 500 a una famiglia.

E l’auto? Lo Stato finge di adirarsi per gli aumenti delle assicurazioni, ma gli incrementi dei premi convengono anche al fisco: che si becca oltre il 18 per cento del premio versato, anche se il bottino vero, com’è noto, è nei carburanti.
E qui arriviamo alle famigerate tasse sulle tasse, un rompicapo. Qualche esempio. Bollette del gas o dell’elettricità: l’Iva è calcolata sulle accise. Tassa sui rifiuti: in alcuni comuni si paga la tassa «ex Eca» sulla Tarsu, che è un’altra tassa; in altri comuni si paga l’Iva sulla Tia, che è una tariffa. Poi c’è l’Iva sul prezzo dei carburanti, che è calcolata sul valore delle accise. Ragione per cui l’aumento del prezzo della benzina, allo Stato, conviene e basta. E sarà un caso che la benzina, da noi, costa più che altrove. Tutto chiaro? No, ovviamente.

Le famigerate accise, comunque, vengono calcolate sulle quantità consumate (litro, chilo) e lo Stato le ha sempre utilizzate per fare cassa in momenti di emergenza: passata l’emergenza, però, l’accisa restava. Così abbiamo, a rendere occulta la tassazione della benzina, 1,90 lire per la guerra di Abissinia del 1935, 14 lire per la crisi di Suez del 1956, 10 lire per il disastro del Vajont del 1963, 10 lire per l’alluvione di Firenze del 1966, 10 per il Belice, 99 per il Friuli, 75 per l'Irpinia, 205 per la missione in Libano del 1983, 22 per quella in Bosnia, 39 lire per il contratto dei ferrovieri: fanno 0,25 euro a cui vanno aggiunti i ritocchi recentissimi per finanziare il Fondo unico per lo spettacolo (Fus) e per cancellare la contestata tassa di 1 euro sul biglietto del cinema, più un altro ritocco applicato dalle compagnie petrolifere per «fronteggiare lo stato di emergenza umanitaria determinato dall’eccezionale afflusso di cittadini appartenenti a Paesi del Nord Africa». Una cosa umanitaria.

LIBERAZIONE FISCALE
Questo, e altro, determina che in Italia il «giorno di liberazione fiscale» sia i primi di maggio per un operaio e a fine giugno per un impiegato. Per quanto riguarda le imposte e i contributi e le tasse di cui sono debitori i lavoratori autonomi, invece, il libro di Bortolussi ne elenca 26, e non abbiamo voglia di ricopiarle. Se già è difficile conoscerle tutte, figurarsi il comprendere se si paghi il giusto. Ci sono tasse che si pagano perché lo stipendio aumenta: ma nel caso non siamo più ricchi, perché con più soldi, causa inflazione, spesso riusciamo a comprare le stesse cose di prima. Ci sono tasse che siamo costretti a pagare - come in questo periodo - per calmierare un deficit di cui magari non abbiamo colpa. E ci sono tasse per finanziare servizi di cui non fruiamo perché, complice l’inefficienza, preferiamo o siamo costretti a rivolgersi al privato: dai trasporti alla sanità (dentisti compresi) e dalle poste alla sicurezza, dagli asili alle scuole: senza contare i soldi che diamo al Vaticano e alle strutture cattoliche. Neppure il sistema giudiziario funziona, si sa: le aziende perciò si rivolgono sempre più spesso ad arbitrati privati o a camere di conciliazione.

A proposito di servizi pagati due volte: il libro si sofferma in particolare sul trucco del project financing, ossia il coinvolgimento di partner privati nella realizzazione di un’opera pubblica; si parla di autostrade, gallerie, ospedali, teatri, ponti di Messina, tutta roba che ovviamente prevedono la possibilità che gli stessi privati recuperino l’investimento e facciano quindi pagare (spesso strapagare) servizi e pedaggi. Il project financing però si concentra soprattutto nelle regioni dove già si pagano le tasse più salate, sicché i costi aggiuntivi - che ripagheranno la parte privata - alla fine gravano sulle nostre tasche come sempre. Ecco perché il costo medio per chilometro nelle tratte per esempio del passante di Mestre (finanziato da privati) è praticamente doppio rispetto ad altre tratte autostradali paragonabili.

