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MessaggioInviato: 09/06/2013, 22:29 
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MaxpoweR ha scritto:

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greenwarrior ha scritto:

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Zelman ha scritto:

all'estero dove? in vacanza forse?
o in una casa di proprietà?
... non mi immagino che milioni di famiglie possano tutte portare i figli "in salvo"... "all'estero"


Infatti è il casi di darsi una mossa e di risolvere la questione. L' unico modo che abbiamo è fare pressione sull' economia, con azioni mirate e non violente che possibilmente non vadano a ledere in maniera significativa l' economia delle famiglie.
Ritirare i propri risparmi dalle banche, fare la spesa dai contadini o nei supermercati che mostrino etica, utilizzare il meno possibile mezzi che consumano petrolio, evitare investimenti in borsa o proposti da promotori finanziari.


Quindi anche evitare di usare i pc per comunicare, le tv, (e tutto il resto che di petrolio si nutre, le auto sono una frazione) tornare a vivere nelle grotte o sugli alberi, vestirci di pelli, (anzi no, è sbagliato uccidere quei poveri animali) spulciarci a vicenda e danzare attorno ad un falò...

Quella che fai è demagogia -_-

sono d'accordo sull'acquistare da esercenti eticamente corretti (ma come lo dimostri?) o direttamente alla fonte, dal contadino, io per esempio per la carne e la verdura lo faccio, ma il resto è improponibile, diciamo che è una utopia.


Da qualche parte si dovrà pure iniziare. Demagogia dici ? Puo darsi, ma trovami una soluzione diversa.
La verità è che siamo incapaci di coordinarci su una strategia, siamo troppo disuniti e poco coraggiosi. Dicono che l' unione faccia la forza, ma forse dovremo partire dall' unione che è la parte più difficile da attuare.



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MessaggioInviato: 10/06/2013, 00:51 
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greenwarrior ha scritto:
La verità è che siamo incapaci di coordinarci su una strategia,
siamo troppo disuniti e poco coraggiosi.

Assolutamente vero....

Aggiungo che... il solo modo che hanno per farla franca,
è proprio quello di alimentare le nostre divisioni.....

Diversamente, sarebbero fottuti... su molti fronti....



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 14/06/2013, 14:35 
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Letta, Europa non solo numeri, priorita' e' l'occupazione'

Creare lavoro, soprattutto per i giovani, per tornare a crescere. Questa l'emergenza di un'Europa alle prese con una crisi che non accenna a finire e che riunirà a Roma i ministri del Lavoro e dell'Economia di Italia, Germania, Francia e Spagna. Un vertice che il premier Enrico Letta ha fortemente voluto, cui l'Italia si presenta con il cantiere ancora aperto del 'pacchetto lavoro-giovani' del ministro Giovannini, che proprio oggi ha incontrato i sindacati. Un cantiere che il titolare del Lavoro ha promesso di chiudere entro la fine del mese e che ha assicurato sarà "un segnale forte".

http://www.ansa.it/web/notizie/postit/s ... 49488.html


sì... CERTO..... è quale sarebbe questo segnale forte Sig. Letta?

IVA: non ci sono i soldi
IMU: non ci sono i soldi
Cassa Integrazione in deroga: non ci sono i soldi
Pagamenti delle P.A: FORSE tirerete fuori solo il 40% entro il 2014....

Ah già... il segnale forte è che "detasserete quegli imprenditori che assumeranno
a tempo indeterminato
"..... posso ridere Sig, Letta? [:D]

Ma se le aziende sono al collasso..... non potranno assumere i giovani
neanche in NERO..... lei lo sa questo vero?

Cialtroni.... incompetenti... e soprattutto BUGIARDI.

Per il MES, tirate fuori 134 MILIARDI DI EURO.....
Per gli F135 altri 19.....

Il debito pubblico è scresciuto di 83 miliardi solo nell'ultimo anno (grazie a Monti)
e LEI ha il coraggio di mettere in piedi un SUMMIT con i paese europei, che leccano
gli zerbini della BCE come noi? E a che pro.... SE non per continuare a NON far nulla
e a prendere in giro i cittadini italiani?



