25/06/2010, 14:20
rmnd ha scritto:rmnd ha scritto:
Immunità per le auto blu:
Proposta nel nuovo Codice
Secondo un emendamento agli autisti delle auto del Palazzo non si potrebbero sottrarre i punti dalla patente per nessun tipo di infrazione
"...Un rapporto incredibilmente alto perché, a fronte delle nostre oltre 600 mila auto blu, ce ne sono 72.000 negli Usa, 61 mila in Francia, 55 mila nel Regno Unito e 54.000 mila in Germania, fino ad arrivare alle 22 mila del Portogallo...
...600 mila auto blu sono un numero impressionante anche in assoluto visto che corrispondono alla metà dei mezzi che circolano a Milano..."
http://www.repubblica.it/motori/attualita/2010/05/03/news/immunit_per_le_auto_blu_proposta_nel_nuovo_codice-3779108/
Si decidano però. 90mila sono sempre troppe ma non sono 600mila.
Ma quante sono? Si può sapere?
Un esercito di auto blu: sono 90mila in Italia Costo 3.300 euro l'una
http://www.ilgiornale.it/interni/un_esercito_auto_blu_sono_90mila_italia_costo_3300_euro_luna/economia-politica-governo-brunetta-auto_blu-spese/25-06-2010/articolo-id=456182-page=0-comments=1
02/07/2010, 15:39
08/07/2010, 09:45
22/09/2010, 09:40
[color=blue]NIENTE TAGLI PER I DEPUTATI
La Camera approva il bilancio 2010. Le spese sfiorano un miliardo di euro. Bocciati quasi tutti
gli ordini del giorno sulla riduzione dei costi. L'onorevole si tiene vitalizio, barbiere e buvette.
Gli onorevoli si tengono stretto il vitalizio. Non solo. Anche il barbiere e la buvette. Altro che spese elevate e tagli necessari anche per dare il buon esempio al Paese che tira la cinghia. Alla Camera si può discutere di tutto ma non delle pensioni (loro) che, dai 65 anni, spetteranno a tutti quelli che hanno messo piede in Aula. Pazienza se ci sono ex deputati che con tre giorni di legislatura si portano a casa 3 mila euro al mese per il resto della vita. Dunque l'assegno non si tocca: è un diritto acquisito. L'ha deciso ieri l'assemblea di Montecitorio che ha respinto un ordine del giorno, presentato dai deputati dell'Idv, Antonio Borghesi e Silvana Mura, che chiedeva di trasferire le pensioni dei parlamentari all'Inps e agli altri enti previdenziali. Ma tutti, tranne ovviamente l'Italia dei Valori, hanno votato contro. Secondo il provvedimento i deputati avrebbero dovuto comunicare alla Camera il nome dell'istituto previdenziale al quale trasferire i contributi affinché fossero «aggiunti a quelli già accumulati per le attività lavorative precedenti al mandato parlamentare». Ma non c'è stato niente da fare.
Si salvano anche gli ex deputati, a cui Montecitorio continuerà a pagare i rimborsi per spostamenti e trasferte varie. Costano un occhio della testa ma non si può fare altrimenti. Non è passato l'ordine del giorno che prevedeva «la cessazione di ogni agevolazione per i deputati cessati dal mandato parlamentare, con particolare riferimento a quelle concernenti gli spostamenti aerei, autostradali, ferroviari, marittimi e ogni altro spostamento nazionale e internazionale». Niente tagli nemmeno al barbiere. La storica barberia della Camera continuerà a spuntare i baffi agli onorevoli. L'assemblea, infatti, ha bocciato quasi all'unanimità un emendamento di Stefano Stefani, presidente della commissione Esteri. L'esponente leghista aveva presentato un ordine del giorno per cancellare il servizio e, dunque, risparmiare. «Non è demagogia, ma dobbiamo dare ai cittadini un segnale. Abbiate coraggio, colleghi, e approvate la nostra proposta, abolite questo privilegio», aveva esortato Stefani. Il suo appello, però, è rimasto inascoltato. Il deputato ha anche citato, senza fare nomi, il caso di un barbiere mandato in pensione con una liquidazione di 300 mila euro. Ma neppure questo ha convinto i suoi colleghi che hanno ritenuto di mantenere in piedi il servizio. Stessa sorte per la buvette. L'Italia dei Valori aveva proposto di alzare i prezzi di panini e bevande come se fosse un bar qualsiasi. Tanto per dare un segnale ai cittadini. Niente da fare. Non saranno toccati nemmeno gli stenografi (una proposta ne chiedeva la riduzione del 30 per cento). Sono stati bocciati quasi tutti i 40 ordini del giorno presentati al bilancio 2010 della Camera. Alla fine l'assemblea ha approvato con 479 sì e 7 astenuti il bilancio preventivo interno per il 2010: la Camera costerà allo Stato quasi un miliardo di euro, con un incremento dell'1,3% sull'anno scorso.
