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Re: Movimento 5 Stelle (seconda parte)

13/02/2017, 20:06

domenica 12 febbraio 2017


Gabanelli choc: vi racconto gli sprechi e le ruberie della Rai. Ecco dove finisco i nostri soldi del canone


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Milena Gabanelli: “Rai, ecco la lista degli sprechi. Basta lottizzazione, o non ci avvicineremo mai alla Bbc”

“Per tornare efficiente e competitiva, la Rai andrebbe ‘snellita’, ma modifiche radicali saranno possibili solo se si interviene sulla riforma del 1975, meglio nota come lottizzazione”. Lo scrive in un lungo editoriale sul Corriere della Sera Milena Gabanelli, in cui fa la lista degli sprechi del servizio pubblico. Troppi telegiornali, reti e strutture inventate solo per accontentare politici, assessori e governatori di turno. Troppi incarichi dirigenziali e una proliferazione incredibile di sedi e strutture regionali. Nulla di più lontano dalla Bbc, “il miglior servizio pubblico al mondo” di cui tanto si parla ma che mai sarà avvicinato se non si mettono “competenza” e “merito” come criteri essenziali per la nomina della governance.

In seguito alla lottizzazione, scrive la giornalista, “ogni partito si è preso un canale, e poi ci ha infilato i suoi uomini scegliendo come unico criterio la ‘fedeltà’, non all’azienda ma al partito. Risultato: proliferazione di strutture e incarichi dirigenziali che negli anni si sono stratificati”. Per questo la Rai è imparagonabile a ogni altro servizio pubblico del mondo:

“Non esiste nessuna tv pubblica al mondo dentro la quale convivono 3 telegiornali che hanno come referenti 3 diverse aree politiche; ognuno ha una sua struttura autonoma, i suoi direttori, i suoi inviati, il suo apparato tecnico, i suoi studi, il suo budget. Poi c’è Rai news 24, che non si può dire sia seguitissima, e le 26 sedi per l’informazione regionale. Bisogna ‘ottimizzare’ si dice, ma da dove cominci se non metti mano al contratto di servizio con lo Stato? Le sedi regionali sono nate in funzione dei rapporti con le istituzioni locali. Un modello in crisi poiché le Regioni non rappresentano più il territorio, quindi bisognerà cambiare completamente la prospettiva in funzione delle macroaree. Si prende spesso a modello il miglior servizio pubblico al mondo, ovvero la Bbc, dove però i canali generalisti nazionali sono sostenuti solo dal canone: 174 euro, contro i nostri 113. Se tuttavia il modello a cui ispirarsi è Bbc, confrontiamoci. Le stazioni televisive locali inglesi sono 15, che interagiscono con quelle radiofoniche. I dipendenti sono circa 1.500 contro i nostri quasi 2.000. Le sedi occupano mediamente 2 piani (con una postazione fissa per il giornalista che si connette), la maggior parte sono in affitto. Noi occupiamo edifici giganteschi, quasi tutti di proprietà, con insostenibile spreco di spazi e costi. La loro sede più piccola è quella delle Channel Island: 2 dipendenti; da noi a Campobasso sono in 70. Nella sede di Cosenza lavorano 95 persone, ma il palazzo sembra quello di Viale Mazzini. Tutti i servizi finiscono dentro a Bbc One (la nostra Rai 1), con 4 brevi collegamenti al giorno. Inutile ribadire che la produzione locale del nostro servizio pubblico è perlopiù asservita ad assessori e governatori, che in caso di smantellamento di qualche sede si incateneranno pur di non vedere sottratta una telecamera a loro uso e consumo”.

Gabanelli fa poi tre esempi di strutture create e poi mantenute solo per non turbare la sensibilità di nessun ‘potente’: Rai Vaticano, Rai Expo e Rai Quirinale.

“Emblematica la genesi di Rai Vaticano. Nel ‘97 una decina di dipendenti occupavano due stanze per preparare gli eventi di Giubileo 2000. Senza budget, il team si relazionava con la Santa Sede per agevolare le reti nella produzione di programmi da trasmettere e vendere in tutto il mondo, e doveva essere operativo per 2 anni. Il Giubileo è finito da tempo, ma la piccola squadra si è trasformata in una struttura con i suoi funzionari e dirigenti per continuare a fare le stesse cose. Rai Expo è l’ultima creatura: una dirigenza, 45 dipendenti, una sede a Milano e una a Roma. Ma per raccontare il grande evento dell’alimentazione mondiale non bastano le sedi regionali e i programmi delle reti? A Expo finita (ottobre 2015) siamo sicuri che quella struttura non diventerà permanente? Anche Rai Quirinale, da postazione informativa è diventata nel tempo un elefantino, con un direttore e 35 dipendenti. Per fare cosa? Trasmettere il messaggio del presidente della Repubblica di fine anno e la cerimonia del 2 giugno”.

Secondo Gabanelli, per rinascere è inevitabile “eliminare sedi e strutture che non hanno nessun senso, ma non mandando a casa qualche migliaio di persone che hanno famiglia! L’azienda avrebbe bisogno di tutto il suo personale se venisse organizzata in modo produttivo; è pur sempre la più grande industria culturale del Paese! Ricordiamo inoltre che non ha ammortizzatori sociali, e sarebbe paradossale creare disoccupati per dare 80 euro in più a chi uno stipendio (anche se magro) ce l’ha. Certo occorrerà poi liberarsi dai burocrati e intervenire sui contratti collettivi di lavoro”. Un cambiamento di questa portata – sostiene ancora la giornalista – non può essere realizzato da un direttore generale da solo, ma ha bisogno dell’aiuto del governo. Come? Appunto dando la priorità a “merito” e “competenza” come unici criteri per la scelta dei vertici. Come fa la Bbc, dove “quando un dirigente sbaglia, va a casa senza tante storie”.


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Re: Movimento 5 Stelle (seconda parte)

13/02/2017, 20:09

... e come mai le hanno permesso di parlarne? [:291]

Re: Movimento 5 Stelle (seconda parte)

13/02/2017, 20:33


Diventa lampante il significato del vs Raggi degli ultimi mesi .

