sottovento ha scritto:Quando certe cose sono fatte bene va riconosciuto. Personalmente penso che la Raggi con un po di tempo metterà a posto parecchie cose che non vanno a Roma.
È così, Virginia Raggi si è data non poco da fare da quando è Sindaco della capitale.
Continuerà.
Brava!
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¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯Draghi ha paura
di MoVimento 5 Stelle Europa
intervista a Marcello Foa, giornalista e scrittore
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"Quel che sta avvenendo dalle parti della BCE è significativo, va collegato con la Brexit e con Trump. Fino a pochi mesi fa c'era un consenso condiviso che univa Bruxelles, Francoforte, la Banca Mondiale, il FMI e le grandi capitali europee e Washington. Da quando ha vinto la Brexit e successivamente Trump in USA questa unione d'intenti è caduta. La BCE si trova esposta perché le pulsioni che stanno emergendo la mettono in difficoltà. Le forze che venivano considerate "populiste" sono considerate dalla Casa Bianca molto credibili. Questo fa si che la posizione della BCE vacilli, ecco perché Draghi si è contraddetto sulla moneta unica. Quando si lanciano messaggi distonici il significato è uno solo: paura, confusione, incertezza. Non sono più sicuri delle loro azioni, e parlo di tutto l'establishment finanziario e bancario".
Esiste davvero una contrapposizione "Germania - Commissione europea" sui vincoli economici?
"Appare chiaro che all'interno dell'establishment europeo c'è in corso una riflessione. Sembra ci sia una divisione, chi dice che bisogna stemperare i toni per arginare l'onda populista con qualche concessione; e poi ci sono gli oltranzisti tedeschi. Anche il fatto che la Merkel dica in maniera improvvisata che si può fare una "Europa a due velocità" senza spiegare cosa intendesse, è un segnale di questa frattura. C'è qualcosa che sta bollendo in pentola, ma è ancora tutto prematuro. Ricordiamoci che le due elezioni in arrivo, quella in Francia e in Germania, sono molto importanti e probabilmente nessun partito tenterà una svolta concreta prima di queste due scadenze. Rischierebbe di avere ripercussioni elettorali troppo forti. Una vera svolta - ammesso che l'UE abbia la voglia di realizzarla - avverrà solo dopo queste scadenze e in particolare quella tedesca".
A nome di chi parlava Angela Merkel con la sua "Europa a due velocità"?
"È una donna che non procede per visioni strategiche, ma per una serie di interessi tattici. Compiendo degli errori, come cambiò opinione sulla Grecia quando capì che il fallimento della Grecia corrispondeva con il fallimento della Germania; oppure come quando cambiò la posizione sugli immigrati sull'onda di un'emozione generata dalla foto del bambino morto sulla spiaggia, salvo poi pentirsene dopo qualche mese. In questo caso ha fatto lo stesso, ha recepito un dibattito in corso e se n'è uscita con questa frase non valutando il peso che potesse avere".
La Grecia minaccia ancora l'uscita dall'Euro. Sta solo bluffando?
"Dipende da quanta tenacia ha Tsipras. Io non ho alcuna stima di lui visto che ha tradito il suo popolo. Per ora ha dimostrato di non avere gli attributi per poter tenere testa, vedendo l'indole dell'uomo direi che cederà un'altra volta. Però bisogna capire se questo mutato clima in Europa abbia dato un coraggio da leoni a qualcuno che di coraggio non ne aveva".
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¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯martedì 14 febbraio 2017RAGGI ALL'ATTACCO: ADESSO TREMANO BANCHIERI E POTERI FORTI, LI HA FATTI INFURIARE! ORA CAPISCI QUESTO ATTACCO CONTRO LEI?¯
Francesco Gaetano Caltagirone è infuriato.
Da un lato l’ascesa di Virginia Raggi al Campidoglio, che scompagina i meccanismi di tutela dei suoi interessi, in testa Acea, la multiservizi romana attiva nel settore dell'acqua, dell'energia e dell'ambiente.
Dall’altro l’investimento in Unicredit (circa l’1%) che gli ha procurato perdite ingenti (dall’inizio del 2016 il titolo si è deprezzato del 70%) e una rabbia incontenibile per la scelta, cui ha inutilmente cercato di opporsi, di Jean-Pierre Mustier come nuovo amministratore delegato al posto di Federico Ghizzoni.
Questi, in sintesi, i motivi del pessimo stato d’animo del costruttore ed editore romano.
VOGLIA DI ESPATRIARE. Un umore così negativo da pensare di voler lasciare l’Italia per proseguire all'estero la sua attività, come ha confidato agli interlocutori che ha incontrato in questi giorni.
Ma è davvero così o è solo lo sfogo del momento?
