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 Oggetto del messaggio: Re: Russofobia: è possibile individuare la cura
MessaggioInviato: 02/01/2018, 19:41 
.. e chiamali fessi! [:)]



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 Oggetto del messaggio: Re: Russofobia: è possibile individuare la cura
MessaggioInviato: 02/01/2018, 19:46 
Toh, fatti un po' di cultura (e ti dimostro che sono fondamentalmente neutrale) [:291]

Ecco perché gli Usa detestano Putin

“Mosca è da sempre dalla parte sbagliata della storia” disse Barack Obama in occasione dell’occupazione militare del Donbass da parte delle milizie filo-russe. Un’uscita, quella del presidente americano, che non si limita a giudicare le attuali controversie tra Mosca e Washington, ma che evidenzia come la conflittualità tra le due parti non sia superficiale e momentanea, bensì storica, radicata e profonda. E soprattutto più attuale che mai. Quello tra Stati Uniti e Russia è un rapporto altalenante, complesso e complicato, fatto di momenti di intesa controbilanciati da profondissime crisi diplomatiche e militari. Le modalità con cui venivano bilanciati i rapporti tra le due superpotenze in tempo di guerra fredda non sono cambiati. Finiti gli anni 90, dominati dagli americani, gli equilibri sono tornati ad essere incredibilmente simili a prima della caduta del Muro di Berlino. E ad essere uno scontro non solo diplomatico, ma soprattutto valoriale.

Com’è possibile che l’implosione del blocco comunista abbia avuto conseguenze così limitate? Com’è possibile che dalle ceneri di un impero caduto come quello sovietico sia rinato uno dei nemici più temibili dell’Occidente? Terminato il bipolarismo, infatti, l’amministrazione americana si diceva sicura di essere diventata l’unico polo in grado di gestire la politica internazionale. Nei primi anni 90 era maggioritaria all’interno del Congresso la corrente che si identificava nella teoria della Fine della Storia: teorizzata dal politologo Francis Fukuyama, essa teorizzava il dominio americano su tutto il globo e l’impossibilità della sopravvivenza di culture altre rispetto a quella liberale e capitalista di stampo yankee. In effetti quegli anni furono caratterizzati dall’occidentalizzazione dell’Europa centro-orientale e dal progressivo ingresso dei Paesi dell’ex blocco sovietico nella Nato. Un percorso, questo, che venne vissuto tanto dai vertici quanto dall’opinione pubblica americana come la vittoria dei valori liberaldemocratici e dell’universalità della propria missione di esportazione della democrazia.

Fin dall’inizio la Russia diede un’interpretazione opposta. Non una “sconfitta del blocco sovietico” ma una decisione autonoma di porre fine al comunismo e iniziare una nuova fase. Anche se debole sia militarmente che economicamente nella nuova Federazione si diffuse un fortissimo desiderio di rivalsa e di recupero del proprio prestigio, di ricostruzione di una propria immagine e della riscoperta di una nuova identità.

La genesi delle discrepanze tra russi e americani ha origine in questa diversa interpretazione della fine dell’Unione Sovietica. Da allora i rapporti sono sempre stati ciclici, alternando momenti di apertura ad allontanamenti totali. La prima fase della nuova Russia post-sovietica fu caratterizzata dalla collaborazione di Boris Eltsin all’integrazione nel mondo occidentale, seguendo le linee guida americane. Si trattò di una fase di totale apertura che corrispose alle privatizzazioni di massa di interi settori dell’economia e dall’esplosione della disoccupazione e della povertà della popolazione a favore dell’arricchimento fuori misura di un piccolo numero di oligarchi. Questo viene ricordato come il periodo “dell’umiliazione”, dell’allargamento ad Est della Nato e della guerra nei Balcani. Il suo apice fu nel 1998, quando il Cremlino dichiarò il default.

Tutto cambiò quando nel 2000 salì al potere Vladimir Putin. Politico di ispirazione europea, iniziò a misurare gli standard russi con quelli europei e non più con quelli americani. Incrementò l’esportazione verso l’Europa di idrocarburi, rendendoli il principale strumento di realizzazione delle proprie strategie geopolitiche. La sua fortuna fu che, in quegli anni, il loro prezzo salì alle stelle, mettendolo nelle condizioni di risanare i bilanci statali e raggiungere picchi di popolarità molto alti. E di dialogare alla pari con gli Stati Uniti.

