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MessaggioInviato: 14/11/2012, 12:01 
http://www.ansa.it/msite/webapp/

Penso rientri in tema.



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MessaggioInviato: 14/11/2012, 12:14 
Cita:
Atlanticus81 ha scritto:
ma che lo sappia anche il popolo!!!

[8]

Sai quanti gadget gli hanno dato al popolo per anestetizzarlo?
Tv, automobile, cellulare, stadio, pornografia, ecc. ecc.
Solo a togliergli queste c.....e si sveglierebbero...forse... [8]



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MessaggioInviato: 15/11/2012, 00:21 
Cita:
Atlanticus81 ha scritto:

Le manifestazioni di oggi si inseriscono in un contesto più ampio... diverse città europee sono state oggetto di manifestazioni analoghe con altrettanti scontri violenti in diverse occasioni.

Inutile negare l'evidenza. La gente è stufa di questa situazione, stufa marcia di dover pagare colpe non sue.


Stigmatizziamo la violenza, va bene... ma non è forse violenza ciò che la UE (che ricordo ha vinto il premio nobel per la pace... è questa è la dimostrazione della immensa porcata che questo nobel rappresenta) sta effettuando a danno dei paesi più "deboli"???

Ancora una volta la mia posizione sposa quella di Grillo. Soldato togli il casco, perchè ogni manganellata tirata oggi in piazza protegge i privilegi e il potere di pochi contro i diritti e i valori di molti, di tutti, anche dei tuoi e della divisa che indossi.

E' significativo inoltre che, mentre nelle piazze succedeva ciò, il Bilderberg si riuniva a Roma, con Monti in prima fila.

Mentre brindano felici e tranquilli, tra le bollicine e lo champagne si sono bevuti anche il nostro futuro.

VERGOGNA! VERGOGNA! VERGOGNA!

Spero che la giustizia scenda trionfante sulle loro responsabilità.

[:(!]


14 Novembre 2012 - Gli Europei si ribellano all'Europa




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MessaggioInviato: 18/11/2012, 17:08 
Qualcosa che non vedrete mai nelle Tv di Massa!!




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MessaggioInviato: 19/11/2012, 10:08 
Monte dei Paschi di Siena e la beffa
di 25 miliardi di Bpt che rendono zero


Immagine

Lorenzo Dilena

Il massiccio investimento in Btp ha sbilanciato liquidità e patrimonio, ma la gestione Mussari sbagliò anche la copertura dal rischio tassi tramite derivati: il risultato è che 25 miliardi di Btp rendono solo 65 milioni, lo 0,26%.

http://www.linkiesta.it/mps-25-miliardi ... z2CepsoEeR

19 novembre 2012 - 09:30

È passato più di un anno da quando gli azzardi della gestione Mussari al Monte dei Paschi di Siena hanno dispiegato i loro effetti, assestando un colpo ferale alla più antica banca del mondo. Da allora il Monte è il grande malato del sistema bancario italiano e il flusso di notizie negative da Siena non si ferma. Ma non si tratta solo dell’infelice acquisizione di Antonveneta per un costo che supera 10 miliardi di euro. Nel terzo trimestre 2012 la banca guidata dall’amministratore delegato Fabrizio Viola ha perso altri 47 milioni, portando il rosso dei primi nove mesi a 1,67 miliardi. Si intravvede qualche piccolo miglioramento sul fronte della riorganizzazione interna e sulla liquidità, ma nessuno su quello del capitale, mentre la qualità del portafoglio crediti si sta deteriorando a un ritmo che ha sorpreso in negativo persino gli analisti più cauti su Rocca Salimbeni. Per soprammercato, la massiccia posizione in Btp, che ha già sbilanciato liquidità e patrimonio, aggiunge insult to injury, la beffa al danno, come ha scritto la Fidentis, società di ricerca e brokeraggio indipendente, a commento degli ultimi dati.

