29/09/2015, 18:32
29/09/2015, 18:51
Atlanticus81 ha scritto:Siete pronti?....
Il sistema crollerà per via della boiata più grande che si potesse concepire in economia finanziaria.... il "derivato"....
30/09/2015, 10:09
alcar ha scritto:Atlanticus81 ha scritto:Siete pronti?....
Il sistema crollerà per via della boiata più grande che si potesse concepire in economia finanziaria.... il "derivato"....
Secondo te quanto tempo ci rimane?
30/09/2015, 12:57
Atlanticus81 ha scritto:alcar ha scritto:Atlanticus81 ha scritto:Siete pronti?....
Il sistema crollerà per via della boiata più grande che si potesse concepire in economia finanziaria.... il "derivato"....
Secondo te quanto tempo ci rimane?
Guarda è pressoché impossibile allo stato attuale fare previsioni in un contesto così dinamico come quello attuale.
L'unica cosa che possiamo fare è monitorare l'andamento dei mercati e soprattutto i costi di oro e di materie prime anche se purtroppo ormai anche questo tipo di mercati sono soggetti a speculazioni che esulano dall'economia reale...
Molto dipenderà dall'andamento delle grandi sfide geopolitiche nelle quali sono coinvolti gli USA, dall'approvazione del TTIP alla ridefinizione dello scacchiere medioorientale
30/09/2015, 19:01
01/10/2015, 00:44
QUESTO È PER QUELLI CHE “NON STA SUCCEDENDO NIENTE”
Postato il Mercoledì, 30 settembre @ 23:10:00 BST di davide
DI MICHAEL SNYDER
theeconomiccollapseblog.com
C’è molta gente in giro che si aspettava succedesse qualcosa di grosso a settembre che, alla fine, non è successa; sono state tirate in ballo le teorie più pazze e, la maggior parte di queste, senza alcun fondamento nella realtà. Eppure, senza dubbio, sono comunque accadute delle cose molto importanti a settembre, come avevo preannunciato in tempi non sospetti stiamo assistendo al più importante collasso finanziario globale dalla fine del 2008 e tutte le più importanti borse mondiali stanno implodendo contemporaneamente.
Al momento, la quantità di ricchezza bruciata nel processo supera i 5 trilioni di dollari. Oltre ai mercati azionari stanno collassando anche i junk bonds e, usando le parole di Bank of America “è un disastro al rallentatore che sembra accelerare”. Per via del crollo dei prezzi delle commodity molte delle più importanti firme che ne trattano gli scambi sono adesso sull’orlo del baratro. Ho scritto ieri a proposito della spirale mortale in cui è entrata Glencore; martedì, il prezzo per azione della più grande firma asiatica che tratta commodity, la Noble Group, è precipitato come una sasso in caduta libera e un altro gigante del settore, Trafigura, sembra essere in uno stato ancora peggiore sia di Glencore che del Noble Group. La bancarotta di uno qualsiasi di questi gruppi potrebbe tranquillamente essere considerato un evento più rilevante del fallimento di Lehman Brothers nel 2008. Per tutte queste ragioni, onestamente, non riesco proprio a comprendere tutti quelli che ripetono “Non sta succedendo niente”. Occorre essere ignoranti ad un livello inimmaginabile per continuare a sostenere che oggi “Non sta succedendo niente” nel settore finanziario.
Negli ultimi 60 giorni abbiamo visto succedere diverse cose che non si erano mai verificate prima.
Per esempio, sapevate che lunedì 24 agosto avete assistito al più grande crollo del mercato azionario in una singola giornata dell’intera storia degli Stati Uniti?
Durante quel giorno, il Dow Jones Industrial Average è precipitato da un picco di 16,459.75 punti ad un minimo di 15,370.33 prima di riprendersi significativamente. Questa singolo movimento di ben 1,089 punti è stato il più grande ad essersi mai verificato negli USA.
