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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 23/08/2016, 12:10 
Il bello è che, a Ventotene, Renzi, Merkel e Hollande, sono pure andati
davanti alla tomba di Spinelli per una commemorazione....

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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 12/09/2016, 17:16 
Alberto Bagnai: “L’Eurozona sta andando a picco.
La catastrofe è l’euro, non la Brexit”


“La Gran Bretagna ha fatto una cosa giusta: sganciarsi da una realtà economica fallimentare”. “Non si parla più di Brexit perché i dati sono positivi. Mostrare che chi esce sta meglio, è qualcosa che i media non possono permettersi di raccontare”Alberto Bagnai, professore di Politica economica, avanguardia italiana del fronte internazionale di economisti contrari alla moneta unica, già autore in tempi non sospetti del libro “Il tramonto dell’euro”: in Gran Bretagna aumentano i consumi interni e gli investimenti esteri. Non c’è male come inizio dell’apocalisse…

http://www.stopeuro.org/alberto-bagnai- ... a-brexit/#

Di questa vicenda mi colpisce il fatto che gli economisti, sia accademici sia appartenenti a istituzioni come il Fondo monetario internazionale, sistematicamente tengano un doppio discorso. Stiamo vedendo che nel breve periodo la Gran Bretagna è ripartita. Non è una sorpresa: il Fondo monetario internazionale aveva detto chiaramente che la sterlina era sopravvalutata. Con la Brexit il Regno Unito è riuscito a far aggiustare il suo cambio senza particolari sforzi aggiuntivi di politica monetaria, ma semplicemente con un effetto psicologico: una mossa da maestro. È schizofrenico il fatto che gli economisti dicano che una moneta è sopravvalutata, cioè che costa troppo, e nel contempo preconizzare catastrofi se quella moneta scende. Ci fosse un po’ più di etica professionale tra gli economisti, molti dei quali agiscono in conflitto di interessi, ci sarebbero meno titoli ad effetto e meno turbolenze di breve periodo su mercati.

Con dati di segno opposto possiamo solo immaginare cosa si sarebbe scatenato sulla stampa italiana e internazionale. Inoltre l’andamento positivo della Gran Bretagna coincide con l’ennesima fase di crisi dell’eurozona.
Siamo ancora nel breve periodo, ma chiedersi se nel lungo periodo la Brexit sarà stata una scelta giusta in termini economici per il Regno Unito non ha molto senso. Perché nel lungo periodo potrebbe succedere di tutto, chessò, potrebbe triplicare il prezzo del petrolio o scoppiare una bolla immobiliare in Cina innescando una recessione mondiale. Fra 3 anni immaginare come sarebbe stata la Gran Bretagna se 3 mesi fa non avesse optato per la Brexit sarà un esercizio speculativo.

Che certezze abbiamo?
L’unica certezza è che l’eurozona sta andando a picco. In termini economici non ha molto senso interrogarsi sulla decisione del Regno Unito. Ha fatto semplicemente una cosa giusta: sganciarsi da una realtà economica fallimentare. Se sei su una nave che affonda cerchi una scialuppa. Poi c’è un tema politico: una delle componenti che ha inciso nella scelta del popolo britannico è stata quella di rivendicare una propria autonomia, una capacità e una possibilità di darsi leggi proprie. Tutto questo non viene raccontato dai nostri media.

Che meccanismo entra in gioco?
I nostri media sono abbastanza opachi da non favorire la nascita di una consapevolezza su certe tematiche, ma questo dipende anche dal comportamento dei miei colleghi. Esiste questa distorsione: non si parla più di Brexit perché i dati sono positivi. Mostrare che chi esce sta meglio, che non esistono apocalissi di sorta, è qualcosa che i nostri media non possono permettersi di raccontare.

