25/09/2020, 13:25
02/10/2020, 12:44
L'Iran continua a sfidare le minacce degli Stati Uniti fornendo carburante al Venezuela
La seconda di un gruppo di tre petroliere iraniane è entrata ieri nelle acque venezuelane per trasportare carburante nel paese, che sta soffrendo alla luce del crollo della sua industria petrolifera e delle sanzioni statunitensi che hanno paralizzato le importazioni e le esportazioni.
L'agenzia Reuters ha riferito che i dati della petroliera hanno rivelato che la nave "Fortune" battente bandiera iraniana era entrata nelle acque della zona economica esclusiva del Venezuela alle 05:45 GMT, seguendo la stessa rotta della nave "Forest" che è attraccata in un porto venezuelano lunedì scorso.
Forest dovrebbe trasportare 272.000 barili di carburante, secondo una fonte del porto che ha parlato alla Reuters a condizione di anonimato.
Due fonti che hanno familiarità con la questione hanno spiegato che l'unità di cracking catalitico liquido della raffineria di Paleto ha recentemente ripreso la produzione di benzina e che sta pompando almeno 30.000 barili al giorno.
L'unica altra raffineria che produce benzina in Venezuela è la raffineria Cardon nello stato occidentale di Falcon, che ha riavviato la sua unità di cracking catalitico per produrre circa 25.000 barili al giorno alla fine di settembre.
La terza nave "Vaxon" dovrebbe arrivare entro questa settimana, completando la consegna di circa 820.000 barili di benzina iraniana e altri combustibili alla compagnia petrolifera nazionale venezuelana.
Fonte: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-liran_continua_a_sfidare_le_minacce_degli_stati_uniti_fornendo_carburante_al_venezuela/82_37547/
06/11/2020, 13:24
Momenti di inaspettata verità. Giorgia Meloni e il Venezuela: "L'Italia pretenda il disarmo delle milizie armate di Guaidò"
Con Lia Quartapelle che annuncia una risoluzione del suo partito che "impegni l'Italia a impedire le elezioni parlamentari in Venezuela", il Pd, come sempre, tocca il punto più basso del panorama politico italiano. Ma all'evento degli ultimi degli autoproclamati per il golpista Guaidò, organizzato al Senato della Repubblica italiana da Adolfo Urso, praticamente tutti i partiti hanno voluto mettere il loro sigillo sull'ennesima infamia contro la sovranità, indipendenza e autodeterminazione della Repubblica Bolivariana del Venezuela.
Eppure le frasi shock della Quartapelle non sono la cosa che più ci hanno fatto trasalire dalla sedia. Sul finale della conferenza stampa - alla presenza lo ripetiamo di tutti i partiti ad eccezione di Leu - la sovranista a stelle e strisce che si vantava negli Stati Uniti di aver (loro si) obbedito ai padroni di Washington in una fase in cui il governo Conte 1 prendeva una posizione dignitosa sul golpe in atto in Venezuela, si lascia sfuggire la verità.
Ascoltate bene cosa dice Giorgia Meloni.Guarda su youtube.com
Ascoltatelo in loop:
«Noi chiediamo che l’Italia pretenda, in seno al Gruppo di Contatto, il disarmo immediato dei gruppi paramilitari e delle milizie armate di Guaidò».
Dopo anni e anni di fake news, narrazioni distorte e mendaci, disinformazione a tutto spiano, finalmente dalla bocca di Giorgia Meloni, esponente di punta della peggiore destra italiana filo-atlantica, ascoltiamo una verità, pur coscienti che si tratta di un errore. Di uno scherzo della storia che emerge con tutta la sua forza dirompente.
E non è finito qui. Perché, nei 10 secondi memorabili di verità, la sovranista a stelle e strisce ha chiesto il disarmo dei gruppi armati "di stati terzi", con chiaro riferimento sempre involontario ai gruppi terroristici e paramilitari che dalla Colombia vengono fomentati, armati e finanziati dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea, nel tentativo vano di rovesciare l'ordine costituzionale e la sovranità del Venezuela. I gruppi terroristici e paramilitari di Guaido' e dall'esterno, come sottolinea correttamente anche se con un lapsus Giorgia Meloni, sono responsabili da ultimo dell'attacco terroristico alla principale raffineria del paese. Chiaramente nel silenzio dei media "liberi" e dei partiti che vogliono esportare una democrazia, quella a stelle e strisce, che mostra il suo spettacolo più triste e farsesco proprio in queste ore.