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MessaggioInviato: 14/06/2013, 16:38 
Il nano aveva la soluzione in ... tasca, perché non lo fanno provare? Sarebbe anche l'occasione giusta per sputtanarlo, no? [;)]



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MessaggioInviato: 14/06/2013, 17:09 
L' unica soluzione è uscire da Euro e Europa. Chiunque proponga in buona fede soluzioni che non sono gradite ai capoccioni viene sistematicamente eliminate.



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MessaggioInviato: 14/06/2013, 17:44 
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greenwarrior ha scritto:

L' unica soluzione è uscire da Euro e Europa. Chiunque proponga in buona fede soluzioni che non sono gradite ai capoccioni viene sistematicamente eliminate.


certo che la soluzione sarebbe uscire dall'euro,ma con questi bambolotti che ci governa,figli di bieldeberg trilaterale ect,e' una mera utopia,occorrerebbe una sollevazione spontanea dal basso.......[:(!]


Ultima modifica di ubatuba il 14/06/2013, 17:45, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 14/06/2013, 17:57 
MERCATO DEL LAVORO: E. LETTA MENTE di Emiliano Brancaccio

Il Presidente del Consiglio Enrico Letta ha dichiarato: «Il lavoro è il cuore di tutto. Se noi riusciamo sul lavoro a dare dei segnali positivi ce la faremo. Se sul lavoro non ci riusciamo, sono sicuro che non ce la faremo». Quanto alla riforma Fornero il premier ha commentato: «In un momento straordinario come questo è necessario un pochino meno di rigidità. Ci sono alcuni punti che in una fase recessiva stanno creando dei problemi come ad esempio le limitazioni sui contratti a termine, che sono necessarie in una fase economica normale, ma che in una fase di straordinaria recessione come quella l’attuale non sono utili, e per questo è necessaria una minore rigidità» (fonte: Il Sole 24 Ore). Un’argomentazione simile era stata sostenuta poco prima dal ministro del Welfare Enrico Giovannini.

Nel giorno della festa dei lavoratori Letta dunque si accoda agli ultimi pasdaran del liberismo, che ripetono da anni la tesi secondo cui una maggiore precarietà dei contratti di lavoro favorirebbe l’efficienza economica e il riassorbimento della disoccupazione. Questa tesi tuttavia è falsa. I test contenuti negli Emplyoment Outlooks 1999 e 2004 dell’OCSE smentiscono l’esistenza di una correlazione tra riduzione delle tutele dei lavoratori e riduzione della disoccupazione. Inoltre, una rassegna di Tito Boeri e Jan van Ours di tredici ricerche empiriche sul nesso tra tutele del lavoro, occupazione e disoccupazione realizzate tra il 1988 e il 2005 da vari studiosi, rivela che solo una di esse stabilisce che una maggiore flessibilità è correlata a una minore disoccupazione, nove danno risultati indeterminati e tre addirittura indicano che minori tutele del lavoro sono associate a minore occupazione e maggiore disoccupazione (Boeri e van Jours, Economia dei mercati del lavoro imperfetti, Egea 2009).

Ma non è finita qui. Nel 2006 Olivier Blanchard, attuale capo economista del Fondo Monetario Internazionale, dopo una disamina dei lavori empirici disponibili mette una pietra tombale sulla questione: “Le differenze nei regimi di protezione del lavoro appaiono largamente incorrelate alle differenze tra i tassi di disoccupazione dei vari paesi” (Economic policy 2006; per approfondimenti e ulteriori riferimenti bibliografici rinvio al volume Anti-Blanchard. Un approccio comparato allo studio della macroeconomia, nella cui appendice statistica è anche riprodotto, con dati aggiornati, il test OCSE sull’incorrelazione tra tutele del lavoro e tassi di disoccupazione).

In definitiva, sugli effetti occupazionali delle tutele del lavoro Letta dichiara tecnicamente il falso, nel senso che tenta di promuovere una modifica della disciplina dei contratti sulla base di relazioni di causa ed effetto che non hanno trovato adeguati riscontri nella letteratura scientifica di questi anni. Per non parlare dell’idea bizzarra, da lui evocata, secondo cui la normativa sul lavoro dovrebbe variare in funzione delle fasi di espansione o recessione della produzione: una sorta di legislazione à la carte, da modificare ogni volta in funzione della congiuntura. Se così fosse, ci troveremmo al cospetto dell’ennesimo colpo sparato su una disciplina dei contratti di lavoro ormai ridotta a colabrodo, che da un punto di vista economico finirebbe al limite per accrescere l’instabilità dell’occupazione e del monte salari, e potrebbe persino arrivare a deprimere i loro già disastrosi andamenti medi.