Il documento prevede risparmi di 315 milioni di euro nel periodo 2006-2011, che dovrebbero aumentare fino al 2013, quando si sentiranno gli effetti della «sforbiciata» di mille euro dalla busta paga dei deputati, e del 5% sulle retribuzioni dei dipendenti che guadagnano tra 90 e 150 mila euro, e del 10% degli stipendi sopra i 150 mila euro, oltre a un taglio delle spese non vincolate, per un totale di 60 milioni di euro. Alcuni ordini del giorno sono stati accettati come raccomandazioni e vanno nella stessa direzione già stabilita dai questori della Camera, come quelli che riguardano il taglio delle spese di affitto dei Palazzi. La voce più rilevante è proprio la locazione degli immobili. Dal 1997 la Camera ha in affitto quattro edifici che compongono il complesso «Palazzo Marini». Ogni anno costano più di 30 milioni di euro, versati alla società Milano 90 dell'imprenditore romano Sergio Scarpellini. Una società che ottiene altri 17 milioni di euro per i servizi che svolge in questi palazzi. I conti globali li fa Amedeo Laboccetta (Pdl) nel suo ordine del giorno: «Nel corso della locazione - scrive - la Camera dei deputati ha corrisposto alla società Milano 90 complessivamente oltre 300 milioni di euro, che ben avrebbero potuto essere utilizzati per l'acquisto dell'immobile che all'attualità può ritenersi avere un valore non superiore ad euro 150 milioni». Dunque Laboccetta consiglia di contrarre un mutuo di 150 milioni di euro «nella forma prudente del tasso fisso» per 25 anni che consentirebbe a Montecitorio di acquistare almeno un palazzo e risparmiare più di 10 milioni di euro all'anno. La strada sembra decisa. I vertici di Montecitorio, infatti, hanno confermato l'intenzione di disdire i contratti di affitto.
Lo ha detto il questore della Camera Gabriele Albonetti al termine del dibattito in Aula. «C'è ancora bisogno - ha precisato Albonetti - di un ufficio per ogni parlamentare? Oppure il prevalere di altre considerazioni può consentire una revisione seria della materia? È una riflessione che sottoponiamo al confronto con i gruppi anche per un'analisi sul reale utilizzo di quelle sedi e di quegli uffici». L'intenzione, quindi, è quella già annunciata dall'ufficio di presidenza di qualche giorno fa di disdire i contratti di locazione con la società Milano 90 anticipatamente, laddove possibile, rispetto alla scadenza. E il primo, in ordine di tempo, è quello dei locali di Palazzo Marini 1, dal quale si può recedere anticipatamente, da gennaio 2012. Gli altri tre contratti di locazione hanno tempi di scadenza più lunghi, ma i questori della Camera attendono la sentenza di appello del ricorso presentato nel 2007 (ma perso in primo grado) per una «corretta interpretazione di alcuni articoli dei contratti di locazione stipulati con la società Milano 90, che potrebbe aprire nuovi scenari anche per l'ipotesi dell'acquisto degli edifici oggi affittati. «Aspettiamo - ha detto Albonetti - il parere dei gruppi parlamentari, anche per la valutazione degli effetti che queste scelte potrebbero avere sui deputati.
