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MessaggioInviato: 16/12/2014, 17:23 
Striscia la notizia, il fuorionda svela la farsa tra l’inviata della D’Urso e il cacciatore

VIDEO
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/12/ ... re/323152/
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Ultima modifica di nemesis-gt il 16/12/2014, 17:26, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 16/12/2014, 20:15 
Le ancelle della soppressione - Giornalisti, propaganda e guerra mediatica. E' ora che la gente sappia la verità

"Quando la verità è sostituita dal silenzio", diceva il dissidente sovietico Yevtushenko, "il silenzio è una menzogna.”

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By John Pilger, giornalista free lance, " serve un giornalismo che monitori, smonti e controbatta la propaganda e che insegni ai giovani ad essere agenti per la gente, non per il potere".

Traduco nel seguito un illuminante pezzo "riassuntivo", di questo giornalista australiano (che negli anni '60 ha tentato anche una avventura free lance in Italia) su dove siamo e siamo andati nella informazione in Occidente, ovvero sul suo ruolo preminente come "propaganda del potere" e quindi... sulla falsità e faziosità del giornalismo mainstream, votato non alla verità e all'informazione ma a servire le agende del potere. Questo anche in relazioni alle grandi guerre...come quella che stanno preparando.
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C'è mai stato un gioco di prestigio più palese?

Perché così tanto giornalismo si è arreso alla propaganda? Perché censura e distorsione sono diventate una pratica standard? Perché la BBC è cosi spesso portavoce di un potere rapace? Perché il New York Times e il Washington Post ingannano i loro lettori? Perché ai giovani giornalisti non viene insegnato a comprendere le finalità dei media e a sfidare le affermazioni eclatanti e le basse intenzioni di una oggettività fasulla?

E perché a loro non si insegna che l’essenza di gran parte di ciò che definiamo media mainstream non è informazione, ma potere?

Queste sono domande urgenti. Il mondo si trova di fronte all'eventualità di una grande guerra, forse addirittura nucleare - con gli Stati Uniti chiaramente determinati ad isolare e provocare la Russia e poi la Cina. Questa verità viene capovolta e messa sottosopra dai giornalisti, inclusi quelli che promossero le menzogne che portarono al bagno di sangue in Iraq nel 2003.

I tempi in cui viviamo sono così pericolosi e distorti nella pubblica percezione, che la propaganda non è più, come Edward Bernays la definì, un "governo invisibile", ma è il governo stesso, che governa direttamente senza timore di essere contraddetto; il suo scopo principale è conquistare noi, il nostro senso del mondo, la nostra capacità di separare la verità dalle menzogne.

L'era dell'informazione è in realtà un'era mediatica. Abbiamo guerre mediatiche; censura mediatica; demonizzazione mediatica; punizione mediatica; deviazioni mediatiche: una surreale linea di assemblaggio di obbedienti luoghi comuni e false supposizioni.

Questo potere di creare una nuova "realtà" è in corso da lungo tempo. Quarantacinque anni fa, un libro intitolato “The Greening of America” fece scalpore. La copertina riportava queste parole: "E’ in arrivo una rivoluzione. Non sarà come le rivoluzioni del passato. Avrà origine dall'individuo..."

In quel periodo facevo il corrispondente negli Stati Uniti, e mi ricordo che l’autore, da un giorno all'altro, divenne un guru. Era un giovane accademico dell'Università di Yale: Charles Reich. Il suo messaggio era che il dire la verità e l'azione politica avevano fallito e che solo "cultura" e introspezione avrebbero potuto cambiare il mondo.

Spinto dalle forze del profitto, nel giro di pochi anni l’ideologia del "me-stesso" (me-ismo) avrebbe sopraffatto il nostro senso di azione comune, di giustizia sociale e di internazionalismo. Si separarono classe, genere e razza. Il personale divenne politico e i media divennero il messaggio. Sulla scia della guerra fredda, l’invezione di nuove "minacce" completò il disorientamento politico di coloro che, 20 anni prima, avrebbero formato una veemente opposizione.

Nel 2003 filmai un'intervista a Washington con Charles Lewis, l'illustre giornalista investigativo americano. Discutemmo sull'invasione dell'Iraq pochi mesi prima che avvenne.

Gli chiesi: "Cosa sarebbe successo se i media più liberi del mondo avessero seriamente sfidato George Bush e Donald Rumsfeld, indagando sulle loro affermazioni, anziché veicolare ciò che poi si rivelò essere rozza propaganda?".

Rispose che, se noi giornalisti avessimo fatto il nostro lavoro, "ci sarebbe stata una grandissima probabilità che non saremmo andati a fare la guerra in Iraq."
Questa shockante affermazione, che fu anche sostenuta da altri giornalisti famosi a cui feci la stessa domanda. Dan Rather, ex di CBS, mi diede la stessa risposta. David Rose dell'Observer e altri giornalisti di lunga esperienza e produttori della BBC, che vollero restare anonimi, mi diedero la stessa risposta.