Fonte: Emiliano Brancaccio

http://sollevazione.blogspot.it/2013/06 ... te-di.html


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MessaggioInviato: 15/06/2013, 03:12 
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ubatuba ha scritto:

MERCATO DEL LAVORO: E. LETTA MENTE di Emiliano Brancaccio

Certo che mente... e la cosa allucinante è che mente sapendo di mentire...
Oppure qualcuno pensa che Letta, nonostante tutto, sia in buona fede?



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MessaggioInviato: 15/06/2013, 03:18 
E mentre non ci sono i soldi per FARE NULLA.... leggete qui:

ROMA (WSI) - Sapete benissimo che in questo sito si è discusso molto di come i soldi dei contribuenti italiani siano finiti a finanziare i vari salvataggi europei. I soldi spesi, fino a questo momento, sono circa 45 miliardi di euro, di cui circa 9 miliardi a favore del Fondo Salva Stati/Banche ESM. Il tutto, mentre in Italia si muore di fame o non si riesce a trovare due miliardi di euro per evitare l'aumento dell'IVA.

Siccome buona parte del sistema bancario italiano è in stato di fallimento, così come lo sono numerose banche di altri stati dell'Europa meridionale (e non solo), si sta cercando un'intesa tale da conferire al fondo ESM la possibilità di entrare nel capitale delle banche fino a 60 miliardi di euro.

Questa è la più grande truffa della storia dell'umanità.


CONTINUA>>>
http://www.wallstreetitalia.com/article ... anche.aspx



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MessaggioInviato: 15/06/2013, 11:17 
[8)]



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MessaggioInviato: 15/06/2013, 12:19 
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Thethirdeye ha scritto:

Cita:
ubatuba ha scritto:

MERCATO DEL LAVORO: E. LETTA MENTE di Emiliano Brancaccio

Certo che mente... e la cosa allucinante è che mente sapendo di mentire...
Oppure qualcuno pensa che Letta, nonostante tutto, sia in buona fede?


....figlio pure lui,di bieldeberg,e c.------quindi ubbidisce ai suoi superiori.......da buon serviente [:(!]


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MessaggioInviato: 17/06/2013, 10:42 
QUISQUILIE E PINZILLACCHERE (il governicchio e il "Decreto del fare") di Emmezeta
17 giugno. APETTANDO UNA LIETA NOVELLA DA BERLINO, CHE NON ARRIVERA', la montagna delle «larghe intese» ha partorito il topolino del «decreto del fare».

Finalmente una buona notizia, di quelle che lasciano il segno: da oggi, grazie al governo Letta, non sarà più necessario il certificato di «sana e robusta costituzione» per fare il farmacista. Il «decreto del fare» —lo ha decretato la grande stampa filo-lettiana— è però una cosa seria, dunque è vietato ridere. A riprova di ciò i media ci informano che è stato eliminato anche l'obbligo di presentare il certificato di «idoneità psico-fisica» per fare il maestro di sci. Un'innovazione davvero tranquillizzante.

Siamo nemici della burocrazia e dunque va bene così. Ma siamo ancor di più nemici delle prese in giro, e dunque va davvero malissimo. Perché il fatto è che le 80 misure (ottanta) prese ieri dal governo Pd-Pdl-Sc sono state presentate come misure per l'uscita dalla crisi. Misure magari modeste, misure «cacciavite» le ha definite il Corsera, ma pur sempre misure che indicano come «uscire dal tunnel». Un concetto reso più enfatico dall'ex direttore di Repubblica, Eugenio Scalfari, che assurto ormai al ruolo di portavoce quirinalizio, è oggi un ultras di Letta come ieri lo era di Monti. Questo il titolo del suo consueto pistolotto domenicale: «Lunga la strada, stretta la via. Ma la marcia è cominciata».

Ora, che si sia infine deciso di spuntare un po' le unghie ad Equitalia, sancendo almeno l'impignorabilità della prima casa per i debiti tributari inferiori ai 120mila euro, è certo un piccolo fatto di civiltà, ma cosa c'azzecchi con la mitica ripresa proprio non sappiamo. Ci sarebbe semmai da ricordare come per arrivare a questa misura ci siano volute tante proteste, qualche attentato ed alcune decine di suicidi.

