I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi. Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie da parte del sito UFOFORUM. Ulteriori informazioni
In questo Forum puoi scrivere... con cognizione... quello che vuoi.
Rispondi al messaggio

24/06/2012, 12:27

Quindi, per far sì che i Parlamenti riassumano il potere di creare denaro, bisognerebbe che fossero composti da persone che non hanno interessi con le banche? Pensiamoci...

24/06/2012, 13:23

Enkidu ha scritto:

Quindi, per far sì che i Parlamenti riassumano il potere di creare denaro, bisognerebbe che fossero composti da persone che non hanno interessi con le banche? Pensiamoci...


Basterebbe tornare alla moneta sovrana e tornare alla sovranità politica.
Per ora, grazie all'Oligarchia Europea (che controlla le Banche), abbiamo perso entrambe le cose.

24/06/2012, 13:28

Già ....[:(]

24/06/2012, 16:16

Ed intanto lo scippo continua indisturbato e tutti stanno a guardare senza muovere un dito.

Immagine

24/06/2012, 17:21

Troppo bella! [:D]

25/06/2012, 18:31

Schäuble e il dossier di Berlino: «Se crolla l’euro l’economia tedesca cadrà del 10%»
Il ministro tedesco dell' Economia: «No alla disintegrazione, ci saranno 5 milioni di disoccupati A rischio anche viaggiare»
Il ministero delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble (Epa/Langsdon)Il ministero delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble (Epa/Langsdon)

BERLINO — È un vero incubo il futuro economico della Germania, e con lei di tutta l’eurozona, se la moneta unica dovesse crollare. A tracciare i dettagli di questo scenario pauroso è uno studio dei tecnici del ministero delle Finanze tedesco, il gigantesco palazzo della Wilhelmstrasse, già quartier generale di Hermann Göring e dell’amministrazione militare sovietica, dove ora regna Wolfgang Schäuble, uno dei protagonisti dell’europeismo tedesco. Il rapporto è stato rivelato, nei punti fondamentali, dal settimanale «Der Spiegel», che ha citato un funzionario del ministero, secondo il quale «di fronte a queste prospettive, anche un salvataggio dell’euro a caro prezzo appare come il minore dei mali».

IL DOCUMENTO - L’articolo dello «Spiegel», intitolato «Uno sguardo sull'abisso », è corredato da una serie di dati che confermano indicazioni «molto tetre» per tutti i Paesi dell’eurozona. In un grafico, una freccia nera indica l’aumento della disoccupazione nel primo dei due anni successivi alla eventuale fine della moneta unica, mentre una freccia rossa indica la contrazione dell’economia. E molti di questi valori percentuali, nei vari Stati, superano la doppia cifra, in particolare per quanto riguarda le nazioni più esposte, come per esempio l’Italia, dove il tasso di disoccupazione salirebbe al 12,3 per cento. Ma anche la locomotiva tedesca, e questo è il vero punto critico dello studio degli uomini di Schäuble, verrebbe pesantemente danneggiata. L’economia della Germania subirebbe una caduta del 9,2 per cento mentre il numero dei disoccupati salirebbe al 9,3 per cento.

DISOCCUPAZIONE - I senza lavoro supererebbero i 5 milioni, una cifra quasi doppia rispetto a quella attuale Il ministero della Finanze tedesco non ha smentito né confermato le rivelazioni dello «Spiegel », secondo cui il documento è stato tenuto fino a oggi riservato nel timore che i costi delle iniziative per salvare l’euro uscissero fuori da ogni controllo. «Non prenderemo parte a speculazioni su presunti rapporti segreti», ha detto una portavoce. Ma a fianco dell’articolo del settimanale di Amburgo, in una lunga intervista, è lo stesso Schäuble ad avvertire che una disintegrazione «sarebbe assurda» e che l’unione monetaria, non solo non è stato assolutamente un errore, come gli era stato chiesto, ma è stata la «logica conseguenza» dell’integrazione comunitaria. Il ministro, esponente di punta del partito cristiano democratico che fu di Helmut Kohl, avverte inoltre che una rottura della zona euro rimetterebbe in questione conquiste che sono ormai entrate nel patrimonio acquisito di tutti i cittadini, come il mercato unico e la libera circolazione.