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In altre parole, se i giornalisti avessero fatto il loro mestiere, se avessero indagato e messo in discussione la propaganda invece di amplificarla, centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini potrebbero essere vivi oggi; milioni di persone non avrebbero dovuto abbandonare le loro case; la guerra settaria tra sunniti e sciiti avrebbe potuto non essere scatenata e il famigerato Stato islamico forse ora non esisterebbe.

Persino ora, nonostante i milioni di persone che sono scesi in piazza in segno di protesta, la piu’ parte del pubblico nei paesi occidentali ha una scarsissima idea della vastità del crimine commesso dai nostri governi in Iraq. Ancora meno persone sono consapevoli del fatto che, nei 12 anni prima dell'invasione, i governi statunitense e britannico avevano messo in moto un olocausto negando alla popolazione civile dell'Iraq i mezzi per la sopravvivenza.

Queste sono parole del funzionario britannico responsabile per le sanzioni contro l'Iraq negli anni ’90: un assedio medievale che ha causato la morte di mezzo milione di bambini sotto i cinque anni, come riferito dall'Unicef Il nome del funzionario è Carne Ross. All'Ufficio Esteri di Londra era conosciuto come "Mr Iraq". Oggi ha deciso di dire la verità su come i governi ingannano e su come i giornalisti volontariamente si prestano a diffondere l'inganno. "Davamo in pasto ai giornalisti presunti fatti di intelligence edulcorata", mi ha riferito, "oppure li tenevamo fuori."

Il “whistelblower” (che spiffera la notizia) principale durante questo terribile periodo di silenzio è stato Denis Halliday. Allora Assistente Segretario Generale delle Nazioni Unite e alto funzionario delle Nazioni Unite in Iraq, Halliday si dimise piuttosto di attuare politiche da lui stesso ritenute da genocidio. Ha stimato che le sanzioni uccisero più di un milione di iracheni.

Cosa successe poi ad Halliday è piuttosto istruttivo. Quando le sue affermazioni non venivano ritoccate, veniva diffamato. Durante il programma “Newsnight” della BBC, il presentatore Jeremy Paxman gli gridò: "Non sei forse solo un difensore di Saddam Hussein?" The Guardian ha recentemente descritto questo come uno dei "momenti memorabili" di Paxman. La scorsa settimana, Paxman ha siglato una trattativa da 1.000.000 di sterline per un libro.

Le ancelle della soppressione (dei fatti) hanno fatto bene il loro lavoro. Consideriamo gli effetti. Nel 2013, un sondaggio di ComRes, rivelò che la maggioranza del pubblico britannico credeva che il bilancio delle vittime in Iraq fosse 10.000: una piccola frazione della verità. La scia di sangue che va dall'Iraq a Londra è stata quasi del tutto ripulita.

Rupert Murdoch si dice sia il padrino della mafia mediatica e nessuno dovrebbe dubitare dello strapotere dei suoi giornali - 127 in tutto – con una tiratura congiunta di 40 milioni, e della sua rete, la Fox. Ma l'influenza dell'impero di Murdoch non supera di riflesso i media più ampi.

La propaganda più efficace non si trova su The Sun o su Fox News, piuttosto sotto un' aura "liberale". Quando il New York Times pubblico’ le affermazioni sul fatto che Saddam Hussein avesse armi di distruzione di massa, si credette a questa falsa evidenza, perché non provenivano da Fox News, ma dal New York Times.

Lo stesso vale per il Washington Post e per il Guardian, entrambi i quali hanno svolto un ruolo fondamentale nel condizionare i loro lettori ad accettare una nuova e pericolosa guerra fredda. Tutti e tre i giornali liberali hanno travisato gli eventi in Ucraina, presentandoli come atto malvagio da parte della Russia, quando, in realtà, il colpo di stato guidato dai fascisti in Ucraina è stato il lavoro degli Stati Uniti, aiutati dalla Germania e dalla Nato.

Questo capovolgere la realtà è fatto cosi pervasivo, che l'accerchiamento militare di Washington e l’intimidazione della Russia non sono neanche presi in considerazione. Non fanno neppure notizia, ma sono soppressi dietro una campagna diffamatoria e di paura, come quella con cui sono cresciuto durante la prima guerra fredda.

Ancora una volta, l'impero del male è venuto a prenderci, guidato da un altro Stalin o, perversamente , da un nuovo Hitler. Dai un nome al tuo demone e sguinzaglialo.

La soppressione della verità sui fatti in Ucraina è uno dei piu’ completi blackout di notizie che io ricordi. Il più grande potenziamento militare occidentale nel Caucaso e in Europa orientale, dalla seconda guerra mondiale, è stato occultato. Gli aiuti segreti di Washington a Kiev e alle sue brigate neo-naziste responsabili di crimini di guerra contro la popolazione dell'Ucraina orientale, è occultato. Le prove che contraddicono la propaganda che sia la Russia ad essere responsabile per l'abbattimento di un aereo di linea della Malesia, sono tenute nascoste.

E, per di più, sono proprio i media che si presumono liberali, ad essere i censori. Senza citare alcun fatto, senza alcuna prova, un giornalista ha individuato un leader filo-russo in Ucraina, come l'uomo che ha abbattuto l'aereo di linea. Quest'uomo, scrive il giornalista, era conosciuto come The Demon. Era un uomo spaventoso che impauriva il giornalista: ecco, questa era la prova.