Ma andiamo oltre, soffermandoci su tre misure a loro modo assai emblematiche.

Partiamo dalla promessa di ridurre le bollette elettriche. Su questo il trionfalismo governativo, ed in particolare del ministro Zanonato, appare davvero fuori luogo. Intanto l'obiettivo verrà raggiunto, se verrà raggiunto, con un'ulteriore penalizzazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, e già qui ci sarebbe molto da ridire. Ma anche volendo tralasciare questo aspetto, quale sarà l'impatto reale per la famiglia media? Qualche giornalista più avvezzo alle quattro operazioni ha già notato che essendo le famiglie italiane 25 milioni, il risparmio medio sarebbe in realtà di soli 22 euro a famiglia (550 milioni/25 milioni =22). Ci dispiace deludere questi professionisti dell'aritmetica, ma il risparmio sarà assai inferiore. Le famiglie consumano infatti solo il 20% dell'energia elettrica venduta in Italia, dunque gli euri risparmiati saranno solo 4,40 (22x0,2 =4,40).
Circa 4 caffé e mezzo da sorseggiare ringraziando il mitico Zanonato.

Ma sono settimane che Letta ci dice, bontà sua, che la vera emergenza è il lavoro. Ed ecco spuntar fuori la norma sui cantieri. Tre miliardi momentaneamente sottratti alla Tav, al Ponte sullo Stretto ed al terzo valico Genova-Milano, per essere dirottati su altre opere, per lo più nelle aree metropolitane di Milano, Roma e Napoli. Anche qui lasciamo perdere il giudizio di merito su queste scelte, anche se va segnalato quantomeno il fatto che non si sappia minimamente uscire dalla logica delle grandi opere. Ma da dove tiri fuori il governo il numero di 30mila posti di lavoro nessuno lo sa. E nessuno ce lo spiega, dato che si tratta di una cifra improbabile quanto inverificabile. Cifra tanto più arbitraria, dato che deriverebbe da un momentaneo spostamento di risorse già stanziate, senza che vi sia alcun ulteriore investimento.

Ed infine un'annotazione su un curioso intervento fiscale, anch'esso motivato come misura anti-crisi. Da mesi il teatrino della politica discute di come ridurre l'IMU, come evitare un nuovo aumento dell'IVA, come intervenire sull'IRPEF... il tutto «restando in Europa», con l'impegno a rispettare il Fiscal compact. Ci siamo già occupati di questa gigantesca presa in giro (vedi L'allegra brigata degli europeisti anti-tasse), ma con il «decreto del fare» Letta ha deciso di superarsi. Qual è la prima tassa davvero tagliata dal governo? Semplice, quella sulle imbarcazioni: azzerata fino ai 14 metri di lunghezza, dimezzata per gli scafi superiori ai 14 metri. Un bell'esempio di redistribuzione della ricchezza verso l'alto.

Si potrebbe continuare, ma non lo facciamo, perché è meglio concentrarsi sul contesto in cui sono state prese queste misure. Un contesto nel quale il governo ammette di essere incapace di far fronte alle sue stesse promesse su IMU ed IVA. Un'incapacità dettata dai vincoli europei che, com'era facilmente prevedibile, non hanno fatto registrare alcun allentamento. Da qui la politica del rinvio: si è rinviato il pagamento dell'IMU sulla prima casa in attesa di una rimodulazione dell'imposta in modo da non ridurre il gettito complessivo; si rinvierà probabilmente la decisione sull'IVA in attesa di definire un inasprimento dell'IRPEF attraverso la ridefinizione (ovviamente con nuovi tagli) di deduzioni e detrazioni. Insomma, stante la gabbia europea, tutto si può fare fuorché ridurre la pressione fiscale, che anzi andrà in futuro aumentata.

L'impossibilità di far fronte anche a cifre relativamente modeste come quelle in questione, la dice lunga sulla forza, l'autorevolezza, l'autonomia del governo Letta, un governicchio che galleggia in attesa di tempi migliori, che qualche inguaribile ottimista prevede per il dopo-voto tedesco del 22 settembre.