I gruppi paramilitari del golpista Guaidò, come sanno bene i lettori de l'AntiDiplomatico, sono gli stessi coinvolti nel piano ‘La Salida’ del 2014. Proteste violente ideate e fomentate dall'oppositore Leopoldo López, attualmente fuggiasco in Spagna, dove l’autoproclamato presidente da operetta Juan Guaidò partecipava attivamente ai disordini. In un video pubblicato sui social network leader si può vedere il dirigente oppositore che oggi dice di cercare la "democrazia" e la pace in Venezuela, direttamente coinvolto nelle proteste, assolutamente non pacifiche o democratiche che causarono morti, feriti e danni alle istituzioni e strade pubbliche in tutto il paese. Oggi lo vediamo sempre compunto in giacca e cravatta, mentre nel video in questione indossa un casco e maschera antigas. "Ricordo che nel 2007 abbiamo proclamato: 'Studenti!' Adesso, gridiamo, 'Resistenza! Resistenza!'", afferma Guaidò impegnato nelle proteste violente.Guarda su youtube.com
Che il golpista venezuelano, totalmente nel dimenticatoio nel paese e abbandonato dagli stessi padroni degli Stati Uniti, rappresenti ancora in Italia un riferimento tale da organizzare una conferenza stampa in Parlamento, rende incredulo lo stesso Juan Guaidò. Mai particolarmente sagace, il golpista venezuelano non nasconde la sua sorpresa nel dover proseguire la sua opera teatrale in un palcoscenico così prestigioso. Opera teatrale che per fortuna, ogni tanto, regala momenti di inaspettata verità.
La Redazione
Fonte: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-momenti_di_inaspettata_verit_giorgia_meloni_e_il_venezuela_litalia_pretenda_il_disarmo_delle_milizie_armate_di_guaid/82_38075/
08/12/2020, 13:09
Pino Arlacchi: "Ora è ufficiale: gli Usa hanno perso anche la guerra contro il Venezuela"
La vittoria del governo Maduro alle elezioni del Venezuela è una sconfitta secca e senza attenuanti della strategia adottata da Trump negli ultimi anni. La guerra contro il Venezuela ha fatto la stessa fine di quella contro l’Afghanistan, l’Irak, la Siria, la Libia e lo Yemen. Anche se in questo caso non si è bombardato ed invaso, ma si sono usate tutte le armi di una guerra non convenzionale, il fallimento è innegabile.
L’errore più grande commesso dagli americani è stato quello di credere che, rivolgendo le loro sanzioni assassine contro l’intera popolazione del Venezuela invece che contro i soli esponenti del governo, la crisi umanitaria conseguente avrebbe scatenato una ribellione popolare contro la “dittatura”. Senza capire che i 4-5 milioni di chavisti e la maggior parte dei venezuelani non sarebbero insorti contro Maduro ma contro di loro, gli Stati Uniti, considerandoli (giustamente) la vera minaccia alla loro libertà e alla loro sopravvivenza fisica.
È tempo che gli Stati Uniti, l’Unione Europea e il loro codazzo mediatico si rendano conto che in Venezuela non esiste alcuna “dittatura”, ma un largo consenso popolare a un esecutivo di sinistra radicale che dura da 20 anni, da Chavez a Maduro. Una formula di governo democratico che ha vinto 23 su 25 elezioni. Consultazioni che sono altrettanto se non più regolari di quelle che si svolgono negli Stati Uniti. Le votazioni venezuelane sono a prova di brogli perché basate su una doppia scheda, cartacea e digitale, e sono state definite tra le più oneste del mondo dal Centro di osservazione elettorale dell’ex Presidente Carter.