PAREGGIO DI BILANCIO - Le rivelazioni sui calcoli che si sono fatti a Berlino sulle conseguenze di un collasso della moneta unica arrivano proprio in una settimana decisiva per il futuro europeo, con il vertice dei Ventisette che sarà chiamato il 28 e 29 giugno a trovare delle ricette in grado di contribuire a superare la crisi. In realtà, la linea cauta di Angela Merkel—convinta della necessità di non distaccarsi da un rigido controllo delle discipline di bilancio, contraria alla condivisione dei debiti con i Paesi meno virtuosi dell’eurozona, indisponibile a provvedimenti per stimolare la crescita che si traducano in nuove spese—è sempre partita dalla premessa, almeno a parole, di un impegno prioritario per la difesa della moneta unica. «La fine dell’euro — è stata una delle frasi più frequenti della cancelliera — sarebbe la fine dell’Europa». Intanto, sempre questa settimana, alla vigilia del summit di Bruxelles, Schäuble presenterà la nuova legge finanziaria che prevede nel 2013 il pareggio di bilancio. Questo dato era stato anticipato da alcuni istituti di ricerca, che avevano avvertito però nello stesso tempo delle pesanti conseguenze per i conti pubblici tedeschi di una escalation della crisi europea. In tutti i casi, insomma, la Germania non può dormire sonni tranquilli.

http://www.corriere.it/economia/12_giug ... 523f.shtml

25/06/2012, 19:51

Immagine

http://www.wallstreetitalia.com/article ... erkel.aspx

25/06/2012, 20:01

Se basta che una qualsiasi persona importante parli per sconvolgere economicamente un paese o un continente, significa che siamo alla frutta.

26/06/2012, 14:19

greenwarrior ha scritto:

Se basta che una qualsiasi persona importante parli per sconvolgere economicamente un paese o un continente, significa che siamo alla frutta.


Problema - Reazione - Soluzione

26/06/2012, 14:33

greenwarrior ha scritto:

Se basta che una qualsiasi persona importante parli per sconvolgere economicamente un paese o un continente, significa che siamo alla frutta.


Prego, accomodati green!
Immagine

Tra un pò avremo bei rinfreschi estivi.
Foto dell'evento:

Immagine
Immagine
Immagine

Prendete pure non si paga nulla.
Paga l'Europa.
Ultima modifica di Pegasus il 26/06/2012, 14:35, modificato 1 volta in totale.

26/06/2012, 20:21

- Ida Magli – Cafè Humanitè -

Siamo prigionieri di politici che hanno rinunziato al loro ruolo per permettere ai banchieri di distruggerci come «Nazione», come «Stato», come «Popolo» attraverso un unico strumento, quello finanziario.

Della nostra civiltà, italiana, francese, tedesca, di quella di tutti i Popoli d’Europa, non rimarrà nulla, sopraffatta dalle invasioni africane, musulmane, cinesi, ma soprattutto dalla volontà di ucciderci che anima i nostri governanti. I banchieri ne sono lo strumento più rapido e più spietato.

Non è catastrofismo. Il libro Dopo l’Occidente, che ho presentato ieri alla Libreria Feltrinelli di via Orlando a Roma, con gli amici Barbara Palombelli e Giordano Bruni Guerri, è stato scritto anche con una segreta, disperata speranza: che ciò che affermo non avvenga; che parlandone, discutendone, mettendo il quadro davanti agli occhi di tutti, qualcuno sia spinto ad agire per impedirlo.


Saremmo ancora in tempo, infatti, se domani, non più tardi di domani, l’Italia desse il segnale della ribellione al suicidio, della volontà di riappropriarsi di se stessa, della propria identità, della propria cultura, della propria storia, quella storia attraverso la quale siamo riusciti con tanta fatica e tanto coraggio a diventare liberi, liberi del dominio papale, del dominio austriaco.


Liberi, liberi, liberi, ma vi rendete conto? Come si è potuto pensare di far ritornare gli italiani ad obbedire agli stranieri? Chi ha potuto credere che gli italiani, e non soltanto gli italiani, ma tutti i popoli d’Europa non sarebbero morti, morti nell’anima, prima ancora che nelle proprietà e negli affari, così come appaiono oggi, nel trovarsi prigionieri e fustigati di volta in volta da un tal ignoto belga, da un talaltro ignoto tedesco, sudditi di un impero surreale, creato a tavolino da quei pochi potenti che aspirano al governo mondiale e che debbono necessariamente perciò distruggere le nazioni, i singoli popoli.

L’Europa unita non esiste e non può esistere salvo che inducendo i popoli alla morte politica e civile; facendoli guidare, dominare da banchieri nel nome del denaro, della moneta. Oggi ne abbiamo avuto l’ennesima prova. La Borsa va male, come al solito, o perfino peggio del solito.