Non è la prima volta che ''Calta'' (come ormai tutti lo chiamano) reagisce in questo modo alle cose che non gli piacciono (e sono tante), ma poi, da uomo con i piedi per terra qual è, finisce per cercare soluzioni concrete ai problemi.
ATTRITI COL SUO GIORNALE. Per esempio, su Roma ha capito che una delle cose sbagliate cui porre subito rimedio è stata la linea del quotidiano di cui è editore, Il Messaggero, che prima e durante la campagna elettorale ha attaccato la Raggi a testa bassa anche quando era chiaro che avrebbe vinto.
Per questo ha messo nel mirino il direttore Virman Cusenza, accusato di essere stato più realista del re nell’eseguire gli ordini del padrone.
Ma, linea a parte, ''Calta'' imputa a Cusenza soprattutto di non essere capace di aprirgli strade che lo portino alla sindaca.
«Mi sto sbattendo io, che senso ha?», ha confidato a un amico al quale ha poi rivelato di aver trovato un pertugio per il tramite di un professionista che potrebbe essere un buon viatico alla corte della grillina nonché la fonte di future commesse.
GIRO DI POLTRONE AI VERTICI. Intanto a Il Messaggero tira aria di cambio al vertice.
E gli altri direttori del gruppo si agitano.
A cominciare dal direttore de Il Mattino di Napoli, Alessandro Barbano (forte di non essersi messo contro il rieletto sindaco Luigi De Magistris), che vorrebbe tornare a Roma, e Osvaldo De Paolini, il vice di Cusenza che scalpita da tempo per succedergli (ma tiene d’occhio anche la direzione de Il Sole 24 ore in vista di possibili futuri cambiamenti che potrebbero toccare la poltrona di Roberto Napoletano).
Ma ''Calta'' non vuole fare una scelta affrettata e sull'onda del momento, e ha intenzione di pensarci bene.
PIACCIONO BECHIS E PORRO. Soprattutto ha bisogno di capire se altrove c’è qualche giornalista, tipo Franco Bechis di Libero, più adatto alla piazza romana in salsa populista.
Senza contare che sua figlia Azzurra gli ha già detto che la sua personale preferenza è per Nicola Porro, l'ex conduttore di Virus epurato dal nuovo corso Rai.
Nella vicenda Unicredit sotto accusa lo spin doctor Fabio Corsico
Jean Pierre Mustier, amministratore delegato di Unicredit.
(© Ansa) Jean Pierre Mustier, amministratore delegato di Unicredit.
Nell’attesa di trovare una nuova guida per il quotidiano romano, Caltagirone si sta leccando le ferite riportate nella battaglia in Unicredit, dove aveva sposato la causa di Fabrizio Viola, che in effetti è andato a un millimetro dalla nomina.
ERA UNA SFIDA A TRE. Viola faceva parte di una terna, che oltre a lui e Mustier comprendeva anche il numero uno della Deutsche Bank Italia, Flavio Valeri, e sul suo nome c’era la convergenza di Luca Cordero di Montezemolo e Fabrizio Palenzona, dopo che lo stesso Caltagirone e Montezemolo avevano preso atto della non presentabilità della candidatura di Corrado Passera (Banca centrale europea e Bankitalia sono state nette, Palazzo Chigi ha fatto sapere che non avrebbe gradito).
Ma Luchino e Fabrizio, all’ultimo momento, sul nome del numero uno di Montepaschi si sono sfilati.
Il primo a farlo è stato il rappresentante della Fondazione Crt, che ha negoziato una sua personale partita con il francese su cui poi ha virato.
La canzone-parodia di Dado e Marco Morandi su Caltagirone.
PALENZONA IL ''TRADITORE''. Palenzona aveva bisogno di essere tranquillizzato sulla sua permanenza alla vicepresidenza di Unicredit, almeno fino alla prossima assemblea (poi ci sarà il problema dell’influenza esercitata dalla neo sindaca Chiara Appendino sulla fondazione torinese), e come sua abitudine non ci ha pensato neppure un attimo a “tradire” l’amico ''Calta''.
Al quale non è rimasto che segnalare la sua contrarietà facendo astenere suo figlio Alessandro, che siede nel consiglio di amministrazione di Unicredit, in sede di votazione finale.
Anche in questo caso, come sua abitudine, ''Calta'' ha rotto con Palenzona e ha cercato un capro espiatorio.
Che nella fattispecie non poteva che essere il suo spin doctor Fabio Corsico.
UN GARANTE INEFFICACE. «Era lui il garante del rapporto con Fabrizio, gli ho lasciato fare quello che vuole, e poi va a finire così?», sembra che l'ingegnere abbia detto ai suoi figli, lamentando anche i numerosi interessi e incarichi che Corsico ha collezionato al di fuori del perimetro del gruppo, cui per altro ha sempre dato semaforo verde.
