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Re: ELEZIONI 2018

26/05/2018, 15:32

Al momento, senza governo, non si può trattare nulla...

Re: ELEZIONI 2018

26/05/2018, 18:21

L' italiano è genio a prescindere. [:297] [:297]
Allegati
IN RISPOSTA AI TEDESCHI.jpg

Re: ELEZIONI 2018

26/05/2018, 18:24

Guarda su facebook.com

Re: ELEZIONI 2018

26/05/2018, 18:58

Che due pagliacci...

Re: ELEZIONI 2018

26/05/2018, 20:24

greenwarrior ha scritto:L' italiano è genio a prescindere. [:297] [:297]



Concordo! Solo che purtroppo non fanno che mostrare in tv le fregnacce degli STRANIERI!
Se fossimo un popolo NORMALE sapremo ribellarci!
E il Mattarello che dovrebbe essere il garante di noi tutti, che fa? [:o)]

"... Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.

Raccolgaci un'unica
Bandiera, una speme;
Di fonderci insieme
Già l'ora suonò.

Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
L'Italia chiamò.

Uniamoci, amiamoci;
L'unione e l'amore
Rivelano ai popoli
Le vie del Signore.
Giuriamo far libero
Il suolo natio:
Uniti, per Dio,
Chi vincer ci può?"

TUTTI! [:(!]



(Ce vo' chi dico io qua ....) [:(!]
Ultima modifica di Ufologo 555 il 26/05/2018, 20:27, modificato 2 volte in totale.

Re: ELEZIONI 2018

26/05/2018, 20:27

Ufologo 555 ha scritto:
(Ce vo' chi dico io qua ....) [:(!]


Ufò, tu che sei del settore... Non conosci qualche generale ben disposto...?! :D

Re: ELEZIONI 2018

26/05/2018, 20:31

Caro mio ... Già dai tempi della Guerra i tedeschi dicevano "onore ai soldati italiani ma non ai loro Generali!"
L'ultimo che ha fatto qualche prodezza (e voleva allearsi con gli USA, infatti fu fatto fuori) è stato Italo Balbo.
Dopo la Guerra sono diventasti tutti "super burocrati" e ben retribuiti! (Forse per tenerli buoni ...?) [8)]


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L'Italia era prima in quasi tutto; l'Aeronautica era la prima Arma

Re: ELEZIONI 2018

26/05/2018, 20:42

... MENO MALE!



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Re: ELEZIONI 2018

26/05/2018, 20:46

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Matteo Salvini rompe il silenzio sull'attuale stallo nella formazione del governo sulla nomina del prof. Paolo Savona al ministero dell'Economia. Dopo il post su Facebook "Ora sono arrabbiato", in riferimento alle indiscrezioni sulla contrarietà del Quirinale per la figura dell'economista anti-euro, il leader della Lega ha avvertito: "L'unico rischio che vedo è l'ulteriore frattura, distanza fra i palazzi del potere e il popolo".

Leggi anche: Salvini pronto a rompere, lo scontro inaudito su Savona: "Cosa vuole davvero Matarella"

L'attacco del leghista non si rivolge mai in modo esplicito al Colle, ma il riferimento è chiaro: "Se qualcuno rallentasse ancora questo processo di cambiamento e facesse saltare un lavoro che ci è costato 15 giorni di sacrificio... tornerei ad essere arrabbiato. Ora - ha concluso - sono determinato".

"Speriamo che nessuno abbia nulla da eccepire sulla lista dei nomi proposti dalla Lega - ha proseguito Salvini, precisando che - avere dei ministri che vanno in Italia, in Europa e nel mondo a difendere gli interessi degli italiani è un valore, è un pregio ed è un orgoglio". "Per rispetto sia del presidente del Consiglio che del Presidente della Repubblica i nomi li consegnerò al presidente del Consiglio che lo discuterà con il presidente della Repubblica. Secondo noi la squadra che parte è quella che vince, che risponde ai sentimenti, alle necessità e ai desideri dei cittadini italiani". "Ovviamente come in Italia mai nessuno ha eccepito su un ministro belga, tedesco o francese - ha proseguito Salvini facendo sempre riferimento alla figura di Paolo Savona, economista anti euro - é altrettanto chiaro è evidente che i ministri che rappresentano gli italiani non devono necessariamente avere il gradimento dei tedeschi, dei francesi o di chiunque altro".

