29/07/2011, 07:30
06/08/2013, 08:28
Angel_ ha scritto:Jarod ha scritto:
Per quel che riguarda la mia esperienza, posso dire che i miei dejavu, me li ero sognati, ossia mi spiego meglio, mentre ne ho uno, poi mi viene in mente che quella scena l'ho sognata, il piu' eclatante e' stato quando parecchi anni fa' durante un'artoscopia al ginocchio dove ne ho avuto uno dove rivivevo l'operazione,ho realizzato poi che quella scena l'avevo sognata tempo addietro...
Infatti su wikipedia è riportato questo:
Sogni
Alcuni ritengono che il déjà vu sia il ricordo di sogni. L'ipotesi è che, seppure vengano solitamente dimenticati prima del risveglio, i sogni possano lasciare qualche traccia non comune all'esperienza presente nella memoria a lungo termine. In questo caso, il déjà vu potrebbe essere il ricordo di un sogno dimenticato con elementi in comune all'esperienza presente.
06/08/2013, 12:14
Angel_ ha scritto:Angel_ ha scritto:Jarod ha scritto:
Per quel che riguarda la mia esperienza, posso dire che i miei dejavu, me li ero sognati, ossia mi spiego meglio, mentre ne ho uno, poi mi viene in mente che quella scena l'ho sognata, il piu' eclatante e' stato quando parecchi anni fa' durante un'artoscopia al ginocchio dove ne ho avuto uno dove rivivevo l'operazione,ho realizzato poi che quella scena l'avevo sognata tempo addietro...
Infatti su wikipedia è riportato questo:
Sogni
Alcuni ritengono che il déjà vu sia il ricordo di sogni. L'ipotesi è che, seppure vengano solitamente dimenticati prima del risveglio, i sogni possano lasciare qualche traccia non comune all'esperienza presente nella memoria a lungo termine. In questo caso, il déjà vu potrebbe essere il ricordo di un sogno dimenticato con elementi in comune all'esperienza presente.
Molto interessante rileggere questi due passaggi a distanza di due anni...infatti è circa da un mese che mi sono ripresi dei fortissimi deja vù e ho ricercato questa discussione...
Ci ho ragionato parecchio e devo scartare l'ipotesi dello scherzo del cervello per un motivo molto semplice...ho visto prima quello che è accaduto, quindi è stata una premonizione e non posso credere che il cervello possa fare questo...
Quindi...o viviamo all'infinito la stessa vita...oppure i deja vù sono dovuti alla reminiscenza dell'Anima, la quale conosce le situazioni che si presenteranno davanti perchè magari le ha scelte lei stessa prima di scendere nel corpo come linea guida esperenziale...
E' interessante notare che i deja vù riguardano sempre dei momenti particolarmente intensi sia a livello emozionale sia per lo svolgimento anomalo di una situazione e questo potrebbe spiegarlo la logica...la routine quotidiana non lascia certo tracce indelebili come invece avviene vivendo dei momenti particolari!
P.S. "Questo, se anche può non esser vero, è almeno verosimile..." Giordano Bruno docet...
06/08/2013, 13:17
Perfo ha scritto:
a me succedono ancora abbastanza e accadono anche per situazioni assolutamente normali...
06/08/2013, 13:49
06/08/2013, 13:52
Angel_ ha scritto:Perfo ha scritto:
a me succedono ancora abbastanza e accadono anche per situazioni assolutamente normali...
Beh...io mi riferivo a fatti al di fuori della normale routine quotidiana...ti faccio un esempio sciocco...se tutti i giorni aiuti tua moglie a lavare i piatti come fai ad afferrare un deja vù se non nel momento che succede un qualcosa di anomalo, cioè che devia dal normale svolgimento di quell'azione...ne rompi 20 tutti insieme ad esempio e in quell'istante sai che hai già vissuto quel momento, mentre tua moglie ti assicura che non è mai successo prima...e tuttavia "sai" prima di constatarlo effettivamente che, nel mezzo al mucchio ne troverai uno intatto!
Non sò se mi sono spiegato bene...
06/08/2013, 14:01
Credo che nel nostro profondo, nascosto dalle dinamiche dell'io cosciente, ci sia una consapevolezza molto più allargata, la quale, in certe circostanze, può cogliere nel libro della nostra vita. Per cui passato e futuro si possono confondere e dare l'impressione di una ripetitività che non esiste, se non nell'interpretazione della mente che elabora solo quello che già conosce.
06/08/2013, 16:22
27/05/2015, 09:32
Deja-vu
1999
di Bruno Callieri
Con l'espressione francese déjà-vu, "già visto", si indica nel linguaggio psicologico una paramnesia, cioè un disturbo qualitativo della memoria per il quale si ha la sensazione illusoria di aver già visto una certa immagine o addirittura di aver già vissuto una determinata situazione (déjà-vécu), anche se la circostanza può essere facilmente smentita per via razionale.
