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MessaggioInviato: 01/07/2010, 14:42 
Sono gli Hasidim. Gli Ebrei ultraortodossi.

http://en.wikipedia.org/wiki/Hasidim

Ne avevamo già parlato.

Ma il vero problema è che non riusciamo ( noi di ufoforum ) a inquadrare la questione .

Forse dovrei aprire un topic dedicato. Ma avrei bisogno di un tempo e forze che ora mi mancano.

Stiamo parlando veramente del Vaso di Pandora.


zio ot [8]


Ultima modifica di barionu il 01/07/2010, 14:46, modificato 1 volta in totale.


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http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=57
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IL GIORNALISTA GIDEON LEVY PARLA DI ISRAELE, DELLA PALESTINA E DEL “CAMPO DI CONCENTRAMENTO CHIAMATO GAZA”, LA CUI POPOLAZIONE AMMIRA E LODA. ANCHE LEVY VEDE ARRIVARE ALTRA GUERRA, A CAUSA DELLA POLITICA DI NETANYAHU, DEL DISINTERESSE DI OBAMA E DEL MENEFREGHISNO DELL’EUROPA
da Pino Nicotri

Colloquio con Gideon Lévy di Françoise Germain-Robin

Nato nel 1955, a Tel-Aviv, giornalista israeliano e membro della direzione del quotidiano Haaretz, Gideon Levy denuncia implacabilmente le violazioni commesse contro i Palestinesi e il ricorso sistematico ad una violenza che disumanizza i popoli, aizzati l’uno contro l’altro. Gideon Levy occupa un posto particolare nella stampa israeliana, quello dell’imprecatore. I suoi editoriali e le sue cronache nel quotidiano Haaretz sono altrettanti atti d’accusa contro la politica di occupazione e colonizzazione del suo paese, Israele, contro i territori palestinesi. E’ uno dei pochi giornalisti che si sono espressi contro la guerra a Gaza.
Di passaggio a Parigi, dove presentava la raccolta di suoi articoli pubblicata da Éric Hazan [1], ha dedicato un ampio spazio di tempo a L’Humanité.

- Quando leggiamo i suoi articoli, ci diciamo che lei va giù pesante nella critica ad Israele, molto più di quanto non possa permettersi la maggior parte dei giornalisti francesi [aggiunta di Nicotri: "Per non parlare di quelli italiani!".]

Lo so, una volta ho rilasciato un’intervista a TF1 e dopo il giornalista mi ha telefonato per scusarsi di non poter diffondere i miei discorsi perché se lo avesse fatto sarebbe stato accusato di antisemitismo e avrebbe avuto delle noie. Io ho la fortuna di essere in un giornale che mi lascia piena libertà e mi ha sempre sostenuto, anche se capita spesso che dei lettori protestino e anche disdicano l’abbonamento a causa dei miei articoli.- Siete molti in questa situazione?

Non sono proprio l’unico, ma quasi. C’è anche Amira Hass. Oltre a noi due, non vedo altri.

- C’era anche Amnon Kapeliouk, che era un grande amico, ed è morto l’estate scorsa.

Si, lui aveva aperto la strada molto prima di me. Lui era a Yediot Aharonot, ma non scriveva più in questi ultimi anni. Collaborava ancora con Le Monde Diplomatique. Una settimana prima della sua morte ha chiesto di parlarmi e io gli ho telefonato, ma il suo spirito non c’era già più.

Perché lei occupa uno spazio così particolare? E’ a causa della sua formazione?

No. C’è un unico motivo per il mio atteggiamento. Alla fine degli anni ’80, al tempo della prima Intifada, ho cominciato a visitare i territori occupati, la Cisgiordania e la Striscia di Gaza. Settimana dopo settimana, ho capito che si svolgeva un dramma, ma un dramma del quale nessuno in Israele voleva sentir parlare. Se non fossi andato nei territori occupati a quel tempo, non sarei diventato quel che sono. Sarei come la maggioranza degli Israeliani.

- Il suo ambiente familiare è di sinistra?