Anche il moloch dell’evasione fiscale, secondo Bertolussi, è un problema, ma non è il vero problema. Secondo l’Istat la ricchezza che sfugge alle tasse è racchiusa tra il 16 e il 17 per cento del Pil: anche per questo la pressione fiscale, sugli onesti, arriva al 51 per cento. Ma sono loro, appunto, le vere vittime: se lo Stato restituisse loro tutti i soldi evasi, ogni anno, gli onesti avrebbero indietro almeno 2000 euro. Da immaginarsi se lo Stato utilizzasse i soldi recuperati per altra spesa pubblica: saremmo alla follia definitiva. Morale: l’evasione fiscale è un male orrendo, ma altri e più gravi mali dell'Italia sono i medesimi che la rendono poco attrattiva per gli investimenti esteri: i costi burocratici, i tempi della giustizia, le carenze infrastrutturali, tutto ciò che il denaro incamerato dallo Stato, cioè, non ha trasformato in un Paese moderno.
http://www.libero-news.it/news/806061/T ... scono.html

++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++nonostante lo stato incassi piu' della medesima germania,tutti questi balzelli di tasse su tasse non servono altro che svernare la classe politica con relativi amici e conoscenti,senza dare al cittadino che viene derubato i servizi elementari [:216] [:54] [:209] [:215]

ma quelli che ora si strappano le vesti nelle proteste quando avvenivane certe nefandezze forse si trovavano in vacanza su plutone


Ultima modifica di ubatuba il 21/08/2011, 22:51, modificato 1 volta in totale.

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Boomerang manovra: alert recessione, debito Italia salirà

di: WSI Pubblicato il 22 agosto 2011

http://www.wallstreetitalia.com/article ... alira.aspx

Roma - Inizia la fase più calda per la manovra lanciata dal governo di Berlusconi: domani, il piano approderà nella Commissione al Senato, il 5 settembre in aula.

Mentre fino all'ultimo minuto la maggioranza si spacca su varie misure, con il leader della Lega Bossi che fa le pernacchie ad Angelino Alfano e il ministro Roberto Calderoli che paventa una patrimoniale per soli ricchi, Bloomberg avverte che proprio le misure di austerity che il governo sta sfornando nel disperato tentativo di ridurre il debito potranno tradursi - ironia della sorte - in recessione e quindi, alla fine, in più debito.

"Chiaramente, ci sono rischi al ribasso sulla crescita, provocati dall'adozione di una politica fiscale altamente restrittiva - afferma Vladimir Pillonca, economista presso Société Générale, a Londra - (La manovra) potrebbe far scivolare la già fragile economia dell'Italia in una recessione". E, una volta arrivata, la recessione ovviamente "scatenerebbe un rallentamento nella crescita delle entrate, mettendo in pericolo gli aggiustamenti fiscali".

Berlusconi ha rivisto la manovra dopo la lettera ricevuta dal presidente della Bce, Jean Claude Trichet, che ha chiesto l'adozione di maggiori misure anti-deficit per sostenere i titoli di stato governativi.

La Bce è indubbiamente andata incontro all'Italia, frenando gli attacchi speculativi e acquistando BTP (insieme a titoli spagnoli) e gli effetti benefici della decisione non si sono fatti attendere: lo spread BTP/Bund è sceso passato da 416 punti base - record dall'introduzione dell'euro testato lo scorso 4 agosto -, a 282 punti circa, con i rendimenti dei BTP a 10 anni che sono scesi sotto il 5% per quattro sessioni consecutive.

Ma la risposta di Berlusconi arriva in un momento in cui si parla del timore di recessione per gli stessi Stati Uniti. E il punto è che l'Italia parte già con non pochi svantaggi, visto che negli ultimi anni la crescita della sua economia è rimasta fanalino di coda tra gli altri paesi dell'Eurozona.

