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Stellare
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MessaggioInviato: 17/06/2012, 13:27 
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Ufologo 555 ha scritto:

Capirai! hai trovato gl'italiani ... uniti! [8)]
(Mai, in nessuna cosa; forse per il calcio!) [^]


Per il calcio o quando si sentono attaccati dall' esterno, quando hanno sentore del reale pericolo.



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MessaggioInviato: 17/06/2012, 13:33 
Dopo l'Impero Romano siamo stati attaccati per decenni e nessuno muoveva un dito! Anzi, quando la Spagna e la Francia avevano le loro "dispute" se le venivano a "giocare" in ... Italia! (Così, il loro territorio, rimaneva intatto ...) [;)]
Poi, non parliamo degli avvenimenti "recenti": cambio di ...amicizie e patti vari; siamo un popolo di profittatori! [:o)]
Ecco perché non ci rispetta nessuno! Un esempio per tutti: il Giappone; perse con dignità e coerenza, tutti lo ripettano. [^]



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U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
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MessaggioInviato: 17/06/2012, 14:18 
Uba, l'idea che mi sono fatto negli ultimi mesi (in cui ho cercato di capire più che di scrivere, tanto da aver evitato apposta queste discussioni) è che:

1- questa è una crisi del sistema economico, le chiamano "fallimento del mercato" volendo dire "difetto" ma in realtà qui è proprio il capitalismo che ha steccato

2- questa crisi è stata causata direttamente dalle politiche liberiste, quelle per cui ogni vincolo al mercato non solo crea un danno all'economia ma è anche una violazione dei diritti politici ed economici dell'individuo (se vuoi, la deregulation tanto di moda anche da noi)

3- la storia del debito è un falso problema, quindi, perchè il mercato ha ceduto non sui debiti degli Stati (che, essendo "debiti", vuol dire che in giro ci sono molti "crediti", quindi un debito pubblico non è "male" per il privato, anzi, è ricchezza), ha ceduto sulle speculazioni che la politica ha permesso, speculazioni che ci sono state sulla new economy, sul mercato immobiliare, e ora sul debito pubblico, sull'euro e compagnia

4- l'Europa è in crisi (tutto, dall'economia alla moneta alla politica) perchè quel mainstream politico-economico è stato applicato fino in fondo: all'inizio dell'Euro giravano studi fondati sulla solita teoria della "forza invisibile" del mercato, per cui l'esistenza stessa del mercato unico e della moneta unica, lasciati liberi di agire, avrebbero parificato le economie (perchè i Paesi "poveri" del sud Europa avrebbero attratto capitali dal nord)

5- diventa quindi inutile dare risposte simili al "non paghiamo il debito" oppure "usciamo dall'Euro", perchè il problema non è nè il debito nè l'Euro (o l'Europa), ma molto più grande, il problema è lo stesso sistema che non seguendo più, di fatto, le normali regole economiche "che ti insegnano a scuola", non distribuisce più "normalmente" le risorse, e quindi "non pagare il debito" non serve a nulla, occorre intervenire sul sistema, non sull'effetto perverso del sistema

6- le risposte devono essere politiche e devono consistere in cose molto pesanti e molto difficili da fare:

a) smetterla di lasciare libero il mercato, che non funziona più da solo (anzi, non ha mai funzionato da solo), e cominciare a "violentarlo" per forzarlo a fare ciò che da solo non riesce a fare (distribuire le risorse come vogliamo che vengano distribuite)

b) dato che la questione è mondiale, la risposta non può essere nazionale, ma almeno europea, e quello che non va in Europa è la totale assenza di una politica economica, monetaria e fiscale comune e contemporaneamente una totale inadeguatezza della BCE ad affrontare da sola il problema: serve rafforzare tutte e due

c) servono gli eurobond, e serve che la BCE possa comperarli direttamente sul mercato primario, per abbattere la speculazione e permettere così agli Stati di creare debito per lo sviluppo senza l'assillo dei mercati

d) serve un'Europa che abbia non solo il controllo delle politiche fiscali, economiche eccetera (a che serve un'Europa unita che persegua nelle politiche di rigore?) ma che stabilisca un piano di sviluppo a 5-10-15-20 anni, abbandonando le vecchie teorie fallimentari e cominciando ad intervenire pesantemente sui mercati