Assolutamente no. A differenza di Amira Hass, la cui famiglia era comunista, io vengo da una famiglia totalmente apolitica. I miei genitori venivano dall’Europa e appartenevano alla classe media. Mio padre era un Tedesco dei Sudeti, un tipico rifugiato. Ha vissuto sessant’anni in Israele senza riuscire a trovare il suo posto. Aveva lasciato tutto laggiù, la sua vita, i suoi genitori, la sua fidanzata. Aveva studiato diritto ma non ha potuto praticarlo in Israele, era troppo diverso. Ha lavorato in una fattoria. Ma non parlava mai di tutto questo. Aveva chiuso la porta del passato e non voleva affatto riaprirla. Era traumatizzato dall’esilio. Ha incontrato mia madre in Israele. Lei era nata in Cecoslovacchia ed era venuta nel 1939, all’età di sedici anni. Si sono incontrati nel 1945. Lei era infermiera, ma non ha mai esercitato. Si parlava tedesco in casa mia, ma non si parlava né del passato né di politica.

- Dov’è nato?

A Tel-Aviv. Amo questa città. E’ la mia città. Vi succedono molte cose, è molto viva. E’ contemporaneamente una Babele e una bolla. Ho bisogno di questa bolla per riprendermi quando torno dai territori, a differenza di Hamira Hass che vive a Ramallah e detesta Tel-Aviv. Io, ne ho bisogno. Della sua agitazione, dei suoi caffè, della sua cultura, della sua atmosfera. Molti di quelli che vengono a manifestare la loro solidarietà con i Palestinesi non vanno mai a Tel-Aviv, si accontentano di passare per l’aeroporto. Fanno male. E’ molto diverso da Gerusalemme, dove la tensione è continua: tra Askenaziti e Sefarditi, tra laici e religiosi, con i Palestinesi. Ovunque uno si volti, a Gerusalemme, sente l’occupazione.

- Com’è diventato giornalista?

Era uno dei miei sogni da bambino: volevo essere autista di bus, primo ministro o giornalista! Così ho fatto Scienze – politiche e durante il servizio militare ho lavorato per la televisione dell’esercito. Poi ho fatto un’incursione in politica, lavorando per Shimon Peres. Questo è durato dal 1978 al 1982, a 16 ore al giorno! All’epoca Peres era il capo dell’opposizione, avevo fiducia in lui.

Ora so che ha una grandissima responsabilità nella colonizzazione e in molte cattive cose. Mostra al mondo una bella immagine di Israele, ma è un bluff. Non ha meritato il Nobel per la pace. Come si può parlare di pace e al tempo stesso costruire colonie? E’ quel che si sta facendo ed è proprio lui che ha cominciato: era ministro della difesa quand’è stata costruita la prima colonia ad Hebron e lui ha lasciato fare. Chiunque costruisca colonie non vuole la pace, non può essere un uomo di pace.

- Come spiega che la colonizzazione sia proseguita dopo gli accordi di Oslo, che si riteneva conducessero alla pace?

Perché non c’era una sola parola sulle colonie in quegli accordi. E’ uno dei motivi del loro fallimento. Penso che sia un grosso errore di Arafat non aver preteso l’arresto della costruzione di colonie. E’ un errore che capisco, perché voleva arrivare a qualcosa che fosse basato sulla fiducia reciproca, vedeva quello come un primo passo. Ma è un errore storico, perché, all’epoca, sarebbe stato più facile che adesso smantellare le colonie: ce n’erano molte meno, neanche la metà.

- Che cosa pensa di questa frase di Mofaz [2] che dice che i suoi articoli su Haaretz provano che Israele è una democrazia?

Non ho sentito questa frase. Ma non è una prova, e Israele non è una democrazia. Salvo che per gli Ebrei! Come ebreo è vero, ho tutta la libertà di scrivere ciò che voglio. Senz’altro più di quanta ne avrei in Europa. Non sono sicuro che se fossi stato cittadino di un paese europeo in guerra, mi avrebbero lasciato pubblicare un articolo contro la guerra fin dal primo giorno. E’ quel che ho fatto l’anno scorso, nel primo giorno della guerra contro Gaza.