A spaccare sassi !



zio ot [:305]

Re: Movimento 5 Stelle (seconda parte)

14/02/2017, 04:21

lunedì 13 febbraio 2017


Travaglio mostruoso:"Forsennata campagna contro il M5S per farli passare da disonesti"


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Cara ti amo di Marco Travaglio
Il Fatto Quotidiano, 14 febbraio 2017.

“La politica non deve agganciarsi ad atti formali nel giudizio, ma a una valutazione autonoma dei fatti. Si può cacciare uno che è innocente o tenerlo se è colpevole. Sono due valutazioni diverse: una è politica, l’altra di giustizia. Molte volte non c’è bisogno di aspettare la sentenza per far scattare la responsabilità politica, ma in questo Paese non avviene mai, neanche di fronte ai casi evidenti. In qualche caso la politica può dire ‘aspetto di vedere come va a finire’ o ‘mi sono fatto un’idea’, ma non può dire sempre ‘aspettiamo le sentenze’. Significa caricare sulla decisione del giudice la selezione della classe politica”.

Queste e altre cose di sommo buonsenso ha detto ieri Piercamillo Davigo, intervistato ieri da Giuseppe Guastella sul Corriere della sera nel 25° compleanno di Mani Pulite. Anche noi, da oggi, ricordiamo l’anniversario con vari articoli e con la riedizione aggiornata del libro Mani Pulite (in edicola e in libreria dalla prossima settimana). Rievocando quei giorni di un quarto di secolo fa, non si può non notare come l’inchiesta del pool di Milano avesse regalato alla classe dirigente italiana un referto completo e gratuito di tutti i mali che l’affliggevano e di tutti i rimedi necessari per curarli e stroncarne le ricadute. E non si può non constatare la cecità mista a demenza con cui l’establishment ignorò quel referto per ricadere negli stessi vizi, che produssero le stesse patologie e sortirono lo stesso risultato: il totale discredito della politica, ma anche della grande impresa e delle grandi banche, che nella Seconda Repubblica sono -se possibile- ancor più sputtanate che nella Prima.

Tant’è che ora l’establishment vive giorni e notti di panico al pensiero delle prossime elezioni, continuamente rinviate nella speranza che accada “qualcosa” o arrivi “qualcuno” a salvare il sistema e nel terrore che non basti neppure un’ammucchiata fra tutti i vecchi partiti di destra, centro e sinistra per arginare la marea montante della protesta e del cambiamento che questi pigmei suicidi, non sapendo più a che santo votarsi, chiamano “antipolitica” e “populismo”. Eppure, per quanto sopravvalutati, non si può dire che lorsignori siano totalmente stupidi: lo dimostra la forsennata campagna contro i 5Stelle e in particolare Virginia Raggi per farli passare da disonesti. Infatti, siccome quelli sono spesso sprovveduti e incapaci, ma non si sono ancora decisi a rubare, si inventano notizie false: finanziamenti occulti, voti comprati e altre calunnie su una stupida storia di polizze che la stessa Procura ritiene penalmente irrilevante.

E se i diffamati protestano, la casta politico-giornalistica insorge come un sol uomo in difesa del diritto di cronaca e di critica, che con le bugie non c’entra nulla. Ora, per sputtanare i 5Stelle, non c’è bisogno di inventare nulla: basta fotografarli, filmarli, registrarli e lasciare che si rovinino con le proprie mani (in questa impresa sono imbattibili). Soprattutto a Roma, dove han dimostrato un livello di rissosità, dilettantismo, improvvisazione, autolesionismo e carenza di classe dirigente che neppure i loro peggiori nemici osavano sperare. Ma questo all’establishment non basta: finché la gente pensa che i 5Stelle sono “incapaci ma onesti”, quelli non perdono un voto, perché i partiti sono universalmente considerati “incapaci e disonesti”, quindi molto più pericolosi e senza neppure l’attenuante dell’inesperienza.

Ecco perché si tenta di dimostrare, con notizie inventate, che i grillini sono pure ladri: perché, sotto sotto, lo sanno tutti che la legalità è più che mai al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica. E, non potendola praticare in casa propria, tentano di buttare la palla in casa Grillo. Poi, purtroppo per loro, le cronache giudiziarie si incaricano di rispedirla al mittente.

Chi possiede una lente d’ingrandimento avrà forse notato le due notizie più importanti degli ultimi giorni: la richiesta della Procura di Firenze di condannare a 11 anni il leader di Ala Denis Verdini per bancarotta fraudolenta, associazione per delinquere, appropriazione indebita e truffa allo Stato, nel crac del Credito cooperativo fiorentino; e quella della Procura di Catania di rinviare a giudizio il sottosegretario Giuseppe Castiglione, ras Ncd in Sicilia, appena riconfermato da Gentiloni, per turbativa d’asta e corruzione elettorale nell’appalto truccato da 100 milioni del Cara di Mineo, il più grande centro per migranti d’Europa.

Verdini è accusato di avere spolpato una banca per farne “il suo bancomat personale” e “truffare lo Stato facendo carte false per acquisire contributi pubblici per l’editoria” al Giornale della Toscana, tant’è che i pm chiedono la confisca a lui e ai suoi 20 coimputati di un totale di 23 milioni. Castiglione e i suoi 16 coimputati devono rispondere di aver “predisposto il bando di gara con la finalità di affidamento all’Ati appositamente costituita” e “per la promessa di voti per sé e per i loro gruppi politici”, Pdl e poi Ncd, in cambio di “assunzioni al Cara”, trasformato da centro di accoglienza in business macchina elettorale. Il che spiega perché Ncd – che nel resto d’Italia sfugge ai sondaggi e pure ai radar – nel Catanese andava così forte. Senza Verdini e Castiglione (cioè Alfano), i governi Renzi e Gentiloni non avrebbero avuto la maggioranza non solo nel Paese (dove rappresentano il 30% degli elettori), ma neppure in Parlamento.