7) ovvio quindi che le risposte date dai governi europei (compreso quello italiano) siano completamente sbagliate. E altrettanto ovvio che qualsiasi cosa venga fatta a livello nazionale non serve a nulla. Al massimo, serve solo a rinviare il problema. E intendo anche (lo ribadisco ancora) le idee di uscita dall'Euro e del "non paghiamo il debito". Quello che sta capitando è pari pari quello che scriveva Marx: le ricchezze si stanno concentrando sempre di più e sempre più velocemente, perchè si è ritenuto, sbagliando, che la libertà assoluta del mercato producesse il contrario. L'unica soluzione è di riportare in catene il mercato, mentre qualsiasi altra soluzione non fa che rafforzare il processo (straordinario, non c'è che dire, "rivoluzionario") in atto.


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MessaggioInviato: 17/06/2012, 14:32 
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sezione 9 ha scritto:

Uba, l'idea che mi sono fatto negli ultimi mesi (in cui ho cercato di capire più che di scrivere, tanto da aver evitato apposta queste discussioni) è che:

1- questa è una crisi del sistema economico, le chiamano "fallimento del mercato" volendo dire "difetto" ma in realtà qui è proprio il capitalismo che ha steccato

2- questa crisi è stata causata direttamente dalle politiche liberiste, quelle per cui ogni vincolo al mercato non solo crea un danno all'economia ma è anche una violazione dei diritti politici ed economici dell'individuo (se vuoi, la deregulation tanto di moda anche da noi)

3- la storia del debito è un falso problema, quindi, perchè il mercato ha ceduto non sui debiti degli Stati (che, essendo "debiti", vuol dire che in giro ci sono molti "crediti", quindi un debito pubblico non è "male" per il privato, anzi, è ricchezza), ha ceduto sulle speculazioni che la politica ha permesso, speculazioni che ci sono state sulla new economy, sul mercato immobiliare, e ora sul debito pubblico, sull'euro e compagnia

4- l'Europa è in crisi (tutto, dall'economia alla moneta alla politica) perchè quel mainstream politico-economico è stato applicato fino in fondo: all'inizio dell'Euro giravano studi fondati sulla solita teoria della "forza invisibile" del mercato, per cui l'esistenza stessa del mercato unico e della moneta unica, lasciati liberi di agire, avrebbero parificato le economie (perchè i Paesi "poveri" del sud Europa avrebbero attratto capitali dal nord)

5- diventa quindi inutile dare risposte simili al "non paghiamo il debito" oppure "usciamo dall'Euro", perchè il problema non è nè il debito nè l'Euro (o l'Europa), ma molto più grande, il problema è lo stesso sistema che non seguendo più, di fatto, le normali regole economiche "che ti insegnano a scuola", non distribuisce più "normalmente" le risorse, e quindi "non pagare il debito" non serve a nulla, occorre intervenire sul sistema, non sull'effetto perverso del sistema

6- le risposte devono essere politiche e devono consistere in cose molto pesanti e molto difficili da fare:

a) smetterla di lasciare libero il mercato, che non funziona più da solo (anzi, non ha mai funzionato da solo), e cominciare a "violentarlo" per forzarlo a fare ciò che da solo non riesce a fare (distribuire le risorse come vogliamo che vengano distribuite)

b) dato che la questione è mondiale, la risposta non può essere nazionale, ma almeno europea, e quello che non va in Europa è la totale assenza di una politica economica, monetaria e fiscale comune e contemporaneamente una totale inadeguatezza della BCE ad affrontare da sola il problema: serve rafforzare tutte e due

c) servono gli eurobond, e serve che la BCE possa comperarli direttamente sul mercato primario, per abbattere la speculazione e permettere così agli Stati di creare debito per lo sviluppo senza l'assillo dei mercati

d) serve un'Europa che abbia non solo il controllo delle politiche fiscali, economiche eccetera (a che serve un'Europa unita che persegua nelle politiche di rigore?) ma che stabilisca un piano di sviluppo a 5-10-15-20 anni, abbandonando le vecchie teorie fallimentari e cominciando ad intervenire pesantemente sui mercati

