Cita:
DigDug ha scritto:
Non e' morta celebrale... forse ti e' sfuggito questo piccolo particolare.
Su questo DD ha ragione.
Lo stato vegetativo è uno stadio di gravissima compromissione neurologica che può conseguire il coma. È uno stato vitale che si è diffuso grazie alla comparsa, in campo medico, delle rianimazioni, delle terapie intensive e dei mezzi di sostegno alle funzioni vitali. Quando non esistevano le attuali strumentazioni il paziente era destinato a morire oppure a risvegliarsi. Il coma di per sé può invece durare al massimo per un periodo che va dalle quattro alle sei settimane. Non esiste un coma che dura per anni. Con l’introduzione dei mezzi di sostegno alle funzioni vitali si è aperta, come dicevo, una terza possibilità: lo stato vegetativo. In tale stato il paziente apre gli occhi, di giorno è sveglio, di notte dorme, ma non presenta segni che indichino uno stato di coscienza, intendendo per “coscienza” la consapevolezza di sé e dell’ambiente nel quale è inserito nonché la capacità di instaurare relazioni con le persone circostanti.Lo stato vegetativo non sempre si manifesta negli stessi modi, ma comunque sia sono rarissimi i casi in cui non sia reperibile qualche forma, sebbene molto primordiale, di relazione ambientale. Spesso sono i parenti che la riscontrano: magari un sorriso o uno sguardo che segue all’udire una voce familiare. Sono piccoli segni che chi è attento riesce a cogliere ed è davvero difficile che non se ne riscontrino del tutto.
Il coma è uno stato di non responsività totale. Il soggetto ha gli occhi chiusi e in qualche caso le funzioni vitali non sono autonome. Di qui ha necessità della ventilazione artificiale, o di dover eseguire una tracheostomia per far respirare il paziente. La cosa più importante che differenzia lo stato neurovegetativo dal coma è l’apertura degli occhi: nel primo caso il paziente ha gli occhi parti, nel secondo no.Dal coma o si muore o si va in stato neurovegetativo o si recupera la coscienza, anche senza deficit; nel coma comunque non c’è alcun tipo di veglia. Per rafforzare questa idea dell’irreversibilità, va detto che l’espressione “stato neurovegetativo permanente” non è più utilizzata da nessuno, non ha valore diagnostico, ha un valore prognostico, sulla probabilità di recupero di coscienza del paziente. Certo che più a lungo dura lo stato neurovegetativo, meno sono le possibilità di recupero del soggetto, le quali, tuttavia, non si azzerano mai.
Dottor Gianbattista Guizzetti, un medico che lavora, ogni giorni, in un ospedale e ha come pazienti malati in stato vegetativo, come Eluana.
fonte:
http://club.quotidianonet.ilsole24ore.com/?q=node/5433