Le ultime stime del governo italiano - confermate dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti lo scorso 13 agosto - parlano di un rialzo del prodotto interno lordo dell'1,3% nel 2012 e dell'1,5% nel 2013. Ma il quadro che gli economisti presentano per l'Italia è decisamente diverso.

Giada Giano, economista di Citigroup, ritiene che l'economia italiana rallenterà "vicina allo zero per cento sia nel 2012 che nel 2013". Tale outlook è condiviso anche da Pillonca di Société Générale. E gli analisti di Morgan Stanley, tra cui Elga Bartsch di Londras, ritengono che le misure di austerity, unite al rallentamento della domanda globale e alla contrazione del credito, alimenteranno una "completa recessione nel corso del prossimo anno".

Parla anche Fabio Fois, economista prezzo Barclays Capital: "Adottare una manovra di questo tipo, che è decisamente pesante, significa portare i consumi a soffrire". L'analista rivede così al ribasso l'outlook sulla crescita dell'economia italiana, portando le stime a un rialzo del Pil pari allo 0,7% l'anno prossimo, contro le previsioni precedentemente formulate di un incremento dell'1,1%.

La crescita dell'Italia, terza economia dell'Eurozona, è rimasta indietro a quella media dell'Eurozona ogni anno, a partire dal 1995.



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MessaggioInviato: 22/08/2011, 18:55 
Manovra, compromesso Bossi-Maroni
Lunedí 22.08.2011 18:20


"La segreteria politica della Lega Nord, presieduta dal Segretario Federale, Umberto Bossi, riunitasi in giornata odierna nella sede di via Bellerio, ha deliberato i seguenti correttivi che la Lega Nord intende presentare come proposte per la manovra:
1) Le norme relative alla previdenza contenute nel decreto legge 138 sono idonee e non suscettibili di modifica vista l'intesa raggiunta a riguardo tra Umberto Bossi e Silvio Berlusconi.
2) L'assoluta necessita' di un ridimensionamento dell'intervento sulle autonomie locali.
3) Una proposta incisiva ed equa per sconfiggere la grande evasione fiscale e conseguentemente reperire risorse per lo sviluppo del Paese". Lo afferma il Ministro per la Semplificazione Normativa e Coordinatore delle Segreterie Nazionali della Lega Nord, Roberto Calderoli.

IL TERZO POLO - Coraggiosi tagli sui capitoli della spesa per acquisti di beni e servizi e per erogazioni e "fondi perduti" (dai cui proventi riequilibrare in modo selettivo carichi fiscali per le famiglie e le imprese); intervento immediato sulle pensioni di anzianita'; pacchetto di misure di liberalizzazione, a partire dai servizi pubblici locali; piano di incentivo per il lavoro e l'impresa per i giovani; soppressione delle province. Sono questi i cinque punti principali in cui si articolano le proposte deI Terzo Polo che sta definendo, in queste ore, i testi alternativi alla manovra finanziaria; tenuti fermi ovviamente i saldi di bilancio, e non basati su misure una tantum.

I parlamentari del Terzo Polo stanno definendo gli emendamenti-chiave su cui mettere alla prova la volonta' di riforma della maggioranza, cosi' come delle opposizioni. A quanto si apprende, verranno avanzate anche proposte incisive per la riduzione dei costi impropri della politica. Secondo Francesco Rutelli, leader di Alleanza per l'Italia e presidente del gruppo del Terzo Polo al Senato "qualora ci fossero proposte razionali che emergessero in seno alla maggioranza, ma che fossero bloccate dalle pretese della Lega o di altre componenti, i senatori del Terzo Polo potranno valutare il voto a favore, pur mantenendo la propria chiara collocazione all'opposizione del governo".

Una strategia mirata, dunque, ad affrontare nodi e questioni oggi arenate - come, per esempio, le pensioni di anzianita' o il superamento delle province - su cui lo scontro nella maggioranza rischia di portare a un nulla di fatto. Rutelli ha concordato con Fini e Casini le cinque aree di intervento individuate, e sono stati gia' esaminati una ventina di punti di merito che riguardano tagli, entrate, riorganizzazione degli enti territoriali e misure per la crescita, liberalizzazioni in testa; proposte che saranno formalizzate nei prossimi giorni.