- Dove nasce questo suo proclamato amore per Gaza? E’ abbastanza controcorrente in Israele.

Ciò che amo, è il popolo di Gaza. E’ un popolo che trovo molto bello. Perché ha sofferto tanto, da tanto tempo, e ha saputo, dentro questa miseria e queste umiliazioni che gli sono state imposte, conservare la sua dignità e la sua umanità. La maggior parte degli abitanti di Gaza sono rifugiati del 1948, non bisogna dimenticarlo. Hanno vissuto per decenni cose orribili e non si sono abbattuti. Non sono dei grandi combattenti – e in ogni caso cosa possono fare contro la potenza dell’esercito israeliano? Ma loro resistono, cercando, malgrado tutto ciò che devono sopportare, di condurre una vita normale. In questo grande campo di concentramento che è la striscia di Gaza, loro sono molto poveri, ma restano umani e calorosi. Sono rinchiusi, ma restano aperti agli altri.

- Come spiega che abbiano votato in maggioranza per Hamas ?

Perché erano delusi da Fatah e dall’OLP, che non avevano portato la pace promessa, né la sicurezza, né la fine dell’occupazione. Hamas era l’unica alternativa. I dirigenti di Hamas si presentavano come più puliti. Si attribuivano l’immagine di veri resistenti, mentre Fatah continuava ad accettare negoziati senza contenuto, “per l’immagine”, con Israele. A mio avviso, molti hanno votato per Hamas con rincrescimento, per disperazione, perché vedevano nero per il futuro.

- E lei, come lo vede lei?

Nero, e anche molto nero. Non solo per i Palestinesi. Anche per noi, Israeliani. Non ci sono prospettive, perché Israele non ha pagato alcun prezzo per l’occupazione e la colonizzazione dei territori palestinesi. Perciò, questo continuerà. Non c’è sufficiente pressione perché questo cambi, né dall’interno, dove l’area pacifista è molto debole, né dall’esterno. Obama non è riuscito a piegare Netanyahu e si disinteressa della questione. L’Europa lo segue e non fa niente. L’Europa porta una responsabilità molto pesante per quanto è capitato a Gaza e nella prosecuzione del blocco che strangola un milione e mezzo di Palestinesi. Essa aveva loro promesso che il blocco sarebbe stato tolto, che ci sarebbero stati fondi e mezzi per la ricostruzione. Continua a non esserci niente e Gaza è di nuovo completamente dimenticata. Ci vorranno di nuovo dei Qassam perché qualcuno se ne interessi? E’ questo che è terribile.

- Non c’è speranza di vedere la giustizia internazionale occuparsene, dopo il rapporto Goldstone ?

No, gli Stati Uniti lo bloccheranno. Il rapporto dice che ci sono stati crimini di guerra, il che significa che ci sono dei criminali di guerra. Normalmente, dovrebbe essere Israele a giudicarli, come chiede il rapporto stesso. Ma Israele rifiuta e quindi deve essere il mondo a farlo. Dov’è oggi quel mondo che ha applaudito il giudice Goldstone quando si occupava dei Balcani e del Rwanda? Perché l’atteggiamento è così diverso quando si tratta di Israele? Eppure è lo stesso giudice, con la stessa competenza e la stessa serietà. Ma gli Americani non lo lasceranno andare fino in fondo perché sostengono Israele e perché hanno paura per se stessi, a causa dei loro propri crimini in Iraq e in Afghanistan.

- Che ne è dei negoziati per lo scambio del soldato Shalit contro prigionieri palestinesi, tra i quali Marwan Barghouti e forse anche Salah Hamouri ?

Ricordo che ci sono 11.000 prigionieri palestinesi nelle nostre prigioni, che in maggioranza, come Salah Hamouri, non hanno fatto niente e sono prigionieri politici. Per quanto riguarda Barghouti, non sono sicuro che Israele accetti di liberarlo. Netanyahu lo considera una minaccia perché può diventare un partner per la pace. Io lo conosco molto bene. Siamo andati insieme a Strasburgo e in Spagna dopo Oslo. E’ un vero uomo di pace, ma ha sempre detto: “Se voi non volete smetterla con l’occupazione, noi condurremo la lotta armata” Credo che solo lui sia capace di riunificare i Palestinesi, ma non sono sicuro che Abu Mazen ci tenga molto a vederlo libero.