Tutti quelli che credevano e speravano che in base ai risultati delle elezioni in Grecia, interpretati come una risposta «pro euro», finalmente la Borsa avrebbe cominciato a dare qualche segnale positivo, esprimono il proprio disappunto come se davvero la catastrofe provocata dall’unificazione europea potesse essere annullata con il grido di sottomissione emesso dalla vittima all’ultimo respiro nel momento in cui il carnefice sta per stringerle definitivamente il cappio al collo.




I greci hanno appunto detto di sì perché avevano il cappio al collo. I governanti, politici e banchieri, che esultano per questo risultato, si rivelano per quello che sono: ripugnanti usurai che la penna di Balzac non sarebbe sufficiente a descrivere.


La cosa più tragica, poi, è che non sono soltanto avidi usurai: tutti i banchieri, salvo le rare eccezioni di coloro che hanno accumulato grandissime ricchezze riducendo sul lastrico milioni di persone, sono di mediocrissima intelligenza e commettono enormi errori nella loro cupidigia come dimostrato dalle crisi di cui stiamo pagando il conto dal 2008 a oggi. Non sono stati forse i banchieri a scrivere il trattato di Maastricht, capolavoro d’ignoranza e di falsità, a progettare la moneta che ci ha portato al disastro?

Non c’è nulla di più vergognoso e stupido che mettere a capo delle istituzioni dei banchieri. Dobbiamo trovare il modo per liberarcene.

di Ida Magli
Fonte
Tratto da Cafè Humanitè

http://freeondarevolution.blogspot.it/2 ... hieri.html


http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z1yvNdFsfS


realmente i ns politici hanno rinunciato al loro ruolo di ns rappresentanti delegando i banchieri a gestire i vari problemi,accontentandosi di avere una certa liberta'di gestione nell' orticello, loro concesso [;)]

27/06/2012, 10:09

Monti alla Merkel, scudo anti-spread o crolla tutto

Appello a partiti, datemi sostegno pieno. In Ue tratto a oltranza

26 giugno, 21:24

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 96033.html

di Federico Garimberti

Basta mediazioni e trattative. Mario Monti sceglie la linea dura con Berlino: entro lunedì, quando riapriranno i mercati, l'Europa deve dotarsi di un meccanismo anti-spread che tuteli i Paesi virtuosi o l'intera costruzione dell'euro rischia di crollare. E per far capire che non scherza si dice pronto a trattare a oltranza al tavolo europeo pur di ottenere questo risultato. Parole pesantissime che il premier accompagna con un appello al Parlamento: in questo "difficilissimo negoziato" il governo ha bisogno del pieno appoggio delle forze politiche.

Per il presidente del Consiglio è un'altra giornata intensissima. Dopo aver presieduto un lungo Cdm, riceve il Cavaliere, Angelino Alfano e Gianni Letta (in serata incontra Bersani, mentre il colloquio con Casini ci sarà al rientro da Bruxelles). Illustra loro la posizione che intende tenere al summit di Bruxelles, compresa la proposta di usare il fondo salva-Stati per abbassare la febbre dello spread pur precisando, come rivelerà poi Berlusconi, che una proposta scritta in merito ancora non c'é. Forse per questo l'ex premier, con i suoi deputati, definisce di una "indeterminatezza assoluta" la strategia dell'Esecutivo.

Anche se a palazzo Chigi rassicura il Professore: capiamo la delicatezza del momento e non faremo mancare il nostro appoggio. Perché, spiegherà ai suoi, una crisi ora sarebbe "catastrofica". Visione 'sposata' da Bersani che però non manca di criticare il Pdl che non vuole "approvare un documento comune sul tema europeo: sono in gioco interessi nazionali e non è il momento di scartare", dice il segretario del Pd. Monti si reca quindi alla Camera. Incontra Gianfranco Fini per una ventina di minuti. Il presidente della Camera, forse non a caso, si lamenterà poi con il Pdl per la mancata mozione unitaria a sostegno della missione europea del professore.

Poco dopo varca la soglia dell'Aula. Ascolta gli interventi: sia Franco Frattini (Pdl) che Enrico Letta lo invitano ad "alzare la voce" in Europa, arrivando a suggerire l'arma del veto. Lui raccoglie la sfida e rilancia, abbandonando la strategia della cautela con Berlino che finora aveva caratterizzato il suo negoziato in Europa. Dopo aver invitato il Parlamento a sostenere il governo in un negoziato "difficilissimo", punzecchia ripetutamente la Germania di Angela Merkel: prima ricordando che tutti i governi hanno Parlamenti e Corti Costituzionali a cui dover rendere conto; poi bacchettando il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, reo di "aver capito male" la proposta italiana per contenere lo spread; infine ribadendo che il pacchetto crescita da 120 miliardi e un rafforzamento dell'Unione politica e monetaria sono condizioni "necessarie, ma non sufficienti" per l'Italia. Tolti i sassolini dalle scarpe, spiega cosa chiederà ai partner Ue.

