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26/02/2014, 21:24

9 Banchieri morti in un mese. Coincidenze ?

1 - William Broeksmit , 58 anni, ex alto dirigente di Deutsche Bank AG, è stato trovato morto nella sua casa dopo un apparente suicidio a South Kensington, nel centro di Londra, il 26 gennaio.


2 - Karl Slym, 51 anni amministratore delegato Tata Motors è stato trovato morto al quarto piano dell'hotel Shangri-La a Bangkok il 27 gennaio.


3 - Gabriel Magee , un 39enne dipendente di JP Morgan, è morto dopo essere caduto dal tetto del quartier generale di JP Morgan europea a Londra il 27 gennaio.

4 - Mike Dueker , 50 anni, capo economista di una banca di investimento statunitense è stato trovato morto nei pressi del ponte di Tacoma nello Stato di Washington.

5 - Richard Talley, 57 anni, fondatore dell'American Title Services in Centennial, in Colorado, è stato trovato morto all'inizio di questo mese dopo essersi apparentemente sparato con una pistola sparachiodi.

6 - Tim Dickenson , un regista della comunicazione della società Swiss Re AG con sede nel Regno Unito è morto il mese scorso, ma le circostanze della sua morte sono ancora sconosciute.

7 - Ryan Henry Crane , un dirigente di 37 anni della JP Morgan è morto in un presunto suicidio solo poche settimane fa. Nessun dettaglio è stato rilasciato sulla sua morte a parte questo piccolo annuncio di un al Stamford giornaliera Voice.

8 - Li Junjie , 33 anni, banchiere di Hong Kong saltato dalla sede della JP Morgan nel quartier generale a Hong Kong questa settimana.

9 - James Stuart, è stato trovato morto a Scottsdale, in Arizona,ex National Bank of Commerce CEO

http://www.infowars.com/another-success ... ound-dead/

http://fractionsofreality.blogspot.it/2 ... denze.html

26/02/2014, 21:50

Ufologo 555 ha scritto:

Ricordate quel vecchio post intitolato: "Sta per succedere qualcosa di grosso"?
Bèh, è successo, ma nessuno parlava di questo; infatti asserivo continuamente
che era tutto stabile ...


Nessuno parlava di questo???? [:D]

Hai la memoria corta amico mio.....

Il primo post di quella discussione, aperta da me, è stato postato il 30/09/2008 alle ore 03:59:13

Parlavo di un pò di cosette... di strane coincidenze di vario tipo e, in fondo a quel post
citavo il fatto che Benjamin Fulford, pochi giorni prima, cioè il 6 Settembre 2008
annunciava che "stava accadendo qualcosa di grosso" all'economia mondiale.

Infatti, il giorno esatto di quel post che apriva il topic, succedeva quanto segue... e cioè
AVEVA INIZIO la più grande crisi economica che questo PIANETA abbia mai potuto
registrare..... [:D]

Cosa vuoi che sia?

Thethirdeye ha scritto 30/09/2008 alle ore 03:59:13:

Allora.... l'articolo che avete letto è stato redatto 10 giorni fa
e oggi è il fatidico 30 Settembre....
Cosa succederà di strano?
Direi che molto probabilmente le Borse Mondiali
andranno giù di brutto.

E perchè mai?
Cosa è successo IERI (29 Settembre 2008) in USA???? [:0]

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

[wbf]CAMERA USA BOCCIA PIANO BUSH, WALL STREET A PICCO

Immagine

Data: 29 Settembre 2008

Fonte:http://www.ansa.it/opencms/export/s...5462091.html

NEW YORK - Il no della Camera al piano di salvataggio ha su Wall Street un effetto
più devastante che gli attentati dell'11 settembre 2001: gli indici americani chiudono
la seduta segnando il maggior calo giornaliero dal 1987. Lo S&P 500, dopo gli
assestamenti dovuti alle oscillazioni al termine della seduta, lascia sul terreno l'8,8%,
registrando la maggiore battuta d'arresto giornaliera dal 1987. Il Dow Jones arretra
di quasi 800 punti (-777,68 punti), segnando la maggiore perdita in termini di punti
della sua storia. Il Nasdaq cede quasi 200 (-199,61), mettendo a segno il maggior
calo dal maggio 2000.
[/wbf]

Questo, non solo per dimostrare che non hai capito ciò di cui stavo parlando,
ma anche per dire che il "Collasso Economico Globale" è stato REDATTO, VOLUTO
E CREATO a tavolino dagli Illuminati.