7) ovvio quindi che le risposte date dai governi europei (compreso quello italiano) siano completamente sbagliate. E altrettanto ovvio che qualsiasi cosa venga fatta a livello nazionale non serve a nulla. Al massimo, serve solo a rinviare il problema. E intendo anche (lo ribadisco ancora) le idee di uscita dall'Euro e del "non paghiamo il debito". Quello che sta capitando è pari pari quello che scriveva Marx: le ricchezze si stanno concentrando sempre di più e sempre più velocemente, perchè si è ritenuto, sbagliando, che la libertà assoluta del mercato producesse il contrario. L'unica soluzione è di riportare in catene il mercato, mentre qualsiasi altra soluzione non fa che rafforzare il processo (straordinario, non c'è che dire, "rivoluzionario") in atto.



concordo ma ti invito a ragionare... ti rendi conto che le soluzioni che vengono date e che te di rimando dai fanno parte esattamente del sistema economico già esistente...?

Questo tipo di economia è ciclica, sia che ci sia qualcuno che controlla o meno è soggetta a cicli. Gli economisti possono prevederli, incomincio a pensare però che certe volte si dimenticano che hanno a che fare con persone, e non con numeri...

non siamo amtematica, fortunatamente...

può essere vero che per gestire milioni di persone serve un sistema...

però cavolo... c'è modo e modo di attualizzarlo. Per non fare un discorso un pò più semplice ma... forse ogni tanto è il caso di ricordarlo...

vi rendete conto che su tutta la popolazione mondiale, a causa di come vanno le cose, solo pochi fortunati mangiano ogni giorno...???

Cacchio, se ci pensi t fa schifo pure la tastiera con il quale scrivi...

Credo che ogni tanto faccia bene ricordarlo

Stalue...
!


Ultima modifica di EddyCage il 17/06/2012, 14:33, modificato 1 volta in totale.


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EddyCage

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MessaggioInviato: 17/06/2012, 15:12 
Cita:
sezione 9 ha scritto:

Uba, l'idea che mi sono fatto negli ultimi mesi (in cui ho cercato di capire più che di scrivere, tanto da aver evitato apposta queste discussioni) è che:

1- questa è una crisi del sistema economico, le chiamano "fallimento del mercato" volendo dire "difetto" ma in realtà qui è proprio il capitalismo che ha steccato

2- questa crisi è stata causata direttamente dalle politiche liberiste, quelle per cui ogni vincolo al mercato non solo crea un danno all'economia ma è anche una violazione dei diritti politici ed economici dell'individuo (se vuoi, la deregulation tanto di moda anche da noi)

3- la storia del debito è un falso problema, quindi, perchè il mercato ha ceduto non sui debiti degli Stati (che, essendo "debiti", vuol dire che in giro ci sono molti "crediti", quindi un debito pubblico non è "male" per il privato, anzi, è ricchezza), ha ceduto sulle speculazioni che la politica ha permesso, speculazioni che ci sono state sulla new economy, sul mercato immobiliare, e ora sul debito pubblico, sull'euro e compagnia

4- l'Europa è in crisi (tutto, dall'economia alla moneta alla politica) perchè quel mainstream politico-economico è stato applicato fino in fondo: all'inizio dell'Euro giravano studi fondati sulla solita teoria della "forza invisibile" del mercato, per cui l'esistenza stessa del mercato unico e della moneta unica, lasciati liberi di agire, avrebbero parificato le economie (perchè i Paesi "poveri" del sud Europa avrebbero attratto capitali dal nord)

5- diventa quindi inutile dare risposte simili al "non paghiamo il debito" oppure "usciamo dall'Euro", perchè il problema non è nè il debito nè l'Euro (o l'Europa), ma molto più grande, il problema è lo stesso sistema che non seguendo più, di fatto, le normali regole economiche "che ti insegnano a scuola", non distribuisce più "normalmente" le risorse, e quindi "non pagare il debito" non serve a nulla, occorre intervenire sul sistema, non sull'effetto perverso del sistema