Vacilla dunque la bizzarra idea della Brexit come detonatore di catastrofi mondiali. Persino da parte del Governo italiano c’è stato il tentativo di addebitare alla Brexit parte delle sventure economiche del nostro Paese.
Tentativo assurdo. La Gran Bretagna è un’economia relativamente florida rispetto alla nostra, ancor più florida da quando ha manifestato l’intenzione di voler uscire dall’Ue: è bastato questo per scatenare una ventata di ottimismo e di entusiasmo. Non si vede perché il fatto che un nostro vicino, con il quale commerciamo, stia meglio debba far star male noi. È come dire che il panettiere va in dissesto perché i suoi clienti sono più ricchi. Questa è l’applicazione di un sistema illogico, secondo cui il bene dell’Europa si attua facendo il male delle sue componenti.

È il ritornello classico…
Ci dicono che l’Italia o la Spagna o la Grecia devono fare sacrifici, ci dicono che le misure dolorose nel breve periodo ci renderanno virtuosi. Il bene del tutto non si attua facendo il male delle parti. Non c’è nessuna logica economica che stabilisca questo. E infatti chi porta avanti questo discorso fallisce tutte le previsioni. Come il Governo Renzi che toppa le previsioni una dietro l’altra ed è costretto a spiegare i propri fallimenti attraverso fattori esterni come la Brexit e i mercati. Ma la radice del male è da un’altra parte.

La moneta unica, immagino…
Che è l’euro sia la radice del male lo ha autorevolemente detto Stiglitz. Ha spiegato che l’euro è un’istituzione monetaria che ci ha impoverito. Ma nel contempo ha indicato un possibile percorso di soluzione, lo stesso che con altri colleghi come Claudio Borghi avevo indicato da tempo: uno smantellamento controllato dell’euro a partire dai Paesi del Nord. Chi è ricco e stabile si tiene la sua moneta e se ne va accettando un minimo d svalutazione dei suoi crediti, e lasciando ai Paesi del Sud la possibilità di intraprendere un percorso di crescita equilibrato.

Ci sono degli indizi che portano a questi scenari? Dare la parola al popolo può innescare meccanismi inaspettati. Solo un paio d’anni fa nessuno avrebbe immaginato la Gran Bretagna fuori dall’Unione europa.
Gli scenari politici sono interessanti e sono mossi da storture della costruzione europea attuale, riconducibili all’euro. La teoria economica ci dice che la moneta unica crea disoccupazione nei Paesi più deboli in caso di crisi: la crea perché questi Paesi diventano poco competiviti, cioè le loro merci poco domandate sui mercati internazionali. E allora i Paesi deboli devono abbassare i salari, e per abbassare i salari bisogna ricorrere alla disoccupazione. E qui entra in gioco Schengen.

Per quale motivo?
Può sembrare paradossale: noi parliamo di Schengen sempre in rapporto alla questione dei profughi. Ma in realtà la libera circolazione delle persone dentro l’Unione europea è una conseguenza della moneta unica. Perché la rigidità del cambio impone la flessibilità del fattore lavoro: sia nel senso di flessibilità del salario sia nel senso di flessibilità sul territorio, ovvero andare a trovare lavoro dove c’è.

Cosa ci dice il voto in Maclemburgo con il tonfo della Merkel e l’affermazione della AfD?
In Europa l’opinione pubblica può essere colpita dal flusso di migranti, com’è successo in Austria, oppure dalla disoccupazione. Lo si vede dai dati macroeconomici: in Maclemburgo sono “disoccupofobi”. Lì è la “disoccupofobia” il problema, essendo una delle regioni più povere della Germinia. Abbiamo di fronte una serie di appuntamenti politici potenzialmente devastanti per l’euro: le elezioni austriache, quelle francesi dove la Le Pen andrà al secondo turno, poi le elezioni politiche tedesche.

In Germnia l’establishment come reagirà?
L’elite politica tedesca si è messa in trappola dando la colpa della situazione a noi. Per consolidare il consenso e prendere voti i politici tedeschi hanno solo una strada da percorrere, che è quella sbagliata: avere un atteggiamento sempre più intransigente nei nostri confronti. È la storia della flessibilità: non possono farlo, altrimenti sarebbero castigati dai loro elettori, che direbbero “ma come quelli sono i pigs, i porci, e voi ora li aiutate?” I politici tedeschi agiranno in una direzione che aumenterà le tensioni politiche legate all’euro. E non è un caso che arrivi proprio ora il libro di Stiglitz.