E OGGI, abbiamo le prove [^]


Ps: ma non eri tu a dire che... "il futuro non si può prevedere"??? [:246]

27/02/2014, 01:29

Emergenti, sul debito una bolla da duemila miliardi di dollari

Duemila miliardi di dollari in cinque anni. Tanto è cresciuto l'indebitamento dall'estero dei Paesi emergenti secondo BofA Merrill Lynch che in un recente report ha calcolato che dal terzo trimestre 2008 allo stesso periodo del 2013 l'ammontare complessivo di bond e prestiti bancari in arrivo dall'estero sia passato da 3 a 5 mila miliardi di dollari (+66%). Un balzo senza precedenti alimentato soprattutto dal canale obbligazionario: le emissioni in valuta estera - secondo gli analisti della banca d'affari americana - sono più che raddoppiate in 5 anni passando da mille a duemila e 100 miliardi di dollari. Un incremento di mille e cento miliardi che è pari a più del doppio dell'aumento registrato nel quinquennio precedente (432 miliardi).

Questa gigantesca bolla speculativa è stata alimentata dalla Federal Reserve che, per far fronte alla peggior crisi finanziaria dal crack di Wall Street del 1929, prima ha azzerato il costo del denaro e poi ha iniziato a comprare titoli sul mercato. Il bilancio della banca centrale nel giro di 5 anni è così quadruplicato passando da mille agli attuali 4mila miliardi di dollari. La Fed ha di fatto stampato moneta in quantità industriale provocando un forte calo dei tassi di interesse sui titoli di Stato Usa e, di riflesso, su tutto il mercato obbligazionario. Gli investitori a caccia di rendimento si sono rivolti quindi ai mercati emergenti. Il "giochetto" è quello del carry trade: ci si indebita a costo zero dove i tassi sono bassi (negli Stati Uniti) per poi investire dove i rendimenti sono più alti e l'economia è in crescita (i Paesi emergenti). Lucrando peraltro sul fattore valutario dato che negli ultimi anni molte valute emergenti, complice la crescita economica e la politica espansiva della Fed, si sono rivalutate sul dollaro.
video

Ecco perché l'effetto Renzi sullo spread è sopravvalutato

Ora però il meccanismo si è guastato perché la Fed ha iniziato a ridurre gradualmente gli stimoli monetari (tapering). È bastato solo che la banca centrale Usa annunciasse la misura (a maggio del 2013 in una famosa audizione al Congresso di Bernanke) che gli operatori di tutto il mondo hanno iniziato ridurre pesantemente la loro esposizione in bond e azioni dei Paesi emergenti. Nel 2013, calcola Epfr Global, c'è stato un deflusso da 60 miliardi nei fondi (azioni e bond) specializzati nelle nuove economie e nel 2014 l'andamento dei riscatti si è ulteriormente intensificato (12 miliardi di deflussi solo a gennaio tra azioni e bond) nei primi mesi del 2014. Una fuga di capitali che ha avuto pesanti ripercussioni sulle monete di molti Paesi che hanno sperimentato una violenta svalutazione.

Tornando alla bolla da duemila miliardi di dollari, quali rischi ci sono da questo cambio di vento sui mercati? Innanzitutto c'è un rischio valutario dal momento che molte banche e società dei Paesi emergenti si troveranno a dover rimborsare un debito contratto in valuta forte da una posizione di svantaggio visto che il dollaro si è fortemente apprezzato soprattutto nell'ultimo anno. Le consistenti riserve in valuta estera accumulate da molti Paesi emergenti in questi anni danno una certa tranquillità. C'è però un grosso problema per quanto riguarda i collaterali, cioè le garanzie date a fronte di questi come gli immobili, che sono esposti a un rischio svalutazione.

