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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 27/08/2015, 08:30 
Wolframio ha scritto:
Putin sigla l’Ordine “Settembre di guerra”, autorizzando l’attacco nucleare alla NATO

agosto 23, 2015 Lascia un commento

What Does It Mean

ImmagineIl Ministero della Difesa (MoD) riporta oggi che il Presidente Putin ha firmato l’ordine “Settembre di Guerra”, che autorizza l’uso dell’arma atomica nei primi attacchi contro le forze della NATO, per i crescenti i timori del Cremlino che il regime di Obama stia per scatenare un attacco massiccio in Ucraina contro le forze separatiste e la Repubblica Autonoma di Crimea. Il Presidente Putin ha firmato il grave ordine di guerra in Crimea, durante l’incontro sulla sicurezzacon i massimi vertici militari della Federazione, secondo il rapporto, prendendo pubblicamente atto delle preoccupazioni del Kremlino affermando: “È evidente che la minaccia di forze estere per destabilizzare in questo o quel modo la penisola rimane: giocando la carta nazionalistica, utilizzando questi o quegli errori ed inefficienze delle autorità, indirizzano le preoccupazioni dei cittadini su un vicolo distruttivo. Alcune capitali parlano apertamente della necessità di condurre attività sovversive; importanti strutture vengono create, e personale per atti di sabotaggio e propaganda radicale viene reclutato e addestrato“. Al momento della firma del Presidente Putin dell’ordine di guerra, secondo il rapporto, oltre 9000 soldati e 3000 componenti delle batterie dei sistemi missilistici balistici tattici Iskander-M della Federazione iniziavano l’immediato rischieramento di 800 chilometri nell’Oblast di Astrakhan, divenendo operativi nel Distretto Militare Meridionale. Acuendo i timori di guerra al Kremlino, la presente relazione continua che i 65000 militari ucraini disposti sul fronte presso Donetsk, secondo gli esperti del MoD, attaccheranno contemporaneamente a pianificati attentati terroristici occidentali in Crimea, nel “maldestro tentativo” di forzare la Federazione a difendere solo quest’ultima, invece della prima. Gli sbarramenti di artiglieria preparatori delle forze ucraine guidate dagli USA già spaventano l’Unione europea (UE) sull’imminente guerra, nota la relazione, e colloqui sulla crisi tra Germania e Francia sono in programma, a cui il Presidente Putin non parteciperà, anche se potrebbe parteciparvi successivamente. I preparativi della Federazione, tuttavia, afferma la relazione, sono “molto più seri” con almeno 50000 soldati altamente addestrati pronti ad intervenire immediatamente in Ucraina, una volta iniziata la guerra, e il massiccio dispiegamento della 20.ma Armata sul fronte occidentalecontinua a ritmo accelerato. La relazione del MoD rileva inoltre che l’ordine del Presidente Putin estende al 15 ottobre le grandi esercitazioni della Difesa Aerea in corso ad Ashuluk, 500 chilometri dal confine della Federazione con l’Ucraina orientale, che dovrebbe anch’essa combattere in guerra.
Con decine di migliaia di truppe occidentali in Spagna per l’esercitazione Trident Juncture 2015, che la NATO definisce le “più ambiziose” nella “storia moderna”, gli esperti del MoD dicono nel rapporto che l’ultima settimana di settembre si avvierebbe una provocazione bellica senza precedenti per “scatenare” la guerra in Ucraina. Il Capo di Stato Maggiore dell’esercito statunitense, Generale Ray Odierno, ha affermato la scorsa settimana che la Russia è la prima minaccia militare agli Stati Uniti, afferma la relazione; sarebbe curioso saperne il perché dato che gli USA spendono in militarismo e guerre più di tutti gli altri Paesi del mondo combinati. Mentre gli Stati Uniti hanno condotto una serie di esercitazioni militari segrete d’estate, i cui risultati preoccupano i funzionari della difesa e delle forze armate statunitensi sul loro Paese impreparato a una guerra prolungata contro la Russia, gli analisti del MoD in questa relazione notano che il regime di Obama sarebbe pronto ad iniziarla comunque, preparandosi all’apocalisse economica imminente del mese prossimo. E su quanto catastrofica sarà l’apocalisse economica di settembre, il sito dissidente InfoWars.com ha anche ha avvertito, questa settimana che il “panico totale” ha sopraffatto coloro che sanno cosa sta arrivando.

ImmagineTraduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Source: Putin sigla l’Ordine “Sett...co nucleare alla NATO | Aurora


scommetto che l'esercito ucraino
è pieno di mercenari esteri..

provenienti da tutto il mondo,
come in siria..
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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 27/08/2015, 08:48 
mik.300 ha scritto:
scommetto che l'esercito ucraino
è pieno di mercenari esteri..

provenienti da tutto il mondo,
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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 01/09/2015, 19:45 
Cita:
Intervista a Fabio Mini

Fabio Mini: Generale di Corpo d’Armata, capo di Stato Maggiore della NATO, capo del Comando Interforze delle Operazioni nei Balcani e comandante della missione in Kosovo.

di Enzo Pennetta

Gen. Mini, nel suo libro “La guerra spiegata a…” afferma che non esistono guerre limitate, o meglio che una potenza che si impegna in una guerra limitata ne prepara in realtà una totale. Nell’attuale situazione di conflittualità diffusa, che sembra seguire una specie di linea di faglia che va dall’Ucraina allo Yemen passando per Siria e Irak, dobbiamo quindi aspettarci lo scoppio di un conflitto totale?

La categoria delle guerre limitate, trattata dallo stesso Clausewitz, intendeva comprendere i conflitti dagli scopi limitati e quindi dalla limitazione degli strumenti e delle risorse da impiegare. Doveva essere il minimo per conseguire con la guerra degli scopi politici. E la guerra era una prosecuzione della politica. Erano comunque evidenti i rischi che il conflitto potesse degenerare ed ampliarsi sia in relazione alle reazioni dell’avversario sia in relazione agli appetiti bellici, che vengono sempre mangiando. Con un’accorta gestione delle alleanze e delle neutralità, un conflitto poteva essere limitato nella parte operativa e comunque avere un significato politico più ampio. Oggi la guerra limitata non è più possibile neppure in linea teorica: gli interessi politici ed economici di ogni conflitto, anche il più remoto e insignificante, coinvolgono sia tutte le maggiori potenze sia le tasche e le coscienze di tutti. La guerra è diventata un illecito del diritto internazionale e non è più la prosecuzione della politica, ma la sua negazione, il suo fallimento. Nonostante questo (o forse proprio per questo) lo scopo di una guerra non basta più a giustificarla e chi l’inizia, oltre a dimostrare insipienza politica, si assume la responsabilità di un conflitto del quale non conosce i fini e la fine. [...]


Con l’introduzione del controllo globale dei conflitti e della gestione della sicurezza (anche tramite le Nazioni Unite), tutti gli Stati e tutti i governanti sono responsabili dei conflitti. E tutti i conflitti sono globali se non proprio nell’intervento militare, comunque nelle conseguenze economiche, sociali e morali. Quindi, a cominciare dalla guerra fredda che i paesi baltici hanno iniziato contro la Russia, dalla guerra “coperta” degli americani contro la stessa Russia, dai pretesti russi contro l’Ucraina, alla Siria, allo Yemen e agli altri conflitti cosiddetti minori o “a bassa intensità” tutto indica che non dobbiamo aspettare un altro conflitto totale: ci siamo già dentro fino al collo. Quello che succede in Asia con il Pivot strategico sul Pacifico è forse il segno più evidente che la prospettiva di una esplosione simile alla seconda guerra mondiale è più probabile in quel teatro. Non tanto perché si stiano spostando portaerei e missili (cosa che avviene), ma perché la preparazione di una guerra mondiale di quel tipo, anche con l’inevitabile scontro nucleare, è ciò che si sta preparando. Non è detto che avvenga in un tempo immediato, ma più la preparazione sarà lunga più le risorse andranno alle armi e più le menti asiatiche e occidentali si orienteranno in quel senso. E’ una tragedia annunciata, ma, del resto, abbiamo chiamato tale guerra condotta per oltre cinquant’anni “guerra fredda” o “il periodo di pace più lungo della storia moderna”. Dobbiamo quindi essere felici di questa “pace annunciata”. O no?