Molti degli addetti nei media occidentali hanno lavorato alacremente per presentare la popolazione di etnia russa dell'Ucraina, come straniera in patria propria, quasi mai come ucraini alla ricerca di una federazione all'interno dell'Ucraina e come cittadini ucraini che resistono ad un colpo di stato orchestrato da stranieri contro il governo da loro eletto.

Quello che il presidente russo ha da dire è irrilevante; non è che un cattivo da pantomima teatrale, che può essere abusato impunemente. Un generale americano che guida la Nato e che sembra essere uscito direttamente dal film “Il Dottor Stranamore” - un certo gen. Breedlove - sostiene abitualmente la tesi delle invasioni russe, senza uno straccio di prova visiva. La sua imitazione del generale Jack D. Ripper del film di Stanley Kubrick è perfetta.

Quarantamila russi stavano ammassandosi al confine, secondo Breedlove. È bastata questa affermazione per il New York Times, il Washington Post e The Observer - quest'ultimo si era già distinto in precedenza con menzogne e invenzioni che avevano sostenuto l'invasione di Blair in Iraq, come il suo ex reporter, David Rose, ha poi rivelato.

Si respira quasi lo spirito gioioso di una riunione di classe. I suonatori di tamburi del Washington Post sono gli stessi editorialisti che dichiararono che l'esistenza di armi di distruzione di massa di Saddam, è un “dato di fatto”.

Lo scrittore investigativo americano Robert Parry scrisse: “Se vi stupite su come il mondo possa finire dentro una terza guerra mondiale, così come ha fatto nella guerra mondiale di un secolo fa – tutto quello che dovete fare è guardare alla pazzia che praticamente ha avvolto l'intera struttura politica e mediatica degli Stati Uniti, sulla questione Ucraina, dove una falsa narrativa di colletti bianchi opposta a quelli neri, ha preso piede dall’inizio e si rende impermeabile a fatti o a alla ragione”.

Parry, il giornalista che ha rivelato lo scandalo Iran-Contra, è uno dei pochi che indaga sul ruolo centrale dei mezzi di comunicazione in questo "gioco dei polli", come il Ministro degli Esteri russo lo ha chiamato. Ma si tratta veramente di un gioco? Mentre scrivo, il Congresso degli Stati Uniti sta votando la Risoluzione 758, che, in poche parole, dice: "Prepariamoci per la guerra contro la Russia."

Nel 19° secolo, lo scrittore Alexander Herzen descrisse il liberalismo laico come "la religione finale, sebbene la sua chiesa non sia dell'altro mondo, ma di questo". Oggi, questo diritto divino è molto più violento e pericoloso di ogni altra cosa che il mondo musulmano possa escogitare, anche se forse il suo più grande trionfo è l'illusione di una informazione libera e aperta.

Dai notiziari, interi paesi sono fatti sparire. L'Arabia Saudita, la fonte di estremismo e terrore sostenuto dall'occidente, non fa storia, tranne quando spinge verso il basso il prezzo del petrolio. Lo Yemen ha subito dodici anni di attacchi di droni americani. Chi lo sa? A chi importa?

Nel 2009, l'Università del West of England pubblicò i risultati di uno studio decennale sulla copertura mediatica della BBC per quanto riguardava il Venezuela. Di 304 reportage trasmessi, solo tre parlarono delle politiche positive introdotte dal governo di Hugo Chavez. Il più grande programma di alfabetizzazione nella storia umana, ricevette appena un accenno.

In Europa e negli Stati Uniti, milioni di lettori e spettatori non sanno quasi nulla dei notevoli, vivificanti cambiamenti avvenuti in America Latina, molti dei quali ispirati da Chavez. Come per la BBC, le inchieste del New York Times, del Washington Post, del Guardian e del resto dei media occidentali rispettabili, erano notoriamente in malafede. Chavez venne deriso persino sul letto di morte. Come viene spiegato questo, mi chiedo, nelle scuole di giornalismo?

Perché milioni di persone in Gran Bretagna sono convinte che una punizione collettiva chiamata "austerity", è necessaria?

A seguito del crollo economico del 2008, un sistema marcio è venuto alla luce. Per una frazione di secondo le banche sono state messe in fila come truffatori con obblighi verso il pubblico che avevano tradito. Ma nel giro di pochi mesi – a parte alcune pietre gettate contro eccessivi “bonus” aziendali – il messaggio cambiò. Le foto segnaletiche dei banchieri colpevoli sono sparite dai giornali e qualcosa chiamato “austerity” ha iniziato a pesare su milioni di persone normali. C'è mai stato un gioco di prestigio più palese?