In che senso?
Il libro di Stiglitz sull’euro è un semaforo verde delle elites americane che segnala l’esistenza di un problema e la necessità di gestirlo. La mia sensazione è che negli Stati Uniti, che sono gli ideatori e i gestori del progetto europeo, stia iniziando una riflessione su quanto questo progetto costi e sia funzionale alle loro strategie.

C’è un interesse degli Stati Uniti circa il futuro dell’euro?
Si è già visto per esempio nel corso della crisi greca, con Tsipras che manifestò interesse a incontrare Putin: poi il quotidiano greco Kathimerini rivelò che durante la crisi Tsipras era costantemente in contatto con gli Stati Uniti. Non solo: dopo il golpe in Turchia Obama immediatamente ha detto alla Germania che occorreva essere più tolleranti con la Grecia. Perché l’euro è la “Nato economica” in qualche modo, ovviamente non tutti i Paesi dell’euro sono Paesi della Nato e viceversa, ma si tratta di uno strumento di coesione economico-politica che in qualche modo si sovrappone alla Nato.

C’è un disegno specifico?
L’idea che si possa sgretolare l’euro agli Stati Uniti fa paura, temono che qualche Paese possa essere attratto nell’orbita russa o medio-orientale. Dall’altra parte però tenere in piedi questa baracca gli costa moltissimi soldi. Il Fondo monetario internazionale nella vicenda greca ha violato tutte le proprie leggi erogando una quantità di soldi spropositata rispetto al peso del Paese. Gli americani da una parte temono che la Grecia possa andarsene con la Turchia e con Putin, dall’altra temono la reazione per esempio di brasiliani e indiani stanchi di vedere quella montagna di denaro, che è anche il loro, buttato in quel modo. Credo che gli Stati Uniti siano arrivati all’idea che bisogna trovare una soluzione concordata.

E l’Italia in tutto questo?
L’Italia è in una situazione molto delicata. La soluzione che descrivevo prima è costosa. Credo in qualche modo che l’Italia, il nostro patrimonio, le nostre case, le nostre banche siano il contentino che il grande capitalismo anglosassone e tedesco vuole spartirsi per sanare i costi di questa evoluzione traumatica verso una nuova flessibilità. In altre parole. È chiaro che le banche tedesche e americane sono molto interconnesse, è chiaro che le banche tedesche vanno a perdere una serie di loro crediti. E in questo processo non è eslcuso che la Troika venga da noi per prendersi tutto quello che può prendere, e tappando queste potenziali perdite, dopo aver risolto una serie di situazioni, avverrebbe lo sganciamento, l’uscita dall’euro.

Lei è ancora di sinistra?
Io non ho mai nascosto di avere un percorso culturale e un’appartenenza di sinistra, con tutte le carattestiche negative che questo comporta (ride ndr) come quello di sentirmi radicalmente dalla parte del giusto e culturalmente e intellettualemente superiore. Il mio blog è nato perché un mio articolo ha ricevuto un’accoglienza di un certo tipo sul Manifesto, che non mi ha censurato, ma da allora chissà perché non ho più scritto un solo articolo. Poi un altro articolo è stato rifiutato dalla Voce.info, organo di economisti molto preparati che assimilerei a grandi linee a un’area progressista. A destra nessuno mi ha mai detto cosa dovessi dire o non dire. A sinistra sì. E questa per me è stata una grossa sconfitta sul piano umano e culturale.