Un’altra sua interessante considerazione riguarda il fatto che la guerra porti sempre ad una politica diversa da quella che l’ha preceduta e preparata, dobbiamo dunque prepararci ad un mondo diverso da quello che sta generando i conflitti attuali? E se sì, ha idea della direzione in cui ci stiamo muovendo?

Direi di si, ma non credo che ci si possano fare molte illusioni sui risultati. Stiamo vivendo un periodo di transizione storica molto importante: il sistema globale voluto dai vincitori della seconda guerra mondiale sta scricchiolando, i blocchi sono scomparsi, molti regimi politici voluti dalle potenze coloniali sono in crisi, l’Africa si sta svegliando un giorno e regredendo il giorno successivo, le istanze economiche hanno il sopravvento su quelle politiche, sociali e militari, le periferie delle grandi potenze e i loro vassalli stanno cercando indifferentemente o maggiore autonomia o una servitù ancora più rigida. I conflitti attuali sono i segnali più evidenti di questo processo che porterà ad una nuova formulazione dei rapporti e degli equilibri internazionali. Tuttavia non è detto che questo passaggio porti al cosiddetto “nuovo ordine mondiale”. Le spinte al cambiamento e alla stabilità sono ancora flebili e rischiano di cronicizzare i conflitti e le situazioni, altrettanto pericolose, di post-conflitto instabile. Ci sono segnali di forte resistenza al cambiamento in senso multipolare da parte delle nazioni più ricche ed evolute come da parte di quelle più povere. Quelle più ricche si stanno di nuovo orientando verso una politica di potenza affidata soprattutto agli strumenti militari; quelle più povere si stanno orientando verso la rassegnazione alla schiavitù. Il cosiddetto “nuovo ordine” potrebbe essere quello vecchio del modello coloniale e le forze armate si stanno sempre di più orientando verso il sistema degli “eserciti di polizia” (constabulary forces). In molti paesi dell’Africa si parla da tempo di “nostalgia” del periodo coloniale o si accusano le potenze coloniali di averli abbandonati. La potenza e la schiavitù sono complementari. Un filosofo cinese diceva del suo popolo:“ ci sono stati secoli in cui il desiderio di essere schiavo è stato appagato e altri no.”

Venendo alla situazione italiana, se è vero che una comunità che ospiti anche una sola base militare straniera è da considerarsi “sotto occupazione”, la presenza di basi USA sul territorio nazionale ci rende una nazione sotto occupazione o comunque non libera?

I regolamenti dell’Aja del 1907, stabiliscono i criteri dell’occupazione militare non tanto sulla presenza militare in un paese ma nella sua funzione. Se una presenza militare anche minuscola si assume la responsabilità della sicurezza del territorio (non importa di quale estensione) in cui è stanziata, si ha l’occupazione “de facto”. Le basi degli Usa non garantiscono la nostra sicurezza, ma la loro. Non servono i nostri interessi ma i loro e quindi non sono legalmente “occupanti”. Il fatto che si dichiarino basi Nato o facciano riferimento agli accordi di Parigi del 1963 è una foglia di fico che nasconde la realtà: alcune basi italiane sono aperte anche ai paesi Nato nell’ambito degli accordi dell’Alleanza, ma le basi americane più grandi sono precedenti agli accordi Nato e sono state concesse con accordi bilaterali in un periodo in cui l’Italia non aveva alcuna forza di reclamare autonomia; anzi andava cercando qualcuno da servire in America e in Europa. In queste basi decidono gli americani (e non la Nato) a chi consentirne l’uso temporaneo. Si ha così un doppio paradosso: molti italiani anche di alto lignaggio politico e militare tentano di giustificare le basi con la funzione di sicurezza che svolgono a nostro favore. E avallano la condizione di occupazione militare. Gli americani sono più espliciti, ma non meno paradossali: ogni anno il Pentagono invia una relazione al Congresso nella quale indica e traduce in termini monetari il contributo dei paesi ospitanti delle basi “agli interessi e alla sicurezza degli Stati Uniti”. Dovrebbe essere un accordo fra pari, ma si avalla la nostra condizione di tributari.