Oggi, molti dei presupposti della vita della “civiltà” inglese, in Gran Bretagna sono in fase di smantellamento, questo per ripagare un debito fraudolento , ovvero il debito di truffatori. I tagli dell'"austerity" si dice che siano di 83 miliardi di sterline. Questo è quasi esattamente l'importo delle tasse non pagate dalle stesse banche e da multinazionali come Amazon e Murdoch News UK. Inoltre, le banche truffaldine ricevono una sovvenzione annua di 100 miliardi di sterline in assicurazione gratuita e garanzie - una cifra che potrebbe finanziare l'intero servizio sanitario nazionale (NHS).

La crisi economica è propaganda pura. Politiche estreme ora governano la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, gran parte dell'Europa, il Canada e l'Australia. Chi difende la maggioranza della gente? Chi ci racconta la loro storia? Chi ci dice le cose come stanno? Non è questo ciò che i giornalisti dovrebbero fare?

Nel 1977, Carl Bernstein, famoso per l'indagine sul caso Watergate, rivelò che più di 400 giornalisti e direttori di notiziari lavoravano per la CIA. Tra questi, giornalisti del New York Times, Time e di reti televisive. Nel 1991, Richard Norton Taylor del Guardian rivelò qualcosa di simile in questo paese (la Gran Bretagna, appunto n.d.t.).

Oggi niente di tutto questo è necessario. Dubito che qualcuno abbia pagato il Washington Post e molti altri media per accusare Edward Snowden di fiancheggiare il terrorismo. Dubito che qualcuno paghi chi di routine infanga Julian Assange - anche se ci sono molte altre possibili ricompense.

Mi è chiaro che il motivo principale per cui Assange ha attirato tutto quel veleno, quelle ripicche e gelosie, è perché WikiLeaks ha buttato giù la facciata di una élite politica corrotta, sostenuta dai giornalisti. Nel proclamare un’era straordinaria di rilevazioni, Assange si è fatto nemici illuminando e svergognando i guardiani dei media, non da ultimo il giornale che pubblicò e fece proprio il grande scoop di Assange, che non solo divenne un bersaglio, ma anche una gallina dalle uova d'oro.

Si son fatti affari lucrativi per libri e film hollywoodiani, si sono lanciate carriere mediatiche o sono partite sulla pelle di Wikileaks e del suo fondatore. La gente ha fatto un sacco di soldi, mentre WikiLeaks è in lotta per la sopravvivenza.

Niente di tutto ciò è stato ricordato a Stoccolma il 1° dicembre scorso [2014], quando il direttore del Guardian, Alan Rusbridger, ha condiviso con Edward Snowden il “Right Livelihood Award”, noto come premio Nobel Alternativo per la pace. La cosa più shockante in questo evento è stata che Assange e WikiLeaks sono stati cancellati. Non esistevano, erano non-persone. Nessuno parlò per l'uomo che fece da pioniere alla “denuncia spifferata” in forma digitale. Così è stato consegnando al Guardian uno dei più grandi scoop della storia. Sia detto che è stato Assange, con il suo team di WikiLeaks che con efficacia e brillantemente ha salvato Edward Snowden in Hong Kong e lo ha messo al sicuro. Ma su questo non una parola.

Ma ciò che ha reso questa censura per omissione così ironicamente beffarda e scandalosa, che la cerimonia si è svolta nel Parlamento svedese - il cui vile silenzio sul caso Assange ha cospirato con il grottesco aborto giudiziario di Stoccolma.

"Quando la verità è sostituita dal silenzio", diceva il dissidente sovietico Yevtushenko, "il silenzio è una menzogna.”

È questo tipo di silenzio che noi giornalisti dobbiamo rompere. Dobbiamo guardare nello specchio. Dobbiamo far render conto ai media irresponsabili che servono il potere ed una psicosi che minaccia una guerra mondiale.

Nel 18° secolo, Edmund Burke descrisse il ruolo della stampa come Quarto Stato (nel senso di Ceto Sociale,ndt) che controlla il potente. È mai stato vero? Se… certamente non più oggidì. Ciò di cui abbiamo bisogno è di un Quinto Stato: un giornalismo che monitori, smonti e controbatta la propaganda e che insegni ai giovani ad essere agenti per la gente, non il potere. Abbiamo bisogno di ciò che i russi chiamarono perestroika: una insurrezione dalla conoscenza soggiogata. Io lo chiamerei vero giornalismo.

Sono trascorsi 100 anni dalla prima guerra mondiale. A quei tempi i reporter vennero premiati e fatti cavalieri per il loro silenzio e la loro collusione. Al culmine della strage, il primo ministro britannico David Lloyd George confidò a C.P. Scott, direttore del Manchester Guardian: "Se la gente sapesse [la verità] la guerra verrebbe interrotta domani, ma ovviamente non sa, e non può sapere."

È ora che la sappiano.