Ma di queste quisquilie nessuno parla, neanche gli oppositori di Renzi nella batracomiomachia precongressuale del Pd: i loro principali alleati sono imputati per reati gravissimi e tutti sorvolano con la scusa di “attendere le sentenze”. Cioè le prescrizioni. Poi però, un giorno o l’altro, arriveranno pure le elezioni.


Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/premium ... ra-ti-amo/


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NCD, il partito del business migranti, a casa Alfano e Castiglione

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Scritto da M5S Senato News pubblicato il 13.02.17 18:57
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NCD è sempre di più il partito che copre politicamente il business dell'accoglienza immigrati. Un business giocato sempre di più sulla pelle della povera gente. Alfano e il sottosegretario Castiglione rinviato oggi a giudizio si dimettano!

Il giornalista Giovanni Tizian su L'Espresso ricorda come Alfano quando era ministro degli Interni nulla si accorse sull'imprenditore Leonardo Sacco ( che pure incontrò nel 2011 ). Sacco imprenditore che ha creato un impero legato all'accoglienza e ricorda Tizian "dal 2007 è sospettato dagli investigatori del ROS di essere vicino al clan della 'ndrangheta degli Arena di Capo Rizzuto". Lo stesso Sacco che intanto gestisce il centro d'accoglienza più grande d'Europa a Isola Capo Rizzuto (Crotone) e quello di Lampedusa.

Poi aggiungiamo il rinvio a giudizio del sottosegretario Castiglione (NCD) sempre sull'affare Cara di Mineo e il quadro è chiuso e porta alla richiesta politica di dimissioni del ministro che è leader NCD e del sottosegretario.

Il Consorzio Nuovo Cara di Mineo di "veramente nuovo" ha solo il nome: l'assetto attuale, infatti, risulta composto da una serie di persone della cui onorabilità potremmo opinare come ricordato dal M5S in una interrogazione presentata a dicembre 2015.

Da una visura camerale si è avuta conferma che nell'assetto societario vi sono nomi come Cosimo Zurlo, Rocco Ferraro, Roberto Roccuzzo, Antonino Novello e Camillo Aceto , si ricorda nell'interrogazione. I primi due, Zurlo e Ferraro, ricoprono cariche importanti anche in altre società. Da notizie di stampa, invece, apprendiamo che gli stessi soggetti sono stati al centro di alcune indagini giudiziarie ampiamente citate sui giornali.

Il Cara di Mineo, in provincia di Catania, ospita circa 4 mila migranti ed è da sempre al centro di polemiche e scandali. Nel 2011 divenne uno dei centri per richiedenti asilo più grandi d'Europa. Lo scandalo della gestione, emerso nell'inchiesta romana su mafia-capitale, e l'indagine sulla cosiddetta parentopoli nelle assunzioni ha portato a cinque informazioni di garanzia.
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Re: Movimento 5 Stelle (seconda parte)

14/02/2017, 14:57

Che dire, standing ovation all'ottimo articolo di Travaglio.

Re: Movimento 5 Stelle (seconda parte)

14/02/2017, 15:01

Infatti [:305]

Re: Movimento 5 Stelle (seconda parte)

14/02/2017, 15:21

#GiornalismoKiller, la misura è colma


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Oggi quattro giornalisti differenti su tre giornali diversi riportano la stessa fake news su Luigi Di Maio. La faccenda è di una gravità inaudita perchè quello che hanno scritto è falso, fuorviante e non verificato: perchè le parziali informazioni in loro possesso sono state pubblicate senza compiere tutte le dovute verifiche al fine di uccidere la reputazione di Di Maio. La buona notizia è che possiamo dimostrare, prove alla mano, non solo che mentono ma che sono in mala fede.
Andiamo con ordine. I giornalisti sono Carlo Bonini su Repubblica, Valentina Errante e Sara Menafra sul Messaggero e Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera. Tutti e tre riportano un sms di Di Maio a Virginia Raggi in cui parla di Marra, il punto è che si tratta di un sms parziale e non verificato, accompagnato da una ricostruzione montata ad arte il cui fine è uccidere la reputazione di Di Maio.


La versione originale dell'sms è questa:

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"Quanto alle ragioni di Marra. Aspettiamo Pignatone (il MoVimento 5 Stelle aveva chiesto alla Raggi di far verificare il nominativo Marra a Pignatone, il procuratore di Roma, ndr). Poi insieme allo staff (quello che allora era chiamato mini direttorio, ndr) decidete/decidiamo. Lui non si senta umiliato. È un servitore dello Stato (Marra era della Guardia di Finanza, ndr). Sui miei (intendendo chiaramente i suoi collaboratori, ndr) il Movimento fa accertamenti ogni mese. L'importante è non trovare nulla."
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Quindi dal messaggio integrale si capisce che:
1) Il MoVimento 5 Stelle aveva chiesto di far verificare alla procura le credenziali di Marra
2) Aveva esplicitato il fatto che la decisione non era sua, ma del sindaco con il minidirettorio
3) Aveva evidenziato il fatto che Marra era della Guardia di Finanza, un servitore dello Stato visto che allora nulla era uscito sul suo conto
4) Aveva evidenziato che il MoVimento 5 Stelle fa accertamenti periodici sulle persone che lavorano per i suoi portavoce e che l'importante è non trovare nulla