La beffa è che il portafoglio di 25 miliardi di Btp non rende quasi niente. Appena 65 milioni di euro in un anno: lo 0,26 per cento. Il dato è stato rivelato mercoledì scorso da Bernardo Mingrone, il direttore finanziario della banca senese. Per capire come si sia possibile che 25 miliardi di Btp a media-lunga scadenza rendano appena lo 0,26%, occorre fare un passo indietro. Fra il 2009 e il 2010 la banca acquistò a debito circa 25 miliardi nominali di Btp a medio-lungo termine, per speculare, come molti altri istituti, sulla differenza fra tassi a lungo e tassi a breve termine (carry trade). Poi, però, rimase impigliata nell’esplosione dello spread Btp-Bund, la conseguente perdita di valore del portafoglio, fino alla richiesta definitiva dell’Autorità bancaria europea e della Banca d’Italia di rafforzare il patrimonio per 1,7 miliardi di euro. L’investimento venne realizzato tramite una struttura di interest rate asset swap, combinando cioè l’acquisto di un’obbligazione a cedola fissa (il Btp) con l’acquisto di un derivato su tassi (interest rate swap). Con quest’ultimo contratto, la banca cede alla controparte gli interessi cedolari a tasso fisso (le cedole dei Btp) in cambio degli interessi a tasso variabile (Euribor). La struttura cosiddetta di hedging (copertura) doveva proteggere Mps dal rischio di un rialzo dei tassi, ma si è rivelato un clamoroso errore. Politica monetaria e tassi di mercato sono infatti andati nella direzione opposta. Oggi il tasso Euribor a 1 mese è prossimo allo zero, quelli a tre mesi intorno allo 0,2 per cento, e avendo scambiato le sue cedole fisse (fra il 4 e il 5%) con un tasso variabile, si deve accontentare di quei 65 milioni.

La banca gira a vuoto. Per i Btp non resta che sperare in un restringimento dello spread Btp-Bund ma anche l’attività più tradizionale è avara di soddisfazioni. Il differenziale fra gli interessi pagati dai clienti e quelli che la banca paga per finanziarsi è troppo esiguo per essere remunerativo. Nel terzo trimestre, gli interessi netti sono scesi dell’8,2% rispetto al trimestre precedente. Per una doppia ragione: costi della raccolta non comprimibili, solo parzialmente controbilanciati dai finanziamenti Bce, e bassi ritorni sugli impieghi parametrati all’Euribor. La faccia positiva della medaglia, se si vuole considerarla tale, è che più di così il margine netto d’interesse non può scendere. Secondo l’amministratore delegato Viola, i 716 milioni registrati nel periodo luglio-settembre 2012 dovrebbero costituire una base da cui risalire, condizioni di mercato permettendo. Solo i risultati del trading, peraltro comuni a tutte le banche italiane e per definizione incerti, hanno aiutato a tenere fermi i ricavi.

Sempre più prestiti incagliati. Last but not least, la banca presieduta da Alessandro Profumo (ex a.d. di Unicredit e fra gli 80 soci di questo giornale) sta subendo un rapido deterioramento della qualità del credito: aumentano i clienti in ritardo sui pagamenti (2,7 miliardi, +10,4%), quelli in serie difficoltà (gli incagli sono saliti del 13,7%) e quelli in stato di insolvenza o equiparabile (7,3 miliardi, +5,2%). I vertici della banca hanno sottolineato che i crediti deteriorati vantano ampie garanzie ipotecarie, tuttavia l’accelerazione del deterioramento dei crediti rispetto al secondo trimestre, caso unico fra le banche italiane, ha allarmato gli osservatori. A fine settembre incagli e sofferenze nette ammontavano al 9% del totale crediti netti. Se si considerano anche i crediti ristrutturati e quelli scaduti da oltre 90 giorni si arriva al 12% del totale. A dispetto dei massicci accantonamenti di quest’anno per quasi 1,5 miliardi, la copertura è bassa: 55% per le sofferenze, 20% per gli incagli, 38% sul totale (che include anche le posizioni ristrutturate e quelle scadute da 90 giorni). La domanda che molti si cominciano a fare è se il lascito della gestione creditizia di Giuseppe Mussari, che oggi continua ad ricoprire il ruolo di presidente della lobby bancaria (Abi), abbia un grado di fragilità non del tutto giustificato dalla recessione economica in corso. La risposta la daranno le prossime trimestrali.

Twitter: @lorenzodilena



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MessaggioInviato: 20/11/2012, 00:22 
Il cancro dell'austerity si allarga... anche la Francia viene chiamata a intervenire rapidamente sulla strada di non meglio imprecisate riforme da parte, ancora e sempre, di organi sovranazionali legati al mondo della finanza.

Moody's, la Francia perde la tripla A
L'annuncio del taglio: i transalpini scendono a AA1 mentre l'agenzia mantiene sul paese l'outlook negativo

L'agenzia di rating Moody's ha annunciato di aver tagliato il rating della Francia portandolo a «AA1» dalla precedente tripla «A». Lo ha reso noto l'agenzia in una nota in un cui spiega di aver anche mantenuto sul Paese l'Outlook negativo.

«MISURE INSUFFICIENTI PER LA COMPETITIVITA'»- «Le riforme annunciate dalla Francia sono state insufficienti per ristabilire la competitività» così Moody's ha motivato il suo downgrade. Immediato il commento del ministro delle Finanze francese , Pierre Moscovici, secondo cui la decisione di Moody's rappresenta «una sanzione alla gestione del passato» che incita l'attuale governo «a mettere in opera rapidamente le riforme».

http://www.corriere.it/economia/12_nove ... a89d.shtml

A questo punto parliamoci chiaro: esistono ancora strade pacifiche per uscire da questa assurda situazione?