Nel suo libro ha mostrato come la guerra si sia evoluta nel corso dei secoli, adesso siamo giunti a teorizzare una guerra di quinta generazione o guerra senza limiti, una guerra cioè che non deve essere percepita come tale e che coinvolge anche mezzi finanziari. Possiamo dire di essere nel corso di una guerra di questo tipo?

Senza dubbio. Ma anche questa quinta generazione sta trasformandosi nella sesta: la guerra per bande. Non essendoci più soltanto fini di sicurezza e non soltanto attori statuali, siamo nelle mani di “bande” con fini propri e senza alcuno scrupolo se non quello verso la propria prosperità a danno di quella altrui. Le bande si muovono senza limiti di confini e di mezzi, senza rispetto, solo all’insegna del profitto. Tendono ad eludere il diritto internazionale e la legalità, tendono a piegare gli stessi Stati ai loro interessi e a controllarne la politica e le armi. Oggi il problema degli eserciti e degli apparati di polizia non è quello di capire perché lavorano, ma per chi. Se lo Stato, per definizione, deve (o dovrebbe) pensare al bene pubblico, la banda pensa soltanto al bene privato, non statale e spesso contro lo stato. Quando nel 2004 chiesero ad un colonnello americano che tipo di guerra stesse combattendo in Iraq, quello rispose candidamente: “è una guerra per bande e noi siamo la banda più grossa”. Anche lui aveva capito che non stava lavorando per uno stato o un bene pubblico ma per qualcosa che esulava dal suo stesso “status” di difensore pubblico: era un mercenario, come tanti altri, al servizio di uno che pagava. E per questo si riteneva un “professionista” delle armi. La finanza è l’unico sistema veramente globale ed istantaneo e si avvale di mezzi leciti e illeciti: esattamente come fa ogni moderna banda di criminali. La struttura di comando delle bande ha due modelli di riferimento: il modello paternalistico e verticale e il modello comiziale e orizzontale. Quest’ultimo sta prevalendo sul primo anche se a certi livelli della gerarchia si ha comunque uno più forte degli altri. Il modello orizzontale è anche quello che meglio riesce a mascherare le guerre intestine e quelle esterne. Ci sono interessi contingenti che spesso portano gli avversari dalla stessa parte.

Dal suo libro emerge anche il concetto di guerra come “strumento d’imposizione”, cioè uno strumento per obbligare una determinata parte a compiere azioni contro la propria volontà, nel recente caso della Grecia in cui la volontà popolare ha dovuto cedere alle richieste di segno opposto dell’Europa, possiamo parlare di un atto di guerra?

Anche in questo caso dobbiamo riferirci alla guerra senza limiti e, purtroppo, a quella per bande. La Grecia ha subito un’imposizione che piegando la volontà del governo e della stessa popolazione è senz’altro un atto di guerra. Ma il vero scandalo della Grecia non è nell’imposizione subita, ma nell’apparente lassismo in cui è stata lasciata proprio dagli organismi internazionali che ne avrebbero dovuto controllare lo stato finanziario. La guerra finanziaria alla Grecia è la guerra per bande quasi perfetta. Solo qualche sprovveduto può pensare veramente che la Grecia abbia alterato i propri bilanci senza che né Unione europea, né Banca Centrale Europea, né Fondo Monetario, né Federal Reserve, né Banca Mondiale, né le prosperose e saccenti agenzie di rating se ne accorgessero. E’ molto più realistico pensare che al momento del passaggio all’Euro gli interessi politici della stessa Europa prevalessero su quelli finanziari e che gli interessi finanziari fossero quelli di far accumulare il massimo dei debiti a tutti i paesi membri più fragili. Abbiamo la memoria molto corta, ma ben prima del 2001 il dibattito sull’euro escludeva che molti paesi della periferia europea e quelli di futuro accesso (Europa settentrionale e orientale) potessero rispettare i parametri imposti. Non è un caso se proprio i paesi della periferia siano stati prima indotti a indebitarsi e poi a fallire, o ad essere “salvati” dalla padella per essere gettati nella brace. Irlanda, Gran Bretagna, Portogallo, Spagna, Italia e Grecia sono stati gli esempi più evidenti di una manovra che non è stata né condotta né favorita dagli Stati, ma gestita da istituzioni che si dicono superstatali e comunque sono improntate al sistema privatistico degli interessi del cosiddetto “mercato”.