Nel raccogliere le sollecitazioni del Presidente Napolitano, Il Terzo Polo intende cosi' proporre interventi basati su misure stutturali e non su una tantum destinate ad essere consumate nel giro di pochi mesi dalla crisi economico-finanziaria.



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MessaggioInviato: 23/08/2011, 12:03 
ma anziche aspettare il 2013 x l'entrata in vigore dei costi standart x la sanita'non si anticipa l'evento con effetto immediato si potrebbero risparmiare da subito 10 miliardi senza dovere imporre tasse inique.
ma penso che questo anticipo non si deve fare, ,.....prob qualcuno deve ancora ingrassare.......... [:278] [:277] [:273]


Ultima modifica di ubatuba il 23/08/2011, 12:04, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 24/08/2011, 00:01 
in italia puo' capitare pure questo

"Bambino morso da una vipera a Ostuni: manca il siero in ospedale. Scandalo-sanità per Vendola
Martedí 23.08.2011 17:00
Un bambino di sette anni, di origini baresi, è stato morso al braccio da una vipera mentre passeggiava per le campagne di Ostuni dove si trovava in vacanza con la famiglia. Il piccolo è stato trasferito d'urgenza all'ospedale Perrino di Brindisi, dove però non c'era siero antiofidico. Per rintracciare quello che viene comunemente chiamato siero antivipera, sono state interpellate le forze dell'ordine, che hanno battuto tutti gli ospedali della zona per reperire l'antidoto.

L'ospedale più vicino dotato del farmaco è risultato essere quello di Foggia, dove una pattuglia della polizia stradale lo ha prelevato e portato fino a Brindisi. A quanto pare il bimbo, che compirà otto anni a breve, è stato salvato appena in tempo. L'altro ospedale pugliese dotato del siero utile a scongiurare gli effetti venefici del morso del rettile, secondo le ricerche degli agenti di polizia, è quello di Barletta, ma quando il secondo ospedale è stato rintracciato, pur essendo molto più vicino a Brindisi rispetto a Foggia, i soccorsi erano già a destinazione. Il bimbo, che ha accusato un fortissimo dolore al braccio, è tuttora ricoverato al Perrino. Il referto dei medici è confortante, non corre pericolo di vita. "

http://affaritaliani.libero.it/cronache ... ?ref=frame


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MessaggioInviato: 24/08/2011, 13:44 
La Casta continua a mangiare Adesso si pappa le posateDa inizio legislatura al Senato hanno cambiato 8.600 set di forchette e coltelli: 130mila euro. E per i commessi 23mila divise