Fonte: http://johnpilger.com/articles/war-by-m ... propaganda

http://ningizhzidda.blogspot.it/2014/12 ... sione.html


Ultima modifica di Atlanticus81 il 16/12/2014, 20:17, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 16/12/2014, 22:54 
Cita:
zakmck ha scritto:



(Non sapevo se postarlo nel topic aperto da Artis.. [8])

Giusto il tempo necessario che finisse la conferenza dal tema: <<La Russia nemico dell'Europa?>> [}:)]
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/12 ... a/1279610/

GIULIETTO CHIESA RILASCIATO DOPO 4 ORE: <<NON VOLEVANO CHE PARLASSI A CONFERENZA>>
Qualche ora in un commissariato di polizia di Tallin e poi l’espulsione dal Paese. Giulietto Chiesa è stato rilasciato intorno alle 22 di lunedì, dopo che la polizia estone era andata a prenderlo per arrestarlo nella sua stanza d’albergo, a Tallin, prima che l’ex europarlamentare, ex corrispondente della Stampa e dell’Unità e attuale blogger de ilfattoquotidiano.it potesse partecipare a una conferenza sul tema “La Russia è nemica dell’Europa?”.

“Persona non gradita nel Paese“, è questa la probabile spiegazione dietro alla decisione delle autorità estoni di incarcerare il giornalista italiano ed espellerlo. Un comportamento che ha fatto riflettere Chiesa sulla “plateale violazione di tutte le norme di diritto nazionale, internazionale, europeo e mondiale”. Un episodio “che dice fino a che punto è arrivata la degenerazione fascista in Europa“, ha dichiarato il giornalista poco dopo la sua liberazione. L’ex europarlamentare ha voluto subito ringraziare l’ambasciatore italiano in Estonia, Marco Clemente, “per il suo intervento deciso e per la maestria professionale”. Il funzionario italiano si sarebbe subito mobilitato, secondo quanto racconta la moglie del giornalista, Fiammetta Cucurnia, contattando le autorità: “Io non me ne vado finché non lo lasciate libero”, avrebbe detto.
Ancora non è chiaro quali siano le motivazioni che hanno portato all’arresto di Chiesa. Da quello che sostiene il giornalista, si tratterebbe di un “arresto preventivo” per impedire a “un cittadino italiano e europeo” di parlare “sul territorio di uno dei paesi europei”. Ancora non è stata fornita una versione ufficiale da parte delle autorità estoni, anche se l’azione della polizia può essere stata organizzata per impedire la partecipazione di Chiesa al convegno organizzato a Tallin. “Si è voluto impedire che intervenissi a una conferenza dal titolo molto chiaro: ‘Ma la Russia è davvero la nemica dell’Europa?’. Per impedirmi di rispondere a questa domanda io sono stato arrestato e messo in cella”, ha continuato l’ex europarlamentare che, poi, racconta la sua disavventura nel commissariato di Tallin: “Mi hanno messo in una cella normale secondo i criteri locali, con gabinetto a terra, un asse per sedersi senza lenzuola e cuscino né finestra e con la luce accesa in permanenza: una cella con tutti crismi della galera“. Una cella in cui il giornalista è rimasto per quattro ore, in attesa del provvedimento d’espulsione: “L’ambasciatore italiano è venuto a cercarmi e mi hanno fatto uscire per parlare con lui – conclude – Sono rimasto insieme all’ambasciatore due ore e mezza, in attesa che l’intreccio di telefonate nazionali e internazionali si realizzasse e portasse alla decisione di rilasciarmi per farmi tornare in albergo e passare la notte”.



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MessaggioInviato: 18/12/2014, 14:42 
Quanto segue spiega molte cose...

Cita:
Istat, 22 milioni di italiani non hanno mai utilizzato internet
Offline il 38.8 per cento della popolazione. L’Italia in fondo alla classifica europea. Le famiglie con minori in casa le meglio attrezzate. Forti ancora le differenze di genere


Non si sono mai connessi e non hanno mai utilizzato la rete. Sono quasi 22 i milioni di italiani, secondo l’Istat, rimasti offline. La notizia arriva dopo che il Financial Times ha reso noto i dati Eurostat secondo cui l’Italia è in fondo alla classifica europea in compagnia di Grecia, Bulgaria e Romania.

Digital divide per gli anziani

Nel 2014 aumenta, rispetto al 2013, comunque la quota di famiglie con un accesso ad Internet da casa (dal 60,7% al 64%), ma ci sono ancora 21 milioni e 994 mila persone che non “navigano” (38,3% popolazione residente). Le famiglie con almeno un minorenne sono le più attrezzate tecnologicamente: l’87,1% possiede un personal computer, l’89% ha accesso ad Internet da casa. All’estremo opposto si collocano le famiglie di soli anziani ultrasessantacinquenni: appena il 17,8% di esse possiede il personal computer e soltanto il 16,3% dispone di una connessione per navigare su Internet.

Le differenze di genere

Tra il 2013 e il 2014 per alcuni beni tecnologici si riduce il divario tra le famiglie in cui il capofamiglia è un dirigente, un imprenditore o un libero professionista e quelle in cui è un operaio: per il telefono cellulare abilitato da 23,5 a 16,1 punti percentuali, per l’accesso ad Internet da casa da 18,7 a 13,6 punti percentuali e per la disponibilità di una connessione a banda larga da 18,6 a 14,4 punti percentuali. Rimane stabile il divario sul territorio. Le famiglie del Centro-nord che dispongono di un personal computer e di un accesso ad Internet da casa sono rispettivamente il 66% e il 66,6%, contro il 57,3% e il 58,3% delle famiglie del Mezzogiorno. Quest’ultima ripartizione registra un forte ritardo anche nella connessione alla banda larga: 56,4% contro 65,4% del Centro-nord.