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MessaggioInviato: 21/11/2012, 19:02 










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MessaggioInviato: 23/11/2012, 21:51 
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 1172.html#

Se ogni pase avesse il coraggio di fare quello che oggi ha fatto Cameron l`euro di mer-da sarebbe gia` fallito...

Da Londra
Alex



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MessaggioInviato: 24/11/2012, 01:31 
Crisi dell'euro: L’Europa torna indietro di una generazione

Nei paesi più colpiti dalla crisi ci vorranno molti anni per compensare il crollo del tenore di vita. L’allargamento e l’integrazione sono fermi e l’aumento delle diseguaglianze sta cancellando i risultati già ottenuti.

Angela Merkel ci aveva messo in guardia già nel 2009: non aspettiamoci miracoli, perché nessuna decisione politica, per quanto coraggiosa, potrà scongiurare il crollo dell’economia europea. A quel tempo la cancelliera era l’unica a presagire il futuro in questi termini. Oggi ci si accorge invece che aveva visto giusto, commenta Nicolas Veron, esperto dell’istituto Bruegel di Bruxelles. A cinque anni dall’inizio della crisi, la situazione economica dell’Unione resta drammatica: sono in recessione 17 paesi membri su 27.

Nei paesi colpiti più duramente dalla crisi, come Spagna o Portogallo, dovrà passare almeno una generazione prima che si riesca a compensare il calo del livello di vita. Un simile lasso di tempo potrà rivelarsi insostenibile per l’Ue. Per la prima volta dalla sua creazione l’Unione europea, contrariamente alla zona euro, rischia di disgregarsi. Di mese in mese questo scenario si fa sempre più evidente, senza che si possa dire quale processo – quello della costruzione di un’Eurolandia forte intorno alla Germania, o quello della disintegrazione del blocco dei paesi euroscettici, Regno Unito in testa – prenderà il sopravvento sull’altro.

Una cosa è certa : questi sviluppi non sono quelli che Angela Merkel auspicava e che anzi ha tentato in ogni modo di impedire. In particolare, la cancelliera voleva che la nuova Unione più integrata facesse posto a tutti gli effetti alla Polonia e ad altri stati dell’Europa centrale, paesi che costituiscono per la Repubblica federale non soltanto una base industriale (le aziende tedesche vi hanno delocalizzato buona parte della loro produzione), ma fungono anche da alleati nel Consiglio dell’Ue quando insieme a Berlino sostengono riforme strutturali e responsabilità di bilancio.

Il progetto di questa Europa, tuttavia, è fallito. Sotto la pressione dei mercati, i dirigenti della zona euro hanno gettato le basi di un sistema istituzionale della zona euro con una supervisione bancaria, un controllo della politica monetaria e un budget indipendente. Queste misure dovevano costituire il minimo vitale per garantire il buon funzionamento della zona euro, senza arrecare danno ai fondamenti dell’Unione europea. Oggi possiamo constatare che si tratta di un’ipotesi irrealistica, ammette Cinzia Alcidi del Ceps (Center for european policy studies).

La situazione particolarmente rischiosa riguarda la pietra angolare dell’integrazione, il mercato unico. Nei paesi nei quali lo stato dell’economia ispira la fiducia degli investitori, per esempio Germania e Paesi Bassi, le spese dei crediti contratti dagli imprenditori sono notevolmente inferiori a quelle dei paesi della periferia dell’Ue. Non si può più parlare pertanto di una concorrenza alla pari, a favore della quale Bruxelles ha operato negli ultimi cinquant’anni.

Altra constatazione fallimentare è quella relativa al flop del modello europeo mirante a un certo equilibrio nei livelli di vita all’interno dell’Unione. Grazie ai fondi strutturali, ma anche garantendo libero accesso al mercato dell’Ue per tutte le entità economiche, si è effettivamente riusciti a limitare gli squilibri negli standard di vita dei vari paesi europei. La Grecia, per esempio, fino al 2009 poteva vantare un reddito pro capite corrispondente al 94 per cento della media dell’Union, non troppo distante da quello della Germania (115 per cento). Ma oggi i divari tra questi due paesi si sono enormemente accresciuti: il livello di vita in Grecia è sceso al 75 per cento, raggiungendo uno standard equiparabile a quello della Polonia, mentre quello della Germania è decollato al 125 per cento.

Secondo le stime degli economisti, queste disuguaglianze si acuiranno ancor più negli anni a venire. Quest’evoluzione implica che gli interessi degli stati membri saranno sempre più divergenti. Mentre romeni, bulgari, greci e portoghesi cercheranno di garantire la sopravvivenza delle loro popolazioni, la Germania e la Svezia preferiranno mettere l’accento sulle questioni ambientali e le fonti alternative di energia. Secondo Veron sarà come dialogare tra sordi.