«C'è urgente bisogno di nuovi canali per sostenere l'accumulo di riserve in valuta estera» scrivono gli analisti di BofA Merrill Lynch. «Ad esempio attravero una maggiore apertura dei mercati azionari o con operazioni di privatizzazione». Se questo non dovesse accadere dovranno intervenire le banche centrali attraverso svalutazioni competitive che possano far crescere le esportazioni e di conseguenza l'afflusso di valuta forte. Una mossa dagli effetti collaterali imprevedibili secondo gli analisti della banca d'affari.

La stuazione poi potrebbe ulteriormente aggravarsi se la Fed dovesse intensificare ulteriormente la stretta monetaria. Dalle "minute" (verbali) dell'ultimo direttivo, è emerso infatti che qualche banchiere vorrebbe alzare i tassi già nella seconda metà del 2014.

Analisti e addetti ai lavori monitorano costantemente la situazione per capire se e come ci sarà un effetto contagio anche in Europa e negli Stati Uniti. Per il momento la situazione pare sotto controllo. Anzi, c'è chi da questa fuga dagli emergenti sta traendo vantaggio. Ad esempio i Paesi periferici dell'area euro come Italia e Spagna. Il deflusso dai fondi obbligazionari dei Paesi emergenti è coinciso con un corrispondente afflusso di liquidità nei fondi specializzati nei bond dei cosiddetti Piigs (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna). Una benzina che ha contribuito in maniera determinante per esempio al calo dello spread Bund-BTp, tornato ampiamente sotto la soglia dei 200 punti, con il rendimento dei decennale italiano che nelle ultime sedute ha rivisto i minimi dal 2006.



http://www.ilsole24ore.com/art/finanza- ... id=ABt2YGz

02/03/2014, 18:29

AgenteSegreto000 ha scritto:

DOVE CI PORTERANNO QUESTI SUICIDI DEI BANCHIERI?

http://www.comedonchisciotte.org/site/m ... &sid=12969

DI MICHAEL SNYDER

theeconomiccollapseblog.com



ECONOMISTA CANADESE: ''ALL'ORIGINE DELLA MORIA DI BANCHIERI
(STRANI SUICIDI, QUATTRO IN UN MESE) GIGANTESCO RICICLAGGIO''.


domenica 2 marzo 2014

http://www.ilnord.it/index.php?id_artic ... 4.facebook

02/03/2014, 19:45

c'è poco da fare

02/03/2014, 23:14

Secondo voi cè rischio di un nuovo collasso?

03/03/2014, 02:49

i collassi economici sono sistemici in una economia libera, figuriamoci in una economia manovrata ad arte affinché questi collassi si verifichino di proposito...

Non c'è alcun sistema naturale che possa crescere all'infinito prima o poi o raggiunge un equilibrio o perisce.
Ultima modifica di MaxpoweR il 03/03/2014, 02:50, modificato 1 volta in totale.

03/03/2014, 08:11

MaxpoweR ha scritto:

Non c'è alcun sistema naturale che possa crescere
all'infinito prima o poi o raggiunge un equilibrio o perisce.



Crescita finita per sempre, il denaro non è la soluzione
di Giorgio Cattaneo - 14/02/2014

http://www.ariannaeditrice.it/articolo. ... colo=47437

03/03/2014, 18:10

http://www.wallstreetitalia.com/article ... o-a-6.aspx

Borsa Milano -3,3%, pesanti sell fino a -6%

Mosca crolla -10%. Effetto Ucraina, Ftse Mib sotto 19.800 punti

MILANO (WSI) - L'evento geopolitico più sismico dai tempi dell'11 settembre provoca il caos sui mercati internazionali. In Europa ondata di sell, borsa Milano accelera al ribasso nel finale, dopo essere scivolato sotto quota 20.000, indice Ftse Mib abbandona anche la soglia di 19.900 e poi di 19.800 punti. Nel finale perdita -3,34% a 19.760 punti.

Dopo che l'azionario italiano ha chiuso febbraio in rialzo +5,3% circa nonostante la volatilità, dal punto di vista tecnico i graficisti avevano già ventilato l'ipotesi di movimenti violenti, cosa che si è verificata.