Da quando è iniziata la legislatura il Senato della Repubblica ha cambiato 8.600 set di posate per le tavole di mensa e ristoranti frequentati da dipendenti, senatori e giornalisti parlamentari. Spesa complessiva: 130 mila euro. Visto che gli aventi diritto al pasto sono circa 1.400, significa che per ognuno di loro sono stati previsti sei set di posate completi. Due all’anno, e il prossimo se ne aggiungeranno altri due, perché la spesa è costante ogni anno. Vista quella cifra un giovane imprenditore veneto portato a palazzo Madama dalla Lega Nord, Alberto Filippi, ha deciso di non farsi prendere in giro e di non votare il bilancio del Senato. Dal 3 agosto è stato così costretto a dimettersi dal gruppo e a iscriversi a quello misto. Di quello strano bilancio molte voci di cui solitamente si parla poco l’avevano colpito, e ne ha tenuto un diario. Ma sono state proprio le posate a choccarlo: «Ciò che mi lascia fritto, immobile, congelato», ha annotato Filippi, «è il costo per le posate: 40 mila euro all’anno. Ma perché ogni anno? La tradizione di cambiare posate continuamente era in voga alla corte di Francia ai tempi del Re Sole e ne sono passati di anni, è passata perfino al ghigliottina. A casa mia le posate magari te le regalano nella lista nozze, ma poi ti durano una vita…». Il giovane senatore Filippi non ha tutti i torti. E le risposte ai suoi dubbi possono essere soltanto due: o al Senato hanno lavastoviglie che si inceppano spesso, quindi le posate vengono buttate via, o qualche collezionista se le porta ogni tanto a casa affascinato dal simbolo dell’istituzione stampato su forchette, coltelli e cucchiai. Ma le posate sono soltanto una delle voci che inquietano chi seriamente si mette a scorrere i bilanci delle due Camere.
Partiamo da un dato di fatto. A Palazzo Madama ci sono circa mille dipendenti, 315 senatori eletti e 6 senatori a vita: fanno in tutto 1.321. A Montecitorio ci sono circa 1.900 dipendenti e 630 deputati: 2.530 abitanti più o meno abituali del palazzo, quasi il doppio dell’altra Camera. Con queste cifre in mente prendi la bolletta dell’acqua dell’uno e dell’altro palazzo e non capisci più nulla. Il Senato ha speso 1,2 milioni in acqua corrente dall’inizio della legislatura. La Camera che ha il doppio dei frequentatori ha speso invece 985 mila euro. Anche qui due possibilità: o i senatori sono maniaci della pulizia personale (e i deputati un po’ allergici all’acqua) o il contratto fatto con il fornitore di palazzo Madama è troppo caro, un vero bidone. Il sospetto che sia vera la prima ipotesi viene da altre spese indicate in bilancio. Come quella per l’acquisto dei prodotti igienici: la Camera dall’inizio della legislatura ha speso 200 mila euro, il Senato che sulla carta avrebbe dovuto spendere la metà (100 mila euro), invece ha comprato carta igienica e sapone da toilette a un costo tre volte superiore ai colleghi: 630 mila euro. È chiaro che i senatori sono maniaci dell’igiene personale.
I conti però non tornano nemmeno con altre bollette. Una è a posto, quella della luce: la Camera giustamente spende il doppio del Senato (14,4 milioni da inizio legislatura contro 7,3 milioni). Ma quella del gas è incomprensibile: dal 2008 la Camera ha speso 3,2 milioni di euro di gas e il Senato quasi la stessa cifra: 3 milioni. Chissà se è legata alla questione delle posate: a palazzo Madama mettono su l’acqua della pasta, poi i camerieri avvertono che non ci sono più posate da mettere in tavola. Bisogna correre a comprarle di nuovo e nel frattempo l’acqua bolle ed evapora tutta. Allora bisogna rimetterla su: sarà per questo che si spende così tanto in gas e in posate.
Come sono maniaci della pulizia, i senatori debbono avere una predilezione anche per le temperature polari. Probabilmente hanno un condizionatore per ogni metro quadrato del palazzo. Solo così si spiega come in Senato, che è la metà della Camera, si siano spesi fin qui 4 milioni per la manutenzione dei fancoils mentre a Montecitorio la spesa è stata di solo un milione di euro. Qualcosa non quadra.
Altra voce curiosa nei bilanci dei due palazzi è quella dei traslochi. Si può ben capire qualche spostamento a inizio legislatura per piazzare gli uffici secondo i desiderata dei nuovi eletti. Ma come quella spesa possa essere costante ogni anno, è un vero mistero. La Camera nel 2008 ha speso 1,3 milioni di euro in traslochi. Nel 2011 la cifra è addirittura salita a 1,6 milioni di euro, e fin qui per spostare mobili e scartoffie sono volati via 5,6 milioni di euro. Al Senato sono riusciti a spendere di più: 6,1 milioni di euro. Da quelle parti deve essere proprio impossibile parcheggiare: ogni giorno ci sarà qualche Tir in sosta temporanea per muovere mobili e suppellettili.
Sembra invece in ordine nella proporzione la spesa per vestiario nei due palazzi: 2,3 milioni per la Camera e 1,5 milioni circa per il Senato da inizio legislatura. Ma la cifra è davvero alta. Perché i radicali hanno tirato fuori i contratti pagati per la fornitura dei vestiti. Una divisa da uomo costa 168,50 euro: 110 euro la giacca e 58,50 euro il pantalone. Una da donna costa anche meno: 161 euro. Stesso prezzo per la giacca, ma 51 euro per la gonna. I dipendenti sono 1.900 alla camera e mille circa al Senato. Ma la maggiore parte deve venire al lavoro con i suoi vestiti, come tutti gli altri italiani. Le divise sono solo per alcune categorie di personale (come i commessi). A quei prezzi significa che da inizio legislatura sono state acquistate nei due palazzi più di 23 mila divise. Sembra quasi che siano state prese come “usa e getta”. Ma così non si capisce la spesa in lavanderia: 310 mila euro alla Camera e 215 mila euro in Senato…
http://www.libero-news.it/news/807528/L ... osate.html


àààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààà

a forza di "magna"si pappano pure le posate,certo fra poco si porteranno a casa pure le sedie e gli scranni....x dormire [:246] [:253] [:255]


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Disoccupazione, Italia peggio di tutti in Ue: "Oltre un milione di giovani senza lavoro"
ultimo aggiornamento: 24 agosto, ore 14:18
Roma - (Adnkronos) - L'allarme lanciato dall'Ufficio studi di Confartigianato: fra gli under 35 in Europa record negativo al Belpaese (VIDEO). Sicilia maglia nera

Roma, 24 ago. - (Adnkronos) - In Italia i giovani under 35 senza lavoro sono 1.183.000. Il Belpaese segna dunque record negativo nell'Ue per disoccupati tra 15 e 24 anni: al 29,6%. La Sicilia e' 'maglia nera'. E' l'allarme lanciato dall'Ufficio studi di Confartigianato nel rapporto sulla disoccupazione giovanile.

-"L'Italia ha il record negativo in Europa per la disoccupazione giovanile: sono 1.138.000 gli under 35 senza lavoro. A stare peggio i ragazzi fino a 24 anni: il tasso di disoccupazione in questa fascia d'eta' e' del 29,6% rispetto al 21% della media europea", afferma Confartigianato, nello studio in cui si rileva che tra il 2008 e il 2011, anni della grande crisi, gli occupati under 35 sono diminuiti di 926.000 unita'" scrive Confartigianato nel rapporto

Se a livello nazionale la disoccupazione delle persone fino a 35 anni si attesta al 15,9%, va molto peggio nel Mezzogiorno dove il tasso sale a 25,1%, pari a 538.000 giovani senza lavoro. La Sicilia e' la regione con la maggior quota di disoccupati under 35, pari al 28,1%, scrive Confartigianato. Seguono la Campania con il 27,6%, la Basilicata con il 26,7%, la Sardegna con il 25,2%, la Calabria con il 23,4% e la Puglia con il 23%. Le condizioni migliori per il lavoro dei ragazzi si trovano invece in Trentino Alto Adige dove il tasso di disoccupazione tra 15 e 34 anni e' contenuto al 5,7%. A seguire la Valle d'Aosta con il 7,8%, il Friuli Venezia Giulia con il 9,2%, la Lombardia con il 9,3% e il Veneto con il 9,9%.

Nella classifica provinciale la maglia nera va a Carbonia-Iglesias dove i giovani under 35 in cerca di occupazione sono il 38% della forza lavoro. Seguono a breve distanza Agrigento (35,8%) e Palermo (35,7%). La provincia piu' virtuosa e' Bolzano dove il tasso dei giovani senza lavoro e' pari al 3,9%, seguita da Bergamo con il 5,6%, e da Cuneo con il 5,7%.

La crisi del mercato del lavoro italiano non riguarda soltanto i giovani. Il Rapporto di Confartigianato mette in luce un peggioramento della situazione anche per gli adulti. La quota di inattivi tra i 25 e i 54 anni arriva al 23,2%, a fronte del 15,2% della media europea, e tra il 2008 e il 2011 e' aumentata dell'1,4% mentre in Europa e' diminuita dello 0,2%.