In totale il Dow Jones ha perso 588.40 punti quel giorno, se si aggiungono a quella somma i 530.94 punti persi il venerdì precedente ottieni un calo totale di 1119.34 punti in due giorni di scambi consecutivi. Non era mai successo che il Dow perdesse più di 500 punti in un simile intervallo di tempo. Se un crollo del genere si fosse verificato in un unico giorno sarebbe stato di gran lunga il più grande tracollo della borsa americana a memoria d’uomo e adesso tutti andrebbero in giro dicendo che lo scrittore Jonathan Cahn ha avuto ancora una volta ragione.
Ma il fatto che questo crollo mastodontico si sia verificato invece nell’arco di due giorni rende in qualche modo le cose differenti?
Mi state prendendo in giro?
Su gente, usiamo un po’ di buon senso. Stiamo già osservando il più grande declino dei mercati azionari da 7 anni a questa parte e, dopo una breve pausa, gli eventi hanno cominciato ad accelerare ancora una volta. La notte scorsa, la borsa di Hong Kong era giù di 629 punti, quella giapponese di 714; negli USA il Nasdaq ha avuto una sfilza di giorni negativi e la “death cross” che si è formata sui grafici ha reso molti investitori estremamente nervosi…
“Lunedì il Nasdaq Composite ha spaventato gli investitori dopo la comparsa di una death cross, uno schema nei grafici che mostra un declino nel breve termine ed è spesso anticipatore di future perdite.
Una death cross si forma quando la media mobile del breve termine di una security o di un indice sfora al di sotto del trend di lungo termine, in questo caso la media mobile dei 50 giorni è andata al di sotto di quella dei 200 giorni.
Nell’ultimo mese questo tipo di schema si era già verificato nell’S&P 500, nel Dow Jones e nel Russell 2000 (l’indice che misura l’andamento delle società a bassa capitalizzazione NdT) ma il Nasdaq era riuscito ad evitare la death cross, almeno fino a questo lunedì.”
Quello che abbiamo visto a settembre non è stata “la fine” proprio di un bel niente.
Anzi, è soltanto l’inizio.
E se ascoltate attentamente, alcuni dei più grandi nomi di Wall Street stanno lanciando dei funesti segnali d’allarme riguardo quello che sta per arrivare. Per esempio consideriamo quanto affermato da Carl Icahn…
“Pericolo in arrivo” è questo il messaggio lanciato da Carl Icahn in un video di martedì.
L’attivista afferma che il prolungato regime di rate basse ha causato delle bolle nel settore dell’arte, nel mercato immobiliare e nei junk bond con conseguenze potenziali drammatiche.
“È come dare a qualcuno una medicina e continuare a dargliela e ridargliela senza che si sappia davvero quali siano i suoi effetti, non si ha idea di quanto possa andare peggio. Quello che sappiamo è che quando l’abbiamo fatto pochi anni fa ha causato una catastrofe, il 2008. Fino a che punto siamo disposti a spingerci?>
Perfino gente come Jim Cramer comincia a farsela sotto. Recentemente ha detto al suo pubblico: “Abbiamo in corso un bear market (trend ribassista del mercato NdT) di prima classe!”
Jim Cramer, l’ex manager di hedge fund e conduttore dello show di CNBC Mad Money, è stato molto esplicito in onda ripetendo che non gli piacciono affatto gli attuali mercati e, la scorsa settimana, ha affermato: “Abbiamo in corso un bear market di prima classe!”. Allo stesso modo Gary Kaltbaum, presidente della Kaltbaum Capital Management, ha rilasciato delle note ai clienti e a questo giornale per settimane, affermando che i mediocri prezzi delle azioni nei mercati e in alcuni settori di peso come il comparto energetico e il settore del biotech, recentemente colpito molto duramente, hanno tutte le caratteristiche di un bear market. Nel weekend Kaltbaum ha detto: “Restiamo in un bear market globale per le borse”.
Come ho avvertito ripetutamente ci saranno continui su e giù. Il mercato azionario non affonderà ogni singolo giorno anzi, in alcune occasioni, subirà delle impennate impressionanti.