E nel frattempo, intensifichiamo i rapporti con l'Agenzia del Demanio per l'individuazione di nuove sedi» da acquistare accendendo un mutuo. Mentre sul vitalizio era stato l'altro questore della Camera, Antonio Mazzocchi, a precisare: «Non è assimilabile ad una pensione e su questi aspetti è già stata varata una incisiva riforma». «Ma in questo modo - ha ribattutto Antonio Borghesi - la Camera avrebbe risparmiato qualcosa come 150 milioni di euro l'anno».
Alberto Di Majo
22/09/2010[/color]
22/09/2010, 09:54
22/09/2010, 11:21
22/09/2010, 12:29
22/09/2010, 14:49
mik.300 ha scritto:
http://www.corriere.it/politica/10_sett ... aabe.shtml
ROMA - L'aula di Montecitorio ha detto no all'utilizzo delle intercettazioni nelle inchieste che riguardano l'ex sottosegretario Nicola Cosentino, accusato di contiguità con ambienti camorristici. La votazione è avvenuta, come da richiesta del Pdl, a scrutinio segreto. A favore della posizione espressa dal relatore di maggioranza, e quindi contro l'uso delle intercettazione, hanno votato in 308; i voti contrari, quelli cioè favorevoli all'utilizzo delle intercettazioni, sono stati 285.
COSENTINO SODDISFATTO - Il diretto interessato, Nicola Cosentino, si è detto soddisfatto del risultato, ha parlato di un «voto politico» che «rafforza il governo Berlusconi» e ha criticato il voto di Fli, o almeno di una parte di esso, con le opposizioni. Quanto alla sua vicenda giudiziaria, rivolge un «appello ai miei pubblici accusatori affinchè si faccia finalmente il processo dove io possa dimostrare la mia estraneità». Altrimenti, «continuerò ad essere ostaggio» delle accuse che vengono rivolte.
22/09/2010, 17:47
Thethirdeye ha scritto:mik.300 ha scritto:
http://www.corriere.it/politica/10_sett ... aabe.shtml
ROMA - L'aula di Montecitorio ha detto no all'utilizzo delle intercettazioni nelle inchieste che riguardano l'ex sottosegretario Nicola Cosentino, accusato di contiguità con ambienti camorristici. La votazione è avvenuta, come da richiesta del Pdl, a scrutinio segreto. A favore della posizione espressa dal relatore di maggioranza, e quindi contro l'uso delle intercettazione, hanno votato in 308; i voti contrari, quelli cioè favorevoli all'utilizzo delle intercettazioni, sono stati 285.
COSENTINO SODDISFATTO - Il diretto interessato, Nicola Cosentino, si è detto soddisfatto del risultato, ha parlato di un «voto politico» che «rafforza il governo Berlusconi» e ha criticato il voto di Fli, o almeno di una parte di esso, con le opposizioni. Quanto alla sua vicenda giudiziaria, rivolge un «appello ai miei pubblici accusatori affinchè si faccia finalmente il processo dove io possa dimostrare la mia estraneità». Altrimenti, «continuerò ad essere ostaggio» delle accuse che vengono rivolte.
La CASTA protegge se stessa.....
e se all'interno ci sono mafiosi patentati,
non fa nulla..... la CASTA si protegge lo stesso.
Diversamente, chi ha davvero la coscienza pulita,
oggi, ha votato "sì".