L’unico modo per invalidarle è quello di screditarle in via preventiva, sabotando la partecipazione al voto. Temendone il risultato, gli Stati Uniti e l’opposizione golpista di Guaidò hanno fatto di tutto per boicottare le elezioni, tentando di non far partecipare al voto l’opposizione costituzionale e gli elettori, e proibendo all’Unione Europea di inviare i suoi osservatori nonostante il pressante invito del governo.
Il risultato è consistito in 300 osservatori provenienti da 34 paesi, tra cui l’ex premier Zapatero e 3 ex Presidenti, che hanno certificato la regolarità delle elezioni parlamentari. Vinte dal governo in carica con due terzi dei voti.
Fonte: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-pino_arlacchi_ora__ufficiale_gli_usa_hanno_perso_anche_la_guerra_contro_il_venezuela/82_38582/
In Venezuela trionfa la democrazia. L'UE non può accettarlo
Il Partito Socialista Unito del Venzuela insieme alla forze afferenti al chavismo riuniti nel Gran Polo Patriottico ottengono una netta vittoria alle elezioni legislative. Finalmente l’Assemblea Nazionale venezuelana è recuperata alla piena istituzionalità e alla vita democratica del paese. Negli ultimi cinque anni infatti l’organo legislativo del paese è stato nei fatti tenuto in ostaggio di Washington. L’opposizione estremista e golpista di Juan Guaidò e Leopoldo Lopez ha utilizzato su ordine statunitense l’Assemblea Nazionale venezuelana unicamente come una sorta di ariete per abbattere il presidente Maduro. Obiettivo miseramente fallito, così come l’opposizione oltranzista che per non andare incontro a una disfatta ha deciso di non partecipare alla tornata elettorale legislativa.
Il Gran Polo Patriottico, guidato dal Partito Socialista Unito del Venezuela, ha raggiunto il 67,6% con 3.558.320 voti, la coalizione tra Azione Democratica, Copei, Cambiemos, Avanzada Progresista ed El Cambio ha ottenuto il 17,95% con 944.665 voti, l'alleanza Venezuela Unida, Primero Venezuela e Voluntad Popular Activistas ha ottenuto il 4,19% con 220.502 voti, il Partito Comunista del Venezuela ha ottenuto il 2,73% con 143.917 voti e il 6,79% del voti sono andati ad "altri" partiti.
L’affermazione delle forze chaviste rispetto alle opposizioni di destra e sinistra è palese. Curiosamente vediamo quindi i media mainstream italiani sulla scia degli omologhi internazionali evidenziare il dato dall’astensione. L’obiettivo è chiaro: delegittimare la tornata elettorale a cui i settori più oltranzisti dell’opposizione venezuelana non hanno partecipato su ordine diretto degli Stati Uniti d’America. Durante tutta la giornata di domenica Juan Guaidò e i suoi scagnozzi hanno diffuso dati quantomeno fantasiosi circa una partecipazione quasi nulla alle elezioni.
Il dato riguardante l’affluenza, 31%, non è altissimo, ma vi sono alcune questioni da prendere in considerazione. L’affluenza alle elezioni legislative in Venezuela è storicamente inferiore rispetto a presidenziali ed elezioni amministrative dove vengono eletti sindaci e governatori. Come riferimento per questa tornata elettorale possiamo prendere l’anno 2005. Anche allora settori dell’opposizione decisero di non partecipare alla contesa elettorale. L’affluenza fu del 25%. Un vero e proprio deja vù per l’opposizione. Nelle successiva presidenziali il Comandante Chavez ottenne poi una schiacciante vittoria sul candidato dell’opposizione di destra. Successivamente gli oppositori al chavismo ammisero di aver commesso un clamoroso errore non prendendo parte alle elezioni parlamentari del 2005.
Adesso Juan Guaidò come ampiamente prevedibile rivendica una fantomatica vittoria intestandosi il dato dell’astensione. E inoltre rilancia: visto che con il nuovo parlamento viene meno l’ultimo appiglio semi-legale per mantenere in vita la presidenza immaginaria ad interim, Guaidò convoca una ‘consultazione popolare’ tramite app e di persona il giorno 12 di dicembre. Ovviamente dietro questa ennesima mossa dal sapore amaro del golpismo di sono gli Stati Uniti che in maniera bipartisan, chiunque sia l’inquilino della Casa Bianca, vogliono rovesciare Maduro in Venezuela per cancellare la Rivoluzione Bolivariana.