6- le risposte devono essere politiche e devono consistere in cose molto pesanti e molto difficili da fare:

a) smetterla di lasciare libero il mercato, che non funziona più da solo (anzi, non ha mai funzionato da solo), e cominciare a "violentarlo" per forzarlo a fare ciò che da solo non riesce a fare (distribuire le risorse come vogliamo che vengano distribuite)

b) dato che la questione è mondiale, la risposta non può essere nazionale, ma almeno europea, e quello che non va in Europa è la totale assenza di una politica economica, monetaria e fiscale comune e contemporaneamente una totale inadeguatezza della BCE ad affrontare da sola il problema: serve rafforzare tutte e due

c) servono gli eurobond, e serve che la BCE possa comperarli direttamente sul mercato primario, per abbattere la speculazione e permettere così agli Stati di creare debito per lo sviluppo senza l'assillo dei mercati

d) serve un'Europa che abbia non solo il controllo delle politiche fiscali, economiche eccetera (a che serve un'Europa unita che persegua nelle politiche di rigore?) ma che stabilisca un piano di sviluppo a 5-10-15-20 anni, abbandonando le vecchie teorie fallimentari e cominciando ad intervenire pesantemente sui mercati

7) ovvio quindi che le risposte date dai governi europei (compreso quello italiano) siano completamente sbagliate. E altrettanto ovvio che qualsiasi cosa venga fatta a livello nazionale non serve a nulla. Al massimo, serve solo a rinviare il problema. E intendo anche (lo ribadisco ancora) le idee di uscita dall'Euro e del "non paghiamo il debito". Quello che sta capitando è pari pari quello che scriveva Marx: le ricchezze si stanno concentrando sempre di più e sempre più velocemente, perchè si è ritenuto, sbagliando, che la libertà assoluta del mercato producesse il contrario. L'unica soluzione è di riportare in catene il mercato, mentre qualsiasi altra soluzione non fa che rafforzare il processo (straordinario, non c'è che dire, "rivoluzionario") in atto.



sul ragionamento generale c siamo.
sulle soluzioni un pò meno..
quale è il miglior metodo per intevenire sul sitema?
=> non pagare il debito.
la classica pagliuzza che blocca l'ingranaggio (perverso)..
mi sembra un buon inizio..
poi possiamo ragionare sul come..
riformare il tutto..

altrimenti è il solito pourparler :
"..faremo, diremo, biogna,.."
ecc. ecc. ecc.



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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MessaggioInviato: 21/06/2012, 21:27 
Attenzione!! Non è Un’Ordinaria Giornata di Ribassi.

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Quando Metalli e Borse scendono all’unisono è un brutto segno, se ci mettiamo il Rame su nuovi minimi relativi e il Petrolio che continua a sfracellarsi significa solo una cosa:

Il ribasso è strutturale!

Non si tratta di un ritracciamento tecnico ma di un riposizionamento strategico verso scenari recessivi.

La mattinata si è aperta con il PMI Cinese in contrazione, sono partiti al ribasso i metalli, poi l’Europa (specialmente le nazioni deboli) ha tenuto su il mercato per qualche ora. Alla fine Booom, gli operatori stanno vendendo tutto ciò che riguarda la “crescita” economica cioè petrolio, metalli ed azioni.

Non è detto che sia l’inizio di un crash di mercato, ma fate attenzione:

Ogni singolo crash di mercato parte sempre, nel 100% dei casi parte con un ondata di vendite su metalli, petrolio e ovviamente azioni. (dunque chiappe strette…)

http://www.rischiocalcolato.it/2012/06/ ... lcolato%29


Ultima modifica di Wolframio il 21/06/2012, 21:28, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 21/06/2012, 22:44 
con ogni probabilita'l'italia e' entrata nella zona euro,"tartufando"come la grecia i suoi bilanci,oltretutto non era strutturalmente competitiva sia nel mondo del lavoro che nel mondo burocratico,x non parlare di un sistema politico "zombi"non aventi la capacita' o la volonta' di cambiare il sistema,essenzialmente x non perdere appoggi elettorali e di conseguenza potere,cio'dimostra politici di basso profilo,da tardo impero,senza personalita',purtroppo si sono persi troppe occasioni,con le conseguenze a noi note,sono convinto che x la nazione italia la soluzione ottimale era quella della non entrata in consdizioni simili nella moneta unica,aspettando eventualmente tempi piu' consoni [;)] [:(!]


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MessaggioInviato: 22/06/2012, 10:06 
Crisi: vertice salva-Euro a Roma
Monti "la speculazione ci minaccia"


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http://www.agi.it/in-primo-piano/notizi ... eculazione

09:38 22 GIU 2012

(AGI) - Roma, 22 giu.- Vertice a quattro stamattina a Roma tra i leader di Italia, Francia, Germania e Spagna in attesa dell'incontro di Bruxelles del 28 e 29 giugno quando, ha detto Mario Monti, sara' "in gioco l'Europa". In una intervista a La Stampa e ad altri cinque giornali europei, il premier ha avvertito che, in caso di riposta debole davanti alla crisi, si avrebbe non solo "un accanimento speculativo anche verso Paesi meno deboli come l'Italia che sono in linea con i parametri europei ma che si trascinano un alto debito del passato" ma anche un rigetto nei confronti dell'Europa stessa.