Questo messaggio viene così riportato dai giornalisti che hanno omesso di verificarne la veridicità, come la loro deontologia professionale richiederebbe:
a) Bonini, Repubblica: "Quanto alle ragioni di Marra, lui non si senta umiliato. E' un servitore dello Stato. Sui miei, il Movimento fa accertamenti ogni mese. L'importante è non trovare nulla". Bonini lascia intendere che con "i miei" Di Maio si riferisca a Marra, mentre nella versione originale è evidente che si riferisca appunto ai suoi collaboratori. Ancora più grave il titolo dell'articolo che è un virgolettato, attribuito a Di Maio, volutamente manipolato: "Di Maio garante di Marra la prova è nelle chat "Lui è uno dei miei un servitore dello Stato"" e in prima pagina con "Marra è uno dei miei". Vergognoso.
b) Errante e Menafra, Il Messaggero: "Agli atti dell'inchiesta c'è una conversazione che smentisce Di Maio che anche due giorni fa ha giurato e spergiurato, intervistato da Lucia Annunziata a In mezz'ora, che si era occupato del caso Marra solo una volta, a luglio, e solo per allontanarlo. Nelle conversazioni agli atti, il vicepresidente della Camera non solo si spende in favore di Marra, ma lo fa persino tempo dopo." In questo la conversazione viene solo evocata, ma anche qui lasciando intendere che Di Maio voglia difendere Marra, così non è.
c) Sarzanini, Corriere della Sera: "Quanto alle ragioni di Marra... lui non si senta umiliato. È un servitore dello Stato. Sui miei il Movimento fa accertamenti ogni mese. L’importante è non trovare nulla" Ancora una volta lo scopo è uccidere la reputazione di Di Maio, a costo di pubblicare una chat parziale su cui non è stata fatta alcuna verifica.

Cosa accomuna questi tre giornalisti? Che tutti sono stati segnalati all'Ordine dei giornalisti per le loro balle sulla questione delle polizze. Anzichè chiedere scusa, come sarebbe lecito aspettarsi, schizzano ancora più veleno. Una domanda è lecita. Questa non è informazione, qui siamo davanti a un caso esemplare di informazioni sbattute in prima pagina senza aver fatto alcuna verifica e con un obbiettivo preciso: il killeraggio di Luigi Di Maio, colpevole di avere evidenziato le balle che hanno scritto e continuano a scrivere. La domanda è "Cui prodest?". Qual è l'obiettivo? Impedirci di andare al governo? Chi è che ha interesse a mantenere lo status quo a costo di infangare la nostra immagine con la pubblicazione di informazioni parziali e non verificate? Aspettiamo la risposta.

Per chiudere definitivamente la questione, pubblichiamo anche il messaggio di Di Maio, sempre nella stessa conversazione del 10 agosto e precedente allo scambio pubblicato parzialmente dai giornalisti, che dimostra che aveva sostenuto che Marra non potesse restare nel gabinetto del sindaco:

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"Pignatone cosa ti ha detto dopo che gli hai inoltrato il suo nominativo (di Marra, ndr)? In ogni caso nella riunione con me, Marra non mi ha mai chiesto se andare in aspettativa o meno. Semplicemente mi ha raccontato i fatti. Io l'ho ascoltato. Perché tu me lo avevi chiesto. Sono rimasto a tua disposizione non sua. E penso che nel gabinetto non possa stare, perché ci eravamo accordati così. Nessuno si scandalizzi se facciamo le pulci prima di tutto ai nostri. Siamo il movimento 5 stelle. E certe responsabilità è meglio prendersele con contezza di causa.
Non devi sentirti accerchiata Virginia. Devi stabilire un contatto con la tua squadra(cioè il minidirettorio). Loro sono i tuoi alleati non i tuoi nemici."
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Questo è il metodo del MoVimento 5 Stelle, non le balle raccontate dai giornali. Per favore direttori dei giornaloni, risparmiateci i vostri tediosi boriosi editoriali, chiedeteci scusa e iniziate a raccontare la verità.

Ps: Luigi Di Maio sta preparando richieste di risarcimento danni per centinaia di migliaia di euro. Stampa onesta, se ci sei batti un colpo.
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Re: Movimento 5 Stelle (seconda parte)

14/02/2017, 17:02

Bellissima quest'ultima vignetta! (in verità tutte quelle che ho visto). La satira se fatta per bene è un'arma invincibile per dire la verità.

Re: Movimento 5 Stelle (seconda parte)

14/02/2017, 22:19

sottovento ha scritto:Bellissima quest'ultima vignetta! (in verità tutte quelle che ho visto). La satira se fatta per bene è un'arma invincibile per dire la verità.





Come abbiamo visto, la verità subisce manipolazini e in seguito divulgata (dai “giornalai”) con grandi stupiudate.
Hanno problemi di tiratura? Hmmm no, i motivi sono altri.

Riguardo le vIgnette di satira by MARIONE, mi piacciono.
Il ragazzo promette bene. [:264]



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Renzi FakeMan su MPS


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di MoVimento 5 Stelle Toscana
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Renzi ieri ha derubricato il Monte dei Paschi di Siena, la terza banca d’Italia oggetto del più grande scandalo finanziario d’Europa, a ‘banchetta’.
Altro che fake news qui abbiamo un FAKE MAN che per opportunismo cerca di far dimenticare la più clamorosa storia di dilapidazione targata PD, come accertato dall’unica Commissione d’inchiesta istituzionale su quanto accaduto, quella del Consiglio regionale toscano chiesta e guidata dal Movimento 5 Stelle.

È una banchetta quella che dilapida 50 miliardi di valore, un tempo pubblico, lasciando sul lastrico centinaia di migliaia di risparmiatori e mandando a casa migliaia di lavoratori, anche col trucchetto dell’esternalizzazione? Davanti ad affermazioni del genere Siena e la Toscana dovrebbero insorgere: c’è ancora qualcuno nella città di Piazza del Campo che ha il coraggio di definirsi renziano, dopo ieri?

MPS è stato bancomat del PD, guidato da figure non all’altezza scelte dal partito per permettere ad imprenditori amici di drogare il sistema italiano. Figure talmente sicure di quest’amicizia da non restituire il dovuto, sapendo persino di poter contare sulle tasche del contribuente italiano a copertura delle loro sciagurate operazioni. Serviva una nazionalizzazione seria, per aprire i cassetti e invertire la rotta ma gli stessi circuiti che hanno affossato la più antica banca del mondo continuano a fare di tutto per evitare quest’operazione trasparenza.
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Re: Movimento 5 Stelle (seconda parte)

15/02/2017, 04:26

martedì 14 febbraio 2017


Guardate coi vostri occhi cosa succede a Roma. Una vera rivoluzione. CONDIVIDI!