La crisi ha eliminato anche un altro grande risultato dell’integrazione: il modello sociale europeo, che il mondo intero ci invidiava. I tagli di bilancio che si sono susseguiti non soltanto in Spagna e in Grecia, ma anche in Francia e nel Regno Unito, generano una drastica riduzione delle garanzie sociali, in materia di diritto del lavoro, di pensioni, di disoccupazione, e creano di conseguenza una generazione di giovani privi di prospettive di un impiego stabile, senza i presupposti materiali per poter mettere su famiglia.

Berlino resta sola

Perfino il quotidiano filoeuropeo Der Spiegel ammette apertamente che il centro decisionale dell’Ue si è spostato da Bruxelles a Berlino. Ciò è avvenuto senza alcuna particolare pressione da parte dei tedeschi, ma per esclusione. Tra i sei paesi più importanti dell’Ue, due – Italia e Spagna – non sono neppure stati presi in considerazione a causa dei loro enormi problemi economici. Il Regno Unito, invece, si è autoescluso da solo.

Quanto alla Polonia, in ragione del suo potenziale economico ancora troppo debole e del fatto che non fa parte della zona euro, non può pretendere di rivestire un ruolo chiave. Per un certo periodo è sembrato che l’Europa fosse dominata dal tandem franco-tedesco, il famoso “Merkozy”. Ma dall’elezione del nuovo presidente francese François Hollande è diventato chiaro che Parigi, a fronte di grossi problemi economici, non è in grado di trattare da pari a pari con la Germania. Berlino, dunque, è rimasta sola sul campo di battaglia.

Focalizzata sui propri problemi, l’Europa non riesce a occuparsi di quelli altrui. Di conseguenza la disintegrazione della politica estera comunitaria è un’altra cupa profezia che si avvera sotto i nostri occhi. L’evoluzione autoritaria dell’Ucraina, la situazione drammatica della Siria, l’abbandono della lotta per i diritti dell’uomo in Cina sono soltanto alcuni esempi dell’impotenza dell’Ue.

Nel frattempo la questione dei futuri allargamenti dell’Ue è stata accantonata: l’adesione all’Unione ormai sarebbe concepibile soltanto per i paesi dei Balcani che si trovano all’interno dei confini dell’Europa. L’offerta più ambiziosa, in particolare nei riguardi dei paesi dell’ex Unione Sovietica e della Turchia, non è più all’ordine del giorno.

A cinque anni dallo scoppio della crisi l’Europa sopravvive, almeno per ora. Ma le perdite sono astronomiche e l’Unione europea è regredita sulla strada dell’integrazione per imbattersi in quegli stessi problemi che credeva di aver risolto 30 o 40 anni fa. Ormai perfino gli ottimisti dicono: “Purché le cose non peggiorino”.

http://www.presseurop.eu/it/content/art ... enerazione



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MessaggioInviato: 24/11/2012, 10:36 
Hanno fatto odiare l'integrazione Europea a tutti i cittadini di queste nazioni,nessuno vuol capire che le differenze sono invalicabili,a meno che non si faccia un progetto di due Europe indipendenti una dall'altra:
Quella del Nord e quella del Sud,ma in quella del Sud (con affinità simili) comprendere pure paesi del nord Africa ormai è troppo tardi,li abbiamo persi con l'ultima guerra a Gheddafi.
Con una ipotetica Libia accorpata in un blocco Europeo del Sud,avrebbe avuto un volato di crescita economica notevole,sviluppando volumi di scambi notevoli nell'area del bacino mediterraneo e avremmo avuto accesso diretto alle fonti petrolifere.
Sarà fanta-geopolitica ma...vi assicuro che sarebbe stato così.


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MessaggioInviato: 24/11/2012, 11:30 
I poveri diventeranno terribilmente più poveri.
La classe media perderà 2/3 del suo tenore di vita
Mentre i ricchi diverranno terribilmente più ricchi


Vi posto 3 articoli in sequenza che sono significativi
rispetto a ciò che secondo me sta accadendo....


1) In Italia la povertà si diffonde a macchia d'olio

http://www.ecplanet.com/node/3645

Questo articolo è stato scritto da Paolo Cardenà lo scorso 26 ottobre. Si tratta di una previsione azzeccata in pieno: Mario Monti continua con le sue infondate elucubrazioni parlando continuamente di crescita e i “poveri” italiani sono sempre più poveri.

A quanto pare, sembra che dovremmo abituarci alle ossessioni di Monti che vede crescita ovunque: perfino in fondo al tunnel. Ormai la vede anche nei sogni: dice che sta per arrivare, ma stenta a farsi prendere. Dice che si sta per agguantarla, ma in realtà è ben lungi dal farsi cavalcare.