In un contesto cosi' critico, il rapporto di Confartigianato rivela paradossi tutti italiani sul fronte dell'istruzione e della formazione che prepara al lavoro. Per il prossimo anno scolastico 2011-2012, infatti, e' previsto un aumento del 3% degli iscritti ai licei e una diminuzione del 3,4% degli iscritti agli istituti professionali. Nel frattempo, le imprese italiane, nonostante la crisi, denunciano la difficolta' a reperire il 17,2% della manodopera necessaria.

Una strada per facilitare l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro e' rappresentata dall'apprendistato. Secondo la rilevazione di Confartigianato gli apprendisti in Italia sono 592.029. In particolare l'artigianato e' il settore con la maggiore vocazione all'utilizzo di questo contratto: il 12,5% delle assunzioni nelle imprese artigiane avvengono infatti con l'apprendistato, a fronte del 7,2% delle aziende non artigiane.

"La riforma dell'apprendistato voluta dal Ministro Sacconi - sottolinea il Segretario Generale di Confartigianato Cesare Fumagalli - potra' contribuire a ridurre la distanza tra i giovani e il mondo del lavoro. Da un lato, i ragazzi potranno trovare nuove strade per imparare una professione, dall'altro le imprese potranno formare la manodopera qualificata di cui hanno necessita'"

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Econo ... 42307.html


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MessaggioInviato: 25/08/2011, 13:56 
Da Bersani alla Camusso, dai sindacati agli enti locali. Si fingono paladini dei diritti però sono mossi da un unico obiettivo: salvare il proprio orticello


. Tutti d’accordo sulla necessità di fare i sacrifici e di tagliare le spese per far fronte alla crisi ma tutti d’accordo che a farli, i sacrifici, sia il vicino di casa. È un dato di fatto e prendiamone atto, purtroppo: l’Italia degli egoisti e delle caste intoccabili, ha definitivamente spodestato l’Italia delle mamme, di un tempo nemmeno troppo lontano, che, per far quadrare i conti di famiglia, dividevano lo stipendio in tante buste: vitto, affitto, luce, gas e spese extra.

Per dipingere il quadro a tinte fosche del nuovo egoismo italiano si può procedere per categorie e, in questo caso, la partita è piuttosto accesa. La parola partita ci porta, per esempio, dritti ai calciatori, anzi, la «viziatissima casta dei calciatori» come l’ha definita il ministro Roberto Calderoli, dopo che «gli eroi della domenica» avevano respinto al mittente con reazioni di sdegno, il contributo di solidarietà previsto dal governo nella manovra economica. La figuraccia davanti alla nazione loro, con i loro stipendi, l’hanno fatta.
Ma se Calderoli rimbrotta i calciatori, hanno più che ragione tutti gli italiani che sono ancora qui ad aspettare un segnale di coerenza, un vero e concreto atto di sacrificio da parte dell’intera classe politica.

Lo ha invocato anche l’altro giorno, Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria: «Nel momento in cui il governo chiede sacrifici a tutti, è inconcepibile che la politica per prima non li faccia». Solo che lady Emma si è dimenticata di garantire che gli industriali sono disposti a fare i sacrifici. Insomma li faranno o li faranno fare solo, con buona pace di altri lamentosi «egoisti» come Bersani e la Camusso, agli operai e ai dipendenti, e nel frattempo si adopereranno per mettere al sicuro, magari oltre confine i loro denari?
E se è vero, come si sostiene da più parti, che aumentare l’Iva sembra l’unica strada possibile è anche vero che, oltre a certi «poveri» industriali si sono messe subito a strillare anche altre categorie. Tipo gli imprenditori del turismo e i commercianti. A guidare il coro dei no, «no ad ogni incremento dell’Iva, no ad una patrimoniale, no a nessuna ulteriore tassa» il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli che ha avvertito: «Intervenire sull’Iva può sospingere l’inflazione e poi si tratta di un’imposta con ampi margini di evasione».