Qualcuno troverà ingeneroso ridicolizzare il governo per la pochezza delle sue azioni. Ma che dire allora della pretesa di affrontare il dramma della disoccupazione giovanile, che ha raggiunto il 38%, con un intervento di poco più di 400 milioni di fondi europei da spalmare in diversi anni?

La sproporzione tra la gravità dei problemi e l'azione del governo è sotto gli occhi di tutti. Emiliano Brancaccio ha detto che «si tenta di vincere la guerra con una cerbottana». C'è davvero poco da aggiungere a questo lapidario giudizio.

Quali siano i dati del disastro economico italiano dovrebbe esser noto, ma un breve (ed aggiornato) ripasso non può far male.

Dal 2007 ad oggi il Pil italiano è calato del 7%, il reddito delle famiglie del 9%. Ma questa è ovviamente solo una media, perché in realtà milioni di famiglie hanno visto il tracollo del proprio reddito. La stessa Corte dei Conti ha stimato nei giorni scorsi una perdita di 230 miliardi di Pil in 5 anni. Ma la situazione è ancora più grave se guardiamo all'industria manifatturiera. La produzione industriale, in calo consecutivo da 20 mesi, è diminuita del 25% dall'aprile 2008 ad oggi, con punte superiori al 30% in quattro settori (metallurgia, mezzi di trasporto, gomma e plastica, apparecchiature elettriche). E recuperare non sarà facile, dato che si calcola che il 15% del potenziale produttivo (impianti, macchinari, eccetera) sia ormai andato perso.

Ecco, di fronte a questo disastro, e di fronte al massacro sociale che comporta, occuparsi dei certificati medici, o di altre questioni di identica portata, grida davvero vendetta. Ma tant'è, questa è l'Italia 2013.

Ma per quali motivi è questa la situazione? Le ragioni sono sempre più di una, ma una è quella davvero decisiva: la subalternità delle classi dirigenti nazionali nei confronti dell'Unione Europea. Una subalternità, quella di Letta, perfettamente in linea con quella del suo predecessore. Il quale godeva addirittura (lo ha ora candidamente confessato un suo ministro) dei sacrifici imposti agli italiani. Forse Letta non mostra un identico sadismo, ma la sua politica non è certo diversa.

Diversa è semmai la situazione, perché sono ormai chiari gli effetti della politica di austerità. Si vorrebbe allora la botte piena e la moglie ubriaca. Cioè il mantenimento degli obiettivi di bilancio, sposato a qualche allentamento di quei vincoli. Ecco allora la comica corsa ad ipotizzare ogni trucco contabile, al fine di rispettare formalmente il rapporto deficit/pil al 3%, pur infrangendolo nella sostanza. Sulla materia si è proposto di tutto e di più: scorporare dal computo suddetto le spese per gli investimenti, quelle sulle infrastrutture europee, quelle per «combattere la disoccupazione», quelle causate dai disastri naturali e chi più ne ha più ne metta. Sta di fatto che i decisori europei al momento non si sono affatto commossi, né per i terremoti, né per i disoccupati e neppure per le spese infrastrutturali...

Cambieranno le cose in futuro? I patiti dell'Europa pensano di sì. Ma su quali basi si fondino queste speranze non è dato sapere. Venendo a Roma, l'altro giorno, il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble, ha ribadito che gli obiettivi di bilancio non si toccano e che di flessibilità in Europa ce n'é già anche troppa.

Il cambiamento potrebbe avvenire dopo le elezioni tedesche del 22 settembre? Davvero non si vede il perché. I sondaggi danno ancora favorita la Merkel. L'attuale cancelliera potrebbe essere sì costretta ad un'alleanza (peraltro non certo inedita) con la Spd, ma il partito socialdemocratico esprime davvero posizioni diverse da quelle della Cdu-Csu? Non sembra proprio, mentre sull'altro versante il possibile ingresso in parlamento di Alternative für Deutschland (favorevole ad una sorta di «euro del nord») di certo restringerebbe ancora i margini di manovra dell'immarcescibile cancelliera.

Non è un caso che in Italia si parli ben poco del dibattito in corso in Germania. Nei giorni scorsi la Corte costituzionale tedesca ha iniziato le udienze sui ricorsi presentati contro la Bce per l'adozione (l'estate scorsa) del programma Omt, che consente l'acquisto da parte della banca centrale di Francoforte dei titoli dei paesi dell'Eurozona che decidessero di farne richiesta. A difendere la Bce il membro tedesco del board, Jörg Asmussen; ad attaccarla il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann. Uno spettacolino che promette sviluppi.