"Noi siamo pronti, tempo da perdere non ce n’è. Non è questione di nomi e cognomi ma di rispetto del voto degli italiani. Speriamo che nessuno abbia niente da eccepire su nessuno di questi nomi che secondo noi rappresentano al meglio l’interesse nazionale degli italiani", ha aggiunto Salvini, al termine della riunione con i dirigenti e i segretari regionali. "Avere dei ministri che vanno in Italia in Europa e nel mondo a difendere gli interessi degli italiani è un valore ma per rispetto, tanto del presidente del Consiglio quanto del presidente della Repubblica, i nomi li consegno al presidente del Consiglio incaricato per discuterne col presidente della Repubblica", ha proseguito Salvini, che non ha mai nominato Paolo Savona. "Nessuno in Italia ha mai eccepito su ministro tedesco o francese, è altrettanto evidente che i ministri che rappresentano gli Italiani non devono necessariamente avere il gradimento dei tedeschi, dei francesi o di chiunque altro", ha concluso.

http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... opolo.html

Niente da dire: DOVEVA ESSERE LUI IL PREMIER! [^]

Re: ELEZIONI 2018

26/05/2018, 21:02

Ufologo 555 ha scritto:
Niente da dire: DOVEVA ESSERE LUI IL PREMIER! [^]

Quell'altro gli avrebbe dato l'incarico! Perché ha la barba! :D

Comunque magari poi verrà fuori che, oltre che Savona all'economia, non è persona gradita Salvini agli interni... Chi lo sa.

Insomma si è capito che questo governo, nel caso dovesse partire (non è scontato), sarà BOMBARDATO dalla mattina alla sera incessantemente.
Al confronto i governi Berlusconi con le manifestazioni, i girotondi e i media tutti contro, erano acqua fresca...!

Re: ELEZIONI 2018

26/05/2018, 23:29

Ufologo 555 ha scritto:Immagine



Niente da dire: DOVEVA ESSERE LUI IL PREMIER! [^]

Miiiiiiiiiiiii...... sto polentone che mi sta rompendo i CABBASISI, premier????
MA QUANDO MAI !!!!!!!!!!! [:302]

Re: ELEZIONI 2018

26/05/2018, 23:34

Fino a quando governeranno loro possiamo fare ben poco. [:287]

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Re: ELEZIONI 2018

27/05/2018, 01:51

Cioè sulla costituzione sta scritto
"Il PDR nomina, su proposta del pdcm, i ministri"
NON "sceglie i ministri tra quelli proposti.." ecc ecc

Da quando kaz.zo è che è decide il pdr linea politica e ministri?

Cioè gli elettori bovini votano poi
" mo' avete votato, adesso non rompete il kaz.zo che il resto lo decide il pdr su imbeccata degli eurocrati e Germania.."
In autonomia!!
Si capisce..

E la chiamano democrazia..

Più c penso e più la cosa mi manda ai matti..

La madia, fedeli (nemmeno diplomata), la boschi col kulo e tette di fuori , berlusca pregiudicato (la merkel approva)
Vanno bene,
Savona no..

Se qui c'è qualcuno eversivo
È il sig Mattarella..
X salvargli la faccia si può organizzare
Un colloquio chiarificatore con Savona
Ma non può opporsi solo perché la pensa diversamente..
E non credo che Savona sia l'unico indesiderato..
Secondo me ce ne sono altri..

Re: ELEZIONI 2018

27/05/2018, 02:20

TheApologist ha scritto:In Italia (e non solo) senza un minimo di "potere forte" interessato dalla tua, non vai da nessuna parte... Qualcosa mi dice che negli USA più di qualcuno non vede di buon occhio L'UE germanocentrica...