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ROMA CAPITALE DEL DEGRADO DELL'INFORMAZIONE
ROMA CAPITALE DEL DEGRADO …dell’informazione italiana.


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Troverete mai questo filmato pubblicato dalle edizioni on line dei quotidiani?
Verrà mai data notizia che dopo anni di degrado, le vetture delle Roma Nord e delle metropolitane romane vengono finalmente accuratamente pulite dagli addetti ad ogni sosta ai capolinea? Cosa mai avvenuta prima a memoria di pendolare?
Sui giornali troverete solo del becero gossip.
Contribuite anche voi a ripulire Roma spazzando via il fango quotidiano gettato sul M5S.

DIFFONDETE QUESTO VIDEO
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Re: Movimento 5 Stelle (seconda parte)

15/02/2017, 20:55

Quando certe cose sono fatte bene va riconosciuto. Personalmente penso che la Raggi con un po di tempo metterà a posto parecchie cose che non vanno a Roma.

Re: Movimento 5 Stelle (seconda parte)

16/02/2017, 03:57

sottovento ha scritto:Quando certe cose sono fatte bene va riconosciuto. Personalmente penso che la Raggi con un po di tempo metterà a posto parecchie cose che non vanno a Roma.



È così, Virginia Raggi si è data non poco da fare da quando è Sindaco della capitale.
Continuerà.

Brava!



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Draghi ha paura


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di MoVimento 5 Stelle Europa

intervista a Marcello Foa, giornalista e scrittore
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"Quel che sta avvenendo dalle parti della BCE è significativo, va collegato con la Brexit e con Trump. Fino a pochi mesi fa c'era un consenso condiviso che univa Bruxelles, Francoforte, la Banca Mondiale, il FMI e le grandi capitali europee e Washington. Da quando ha vinto la Brexit e successivamente Trump in USA questa unione d'intenti è caduta. La BCE si trova esposta perché le pulsioni che stanno emergendo la mettono in difficoltà. Le forze che venivano considerate "populiste" sono considerate dalla Casa Bianca molto credibili. Questo fa si che la posizione della BCE vacilli, ecco perché Draghi si è contraddetto sulla moneta unica. Quando si lanciano messaggi distonici il significato è uno solo: paura, confusione, incertezza. Non sono più sicuri delle loro azioni, e parlo di tutto l'establishment finanziario e bancario".

Esiste davvero una contrapposizione "Germania - Commissione europea" sui vincoli economici?
"Appare chiaro che all'interno dell'establishment europeo c'è in corso una riflessione. Sembra ci sia una divisione, chi dice che bisogna stemperare i toni per arginare l'onda populista con qualche concessione; e poi ci sono gli oltranzisti tedeschi. Anche il fatto che la Merkel dica in maniera improvvisata che si può fare una "Europa a due velocità" senza spiegare cosa intendesse, è un segnale di questa frattura. C'è qualcosa che sta bollendo in pentola, ma è ancora tutto prematuro. Ricordiamoci che le due elezioni in arrivo, quella in Francia e in Germania, sono molto importanti e probabilmente nessun partito tenterà una svolta concreta prima di queste due scadenze. Rischierebbe di avere ripercussioni elettorali troppo forti. Una vera svolta - ammesso che l'UE abbia la voglia di realizzarla - avverrà solo dopo queste scadenze e in particolare quella tedesca".

A nome di chi parlava Angela Merkel con la sua "Europa a due velocità"?
"È una donna che non procede per visioni strategiche, ma per una serie di interessi tattici. Compiendo degli errori, come cambiò opinione sulla Grecia quando capì che il fallimento della Grecia corrispondeva con il fallimento della Germania; oppure come quando cambiò la posizione sugli immigrati sull'onda di un'emozione generata dalla foto del bambino morto sulla spiaggia, salvo poi pentirsene dopo qualche mese. In questo caso ha fatto lo stesso, ha recepito un dibattito in corso e se n'è uscita con questa frase non valutando il peso che potesse avere".

La Grecia minaccia ancora l'uscita dall'Euro. Sta solo bluffando?
"Dipende da quanta tenacia ha Tsipras. Io non ho alcuna stima di lui visto che ha tradito il suo popolo. Per ora ha dimostrato di non avere gli attributi per poter tenere testa, vedendo l'indole dell'uomo direi che cederà un'altra volta. Però bisogna capire se questo mutato clima in Europa abbia dato un coraggio da leoni a qualcuno che di coraggio non ne aveva".
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martedì 14 febbraio 2017

RAGGI ALL'ATTACCO: ADESSO TREMANO BANCHIERI E POTERI FORTI, LI HA FATTI INFURIARE! ORA CAPISCI QUESTO ATTACCO CONTRO LEI?


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Francesco Gaetano Caltagirone è infuriato.
Da un lato l’ascesa di Virginia Raggi al Campidoglio, che scompagina i meccanismi di tutela dei suoi interessi, in testa Acea, la multiservizi romana attiva nel settore dell'acqua, dell'energia e dell'ambiente.
Dall’altro l’investimento in Unicredit (circa l’1%) che gli ha procurato perdite ingenti (dall’inizio del 2016 il titolo si è deprezzato del 70%) e una rabbia incontenibile per la scelta, cui ha inutilmente cercato di opporsi, di Jean-Pierre Mustier come nuovo amministratore delegato al posto di Federico Ghizzoni.

Questi, in sintesi, i motivi del pessimo stato d’animo del costruttore ed editore romano.
VOGLIA DI ESPATRIARE. Un umore così negativo da pensare di voler lasciare l’Italia per proseguire all'estero la sua attività, come ha confidato agli interlocutori che ha incontrato in questi giorni.
Ma è davvero così o è solo lo sfogo del momento?
Non è la prima volta che ''Calta'' (come ormai tutti lo chiamano) reagisce in questo modo alle cose che non gli piacciono (e sono tante), ma poi, da uomo con i piedi per terra qual è, finisce per cercare soluzioni concrete ai problemi.