Eppure, senza ombra di dubbio, siamo entrati in quel periodo storico su cui ho messo a lungo in guardia. Il sistema finanziario globale sta cominciando adesso a sgretolarsi e qualsiasi notizia negativa accelererà probabilmente le cose.
Per esempio il collasso totale di Deutsche Bank, Petrobas, Glencore, il Noble Group, Trafigura o di qualsiasi altra rilevante istituzione finanziaria che sto tenendo sott’occhio in questo momento potrebbe creare il panico di massa nei mercati mondiali.
A questo si potrebbe aggiungere l’eventualità di un disastro naturale inaspettato che colpisca uno qualsiasi dei più importanti centri finanziari globali o di un attacco terroristico di grandi proporzioni in occidente… si tratta soltanto di alcuni esempi di possibili eventi che potrebbero velocizzare questo processo.
Il nostro mondo diventa sempre più instabile e tutti dobbiamo imparare ad aspettarci l’imprevedibile.
Il periodo di relativa pace e sicurezza che tutti abbiamo goduto così a lungo sta giungendo al termine e adesso il caos regnerà per un bel pezzo.
Perciò preparatevi adesso che ancora potete, perché rimane davvero poco tempo per farlo…
Michael Snyder
Fonte: http://theeconomiccollapseblog.com
Link: http://theeconomiccollapseblog.com/archives/this-is-for-the-nothing-is-happening-crowd
29.09.2015
Traduzione per http://www.comedonchisciotte.org a cura di DOSTOJEVSKIJ
01/10/2015, 09:21
alcar ha scritto:Atlanticus81 ha scritto:alcar ha scritto:Atlanticus81 ha scritto:Siete pronti?....
Il sistema crollerà per via della boiata più grande che si potesse concepire in economia finanziaria.... il "derivato"....
Secondo te quanto tempo ci rimane?
Guarda è pressoché impossibile allo stato attuale fare previsioni in un contesto così dinamico come quello attuale.
L'unica cosa che possiamo fare è monitorare l'andamento dei mercati e soprattutto i costi di oro e di materie prime anche se purtroppo ormai anche questo tipo di mercati sono soggetti a speculazioni che esulano dall'economia reale...
Molto dipenderà dall'andamento delle grandi sfide geopolitiche nelle quali sono coinvolti gli USA, dall'approvazione del TTIP alla ridefinizione dello scacchiere medioorientale
Scusa se insisto, capisco che non hai la sfera di cristallo, ma a tua sensazione, si parla di mesi, di semestri o di anni?
01/10/2015, 10:05
Atlanticus81 ha scritto:Se certe condizioni dovessero venire a precipitare i tempi potrebbero essere anche molto brevi. Stando così le cose, ovvero se il quadro geopolitico ed economico internazionale dovesse rimanere in equilibrio, parliamo sicuramente di anni.
Ma stiamo camminando davvero su un filo...
01/10/2015, 10:11
alcar ha scritto:Atlanticus81 ha scritto:Se certe condizioni dovessero venire a precipitare i tempi potrebbero essere anche molto brevi. Stando così le cose, ovvero se il quadro geopolitico ed economico internazionale dovesse rimanere in equilibrio, parliamo sicuramente di anni.
Ma stiamo camminando davvero su un filo...
Ok, grazie.
Detto questo, con queste prospettive, ne deduco che ogni tipo di risparmio/investimento in strumenti finanziari/monetari è un suicidio.
01/10/2015, 10:23
Atlanticus81 ha scritto:Non concordo con la tua conclusione. A beneficiarne non saranno gli indebitati. Saranno invece gli speculatori e il grande capitale ... i "Wolf of Wall Street" o della "City" londinese come Blackrock e i titolari dei grandi capitali, degli ENORMI capitali che gestiscono che veicolano per realizzare sistemi speculativi.