Alla strada democratica della competizione elettorale gli autoproclamati difensori della democrazia in Venezuela hanno ancora una volta preferito la strada delle sanzioni imperiali e della violenza golpista.
Dobbiamo inoltre valutare il contesto in cui si sono svolte queste elezioni. Il Venezuela è un paese schiacciato da criminali e pesanti sanzioni imposte da Stati Uniti ed Unione Europea. Alcuni economisti hanno affermato che l’impatto delle sanzioni sul paese sudamericano è paragonabile a quello di un bombardamento. Se a queste aggiungiamo gli effetti un’inflazione utilizzata come una vera e propria arma di guerra e la crisi economica globale innescata dalla pandemia, possiamo immaginare che le persone siano molto stanche. Tanti cittadini hanno così deciso di non recarsi alle urne come in passato.
Curioso poi notare come l’affluenza in Venezuela sia praticamente identica a quella in Romania. Altro paese chiamato alle urne proprio il 6 dicembre. Bene, in questo caso i media si limitano a registrare il dato senza particolari commenti. La solita doppia morale che ben abbiamo imparato a conoscere.
Queste elezioni parlamentari segnano in ogni caso un nuovo inizio per la democrazia venezuelana. Maggioranza e opposizione democratica potranno lavorare alla risoluzione di alcuni problemi che attanagliano il paese. In primis il blocco economico statunitense. Il principale fattore che va ad impattare sulla qualità di vita dei venezuelani.
fonte: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-in_venezuela_trionfa_la_democrazia_lue_non_pu_accettarlo/5871_38586/
24/12/2020, 12:35
L'UE abbandonerà Guaidó
La decisione - spiega RedRadioVe - è strettamente collegata all'esito delle elezioni parlamentari del 6 dicembre. Una tornata elettorale che ha visto il chavismo trionfare e così riconquistare la maggioranza in seno all’Assemblea Nazionale.
La clamorosa sconfitta dell'opposizione ha messo fine alla precaria unità che esisteva nel conclave delle nazioni del vecchio continente, indica il portale venezuelano.
I paesi europei sanno bene che dopo il 5 gennaio cade l’ultimo fragile appiglio simil-legale che l’autoproclamato scherzo della storia conosciuto come Guaidò può accampare per rivendicare la presidenza virtuale del paese. Alla guida del paese è sempre restato ben in sella il legittimo presidente Maduro. Solo nella narrazione distorta di certi media asserviti a Washington Guaidò è alla guida del Venezuela.
Come ha evidenziato anche l’ex presidente spagnolo Zapatero il 5 gennaio ritenere Guaidò ancora presidente incaricato perde ogni senso. Il golpista cessando di essere parlamentare non può rivendicare più nulla.
L’UE resta comunque in mezzo al guado
Quindi è chiaro che l'UE non continuerà più a sostenere Guaidó, come il presunto presidente in carica. Come rivela il corrispondente da Bruxelles, Lluís Pellicer, del quotidiano spagnolo El País, l’UE pur di non legittimare Maduro, unico e vero presidente del Venezuela, avrebbe deciso di riconoscere Guaidó come "l'ultimo presidente" eletto "democraticamente" all'Assemblea Nazionale.
Questa formula manterrebbe parte dello status conferito a Guaidó a livello internazionale. In modo tale che lui e la sua cricca di corrotti possano continuare a gestire i fondi della Repubblica Bolivariana del Venezuela, illegalmente congelati in paesi come il Portogallo e la Svizzera.
Il giorno dopo l'insediamento della nuova Assemblea Nazionale, cioè il 6 gennaio, l'UE prevede di rilasciare una dichiarazione ufficiale con la sua posizione. Ma gli analisti indicano anche che l’Unione attende il segnale dal suo vero capo: il governo degli Stati Uniti per prendere una decisione definitiva e ufficiale.
Fonte: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-lue_abbandoner_guaid/8_38849/