Nel 2014 oltre la metà delle persone con almeno 3 anni di età (54,7%) utilizza il pc e oltre la metà della popolazione di 6 anni e più (57,3%) naviga su Internet. Rispetto al 2013 rimane stabile l’uso del personal computer mentre aumenta quello di Internet (+2,5 punti percentuali). In particolare aumenta l’uso giornaliero del web (+3,3 punti percentuali). Sono ancora forti le differenze di genere e di generazione. Utilizza il personal computer il 59,3% degli uomini, a fronte del 50,2% delle donne, naviga su Internet il 62,3% degli uomini e il 52,7% delle donne.

I maggiori utilizzatori del personal computer e di Internet restano i giovani 15-24enni (rispettivamente, oltre l’83% e oltre l’89%). Aumenta leggermente la quota di utenti che accedono ai siti della Pubblica Amministrazione per ottenere informazioni.

Sono il 29,8% degli utenti di Internet, in aumento dal 28,5% del 2013. Cresce anche l’e-commerce: nel 2014 il 34,1% degli individui di 14 anni e più che hanno usato Internet ha ordinato e/o comprato merci e/o servizi per uso privato. I settori che registrano la crescita maggiore sono gli articoli per la casa (+5,1 punti percentuali) e gli abiti e gli articoli sportivi (+3,8 punti percentuali). Circa un terzo degli utenti di Internet ha fatto ricorso a servizi cloud per accedere ai propri file. Gli spazi per l’archiviazione/condivisione su Internet sono usati soprattutto dagli uomini (il 30,2% contro il 26,1% delle donne) e dalle persone tra i 18 e i 34 anni.

http://www.corriere.it/tecnologia/14_di ... 5a23.shtml



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Cita:
Atlanticus81 ha scritto:

Quanto segue spiega molte cose...

Istat, 22 milioni di italiani non hanno mai utilizzato internet
[i]Offline il 38.8 per cento della popolazione. L’Italia in fondo
alla classifica europea. Le famiglie con minori in casa le meglio
attrezzate.




Questo spiega MOLTISSIME COSE, caro Atlanticus....... [;)]



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"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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Falsa notizia della Stampa, Di Maio: 'Mi sento diffamato'

Continua la serie dei falsi virgolettati nei quotidiani italiani. Si tratta di un espediente utilizzato dai giornalisti per attribuire false dichiarazioni a qualcuno. Quello di oggi, che è solo l'ultimo di una lunga serie (http://www.beppegrillo.it/2014/08/le_virgolette.html), riguarda Luigi Di Maio: il quotidiano La Stampa parla di una presunta telefonata tra il deputato 5 Stelle e il premier Matteo Renzi, puntualmente smentita da Di Maio, che ha scritto sulla sua pagina Facebook:

"Ho capito che siamo nel Paese tra quelli con la minor libertà di stampa al mondo. Ho capito anche che molti giornali non sanno più cosa scrivere e quindi inventano di sana pianta. Ma vedere oggi il quotidiano La Stampa scrivere di telefonate intercorse tra me e Renzi con tanto di virgolettato, oltre a farmi sentire diffamato, mi fa veramente preoccupare: non so se chiedere la smentita al direttore o il test del palloncino per il giornalista. A la Stampa devono aver anticipato la sbronza della vigilia, non c'è altra spiegazione".



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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Il Male Indotto Dai Mass Media.

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bel video :)



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Questo me lo diceva mio padre quand'ero ragazzo ... che un po' di censura. su alcune cose, ci vuole altrimenti dei fatti vengono imitati ... [;)]
E lo vediamo tutti i giorni! [8)]



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MessaggioInviato: 28/12/2014, 16:12 
Economia: L'ORSO STRINGE IL PUGNO E IL RUBLO RECUPERA SUL DOLLARO
Postato il 28/12/2014 di cdcnet

Russia RUBLE_DOLLARDI DUNCAN CAMERON


- "Gentaglia" - L' ultima di una serie di frecce verbali ufficiali scoccate dal Canada verso il Presidente russo Vladimir Putin è stata pubblicata il 15 dicembre su BuzzFeed.[8]

Il contenuto era solo propaganda o come BuzzFeed ha voluto definirla [9] un advertorial. Faceva parte di una campagna del Department of Foreign Affairs, Trade and Development (DFATD) che accompagnagnava l' annuncio [10] di Stephe Harper di mettere nuove sanzioni contro la Russia che - non sorprende - coincidono con un aggionamento delle sanzioni [11] previsto da Washington.

Il 16 dicembre tutti i titoli dicevano[12] "Il Rublo è crollato" e l'impressione suscitata da questi titoli serviva a rafforzare l'idea che la Russia stava affrontando gravi problemi finanziari in un momento in cui la sua economia stava perdendo il sostegno degli investitori. Finalmente l'obiettivo degli Stati Uniti di costringere la Russia a un cambiamento di regime con delle sanzioni economiche mirate a limitare la sua influenza in Ucraina sembrava aver preso la buona strada.