Gli angloamericani giocano la carta M5S-Lega puntando alla Germanexit


Dopo un travagliato parto, l’Italia ha infine il suo governo. Si tratta di un esecutivo integralmente “populista”, il cui complicato parto sarebbe stato impossibile senza l’imprimatur di Washington e Londra: decisiva deve essere risultata, a questo proposito, la “mediazione” dell’ambasciatore statunitense Lewis Eisenberg, ex-papavero di Goldman Sachs. Con la formazione del nuovo esecutivo M5S-Lega e la nomina di Paolo Savona al ministero dell’Economia, gli angloamericani intendono spingere la Germania, custode dell’ortodossia finanziaria, a uscire dall’euro: non c’è più alcun motivo, infatti, perché Berlino continui ad arricchirsi con una moneta sottovalutata, quando flirta apertamente con Cina e Russia e si allontana sempre di più dall’orbita atlantica.

Italexit? No, Germanexit


Salvo improbabili sorprese dell’ultimo minuto, l’Italia ha infine il suo governo, che poggerà in Parlamento sull’alleanza tra Movimento 5 Stelle e Lega. Si è trattato di un parto non facile, passato per la dissoluzione della coalizione di centrodestra (cui Mattarella non ha mai misteriosamente voluto dare la possibilità di presentarsi in Parlamento per cercare i voti mancanti alla maggioranza), e l’archiviazione dell’alleanza “liberal” tra M5S e PD, resa impossibile, come avevamo previsto, dalla ferma opposizione di Matteo Renzi. In fondo il matrimonio giallo-verde era, dopo il voto del 4 marzo, inevitabile: nel momento in cui Luigi Di Maio ha posto il veto a Silvio Berlusconi e, specularmente, Matteo Salvini ha fatto altrettanto con Matteo Renzi, la sola via praticabile era un’unione dei due. Il rischio, verso la metà di maggio, di tornare a nuove elezioni dopo settimane di estenuanti trattative ed il provvidenziale “placet” di Silvio Berlusconi (sempre vulnerabile attraverso Mediaset) ha impresso lo slancio finale al governo integralmente “populista”: c’è chi, infatti, sarebbe rimasto molto irritato da ulteriori ritardi. E non ci riferiamo agli elettori italiani, che sulla scheda elettorale non hanno apposto nessuna croce sulla coalizione giallo-verde.

Passiamo così al secondo piano dell’analisi, quello decisivo, spostandoci dal livello nazionale a quello sovranazionale: si sa, l’Italia è dal 1943 un Paese a sovranità limitata, dove non si muove foglia che Londra e Washington non vogliano.

Chi si sarebbe molto irritato di ulteriori tergiversazioni è, in primis, l’ambasciatore statunitense Lewis Eisenberg che, ricevendo il 21 marzo Matteo Salvini1 e l’indomani Luigi Di Maio2, deve aver espresso il proprio consenso alla nascita del governo populista, di cui, passati quasi due mesi, era ormai in fremente attesa: nessuno meglio di Lewis Eisenberg, sa, infatti, che il tempo è denaro. Il neo-ambasciatore americano può vantare nel suo curriculum una ventennale esperienza (1966-1989) presso Goldman Sachs, di cui è stato persino capo nel settore Equity, e, proprio come il governo grillo-leghista, ha un profilo interpartitico: repubblicano e conservatore, certo, ma anche gradito ai liberal per le sue posizioni in materia di matrimoni omosessuali3. Bisogna, infatti, sottolineare bene questo punto: il governo M5S-Lega è il frutto di un compromesso, tra liberal (reddito di cittadinanza, decrescita felice, superamento della famiglia tradizionale) e neocon (flat tax, stretta sull’immigrazione, politica estera pro-Israele).