ATTRITI COL SUO GIORNALE. Per esempio, su Roma ha capito che una delle cose sbagliate cui porre subito rimedio è stata la linea del quotidiano di cui è editore, Il Messaggero, che prima e durante la campagna elettorale ha attaccato la Raggi a testa bassa anche quando era chiaro che avrebbe vinto.

Per questo ha messo nel mirino il direttore Virman Cusenza, accusato di essere stato più realista del re nell’eseguire gli ordini del padrone.
Ma, linea a parte, ''Calta'' imputa a Cusenza soprattutto di non essere capace di aprirgli strade che lo portino alla sindaca.
«Mi sto sbattendo io, che senso ha?», ha confidato a un amico al quale ha poi rivelato di aver trovato un pertugio per il tramite di un professionista che potrebbe essere un buon viatico alla corte della grillina nonché la fonte di future commesse.

GIRO DI POLTRONE AI VERTICI. Intanto a Il Messaggero tira aria di cambio al vertice.
E gli altri direttori del gruppo si agitano.
A cominciare dal direttore de Il Mattino di Napoli, Alessandro Barbano (forte di non essersi messo contro il rieletto sindaco Luigi De Magistris), che vorrebbe tornare a Roma, e Osvaldo De Paolini, il vice di Cusenza che scalpita da tempo per succedergli (ma tiene d’occhio anche la direzione de Il Sole 24 ore in vista di possibili futuri cambiamenti che potrebbero toccare la poltrona di Roberto Napoletano).
Ma ''Calta'' non vuole fare una scelta affrettata e sull'onda del momento, e ha intenzione di pensarci bene.

PIACCIONO BECHIS E PORRO. Soprattutto ha bisogno di capire se altrove c’è qualche giornalista, tipo Franco Bechis di Libero, più adatto alla piazza romana in salsa populista.
Senza contare che sua figlia Azzurra gli ha già detto che la sua personale preferenza è per Nicola Porro, l'ex conduttore di Virus epurato dal nuovo corso Rai.

Nella vicenda Unicredit sotto accusa lo spin doctor Fabio Corsico

Jean Pierre Mustier, amministratore delegato di Unicredit.
(© Ansa) Jean Pierre Mustier, amministratore delegato di Unicredit.

Nell’attesa di trovare una nuova guida per il quotidiano romano, Caltagirone si sta leccando le ferite riportate nella battaglia in Unicredit, dove aveva sposato la causa di Fabrizio Viola, che in effetti è andato a un millimetro dalla nomina.
ERA UNA SFIDA A TRE. Viola faceva parte di una terna, che oltre a lui e Mustier comprendeva anche il numero uno della Deutsche Bank Italia, Flavio Valeri, e sul suo nome c’era la convergenza di Luca Cordero di Montezemolo e Fabrizio Palenzona, dopo che lo stesso Caltagirone e Montezemolo avevano preso atto della non presentabilità della candidatura di Corrado Passera (Banca centrale europea e Bankitalia sono state nette, Palazzo Chigi ha fatto sapere che non avrebbe gradito).
Ma Luchino e Fabrizio, all’ultimo momento, sul nome del numero uno di Montepaschi si sono sfilati.
Il primo a farlo è stato il rappresentante della Fondazione Crt, che ha negoziato una sua personale partita con il francese su cui poi ha virato.

La canzone-parodia di Dado e Marco Morandi su Caltagirone.

PALENZONA IL ''TRADITORE''. Palenzona aveva bisogno di essere tranquillizzato sulla sua permanenza alla vicepresidenza di Unicredit, almeno fino alla prossima assemblea (poi ci sarà il problema dell’influenza esercitata dalla neo sindaca Chiara Appendino sulla fondazione torinese), e come sua abitudine non ci ha pensato neppure un attimo a “tradire” l’amico ''Calta''.
Al quale non è rimasto che segnalare la sua contrarietà facendo astenere suo figlio Alessandro, che siede nel consiglio di amministrazione di Unicredit, in sede di votazione finale.
Anche in questo caso, come sua abitudine, ''Calta'' ha rotto con Palenzona e ha cercato un capro espiatorio.

Che nella fattispecie non poteva che essere il suo spin doctor Fabio Corsico.
UN GARANTE INEFFICACE. «Era lui il garante del rapporto con Fabrizio, gli ho lasciato fare quello che vuole, e poi va a finire così?», sembra che l'ingegnere abbia detto ai suoi figli, lamentando anche i numerosi interessi e incarichi che Corsico ha collezionato al di fuori del perimetro del gruppo, cui per altro ha sempre dato semaforo verde.
Corsico comunque deve aver sentito puzza di bruciato, se è vero che da tempo coltiva un rapporto con l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, con il malcelato obiettivo di trovare nel cane a sei zampe una possibile alternativa.

ARIA DI (UN ALTRO) DIVORZIO. Però, anche in questo caso, come per Il Messaggero, ''Calta'' vuole pensarci bene prima di arrivare al divorzio da Corsico, uomo che in molte occasioni gli è stato ambasciatore nei palazzi del potere.
L’estate, trascorsa sulla sua amata barca dove vive come un pascià, gli porterà consiglio. Ma si sa: quando si mette in testa una cosa non gli fa cambiare idea nessuno.

Insomma: aria di divorzi in casa Caltagirone, dopo quello tra Azzurra e Pier Ferdinando Casini.

fonte: http://www.lettera43.it/politica/roma-c ... 252113.htm


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DL Banche: dovrebbe "tutelare il risparmio", invece viola la Costituzione


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Scritto da M5S Camera News pubblicato il 15.02.17 11:55
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Arriva in aula alla Camera il decreto legge sulle banche che dovrebbe, secondo le intenzioni, produrre "disposizioni urgenti per la tutela del risparmio". Abbiamo ben visto, negli scorsi mesi, come il risparmio sia stato tutelato da questo governo: stavolta si produrrà il miracolo?