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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 21/09/2016, 11:48 
'È il momento per i leader degli Stati Uniti e per la classe politica europea di riconoscere che un ritorno agli stati-nazione in Europa non deve necessariamente finire in tragedia. Al contrario, l’Europa sarà in grado di affrontare le sfide per la sicurezza più urgenti solo se abbandona la fantasia di unità continentale e abbraccia il suo pluralismo geopolitico'

Il ritorno degli stati nazionali in Europa
Foreign Affairs dichiara apertamente che l’Unione europea – debole, inconcludente e impopolare – non è più strategicamente interessante per gli Stati Uniti. In passato l’hanno sostenuta, è vero: ma ora il ritorno agli stati nazionali è meglio, anche per gli interessi dello zio Sam. Sebbene il quadro geopolitico descritto nell’articolo sia deformato dalla lente degli interessi americani, la tesi espressa è di notevole importanza in quanto la rivista è un autorevole riferimento in politica estera per l’élite americana.

di Jakub Grygiel, settembre 2016

CONTINUA>>> http://vocidallestero.it/2016/09/21/il- ... in-europa/



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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 21/09/2016, 15:42 
E pensare che se l' unione europea fosse stata costruita con più criterio, sarebbe stata una spina nel fianco negli interessi americani; Sarebbe diventata una potenza reale.
Ovviamente questo non piaceva agli americani, che hanno comperato il parlamento europeo, finanziato movimenti di rottura e destabilizzato il futuro nel vecchio continente.
Se solo rinssavissero almeno un po, forse si potrebbero prendere due piccioni con una fava, mandare a casa gli States rendendoci indipendenti da loro e creare una federazione nel vero senso della parola, pronta ad interloquire con le potenze emergenti e senza nessun tipo di egemonia predominante ( vedi Germania attualmente ).



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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 08/10/2016, 14:39 
ALTRA IMPOSIZIONE UE – Sparisce l’origine del cibo dalle etichette

zzz121-960x460.jpg


http://www.ilfattaccio.org/2016/10/07/24984/


Di male in peggio...... [:305]



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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 22/10/2016, 12:41 
Thethirdeye ha scritto:
ALTRA IMPOSIZIONE UE – Sparisce l’origine del cibo dalle etichette

zzz121-960x460.jpg
http://www.ilfattaccio.org/2016/10/07/24984/


Di male in peggio...... [:305]



tutto è funzionale a questo..

http://www.corriere.it/esteri/16_ottobr ... 6c68.shtml

«Ue incapace di chiudere l’accordo» Schulz: torniamo al tavolo col Canada
La rabbia di Ottawa per il fallimento del trattato, bloccato dalla Vallonia. Il presidente del Parlamento europeo convoca riunioni d’emergenza per concludere il negoziato

Le pressioni del Consiglio dei 28 capi di Stato e di governo non sono riuscite a risolvere l’opposizione della Vallonia al Trattato di libero scambio tra la Ue e il Canada. Un ennesimo tentativo di avvicinamento tra le autorità di questa regione di lingua francofona del Belgio e la ministra del Commercio canadese Chrystia Freeland ha prodotto una rottura netta nell’incontro nel capoluogo vallone Namur. Il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz ha chiesto riunioni d’emergenza per salvare in extremis la trattativa durata sette anni. «Non possiamo fermarci all’ultimo miglio» ha dichiarato Schulz,

Le regole del Belgio

Le leggi federali belghe impongono il consenso delle autorità regionali per dare il via libera a un trattato commerciale internazionale. Quindi il premier del Belgio Charles Michel ha dovuto informare il summit Ue dell’impossibilità di procedere con Ottawa, dato che è necessaria l’unanimità degli Stati membri.

Le ragioni della Vallonia

La Vallonia ha circa 3,6 milioni di abitanti. Teme che l’accordo Ue-Canada, che coinvolge 500 milioni di europei e 35 milioni di canadesi, sia orientato a favorire eccessivamente le multinazionali, che pagano tasse minime grazie all’uso dei paradisi fiscali e possono così mettere fuori mercato le piccole imprese locali (soprattutto quelle agricole). Intende poi proteggere i forti diritti conquistati da lavoratori, ambientalisti e consumatori dal rischio di introduzione degli standard molto meno favorevoli imposti nel mercato nordamericano. Si è diffuso anche il sospetto che l’accordo di Bruxelles con Ottawa possa costituire un «cavallo di Troia» a vantaggio dell’ancora più contestato Trattato di libero scambio con gli Stati Uniti (Ttip). Anche con il Canada, per esempio, verrebbe introdotto un discutibile regime giuridico privilegiato per le multinazionali intenzionate a fare causa alle autorità pubbliche in caso di leggi e norme contrarie ai loro singoli interessi commerciali.