Un profilo simile a Lewis Eisenberg è quello di Steve Bannon, che è entrato in Goldman Sachs nel 1985 per poi uscirne nel 1990 nella veste di vicepresidente4: si è parlato di divorzio con Trump, dopo il suo addio alla carica di consigliere strategico nell’agosto 2017, ma, da quanto è avvenuto in Italia negli ultimi mesi, si evince che il potentissimo Bannon sia piuttosto una sorta di “agente speciale” dell’amministrazione Trump, incaricato delle missioni estere più sensibili, tra cui la stessa formazione del governo M5S-Lega. Gli appelli di Bannon per un esecutivo integralmente “populista” (appelli che si traducono in direttive per le istituzioni italiane) abbondano: si parte l’esortazione esplicita del 10 marzo5 e si termina con l’intervista rilasciata alla Stampa (Steve Bannon: “L’Ue sarà costretta a trattare con l’Italia anti-sistema”) il 23 maggio, lo stesso giorno in cui Sergio Mattarella ha asegnato l’incarico per la formazione del governo a Giuseppe Conte, premier indicato da M5S e Lega.

Con Eisenberg e Bannon si è analizzato il lato americano dell’operazione, ma altrettanto evidente è quello britannico. Innanzitutto, lo stesso Movimento 5 Stelle è un prodotto più inglese che americano, come dimostrano la lunga carriera di Gianroberto Casaleggio presso il colosso dell’informatica inglese Logica Plc ed il doppio passaporto, italiano e britannico, del figlio Davide. Londra ha giocato un ruolo decisivo nella nascita del governo giallo-verde attraverso il “protestante” Jorge Mario Bergoglio che, a sua volta, ha schierato l’ancora influente Conferenze Episcopale Italiana (La Cei non boccia l’alleanza: “La sfida è il nuovo che avanza” titolava il Fatto Quotidiano il 23 maggio6), indispensabile per vincere le ultime remore (c’è da chiedersi se davvero esistenti, considerando la rigida osservanza di Mattarella alla Trilaterale) del Presidente della Repubblica. Dopo un così lungo lavoro, partito nel 2009 con la fondazione del Movimento 5 Stelle, Londra vuole passare finalmente all’incasso e sembrerebbe avere buone probabilità di riuscirci: salvo improbabili sorprese, il prossimo Ministro dell’Economia sarà infatti l’82enne Paolo Savona, appositamente dimessosi per l’occasione dal fondo Euklid, basato, ça va sans rien dire, a Londra. È sufficiente dire che, durante la sua lunga carriera, i punti di riferimento di Savona sono stati tre: Francesco Cossiga, Ugo la Malfa e Mediobanca. Ossia le quinte colonne dell’Inghilterra e della finanza anglosassone in Italia.

Terminata l’analisi sulla genesi squisitamente “sovranazionale” del governo “populista”, veniamo ora al quesito più interessante: perché? Perché la City e Wall Street hanno, partendo dall’esito delle elezioni del 4 marzo, assemblato un governo M5S-Lega?

Ci spostiamo così su altro piano ancora, quello geopolitico.

Sulle origini della moneta unica si è molto scritto: ingabbiando le disomogenee economie europee in un regime a cambi fissi (l’euro) era solo questione di tempo perché si accumulassero tensioni tali da sfociare in una grave crisi finanziaria (l’eurocrisi). La suddetta crisi, prevedibile sfogliando qualsiasi manuale di macroeconomia, avrebbe dovuto fornire il pretesto per strappare l’unione politica della UE, i cosiddetti Stati Uniti d’Europa che la massoneria speculativa insegue nei secoli. È bene sottolineare come l’euro sia un progetto atlantico (può avvenire qualcosa in Europa senza il placet della NATO?) che la Germania non ha cercato, ma si è vista piuttosto regalare: lo stesso Helmut Kohl ammise che i tedeschi, se avessero potuto votare, non avrebbero mai abbandonato il D-Mark. Se però l’eurozona non evolve in un governo federale, dotato di un Tesoro Unico e di un potere esecutivo accentrato, l’unione monetaria rimane quello che è: un’enorme idrovora che risucchia ricchezza in tutta l’Europa e la concentra in Germania, come visibile dal fatto che le finanze tedesche sono talmente floride da poter, anno dopo anno, ridurre il debito pubblico accumulato nei decenni precedenti. La Germania è, probabilmente, l’unico Paese al mondo che ha attualmente un rapporto debito pubblico/PIL in discesa.