Per Monti, fra le priorita' del vertice c'e' "il rafforzamento dell'integrazione. In modo che tutti gli europei sappiano dove vanno e i mercati possano convincersi che sara' rafforzata la volonta' di rendere la moneta unica indissolubile e irrevocabile". Servono poi "un insieme di misure realizzabili, nell'assetto attuale sia dei Trattati che delle istituzioni, piu' efficaci per dare stablita' finanziaria all'eurozona.

E questo passa attraverso una piena unione bancaria e meccanismi in grado di fare ponte con i Paesi che hanno adottato seriamente gli impegni delle regole comunitarie, li hanno realizzati e tuttavia scontano una certa inerzia e diffidenza".



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 22/06/2012, 18:55 
...ma non era stato fallimonti ad affermare,durante le "sua ferie"in oriente x l'esattezza in corea ke la fase critica era stata superata,?ma prob trovandosi in stato confusionale le sue dichiarazioni,sono decise dallo suo stato umorale................ [:o)] [8D]


Ultima modifica di ubatuba il 22/06/2012, 18:58, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 22/06/2012, 20:13 
Sarebbe bello ricostruire ogni singolo movimento economico e politico, le strategie proposte dai capoccioni illuminati e costruire un quadro che ci permetta di ostacolare i loro piani.



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MessaggioInviato: 22/06/2012, 20:28 
Cita:
greenwarrior ha scritto:

Sarebbe bello ricostruire ogni singolo movimento economico e politico, le strategie proposte dai capoccioni illuminati e costruire un quadro che ci permetta di ostacolare i loro piani.


Un bella batteria di missili terra-banca sulle isole Cayman ed il problema è risolto molto semplicemente [;)]

(ps ho appena scritto una parola chiave che sarà intercettata e filtrata dai servizi antiterrorismo, se non mi leggete da domani sapete perchè) [:)]


Ultima modifica di Wolframio il 22/06/2012, 20:30, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 22/06/2012, 22:39 
Non rappresentiamo un pericolo per loro, non ci chiamiamo Abdul. [:D]



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MessaggioInviato: 22/06/2012, 23:42 
Per anni la “SINISTRA” aveva criticato le politiche economiche portate avanti dal Fondo Monetario Internazionale per le misure di salvataggio degli Stati che vi si rivolgevano per essere aiutati e definendo le politiche del FMI “il bacio della morte” per le devastazioni che esso portava all’interno degli Stati. Gli attacchi alla TRILATERAL soprattutto per le sue ingerenze in Sud America e nel sud est asiatico.
Ora la “sinistra” ha avuto un AMNESIA e sostiene che sia giusto adottare per l’Europa le misure prescritte dalla CE e dalla BCE anzi indispensabile adottarle e guai a criticarle perché esse servono per salvarci altrimenti sarà il DILUVIO UNIVERSALE per tutti. Imponendo una politica del terrore alle popolazioni per cui bisogna per forza perseverare fino in fondo (alla tomba) “perché dopo staremo meglio”. Ovvero il solito mantra da 30 anni in qua e invece continuiamo a stare sempre peggio,mentre i ricchi continuano a stare meglio. Eppure la Grecia è qui a due passi da noi delle ricette economiche europee abbiamo già visto che risultati hanno prodotto.


tratto da terra pagana


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MessaggioInviato: 23/06/2012, 13:44 
RINGRAZIAMO i fautori dell'Europa, dell'Euro e delle politiche di questa Oligarchia
(insieme a tutti i cagnolini al seguito) che in poco più di 10 anni ci ha condotto sino a qui.....




Rapporto sui diritti globali. Segio: "Occorre ricostruire il noi,
il senso di comunità, cittadinanza, beni comuni. È urgente
perché il baratro incombe"


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Un quadro sintetico ma chiaro quello dell’Italia della crisi attuale: i suoi cittadini non hanno più la possibilità di risparmiare, i debiti sono in crescita, il mutuo – preoccupante ma necessario sottolineare - è in grado di permetterselo solo una persona su due e l'inflazione arriva a consumare fino all’1 % del salario degli italiani.