Le accuse alla Commissione Ue

Sotto accusa è finita la Commissione europea di Jean-Claude Juncker, che avrebbe iniziato negoziati con la Vallonia solo il 4 ottobre scorso, quando l’opposizione di Namur era stata anticipata da circa un anno. Ma Juncker e la sua responsabile del Commercio, la svedese Cecilia Malmström, si sono difesi considerando ancora possibile trovare un compromesso entro il 27 ottobre prossimo, quando il premier canadese Justin Trudeau sarebbe atteso a Bruxelles per firmare il trattato. Ai valloni verrebbe garantito il rispetto delle loro forti tutele sociali, ambientali e nel lavoro anche dopo l’introduzione del regime di libero scambio. «A me e al Canada sembra che la Ue sia incapace ora di fare un accordo internazionale perfino con un Paese con tanti valori europei come il Canada», ha però affermato Freeland, abbandonando il negoziato a Namur trattenendo a stento le lacrime.

qui è tutta gente che lavora per banche e business
con totale disprezzo delle popolazioni e del diritto..
la soluzione?
emendamento ad hoc per i vallesi..
(come se bastasse a preservarli..)
gli altri invece si arrangino..



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 22/10/2016, 13:36 
Sarò breve, e moderato.









Questi andrebbero fucilati e appesi a testa in giù!!
[:(!]



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“Questa crisi, questo disastro [europeo] è artificiale, e in sostanza questo disastro artificiale ha quattro lettere: EURO.”
Joseph Stiglitz
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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 23/10/2016, 16:58 
Guarda su youtube.com



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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 01/11/2016, 12:45 
uno ripete le cose 100 volte
e un'assurdità diventa normale..

http://www.corriere.it/politica/16_nove ... d472.shtml

Le polemiche con la Ue

Renzi dice no a polemiche anche con la Ue: «Con Bruxelles non c’è nessun braccio di ferro, è la solita telenovela. Un terremoto di questa entità è un evento eccezionale: trovo difficile metterlo in discussione. Noi non ci stiamo inventando chissà che cosa. Il punto è che l’immigrazione e il terremoto sono eventi eccezionali. Io considero evento eccezionale anche l’edilizia scolastica fuori dai territori del sisma. Noi stiamo rispettando le regole europee, ci sono le clausole sugli eventi eccezionali». E ancora: «L’Italia consentirà a tutti i sindaci e amministratori di spendere i soldi per l’edilizia scolastica perché con i bambini non si scherza».

cioè un paese per investire
deve sperare in terremoti, cavallette e pestilenze
in eventi eccezionali..
più morti o sconvolgimenti c sono
meglio è..
ma roba da pazzi..
ma dove sta la logica in tutto questo..
il bomba ne parla comese fosse una cosa accettabile..



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 15/11/2016, 19:52 
Cita:
Il guru di Putin e il piano diabolico: Brexit, Trump, Quarto Reich poi il dominio russo sull'Europa

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Non solo gli hacker, i leaks di Assange anticipati da Russia Today e in generale le strizzate d’occhio tra Putin e Trump: un po’ tutto quello che sta accadendo in Occidente sarebbe il frutto di una abile campagna di destabilizzazione condotta da Putin, ma teorizzata prima ancora che Putin venisse al potere. Il tutto sarebbe stato messo nero su bianco in Osnovy geopolitiki: geopoliticheskoe budushchee Rossii, Fondamenti di geopolitica - Il futuro della Russia: opera del 1997 del politologo e filosofo Aleksandr Dugin, usata come libro di testo dall’Accademia Militare dello Stato Maggiore delle Forze Armate della Federazione Russa. Tra i vari consigli per ottenere una Europa «finlandizzata» sotto influenza russa vi sono ad esempio quelli di «fare in modo che la Gran Bretagna esca dall’Unione europea; agevolare la presa di potere della Germania sugli Stati cattolici e protestanti dell'Europa continentale; incoraggiare lo sviluppo del nazionalismo di destra in America; incoraggiare tensioni razziali tra gruppi di neri militanti e i nazionalisti di destra».