Il rublo russo aveva perso valore rispetto al dollaro USA, in un solo giorno, il 16 dicembre, aveva perso oltre l'11%. Gli speculatori prendevano in prestito rubli al mattino e li vendevano immediatamente per comprare dollari e alla fine della giornata li ricompravano, rimborsavano il prestito e si tenevano in tasca un 11% di profitto: in un solo giorno, poco meno del 4.000% annuo.

Solo che il 17 dicembre, la Banca Centrale russa è intervenuta nel mercato dei cambi per sostenere il valore del rublo. Vendendo parte delle loro ampie riserve in dollari USA, i russi sono stati capaci di guidare il valore del rublo, costringendo gli speculatori a riperdere buona parte dei loro guadagni. Il nuovo titolo - il giorno dopo era - "Forti Tensioni sul Rublo."

Alla fine della scorsa settimana, e all'inizio di quella del 22 dicembre, il rublo ha riguadagnato terreno nei confronti del dollaro. La mente di questo recupero è stata Ms. Elvira Nabiullina [13], Governatore della Banca di Russia, la prima donna a guidare una Banca Centrale del G8, ed ex-consigliere economico di Putin.

Sconfiggendo i tentativi di spingere al ribasso la sua moneta, la Banca Centrale russa aveva eseguito una procedura nota come "bear squeeze", gli orsi sono quelli che credevano che il rublo avrebbe perso tutto il suo valore e a voler alimentare questa speranza era voler diffondere assoluta disinformazione, cioè non conoscere la vera situazione economica e finanziaria russa.

Mentre il prezzo del petrolio scendeva del 50% con il conseguente declino dei guadagni proventi dalle esportazioni russe, la contemporanea diminuzione del valore del rublo ha fatto sì che la quantità di rubli provenienti dalle esportazioni di petrolio non diminuisse.

Le sanzioni introdotte dall'Occidente contro la Russia sono una forma di guerra economica calda. Ma l'attacco al rublo ha comportato una svalutazione della moneta e della competitività della Russia, limitando la sua possibilità di importare dall'ovest (risparmio di valuta estera), e proteggendo il valore espresso in rubli prodotto dalle esportazioni, bilanciando ( sul mercato interno) la quantità di rubli svalutati che riceve per ogni dollaro di valore.

Come ha ben spiegato Michael Hudson[14], Putin come risposto al movimento provocato dalle sanzioni volute dagli Stati Uniti, ha diversificato le esportazioni di petrolio e gas verso Cina e Turchia, firmando accordi di vendita in rubli e altre valute diverse dal dollaro americano. Abbandonando il dollaro come moneta di scambio, e accettando pagamenti in yuan cinesi, per esempio, Putin sta mostrando il suo desiderio di rompere quella morsa che la valuta americana ha sempre tenuto stretta sul commercio di petrolio e di gas di tutta l'economia mondiale.

Il 22 dicembre, la Cina ha annunciato [15] la sua disponibilità a sostenere il rublo con currency swap dalle sue riserve di $ 4 trilioni.

La Russia ha una bilancia commerciale attiva e una sana riserva di valuta estere. Le sue attività all'estero superano i suoi debiti esteri. Contrariamente a quanto riportato anche da certi liberals americani come Paul Krugman [16], la Russia è ben messa per coprire i suoi pagamenti oltreoceano, come ha dimostrato l'analista di settore francese Jacques Sapir [17].

L'economia russa è cresciuta in media di quasi il sette per cento all'anno dal 1999-2008 (Putin ha preso il potere nel 2000) fino alla crisi finanziaria mondiale del 2008. Mentre negli USA e UE (tranne che in Germania) la crescita economica è rimasta ferma vicina allo zero dopo il 2008, la Russia ha continuato a crescere anche se più lentamente di prima.

È importante sottolineare che, nel 2014, il livello del debito pubblico russo è arrivato appena al 16% del PIL, ma se volessimo confrontare [18] questo dato con gli altri paesi industriali, come Francia o Regno Unito, vediamo che il debito supera il 90%.

Il debito societario russo, soprattutto nel settore bancario e nel settore del petrolio e del gas, è aumentato [19] perché queste aziende sono legate allo stato russo e hanno dovuto, anch'esse, subire gli effetti e la vulnerabilità prodoatta dalle sanzioni occidentali.

La Russia sta cercando di dirottare i suoi acquisti di prodotti alimentari verso paesi non legati all'occidente e vuole adottare una politica aggressiva di sostegno alla produzione per sostituire con prodotti interni le sue importazioni. Invece di importare merci "pronte" dall'estero vuole ri-localizzare la produzione in Russia e produrre direttamente le merci necessarie per il suo grande mercato interno.

La Russia è una potenza nucleare. In altri tempi, quando il Canada sapeva cosa fosse la diplomazia, il suo obiettivo sarebbe stato ridurre le tensioni tra gli Stati Uniti e l'orso russo. Oggi, come si vede da quello che fa scrivere il DFATD su BuzzFeed, sembra che i conservatori evitino di svolgere un ruolo in politica estera, preferendo una posizioen semplicemente filo-americana o pro-ucraina, e non hanno nessuna remora se questo risulta a tutti ben chiaro.