Ciò nonostante i primi anni dell’amministrazione Putin furono caratterizzati da una notevole apertura a Washington. Appoggiò le guerre americane contro il terrorismo di matrice islamica (guerra in Afghanistan nel 2011) eppure il suo tentativo di dialogo non venne corrisposto. L’amministrazione di George W. Bush, infatti, gli criticò il deficit democratico, gli respinse l’ingresso della Russia all’Organizzazione Mondiale del Commercio e condannò il suo concetto di “democrazia sovrana” che non accetta ingerenze esterne nelle questioni nazionali.

Al tentativo di apertura seguì una fase di aperto scontro. Nel 2007, in occasione di un congresso sulla sicurezza a Monaco, Putin per la prima volta criticò apertamente la Nato, i “metodi coloniali” degli Stati Uniti e il mondo unipolare. Manifestò una grande volontà di rivalsa e ricordò ai propri partner come nei primi anni 90 la Nato, per bocca dell’allora segretario Manfred Woerner, avesse mentito promettendo di non allargarsi verso Est. Gli Stati Uniti risposero inaugurando uno scudo anti-missilistico su Polonia e Repubblica Ceca, violando unilateralmente il trattato antibalistico e proposero a Ucraina e Georgia l’ingresso nella Nato.

Le posizioni americane si ammorbidirono momentaneamente in corrispondenza dell’avvento dell’amministrazione Obama. Riconoscendosi come una “potenza in declino” e in difficoltà, l’amministrazione americana cercò la collaborazione con la Russia perché strumentale al raggiungimento dei propri interessi imminenti, come il ritiro delle truppe da Afghanistan e Iraq. Lo scontro venne messo in secondo piano, ma non risolto. I problemi, infatti, riaffiorarono presto. Nel 2011, terminati i ritiri americani, tornarono ad essere insistenti le critiche valoriali alla Russia e alla sua “democrazia sovrana”.

Putin rispose con un nuovo approccio, inaugurando una nuova era. Iniziò a mostrare pubblicamente un proprio volto emotivo, un lato umano e sentimentale mai emerso prima, rompendo i vecchi stereotipi che descrivevano i russi come senza sentimenti. Questa nuova umanità aumentò la diffidenza americana, i cui vertici dichiararono di considerare come pericolosa la nuova soft power russa. E, per questo, inaugurarono una serie di liste nere che diffidavano le personalità accademiche vicine al leader russo di circolare sui propri statunitensi.

Tutte le questioni irrisolte esplosero in occasione della crisi ucraina. Quello che iniziò come un conflitto regionale attirò su di sé le attenzioni di tutto il pianeta, ricreando equilibri simili a quelli della guerra fredda ed evidenziando i punti ancora molto lontani dall’essere risolti: l’espansionismo geopolitico americane ad Est, la volontà russa di mantenere il controllo de facto di alcuni degli ex satelliti sovietici, la volontà degli Stati Uniti di utilizzare la Russia come strumento di propaganda mediatica e ideologia (“Mosca è da sempre dalla parte sbagliata della storia”).

La più grande questione irrisolta rimane però quella identitaria. La volontà americana di inglobare la Russia nell’Occidente cozza con la visione del mondo che Putin, strategicamente, sta proponendo al mondo: promuovendo un conservatorismo storico e valoriale, il leader del Cremlino attribuisce maggiore attenzione al patriottismo russo, alimentando il mito della propria persona in quanto salvatore dei russi e difensore della nazione. Non curandosi dei giudizi americani circa le sue alleanze con alcuni stati canaglia – come l’Iran, la Siria e la Corea del Nord – sta sviluppando l’idea di Eurasia, cioè di un progetto di unione economica tra i due continenti che riponga la Russia al centro di una nuova entità. All’interno della quale la tutela della sovranità nazionale sia il principio fondante dell’integrazione reciproca. E al cui interno non importa se uno Stato sia democratico o meno, purché venga rispettato il principio di non ingerenza.