- Il suo pessimismo è quindi totale?

No. Credo che si debba essere realisti e credere ai miracoli. E anche che si debba agire, che si debba continuare a disturbare Israele, a punzecchiare la sua pelle d’elefante moltiplicando le campagne di solidarietà, svegliando l’opinione pubblica.
[1] Gaza, articoli per Haaretz, 2006-2009, di Gideon Levy, tradotti dall’ebraico da Catherine Neuve-Eglise. Éditions la Fabrique, 240 p.
[2] Shaul Mofaz, generale, già ministro della Difesa ed ex capo di stato maggiore sotto Sharon, oggi è il numero due del partito Kadima di Tzipi Livni. E’ autore di un piano di pace che prevede la creazione provvisoria di uno Stato Palestinese, le cui frontiere diventerebbero definitive entro tre anni.

http://www.humanite.fr/2010-02-02-G..

http://www.france-palestine.org/article13886.html

da

http://rete-eco.it/
http://www.pinonicotri.it/?p=1862



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MessaggioInviato: 01/07/2010, 15:13 
Gideon Levy e Abraham B.Yehoshua si scrivono.
http://www.peacelink.it/palestina/a/28444.html

L'interessante scambio di lettere aperte degli scorsi giorni tra G.Levy e A.B.Yehoshua, pubblicato sul quotidiano Haaretz. Un confronto onesto, che rappresenta da una parte (Yehoshua) il pensiero dominante nella società israeliana, dall'altra (Levy) la posizione di una minoranza.
23 gennaio 2009 - Redazione Peacelink
A.B.Yehoshua: Lettera aperta a Gideon Levy

Caro Gideon,

ricorderai che negli ultimi anni ti ho occasionalmente chiamato per lodare i tuoi articoli e i tuoi scritti sui torti commessi dall'esercito e dai coloni nei confronti dei palestinesi nei territori amministrati. Sia fisicamente, sia attraverso espropri di terre, abusi, perversioni della giustizia ecc… Ti ho comunicato quanto sia difficile leggerti, perché ciò che scrivi pesa sulla nostra coscienza, ma anche quanto sia importante il lavoro che stai portando avanti e il suono della tua voce. Ero anche preoccupato per la tua integrità fisica, sapendo a quali rischi ti esponevi visitando luoghi così ostili.

Non ti ho chiesto come mai non hai visitato anche gli ospedali israeliani per raccontare le storie dolorose dei cittadini di Israele che erano stati colpiti negli attacchi terroristici. Ho accettato la tua posizione, ovvero che già molti altri giornalisti lo facevano e che avevi assunto la missione cruciale di raccontare la storia delle afflizioni degli altri, i nostri nemici di oggi e i vicini di domani. Con coerenza, è grazie a questo rispetto che trovo necessario rispondere ai tuoi recenti articoli sulla guerra in cui siamo impegnati oggi, cosicchè tu possa conservare la legittimità morale della tua distinta voce. Alcuni giorni fa, quando la famiglia Hatuel – una madre con i suoi quattro figli, pace alla loro anima – è stata uccisa sulla strada per una delle colonie a Gush Katif, ho pensato che queste terribili morti avessero addolorato anche te come è successo a tutti noi, ma che come molti di noi ti fossi detto nel tuo cuore: perché questi israeliani devono mettere in pericolo le vite dei proprio figli in maniera così provocatoria, disperata, pericolosa e immorale a Gush Katif? Con quale diritto 8000 ebrei espropriano una vasta area nella Striscia di Gaza densamente sovrappopolata per costruire floride abitazioni davanti agli occhi di centinaia di migliaia di rifugiati che vivono in condizioni di abissale disperazione? Anche tu eri infuriato, come lo ero io, con i loro genitori e tutti coloro che li hanno mandati lì. E anche se credo che come tutti noi anche tu abbia provato pena per i bambini che sono stati uccisi, non hai marchiato i leader di Hamas come "criminali di guerra" come avevi fatto con i leader israeliani, né hai richiesto l'istituzione di un tribunale internazionale per sottoporli a giudizio.