Arriva perfino a dire che è dentro di noi, ma in realtà stenta proprio a venire. A sentirlo parlare, non sembra così diverso dal suo predecessore, quanto a farneticazioni. Peccato che l'Italia sembra andare in tutt'altra direzione, rispetto a quella indicata da Monti, e a confermarlo ci ha pensato proprio ieri un comunicato Censis-Confcommercio.

[wbf](ASCA) - Roma, 25 ott - Quasi una famiglia su cinque non riesce a far fronte alle spese con il proprio reddito mentre due su tre va in pareggio ma non riesce a mettere da parte nulla. È quanto emerge dall'Outlook dei Consumi elaborato dal Censis e da Confcommercio. Secondo il rapporto, che guarda alle prospettive della seconda metà del 2012, “si deteriora la capacità di risparmio ed aumenta il numero delle famiglie insolventi, che restano una stretta minoranza nel panorama complessivo, ma che sono il segnale di un quadro che da troppo tempo non migliora”. Il 65% delle famiglie va sostanzialmente in pari tra entrate ed uscite, il che significa però che non riesce a mettere da parte nulla, mentre appena il 17% degli intervistati ha dichiarato di essere riuscito a risparmiare parte del reddito dopo aver coperto tutte le spese. Ma c'è un 18% che non è riuscito a coprire per intero, nell'ultimo semestre, le spese con il proprio reddito. Si tratta di circa 4,5 milioni di famiglie la cui maggioranza ricorre ai risparmi in banca (56%), mentre il 21% si indebita o posticipa i pagamenti. Si tratta, secondo lo studio, soprattutto delle famiglie del Mezzogiorno, di monogenitori e di coppie con un figlio “che più frequentemente mostrano gravi segnali di difficoltà economiche, non essendo riuscite negli ultimi sei mesi a coprire per intero tutte le spese e che hanno dato fondo ai risparmi o che si sono indebitate”. Anche tra le famiglie con mutuo immobiliare (circa il 15% del campione) aumentano le situazioni in cui la restituzione della rata diventa più difficile: a settembre 2012, infatti, aumenta sia la quota di chi ha dichiarato notevoli difficoltà nella restituzione della rata (14,7% rispetto all'8,3% di giugno 2011), sia la quota di chi non è riuscito a rispettare le scadenze (4,7% contro il 2,2%).[/f]

Lo spaccato che ci offre il Censis ha un solo significato: una buona parte della popolazione italiana sta cadendo verso la povertà e il declino sembra essere inarrestabile in un quadro che tende al peggioramento.

In un contesto dove si registra una forte contrazione della domanda interna per effetto della diminuzione della capacità di spesa e che, verosimilmente, nei prossimi mesi, vedrà un ulteriore peggioramento del mercato del lavoro con tassi di disoccupazione che tenderanno a posizionarsi verso livelli più alti, è del tutto inverosimile e fuorviante poter parlare di ripresa economica.

La stretta fiscale in atto, circoscritta in un periodo temporale troppo ristretto e che sembra non conoscere limiti, sta letteralmente uccidendo l'economia e il tessuto sociale del Paese, condannando alla povertà un numero preoccupante di famiglie.

In questo senso, la legge di stabilità pensata dal Governo, qualora dovesse essere licenziata immutata dal parlamento, produrrà una vera e propria catastrofe sociale condannando milioni di persone all'indigenza e alla fame. Quella vera, intendo. Altro che benefici per il 99% dei contribuenti, come affermato dal ministro Grilli.

La realtà è che non sappiamo quando usciremo dalla crisi, o meglio, quando potrà arrestarsi la caduta del Pil e magari attendersi qualche frazionale miglioramento delle condizioni economiche. Ma sappiamo con certezza che ne usciremo tutti drammaticamente più poveri. Non fatevi illusioni.

Autore: Paolo Cardenà / vincitorievinti.com
[/f]

[wbf]2) Con il nuovo redditometro in Italia fino a 9 mila euro in più di tasse

http://www.ecplanet.com/node/3643

Con il nuovo redditometro, lo strumento che consente di confrontare i redditi dichiarati dai contribuenti con il loro tenore di vita sulla base delle spese sostenute, gli italiani rischieranno, nel peggiore dei casi, di pagare fino a 9mila euro in più di tasse.

È una prima stima degli effetti elaborata dell’ufficio studi della Cgia di Mestre. Secondo l’associazione, con un maggior reddito stimato dal fisco pari a 10.000 euro, se il contribuente raggiunge l’accordo con l’Agenzia delle Entrate che gli sconta il reddito imponibile del 5%, tra maggiori imposte e sanzioni ridotte dovrà versare tra i 4.250 euro circa e i 5.640 euro. Se, invece, non accetta la proposta del fisco e fa ricorso alla Commissione tributaria e alla fine dei due gradi di giudizio perde, il contribuente dovrà versare tra 6.815 e 8.906 euro.