Analisti e think tank di area atlantica da tempo si stanno preoccupando di questo scenario, e l’Istituto Gino Germani di Scienze Sociali e Studi Strategici vi ha ad esempio di recente dedicato a Roma ben due convegni. Uno, il 9 giugno, era sul Soft Power russo: «La lotta di Mosca per l’influenza in Europa e il modo in cui dovremmo rispondere». Il 27 ottobre ne è poi seguito un altro su «L’Europa sotto attacco: verso una nuova strategia di sicurezza per fronteggiare un quadro di minacce sempre più insidioso». «Sono tre i pericoli», sintetizzò all’autore di queste note Luigi Sergio Germani, direttore dell’Istituto. «Il primo è il terrorismo, che deriva dal caos in Medio Oriente, dalla diffusione del jihadismo, e anche dall’appoggio che il jihadismo ha da parte di determinati Stati della regione. Il secondo è l’immigrazione irregolare, che destabilizza e porta a problemi di coesione sociale interna e anche alla nascita di movimenti estremisti. Il terzo è la sfida russa: aggravata dal fatto che la propaganda putiniana sfrutta le altre due crisi per proporsi all’Europa come soluzione».

L’autore di queste note un paio di anni fa ebbe però modo di parlare proprio con lo stesso Dugin, allora ospite dell’XI Edizione del Workshop annuale di geopolitica ed economia internazionale del think tank Nodo di Gordio. Indicato come grande ispiratore occulto di Putin al punto di essere per ciò sanzionato dall’Unione Europea, tipica barba bionda da intellettuale russo e parlante tra le varie lingue anche un italiano abbastanza buono, Dugin si schernì: «No, non sono il consigliere di Putin». Ma ammise che «questa idea è nata perché effettivamente Putin va nella direzione che io indico. Putin è un politico pratico e pragmatico, io sono un teorico che lavora con il mondo delle idee». A partire da quell’idea «eurasiana», da Putin in effetti trasposto in una Unione Eurasiatica creata nel 2014 tra Russia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan e Armenia. «Per controbattere l’egemonismo americano», ci spiegò, «bisogna costruire un mondo multipolare di cui è componente un polo indipendente euroasiatico da creare integrando lo spazio geopolitico euroasiatico attorno alla Russia». «C’è una differenza tra spazio qualitativo, che forma il contesto della geopolitica, e tempo qualitativo, che forma il contesto della storia.

L’unificazione dell’Eurasia nel contesto del territorio più o meno corrispondente all’ex-Unione Sovietica o all’ex-Impero Zarista è il destino, ma quando sarà realizzato dipende da fattori che è impossibile prevedere. Il geopolitico individua il contesto dello spazio che bisogna rispettare; il politico deve cercare il momento migliore per realizzare questi principi scritti nello spazio».
Dugin, comunque, non è un nazionalista estremista. Ammette infatti che «una civiltà non ha confini delimitati come uno Stato, perché è un’entità vivente. Le frontiere cambiano nella storia, e non è detto che l’Eurasia coinciderà esattamente con l’Urss o con l’Impero Zarista». Ragionando in modo sorprendentemente simile all’Huntington dello Scontro di civiltà, che definì ad esempio l’Ucraina come una tipica area di transizione: più che da reintegrare nello spazio russo, da assecondare nell’inevitabile frattura tra area pro-russa e area pro-occidentale. Ci rassicurò anche sulla «naturale complementarietà tra un’Eurasia produttrice di materie prime e un’Europa spazio industriale sviluppato tecnologicamente», definendo l’immagine di un’euroasianismo anti-europeista come una creazione degli Stati Uniti «per imporre all'Europa un tipo di unione transatlantica escludente verso l'Eurasia».