Quando ti ho chiesto a seguito del disimpegno da Gaza, Gideon, di spiegarmi come mai stanno lanciando missili contro di noi, mi hai risposto che loro vogliono che apriamo i posti di blocco. Ti ho chiesto se credi veramente che, se loro sparano i missili, i posti di blocco saranno aperti, o il contrario. E se credi veramente che sia giusto e legittimo aprire i posti di blocco in Israele a coloro i quali dichiarano apertamente e sinceramente che vogliono distruggere il nostro paese. Da te non ho ottenuto una risposta. E anche se i posti di blocchi sono stati in effetti aperti molte volte, e chiusi in seguito agli attacchi missilistici, purtroppo non ti ho visto neanche allora ergerti con fermezza su una posizione morale che dica: popolo di Gaza, ora che avete respinto l'occupazione israeliana dalla vostra terra, e con legittimità, dovete cessare il fuoco.

Mi attraversa a volte il pensiero dolente che non sia per i bambini di Gaza o di Israele che ti stai struggendo, ma solo per la tua personale coscienza. Perché se tu fossi veramente preoccupato per la morte dei nostri e dei loro bambini, capiresti l'attuale guerra – non allo scopo di estirpare Hamas da Gaza, ma per indurre i suoi seguaci a capire, sciaguratamente nel solo modo che al momento sembrano in grado di comprendere, che devono interrompere i lanci in modo unilaterale, interrompere le forniture di missili ordinati per una guerra amara e disperata al fine di distruggere Israele, ciò soprattutto per il bene dei loro figli nel futuro, cosicchè non debbano morire più in altre avventure prive di senso.

Dopotutto, oggi, per la prima volta nella storia palestinese, dopo i domini ottomano, inglese, egiziano, giordano e israeliano, parte dei palestinesi ha ottenuto una prima e spero non ultima porzione di terra sulla quale devono mantenere un governo pienamente autonomo. E se cominceranno a costruire, sviluppare e perseguire iniziative sociali, anche in accordo con la legge religiosa islamica, saranno capaci di provare al modo intero, e specialmente a noi, che nel momento in cui noi termineremo l'occupazione loro saranno in grado di vivere in pace con i loro vicini, liberi di comportarsi come vogliono, ma anche responsabili per le loro azioni.

C'è qualcosa di assurdo nel confronto che fai sul numero delle vittime. Quando chiedi come sia possibile che loro abbiano ucciso tre dei nostri bambini e noi causiamo l'uccisione di centocinquanta persone, da cui si dovrebbe dedurre che se avessero ucciso un centinaio di nostri bambini (ad esempio con il lancio di razzi Qassam che hanno colpito scuole e asili in Israele, che erano fortunatamente vuoti), noi saremmo stati giustificati nell'uccidere un numero uguale dei loro.

In altre parole, non sono le uccisioni in sé che ti preoccupano, ma il loro numero. A giudicare dalle apparenze, uno potrebbe risponderti cinicamente dicendo che quando ci saranno duecento milioni di ebrei in medioriente allora sarà concepibile confrontare moralmente il numero delle vittime da ciascuna parte. Ma questo è, ovviamente, un'argomentazione priva di fondamento. Dopotutto, tu, Gideon, che vivi tra la gente, sai molto bene che noi non siamo impegnati ad uccidere i bambini palestinesi per vendicare l'uccisione dei nostri figli. Tutto quello che stiamo cercando di fare è di riuscire a far sì che i loro leader fermino questa aggressione malvagia e insensata, ed è solo a causa della tragica e deliberata promiscuità tra i combattenti di Hamas e la popolazione civile che anche dei bambini sono stati disgraziatamente uccisi. Il fatto è che sin dal nostro disimpegno, Hamas ha colpito solo i civili. Anche in questa guerra, con mio sconcerto, vedo che non mirano ai nuclei dell'esercito concentrati ai confini ma molto spesso alla popolazione civile.