Le simulazioni, sottolinea l’Ufficio studi della Cgia, sono state fatte su 3 tipologie reddituali: 20.000 euro, 40.000 euro e 80.000 euro. Al di sotto dell’ultima soglia, è ricordato, c’è il 98% del totale dei contribuenti italiani.

Nel caso, invece, si raggiunga un “compromesso” con l’Agenzia delle Entrate che riduca il reddito imponibile del 20%, tra maggiori imposte e sanzioni ridotte il contribuente dovrà versare tra i 3.366 euro fino a 4.750 euro. Se, invece, non accetta la mediazione avanzata dal fisco e fa ricorso alla Commissione tributaria e alla fine dei due gradi di giudizio ne esce “sconfitto”, il contribuente dovrà versare all’Erario, come nel caso precedente, fino ad un massimo di 8.906 euro.

Con il nuovo redditometro che fra qualche mese cambierà il rapporto tra il fisco e i contribuenti italiani, secondo la Cgia, i primi avranno la possibilita’ di ”costruire” a tavolino i redditi dei secondi sulla base delle spese che questi ultimi hanno effettuato, anche per mezzo di una serie di indici fissati a priori. Nel caso in cui il reddito presunto dall’amministrazione superi di almeno il 20% di quello dichiarato, il fisco convoca il contribuente per chiedere di giustificare lo scostamento tra le spese effettuate e il reddito dichiarato.

“La normativa – dichiara il segretario Giuseppe Bortolussi – limita la possibilità di dimostrare che le spese realizzate dal contribuente siano avvenute con redditi diversi da quelli posseduti nello stesso periodo d’imposta. Inoltre, sarebbe auspicabile che si stabilisse il carattere di presunzione semplice di questo nuovo strumento, permettendo al contribuente di discutere anche su come sono state conteggiate le maggiori richieste avanzate dal fisco.

Infine, il giudice tributario dovrebbe essere messo nelle condizioni di avere un’ampia possibilità di giudizio anche nella valutazione dei risultati a cui giunge l’Agenzia delle Entrate con il nuovo redditometro”.