Il déjà-vu è stato definito anche 'falso riconoscimento', ma alquanto impropriamente, giacché quest'ultima nozione rientra piuttosto nell'ambito della qualità affettiva della 'familiarità', dell'esser-noto. La sensazione di riconoscimento che inerisce al déjà-vu viene per lo più intesa come un'errata generalizzazione di esperienze passate applicate a situazioni parzialmente somiglianti, o come l'emergere di uno stato emotivo precedentemente vissuto (quello che M. Raimiste, nel 1913, chiamava mnemotività), o come la riattivazione di fantasie inconsce.
Le esperienze di déjà-vu possono essere fugacemente avvertite anche da soggetti sani, in condizioni di stress, ma sono frequenti soprattutto in situazioni psicopatologiche, quali molte forme di epilessia temporale, non pochi stati crepuscolari psicogeni (isterici o anche indotti da farmaci) e, in particolar modo, stati di depersonalizzazione e di derealizzazione (depersonalizzazione). In tali condizioni anomale, l'esperienza di déjà-vu, sovente accompagnata da stato oniroide (o sognante) della coscienza, può protrarsi per ore e, a volte, anche per giorni.
Opposte a quella del déjà-vu sono le esperienze del "mai visto" (jamais-vu) e del "mai vissuto" (jamais-vécu), nelle quali situazioni ben note, ripetutamente vissute e quindi familiari, vengono percepite come nuove ed estranee, spesso con carattere perturbante o minaccioso. Tale abnorme condizione, mnestica ed emotiva a un tempo, può verificarsi in stati di coscienza alterati (o, come si dice, di eccezione), onirofrenici, schizofrenici, confabulatori, tossici (specialmente da acido lisergico, da mescalina, da psilocibina), o di forte emozione (stress post-traumatico, panico protratto) o, non raramente, epilettici.
Il jamais-vu è alla base della cosiddetta sindrome di Capgras, la quale viene anche denominata 'illusione di sosia' (Capgras, Reboul-Lachaux 1923), e che è stata rielaborata da W. Scheid (1937) e da B. Callieri e A. Semerari (1961). Essa consiste sia nel 'riconoscimento di sconosciuto', per il quale il soggetto afferma che persone estranee gli sono note e familiari, sia nel 'disconoscimento di conosciuto', per il quale, al contrario, il soggetto afferma che persone familiari gli sono estranee, in quanto hanno totalmente alterato la loro fisionomia.
bibliografia
B. Callieri, A. Semerari, Contributo alla conoscenza della sindrome di Capgras, "Rivista sperimentale di freniatria", 1961, 85, pp. 3-12.
J. Capgras, J. Reboul-Lachaux, L'illusion des 'sosies' dans un délire systématisé chronique, "Annales Médico-psychologiques", 1923, 81, pp. 186-98.
W. Scheid, Über Personenverkennung, "Fortschritte für Neurologie und Psychiatrie", 1937, 1, pp. 157 e segg.
Fonte: http://www.treccani.it/enciclopedia/dej ... _Corpo%29/
Cenni storici e inquadramento diagnostico
Nel 1923 Jean Marie Josef Capgras e Reboul-Lachaux, descrissero una sindrome delirante atipica: l’”illusion des sosies” (Capgras J, Reboul-lachaux J, 1923) nominata in seguito Sindrome di Capgras (SC).
Il fenomeno psicopatologico patognomonico della SC è rappresentato dalla convinzione delirante che le persone affettivamente significative per il paziente siano state sostituite da sosia impostori e in rari casi è il paziente stesso a sentirsi sostituito.
Queste manifestazioni sono generalmente inserite all’interno di un’ideazione delirante strutturata all’interno di contenuti di persecuzione a carattere delirante e il sosia assume spesso aspetti ostili e minacciosi.
La SC viene inclusa fra le “sindromi da falso riconoscimento” ed è tra di esse risulta essere la più frequente.
Le “sindromi da falso riconoscimento” o MISs (misidentification syndromes), comprendono anche:
-la sindrome di Fregoli, nella quale il paziente riconosce negli estranei famigliari ed amici
-la sindrome da intermetamorfosi, in cui l’individuo ha la convinzione delirante che la persona a lui famigliare ed uno sconosciuto, oggetto del falso riconoscimento, abbiano in comune caratteristiche fisiche e psicologiche
-la sindrome dei doppi soggettivi che comporta la convinzione che un’altra persona sia stata trasformata fisicamente in sé stessi.
Queste sindromi possono presentarsi in associazione con altre appartenenti a contesti nosografici differenti:
-in associazione a disturbi psichiatrici: Schizofrenia Paranoidea, Disturbi dell’Umore
-in associazione a disturbi organici: demenze Alzheimer, a corpi di Lewy, Parkinson, malattie cerebrovascolari-ictus, epilessia, alcolismo, encefaliti.
Nella SC è comunque presente una marcata componente paranoidea, indipendentemente dalla patologia clinica cui si associa.
Fonte: http://www.neuroscienze.net/?p=3229
26/06/2015, 15:36
26/06/2015, 16:58