Ti prego, conserva l'autorità morale e la partecipazione che hai posseduto, e la singolarità della tua voce. Ne avremo ancora bisogno nel futuro, che promette ulteriori cimenti nella strada verso la pace. Nel frattempo sarebbe la cosa migliore per tutti noi – noi e i palestinesi e il resto del mondo – di seguire il semplice imperativo morale della filosofia kantiana: "Agisci in modo che tu possa volere che la massima delle tue azioni divenga universale".

Sempre in amicizia.





Gideon Levy: Una risposta aperta a A.B.Yehoshua

Caro Bulli,

grazie per la tua lettera franca e per le gentili parole. Scrivi che ti sei mosso da una "posizione di rispetto", e anch'io rispetto profondamente i tuoi meravigliosi lavori letterari. Ma, disgraziatamente, provo molto meno rispetto per la tua attuale posizione politica. E' come se i grandi, compreso tu, abbiano dovuto soccombere ad una terribile conflagrazione che ha consumato ogni traccia di ossatura morale.

Anche tu, autore stimato, sei caduto preda della sciagurata onda che ci ha invaso, intorpidito, accecato e ci ha lavato il cervello. Oggi ti trovi a giustificare la guerra più brutale che Israele abbia mai combattuto, e nel farlo sei compiacente con l'imbroglio che l'"occupazione di Gaza è finita" e giustifichi le uccisioni di massa evocando l'alibi che Hamas "mescola deliberatamente i suoi combattenti alla popolazione civile". Stai giudicando un popolo indifeso a cui è negato un governo ed un esercito – includendo un movimento fondamentalista che utilizza mezzi inadatti per combattere per una giusta causa, cioè la fine dell'occupazione – allo stesso modo in cui giudichi una potenza regionale, che si considera umanitaria e democratica ma che si è dimostrata essere un conquistatore crudele e brutale. Come israeliano, non posso ammonire i loro leader mentre le nostre mani sono coperte di sangue, né voglio giudicare Israele e i palestinesi come hai fatto tu.

I residenti a Gaza non hanno mai avuto il possesso della "loro stessa porzione di terra", come tu hai affermato. Abbiamo lasciato Gaza per soddisfare i nostri interessi e bisogni, e poi li abbiamo imprigionati. Abbiamo escluso il territorio dal resto del mondo e occupato la Cisgiordania, e non abbiamo permesso loro di costruire un aeroporto o un porto navale. Controlliamo il loro registro civile e la loro moneta – e disporre di un proprio esercito è fuori questione – e tu sostieni che l'occupazione è finita? Abbiamo annientato i loro mezzi di sostentamento, li abbiamo assediati per due anni, e tu affermi che loro "hanno respinto l'occupazione israeliana"? L'occupazione di Gaza ha semplicemente assunto una nuova forma: un recinto al posto delle colonie. I carcerieri fanno la guardia dall'esterno invece che all'interno.

E no, io non so "molto bene", come hai scritto, che non intendiamo uccidere i bambini. Quando vengono impiegati carri armati, artiglieria e aerei in un'area così densamente popolata è impossibile evitare di uccidere dei bambini. Capisco che la propaganda israeliana ha lavato la tua coscienza, ma non la mia né quella della maggior parte del pianeta. I risultati, non le intenzioni, sono quelle che contano – e i risultati sono stati orrendi. "Se tu fossi realmente preoccupato per la morte dei nostri e dei loro bambini" hai scritto, "capiresti l'attuale guerra". Persino nel peggiore dei tuoi passi letterari, e ce ne sono stati pochi, non avresti potuto tirare fuori un'argomentazione morale più disonesta: che all'uccisione criminale di bambini non corrisponda una vera preoccupazione per il loro destino. "Eccoci ancora una volta, a scrivere di bambini", ti devi essere detto questo weekend quando io ho scritto ancora sui bambini uccisi. Si, bisogna scriverne. Bisogna gridarlo. Va fatto per il bene di entrambi.