Per la prima volta conferma pubblicamente che il piano italiano prevede l'utilizzo del fondo salva-Stati (Esfs-Esm) per impedire eccessive "divaricazioni" fra titoli di stato dei paesi che hanno i conti in ordine (e cioé - almeno secondo il resoconto di Berlusconi - l'Italia, ma non la Spagna) e il bund tedesco. Replica elegantemente a Berlusconi, spiegando che ha parlato "giustamente" di indeterminatezza visto che il negoziato è "aperto". Il finale è un vero e proprio ultimatum: dice di non voler "apporre un visto formale a documenti pre-preparati" e che, al contrario, è pronto a dare battaglia arrivando a bloccare i lavori del Vertice con una trattativa ad oltranza che consenta all'Europa di uscire rafforzata da un "pacchetto per la crescita, da una visione per il futuro", ma soprattutto "da meccanismi soddisfacenti per reggere alle tensioni del mercato".

Perché, ammonisce, "non possiamo permetterci che questa straordinaria opera della costruzione europea possa andare distrutta". Parole che danno il senso dell'urgenza e che confermano i timori del governo per la riapertura delle Borse: "Se non mandiamo un segnale forte ai mercati rischiamo un lunedì davvero nero", conferma una fonte ministeriale. Ma che alzano anche l'asticella dei risultati da portare a casa, anche perché la risposta di Berlino non si fa attendere: Frau Merkel arriva a dire che finché sarà in vita non ci sarà alcuna condivisione del debito. A Bruxelles si annuncia davvero uno show down.

27/06/2012, 11:23

...e tu pensi che lui alzi la voce?davanti ai suoi superiori,al massimo scodinzola.........[;)]

27/06/2012, 11:28

Spending review: restano le pensioni d’oro, tagliati i buoni pasto agli statali

Secondo la prima bozza di revisione della spesa saranno previsti 20 miliardi di tagli: poco più di 4 nel 2012. Obiettivo: evitare l'aumento autunnale dell'Iva. Ma restano fuori per il momento i 13 miliardi dei 100mila vitalizi oltre i 6mila euro. Corretto in corsa un pasticcio sulle gare d'appalto che poteva costare contenziosi. Decisione presa contro il parere del governo

Nessun taglio alle 100mila pensioni d’oro che ogni anno costano 13 miliardi. Sì invece a quello dei buoni pasto per 450mila dipendenti pubblici che fa risparmiare solo 10 milioni. E, ciliegina sulla torta, un pasticcio sulle gare d’appalto che potrebbe costare allo Stato 1,2 miliardi, corretto oggi in commissione grazie a un emendamento passato contro le intenzioni del governo. Prende insomma una curiosa piega la prima spending review del governo Monti. L’atto ufficiale sarà un decreto pesantissimo che il Consiglio dei ministri licenzierà dopo il Consiglio europeo del 28 e 29 giugno. Circa 20 miliardi di tagli così distribuiti: 4,2 miliardi nel 2012, dai 7 ai 10 per ciascun biennio 2013-2014. Il provvedimento punta a scongiurare l’aumento autunnale dell’Iva (dal 21 al 23%), mettere in sicurezza i conti pubblici e fronteggiare l’emergenza terremoto. Monti lo presenterà domani alle Regioni e quindi ai vertici del Pdl Berlusconi e Alfano. Poi la pausa per il vertice di Bruxelles e le consultazioni con i sindacati il 2 luglio. Ancora da fissare, invece, l’incontro con gli altri vertici della maggioranza Casini e Bersani.

Come in dettaglio sarà raggiunto l’obiettivo di risparmio non è ancor chiaro ma il piano sarà modellato sul pacchetto-Bondi che mette nel mirino gli acquisti di beni e servizi della pubblica ammnistrazione (sanità in primis) e la spesa per il pubblico impiego. Con qualche sorpresa.