Un osservatore esperto come Patrick Armstrong [20], ex-consigliere politico all'Ambasciata Canadese di Mosca, ha mostrato le sue serie perplessità [17] sulla politica della NATO, ma sembra che le prese di distanza dalla sua politica estera non preoccupino affatto il Ministro degli Esteri Baird e nemmeno il Primo Ministro.

A Ottawa (anche) al governo ci sono solo dei tangheri.



Duncan Cameron is the president of rabble.ca and writes a weekly column on politics and current affairs.

Fonte: http://www.informationclearinghouse.info

Link: http://www.informationclearinghouse.inf ... e40558.htm

http://www.comedonchisciotte.net/module ... e&sid=3750

fortunatamente via web sono in circolo notizie che consisgliano di soppesare dovutamente tutte le informazioni che ci vengono indotte da tutte le fonti ufficiali,e che gran parte della gente prende x oro colato...............................[;)]


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MessaggioInviato: 29/12/2014, 13:00 
Il primo tentativo (dei media) di distruggere
il Rublo non è andato in porto


http://www.ecplanet.com/node/4488

Il rublo ha rimbalzato moltissimo dopo l'aggressione speculativa, grazie a Pechino, ma i media occidentali nascondono totalmente la notizia e le sue cause clamorose

Per giorni e giorni gli analisti mainstream ci hanno inondato, dall'alto dei loro pulpiti televisivi e giornalistici, che la fine del "regime" russo era vicina. Secondo loro, i cosiddetti mercati finanziari avevano mostrato il pollice verso nei confronti di questa nazione destinata a rivedere i giorni della penuria dell'epoca di Boris Eltsin. I mercati - essi ci spiegavano - avevano emesso la loro sentenza e anche la Russia, come qualunque nazione al mondo, doveva chinare il capo di fronte alla loro divina volontà.

Tralasciando i dubbi e le perplessità su una simile strategia, ciò che lascia sbalorditi è che da alcuni giorni questa litania massmediatica sia completamente scomparsa: blackout. Perché? Dovremmo chiederlo ai giornalisti che prima parlavano e ora tacciono: secondo loro, il destino è già segnato oppure è successo qualcosa che forse è meglio nascondere? Qualcosa che confligge sia con la narrazione proposta nell'immediato (la Russia in crisi), sia con la metanarrazione di sempre, quella che deve vedere l'Aquila imperiale americana sempre trionfante nel mondo?

CONTINUA>>> http://www.ecplanet.com/node/4488



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MessaggioInviato: 29/12/2014, 14:14 
M a a voi sembra normale vedere le telecamere nella camera d'ospedale della mogie di una delle vittime del traghetto in fiamme, intervistarla e farla vedere in primo piano piangente e disperata?????????


Ma che razza di sciscallaggio è? E soprattutto ma questa gente permette che si violi la propria privacy in questo modo? Ma come cavolo è possibile?



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MessaggioInviato: 29/12/2014, 14:20 
Cita:
Thethirdeye ha scritto:


Il primo tentativo (dei media) di distruggere
il Rublo non è andato in porto


http://www.ecplanet.com/node/4488

Il rublo ha rimbalzato moltissimo dopo l'aggressione speculativa, grazie a Pechino, ma i media occidentali nascondono totalmente la notizia e le sue cause clamorose

Per giorni e giorni gli analisti mainstream ci hanno inondato, dall'alto dei loro pulpiti televisivi e giornalistici, che la fine del "regime" russo era vicina. Secondo loro, i cosiddetti mercati finanziari avevano mostrato il pollice verso nei confronti di questa nazione destinata a rivedere i giorni della penuria dell'epoca di Boris Eltsin. I mercati - essi ci spiegavano - avevano emesso la loro sentenza e anche la Russia, come qualunque nazione al mondo, doveva chinare il capo di fronte alla loro divina volontà.

Tralasciando i dubbi e le perplessità su una simile strategia, ciò che lascia sbalorditi è che da alcuni giorni questa litania massmediatica sia completamente scomparsa: blackout. Perché? Dovremmo chiederlo ai giornalisti che prima parlavano e ora tacciono: secondo loro, il destino è già segnato oppure è successo qualcosa che forse è meglio nascondere? Qualcosa che confligge sia con la narrazione proposta nell'immediato (la Russia in crisi), sia con la metanarrazione di sempre, quella che deve vedere l'Aquila imperiale americana sempre trionfante nel mondo?

CONTINUA>>> http://www.ecplanet.com/node/4488



Ma se uscissimo dall'euro non potremmo "blindare" la lira in questo modo per prevenire gli attacchi speculativi che inevitabilmente ci potrebbero colpire? Ed una cosa del genere si può fare preventivamente?



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MessaggioInviato: 29/12/2014, 16:03 
La "privacy" è una scusa MaxPower! Si sa tutto di tutti e fanno vedere quello che vogliono ... (Comunque hai pienamente ragione!) [8)]



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