22/09/2010, 19:46
23/10/2010, 17:24
05/04/2011, 16:57
[color=blue]LA TOCCATA E FUGA DEI PRESIDENTI DELLA CORTE
di SERGIO RIZZO
La «toccata e fuga» alla guida della Consulta Pochi mesi e si riparte De Siervo lascia dopo 140 giorni La scelta per anzianità crea presidenti a breve termine. II record di Caianiello Dal 2004 si sono succeduti alla presidenza Gustavo Zagrebelsky (7 mesi e mezzo), Valerio Onida (4 mesi), Piero Alberto Capotosti (8 mesi), Annibale Marini (8 mesi), Franco Bile (1 anno e 4 mesi), Giovanni Maria Flick (3 mesi), Francesco Amirante (1 anno e 9 mesi). Da dicembre è Ugo De Siervo
Chiunque sarà, il futuro presidente della Consulta si può mettere l`anima in pace: il record di velocità detenuto da Vincenzo Caianiello resterà imbattuto. Anche se dovesse spuntarla Paolo Maddalena, fra i quindici giudici quello con la maggiore anzianità, gli toccherà occupare quella poltrona certamente per più di due mesi. L`attuale presidente Ugo De Siervo scade infatti a fine aprile mentre il mandato di Maddalena termina a fine luglio. Troppo tardi, per insidiare l`inarrivabile primato di Caianiello, rimasto in carica appena 45 giorni, dall`8 settembre al 23 ottobre del 1995.
Una meteora ineguagliata. La più prestigiosa fra le poltrone pubbliche è anche quella che assicura il turnover più rapido. Basti dire che dal 1956 a oggi si sono avvicendati 34 presidenti, con una durata in carica media di 19 mesi e mezzo ciascuno. Il ritmo degli avvicendamenti è stato così incalzante che ci sono attualmente in circolazione, fortunatamente vivi e vegeti, ben 16 presidenti «emeriti», con pensione super e auto blu a vita comprensiva, come recita il regolamento interno, di «spugna, piumino e pelle di daino». Ai quali, è questione di giorni, se ne aggiungerà un diciassettesimo.
I quindici giudici costituzionali restano in carica nove anni e la presidenza spetta per consuetudine al componente con la maggiore anzianità. Quando scade, il suo posto viene di solito preso da chi lo segue a ruota, il quale a sua volta lascia a chi è stato nominato subito dopo di lui, e così di seguito.
Il risultato è che ognuno dei quindici giudici costituzionali può diventare presidente:
giusto il tempo di una toccata e fuga, per maturare i privilegi massimi. L`ultimo presidente, De Siervo, sarà rimasto in carica 14o giorni.
Giuliano Vassalli fu presidente per 94. Giovanni Maria Flick, per 96.
È francamente difficile dire quanto questo meccanismo si possa conciliare con l`autorevolezza necessaria a chi è investito di un tale compito. E non sarebbe anche lecito chiedersi se sia opportuno per chi ha avuto un ruolo così rilevante nelle istituzioni assumere poi incarichi pubblici o privati magari modesti, o addirittura correre in politica? Gli esempi sono innumerevoli. Uscito dall`Alta corte, l`ex presidente Antonio La Pergola si presentò alle elezioni per l`europarlamento. Poi, alla tenera età di 75 anni, accettò nel 2006 senza fare una piega la presidenza del Poligrafico dello Stato. Nello stesso anno Cesare Ruperto è diventato presidente della commissione d`appello federale della Figc: il tribunale dei calciatori.
Nel 1994 Aldo Corasaniti si è presentato alle elezioni politiche con i progressisti. E nel 2010 Annibale Marini è stato nominato dal Parlamento membro laico del Csm.
Poi ci sono, è ovvio, anche casi anagrafici particolari. Si può chiedere a un signore di 54 anni, quanti ne aveva Antonio Baldassarre quando ha lasciato da presidente emerito la Consulta, di fare il pensionato (d`oro) tutta la vita soltanto per essere stato nominato troppo giovane alla Corte costituzionale? Certo che no. Anche se la gamma degli incarichi assunti da lui successivamente può suscitare qualche riflessione: presidente del Giurì della pubblicità (1996), della filiale italiana della banca inglese Greenwich National Westminster (1998), della Sisal e della Rai. Non basta.
Il vulcanico Baldassarre ha anche organizzato nel 2007 una cordata per comprare l`Alitalia, e nel 2oog si è candidato con il sostegno del Popolo della libertà per il comune di Temi, uscendo però sconfitto dalla sfida con il suo avversario di centrosinistra Leopoldo Di Girolamo.