Di sicuro le misure di risparmio non passeranno attraverso il tanto sospirato taglio alle pensioni d’oro dei manager pubblici. Qui la notizia è già ufficiale: il governo ha accantonato il tetto sulle pensioni sopra i 6mila euro dando parere negativo a un emendamento presentato dal deputato Pdl Guido Crosetto. Doveva essere una misura di equità nel gran calderone dei tagli ma nel Cdm in programma domani mattina non c’è n’è traccia. Da Palazzo Chigi filtra solo la promessa di riproporre la questione insieme alle misure sullo sviluppo. Si ripartirà da quell’emendamento che prevede che le pemnsioni erogate in base al sistema retributivo non possano superare i 6mila euro netti al mese mentre sono fatti salvi le pensioni e i vitalizi corrisposti esclusivamente in base al sistema contributivo. Per ora è tutto rimandato e il sistema continuerà ad elargire 109mila pensioni sopra gli 8mila euro che costano 13 miliardi di euro l’anno (dati Inps).

Si va avanti a testa bassa, invece, sul contenimento dei costi della pubblica amministrazione. Nelle scorse settimane si è tanto parlato di una stretta sulle spese telefoniche della Pubblica amministrazione che parte dal Dipartimento della funzione pubblica per coinvolgere via via altri settori. Le chiamate saranno abilitate solo in ambito urbano per tutti mentre soltanto i dirigenti potranno fare chiamate nazionali e verso cellulari. “Una rivoluzione di buon senso”, l’ha definita il ministro Filippo Patroni Griffi che ha emanato la circolare taglia bolletta. Parlare meno, mangiare meno. Perché prende sempre più consistenza l’ipotesi di un secco taglio ai buoni pasto dei dipendenti pubblici. Nel pacchetto dell’ex liquidatore Bondi c’è infatti un’ipotesi di messa a dieta di 450mila dipendenti che già da due anni subiscono il mancato adeguamento all’inflazione dei contratti collettivi. I loro buoni pasto passerebbero dai 7-8 euro attuali a un valore di 5,29 euro che è la soglia minima esentasse per il lavoratore (per cui non viene denunciato ai fini Irpef) e per il datore di lavoro (non viene calcolato ai fini previdenziali).

Per il governo dalla dieta si ricaverebbero circa 10 milioni di euro. Una cifra che appare risibile ai sindacati di categoria che chiedono di ridurre i privilegi dei manage pubblici piuttosto affamare i dipendenti già in difficoltà. «Ridurre l’importo del buono pasto dei dipendenti pubblici a 5,29 euro, cioè la soglia massima esentasse, significa tornare al valore di acquisto di 15 anni fa e quindi togliere fisicamente il pane dalla bocca a tanti lavoratori senza far risparmiare in maniera significativa lo Stato». Lo sostiene Franco Tumino, presidente Anseb, l’associazione delle società emettitrici buoni pasto aderente a Fipe-Confcommercio, commentando alcuni contenuti della spending review.

Su tutti questi provvedimenti si attende il muro di partiti e sindacati mentre è la Ragioneria centrale dello Stato a mettere le mani avanti su un altro capitolo delicatissimo della spending review, cioè la norma del decreto sulle aggiudicazioni di appalti che – secondo una modifica intervenuta nel passaggio in Senato – verrà applicata anche alle procedure di affidamento per le quali si è già proceduto all’apertura dei plichi. Secondo gli esperti di via XX Settembre questa scelta poteva comportare contenziosi e costare allo Stato oltre 1 miliardo di euro. Preoccupazioni riassunte in una lettera inviata al Parlamento dalla ragioneria generale dello Stato e dalla Consip. Oggi nelle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera un emendamento (approvato da Pdl e Udc, con governo e Pd contrari) ha ripristinato la regola secondo la quale l’apertura in seduta pubblica delle buste si applicherà solamente alle gare per le quali le buste non erano state aperte alla data dell’entrata in vigore del provvedimento.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06 ... li/275918/

28/06/2012, 13:16

Via libera agli aiuti a Cipro, Paese che assumera' la Presidenza di turno dell'Ue a partire dal 1 luglio. L'assistenza finanziaria sara' negoziata dalla Troika (Ue-Bce-Fmi) e sara' legata a "condizioni di risanamento, riforme e crescita". Proprio ieri Cipro aveva palesato il bisogno di ricevere 1,8 miliardi di euro (pari al 10 per cento del Pil dell'intero Paese)

quindi pure cipro(nonostante sia un aiuto minimale)e nella lista dei paesi investiti dalla crisi,da considerare che cipro ha richiesto pure un prestito di 4/5 miliardi di euro da putin.......[;)]
Rispondi al messaggio