E i ricchi? I ricchi nel Bel Paese dove gli italiani vivono una grave recessione diventano sempre più ricchi. Questa riportata è la fotografia dell'Italia che emerge da il Rapporto sui Diritti globali 2012 La Grecia è vicina, edito da EDIESSE a cura di Associazione Società informazione e promosso da CGIL.

Ieri a Roma la presentazione del Rapporto sui diritti globali con le interessanti dichiarazioni di Sergio Segio, curatore del rapporto nonché direttore dell’Associazione Società Informazione.
“Un volume – sottolinea Segio – che ha conquistato progressivamente uno spazio significativo di gradimento e autorevolezza, come intuì dall’inizio Guglielmo Epifani, definendolo «uno strumento unico a livello internazionale. E ci sembra di aver accresciuto – aggiunge il curatore del volume -anche un’altra caratteristica di questo lavoro, quella che il compianto Tom Benetollo, presidente dell’ARCI, indicò come peculiarità del nostro Rapporto: quella di essere «un indicatore di marcia» utile alla politica, al sociale, al sindacato e al mondo del lavoro, oltre che a quello dell’informazione e della formazione”.

Dati e numeri ci aiutano a capire la situazione attuale. Nel 2010 si sono prodotti 10 euro di risparmio ogni 100 euro. In proporzione, nel 1990 se ne potevano produrre 23. Solo il 28,6% dei giovani under 35 riesce a risparmiare qualcosa, mentre scendono le rimesse (-13% tra 2009 e 2010) degli immigrati. Le pagine del Rapporto sono chiare anche sui debiti, pari all'1% in generale, al 6% i mutui per l'acquisto di abitazioni. Chi può permettersi il mutuo oggi? Solo il 48% nel 2011. Il 50,8% delle pensioni non arriva a 500 euro al mese e a dicembre 2011 l'inflazione mangia l’1% del salario, “il dato peggiore dal 1995”. In controtendenza invece il portafoglio dei ricchi. Tra la metà degli anni 80 e la fine dei 2000 il 10% della popolazione italiana più ricca ha visto una crescita di reddito pari all’1,1% (media Ocse 1,9%), mentre il 10% più povero dello 0,2% (1,3%): nel 2010, secondo l'Istat, il 20% più ricco detiene il 37,2% della ricchezza, mentre il 20% meno abbiente l'8,2%. Ma usciamo dall’Italia e affacciamoci sul globo. Il quadro che emerge aiuta a comprendere le difficoltà e la recessione a cui siamo sottoposti, consente di soffermarci sul cambiamento radicale allora messo in atto dai movimenti, in piazza a livello mondiale, volti a uscire dalla recessione.
“Un cambiamento – dichiara Segio – che risulta sempre più necessario, drammaticamente urgente, ma contemporaneamente appare forse un po’ meno possibile. I vincoli di sistema, le interdipendenze della globalizzazione, il tallone di ferro della grande finanza sembrano costringere tutti in una camicia di forza. In un Titanic privo di scialuppe di salvataggio e con un conducente avido e incompetente, che dopo aver portato la nave sugli scogli non sa fare altro che continuare in una rotta sbagliata e mortale”.

Ma quanto si riesce oggi in questo cambiamento? Il ragionamento di Segio ci porta in una strada difficile da percorrere perché a pesare oggi, non è tanto l’obiettivo di questo cambiamento da raggiungere, ma ancora prima sta nella fatica del presente. “Non possiamo dimenticare oggi – spiega Segio - lo smarrimento dei soggetti, dei movimenti stessi, dei sindacati, delle forze sociali e di quelle politiche rivolte a sinistra. Tuttavia, questo paradosso non deve indurre alla rassegnazione perché esso si affronta e si risolve solo attraverso un di più di analisi e di riflessione, con un maggiore impegno e una capacità di progetto”.
Non è possibile rassegnarsi, questo è chiaro.