Ondata di sell off sui bancari: Mps -3,05%, Bper -4,14%, BPM -3,22%, Intesa -3,56%, peggio Unicredit -6%, Ubi Banca -4,85%; vendite anche su Buzzi Unicem -6,82%, Exor -3,70%, Finmeccanica -2,60%, UnipolSai -5,81%, Yoox -3,49%.

Dopo che il parlamento russo ha autorizzato Putin all'intervento armato si è riaccesa ovunque l'avversione al rischio che spinge gli investitori verso gli asset sicuri, come evidenziato dal rialzo dell'oro e dall'apprezzamento dello yen nei confronti del dollaro e di quest'ultimo rispetto all'euro, oltre che dalla salita del Bund e dei Treasuries, con rendimenti che sono scesi a valori minimi.

I mercati sono molto preoccupati per un'escalationi in Ucraina, evidenziano gli analisti di CMC Markets. Se da una parte molti considerano improbabile che l'Occidente possa essere coinvolto nel conflitto, se non per vie diplomatiche, dall'altra, in circostanze come quella attuale è naturale aprire posizioni di copertura e di abbassamento del rischio nei portafogli.

È il quarto giorno di cali per Tokyo. È aperta la caccia alle valute rifugio con rublo e hryvnia tartassate dalle vendite.

Il Nikkei ha chiuso con una perdita dell'1,27% a quota 14.652,23, sui livelli più bassi da dieci giorni. Crollo della Borsa di Mosca, in ribasso di circa il 10%, con il rublo ai minimi storici.

La Banca centrale russa ha annunciato a sorpresa un aumento del tasso di sconto di un punto e mezzo percentuale, al 7%. Ma la valuta nazionale continua a scendere e ora ci vogliono oltre 50 rubli per avere un euro.

Le blue chip sono scivolate sulla crescente minaccia di un confronto militare; l'indice MICEX è sceso del 9%. I prezzi della maggior parte delle azioni di riferimento sul Moscow Stock Exchange sono crollate fino al -12%.

La crisi in Ucraina si ripercuote dunque sui mercati azionari globali. Generale ribasso per tutte le piazze asiatiche.

Grava sui corsi dei titoli asiatici ed europei anche il modesto deterioramento delle condizioni dell'industria manifatturiera cinese. Produzione e nuovi ordini sono calati per la prima volta dal 2013. Anche se è stata rivista in rialzo dalla lettura preliminare di 48,3, l'attività generale è scesa a 48,5 punti in febbraio, dai 49,5 del mese precedente.

Stamattina, inoltre, dopo alcuni lanci simili la settimana scorsa, la Corea del Nord ha lanciato due missili a corto raggio nel mare a oriente della penisola.

A Mosca -11,64% dei titoli Gazprom, a 123 rubli. Il prezzo corrisponde al minimo toccato nel mese di luglio 2013. Le azioni del colosso energetico subiscono il peggioramento della situazione in Ucraina, in quanto la società ha attività nel paese e fornisce gas alla Repubblica.

Sugli altri mercati, in ambito di debito fisso lo Spread tra i Btp e il Bund viaggia +2,67% a 189,12 punti dai 185 della chiusura di venerdì e dopo un avvio di scambi stabile. Il rendimento -0,39% al 3,46%.

Attenzione è rivolta in Europa anche ai nuovi dati sul PMI. L'indice dell'Eurozona si è attestato a 53,2 dai 53 attesi dagli analisti interpellati da Bloomberg. In gennaio il livello era stato di 54 punti, secondo l'elaborazione della società di ricerche Markit Economics.

Quello del mese appena conclusosi è un valore inferiore al picco da 32 mesi di inizio anno, ma che resta al di sopra dei 50 punti, soglia limite tra crescita e contrazione dell'attività.

Sul valutario l'euro -0,20% a $1,3775; dollaro/yen -0,40% a JPY 101,37; euro/franco svizzero -0,10% a $1,2129. Euro/yen -0,59% a JPY 139,67.

Le ripercussioni delle notizie che giungono dalla Crimea, regione russofona dell'Ucraina di cui Mosca ha preso il controllo, mettono in subbuglio anche le materie prime e in particolare i futures sul petrolio, +2,50% a $105,15 al barile, oro +2,38% a $1.353,10 l'oncia.

06/03/2014, 19:16

Si stanno sopravvalutando diverse aziende attive nell'estrazione petrolio e gas naturale.