Il fatto è che la maggioranza dei tedeschi è con Weidmann. Secondo un sondaggio il 48% vorrebbe bloccare il piano della Bce, mentre solo il 31% lo approva. Il problema non è tanto, dunque, il pronunciamento della Corte costituzionale (che avrà comunque tempi non brevi) quanto il sentimento diffuso in ampi strati della popolazione tedesca. Un elemento che ci dice già ora che niente di sostanziale potrà cambiare dopo il voto del 22 settembre. E se un cambiamento ci sarà, esso non sarà probabilmente nella direzione sperata dal governo italiano.

Ecco perché, al di là dei singoli provvedimenti, le misure del governo Letta mostrano una miseria senza precedenti. Frutto di una subalternità coltivata lungo l'ultimo ventennio, di un'impossibilità di cambiare senza ammettere il proprio fallimento, di una classe dirigente che merita solo di essere cancellata.

Non c'è alcuna luce in fondo al tunnel, ma solo nuove sofferenze per il popolo lavoratore. Quisquilie e pinzillacchere, così l'insuperabile Totò avrebbe definito le modeste trovate di Letta e del suo «decreto del fare» di fronte alla crisi senza sbocchi che viviamo da cinque anni. Ma sono quisquilie e pinzillacchere che preparano i nuovi sacrifici che verranno richiesti in nome del Dio Euro. Probabilmente assai prima di quanto si pensi.

http://sollevazione.blogspot.it/2013/06 ... re-il.html

si dovrebbe affermare tanto fumo,poco arrosto;magari l'elefante che ha partorito il topolino,qui di risparmio x le famiglie italiane e' praticamente 0,x quelle che sono state pomposamente grandi opere,non si e' fatto altro che spostare euro da una parte all'altra,cosi' tanto x fare,ma x la ripresa dei consumi praticamente nulla,e'necessario affermare,che sto letta potrebbe essere considerato un monti bis,in effetti chi lo sostiene sono i medesimi che hanno avvallato le prese di posizione del tecnico monti......................................con le conseguenze medesime [:(!]


Ultima modifica di ubatuba il 17/06/2013, 10:43, modificato 1 volta in totale.

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Il governo dei nemici

di Ida Magli

http://tlaxcala-int.org/article.asp?reference=9842

Come sappiamo già da molto tempo, il concetto di “rappresentanza” non esiste più; si è esaurito, insieme alla sacralità del Potere, con gli avvenimenti politici di questi ultimi giorni dell’aprile 2013. Adesso, però, con la formazione del governo Letta, lo possiamo confermare con assoluta certezza; ma soprattutto - è questa la cosa più importante – abbiamo finalmente la grande gioia di poterlo gridare a gran voce: “non ci rappresentano!” Sono i nuovi governanti del popolo italiano, i suoi despoti, i suoi sfruttatori, i suoi traditori, i suoi nemici, i delegati di quel Potere che si nasconde dietro il Bilderberg, la Trilaterale, l’Aspen Institut, e che indichiamo col nome di “Laboratorio per la distruzione” visto che ne sappiamo una sola cosa: che la sua meta è appunto la nostra distruzione, l’annientamento della civiltà europea e degli Stati europei.

Non ci rappresentano, però! Dobbiamo essere felici quindi, di poterli guardare in faccia, uno per uno, con la certezza di non condividerne nulla. Stanno dall’altra parte, sono altro da noi, non sono “italiani”, ma nemici degli Italiani, i peggiori dei nemici, quelli che spargono il sale sul terreno prima ancora di aver vinto.

