Droni, gli Usa armano l'Italia
Dagli Stati Uniti bombe agli aerei senza pilota.
di Marco Mostallino
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12,6 KBUn drone Predator.
Le aquile d'acciaio, i droni italiani impiegati in Afghanistan, presto avranno gli artigli. Artigli esplosivi, che permetteranno non solo di sorvegliare il territorio dall'alto, come già avviene, ma di colpire i nemici a distanza, bombardare le formazioni di talebani, vere o presunte che siano.
È il risultato di una lunga trattativa, cominciata nell'autunno 2010 all'indomani dell'uccisione di quattro alpini italiani in un agguato, e che sembra destinata ad avere buon esito in questi giorni.
MISSILI E BOMBE SUI DRONI. Il governo e il Congresso degli Stati Uniti sono sul punto di dare il via libera alla vendita all'Italia di tecnologie militari segrete per i droni, gli aerei senza pilota, per armarli di missili e bombe comandati a distanza. Il piano farebbe dell’Italia il secondo alleato Nato, dopo la Gran Bretagna, a disporre di droni di produzione americana armati.
Le nostre truppe dislocate in Afganistan (circa 4 mila uomini più mezzi aerei e terrestri) dispongono già sul campo di sei droni disarmati, i Predator, in forza al 32° stormo di Amendola, Aeronautica militare, e utilizzati per la ricognizione dal cielo. Questi velivoli fanno parte di una più ampia forza di velivoli robot, composta di 12 apparecchi nelle versioni A (Predator) e B (Reaper), acquistati in due tranche tra il 2001 e il 2008 per un importo complessivo di circa 380 milioni di dollari.
Armare il drone 'mietitore': affare da 5,8 mld di dollari
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18,95 KBUn drone in azione in Afghanistan.
La versione che presto potrebbe essere dotata di missili Hellfire e bombe, spiega a Lettera43.it una fonte militare italiana, è la B, chiamata Reaper, ovvero 'mietitore', in omaggio alle immagini medievali della Morte, dove la nera signora gira per il mondo con la falce per strappare anime dal campo della vita.
LA RICHIESTA DI IGNAZIO LA RUSSA. A differenza di quanto sostengono alcune voci diffuse in queste ore, non è la Casa Bianca a premere su Palazzo Chigi per armare i droni italiani, bensì il contrario. La prima richiesta in tal senso partì dall'allora ministro della Difesa Ignazio La Russa nel 2010 e venne pubblicata da Lettera43.it. In seguito, nella primavera 2011, la proposta di contratto venne formalizzata dal governo italiano, e Washington ne prese atto, delegando in parte la risposta al Congresso, dove però in queste ore vi sono alcuni dubbi.
I PARLAMENTARI CONTRARI ALLA VENDITA. Un certo numero di parlamentari americani è contrario alla vendita di tecnologie segrete persino agli alleati, per questioni di sicurezza nazionale. Ma questa obiezione potrebbe essere superata dalle cifre che il dipartimento della Difesa Usa ha fornito ai parlamentari: vendere i sistemi d'arma per i droni porterebbe il giro d'affari delle industrie americane di settore a 5,8 miliardi di dollari, 1,5 in più dell’attuale.
TOP SECRET I COSTI PER L'ITALIA. Quanto l'operazione possa costare all'Italia è una notizia top secret, ma per farsi un'idea basta pensare che un missile Hellfire da solo costa tra i 25 mila e i 40 mila dollari, a seconda delle versioni: lo stock di acquisto sarebbe comunque di alcune centinaia di pezzi, senza contare il prezzo dei sistemi computerizzati necessari alla gestione dell'armamento.
Il via libera di Washington all'affare, secondo fonti della Farnesina, è stato messo 'fuori sacco' nei colloqui tenutisi a Chicago tra Mario Monti e Barak Obama il 20 e il 21 maggio, nelle ore in cui l'Italia era sconvolta dalle prime scosse del terremoto in Emilia.
La guerra in appalto che fa risparmiare gli Usa
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama.
(© La Presse) Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama.
Una delle prime decisioni di Barak Obama, appena giunto alla Casa Bianca, fu quella di ridurre le spese militari, divenute ormai insostenibili per i contribuenti. Così la linea americana è quella di chiedere sempre un maggiore impegno, in termini di uomini, mezzi e soldi, agli alleati in Afghanistan.
IL PESO SULLE SPALLE DEGLI ALLEATI. Ottenendo così un doppio risultato: un risparmio per le casse Usa e meno vittime americane in guerra, in cambio dello spostamento della 'condivisione del peso' (burden sharing viene definito nei documenti ufficiali del Pentagono) sulle spalle degli alleati, i quali così comprano armi e tecnologie dalle compagnie americane e mandano sempre più truppe al fronte. Con il governo Berlusconi, i soldati italiani in Afghanistan sono raddoppiati, passando da 2 mila (del 2008) agli attuali 4 mila.
LA RICHIESTA DI LA RUSSA. Il 9 ottobre del 2010 un convoglio italiano cadeva in un agguato dei talebani. Un blindato Lince saltava su una mina, provocando la morte di quattro alpini, mentre i guerriglieri aprivano il fuoco sul resto della colonna. L'allora ministro della Difesa La Russa propose di armare i nostri aerei senza pilota, per poter compiere operazioni d'attacco senza rischi per le truppe. Ma questa scelta ha due problemi.
VULNERABILI AI VIRUS INFORMATICI. Il primo è che i sistemi di comando dei Predator e dei Reaper si sono dimostrati vulnerabili ai virus informatici, che nel 2011 hanno infettato diversi esemplari. Il secondo è che gli aerei robot non sono in grado di distinguere tra civili e militari, e vengono azionati per sparare quando rilevano grosse concentrazioni di persone.
È in questo modo che, colpendo cortei funebri, feste di matrimonio e mercati, i droni Usa hanno causato le peggiori stragi di civili della guerra afghana. Ma l'Italia, se arriverà il via libera del Congresso Usa, la cui risposta è attesa nel giro di un mese, adotterà comunque questa strategia di guerra che, nonostante tutto, chiamano 'pulita'.
Mercoledì, 30 Maggio 2012
http://www.lettera43.it/attualita/droni ... 552734.htm