I valori proposti da Putin e le strategie geopolitiche ad esso connesse sono state identificate dall’amministrazione americana come uno dei principali nemici dell’Occidente. Nell’Eurasia non ci sarebbe spazio per i valori liberali, per la supremazia della dimensione economica su quella politica e sociale, per l’esportazione della democrazia. E per questo, nonostante le aperture russe, la rottura tra Mosca e Washington è oggi più profonda che mai.

http://www.occhidellaguerra.it/ecco-per ... ano-putin/



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 Oggetto del messaggio: Re: Russofobia: è possibile individuare la cura
MessaggioInviato: 02/01/2018, 19:47 
Ufologo 555 ha scritto:
.. e chiamali fessi! [:)]

Con questa frase ,come puoi essere credibile per quello che dici. [:246]
Ma...siete tutti così?. [:D]


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 Oggetto del messaggio: Re: Russofobia: è possibile individuare la cura
MessaggioInviato: 02/01/2018, 19:49 
bleffort ha scritto:
Ufologo 555 ha scritto:
.. e chiamali fessi! [:)]

Con questa frase ,come puoi essere credibile per quello che dici. [:246]
Ma...siete tutti così?. [:D]



Vedo che non sei affato spiritoso ma ..."lavato" ...! [:246]



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 Oggetto del messaggio: Re: Russofobia: è possibile individuare la cura
MessaggioInviato: 03/01/2018, 14:51 
Allora, come la mettiamo ... [^]


Così gli Stati Baltici preparano i cittadini “all’invasione russa”


Se gli Stati Baltici entrassero in guerra con la Russia, le loro popolazioni civili giocherebbero un ruolo importante. È questa la valutazione di due ricercatori della RAND Corporation pubblicata oggi sul Small Wars Journal.

“L’aggressione russa in Ucraina e le esercitazioni militari ai confini degli Stati baltici, nonché una serie di informazioni e operazioni informatiche, hanno sollevato timori in Estonia, Lettonia e Lituania sulla loro sicurezza. A causa dei loro confini condivisi con la Russia, gli Stati baltici sono i membri della NATO più esposti alle minacce della Russia. Come piccoli paesi con poca profondità strategica e risorse umane ed economiche limitate, stanno adottando sempre più un approccio di difesa totale alla sicurezza nazionale che include la possibilità per i civili di proteggersi e sostenere anche le forze armate professioniste della loro nazione in caso di un conflitto. Pertanto, le forze statunitensi e della NATO devono anche pianificare un effettivo impegno con i civili mentre preparano le loro forze per il dispiegamento negli Stati baltici in tempi di crisi”.

E’ corretto dare al lettore alcune definizioni che incontreremo. Con termine difesa asimmetrica si intende la capacità di sconfiggere la volontà dell’avversario di impegnarsi o continuare nell’aggressione negando i benefici, aumentando le risorse necessarie ed influenzando la sua percezione di costi e benefici. Un approccio di difesa totale può essere particolarmente utile in situazioni in cui non esiste una soglia chiara per l’inizio delle ostilità. La difesa asimmetrica è quindi la resistenza che avrebbe l’obiettivo di guadagnare tempo fino ai rinforzi della NATO. Per fronteggiare un’offensiva russa (che non ci sarà) negli Stati Baltici, l’unica speranza è la guerriglia, attore principale della guerra di quarta generazione. La resistenza all’invasione e all’occupazione, infine, manderebbe anche un messaggio politico importante ai governi alleati: la popolazione locale non accetta i nuovi governanti e sta mettendo in pericolo la propria vita per difendere la sovranità nazionale.

Le forze armate degli Stati baltici

“La popolazione totale degli Stati baltici è di 6,2 milioni. Il loro territorio combinato è di soli 173.291 km2 (o 107.678 miglia quadrate). Per collegare la Russia ed il Mar Baltico servono solo sette ore. Nonostante le loro dimensioni, tutti e tre i paesi baltici si sono impegnati a destinare almeno il 2% del loro PIL alla difesa, con l’Estonia che ha raggiunto questo obiettivo nel 2015. Lettonia e Lituania erano vicini all’obiettivo nel 2017 rispettivamente con l’1,7% e l’1,8%. Attualmente tutte le forze armate del Baltico comprendono circa 22.000 soldati, con 448 pezzi di artiglieria pesante. Nessun carro armati o aereo da combattimento”.

La capacità convenzionale russa nel solo distretto militare occidentale è valutata in circa 300.000 soldati. La capacità convenzionale russa totale stimata è di 845.000 soldati, 5.436 pezzi di artiglieria pesante, 2.550 carri armati e 1.389 aerei da guerra. Appare evidente che le capacità militari degli Stati baltici non sono all’altezza delle forze della Russia. La NATO ha schierato un battaglione in ciascuno dei tre Stati baltici come parte dello sforzo di Enhanced Forward Presence (EFP) e ha assunto ulteriori impegni a sostegno della sicurezza nella regione.