La “narrativa”, la fiction, gli spin doctors, giocano un ruolo fondamentale nella guerra di nuova generazione, può indicarci qualche caso concreto in cui ultimamente ha visto questi elementi in azione?

In ambito militare ogni operazione è aperta, condotta e accompagnata dalla guerra dell’informazione e da quella psicologica. Dal 2000 in poi in Afghanistan e Iraq furono disseminate dall’alto migliaia di manifestini e radioline con le quali la coalizione tentava di dare la propria versione del conflitto. L’aereo C-130 destinato alla guerra d’informazione, chiamato “Commando Solo”, continua a sorvolare paesi come Iran, Iraq, Afghanistan, Yemen e Siria trasmettendo giornali radio e telegiornali dando la propria versione dei fatti. L’efficacia di tali mezzi tecnologici è minata dal dilettantismo. I primi volantini in Afghanistan e Iraq erano incomprensibili sia nella forma sia nella lingua. Le radioline furono acquistate in fretta dopo aver notato che gli afghani erano immuni alle trasmissioni radio visto che non avevano radio. E quando furono disseminate le radio gli americani si accorsero che oltre il 90% degli afghani non capiva la lingua usata. In Kosovo ho dovuto raddrizzare una campagna d’informazione, condotta tramite materiale edito da Kfor, dopo aver constatato che una rivista non veniva distribuita ai kosovari ma nelle caserme. In pratica si faceva guerra psicologica sui nostri stessi soldati. Più professionali, ma meno centrate sugli scopi militari, sono le trasmissioni radio della VOA (Voce dell’America) che parla in molte lingue e perfino dialetti centro asiatici. La Russia è entrata nel mondo della moderna guerra dell’informazione con nuove reti di stampa, internet, radio e televisione. I cinesi hanno interi canali dedicati all’informazione in varie lingue. Il programma Confucio, col quale s’insegna la lingua cinese all’estero, è ormai presente in tutto il mondo. Gli spin doctors del Pentagono avevano già immaginato nel 2011 come gestire la caduta di Bashar Assad in Siria e uno studio cinematografico ne stava realizzando il film. Il progetto è stato accantonato, ma il Pentagono spera che il film possa uscire nel 2016 (a Bashar Assad piacendo). Lo scopo di queste iniziative è difficilissimo perché la narrativa (la versione dei fatti) che si vuole fornire dovrebbe contrastare quella dell’avversario e della gente del luogo. In realtà nella comunicazione il messaggio più accettato è quello che conferma i fatti o le percezioni e non quello che le contrasta. La narrativa dell’avversario pur non avvalendosi di mezzi sofisticati e basandosi sulla trasmissione orale è molto più efficace anche perché racconta quello che si vede o ciò che qualcuno appartenente alla stessa comunità dice di aver visto. In Iraq, Afghanistan e altrove non è stato infrequente il grido di allarme dei vertici delle coalizioni occidentali: “stiamo perdendo la guerra della narrativa”. Fuori dal contesto militare, la stessa crisi greca è un esempio attuale di guerra dell’informazione accomunata alla guerra delle percezioni e alle operazioni d’influenza. In Grecia, come altrove, l’eccesso di debito pubblico e internazionale di uno stato non è di per sé un fattore fondamentale d’instabilità né d’insolvenza. E’ invece importante la credibilità che può ampliare a dismisura il credito. Per questo la guerra alla Grecia si è sviluppata sul piano della guerra psicologica con un’azione forte di discredito e di delegittimazione di tutto il paese. La delegittimazione che si è vista in maniera palese nel caso greco, non è avvenuta per altri paesi in via di fallimento, come il nostro; anzi, a dispetto dei dati oggettivi (debito, crescita, disoccupazione, investimenti), ci sono paesi che beneficiano di crediti oltre ogni ragionevole misura. Ogni volta che in Italia c’è un’asta di titoli pubblici, i media plaudono al “collocamento” di tutto il pacchetto sottacendo che in realtà si tratta di un aumento di debito. Anche il fatto che il debito di tale tipo sia “interno” viene manipolato e sottovalutato spacciandolo per una cosa senza valore. Come se il debito interno (quello nei confronti degli italiani che hanno acquistato titoli pubblici) non dovesse mai essere restituito ( e di fatto, così è), quasi che il rastrellamento costante del risparmio privato da parte dello stato non penalizzasse la disponibilità di denaro destinata agli investimenti produttivi. Oltre alle bande finanziarie internazionali, in Grecia, come in Italia e altrove, ci sono bande privatistiche interne che monopolizzano la finanza e la comunicazione. In Grecia, come altrove, queste bande hanno sperato e tuttora sperano in un ribaltone politico che le renda più potenti. E’ già successo, anche in maniera violenta.