Si potrà argomentare che anche queste nomine, per quanto di profilo tecnico, restano sempre di natura politica. Funziona così dappertutto, in Italia. Perché dunque scandalizzarsi se un ex presidente si candida in Parlamento, viene nominato presidente di un`azienda pubblica oppure corre per fare il sindaco? Il ragionamento non fa una grinza.
Ma siamo sicuri che queste cose fanno bene al prestigio della Corte e all`autorevolezza delle sue decisioni? Sergio Rizzo C, RIPRODUZIONE RISERVATA
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18/07/2011, 10:27
[color=blue]Sacrifici neanche dal Colle
......Come scrive Fosca Bincher su Libero di domenica, C’è un solo stipendio legato a una carica elettiva che nessuna legge ha mai osato tagliare: è quello del presidente della Repubblica. Così Giorgio Napolitano quest’anno riceve duemila euro al mese in più del giorno in cui è stato eletto nel non lontano 2006.
Anche quando sono state tagliate indennità e rimborsi spesa di deputati e senatori l’assegno personale del presidente della Repubblica è restato indenne. Anzi, è continuato a crescere. Era di 215 mila euro nel 2006, oggi è di 239 mila euro. In cinque anni è lievitato dell’11,26%, perfino più della dotazione del Quirinale (salita dell’8,57% nello stesso periodo).
Insomma, Napolitano ha chiesto ai suoi dipendenti di tirare un po’ la cinghia, ma non ha dato il buon esempio. Per altro lo stipendio (che è di poco inferiore a quello del presidente Usa, di 280 mila euro) a Napolitano serve ben poco. Ogni suo bisogno primario (vitto e alloggio) e ogni spesa è soddisfatta a parte dal bilancio del Quirinale…[/color]
19/07/2011, 13:56
19/07/2011, 19:04
Ufologo 555 ha scritto:
RIECCO I PAPPONI DI STATO; NAPOLITANO SI GODE L'AUMENTO
La Casta colpisce ancora: il presidente ha uno stipendio in crescita e il Quirinale è il palazzo presidenziale più caro. Manovra o tentativi di riforma non bastano. Riproponiamo l'inchiesta di Scaglia e Poletti: era il 2008, nulla è cambiato
Internet e Borsa assediano la Casta. Che prova a rispondere (in clamoroso ritardo).
La rivolta anti-privilegi sta assomigliando sempre più ad una valanga che travolge tutto e tutti, indipendentemente da colori e responsabilità. E così, mentre su Facebook continua a spopolare la pagina che mette alla gogna le furberie degli inquilini di Montecitorio, Piazza Affari affossa la manovra (lunedì -3%, martedì apertura in leggera ripresa) e soprattutto cede allo scetticismo: non basta colpire famiglie e imprese, diminuendo gli sgravi fiscali, per rilanciare il Paese. Se si vuole cambiare volto all'Italia serve un'operazione profonda, col bisturi. Non basta un po' di cipria e maquillage. Ci prova il governo, con il pacchetto delle riforme costituzionali presentate dal ministro Calderoli: dimezzare i parlamentari e legare i loro stipendi alle presenze effettive in Aula è un buon punto di partenza, non l'approdo finale. Nei Palazzi romani tutti parlano di nuova moralità, di esigenze di snellimento. Peccato che, come anticipato domenica da Libero, il buon esempio non arrivi nemmeno dal presidente Giorgio Napolitano, il cui stipendio da quando è stato eletto è salito di 2.000 euro al mese. Non basta: il Quirinale spende più di tutti gli altri palazzi presidenziali europei e per mantenerlo occorre un budget di 228 milioni all'anno, il doppio rispetto all'Eliseo di Parigi. Con una differenza: Sarkozy è la guida esecutiva della Francia, Napolitano svolge semplicemente un ruolo di supervisione e rappresentanza. E così non si può non pensare a quanto scrivevano Andrea Scaglia e Roberto Poletti oltre tre anni fa, nel 2008: "Papponi di Stato" era l'inchiesta di Libero sugli sprechi dei parlamentari. Talmente attuale (purtroppo, e tragicamente) che vale la pena riproporla a puntate.
http://www.libero-news.it/