L’approccio asimmetrico

“Un approccio di difesa nazionale allargato alla società intera aumenterebbe le capacità difensive e deterrenti dei paesi minacciati. Tali azioni di difesa totale vanno al di là delle attività militari convenzionali. Un approccio di difesa totale può essere particolarmente utile in situazioni in cui non esiste una soglia chiara per l’inizio delle ostilità. L’impegno civile può essere parte della deterrenza nell’aumentare il sostegno popolare per la difesa dello stato, rafforzare la resilienza sociale e aumentare la consapevolezza delle minacce. L’inclusione di civili richiede l’allineamento strategico e le comunicazioni tra i pianificatori della difesa, le autorità civili, le ONG e la popolazione generale”.
La difesa totale dei Paesi Baltici

Estonia

“L’implementazione estone della difesa totale è un approccio onnicomprensivo che comprende la partecipazione di tutti i settori della società, incluse le istituzioni governative, il settore privato e organizzazioni civili. Il suo obiettivo principale è quello di preservare l’indipendenza e la sovranità del paese in qualsiasi circostanza. Mentre agisce in tal modo, mira ad aumentare la fiducia della gente nel governo e la loro volontà di difendere l’Estonia. Una parte fondamentale di questo approccio è assicurare una società resiliente e coesa. La società è il collante che tiene insieme difesa, sicurezza, politica estera e assicura la disponibilità delle risorse umane e la loro disponibilità nel rispondere attivamente se necessario”.

Lettonia

“L’integrazione della difesa totale nella strategia di sicurezza nazionale è già avvenuta. La strategia si concentra sulla resilienza, aumentando la capacità della Lettonia di resistere alle minacce ibride che possono essere di natura economica, politica e tecnologica. Come delineato nel Concetto di difesa dello Stato del 2016, la cooperazione civile-militare fa parte dell’approccio di sicurezza nazionale e riunisce le istituzioni amministrative statali, il pubblico in generale e le Forze armate nazionali”.

Secondo la Costituzione lettone, la capacità della popolazione di impegnarsi nella resistenza individuale e collettiva è considerata come una parte indivisibile dell’identità nazionale e della fiducia civile, che costituisce il fondamento della difesa dello stato contro qualsiasi aggressore.

Lituania

“L’approccio alla difesa totale della Lituania è in atto dai primi anni ’90 e si è ispirato agli esempi dei paesi nordici e della Svizzera. Qui la difesa totale è intesa come un approccio nazionale che include non solo le Forze Armate Nazionali ed alleate, ma anche la mobilitazione di tutte le risorse nazionali per sconfiggere un invasore, insieme alla resistenza attiva di ogni cittadino che è in ogni modo legittimo. Anche la Lituania ha usato il concetto di sicurezza globale che rappresenta la cooperazione tra istituzioni militari e civili e l’interoperabilità delle capacità militari e civili. Inoltre, i documenti strategici lituani alludono specificamente al concetto di resistenza civile, che è inteso come i cittadini della Lituania, sia come individui o formati in piccole unità, impegnandosi in attività contro l’aggressione e l’occupazione. Il Ministero della Difesa Nazionale ha sostenuto questo sforzo pubblicando ampie raccomandazioni pratiche su come prepararsi e agire in caso di emergenza e guerra, pubblicando una brochure focalizzata sulla resilienza nel 2015 ed un terzo volume incentrato sulla resistenza nel 2016”.

La coscrizione

Ogni stato baltico ha una storia orgogliosa di partecipazione civile alla resistenza armata e disarmata. Tuttavia, l’impegno popolare nelle attività civiche e nelle ONG è generalmente basso. La passività delle società post-liberali e una potenziale mancanza di comprensione all’interno della società sul ruolo dei cittadini potrebbe aver contribuito a questo livello relativamente basso di impegno civile. La partecipazione è inoltre ostacolata dallo spazio informativo diviso tra estoni, lettoni, lituani e popolazioni locali di lingua russa, con differenti attitudini nei confronti della storia e identità culturali e politiche diverse. Allo stesso modo, le differenze nello sviluppo regionale e le conseguenti disuguaglianze socio-economiche e un distacco percepito della società dai processi decisionali, aggiungono difficoltà ad interagire con la società, in particolare in tempi di crisi. Tuttavia, una notevole parte delle popolazioni del Baltico è disposta a difendere attivamente i propri paesi.