E come lui anche l’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, a margine del meeting di Cl a Rimini, ha voluto esternare il suo malcontento dichiarando che «qualsiasi aumento delle tasse avrà un impatto negativo sulle vendite delle auto e sui consumi in generale».
Quanto ai politici il loro esempio di egoismo è davvero illuminante, non solo perché possono andare in pensione dopo solo cinque anni di legislatura o perché le loro pensioni sono quelle che gravano di più sulle tasche degli italiani (dei 219 milioni di euro erogati ogni anno a ex parlamentari 204 arrivano dalle nostre tasche) ma perché procedono impunemente nel loro egoismo anche adesso che il momento è difficilissimo.

Significativa la vicenda dell’ordine del giorno in cui si chiedeva l’abolizione dei vitalizi per i parlamentari ed il trasferimento della pensione degli ex all’Inps, in base ai contributi effettivamente versati di parlamentari (che avrebbe portato ad un risparmio effettivo di 150 milioni di euro l’anno). Sapete come è finita? È stato bocciato dal presidente della Camera Gianfranco Fini che lo ha definito «inammissibile per una questione di metodo».
Ma il Paese degli egoismi è anche il solito Paese dei veti. Umberto Bossi ha chiuso la porta in faccia a Berlusconi riguardo alle pensioni e agli enti locali e così l’Upi, l’Unione Province italiane ha subito riunito il direttivo per dichiarare quanto segue: «Noi dell’Upi diciamo che se le famiglie devono compiere sacrifici, anche gli enti pubblici sono chiamati a questo, ma ricordiamoci che soldi in meno vuol dire mettere a rischio lavori a strade, scuole, per tutelare l’assetto idrogeologico del nostro territorio, oltre a minori risorse per il trasporto pubblico».

Come dire, in buona sostanza: «Attenti perché non faremo più nulla, con meno soldi».
E i sindacati? La Cgil della zarina Susanna Camuso e la Fiom di Maurizio Landini adottano e agitano solo vecchie contromisure, quelle degli scioperi generali, per nuove situazioni d’emergenza che interessano o dovrebbero interessare tutto il Paese. Ancora la Marcegaglia si è sentita in dovere di bacchettare la Fiom affinché «smetta di guardare ai problemi con ideologia, ma consideri che l’obiettivo è far andare bene le imprese affinché possano pagare di più di lavoratori».

E per tutta risposta, la Camusso, spalleggiata da un Bersani che, dopo aver fatto appello all’unità del Paese, non ha mosso un dito per tenerla a freno, è scesa con la sua Cgil in piazza (Navona) per proclamare lo sciopero generale del 6 Settembre contro una manovra «sbagliata, ingiusta, bugiarda, ideologica».
Meno male che Bersani ha offerto la sua ineffabile soluzione per risolvere i problemi dell’Italia e colpire sempre il solito vicino scomodo, cioè il Cav. «Mettiamo all’asta le frequenze tv», ha proposto. Che fulgido esempio di disinteressata generosità.


http://www.ilgiornale.it/interni/quelli ... comments=1


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MessaggioInviato: 25/08/2011, 22:01 
http://bari.repubblica.it/cronaca/2011/ ... ef=HREC2-3

Ma naturalmente nessuno dice niente. Che volete, è solo la CGIL presa a fucilate.

Ricordo a tutti che il sindacato ha solo lo sciopero, e che dire (come fa qualche dirigente sindacale oltre che politico) che la CGIL non deve scioperare non solo si comporta come un povero megalomane con ambizioni dittatoriali, ma fa anche un torto a quello che un sindacato rappresenta (o dovrebbe rappresentare). Ha senso dire ad un artista che certe battute contro il governo in periodo di crisi non si devono fare? No, perchè sarebbe censura. Però la CGIL non deve fare sciopero. Che si occupassero queste menti eccelse di gestire meglio l'Italia, piuttosto...

In Francia la tassa ai ricchi l'hanno messa. Da noi? Boh. Quoziente familiare, dicono. Cioè, uno che guadagna X miliardi non paga perchè ha i figli a carico. E per quei pensionati a cui hanno eliminato la rivalutazione, perchè i familiari a carico non contano?

PS: abbiamo avuto per 20 anni un imprenditore, e abbiamo visto gli splendidi risultati. Ora che facciamo, vogliamo ripetere? Scusate, ma agli italiani piace proprio farselo mettere XXX XXXX.


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