01/10/2015, 11:27
alcar ha scritto:Atlanticus81 ha scritto:Non concordo con la tua conclusione. A beneficiarne non saranno gli indebitati. Saranno invece gli speculatori e il grande capitale ... i "Wolf of Wall Street" o della "City" londinese come Blackrock e i titolari dei grandi capitali, degli ENORMI capitali che gestiscono che veicolano per realizzare sistemi speculativi.
Si scusa, la mia considerazione era relativa alle sole persone normali, quelli che tengono famiglia insomma, anche se ovviamente bisogna capire di che proporzioni sarà il crollo. Più sarà ampio, globale e devastante e meno possibilità ci saranno da parte dei creditori di reclamare i crediti.
06/10/2015, 01:34
Air France taglia 2.900 posti, l’ira dei dipendenti: il capo delle risorse umane fugge dai cancelli a torso nudo
Il direttore delle risorse umane di Air France Xavier Broseta costretto alla fuga dai dipendenti (Afp)Il direttore delle risorse umane di Air France Xavier Broseta costretto alla fuga dai dipendenti (Afp)
La direzione di Air France ha confermato questa mattina nel comitato centrale di impresa che il piano di ristrutturazione mette a rischio 2.900 posti di lavoro, principalmente tra il personale di terra. Una cifra simile a quella annunciata venerdì in cda e riportata dai sindacati. La notizia ha scatenato l’ira di un gruppo di dipendenti e costretto alla fuga un alto dirigente del gruppo.
Manager scappa da dipendenti a torso nudo
Centinaia di dipendenti infuriati hanno preso d’assalto la sede di Air France urlando slogan contro i dirigenti e interrompendo la riunione del comitato centrale. Il capo delle Risorse umane, Xavier Broseta, si è visto costretto a scappare a torso nudo, con la camicia strappata. Secondo il sindacato Cgt citato dal Figaro, l’uomo - le cui foto a torso nudo impazzano sul web - ha dovuto scalare «delle barriere per salvarsi». L’amministratore delegato di Air France Frédéric Gagey aveva abbandonato la riunione poco prima della brusca interruzione.
foto
La protesta dei dipendenti Air France contro il piano di 2.900 esuberi
Immediata la reazione della compagnia, che ha annunciato un’azione legale contro quella che ha definito «una violenza aggravata» ai danni dei suoi manager. «Una violenza - ha dichiarato il portavoce di Air France-Klm - perpetrata da individui isolati e particolarmente violenti mentre la protesta del personale in sciopero stava procedendo con calma».
La messa in opera di questo piano “alternativo” al progetto di sviluppo “Perform 2020” interessa, nel dettaglio, 300 piloti, 900 assistenti di volo e 1.700 rappresentanti del personale di terra. Prevede inoltre di ridurre la flotta di aerei a lungo raggio di 14 vettori e di cancellare i nuovi ordini per i Boeing 787 Dreamliner (la compagnia ha ordinato 19 aerei 787-9 e sei 787-10).
Air France-Klm sta cercando di ridurre i costi per far fronte all’aggressiva concorrenza da un lato delle compagnie low cost e dall’altro dalle linee aeree a lungo raggio mediorientali. Il piano sta però incontrando forti resistenze da parte del sindacato.
07/10/2015, 01:03
È la Francia (e non l'Italia) il vero malato d'Europa. Ecco i motivi che spiegano perché
Enorme spesa pubblica, tasse troppo alte, deficit cronico, riforme al palo: siamo sicuri che Parigi sia così più competitiva di Roma?
Francia malato d'Europa / Tutti i record negativi del vorace fisco transalpino
Troppe tasse in Italia? Vero, ma in Francia la situazione è decisamente peggiore. La collezione dei record negativi transalpini è impressionante, e dà una prima intuitiva chiave di lettura sulla rivoluzione politica targata Marine Le Pen. La pressione fiscale generale transalpina rispetto al Pil tocca quota 44,7%: in tutta Europa solo la Danimarca riesce a fare peggio. Come ha spiegato Marco Moussanet sulle colonne del Sole 24 Ore, poi, il “cuneo fiscale” transalpino - cioè le tasse che pesano sul costo del lavoro - è da Guinness: su ogni 100 euro ricevuti dal dipendente, il datore in Francia ne deve sborsare 235, con l'Italia che si ferma a quota 200, battendo la Germania (210); la media Ue è 187, con Spagna (176) e Gran Bretagna (154) che fanno meglio.
