Quando scrivevo che la Raggi non la vuole più nessuno a Roma e mi ... perculavate ...
Sondaggi: M5s paga il caso Raggi a Roma. PD primo partito
I guai che stanno investendo Virginia Raggi e la giunta comunale di Roma da lei guidata fanno sentire il loro peso nei sondaggi politici. Nelle rivelazioni pubblicate dai quotidiani la Repubblica, la Stampa e il Messaggero il MoVimento 5 stelle resta ferma al palo o addirittura scende di uno-due punti. Un trend curioso dato che è ancora fresca la vittoria del No al referendum per cui tanto si sono spesi i grillini.
Sondaggio dell'Atlante Politico condotto da Demos per la Repubblica.
Nonostante le grandi polemiche e le mobilitazioni che, negli ultimi mesi, hanno opposto il "fronte del Sì" e "il fronte del No", le stime di voto non mostrano cambiamenti significativi rispetto alle settimane prima del referendum. Il Pd - malgrado la "sconfitta personale" del leader - risulta stabile, primo partito, appena sopra il 30%. Seguito dal M5S, quasi 2 punti sotto. In calo di poco più di un punto. Nonostante le difficoltà e gli scandali che ostacolano il percorso della giunta romana, guidata da Virginia Raggi. Il confronto elettorale sembra ancora polarizzato nell'alternativa fra Pd e M5S. Gli altri partiti restano a distanza. Esattamente come prima. La Lega e FI (in lieve crescita) intorno al 13%. Tutto il resto, dal 5% in giù. Il referendum, dunque, non sembra aver cambiato i rapporti di forza tra i partiti.
Sondaggio Piepoli per la Stampa.
Secondo il nostro sondaggio a guadagnare di più dalle vicende capitoline è il Pd e l'area del centrosinistra che capitalizza cinque punti percentuali tra i romani e uno tra gli italiani. Com'era prevedibile il MoVimento 5 stelle perde tra i cittadini di Roma (-3%) ma curiosamente guadagna l'1% tra gli italiani, segno che la gestione della crisi piace molto di più fuori che tra le mura di Roma. Mentre per più della metà dei cittadini romani Raggi dovrebbe dimettersi.
Sondaggio Swg per il Messaggero.
Roma fa crollare il consenso dei 5 Stelle. Al primo sondaggio sulle intenzioni di voto degli italiani (se si votasse per le politiche) dopo le ultime vicende del Campidoglio sfociate nell’arresto di Raffaele Marra - braccio destro del sindaco Virginia Raggi e dell’ex assessore Paola Muraro - il Movimento si gioca tutta la crescita che aveva conquistato nelle ultime settimane grazie alla vittoria al referendum. I 5 Stelle tornano ad essere terzo polo, al 26,8% dei consensi, con una perdita di oltre due punti in solo due settimane. Per la prima volta dopo tanto tempo, il centrodestra compatto (Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d'Italia) supererebbe i 5 stelle con il 29,6%. Il Pd invece si conferma il primo partito con il 32,2%.
Secondo uno studio del Sole 24 Ore, con la legge elettorale Mattarellum, il centrodestra non sarebbe penalizzato.
I collegi uninominali non penalizzano il centrodestra ma resta il rischio che nessuno abbia la maggioranza assoluta. Lo sostiene una analisi di Roberto D'Alimonte e Aldo Paparo sul Sole 24 Ore. Rifacendosi al voto delle elezioni politiche del 2013 e analizzando uno scenario politico tripartitico con la presenza di M5S "il centro-destra sarebbe risultato lo schieramento di maggioranza relativa con 259 seggi totali, di cui 212 nei collegi e 47 nella parte proporzionale. Al secondo posto si sarebbe piazzata la coalizione di Bersani con 234 seggi, di cui 188 maggioritari e 46 proporzionali. Al M5s sarebbe andati 121 seggi, di cui 74 maggioritari e 47 proporzionali. La coalizione di Monti non avrebbe vinto nessun seggio uninominale. Il partito di Monti-Scelta civica- avrebbe preso solo 15 seggi proporzionali".
Si evidenzia che "questi dati confermano che il collegio uninominale non fa male a Berlusconi", "la distribuzione territoriale dei suoi voti è migliore di quella del centro-sinistra. In altre parole con meno voti del centro-sinistra prende più seggi. Se non avesse fatto la riforma del 2005 avrebbe vinto le elezioni del 2006".
Si nota anche che "in un contesto tripolare un sistema misto come quello della legge Mattarella non può assicurare la maggioranza assoluta dei seggi a nessun competitore. Soprattutto nel caso in cui il tripolarismo sia non solo politico ma anche geografico. Con il predominio di ciascuno dei tre poli in una certa area geografica è difficile per qualsiasi sistema maggioritario produrre una disproporzionalità sufficiente per trasformare la minoranza maggiore di voti in maggioranza assoluta di seggi. Certo, se uno dei tre poli si indebolisse il risultato cambierebbe. Ma nell'Italia di oggi non è così. Almeno per ora".
http://www.huffingtonpost.it/2016/12/22 ... 84616.html