Pochi anni fa il fisico Emilio dei Giudice e il giornalista Maurizio Torrealta parlarono di armi nucleari estremamente miniaturizzate, di armi di nuova generazione che sarebbero state già impiegate sui campi di battaglia in Irak e in medio Oriente, e il cui uso sarebbe stato nascosto dietro la radioattività dei proiettili all’uranio impoverito. Crede che esistano elementi per ritenere fondata questa affermazione?

Non mi risultano casi concreti, ma ho sentito le stesse storie in altri casi. Una caratteristica delle guerre moderne è anche la perdita di consapevolezza sulla verità. Di certo c’è che la moderna tecnologia, anche fuori dal campo sperimentale consente questo ed altro. Se tali armi sono state veramente impiegate, si tratta di una violazione del diritto internazionale e dei diritti umani delle vittime. Purtroppo, ogni violazione (anche del buon senso, come nel caso della tortura) è così frequente che non rappresenta più un ostacolo. C’è da sperare che lo abbiano fatto gli americani: almeno tra trent’anni i segreti di stato saranno derubricati e ci diranno la verità. Se le avessero usate i russi o altri paesi, come il nostro, non lo sapremmo mai. Dovremmo aspettare che diventasse un segreto di Pulcinella.

CS è un sito che si occupa molto delle problematiche dell’informazione ed è noto che la prima vittima della guerra è la verità, può dare ai nostri lettori un consiglio per difendersi e cercare di distinguere tra realtà e manipolazione?

Abbiamo due armi formidabili: diffidenza e ironia. La prima serve a neutralizzare il monopolio dell’informazione. Significa cercare continuamente altre fonti e altri riscontri senza bere tutte le scemenze ufficiali. La seconda tende a ridimensionare anche quella che può sembrare la realtà. Perché la verità non è più la vittima del primo colpo di fucile: non esiste più.

Fonte: Critica Scientifica


fonte: http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=4786



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 01/09/2015, 22:59 
Ennesima esplosione in Cina, che sta succedendo?

Guarda su youtube.com


Cina – Un’altra forte esplosione in una fabbrica di prodotti chimici è avvenuta nella città di Dongying, provincia di Shandong L’esplosione è avvenuta poche ore fa e dalle fonti si hanno ancora poche notizie
Dai social-network locali si apprende che l’esplosione è stata avvertita a 50 km di distanza.

Questa è la terza esplosione di una fabbrica chimica in meno di tre settimane. La prima esplosione è stata Tainjin accaduta il 12 agosto facendo 158 vittime e molti feriti. Il secondo incidente è avvenuto il 23 agosto nello Shandong.