Ad una lettura approfondita, non pare proprio. Anzi, il testo viola almeno tre articoli della Costituzione.

L'articolo 3 laddove si sono congegnati sistemi di rimborso che discriminano i risparmiatori di Mps rispetto, ad esempio, a quelli fregati con il decreto di risoluzione delle quattro banche, nel novembre 2015. I primi godranno di una conversione per cui riceveranno alla fine obbligazioni senior garantite dallo Stato, quindi è come se avessero in tasca liquidità vera e propria. I cittadini colpiti dal crac forzato del novembre 2015 hanno invece ottenuto solo un risarcimento forfait all'80% e non per tutti. Inoltre, non hanno potuto tentare la strada degli arbitrati per un risarcimento integrale, dunque è stato violato pure l'articolo 24 della Carta, nel momento in cui, appunto, non si concede a tutti in modo uguale di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi.

Infine, viene calpestato l'articolo 47 della Costituzione sulla tutela del risparmio. Infatti, il testo del governo non vincola in alcun modo l'uso dei fondi pubblici a un utilizzo prudente e non protegge gli istituti salvati da possibili, futuri crac. Bisognerebbe infatti legare in modo davvero stringente i compensi dei banchieri, almeno la parte variabile, ai risultati della banca salvata: ma ciò con il decreto non avviene. Sarebbe necessario mettere uno stop a precedenti accordi su buonuscite d'oro o premi straordinari per i manager che lasciano una banca sostenuta con soldi pubblici: ma questo il decreto non lo prevede. Infine, sarebbe stato utile concedere allo Stato azionista la possibilità di promuovere da solo azioni di responsabilità contro gli amministratori: ma ciò nel testo non è contemplato.

Le banche che creano danaro dal nulla si mettono il cappio al collo con prestiti non dovuti agli amici degli amici, con acquisizioni spericolate, con la finanza speculativa e i derivati. Lo Stato sta mettendo 6,5 miliardi circa nella banca del Pd e ne diventerà azionista al 70%. Eppure lascia gli amministratori al suo posto, per giunta liberi di gestire la dismissione degli Npl senza alcuna chiarezza, magari con vendite in blocco che fanno felici gli speculatori internazionali.

Anche il M5S utilizzerebbe danaro pubblico per stabilizzare il Montepaschi e il sistema bancario, tuttavia lo faremmo nell'ottica di un addio al principio della banca universale e di una separazione netta tra banche d'affari e banche commerciali, avendo come stella polare la tutela del risparmio e il sostegno all'economia reale. Ma, soprattutto, noi avremmo fatto chiarezza sui prestiti deteriorati della banca del Pd, sui legami incestuosi tra amministratori, politica e grandi 'bidonisti'. E avremmo fatto pagare il conto ai manager per le loro responsabilità. Tutti principi che in questo decreto non esistono.
Insomma, questo non è un problema di 'banchette', ma di 'governicchi'.
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Chi sta dalla parte dei cittadini dice #StopCeta


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di Tiziana Beghin, Efdd - Movimento 5 Stelle Europa

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Il Parlamento europeo vota il Ceta, il trattato di libero scambio fra Europa e Canada. Sono a rischio la democrazia, l'ambiente, la salute dei cittadini, la sopravvivenza delle piccole e medie imprese e persino i nostri risparmi. Il gruppo Efdd - Movimento 5 Stelle Europa vota no! Noi siamo dalla parte dei cittadini! Ecco la dichiarazione di voto di Tiziana Beghin in aula durante la discussione finale.

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VIDEO. Fai sapere a tutti quali minacce comporta il Ceta. Condividi questo video che nessun telegiornale vi mostrerà!

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Ecco il testo della dichiarazione di voto di Tiziana Beghin sul Ceta

"Il CETA non è un trattato di libero scambio. E' una riforma istituzionale occulta, concepita in stanze segrete da tecnocrati non eletti e travestita da trattato internazionale. Da tre anni il MoVimento 5 Stelle prova a mettervi in guardia, ma non è servito a nulla. Non è servito dirvi che il CETA porterà a una crescita irrisoria dello 0,01% l'anno, che farà perdere il lavoro a 200.000 europei, che porterà a una contrazione dei salari reali tra i 300 e i 1.300 euro.

Non è valso a nulla ricordarvi che il CETA colpirà duramente la nostra agricoltura, che le importazioni di grano passeranno dalle 38 mila tonnellate attuali a oltre 100 mila, quelle di mais da 7 a 45 mila, quelle di maiale da 12 a 75 mila e quelle bovine a quasi 80 mila. Se questi numeri vi stupiscono, è perché in media un'azienda agricola canadese è 20 volte più grande di una europea. Come faranno i piccoli e medi agricoltori e allevatori a competere con questi giganti canadesi?

Colleghi, sapete cosa mi preoccupa? Mi preoccupa che tra poco smetteremo di parlare di CETA in questo Parlamento. Finora questo trattato è stato solo un nome e un insieme di documenti chiuso nelle stanze segrete dei negoziatori e confinato al dibattito parlamentare. Ma dopo il voto del Parlamento Europeo il CETA entrerà nella vita dei cittadini e allora sarà troppo tardi per fermarlo. Gli europei se lo troveranno a tavola.

E come faranno a difendersi da prodotti OGM e carne con gli ormoni? E' vero, il CETA non permette l'ingresso automatico di OGM, ma crea una procedura affinché gli OGM siano approvati più velocemente, senza tutte le precauzioni che usiamo in Europa, e la questione non è marginale perché in Canada l'81% del mais e l'80% del grano sono OGM. La carne canadese, invece, contiene ormoni e ractopamina, sostanze vietate in Europa, ma che ritroveremo presto nei nostri piatti. E se pensate che le leggi europee basteranno a fermare il CETA, sappiate che un trattato vale più delle leggi e che questo trattato contiene un fondamentale cavallo di Troia, perché incorpora le norme sanitarie dell'OMC, usate con successo in passato da USA e Canada per attaccare il blocco europeo alla carne con gli ormoni.