Alert su una nuova crisi dei mercati finanziari che potrebbe essere provocata dalla "bolla carbonio".
ROMA (WSI) - I mercati finanziari mondiali starebbero creando una "bolla del carbonio" sopravvalutando gli attivi in combustibili fossili di molte grandi aziende: petrolio e gas naturale che i cambiamenti climatici renderebbero impossibili da estrarre.

Come spiega il sito della Bbc, una commissione parlamentare britannica ha esaminato gli impegni assunti da numerosi Paesi, fra cui la stessa Gran Bretgana, in materia di limitazione delle emissioni: ciò significherebbe che fra il 60% e l'80% delle riserve conosciute dovrebbe rimanere non sfruttata per evitare ulteriori destabilizzazioni climatiche.

Tuttavia la sopravvalutazione di numerose compagnie che deriverebbe da questo problema (asset che di fatto diventerebbero inutilizzabili) rischia di provocare una crisi finanziaria, tanto più che non poche aziende del settore continuano ad investire risorse nella prospezione di nuove riserve.

A titolo di esempio, il grado di esposizione del fondi pensione britannici al "rischio carbonio" è superiore a quello del settore bancario. (TMNEWS)

http://www.wallstreetitalia.com/article ... rcati.aspx

08/03/2014, 17:24

Primo caso da parte di una impresa nella Cina continentale. E stavolta Pechino non fa nulla.

Cina: default del produttore di pannelli fotovoltaici Chaori Solar Energy.
ROMA (WSI) - Nuova bancarotta di un produttore cinese dei pannelli fotovoltaici. La Chaori Solar Energy ha avvertito di non essere in grado di onorare il pagamento di obbligazioni in scadenza per 89,8 milioni di yuan, poco più di 10 milioni di euro, che erano state emesse nel 2012.

Di fatto una insolvenza sui pagamenti, ha confermato Gan Guolong, avvocato che rappresenta un gruppo di creditori.

Secondo alcuni esperti si tratta del primo caso di default sui pagamenti da parte di una impresa nella Cina continentale.

Tuttavia non è certamente il primo dissesto finanziario di un grade gruppo cinese di questo particolare settore, che negli anni scorsi ha avuto un vero e proprio boom grazie agli incentivi a verde e fotovoltaico in molti paesi avanzati, specialmente in Europa. Ma che più di recente si è ridimensionato sia per il venir meno di parte di questi incentivi, sia per alcune dispute commerciali con l'Ue.

Altrettanto se non più rumoroso era stato nel marzo dello scorso anno il default di un altro gigante cinese del fotovoltaico, la Suntech Power. Che però formalmente era finita insolvente negli Usa, dove è quotata, per oltre mezzo miliardo di dollari in bond.

In generale i produttori cinesi del settore sono chiaramente in una stato di grave sovracapacità produttiva. E se in passato lo Stato e le amministrazioni locali del Dragone tendevano ad evitare i fallimenti di grandi aziende, il caso Chaori mostra invece che su questo comparto potrebbero ora essersi orientati a lasciare che il mercato faccia il suo corso. (fonte Afp-TMNEWS)

http://www.wallstreetitalia.com/article ... ivato.aspx

09/03/2014, 18:40

http://www.rischiocalcolato.it/2014/03/ ... 34-mm.html

<h2>Opsss…. a Febbraio 2014 implode l’export della Cina (mai visto un -34% m/m)</h2>

8 marzo 2014

Il dato e’ di quelli semplicemente impressionanti:

• A Febbraio 2014, i dati grezzi del commercio estero cinese, vedono un -18,1% dell’export sul 2013 (contro +7,5% delle stime); le importazioni cinesi sono aumentate a febbraio del +10,1% (gli esperti avevano previsto un aumento dell’8%).

• I dati destagionalizzati vedono un -34,0% su Gennaio per l’export, e -0,4% per l’Import

• La bilancia commerciale della Cina è sprofondata a -23$ miliardi a febbraio 2013, rispetto a $32 miliardi di surplus a gennaio (gli economisti stimavano un surplus di $14,5 miliardi).