A tuo parere la guerra è "il solo modo per indurre Hamas a capire". Anche volendo ignorare il tono accondiscendente della tua osservazione, mi sarei aspettato di più da uno scrittore. Mi sarei aspettato che uno scrittore conosciuto fosse familiare con la storia delle insurrezioni nazionali: non possono essere schiacciate con la forza. Nonostante tutta la forza distruttiva che abbiamo messo in atto in questa guerra, non capisco ancora come possano venirne influenzati i palestinesi; i Qassam vengono ancora lanciati su Israele. Loro e il mondo hanno chiaramente tratto un'altra lezione nelle ultime settimane: che Israele è un paese violento, pericoloso e privo di scrupoli. Desideri vivere in un paese che possiede una simile reputazione? Una nazione che annuncia orgogliosamente di essere "pazza", come alcuni ministri israeliani hanno detto con riferimento alle operazioni militari a Gaza? Io no.

Hai scritto che ti sei sempre preoccupato per me a causa dei miei viaggi in "luoghi così ostili". Quei luoghi sono meno ostili di quanto pensi, se ci vai armato di nulla tranne che del desiderio di ascoltare. Non ci sono andato per "raccontare la storia delle afflizioni degli altri", ma per rendere conto delle nostre stesse azioni. Questo è sempre stato l'autentico punto di partenza israeliano del mio lavoro.

Infine, mi chiedi di conservare la mia "autorità morale". Non è la mia immagine che desidero proteggere ma quella della nazione, che è ugualmente cara ad entrambi noi.

In amicizia, nonostante tutto.



Note:
Traduzione di Davide Galati per "le coordinate gal(l)attiche"

I testi originali:
http://www.haaretz.com/hasen/spages/1055977.html
http://www.haaretz.com/hasen/spages/1056269.html

Gideon Levy è uno dei più conosciuti e coraggiosi giornalisti israeliani. Corrispondente del quotidiano Ha'aretz, è vincitore di numerosi premi per i diritti umani.

A. B. Yehoshua è uno tra i maggiori scrittori israeliani contemporanei. Insegna letteratura ebraica e letteratura comparata all'università di Haifa. Le sue opere sono state tradotte in 22 lingue.

http://www.peacelink.it/palestina/a/28444.html



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MessaggioInviato: 01/07/2010, 15:56 
Cita:
barionu ha scritto:


Sono gli Hasidim. Gli Ebrei ultraortodossi.

http://en.wikipedia.org/wiki/Hasidim

Ne avevamo già parlato.

Ma il vero problema è che non riusciamo ( noi di ufoforum ) a inquadrare la questione .

Forse dovrei aprire un topic dedicato. Ma avrei bisogno di un tempo e forze che ora mi mancano.

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zio ot [8]


zio..

non riusciamo ?
chi ?
tu?
a me (ed altri) la situazione e` chiara, cristallina..
che poi non si voglia agire di conseguenza
quello e` un altro discorso..

ti avevo fatto delle domande,
ma tu, nisba..

che cosa non ti e` chiaro ?

basta che leggi i post sopra di bliss..
gia` quelli ti possono aiutare a schiarire le idee..


Ultima modifica di mik.300 il 01/07/2010, 16:00, modificato 1 volta in totale.


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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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MessaggioInviato: 01/07/2010, 16:00 
Non avevamo ancora ascoltato le voci degli ebrei non sionisti e degli israeliani che contestano la politica del loro capi. Mi sembrava una lacuna da colmare...poi certo, non saremo noi a venire a capo della situazione




Dal video di sopra, un proverbio ebraico:
"quando un dio vuole punire l'uomo gli toglie l'intelligenza"



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Ci pensano gli uomini a punirsi .... Anzi, l'hanno sempre fatto!



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U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
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MessaggioInviato: 01/07/2010, 18:54 
Hai capito com'è la vera situazione in Israele!!,sono rimasto scioccato,ed è la verità! [:0] [:0]


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[8)] E' un po il "Grillo" della situazione, èh, non è da prendere a "scatola chiusa"...



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MessaggioInviato: 01/07/2010, 19:16 
Chi? il rabbi che manifesta in piazza contro il governo? L'attore? o il giornalista?