Una Germania, quindi, sempre più ricca e forte grazie all’euro. Già, ma altrettanto affidabile? E qui nascono i dubbi nelle più alte sfere dell’establishment angloamericano: Berlino, infatti, è irresistibilmente attratta dal polo euroasiatico e, in particolare, dalla Cina, che sta velocemente scalando la classifica dei Paesi destinatari dell’export tedesco (attualmente è in quinta posizione7) e diverrà nel prossimo decennio la prima economia al mondo. Negli ultimi anni, come abbiamo più volte sottolineato, i rapporti atlantico-tedeschi si sono progressivamente deteriorati: il Dieselgate, nato negli Stati Uniti e mirante al cuore dell’industria tedesca, l’assalto speculativo a Deutsche Bank condotto da Soros, ne sono esempi lampanti. Ultimamente si sono aggiunti il braccio di ferro sul North Stream 2, che i tedeschi intendono portare avanti nonostante la dichiarata ostilità americana e la minaccia di sanzioni8, e l’azione coordinata di Berlino con Mosca e Pechino per conservare l’accordo sul nucleare iraniano affossato da Trump9.

Se la Germania non si impegna nell’edificazione di un’Europa federale, si allontana dall’orbita atlantica e si avvicina a quella russo-cinese, non c’è più alcun motivo perché debba continuare ad avvalersi di una moneta sottovalutata, che le ha regalato in questi ultimi anni avanzi record della bilancia commerciale: come la potenza giapponese fu negli anni ‘80 duramente colpita dalla rivalutazione dello yen imposta con gli accordi di Plaza (settembre 1985), così la rinata potenza tedesca potrebbe frenata da una ritorno al D-Mark o dalla creazione di un Euro del Nord, più forte del 15-20% del suo omologo meridionale. A questo punto, rientra in scena il governo M5S-Lega assemblato dagli angloamericani.

Dopo aver digerito controvoglia la politica monetaria ultra-espansiva di Mario Draghi, aver già caldeggiato nel 2015 la Grexit e aver accolto con grande freddezza le riforme dell’eurozona avanzate dal presidente francese Macron, non c’è alcuna possibilità che Berlino voglia scendere a patti con un governo “populista” che si propone di “fare l’opposto di quello che dice l’Unione Europea”, tanto più se, dietro a quel governo, si nascondono le potenze che stanno cercando di affossare il Nord Stream 2 e mettere in ginocchio Deutsche Bank. Di fronte alla “ribellione populista” dell’Italia, spalleggiata da Londra e Washington, si aprono quindi due strade per la Germania:

difendere ad oltranza, come nel caso della Grecia nel 2015, il rigore finanziario a costo di un’Italexit;
uscire dall’euro, portando con sé il “nocciolo germanico”.
L’opzione della Italexit, con annesso default, è troppo rischiosa per la stessa Germania, su cui ricadrebbero le colpe di avere contribuito a generare uno tsunami finanziario. Il ritorno al D-Mark è più fattibile ed indolore ed è la opzione su cui puntano gli angloamericani10 e, in fondo, anche i falchi tedeschi: con una netta rivalutazione sull’euro meridionale e sul dollaro americano, l’export tedesco calerebbe immediatamente e con lui la crescita economica, d’altro canto i tedeschi potrebbero vantarsi di aver riottenuto la propria moneta. La Germania, così, continuerebbe il suo avvicinamento all’Eurasia, ma priva di quella moneta unica che le ha sinora regalato piena occupazione e finanze pubbliche più floride che mai: la speranza di Washington e Londra è che la Germania, come il Giappone dopo gli accordi di Plaza, entri in una lunga fase di stagnazione e recessione.

E l’Italia? Liberata dall’euro “tedesco”, certamente, ma ancora saldamente relegata all’orbita atlantica e francese.

P.S. Il piano di riunificazione delle due Coree sponsorizzato dalla Cina sta incontrando, come facilmente prevedibile, forte ostilità a Washington. Un’eventuale escalation non sarebbe certamente scollegata dal discorso appena concluso.
http://federicodezzani.altervista.org/g ... ermanexit/
[:287]

Re: ELEZIONI 2018

27/05/2018, 08:21

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