Cosa sta accadendo in Cina? Sarà una coincidenza che da quando la Cina ha fatto crollare le borse con la svalutazione dello yuan sono incominciate queste esplosioni?

http://www.sapereeundovere.it/ennesima- ... uccedendo/


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 02/09/2015, 00:16 
la cosa puzza molto, noi lo abbiamo sussurrato quasi subito sul forum, facendo i dovuti collegamenti... chissà...



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 02/09/2015, 00:20 
ma quel video li è vecchio lo avevo visto già alla prima esplosione. bo sti siti piccoli che riportano notizie non sono affidabili.


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 03/09/2015, 00:43 
Cita:
Al largo dell'Alaska in acque internazionali Usa, Casa Bianca: "5 navi di Marina cinese in mar Bering, ma nessuna minaccia" E' la prima volta che gli Usa scoprono navi militari cinesi nel mare di Bering. Questo accade proprio in concomitanza con la visita di Barack Obama in Alaska

Cinque navi della marina cinese stanno navigando nel mar di Bering, ma il Pentagono non ha rilevato alcuna minaccia. Lo ha dichiarato il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest. Le navi cinesi stanno navigando in acque internazionali al largo dell'Alaska, dove il presidente americano Barack Obama si trova ora in visita. E' la prima volta che gli Usa scoprono navi militari cinesi nel mare di Bering. "Rispettiamo la libertà di tutte le nazioni di navigare in acque internazionali - afferma il portavoce del Pentagono Jeff Davis - questo ai sensi delle leggi internazionali". Un militare americano, con la condizione dell'anonimato, ha reso noto che sono in navigazione una nave anfibia, una nave da rifornimento e tre navi da combattimento. Il Presidente cinese Xi Jinping si recherà negli Usa nella seconda metà di settembre



http://www.rainews.it/dl/rainews/artico ... d2981.html


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 03/09/2015, 01:50 
vuoi vedere che va a finire come in fallout3 con i cinesi che invadono l'Alaska?



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 03/09/2015, 02:24 
bisogna vedere se erano in corso manovre con i russi, ben sappiamo come i media modifichino certi punti di vista per propaganda. tuttavia potrebbe anche essere una "risposta" a quanto sta accadendo nelle borse o alle esplosioni che avvengono negli ultimi tempi in cina.


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 03/09/2015, 11:06 
È cominciata con la promessa del leader cinese Xi Jinping di tagliare l’Esercito popolare di liberazione di 300 mila soldati, la grande parata di Pechino per i 70 anni della vittoria sul Giappone nella Seconda guerra mondiale. Parlando in Piazza Tienanmen, Xi ha assicurato che la Cina «non cercherà mai egemonia o espansione; la Cina non infliggerà mai a nessun’altra nazione la sofferenza che ha patito in passato». Dopo questo riferimento all’aggressione giapponese che ancora a molti decenni di distanza guasta i rapporti tra Pechino e Tokyo, è scattata l’esibizione di forza.

UN LEADER ANCHE MILITARE

Un leader anche militare Xi Jinping, oltre che segretario generale del Partito comunista e capo dello Stato, è anche presidente della Commissione centrale militare che controlla i 2,3 milioni di soldati dell’Esercito popolare di liberazione. Passando in rassegna i 12 mila militari allineati sul vialone Chang’an, dalla sua auto di marca “Bandiera Rossa” scoperta, Xi ha gridato più volte: «Soldati, avete fatto un buon lavoro!».

La risposta in un boato: «Comandante, serviamo il popolo!». Sul volto di Xi una sorta di serenità che esprime la sicurezza che gli onori riservatigli dalle truppe gli siano dovuti, come a un nuovo imperatore o a un secondo Mao. E ieri Xi indossava la giacca alla Mao.


70 COLPI DI CANNONE

Dalla Città Proibita sono risuonati 70 colpi di cannone, uno per ogni anno dalla fine della guerra, nel 1945. Cinque minuti di boati cupi che alla folla hanno fatto immaginare l’angoscia di un cannoneggiamento prolungato. Poi sono sfrecciati nel cielo sopra Pechino, eccezionalmente blu grazie alla chiusura di migliaia di fabbriche che ha abbattuto l’inquinamento, i primi di 200 aerei da combattimento mobilitati per la parata. E finalmente è arrivata l’ora dei veterani: uomini e donne che hanno superato gli 80 e anche i 90 anni e sono passati su camion scoperti, applauditi con affetto dalla gente.