La scusa sarebbe……il forte impatto legato al fatto che il Capodanno lunare è caduto nei primi giorni dello scorso mese. Tuttavia la notizia potrebbe far aumentare i timori dei mercati relativi allo stato di salute della seconda economia mondiale, infatti parliamo del secondo peggior dato negativo della bilancia commerciale cinese di tutti i tempi

10/03/2014, 18:00

http://www.rischiocalcolato.it/2014/03/ ... -mesi.html

<h3>ZH: Celebrazione del primo default di un bond cinese: Rame in crollo e Yuan ai minimi da 6 mesi</h3>
10 marzo 2014

da Argento Fisico

Bel post che da l’idea, oltre di quello che sta succedendo in Cina da qualche gg, di come tutto sia connesso e come in un sistema complesso – come quello dell’ipefinanza globalizzata che si è delineato negli ultimi 20-30 anni – gli effetti di un evento vanno spesso e volentieri al di la delle possibili previsioni

Zero Hedge – Celebrating China’s First Bond Default: Copper Limit Down, Yuan Crashes Most In Six Years

Submitted by Tyler Durden on 03/09/2014

Sembrerebbe proprio che la materia fecale stia venendo in contatto con l’oggetto rotante in Cina (secondo l’espressione americana “when the shit hits the fan”, quando la ********** finisce sulla ventola. Effetto finale: schizzi di ********** dappertutto. Er)

Titoli di giornale preoccupanti cominciano a montare sulle spalle di eventi dell’economia reale (un default vero, quello della solare Chaori e un collasso degli export):


*COPPER IN SHANGHAI FALLS BY 5% DAILY LIMIT TO 46,670 YUAN A TON

*CHINA YUAN WEAKENS 0.46% TO 6.1564 VS U.S. DOLLAR

*YUAN DROPS MOST SINCE 2008


Il rame crolla del massimo che poteva crollare, il 5%, a Shanghai, sino a 46,67 yuan/tonnellata e lo Yuan si indebolisce dello 0,46% sino a 6,15 sul dollaro USA, crollo peggiore dal 2008.

A parte questo anche il prezzo dell’acciaio sta crollando, in calo anche l’azionario (stocks) asiatico, l’obbligazionario, i bond corporate cinesi stanno cadendo al ritmo più veloce da 4 mesi a questa parte e tutto questo mentre i Repo a 7 giorni cadono ai minimi da un anno (le banche accumulano liquidità)

...
http://www.rischiocalcolato.it/2014/03/ ... -mesi.html
Ultima modifica di AgenteSegreto000 il 10/03/2014, 18:02, modificato 1 volta in totale.

13/03/2014, 17:01

http://www.ilnord.it/c-2668_DOPO_LA_RUS ... DE_CI_SONO

<h2>DOPO LA RUSSIA, LA GERMANIA:
RIVUOLE LE SUE 3.400 TONNELLATE D'ORO DEPOSITATE ALLA FED CHE PERO' NON LE RENDE (CI SONO?)</h2>

giovedì 13 marzo 2014

Dopo la notizia bomba del "rimpatrio" di oltre 100 miliardi di dollari in contanti, strasferiti dalle banche americane a banche europee e russe, dollari di proprietà della Banca Centrale della Russia, arriva una seconda notizia esplosiva: i tedeschi vogliono riportare in Germania dagli Stati Uniti le migliaia di tonnellate di oro in lingotti di proprietà dello Stato tedesco e "depositati" presso le le sedi della Federal Reserve in territorio americano.

In un interessante articolo su FAZ si affronta il tema della crescente pressione creatasi intorno alla Bundesbank per rimpatriare le immense risorse aurifere della Germania depositate all'estero. Si tratta di 3400 tonnellate d'oro complessivo, di cui 1500 tonnellate solamente nella Fed di New York.

La Bundesbank, riporta il quotidiano, ha già previsto un piano per rimpatriarne 300 tonnellate da New York e 374 tonnellate da Parigi, ma ci sono stati ritardi che hanno alimentato in Germania diverse teorie. Quindicimila tedeschi hanno già firmato - in pochi giorni - una petizione dal titolo “riportiamo a casa il nostro oro” e un esponente di rilievo del Cdu di Angela Merkel ha espresso pubblicamente dubbi sulla capacità della Bundesbank di rispettare i suoi obiettivi di rimpatrio.