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MessaggioInviato: 01/07/2010, 19:19 
Cita:
mik.300 ha scritto:

Cita:
barionu ha scritto:


Sono gli Hasidim. Gli Ebrei ultraortodossi.

http://en.wikipedia.org/wiki/Hasidim

Ne avevamo già parlato.

Ma il vero problema è che non riusciamo ( noi di ufoforum ) a inquadrare la questione .

Forse dovrei aprire un topic dedicato. Ma avrei bisogno di un tempo e forze che ora mi mancano.

Stiamo parlando veramente del Vaso di Pandora.


zio ot [8]


zio..

non riusciamo ?
chi ?
tu?
a me (ed altri) la situazione e` chiara, cristallina..
che poi non si voglia agire di conseguenza
quello e` un altro discorso..

ti avevo fatto delle domande,
ma tu, nisba..

che cosa non ti e` chiaro ?

basta che leggi i post sopra di bliss..
gia` quelli ti possono aiutare a schiarire le idee..



Mik, la situazione mi è nota dal 1977.

Come ho già detto, ospitai a casa mia dei compagni di Al fatah .

Ma quello che sto dicendo è un ' altra cosa.

Ovvero il non saper inquadrare la questione da un punto storico globale.

Con in paradosso che le tue posizione e quelle dei moderatori possano sembrare antisemite.

Anche se non lo sono.

E' un bel casino.


zio ot


Ultima modifica di barionu il 01/07/2010, 19:20, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 01/07/2010, 19:23 
Moni Ovadia. E comunque (se è intervistato da Corradino Mineo , è perché Ovadia è anche di sinistra; lo ha dichiarato lui). Se su 6 milioni di persone ne scegliamo qualcuno che la pensa come noi è fatta ...
Siamo sempre lì!


Ultima modifica di Ufologo 555 il 01/07/2010, 19:35, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 01/07/2010, 19:39 
Probabilmente nell'ottica di chi con malafede vuole usare le accuse di antisemitismo per bloccare quello che sono critiche e dubbi legittimi verso la violenza di un GOVERNO (NB:non di un POPOLO) che si esprime attraverso azioni ingiustificabili.
Il Popolo di Israele non è il suo governo e ancor meno tutti gli ebrei sono israeliani. Come faceva notare il rabbi del fimato alla pag precedente non ci sono solo ebrei israeliani. In Iran, oggi accerchiata da Israele e dagli USA vivono oltre 25.000 ebrei. 25.000 ebrei iraniani, una delle più grandi comunità ebraiche del Medio Oriente assieme a quella della Turchia che non verranno risparmiati dai loro vicini e fratelli, non da Ahmadinejad nonostante la le sue provocazioni antisioniste. Sono sionisti che invece quelli che oggi si preparano a sparare indistintamente sul proprio popolo e su quello altrui. Questi sono dati di fatto. Il resto è retorica buona a cercare giustificazioni e consensi.



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MessaggioInviato: 01/07/2010, 20:24 
Stefania, lì è un gran casino, e basta! (Ora poi ci voleva anche la Turchia che, estromessa dall'Europa, vuole avere un rivalsa ...)



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MessaggioInviato: 01/07/2010, 20:50 
Cita:
Thethirdeye ha scritto:


Ma CHI può auspicare un guerra oggi come oggi?




Gli imperialisti nonchè assai fanatici ebrei.
Hanno superato in crudeltà perfino hitler...almeno in tempo di guerra per ogni tedesco ucciso morivano 10 italiani.
Questi qua in tempo di pace per fanno 10 vittime a botta...
Andatevi a fare un giro al portico d'ottavia qui a roma e provate ad ascoltare i discorsi che fanno i nostri amici ebrei...
Se potessero ci farebbero fuori a tutti quanti....garantito...



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I fanatici ci sono sempre, in tutte le fazioni e non rappresentano mai il pensiero di una maggioranza, ma solo quello di una minoranza che aspira alla violenza e a far casino. E sono dappertutto in curva nord, fra gli ebrei, fra i palestinesi, fra i democratici e fra gli imperialisti. Odiano, gli ebrei, i non ebrei, gli omosessuali, quelli della squadra antagonista, gli stranieri e via dicendo....Almeno nell'odio il linguaggio è unico.



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