Corsico comunque deve aver sentito puzza di bruciato, se è vero che da tempo coltiva un rapporto con l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, con il malcelato obiettivo di trovare nel cane a sei zampe una possibile alternativa.
ARIA DI (UN ALTRO) DIVORZIO. Però, anche in questo caso, come per Il Messaggero, ''Calta'' vuole pensarci bene prima di arrivare al divorzio da Corsico, uomo che in molte occasioni gli è stato ambasciatore nei palazzi del potere.
L’estate, trascorsa sulla sua amata barca dove vive come un pascià, gli porterà consiglio. Ma si sa: quando si mette in testa una cosa non gli fa cambiare idea nessuno.
Insomma: aria di divorzi in casa Caltagirone, dopo quello tra Azzurra e Pier Ferdinando Casini.
fonte:
http://www.lettera43.it/politica/roma-c ... 252113.htm
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¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯DL Banche: dovrebbe "tutelare il risparmio", invece viola la Costituzione
Scritto da M5S Camera News pubblicato il 15.02.17 11:55¯
Arriva in aula alla Camera il decreto legge sulle banche che dovrebbe, secondo le intenzioni, produrre "disposizioni urgenti per la tutela del risparmio". Abbiamo ben visto, negli scorsi mesi, come il risparmio sia stato tutelato da questo governo: stavolta si produrrà il miracolo?
Ad una lettura approfondita, non pare proprio. Anzi, il testo viola almeno tre articoli della Costituzione.
L'articolo 3 laddove si sono congegnati sistemi di rimborso che discriminano i risparmiatori di Mps rispetto, ad esempio, a quelli fregati con il decreto di risoluzione delle quattro banche, nel novembre 2015. I primi godranno di una conversione per cui riceveranno alla fine obbligazioni senior garantite dallo Stato, quindi è come se avessero in tasca liquidità vera e propria. I cittadini colpiti dal crac forzato del novembre 2015 hanno invece ottenuto solo un risarcimento forfait all'80% e non per tutti. Inoltre, non hanno potuto tentare la strada degli arbitrati per un risarcimento integrale, dunque è stato violato pure l'articolo 24 della Carta, nel momento in cui, appunto, non si concede a tutti in modo uguale di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi.
Infine, viene calpestato l'articolo 47 della Costituzione sulla tutela del risparmio. Infatti, il testo del governo non vincola in alcun modo l'uso dei fondi pubblici a un utilizzo prudente e non protegge gli istituti salvati da possibili, futuri crac. Bisognerebbe infatti legare in modo davvero stringente i compensi dei banchieri, almeno la parte variabile, ai risultati della banca salvata: ma ciò con il decreto non avviene. Sarebbe necessario mettere uno stop a precedenti accordi su buonuscite d'oro o premi straordinari per i manager che lasciano una banca sostenuta con soldi pubblici: ma questo il decreto non lo prevede. Infine, sarebbe stato utile concedere allo Stato azionista la possibilità di promuovere da solo azioni di responsabilità contro gli amministratori: ma ciò nel testo non è contemplato.
Le banche che creano danaro dal nulla si mettono il cappio al collo con prestiti non dovuti agli amici degli amici, con acquisizioni spericolate, con la finanza speculativa e i derivati. Lo Stato sta mettendo 6,5 miliardi circa nella banca del Pd e ne diventerà azionista al 70%. Eppure lascia gli amministratori al suo posto, per giunta liberi di gestire la dismissione degli Npl senza alcuna chiarezza, magari con vendite in blocco che fanno felici gli speculatori internazionali.
Anche il M5S utilizzerebbe danaro pubblico per stabilizzare il Montepaschi e il sistema bancario, tuttavia lo faremmo nell'ottica di un addio al principio della banca universale e di una separazione netta tra banche d'affari e banche commerciali, avendo come stella polare la tutela del risparmio e il sostegno all'economia reale. Ma, soprattutto, noi avremmo fatto chiarezza sui prestiti deteriorati della banca del Pd, sui legami incestuosi tra amministratori, politica e grandi 'bidonisti'. E avremmo fatto pagare il conto ai manager per le loro responsabilità. Tutti principi che in questo decreto non esistono.
Insomma, questo non è un problema di 'banchette', ma di 'governicchi'.
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¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯Chi sta dalla parte dei cittadini dice #StopCeta
di Tiziana Beghin, Efdd - Movimento 5 Stelle Europa
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Il Parlamento europeo vota il Ceta, il trattato di libero scambio fra Europa e Canada. Sono a rischio la democrazia, l'ambiente, la salute dei cittadini, la sopravvivenza delle piccole e medie imprese e persino i nostri risparmi. Il gruppo Efdd - Movimento 5 Stelle Europa vota no! Noi siamo dalla parte dei cittadini! Ecco la dichiarazione di voto di Tiziana Beghin in aula durante la discussione finale.