Anche riguardo alla data della “liberazione fiscale”, cioè quando si inizia a lavorare per se stessi e non per pagare le tasse, la Francia vive un autentico incubo: i transalpini finiscono di “nutrire” il Moloch impositivo solo il 29 luglio, contro il 10 luglio della Germania, il 2 luglio dell'Italia, il 9 maggio della Gran Bretagna. Ah, c'è pure una patrimoniale. Ma a cosa servono tutte queste tasse? Servono a mantenere un esercito che è il quadruplo di quello napoleonico. Ma non è fatto di militari, almeno non solo. Vediamo.
Perché la Francia è così sommersa dalle tasse? Semplice: perché ha una spesa pubblica formato kolossal, anche rispetto ai poco invidiabili livelli italiani. Nel 2014 ha toccato il 57,2% del Pil, contro il 51,1% dell'Italia e il 49,3% della Grecia, senza contare il 44,4% della Gran Bretagna, il 43,9% della Germania e il 43,6% della Spagna.
Eh sì, perché Parigi ha da pagare stipendi a un esercito di funzionari pubblici ben più potente di quello di Napoleone, visto che si ritrova con oltre 36mila comuni, più di 15mila organismi intercomunali, e poi Regioni, Province, Città metropolitane e altre frattaglie amministrative sparse. Fatti due conti, c'è da far impallidire la Grande Armée: la Francia sta sfiorando i due milioni di dipendenti pubblici, ossai il quadruplo dell'esercito di Napoleone.
Il bello è che l'aristocratica Grande Armée degli impiegati statali e parastatali continua ad aumentare, in barba a ogni parvenza di austerity: negli ultimi sei anni, quelli della crisi, il numero degli iperprotetti e non licenziabili travet transalpini è balzato in alto di qualcosa come 100mila unità. Indispensabili per la macchina amministrativa francese? Probabilmente più per assicurare pace sociale (e magari voti). Ma come, e la spending review? Quella viene lasciata con gallica nonchalance ai Paesi mediterranei. Il risultato è uno dei peggiori deficit dell'Eurozona.
Mentre l'Italia - con il suo debito pubblico monstre da gestire - da vent'anni ha un saldo primario positivo (si tratta della differenza tra entrate e uscite al netto degli interessi sul debito), la Francia procede allegramente in deficit. Il nostro Paese nel 2013 segnava un rapporto bilancio pubblico-Pil in attivo del 2%, mentre la Francia era in deficit dell'1,9%.
Inevitabile quindi l'aumento continuo del debito francese, che nel secondo trimestre di quest'anno è cresciuto al 97,6% del Pil contro il 97,4% dei tre mesi precedenti e il 95,4% del secondo trimestre 2014. Il debito pubblico si attesta ora a 2.105,4 miliardi di euro, in crescita di 16 miliardi rispetto a tre mesi prima. E' proprio questo che preoccupa Moody's, che qualche settimana fa ha inferto l'ennesimo downgrade a Parigi, da Aa1 ad Aa2.
Le ragioni del declassamento? «La continua debolezza nell'outlook di crescita di medio termine del Paese – spiega l'agenzia di rating - che continuerà fino alla fine del decennio» nonché «le sfide che la bassa crescita, insieme ai vincoli politici e istituzionali, pongono alla riduzione dell'elevato debito del Paese». Il generale napoleonico Pierre Cambronne avrebbe sintetizzato la situazione con la stessa parola usata al momento della resa sul campo di battaglia di Waterloo: «Merde».
19/10/2015, 18:07
25/10/2015, 08:40