Fonte: lindipendenza.com


3) Lo scontro e’ tra partito dell’elusione e partito dell’evasione

http://www.altrainformazione.it/wp/2012 ... levasione/

Lo Scontro è tra Partito Dell’elusione e Partito Dell’evasione. Dove il primo è composto da politici, statali, funzionari UE…corporatione, istituzioni finanziarie, multinazionali, traders anche…che riescono a ricevere legalmente molto di quello che pagano e le piccole imprese e lavoro autonomo che legalmente dovrebbero pagare oltre il 60% a causa di leggi fatte o influenzate dai primi e cercano di evadere per arrivare a pagare come questi figli di buona donna della politica, finanza globale e multinazionali
In Italia non solo si pagano troppe tasse in aggregato (questa settimana c’erano articoli che riportavano che siamo 9 punti % sopra la media OCSE, 43% del pil contro 34% degli altri), ma non si evade ed elude come all’estero e quando uso il confronto con l’America, a differenza di voi che parlate per sentito dire e per letto su Repubblica, so quello che sto dicendo, sia per esperienza che per studio.
Nella foto: Attilio Befera, direttore dell’Agenzia delle Entrate
Befera dichiara oggi che: "un milione di famiglie dichiarano reddito zero…" per cui deve stanarle. Non dice però se siano ricchi che spendono 10 mila euro al mese o famiglie che spendono 1300 euro al mese.
In America se guardi a chi ha reddito superiore ai 202 milioni di dollari l’anno, le 400 famiglie più ricche d’America, 6 famiglie hanno pagato zero tasse e altre 110 famiglie hanno pagato meno del 15%.
Non sto parlando di gente che ha grandi patrimoni, ma come gli Agnelli da noi non mostra un reddito annuo tassabile rilevante perchè incassa capital gain e dividendi tassati alla fonte o a livello corporate o come DeBenedetti prende la residenza in Svizzera, sto parlando di gente che ha un reddito personale dichiarato superiore ai 200 milioni di dollari e invece di pagare le aliquote che tutti pagano ne paga la metà (e in alcuni casi quasi niente).
In aggregato le 400 famiglie più ricche d’America sai quanto hanno pagato di tase federali sul reddito (dati 2009) ? Il 19.9%, Questa è il gruppo di dichiarazioni dei redditi americane superiori ai 200 milioni in su l’anno e in media questo gruppo guadagna sui 400 milioni l’anno. Quanto paga in media ? 80 milioni e se ne tiene stretti 320 milioni, ogni anno. Sarebbe bello per un lavoratore autonomo italiano o una SrL pagare legalmente un 20% invece del 60% che si paga da noi no ? ( come mostrato più volte da Lanci se poi tieni conto di tutte le imposte una SrL arriva a pagare il 70%. Ovviamente in USA oltre alle tasse sul reddito federali ci sono tasse statali da aggiungere per cui il totale sale, ma arriva al 25% circa).
Ma Obama o il suo ministro delle Finanze Geithner o il loro Attilio Befera cioè il capo dell’Internal Revenue, IRS, Douglas_Shulman hanno denunciato la cosa, scatenato la caccia agli elusori e apprestato nuovi redditometri e indicatori per stanarli ? No. La legislazione fiscale è così complicata che se puoi pagare i grandi studi di commercialisti e avvocati ti dimezzi le tasse legalmente, LE ELUDI. Queste notizie sui ricchi che pagano metà delle tasse che devono le leggi ogni settimana ad esempio su Reuters nella colonna di David Cay Johnston, ma nessuno nel governo o parlamento americano fa niente, perchè le loro campagne elettorali sono finanziate da queste famiglie. Questo nonostante il deficit pubblico annuo sia dal 2009 in USA oltre il 10% del PIL (mentgre il nostro è solo 2% del PIL), un deficit di 1200 miliardi di dollari l’anno, per cui lo stato americano avrebbe bisogno che i miliardari paghino le tasse come gli altri
Befera e Monti inventano nuovi strumenti di repressione fiscale verso gente che ha la colpa di lavorare in proprio, ma che spende sempre meno e ora chiude con frequenza l’attività, mentre in America verso i miliardari con redditi DICHIARATI di centinaia di milioni, che vivono con eserciti di servitori in modo sempre più opulento al punto che hanno ristoranti e ora anche linee aeree dedicate ai loro cani e gatti, leggi che pagano in media la stessa percentuale degli operai e segretarie. Nessuno nel governo progressista di Obama parla della loro elusione fiscale e nessuno in Italia fa dei confronti con "noi italiani che non paghiamo le tasse, mentre in America invece…"
Sai quanto pagano Amazon, Blackrock, Goldman, Starbucks, Google e tante altre multinazionali che operano qui n Italia o Inghilterra e in Europa in genere, dove raccolgono qui milioni di fatturato ? Più o meno niente. In Inghilterra ad esempio c’è una discussione anche in parlamento sul fatto che molte multinazionali non pagano niente, usando complicati schemi di trangolazione tra Lussemburgo, Irlanda, Bahamas… E in America dove sono basate non pagano molto di più, in molti casi società come General Electric pagano dei 4% di tasse in un anno, l’intera industria dei fondi hedge e non di Wall Street paga il 15%. E infatti le multinazionali e grandi corporations vanno benissimo nonostante la crisi, sono piene di soldi e senza debiti
Gli artigiani, lavoratori autonomi, professionisti, ristoratori, negozianti e piccole imprese italiane invece pagano sul 60% di tasse del loro reddito qui nel nord-italia e infatti vanno sempre peggio e vanno falliti a migliaia
Se vuoi ti posso citare dozzine di esempi, presti dagli esperti di fisco più rispettati in America, quello del New York Times, David Cay Johnson ad esempio in Everybody/dp/1591840694/ref=la_B001KDG3PW_1_2?ie=UTF8&qid=1353558976&sr=1-2 "Perfectly Legal: The Covert Campaign to Rig Our Tax System to Benefit the Super Richand Cheat Everybody Else"
le multinazionali, le grandi banche e fondi, le corporations da Luxottica a Google a Goldman Sachs a Amazon a Barclay’s a Blackrock pagano in media IN AGGREGATO intorno al 20% di tasse ANCHE SE IN TEORIA NE DOVREBBERO PAGARE TRA IL 34% e il 50% circa se guardi alle aliquote (a seconda dei paesi, Italia, USA, Inghilterra). E ci sono molti casi eclatanti di corporations che pagano meno del 10% vedi la polemica questo mese in Inghilterra sulle corporations estere che operano da loro con miliardi di fatturato che NON PAGANO NIENTE come Starbucks o Amazon..
Ma per la grancassa dei media "il record dell’evasione tra i paesi civili" non sono i politici della UE, BCE e FMI esentasse per legge, non sono i mega fondi di NY e Londra che pagano il 15% (per la leggina del "Carried Interest") che finanziano Obama e chiedono a Monti di far pagare i BTP scatenando la Guardia di Finanza, sono le piccole imprese e i lavoratori autonomi italiani, a cui bisogna arrivare a spremere tutto il 60% o 70% del loro reddito che dice la legge gli impone.