VideoVIDEO. Fai sapere a tutti quali minacce comporta il Ceta. Condividi questo video che nessun telegiornale vi mostrerà!
Ecco il testo della dichiarazione di voto di Tiziana Beghin sul Ceta
"Il CETA non è un trattato di libero scambio. E' una riforma istituzionale occulta, concepita in stanze segrete da tecnocrati non eletti e travestita da trattato internazionale. Da tre anni il MoVimento 5 Stelle prova a mettervi in guardia, ma non è servito a nulla. Non è servito dirvi che il CETA porterà a una crescita irrisoria dello 0,01% l'anno, che farà perdere il lavoro a 200.000 europei, che porterà a una contrazione dei salari reali tra i 300 e i 1.300 euro.
Non è valso a nulla ricordarvi che il CETA colpirà duramente la nostra agricoltura, che le importazioni di grano passeranno dalle 38 mila tonnellate attuali a oltre 100 mila, quelle di mais da 7 a 45 mila, quelle di maiale da 12 a 75 mila e quelle bovine a quasi 80 mila. Se questi numeri vi stupiscono, è perché in media un'azienda agricola canadese è 20 volte più grande di una europea. Come faranno i piccoli e medi agricoltori e allevatori a competere con questi giganti canadesi?
Colleghi, sapete cosa mi preoccupa? Mi preoccupa che tra poco smetteremo di parlare di CETA in questo Parlamento. Finora questo trattato è stato solo un nome e un insieme di documenti chiuso nelle stanze segrete dei negoziatori e confinato al dibattito parlamentare. Ma dopo il voto del Parlamento Europeo il CETA entrerà nella vita dei cittadini e allora sarà troppo tardi per fermarlo. Gli europei se lo troveranno a tavola.
E come faranno a difendersi da prodotti OGM e carne con gli ormoni? E' vero, il CETA non permette l'ingresso automatico di OGM, ma crea una procedura affinché gli OGM siano approvati più velocemente, senza tutte le precauzioni che usiamo in Europa, e la questione non è marginale perché in Canada l'81% del mais e l'80% del grano sono OGM. La carne canadese, invece, contiene ormoni e ractopamina, sostanze vietate in Europa, ma che ritroveremo presto nei nostri piatti. E se pensate che le leggi europee basteranno a fermare il CETA, sappiate che un trattato vale più delle leggi e che questo trattato contiene un fondamentale cavallo di Troia, perché incorpora le norme sanitarie dell'OMC, usate con successo in passato da USA e Canada per attaccare il blocco europeo alla carne con gli ormoni.
Ma questo non sarà il problema principale, perché il CETA colpirà duramente la nostra sovranità. I servizi che oggi sono pubblici saranno sottoposti a un'ondata di privatizzazioni e liberalizzazioni. Le clausole del CETA prima obbligheranno a liberalizzare e dopo renderanno tutte le aperture irreversibili. Dite addio a acqua, sanità e istruzione pubbliche. E se qualcuno vorrà opporsi sappia che il CETA istituirà un tribunale sovranazionale che potrà condannare gli Stati che oseranno mettere i bastoni fra le ruote alle corporation e ai loro profitti. Sembra impossibile, ma la realtà supera i peggiori incubi. Una giustizia privata a cui avranno accesso anche tre quarti delle imprese americane che operano in Europa, triangolando le azioni legali tramite le loro filiali in Canada.
Ma soprattutto il CETA è un assegno in bianco. Colleghi, forse credete di sapere cosa state per firmare, ma non è così. Il CETA crea un organismo tecnocratico e non eletto chiamato "Joint Committee" che potrà interpretare e modificare i protocolli del trattato. E non si tratta di poche pagine, ma del 75% delle 1.500 pagine che lo compongono. Tutto questo senza nessun, ripeto nessun, controllo democratico! Le dichiarazioni interpretative, i protocolli d'intesa, siglati all'ultimo minuto per calmare le proteste sono documenti che non hanno nessun valore reale perché non aggiungono nulla. Si tratta solo di blande dichiarazioni per tranquillizzare gli sciocchi e valgono meno della carta su cui sono scritti.
Colleghi, il CETA non ha rispettato quasi nessuna delle richieste del Parlamento Europeo del 2011, se non siete sensibili alla difesa dei nostri cittadini, cercate almeno di mostrare un po' d'orgoglio e dignità. La Commissione non può ignorare così le richieste dell'unica istituzione democratica dell'UE. Per questo colleghi, ve lo ripeto, il CETA non è un trattato, non è un accordo... è un colpo di Stato silenzioso, è una riforma istituzionale travestita da trattato e noi DOBBIAMO fermarlo".
Il gruppo Efdd - Movimento 5 Stelle Europa ha partecipato alla manifestazione dei cittadini che hanno protestato davanti al Parlamento europeo contro l'approvazione del Ceta. Guarda il
video.
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