Coscrizione e formazione dei civili

L’Estonia mantiene la coscrizione dall’inizio degli anni ’90. In undici mesi di addestramento, si fornisce al coscritto la conoscenza necessaria per contribuire ai militari in tempo di guerra. Il servizio militare è obbligatorio per gli uomini. Dal 2013 anche le donne possono partecipare al programma. La Lituania ha reintrodotto una forma di coscrizione nel 2016, solo otto anni dopo la sua abolizione nel 2008. Il programma dura nove mesi con una media di 3.000 coscritti all’anno che partecipano al programma come volontari. La Lettonia è l’unico stato baltico che al momento non ha alcuna forma di coscrizione in quanto è stato sospesa nel 2006. Il governo lettone mira a reintrodurre corsi di difesa nazionale nelle scuole. Attualmente solo 13 scuole in Lettonia offrono corsi di difesa nazionale su base volontaria. Se attuati, i nuovi corsi di difesa nazionale sarebbero offerti agli studenti delle scuole superiori.

Conclusioni

“Il pensiero degli Stati baltici sulla difesa nazionale comprende la società civile. Se attuato correttamente, la società civile fornirebbe un’aggiunta sostenibile alla difesa e alla deterrenza. Inoltre, qualsiasi azioni militare negli Stati baltici in caso di invasione russa richiederebbe il supporto della società locale per la logistica, le informazioni e altre risorse. È quindi fondamentale che i cittadini comprendano il loro ruolo nella difesa e siano pronti a sostenere le proprie truppe alleate. E’ necessario quindi aumentare gli sforzi nazionali per istruire i propri cittadini su cosa fare in tempo di crisi o di guerra, fornendo supporto a pubblicazioni, programmi televisivi e radiofonici che diffondano tali informazioni. Queste raccomandazioni sono allineate con i recenti sviluppi all’interno della NATO. Resilienza, preparazione civile e preparazione civile-militare sono stati tutti discussi durante l’ultimo vertice della NATO a Varsavia nel 2016. Inoltre, la NATO ha aumentato il suo interesse per lo stato della protezione civile e le misure di resilienza civile. Se attuate correttamente, garantiranno una difesa sostenibile e un deterrente contro l’aggressione diretta ai membri più orientali della NATO”.

http://www.occhidellaguerra.it/difender ... zionale/?g


Sbagliavo o no quando accennavo al nuovo "Zar"? [^] OCCHIO ....



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 Oggetto del messaggio: Re: Russofobia: è possibile individuare la cura
MessaggioInviato: 03/01/2018, 22:00 
Ma quanti sono i russi?Sono ovunque....Non oso immaginare cose diranno un giorno dei cinesi...


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MessaggioInviato: 03/01/2018, 22:26 
Putin futuro zar dell'Eurasia [:287]

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MessaggioInviato: 04/01/2018, 01:50 
sottovento ha scritto:
Putin futuro zar dell'Eurasia [:287]

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MINK....A ! [:0] ci hanno invaso!.


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MessaggioInviato: 04/01/2018, 05:57 
Ci hanno invasati [:)]



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MessaggioInviato: 04/01/2018, 13:21 
... Vedrete, vedrete ...
Se poi le nostre rappresentanti vanno in giro così (sottomettendosi) ...

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La moglie di Trump e la Merkel (tanto per fare un esempio) quando sono andate a Ryad, col ciufolo che si sono coperte!
Ognuno il suo stile, le sue abitudini!

Ma gl'italiani .......... Che vergogna! [:287]



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 Oggetto del messaggio: Re: Russofobia: è possibile individuare la cura
MessaggioInviato: 11/01/2018, 09:53 
Storico russo documenta le stragi di Stalin - Rischia il manicomio come ai tempi dell'Urss

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Perizia psichiatrica per Yuri Dmitriev: potrebbero condannarlo a 15 anni

Sarà pur vero che morto uno Stalin se ne fa un altro, ma metterlo in discussione è come toccare un cavo scoperto dell'alta tensione.

Vladimir Bechterev, lo psichiatra che il 22 dicembre 1927, dopo averlo visitato al Cremlino, accertò la presunta paranoia del dittatore, venne ucciso pochi giorni dopo.

Lo avvelenarono al buffet del Bolshoi, tra le musiche del teatro e la folla ignara che spingeva nel foyer. Novant'anni dopo è lo storico di fama internazionale Yuri Dmitriev a rischiare la pelle dopo aver reso pubbliche alcune scoperte sui crimini commessi dal leader sovietico. La vicenda è a dir poco surreale: il 61enne docente è accusato dalla procura di Stato di essere malato di mente e pedofilo e per queste ragioni nei prossimi giorni verrà sottoposto a una perizia psichiatrica, l'ennesima in pochi mesi. I magistrati di Mosca sostengono che abbia coinvolto sua figlia di 11 anni in pedo-pornografia, che sia in possesso illegalmente di armi da fuoco e che abbia compiuto atti di depravazione con il coinvolgimento di un minore.