Giovanni Zibordi
Fonte: http://www.cobraf.com



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 24/11/2012, 13:07 
Le trame finanziarie spiegate al bruco del mio basilico

http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z2D8oDJLvh



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Era una notizia di qualche mese fa...

Il pareggio di bilancio è una follia,parola di sei premi Nobel

Sei premi nobel per l’economia ed altri esperti scrivono una lettera al Presidente Obama contro la proposta di inserire nella Costituzione americana una norma che costringa rigidamente al pareggio di bilancio. E’ la stessa norma che hanno concordato gli Stati europei su input franco-tedesco e che a breve si approverà pure per la Costituzione italiana.

“E’ una follia” dicono i nobel. Sul piano tecnico-economico impedirebbe quelle che il grande economista inglese lord Keynes chiamava politiche “anticicliche”: sostenere la domanda pubblica e i consumi popolari per uscire dalla recessione.

Più in generale e in sintesi i sottoscrittori della lettera denunciano con convinzione che sarebbe una camicia di forza per la crescita, un sistema irresponsabile per addossare sugli enti locali e sui cittadini, specie quelli più poveri, qualsiasi spesa in più, un invito aperto a svendere le proprietà dello Stato con manovre dubbie e opache e una iattura nel caso che eventi imprevisti richiedessero massicci stanziamenti.

Di sicuro in un momento in cui gli enormi tassi d’interesse della speculazione finanziaria caricano il debito pubblico, parlare rigidamente di pareggio di bilancio senza mettere in discussione queste uscite, significa una politica sociale lacrime e sangue!

In ultima istanza quindi un grave rischio per la democrazia e per la possibilità dei cittadini di decidere quale politica economica adottare.

I sottoscrittori della lettera sono:

KENNETH ARROW premio Nobel per l’economia 1972;
PETER DIAMOND, premio Nobel per l’economia 2010;
WILLIAM SHARPE, premio Nobel per l’economia 1990;
CHARLES SCHULTZE, consigliere economico di J.F. Kennedy e Lindon Johnson, animatore della Great Society Agenda;
ALAN BLINDER, direttore del Centro per le ricerche economiche della Princeton University;
ERIC MASKIN, premio Nobel per l’economia 2007;
ROBERT SOLOW, premio Nobel per l’economia 1987;
LAURA TYSON, ex direttrice del Natonal Economic Council.

http://osasapere.it/blog/2012/03/06/il- ... emi-nobel/

Una volta le carte costituzionali erano i documenti legislativi fondamentali e più importanti di una nazione, i quali ne incarnavano i principi e i valori.

Oggi questi principi e valori sono stati soppiantati da una legge più alta... quella della finanza. Cosa siamo stati disposti a sacrificare in nome del principio del "pareggio di bilancio"? Tutto.

Ci rendiamo conto che tutte le battaglie civili e le conquiste di secoli di storia sono andate perdute in nome di una finanza dittatoriale?!?!

[V]



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Che cosa ci resta da fare ?
O prendiamo coscienza e facciamo qualcosa o il nostro destino di individui è segnato.
Ma benedetta gente !!!!!! Colpiamo dove possiamo ancora farlo, torniamo ad una vita di condivisione, senza egoismi. Mettiamo al primo posto le esigenze di tutti e non quelle individuali e come diceva un saggio " le esigenze dei molti sono più importanti di quelle del singolo". Non lasciamoci influenzare dalle caz....e che ci propinano i media e che ci condizionano l' esistenza.
Viviamo la nostra vita come una comunità, impariamo a conoscere i vicini (parlo per quelli che abitano nelle grandi città), proviamo ad interessarci dei loro problemi o di condividere con loro i nostri, risolviamo insieme le situazioni. In poche parole cerchiamo di essere meno individualisti.
Mandiamo a quel paese i promotori finanziari, le banche e i venditori di fumo, l' economia siamo noi a farla girare e quindi abbiamo in mano un gran potere dissuasivo. Meditiamo gente, meditiamo, non servono magie ma solo buon senso e un pizzico di "cattiveria".



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MessaggioInviato: 01/12/2012, 12:53 
Cita:
greenwarrior ha scritto:

Che cosa ci resta da fare ?
O prendiamo coscienza e facciamo qualcosa o il nostro destino di individui è segnato.
Ma benedetta gente !!!!!! Colpiamo dove possiamo ancora farlo, torniamo ad una vita di condivisione, senza egoismi. Mettiamo al primo posto le esigenze di tutti e non quelle individuali e come diceva un saggio " le esigenze dei molti sono più importanti di quelle del singolo". Non lasciamoci influenzare dalle caz....e che ci propinano i media e che ci condizionano l' esistenza.


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