La Faz, infine, cita un dirigente senior della Bundesbank che si dichiara molto irritato dal dibattito e, dopo una visita personale a New York, ha voluto sottolineare come tutta la questione è sotto controllo e che la Fed ha assicurato che Berlino può avere il suo oro indietro in ogni momento.

Sta di fatto, però, che a fronte di esplicite richieste formulate dalla Germania, gli Stati Uniti non hanno ancora ottemperato. Molto strano, se effettivamente quell'immenso tesoro è depositato presso la Fed, e quindi esistente e non venduto, come alcuni sostengono sia avvenuto, con una speculazione al di là dell'immaginabile da parte della stessa FED. C'è chi afferma sia accaduto, e così la FED avrebbe lucrato somme gigantesche vendendo l'oro tedesco a prezzi massimi (quando era così) pensando di riacquistarlo se - ma nessuno sospettava avvenisse - la Germania ne avesse richiesto il rimpatrio.

Ad oggi, di queste tremila quattrocento tonnellate d'oro tedesco ne sono rientrate in Germania dagli Stati Uniti solo 5. Sì, cinque. Per tutte le altre la FED ha preso tempo...

13/03/2014, 18:50

AgenteSegreto000 ha scritto:

http://www.ilnord.it/c-2668_DOPO_LA_RUS ... DE_CI_SONO

<h2>DOPO LA RUSSIA, LA GERMANIA:
RIVUOLE LE SUE 3.400 TONNELLATE D'ORO DEPOSITATE ALLA FED CHE PERO' NON LE RENDE (CI SONO?)</h2>

giovedì 13 marzo 2014

Dopo la notizia bomba del "rimpatrio" di oltre 100 miliardi di dollari in contanti, strasferiti dalle banche americane a banche europee e russe, dollari di proprietà della Banca Centrale della Russia, arriva una seconda notizia esplosiva: i tedeschi vogliono riportare in Germania dagli Stati Uniti le migliaia di tonnellate di oro in lingotti di proprietà dello Stato tedesco e "depositati" presso le le sedi della Federal Reserve in territorio americano.

In un interessante articolo su FAZ si affronta il tema della crescente pressione creatasi intorno alla Bundesbank per rimpatriare le immense risorse aurifere della Germania depositate all'estero. Si tratta di 3400 tonnellate d'oro complessivo, di cui 1500 tonnellate solamente nella Fed di New York.

La Bundesbank, riporta il quotidiano, ha già previsto un piano per rimpatriarne 300 tonnellate da New York e 374 tonnellate da Parigi, ma ci sono stati ritardi che hanno alimentato in Germania diverse teorie. Quindicimila tedeschi hanno già firmato - in pochi giorni - una petizione dal titolo “riportiamo a casa il nostro oro” e un esponente di rilievo del Cdu di Angela Merkel ha espresso pubblicamente dubbi sulla capacità della Bundesbank di rispettare i suoi obiettivi di rimpatrio.

La Faz, infine, cita un dirigente senior della Bundesbank che si dichiara molto irritato dal dibattito e, dopo una visita personale a New York, ha voluto sottolineare come tutta la questione è sotto controllo e che la Fed ha assicurato che Berlino può avere il suo oro indietro in ogni momento.

Sta di fatto, però, che a fronte di esplicite richieste formulate dalla Germania, gli Stati Uniti non hanno ancora ottemperato. Molto strano, se effettivamente quell'immenso tesoro è depositato presso la Fed, e quindi esistente e non venduto, come alcuni sostengono sia avvenuto, con una speculazione al di là dell'immaginabile da parte della stessa FED. C'è chi afferma sia accaduto, e così la FED avrebbe lucrato somme gigantesche vendendo l'oro tedesco a prezzi massimi (quando era così) pensando di riacquistarlo se - ma nessuno sospettava avvenisse - la Germania ne avesse richiesto il rimpatrio.

Ad oggi, di queste tremila quattrocento tonnellate d'oro tedesco ne sono rientrate in Germania dagli Stati Uniti solo 5. Sì, cinque. Per tutte le altre la FED ha preso tempo...




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