Alcune tra le figure più accreditate del mondo culturale russo sono convinte che Dmitriev sia stato incastrato per via dei suoi studi sui crimini perpetrati da Stalin. A metterlo nei guai sarebbe stata la scoperta di una fossa comune con 9mila corpi risalente agli anni Trenta. Un terribile episodio che confermerebbe l'operazione di grande terrore lanciata da Stalin e che andrebbe a imbrattare quel senso di rinascita dell'orgoglio nazionale russo costruito da Putin proprio attorno alla figura di Stalin, indicato come padre dell'annientamento nazista. In vista delle elezioni di marzo, dove Putin otterrà quasi certamente il suo quarto mandato presidenziale, le scoperte di Dmitriev, che rischia come minimo 15 anni di carcere, rappresentano una nota stonata.

L'accanimento nei confronti del malcapitato professore universitario è evidente. Un anno fa l'uomo si era già sottoposto a una perizia psichiatrica coattiva che non aveva evidenziato alcuna infermità. Non solo, ma un esperto nominato dal tribunale non aveva riscontrato alcunché di pornografico nelle nove foto della figlia, al centro del caso istruito contro di lui. Lo scorso 27 dicembre è arrivato l'inatteso colpo di scena: il tribunale ha ottenuto che le foto incriminate venissero esaminate per la terza volta, ordinando una nuova perizia psichiatrica per determinare possibili deviazioni sessuali dell'uomo. In questi giorni Dmitriev si trova al centro di malattia mentali Serbsky di Mosca, lo stesso che in epoca sovietica ospitava dissidenti che venivano dichiarati malati di mente. Gli esami di idoneità mentale potrebbero durare anche un mese e l'avvocato dello storico, Viktor Anufriev, teme che il suo assistito possa essere «sottoposto a torture per estorcere qualcosa che di sicuro non ha mai commesso». I media russi, che seguono la vicenda quasi a fari spenti, scrivono che Dmitriev percepisce denaro, attraverso la copertura di una Ong filo-occidentale, per raccontare una versione falsa e distorta della storia dell'ex Unione Sovietica, con l'obiettivo di screditare Putin.

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 81865.html



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MessaggioInviato: 11/01/2018, 11:19 
Cita:
Se poi le nostre rappresentanti vanno in giro così (sottomettendosi


da ridere se non da piangere [8D]

basta mettersi un velo in testa, per essere sottomesse e "mussulmane"!


Allora le nostre suore.... [;)]

ciao
mauro



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MessaggioInviato: 11/01/2018, 12:46 
Certo che a cervelli .............. [:296]

Ma non è chiaro che se si fanno cose (qualsiasi) per ingraziarseli si è praticamente ... SOTTOMESSI?
Altrimenti non si spiegherebbe il loro comportamento!
(Comincio a capire perché arrivano tutti QUI .......) [:291]



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 Oggetto del messaggio: Re: Russofobia: è possibile individuare la cura
MessaggioInviato: 28/01/2018, 14:40 
Cita:
Navalni, corruzione base potere Putin

'Paese povero perché loro rubano così tanto'

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2 ... ab5ae.html



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 Oggetto del messaggio: Re: Russofobia: è possibile individuare la cura
MessaggioInviato: 28/01/2018, 15:04 
Ufologo 555 ha scritto:
... Vedrete, vedrete ...
Se poi le nostre rappresentanti vanno in giro così (sottomettendosi) ...

Immagine

La moglie di Trump e la Merkel (tanto per fare un esempio) quando sono andate a Ryad, col ciufolo che si sono coperte!
Ognuno il suo stile, le sue abitudini!

Ma gl'italiani .......... Che vergogna! [:287]


Mentre noi ci preoccupiamo della presunta sottomissione delle 3 donne "cristiane" evidenziate in foto, la mia attenzione è caduta sul articoletto, meno evidente, "flop delle casette in Abruzzo", dove si dorme ancora al freddo [:(]



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La scienza è solo una perversione, se non ha come fine ultimo il miglioramento delle condizioni dell'umanità.(Nikola Tesla)
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