“Da qui bisogna partire: - dichiara il curatore – da quel popolo transnazionale che nei mesi scorsi si è espresso con mobilitazioni e occupazioni avvenute contemporaneamente in ben 85 Paesi del mondo. Da quel sindacato mondiale che faticosamente cerca di organizzarsi e di superare localismi e nazionalismi, pagando duri prezzi- aggiunge. - Nel 2011 sono stati 76 i sindacalisti assassinati, 29 dei quali nella sola Colombia, un paese dove dal 1986 gli attivisti uccisi sono stati oltre tremila! In tutto il mondo ogni anno migliaia di sindacalisti vengono arrestati, denunciati, discriminati, licenziati per rappresaglia. Anche nella civile Europa, anche nel nostro Paese”.

Quando parliamo di crisi, è d’obbligo avvicinarci a quella dei diritti. Lo abbiamo detto prima: mentre i ricchi si fanno più ricchi il mondo del lavoro e i più deboli ne pagano interamente i costi. E per abbattere questa diversità in cui a pagarne sono i più deboli diventa indispensabile globalizzare i diritti, renderli comunicanti e interdipendenti. Ma è necessario anche realizzare alleanze tra le forze sociali, scuotere con vigore una politica che, di fronte a questi gravi fenomeni che approfondiscono e moltiplicano squilibri sempre più distruttivi, è troppo spesso sorda, cieca e muta, proprio come le proverbiali tre scimmiette. “Da questo punto di vista – spiega Segio - un piccolo ma importante segnale positivo è venuto dalle elezioni francesi. Con fatica sta emergendo, anche a livello di consapevolezza degli elettori, che esistono due Europe possibili e contrapposte. Quella della finanza e quella dei cittadini. Quella delle oligarchie e tecnocrazie e quella della democrazia e dei diritti”.

Alcuni degli economisti che intervengono nel Rapporto non esitano a definire l’attuale quadro internazionale come “Prima guerra mondiale della finanza”. E seguendo il ragionamento di Segio condiviso nell’incontro di ieri. “Per la prima volta nella storia recente del movimento sindacale - aggiunge poi in una nota – la battaglia non è più quella per conquistare ed estendere i diritti, ma difendere quanto viene eroso giorno dopo giorno da una miope visione rigorista e regressiva che ci viene propinata dai governi nazionali e dalle autorità internazionali. L'impegno del sindacato e della Cgil nei prossimi mesi – continua il curatore - è la riconferma e la rimodulazione dei diritti, in una prospettiva di crescita competitiva e di riduzione delle diseguaglianze. A partire dal lavoro e dalla definizione di un nuovo piano del lavoro che sappia coniugare insieme crescita, occupazione, retribuzioni e dignità dei lavoratori''. Tra i temi trattati nel Rapporto sui diritti globali: la crisi finanziaria globale e i rischi del protezionismo, l'economia, le politiche sui redditi e quelle sociali, le trasformazioni del mercato del lavoro e la precarietà diffusa, gli infortuni sul lavoro, il welfare e il diritto alla salute, il carcere, la corruzione e la giustizia, la sicurezza urbana, le ronde e il neoautoritarismo, il volontariato e green economy. Il Rapporto racconta una situazione dell'ultimo anno particolarmente drammatica.
Licenziamenti facili, smantellamento dello Stato sociale, taglio della spesa pubblica, deregulation, impoverimento dei redditi. I diritti di cittadinanza e di lavoro si vanno sempre più restringendo: una tendenza che si manifesta anche in Italia dove all'emergenza si è risposto con l'imposizione di sacrifici a senso unico che hanno colpito soprattutto i più deboli.

“Pur nella complessità e dentro scenari in accelerato movimento – specifica Segio - non è infatti impossibile indicare una bussola per il cambiamento, ritrovando parole e capacità di lettura. Parole non necessariamente nuove, ma essendo capaci di ri-declinarle al presente. Alcune stanno scritte dentro la storia delle organizzazioni sociali che hanno costruito e difeso democrazia e diritti nel secolo scorso. Ad esempio: sindacato, che sta per syn dike, che significa insieme e giustizia. Insieme – conclude - ricostruendo il noi, il senso di comunità e di cittadinanza, dell’interesse generale e dei beni comuni. Con giustizia e per giustizia. Un programma ambizioso ma necessario. È urgente, perché il baratro incombe”.