Definito spesso come una sorta di neo-fascista o di nazional-bolscevico, Dugin ci spiegò anche che la sua «quarta teoria politica» intendeva «andare oltre le tre teorie politiche classiche della modernità: il liberalismo, il social-comunismo e il nazionalismo-fascismo». «La quarta teoria politica è antiliberale, anticomunista e antifascista allo stesso tempo».

di Maurizio Stefanini



http://www.liberoquotidiano.it/news/est ... 8.facebook

Regola numero 1: mai fidarsi dei russi... [:D]


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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 15/11/2016, 23:08 
Plutone77 ha scritto:
Regola numero 1: mai fidarsi dei russi... [:D]


Neanche degli USA e delle altre superpotenze.
L'Italia deve sganciarsi da UE e NATO, armarsi bene ed aderire alle organizzazioni dei paesi non allineati.



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MessaggioInviato: 02/12/2016, 10:05 
JUNCKER SUPPLICA I LEADER UE DI NON TENERE REFERENDUM
SULL’EXIT: IL POPOLO POTREBBE SCEGLIERE DI ABBANDONARE L’UE


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http://www.informarexresistere.fr/2016/ ... onare-lue/

Risulta sempre interessante ascoltare i leader meno accorti della Ue: spesso si lasciano sfuggire scomode verità. Come riporta il Daily Mail, in questa intervista J.C. Juncker ammette apertamente il terrore degli eurocrati nei confronti dei referendum sull’appartenenza alla Ue. Essi sperano quindi che ai cittadini non venga data la possibilità di esprimersi. La colpa della disaffezione degli europei verso la Ue, naturalmente, non viene attribuita alle disastrose decisioni che vengono da Bruxelles: è invece colpa di ciascun popolo, che non “ama” abbastanza i cittadini degli altri paesi membri e non si interessa dei loro problemi. Per tenere insieme un’unione oligarchica, risulta sempre più indispensabile e urgente limitare il ricorso alla democrazia.


di John Stevens, 28 novembre 2016

Jean-Claude Juncker ha esortato i leader della Ue a non indire referendum sull’appartenenza del loro Paese all’Unione europea, perché teme che anche i loro elettori sceglierebbero di uscire.

Il Presidente della Commissione europea ha detto che dare alle persone la possibilità di votare sarebbe ‘stolto’, dato che potrebbero cercare di ripetere la Brexit.

Le sue osservazioni giungono nel momento in cui uno dei candidati a presidente dell’Austria ha minacciato di indire un referendum se la Ue si dovesse muovere verso una maggiore integrazione.

Norbert Hofer, che se domenica venisse eletto diventerebbe il primo capo di stato di estrema destra dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, ha promesso un referendum se la Ue dovesse accentrare ancor più il potere in seguito alla Brexit.

A una domanda sulla promessa fatta dal candidato del Partito della Libertà, Juncker ha risposto a Euronews: “Non possiamo negare o abolire il diritto dei cittadini europei di esprimere le loro opinioni. Per quanto riguarda i referendum sull’appartenenza alla Ue, penso che non sia saggio organizzare questo tipo di dibattiti, non solo perché sarei preoccupato del risultato finale, ma anche perché si aggiungerebbero altre controversie a quelle già così largamente presenti in seno alla Ue. Peraltro, non penso che il presidente dell’Austria, chiunque sarà, si lancerà in un’avventura di questo tipo. Ho imparato a distinguere tra le promesse elettorali e le politiche concrete.”

Juncker, a cui è stata addossata la responsabilità del voto sulla Brexit, ha insistito che “l’esistenza della Ue non è in dubbio”. Ha sostenuto che la debolezza della Ue sia una “mancanza d’amore”, anziché la conseguenza delle decisioni di Bruxelles.
“Non ci conosciamo un granché bene – ha dichiarato – che cosa sanno della Sicilia i cittadini della Lapponia ? Che cosa sanno gli italiani meridionali sulle questioni polacche? Niente. Dobbiamo interessarci di più l’uno dell’altro”.