Ma questo non sarà il problema principale, perché il CETA colpirà duramente la nostra sovranità. I servizi che oggi sono pubblici saranno sottoposti a un'ondata di privatizzazioni e liberalizzazioni. Le clausole del CETA prima obbligheranno a liberalizzare e dopo renderanno tutte le aperture irreversibili. Dite addio a acqua, sanità e istruzione pubbliche. E se qualcuno vorrà opporsi sappia che il CETA istituirà un tribunale sovranazionale che potrà condannare gli Stati che oseranno mettere i bastoni fra le ruote alle corporation e ai loro profitti. Sembra impossibile, ma la realtà supera i peggiori incubi. Una giustizia privata a cui avranno accesso anche tre quarti delle imprese americane che operano in Europa, triangolando le azioni legali tramite le loro filiali in Canada.

Ma soprattutto il CETA è un assegno in bianco. Colleghi, forse credete di sapere cosa state per firmare, ma non è così. Il CETA crea un organismo tecnocratico e non eletto chiamato "Joint Committee" che potrà interpretare e modificare i protocolli del trattato. E non si tratta di poche pagine, ma del 75% delle 1.500 pagine che lo compongono. Tutto questo senza nessun, ripeto nessun, controllo democratico! Le dichiarazioni interpretative, i protocolli d'intesa, siglati all'ultimo minuto per calmare le proteste sono documenti che non hanno nessun valore reale perché non aggiungono nulla. Si tratta solo di blande dichiarazioni per tranquillizzare gli sciocchi e valgono meno della carta su cui sono scritti.

Colleghi, il CETA non ha rispettato quasi nessuna delle richieste del Parlamento Europeo del 2011, se non siete sensibili alla difesa dei nostri cittadini, cercate almeno di mostrare un po' d'orgoglio e dignità. La Commissione non può ignorare così le richieste dell'unica istituzione democratica dell'UE. Per questo colleghi, ve lo ripeto, il CETA non è un trattato, non è un accordo... è un colpo di Stato silenzioso, è una riforma istituzionale travestita da trattato e noi DOBBIAMO fermarlo".


Il gruppo Efdd - Movimento 5 Stelle Europa ha partecipato alla manifestazione dei cittadini che hanno protestato davanti al Parlamento europeo contro l'approvazione del Ceta. Guarda il video.
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Re: Movimento 5 Stelle (seconda parte)

17/02/2017, 03:50

giovedì 16 febbraio 2017

"Appartamenti gratis ai politici, da Verdini alla Pivetti". La confessione choc del re del Mattone di Roma, Scarpellini/Video


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Da Irene Pivetti a Denis Verdini così Scalpellini regalava l'affitto degli appartamenti nel centro di Roma ai politici. A rivelarlo sono le carte dell'inchiesta della procura di Roma anticipate ieri dal Tg La7.



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Re: Movimento 5 Stelle (seconda parte)

17/02/2017, 11:46

Se Raggi e 5 Stelle finiscono come un Renzi qualsiasi

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Dal blog di Beppe Grillo alla pagina di M5S Lazio per l'agricoltura, al programma pentastellato presentato in campagna elettorale a Roma, sembrava che il popolo grillino fosse tra gli alfieri del chilometro zero, l'agricoltura che riduce l'impatto ambientale, valorizza la gastronomia e il patrimonio enogastronomico dei territori italiani. Sembrava. Tempo passato.

E' notizia dei giorni scorsi, infatti, che la Giunta Capitolina guidata dal sindaco Virginia Raggi ha deciso di interrompere le attività del mercato di Campagna Amica, il mercato, a chilometro zero, appunto, del Circo Massimo. Uno spazio recuperato all'abbandono capitolino, e trasformato in un esempio di agricoltura sostenibile, sembra destinato a sparire, incredibile ma vero, dal panorama di mercati e mercatini romani, proprio grazie agli aedi della decrescita felice e della natura da difendere a tutti i costi.

La cosa, naturalmente, non è passata inosservata. In rete, sulla piattaforma Change, c'è già un appello ai romani contro la chiusura del mercato, che ha raccolto migliaia di firme, ma a farsi sentire sono anche i ristoratori della Capitale che si chiedono con che coraggio si possa chiudere un mercato che rifornisce tanti locali della capitale di prodotti genuini e legati alla tradizione enogastronomica capitolina.

Ora, il nostro giornale non ha mai partecipato alla canea della grande stampa e dei media che per questa o quella ragione, questo o quell'interesse più o meno recondito, hanno stretto sotto assedio il Campidoglio negli ultimi mesi, dopo la elezione della Raggi. Ma quando lo scollamento tra le parole d'ordine grilline e la realtà delle decisioni politiche prese in Campidoglio diventa così stridente, qualche domanda bisogna pure farsela.

E la domanda è, la retorica sull'ambiente serviva solo per blandire qualche pezzo dell'elettorato orfano dei Verdi e degli ecologisti? La Raggi come un Renzi qualsiasi che promette e non mantiene? Cosi sembra. Anche se in fondo anche questa storia fa emergere quello che sembra il limite maggiore delle esperienze di governo dei pentastellati, e di quella romana in particolare: M5S ha come paura di agire, qualsiasi iniziativa da prendere o coltivare tende a non essere portata avanti e così, lentamente, Roma si spegne.


https://www.loccidentale.it/articoli/14 ... -qualsiasi

Re: Movimento 5 Stelle (seconda parte)

17/02/2017, 12:23

M5S ha come paura di agire, qualsiasi iniziativa da prendere o coltivare tende a non essere portata avanti e così, lentamente, Roma si spegne


AHHHHHH SIIIII ^^^^^ '''''''''''''''''''''''''''''''???????????????

questo dopo anni e anni in cui Roma è stata depredata dai banditi di Alemanno ?????

Ma chi è quell' imbecille che scrive ????

Per rimettere Roma in sesto ci vorranno almeno 5 - 10 anni .


zio ot
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