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MessaggioInviato: 25/06/2012, 18:33 
Schäuble e il dossier di Berlino: «Se crolla l’euro l’economia tedesca cadrà del 10%»
Il ministro tedesco dell' Economia: «No alla disintegrazione, ci saranno 5 milioni di disoccupati A rischio anche viaggiare»
Il ministero delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble (Epa/Langsdon)Il ministero delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble (Epa/Langsdon)

BERLINO — È un vero incubo il futuro economico della Germania, e con lei di tutta l’eurozona, se la moneta unica dovesse crollare. A tracciare i dettagli di questo scenario pauroso è uno studio dei tecnici del ministero delle Finanze tedesco, il gigantesco palazzo della Wilhelmstrasse, già quartier generale di Hermann Göring e dell’amministrazione militare sovietica, dove ora regna Wolfgang Schäuble, uno dei protagonisti dell’europeismo tedesco. Il rapporto è stato rivelato, nei punti fondamentali, dal settimanale «Der Spiegel», che ha citato un funzionario del ministero, secondo il quale «di fronte a queste prospettive, anche un salvataggio dell’euro a caro prezzo appare come il minore dei mali».

IL DOCUMENTO - L’articolo dello «Spiegel», intitolato «Uno sguardo sull'abisso », è corredato da una serie di dati che confermano indicazioni «molto tetre» per tutti i Paesi dell’eurozona. In un grafico, una freccia nera indica l’aumento della disoccupazione nel primo dei due anni successivi alla eventuale fine della moneta unica, mentre una freccia rossa indica la contrazione dell’economia. E molti di questi valori percentuali, nei vari Stati, superano la doppia cifra, in particolare per quanto riguarda le nazioni più esposte, come per esempio l’Italia, dove il tasso di disoccupazione salirebbe al 12,3 per cento. Ma anche la locomotiva tedesca, e questo è il vero punto critico dello studio degli uomini di Schäuble, verrebbe pesantemente danneggiata. L’economia della Germania subirebbe una caduta del 9,2 per cento mentre il numero dei disoccupati salirebbe al 9,3 per cento.

DISOCCUPAZIONE - I senza lavoro supererebbero i 5 milioni, una cifra quasi doppia rispetto a quella attuale Il ministero della Finanze tedesco non ha smentito né confermato le rivelazioni dello «Spiegel », secondo cui il documento è stato tenuto fino a oggi riservato nel timore che i costi delle iniziative per salvare l’euro uscissero fuori da ogni controllo. «Non prenderemo parte a speculazioni su presunti rapporti segreti», ha detto una portavoce. Ma a fianco dell’articolo del settimanale di Amburgo, in una lunga intervista, è lo stesso Schäuble ad avvertire che una disintegrazione «sarebbe assurda» e che l’unione monetaria, non solo non è stato assolutamente un errore, come gli era stato chiesto, ma è stata la «logica conseguenza» dell’integrazione comunitaria. Il ministro, esponente di punta del partito cristiano democratico che fu di Helmut Kohl, avverte inoltre che una rottura della zona euro rimetterebbe in questione conquiste che sono ormai entrate nel patrimonio acquisito di tutti i cittadini, come il mercato unico e la libera circolazione.

PAREGGIO DI BILANCIO - Le rivelazioni sui calcoli che si sono fatti a Berlino sulle conseguenze di un collasso della moneta unica arrivano proprio in una settimana decisiva per il futuro europeo, con il vertice dei Ventisette che sarà chiamato il 28 e 29 giugno a trovare delle ricette in grado di contribuire a superare la crisi. In realtà, la linea cauta di Angela Merkel—convinta della necessità di non distaccarsi da un rigido controllo delle discipline di bilancio, contraria alla condivisione dei debiti con i Paesi meno virtuosi dell’eurozona, indisponibile a provvedimenti per stimolare la crescita che si traducano in nuove spese—è sempre partita dalla premessa, almeno a parole, di un impegno prioritario per la difesa della moneta unica. «La fine dell’euro — è stata una delle frasi più frequenti della cancelliera — sarebbe la fine dell’Europa». Intanto, sempre questa settimana, alla vigilia del summit di Bruxelles, Schäuble presenterà la nuova legge finanziaria che prevede nel 2013 il pareggio di bilancio. Questo dato era stato anticipato da alcuni istituti di ricerca, che avevano avvertito però nello stesso tempo delle pesanti conseguenze per i conti pubblici tedeschi di una escalation della crisi europea. In tutti i casi, insomma, la Germania non può dormire sonni tranquilli.

http://www.corriere.it/economia/12_giug ... 523f.shtml


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