L’itinerario che ha portato alla fine della rappresentanza è cominciato con il rinnovo del mandato presidenziale a Giorgio Napolitano, e non poteva in fondo non essere così dato che era stato lui a “saltare” le regole della democrazia quando aveva consegnato l’Italia al potere del Laboratorio mondialista chiamando al governo Mario Monti. Nel momento in cui ha accettato il secondo mandato, Napolitano ha inferto l’ultimo colpo alla sacralità del “settennato” e di conseguenza alla “rappresentanza”, che è appunto sostanziata dalla fenomenologia del Sacro. Il “sette” è un numero sacro, un numero magico e potente, sotto la cui protezione si sono rifugiati fin dalla più remota antichità quasi tutti i popoli che fanno parte della nostra storia, dagli Egizi agli Ebrei, ai Greci, ai Romani… i sette anni assegnati dalla Costituzione alla Presidenza della Repubblica non sono quindi un caso o una decisione razionale, ma sottintendono la potenza trascendente di questa carica, più forte di quella dei parlamentari, e ne indicano la perfetta completezza nel cerchio chiuso in se stesso del numero sette. Come è stato notato da molti politici di fronte alla richiesta di rinnovare il mandato a Napolitano, non era mai stato detto che non si poteva “ripetere”; ma non era mai stato detto proprio perché era ovvio, era sottinteso… La replica del settennato di Napolitano ci ha liberato del tutto perciò della sacralità della rappresentanza e, insieme a questa sacralità, ci ha liberato di un “rappresentante” tanto ligio ai comandi dell’Europa da guidarci ostinatamente fino all’angolo senza via d’uscita dal quale doveva scaturire la giusta conclusione: il governo Letta.

Enrico Letta ha pubblicato nel 2010, insieme all’amico Lucio Caracciolo, un libro intitolato significativamente “L’Europa è finita?” (Add editore, Torino). La domanda si poneva in modo così esplicito due anni fa perché il fallimento della costruzione europea e della sua moneta appariva evidente a tutti. È sufficiente leggere qualche pagina di questo libro per sapere fino a che punto dobbiamo aver paura di Enrico Letta e delle persone che ha scelto per portare rapidamente a termine la missione devastatrice che gli è stata affidata. “L’euro è stato un successo, forse la più grande realizzazione dell’Europa” - afferma Letta- guardando con soddisfazione alle rovine che ha provocato. E continua: “Arrivo a dire che la moneta comune ha in un certo senso sostituito l’esercito: invece dell’esercito europeo, oggi abbiamo l’euro, simbolo della capacità di rappresentanza e di identificazione; un totem, appunto, attorno al quale gli europei possano sentirsi tali.” (p. 39) Come sogna bene, Enrico Letta, non è vero? Non vede nulla, non sente nulla. I popoli maledicono l’euro, tutti vorrebbero abbandonarlo, perfino i Tedeschi; la gente soffre orrendamente, gli imprenditori si uccidono, milioni di disoccupati non sanno come fare a sopravvivere, ma a Letta tutto questo non interessa perché, come per tutti i dittatori e i generali, i popoli di per sé non esistono, sono solo strumento. Letta è stato scelto, come ognuno di quelli che lavorano alla distruzione dell’Europa, proprio perché la scarsa intelligenza critica comporta l’insensibilità affettiva e la plasmabilità all’obbedienza fascinatrice del Potere assoluto. Si somigliano tutti, infatti: Trichet, Duisenberg, Barroso, Draghi, Rehn, Rompuy, Amato, Prodi, D’Alema, Monti… E adesso, con il programmato spogliarello del Partito Democratico, teso al rinnovamento delle generazioni, Enrico Letta.

L’incarico a Emma Bonino di andare in giro per il mondo in nome dell’Italia è infine il chiaro, orrido sigillo di questo governo; ne garantisce agli occhi di tutti l’assoluta volontà e capacità di distruggere non solo il popolo ma perfino l’idea dell’Italia; la dolcezza, la bellezza che ha accompagnato nei secoli il nome, l’immagine dell’Italia. Nessuno al mondo, probabilmente, avrebbe potuto dare questa certezza quanto la donna che ha propagandato l’aborto estraendo di persona, come testimoniano le riprese fotografiche, i feti con una pompa di bicicletta.



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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ma scusa qualkuno pensava che letta,fosse la persona che ci salvava dall'euro?non e' altro che un clone di mariolino.........[:(!]


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ubatuba ha scritto:

ma scusa qualkuno pensava che letta,fosse la persona che ci salvava dall'euro?non e' altro che un clone di mariolino......... [:(!]

Il bello è che ci sono delle persone, a questo punto con davvero pochi neuroni nella capa, che pensano che i dittatori siano altri...... ma non è tremendamente buffo tutto ciò?? [:D]



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