Juncker ha minimizzato le probabilità di Marine Le Pen di diventare Presidente francese, dicendo che “Questa è un’ipotesi a cui non voglio nemmeno pensare. È una domanda che non dovremmo nemmeno porci”.

Alla domanda se l’Inghilterra sarebbe stata punita in modo esemplare per scoraggiare gli altri paesi desiderosi di lasciare la Ue, Juncker ha detto: “Non si tratta di questo. Non cerco vendetta nei confronti del Regno Unito. Gli inglesi si sono espressi tramite il suffragio universale. Spero che gli altri non lo facciano. Ma, riguardo al Regno Unito, non dobbiamo arrivare a uno spirito di vendetta. Dobbiamo risolvere i problemi che questa situazione ha causato al Regno Unito e agli europei. Ci assicureremo che le relazioni tra le isole inglesi e il continente rimangano armoniose, pur sapendo che gli inglesi non possono avere gli stessi diritti e vantaggi dei cittadini dell’Unione europea”.

I sondaggi in Austria mostrano che il risultato è in bilico. L’elezione è una ripetizione del voto tenuto a maggio, nel quale il Signor Hofer era stato sconfitto soltanto per 30.000 voti dal rivale indipendente Alexander Van der Bellen, un 72 enne professore di economia in pensione, risolutamente pro-Ue.

Il risultato è stato annullato a luglio a causa di irregolarità nel modo in cui sono stati conteggiati i voti postali (che risultavano in larga maggioranza a favore del candidato pro-Ue e avevano ribaltato il voto espresso fisicamente NdVdE) ed è stata decisa una seconda votazione.

Fonte: Voci Dall’Estero



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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 15/02/2017, 13:16 
Cita:
La frase choc di Tremonti: ‘’ l’Europa vuole per l’ Italia la fine che i piemontesi hanno fatto fare al Regno delle Due Sicilie’’


NAPOLI. L’ex ministro delle finanze Giulio Tremonti, nel corso della trasmissione In Mezz’ora condotto da Lucia Annunziata, ha criticato espressamente l’Unione Europea, rea secondo l’accademico italiano di aver tradito il suo spirito originario e di viaggiare a due velocità danneggiando in questo modo il nostro Paese.

La polemica che impazza soprattutto sul web e nei confini campani riguarda la frase che Tremonti avrebbe rivolto all’Annunziata per spiegare il ruolo che la Germania e la Francia avrebbero all’interno dell’Unione ed i loro futuri intenti:

“Noi abbiamo perso sovranità, quando con una violentissima torsione politica, che Habermas definisce un dolce colpo di Stato, ci siamo sottomessi al dominio della Germania e della Francia.

Quello che sta avvenendo è la schiavizzazione del Paese e sa cosa vorrebbero farci fare questi amici? Vogliono farci fare la fine che i piemontesi hanno fatto fare al Regno delle Due Sicilie”.

Questa affermazione ha scatenato un mare di polemiche ed è stata a più riprese analizzata socio-politicamente; anche la nota trasmissione radiofonica “La Radiazza” condotta da Gianni Simioli ha affrontato l’argomento con un’ ospitata di Angelo Forgione, scrittore, giornalista ed opinionista.



http://www.informarexresistere.fr/2017/ ... e-sicilie/


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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 15/02/2017, 20:40 
Cita:
Juncker ha minimizzato le probabilità di Marine Le Pen di diventare Presidente francese, dicendo che “Questa è un’ipotesi a cui non voglio nemmeno pensare. È una domanda che non dovremmo nemmeno porci”.

Mi sa che Junker non ha capito una beata mazza o fa finta di non capire.
Cita:
Francia, Marine Le Pen prima nei sondaggi: il segreto del successo

https://ofcs.report/francia-marine-le-p ... -successo/

Se non ricordo male in Francia si vota ad aprile 2017 quindi manca poco, quindi non manca molto al possibile disgregamento della UE perché se esce la Francia (e Le Pen lo ha promesso), la Ue verrà giù come un castello di carte.

In tal caso non dovremo nemmeno farci troppi problemi su come uscire dall'euro, sarà automatico.



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