ARMI MADE IN CHINA

I 12 mila soldati hanno marciato con passi sincronizzati alla perfezione in mesi di addestramento: li abbiamo visti continuare le ultime prove poco dopo l’alba in Piazza Tienanmen. Marziali, irreprensibili, sembravano quasi un corpo solo, quasi usciti da un videogioco. Sono scorsi via veloci, seguiti dai mezzi: carri armati, che visti a Tienanmen riportano sempre ai giorni del massacro che schiacciò la speranza di libertà degli studenti nel 1989.

Ed è per questa memoria di Tienanmen che quasi tutti i capi di Stato e di governo dell’Occidente hanno declinato l’invito (per l’Italia era presente il ministro degli Esteri Gentiloni, in missione pragmatica). Trasportati su enormi camion sono arrivati i missili, alcuni progettati per avere la capacità di colpire a duemila km di distanza le portaerei americane. I droni, dai più piccoli a quelli che hanno quasi le dimensioni di un aereo normale.

E di nuovo in cielo squadriglie di aerei, compresi nove bombardieri strategici che possono trasportare ordigni nucleari. Il comando cinese dice che l’84% delle armi non era mai stato visto prima in pubblico: quindi, anche una passerella di produzione bellica made in China.


APOCALYPSE NOW E COLOMBE

Gli ultimi a passare sono 70 elicotteri in formazione compatta: l’effetto ricorda la scena famosa di Apocalypse Now. Ma un attimo dopo il finale è per un volo di 2.500 colombe di pace e migliaia di palloncini colorati.


PROMESSE E MINACCE

Xi Jinping dunque promette di ridurre di 300 mila unità l’organico delle forze armate, che ora contano su 2,3 milioni di uomini e donne. Circa un 13 per cento di militari in meno, ma contemporaneamente Pechino continua ad aumentare la spesa per la difesa: in media un 10 per cento in più all’anno. Significa che serve meno manovalanza e maggiore tecnologia. E anche sulla tribuna d’onore, Xi aveva a un lato il russo Putin, isolato dall’Occidente, ma dall’altro la presidentessa sudcoreana Park, con la quale sta stringendo una nuova relazione pacifica. Una parata con caratteristiche cinesi.



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MessaggioInviato: 03/09/2015, 12:14 
ecco il video intero della parata dura un'ora

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MessaggioInviato: 03/09/2015, 20:16 
Puoi pubblicare la fonte dell' ultimo articolo caro xfabiox? [:I]



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Non spaventiamoci per quando le tenebre caleranno, perchè il momento più buio è sempre prima dell' alba.

Noi siamo al tramonto, la notte è ancora tutta davanti, ma alla fine il sole sorgerà anche stavolta. Quello che cambia, è quello che i suoi raggi illumineranno. Facciamo che domani sotto il Sole ci sia un mondo migliore.
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MessaggioInviato: 03/09/2015, 22:22 
Guido Santevecchi per il ''Corriere della Sera''


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 04/09/2015, 12:55 
Grazie [;)]



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 08/09/2015, 06:51 
Cina esplode ennesimo impianto chimico, ora si pensa al complotto!!!

Un'altra esplosione e' avvenuta in un impianto chiomico in Cina.questa volta nella regione orientale nella provincia dello Zhejiang.Dalle prime frammentarie notizie non ci sarebbero morti come tragicamente accaduto lo scorso mese.
L'esplosione ha generato una colonna di fumo visibile a chilometri di distanza.Con questo episodio e' la terza esplosione in poco piu' di un mese e paradossalmente questi fenomeni stanno avvenendo proprio quando la Cina ha deciso di svalutare la propria valuta,operazione che ha scatenato uno tsunami finanziario internazionale.
http://terrarealtime.blogspot.it
http://www.reuters.com/article/2015/09/ ... OP20150907


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